Mark Bernardini

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lunedì 14 ottobre 2024

098 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Novantottesimo notiziario settimanale di lunedì 14 ottobre 2024 degli italiani di Russia. Per la prima volta in quasi due anni, abbiamo saltato la puntata di lunedì 7 ottobre per motivi di salute del sottoscritto. Me ne scuso e mi auguro che non si ripeta. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

La Russia non è nostra nemica, ma chi vi paga?

I professionisti della disinformazione hanno parlato di campagne pubblicitarie da 30mila, 50mila e alla fine da 100mila euro.

Hanno chiesto l’intervento della polizia, della guardia di finanza, della Digos, dell’UE, dell’Interpol.

Hanno insinuato pagamenti da chissà quali finanziatori occulti, ma la verità è come l’acqua, trova sempre la via d’uscita.

Estratto dal telegiornale di Russia1.

Videomessaggio del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin in occasione della Giornata della Riunificazione della Repubblica Popolare di Doneck, della Repubblica Popolare di Lugansk e delle regioni di Zaporož’e e Cherson alla Russia (30 settembre 2024).

Porgo i miei più sinceri auguri a tutti i cittadini del nostro Paese in occasione dell’anniversario di questo evento, la cui portata è stata davvero epocale. Un evento al quale siamo giunti dopo aver attraversato anni di dure prove. Eravamo a conoscenza delle condizioni insostenibili, fatte di continui bombardamenti e di città assediate e isolate, nelle quali il Donbass ha dovuto vivere per otto lunghi anni, e conoscevamo l’entità dell’oppressione che gli abitanti della Novorossija hanno dovuto subire. [...] Nei territori liberati è in corso il rapido ripristino del comparto industriale, e sono in costruzione edifici residenziali, ospedali, scuole e asili. E’ un lavoro che coinvolge tutte le regioni russe. [...] Voglio ringraziare tutti i cittadini del nostro Paese per la coesione e lo spirito patriottico di cui stanno dando prova. La ragione è dalla nostra parte. E tutti gli obiettivi che ci siamo prefissi saranno raggiunti.

Tra gli esiti prodotti dalla visita in Italia del Ministro della Cultura ucraino Nikolaj Točickij in occasione dell’incontro tenutosi a Napoli, tra i Ministri della Cultura dei Paesi del G7, c’è l’invito ai Colleghi italiani a recarsi in visita, a loro volta, a Odessa. L’invito andrebbe colto al più presto per toccare con mano quanto “efficacemente” e attivamente il regime di Kiev e i loro protetti a Odessa si stiano adoperando nel condurre una battaglia contro il loro stesso patrimonio storico e culturale.

Prima d’intraprendere siffatta visita, si suggerirebbe alle autorità italiane di prestare attenzione al fatto che in Ucraina è in corso un’operazione di totale smantellamento dei monumenti storici, la quale, nel 2022, ha coinvolto persino il celebre monumento di Odessa in onore di Caterina II, fondatrice della città; lo smantellamento ha avuto un’ulteriore accelerazione con la recente decisione, da parte dalle autorità municipali di Odessa, di abbattere nel prossimo futuro diciannove monumenti, tra cui anche quelli ad Aleksandr Puškin (di cui uno realizzato con il denaro offerto dagli odessiti alla fine del XIX secolo), a Maksim Gor’kij, a Vladimir Vysockij e al Maresciallo Generale dell’Unione Sovietica Rodion Malinovskij, che liberò la sua città natale (Odessa appunto) dagli invasori nazisti.

Si vorrebbe sperare che il sostegno “a 360 gradi” offerto dall’Italia all’Ucraina non comprenda anche una compartecipazione alla guerra trasversale contro il patrimonio storico e culturale presente sui territori che si trovano ancora, al momento, sotto il controllo del regime di Kiev.

