Come sapete, hanno iniziato a
promuovere attivamente l’iniziativa di tenere in Svizzera una cosiddetta
conferenza internazionale di alto livello sulla pace in Ucraina. Inoltre,
intendono tenerla subito dopo il vertice del G7, cioè il gruppo di coloro che,
di fatto, hanno alimentato il conflitto in Ucraina con la loro politica.
Non è la Russia a costituire un
pericolo per l’Europa. La principale minaccia per gli europei è la loro
dipendenza critica, in pratica totale e in costante aumento, dagli Stati Uniti.
Se l’Europa vuole conservare se stessa come un autonomo centro di sviluppo
mondiale e come uno dei riferimenti planetari di cultura e civiltà, deve senza
dubbio essere in rapporti molto buoni con la Russia e, fatto importante, noi
siamo disponibili in tal senso.
Riteniamo che sia giunto il
momento per un’ampia discussione sul nuovo sistema di garanzie bilaterali e
multilaterali per la sicurezza collettiva in Eurasia. In prospettiva, nello
spazio eurasiatico si deve giungere inoltre a un graduale regresso della
presenza militare delle potenze esterne.
Oggi avanziamo nuovamente una
proposta di pace reale e concreta. Se anche stavolta, come già in precedenza,
da Kiev e dalle capitali occidentali dovesse giungere un rifiuto a tale
proposta, saranno loro a doversi fare carico della responsabilità politica e
morale del non aver posto fine a questo spargimento di sangue. Non appena da
Kiev accetteranno che gli eventi facciano il loro corso per come proposto da
noi oggi, non appena acconsentiranno al ritiro completo delle loro truppe dai
territori della Repubblica popolare di Doneck, della Repubblica Popolare di
Lugansk e dalle regioni di Zaporož’e e di Cherson, quando daranno
effettivamente inizio a tale processo di smobilitazione, noi saremo pronti ad
avviare immediatamente i negoziati, senza alcun indugio. Si tratta dell’intero
territorio di queste regioni entro i loro confini amministrativi che esistevano
al momento del loro ingresso in Ucraina.
Non appena a Kiev dichiareranno
di essere pronti per tale decisione e inizieranno un vero e proprio ritiro
delle truppe da queste regioni, e notificheranno anche ufficialmente
l’abbandono dei piani di adesione alla NATO, la nostra parte immediatamente,
letteralmente nello stesso minuto, darà l’ordine di cessare il fuoco e avviare
i negoziati. Ripeto: lo faremo immediatamente. Naturalmente, allo stesso tempo
garantiamo il ritiro sicuro e senza ostacoli delle unità e formazioni ucraine.
Naturalmente ci aspetteremmo che
tale decisione sul ritiro delle truppe, sullo status di non allineato e
sull’inizio del dialogo con la Russia, da cui dipende la futura esistenza
dell’Ucraina, venga presa in modo indipendente da Kiev, basandosi sulle realtà
prevalenti e guidata dai genuini interessi nazionali del popolo ucraino, e non
secondo gli ordini occidentali, anche se ovviamente ci sono grandi dubbi al
riguardo.
La nostra posizione, sulla quale
non transigiamo, è la seguente:
• L’Ucraina deve avere uno status
di Paese neutrale, non allineato e denuclearizzato;
• L’Ucraina deve essere smilitarizzata
e denazificata.
Ovviamente, i diritti, le libertà
e gli interessi dei cittadini russofoni residenti in Ucraina dovranno essere
pienamente garantiti, e le nuove realtà territoriali dovranno essere
riconosciute; la Crimea, Sebastopoli, la Repubblica popolare di Doneck, la
Repubblica Popolare di Lugansk, così come le regioni di Zaporož’e e di Cherson dovranno
essere riconosciute come soggetti territoriali della Federazione Russa.
In seguito, tali imprescindibili
disposizioni dovranno essere ufficializzate nella forma di accordi
internazionali fondamentali. Naturalmente, questo presupporrà altresì il ritiro
di tutte le sanzioni occidentali imposte alla Russia.
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