Sarebbe interessante comprendere se a Roma si rendano conto che le autorità ucraine sanno già come spendere i soldi stanziati dall’Italia per la ricostruzione della città di Odessa, che ammontano a 45 milioni di euro. Infatti, anche questa volta, come per tutti gli stanziamenti multimilionari e multimiliardari che arrivano in Ucraina, questi soldi saranno impiegati non per edificare, ma per distruggere, cioè, in questo caso, per abbattere i monumenti dedicati a importanti esponenti del panorama storico e culturale mondiale.

Intervento di Sergej Lavrov, Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, al Dibattito Generale svoltosi nell’ambito dei lavori della 79esima sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU

New York, 28 settembre 2024

I punti principali dell’intervento:

• Oggi il mondo si trova nuovamente a dover affrontare sfide di enorme portata, le quali ci richiedono di unire le forze, anziché scegliere lo scontro e la brama di perseguire il dominio globale.

• Per la Maggioranza mondiale è evidente che il clima di scontro e l’egemonismo non risolveranno neppure una delle problematiche esistenti a livello globale. Essi si limitano a rallentare artificiosamente il processo oggettivo che sta portando alla formazione di un ordine mondiale multipolare.

• La Russia si schiererà sempre dalla parte dei principi legati all’impegno congiunto, alla verità e al diritto, alla pace e alla cooperazione in favore della rinascita di quelli che furono gli ideali definiti dai padri fondatori [delle Nazioni Unite].

• I livelli inauditi di arroganza e aggressività raggiunti dalla politica occidentale nei confronti della Russia non solo sviliscono il significato stesso del principio di “cooperazione globale” promosso dal Segretario Generale dell’ONU, ma stanno ostacolando sempre di più il funzionamento dell’intero sistema di governance globale, compreso il lavoro del Consiglio di Sicurezza.

• Il Segretariato delle Nazioni Unite non può esimersi dal cercare di appurare la verità in quelle situazioni che vanno a intaccare in maniera diretta la sicurezza globale, ed ha l’obbligo di ottemperare scrupolosamente all’Articolo 100 della Carta dell’ONU, che stabilisce che esso debba agire in maniera imparziale ed evitare di lasciarsi tentare dalla possibilità di assecondare singoli Paesi; tanto meno se si tratta di quelli che esortano apertamente non alla cooperazione, ma bensì a una divisione del mondo tra “prati fioriti” e “giungle”, o anche tra “coloro che pranzano al tavolo della democrazia” e coloro che invece “si ritrovano sul menù”.

• Desidero ricordare, in particolare ai colleghi del Segretariato ONU, che la Carta delle Nazioni Unite non tratta soltanto di integrità territoriale. Nel primo articolo della Carta viene sancito l’obbligo di rispettare i principi di uguaglianza dei diritti e di autodeterminazione dei popoli.

• Un ordine mondiale più giusto presuppone, senza dubbio, un ampliamento della rappresentanza del Sud globale presso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Noi ribadiamo la nostra posizione a sostegno delle candidature del Brasile e dell’India e, al tempo stesso, la nostra approvazione delle già note iniziative avanzate dall’Unione Africana.

Risposte dell’Ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica Italiana Aleksej Paramonov alle domande del “Corriere della Sera” (Roma, 14 ottobre 2024)

Punti chiave

#RelazioniBilaterali

•La stragrande maggioranza della società italiana, [...] a differenza dell’élite di potere, ermeticamente chiusa ai contatti, neanche ora sentono la Russia come una minaccia, anzi auspicano il ripristino al più presto di un’atmosfera normale nelle relazioni russo-italiane.

•Alcuni alleati, gelosi dell’Italia, hanno fatto grandi sforzi per turbare o distruggere l’idillio economico russo-italiano. [...] Si commercia sempre meno [...]. I produttori italiani sono stati costretti a perdere il lucroso mercato russo e si sono privati di carburante ed elettricità a basso costo.

•A prescindere dalla posizione ostile che il governo di un determinato Stato può assumere nei confronti della Russia, noi non condanniamo a priori il popolo di quel Paese, non lo consideriamo ostile e ci opponiamo alla teoria della responsabilità collettiva.

#PoliticaEsteraRussa

•Non è colpa di Mosca se il modello di sicurezza euro-atlantico, nell’ambito del quale la Russia collaborava con la NATO e l’UE e continua a partecipare all’OSCE, ha perso ogni significato. Sono loro che, nonostante tutti i nostri appelli, si sono rifiutati di rispettare il principio dell’indivisibilità della sicurezza sancito nei documenti ufficiali dell’OSCE e hanno disatteso l’impegno a non rafforzare la propria sicurezza a scapito di quella degli altri.

•Nel prossimo futuro per Mosca sarà particolarmente importante prendere parte alla configurazione politica, economica, logistica, sociale, culturale e umanistica di questo ampio spazio eurasiatico. Si, perché no, da Lisbona a Vladivostok, come si diceva una volta. Ma ben oltre, fino a Giacarta, abbracciando tutto lo spazio del Grande partenariato eurasiatico aperto anche alla Europa Occidentale.

•La filosofia della politica estera russa si basa sulla consapevolezza che non c’è alternativa alla coesistenza tra Stati e popoli con diversi livelli di sviluppo e distinte tradizioni culturali e religiose. Le porte del dialogo restano aperte a tutti, anche a coloro che oggi sono ostili, ma a condizione che il dialogo sia serio, onesto, reciprocamente rispettoso e finalizzato al raggiungimento di un comune equilibrio di interessi e della pace.

#СriminiDelRegimeDiKiev #Ucraina

•Grazie alle generose sovvenzioni dei fondi americani e al denaro degli oligarchi locali sottratto alla popolazione, al posto dell’Ucraina, che per tre decenni ha mantenuto con noi relazioni amichevoli e confidenziali, è emerso un brutto mostro intossicato dal veleno nazionalista e affamato di elargizioni gratuite. Qualunque cosa dicano i “demiurghi” di Washington che l’hanno creato, questo mostro non è vitale, “nutrirlo” costa troppo. [...] La speranza che possa risorgere quell’Ucraina ortodossa, amichevole, buona, da tutti amata è impressa nella nostra memoria, sopravvive.

•Nei media occidentali si sta gradualmente facendo strada la consapevolezza che l’operazione militare speciale in Ucraina, lanciata dalla Russia nel febbraio 2022, aveva lo scopo di porre fine alla guerra nel sud-est dell’Ucraina scatenata dalle nuove autorità ucraine contro una parte del proprio popolo che si rifiutava di obbedire al regime nazionalista salito al potere in seguito al colpo di Stato anticostituzionale del 2014, sostenuto dall’esterno, che fin dai primi giorni intendeva ripulire il territorio da tutto ciò che c’era di russo: persone, lingua, storia, religione, valori.

•L’attività internazionale del regime di Zelenskij [...] è davvero di natura orwelliana. Ad esempio, è stato recentemente negli Stati Uniti, dove ha presentato una sorta di “piano di vittoria”. Notate: non la pace, ma la vittoria nella guerra! Da due anni a questa parte sta strenuamente trascinando la NATO e l’UE, e quindi l’Italia, in un conflitto aperto con la Russia, che lui individua come unico modo per rimandare l’inevitabile crollo del proprio regime.

Trattato di amicizia e cooperazione tra la Federazione Russa e la Repubblica Italiana

La Federazione Russa e la Repubblica Italiana,

- fondandosi sulle secolari tradizioni di amicizia, cooperazione, simpatia e reciproco arricchimento culturale esistenti tra i popoli dei due Paesi,

- consapevoli del fatto che i recenti cambiamenti intervenuti sulla scena internazionale offrono all’umanità un’occasione unica per dar vita ad un ordine internazionale pacifico imperniato sul primato del diritto,

- convinte della necessità di basare le relazioni tra gli Stati sui valori universali di democrazia, libertà, pluralismo, solidarietà e rispetto dei diritti dell’uomo,

- fermamente decise a favorire l’attuazione degli scopi e dei principi dello Statuto dell’organizzazione delle Nazioni Unite e il consolidamento della sua autorità quale garante del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale,

- confermando la loro volontà di rispettare pienamente le disposizioni dell’Atto Finale della Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa del 1 agosto 1975 e gli altri documenti della CSCE e confidando che gli impegni assunti con i Vertici di Parigi del 1990 e di Helsinki del 1992 conferiranno un carattere irreversibile alla stabilità e alla collaborazione sul continente europeo…

Eccetera. Non sto a leggervelo tutto, sono 15 pagine. Sarebbe bello, vero? Perché no? La Russia e l’Italia non sono nemiche. Beh, guardate che in realtà non è un sogno, questo è un documento reale, solo che fu firmato trent’anni fa, nel 1994, dall’allora presidente del consiglio dei ministri italiano e l’allora presidente della Federazione Russa. I più attenti, infatti, avranno già avuto il sospetto, quando hanno sentito parlare di CSCE anziché di OSCE. Quell’accordo, come ogni accordo che si rispetti, degno di tale nome, chiudeva con la dicitura: “Il presente accordo viene stipulato per un periodo di vent’anni e verrà automaticamente rinnovato per successivi periodi quinquennali se nessuna delle parti invierà all’altra parte una notifica scritta un anno prima di ogni scadenza della propria intenzione di porvi termine”. Non mi risulta che finora qualcuno abbia annullato questo accordo. Ne consegue che, giuridicamente, dovrebbe essere tuttora in vigore. Qualcuno sta violando gli impegni sottoscritti?

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Robert Roždestvenskij, 1980, dedicato alle madri, alle consorti, alle figlie, i cui figli, mariti, fratelli e padri combattevano nella grande Guerra Patriottica, la Seconda Guerra Mondiale. Nel Donbass, la storia si ripete.

Concludi la guerra, mio amato!

Per sdraiarmi sulla tua spalla fino all’alba,

Sussurrare d’amore nella notte primaverile.

Dare alla luce figli, dare alla luce figlie

Compiere l’opera eterna.

Concludi la guerra, mio amato!

Sopporta, mio amato!

Non lasciare respirare il nemico malvagio!

Siamo una montagna per voi,

Siete un muro per noi,

Tutto ciò che abbiamo io e te adesso è pari.

Come resistiamo: chiedilo alla gente.

Che facciano i conti,

Quante donne nella Grande Rus’ ora diventano vedove prima del matrimonio!

Vorrei bere, ma non ho fervore.

Potrei ballare, ma non voglio.

E’ la vita che va avanti, e la guerra è in corso.

Non si sa cosa finirà prima.

Concludi la guerra, mio amato!

Sopporta, mio amato!

Non lasciare respirare il nemico malvagio!

Siamo una montagna per voi,

Siete un muro per noi,

Tutto ciò che abbiamo io e te adesso è pari.

Novorossijsk, Perejaslovskaja e Krasnodar (terra di Krasnodar), Novoazovsk, Doneck e Mariupol’ (Repubblica Popolare di Doneck), Aksaj, Novočerkassk e Rostov (regione di Rostov sul Don), Astrachan’ (sul Volga, nel Transcaspio), Elista (in Calmucchia, nel Caucaso), Volgograd (la ex Stalingrado), Melitopoli (regione di Zaporož’e), Majkop (in Adigezia, nel Caucaso), Sebastopoli e Evpatorija (in Crimea).

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.

Tutti i video (senza testo) si trovano in:

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lunedì 12 agosto 2024

090 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Novantesimo notiziario settimanale di lunedì 12 agosto 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Commento di Marija Zacharova, rappresentante ufficiale del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, sulla situazione in Ucraina.

Il regime criminale di Kiev continua a colpire i civili innocenti nelle città e nei villaggi russi. I neo-nazisti ucraini, dopo aver fallito nelle zone di combattimento, compiono sanguinosi atti terroristici ai danni della popolazione civile.

Nella notte tra il 5 e il 6 agosto, le Forze Armate Ucraine hanno attaccato la cittadina di Sudža, nella regione di Kursk. Cinque persone sono rimaste ferite, tra le quali tre bambini. Inoltre, diversi edifici residenziali sono stati danneggiati.

Tra il 6 e il 7 agosto, i neonazisti ucraini hanno condotto un enorme attacco terroristico nella regione di Kursk, ricorrendo a ingenti forze di fanteria e a pesanti veicoli corazzati. E Zelenskij ha mandato i cittadini ucraini in questo tritacarne così da poter prolungare per altri tre mesi questa estrema mobilitazione ucraina. Oggi ha firmato la relativa legge.

Le Forze Armate Russe hanno opposto una feroce resistenza al nemico, che ha subito ingenti perdite. Allo stesso tempo, secondo quanto è stato reso noto, a seguito di alcuni bombardamenti messi in atto da parte di militanti ucraini, 24 civili nella regione di Kursk, tra cui 6 bambini, hanno subito lesioni e ferite. Dopo l’attacco del drone ucraino contro un’ambulanza, sono morti un infermiere e l’autista.

Con il loro brutale attacco condotto nella regione di Kursk, i banderisti ucraini hanno tentato di seminare il panico tra i residenti della regione e di dare prova di una qualche parvenza di attività, visti i fallimenti riportati dalle Forze Armate Ucraine nella zona di conflitto. Ovviamente, neppure qui i calcoli dei neo-nazisti ucraini hanno trovato riscontro.

Tutti questi sanguinosi crimini vengono commessi mentre l’Occidente tace con cinismo e continua a coprire i suoi burattini di Kiev. Tutto ciò rafforza la sensazione che i neo-nazisti ucraini rimangano impuniti, certi che la passeranno liscia dopo aver commesso qualsiasi tipo di crimine. Esortiamo la comunità internazionale a non rimanere in disparte e a condannare in maniera perentoria le azioni criminali del regime di Kiev.

Il 4 agosto, in Ucraina si è tenuta una pomposa presentazione dei caccia F-16 consegnati dai Paesi della NATO. Il Presidente Zelenskij, durante l’evento, ha elargito ringraziamenti in quantità ai suoi sostenitori della NATO per la fornitura dei velivoli militari.

Questo passo è in linea con la politica dell’Occidente che mira a un’esacerbazione della crisi ucraina e non cerca invece di creare le condizioni per una sua risoluzione con metodi politici e diplomatici.

La fornitura di aerei caccia F-16 alle Forze Armate dell’Ucraina non funzionerà certo da “bacchetta magica”, cosa su cui stanno facendo affidamento a Kiev. Non saranno in grado di avere un impatto sulla situazione attuale nella zona di guerra e saranno inesorabilmente distrutti dalle Forze Armate Russe.

Il capo della Direzione Principale dell’intelligence del Ministero della Difesa ucraino Kirill Budanov ha nuovamente annunciato l’intenzione di colpire il ponte di Crimea. Secondo lui, è in corso il relativo “lavoro” di preparazione a tali attacchi terroristici. In precedenza, il 17 giugno, il portavoce della Marina militare ucraina Pletenčuk ha ammesso che il ponte di Crimea non svolge più lo stesso ruolo che aveva in precedenza per la logistica dell’esercito, e che quindi non è più un obiettivo militare. Ovviamente, l’obiettivo principale dei terroristi di Kiev nel loro intento maniacale di distruggere questa struttura civile è quello di creare il panico tra la popolazione della penisola e tra i turisti.

Questi fatti confermano ancora una volta quanto siano rilevanti gli obiettivi dell’Operazione Militare Speciale al fine di poter denazificare e smilitarizzare l’Ucraina e di poter eliminare le minacce provenienti dal suo territorio. Tutti questi obiettivi saranno certamente raggiunti.

Forbes: Ciò che sta accadendo a Kursk non è un raid, ma un’invasione.

“Di ora in ora diventa sempre più chiaro che quello che sta accadendo a Kursk non è un raid delle forze armate ucraine, ma una vera e propria invasione. Potrebbero esserci 10mila soldati ucraini nella zona di invasione”, scrive la pubblicazione americana.

“L’operazione ucraina, iniziata martedì, è diversa dalle altre. Coinvolge almeno tre brigate, ciascuna con un massimo di 2mila soldati: la 22a e l’88a brigata meccanizzata e l’80a brigata aviotrasportata. Artiglieria, droni e sistemi di difesa aerea svolgono un ruolo di supporto vitale”, chiarisce Forbes.

L’80a brigata aviotrasportata delle forze armate ucraine, “una delle più potenti, equipaggiate e veloci”, utilizza sia equipaggiamenti sovietici che occidentali: carri armati T-64BV e T-80BV, veicoli di sminamento UR-77, veicoli ingegneristici IMR-2, BTR-80, veicoli corazzati da trasporto truppe americani Stryker e veicoli da combattimento della fanteria tedesca Marder.

Allo stesso tempo, la pubblicazione osserva: “Il fatto che gli ucraini stiano investendo ingenti risorse in questa invasione, ovviamente, non ne garantisce il successo. Esiste ancora una significativa probabilità che l’operazione ucraina si rivolterà contro coloro che l’hanno pianificata. Kiev sta rischiando migliaia di militari”.

Forbes si è così unito ad altri media americani esprimendo forte sconcerto per la presunta “decisione di Kiev” sull’operazione nella regione di Kursk. Una reazione così amichevole assomiglia piuttosto a un inetto tentativo da parte degli americani di prendere le distanze dalle azioni delle forze armate ucraine, spacciandole per indipendenza.

Notiamo che invece del termine “incursione” emerso l’altro giorno, uno dei pilastri della stampa americana usa qui la parola “invasione”. Il che, come minimo, comporta il sequestro e il mantenimento del territorio.

Aggiungiamo ulteriore adeguatezza tenendo conto dell’effettiva integrazione delle Forze armate dell’Ucraina con le Forze alleate della NATO. L’invasione della regione di Kursk è un’invasione delle forze della NATO su un territorio che loro stessi considerano territorio russo sovrano.

Elena Panina, vicepresidente della Confindustria russa.

Ed eccovi il commento ufficiale del ministero della difesa francese:

L’offensive des Forces Armées Ukrainiennes dans la région de Koursk, bénéficiant de l’effet de surprise et opposée à des forces moins préparées que sur le front Est, semble avoir rencontré un certain succès initial. Cette attaque pourrait obliger les Forces Armées de la Fédération de Russie à engager des troupes d’autres secteurs relâchant ainsi la pression localement en des points où les Forces Armées Ukrainiennes étaient jusque-là en difficulté.

Les frappes dans la profondeur se poursuivent des deux côtés, les FAU continuant à cibler les aéroports et les infrastructures énergétiques russes.

Traduco.

L’offensiva delle Forze armate ucraine nella regione di Kursk, beneficiando dell’elemento sorpresa e opponendosi a forze meno preparate rispetto al fronte orientale, sembra aver ottenuto un primo successo. Questo attacco potrebbe costringere le Forze Armate della Federazione Russa a ingaggiare truppe di altri settori, allentando così la pressione a livello locale nei punti in cui Forze armate ucraine erano precedentemente in difficoltà.

Continuano gli attacchi profondi da entrambe le parti, con le Forze armate ucraine che continuano a prendere di mira gli aeroporti e le infrastrutture energetiche russe.

Notare i toni trionfalistici.

Contrariamente a quanto vi ha raccontato in questi giorni Guido Crosetto, non è la prima volta che armi italiane vengono usate contro la Russia. Nei giorni scorsi il canale Rybar’ ha pubblicato le immagini del ritrovamento di alcune armi italiane, in particolare delle bombe da mortaio da 120 mm.

Durante i reportage in Donbass di Andrea Lucidi, gli è capitato diverse volte di incontrare armi italiane, come in questo video di ottobre 2023, dove in una scuola di Severodoneck, nella Repubblica Popolare di Lugansk, ha trovato delle munizioni da mortaio italiane insieme a granate e proiettili.

La differenza di questo nuovo ritrovamento però è enorme. Si tratta di armi utilizzate per colpire direttamente il territorio russo.

I ministri Tajani e Crosetto hanno più volte dichiarato che le armi italiane non sarebbero state utilizzate contro il territorio russo internazionalmente riconosciuto. Dunque questo significa che l’Italia e la NATO in generale non ha controllo sulle armi che inviano all’Ucraina.

Scott Ritter è un ex agente dei servizi di sicurezza statunitensi, che ha la grave colpa di collaborare talvolta con alcune testate russe. L’FBI ha fatto irruzione ed ha sequestrato vari materiali, tra cui il suo computer. Ed ecco cosa ha dichiarato Ritter subito dopo.

Non sono un agente straniero. Non sto violando la legge sulla registrazione degli agenti stranieri e loro lo sanno. Questo è stato un atto di intimidazione da parte del governo degli Stati Uniti progettato per avere un effetto agghiacciante. Questa irruzione in casa mia era pensata per avere un effetto agghiacciante, per farmi riflettere due volte prima di parlare apertamente, scrivere, fare podcast. Come ho detto all’FBI, e ve lo dirò adesso, non c'è la minima possibilità che mi tirerò indietro perché non sto facendo nulla di male. Sto facendo ciò che ogni americano preoccupato dovrebbe fare quando crede che il proprio governo si comporta in un modo che non è conforme ai valori e ai principi stabiliti dai padri fondatori nella Costituzione degli Stati Uniti d’America. Oggi il governo degli Stati Uniti mi ha dichiarato guerra. Hanno dichiarato guerra alla mia capacità di scrivere, alla mia capacità di parlare, alla mia capacità di interagire con il popolo americano e, in effetti, con un pubblico internazionale più ampio. Così sia. Siamo in guerra. Non è una guerra che intendo perdere.

Sapete che non amo le dichiarazioni eccessivamente retoriche ed inutilmente violente di Dmitrij Medvedev. Stavolta, invece, sono totalmente d’accordo con lui. Ecco cosa ha detto, tra l’altro, in una lunga intervista.

Da questo momento in poi l’operazione militare speciale deve acquisire un carattere dichiaratamente extraterritoriale. Questa non è più solo un’operazione per restituire i nostri territori ufficiali e punire i nazisti. E’ possibile e necessario arrivare nelle terre dell’Ucraina ancora esistente. A Odessa, a Char’kov, a Dnepropetrovsk, a Nikolaev. A Kiev e oltre. Non dovrebbero esserci restrizioni nel senso di determinati confini riconosciuti del Reich ucraino. E ora questo può e deve essere discusso apertamente, senza imbarazzo o riverenze diplomatiche. L’operazione terroristica dei seguaci di Bandera dovrebbe rimuovere ogni tabù da questo argomento. Fatelo capire a tutti, compresi i bastardi inglesi: ci fermeremo solo quando lo riterremo accettabile e vantaggioso per noi stessi.

Sono stato intervistato dalla Rossijskaja Gazeta, vi traduco quanto da me detto.

Le ennesime dichiarazioni infondate di Zelenskij hanno raggiunto il loro primo obiettivo, soprattutto in Occidente: la risonanza. E’ subito evidente che “preparare le basi per concludere la pace” non significa “condurre negoziati”, cosa che lui stesso ha proibito a chiunque, compreso se stesso, con il suo decreto del settembre 2022. Si scopre che sta violando sempre più la legislazione ucraina e dovrebbe quindi essere processato.

Putin ha ripetutamente affermato che per avviare i negoziati, il regime di Kiev deve ritirare le sue truppe dall'intero territorio delle nuove regioni della Russia: le regioni delle due repubbliche popolari, di Cherson e di Zaporož’e. Inoltre, Kiev deve notificare ufficialmente il rifiuto di aderire alla NATO: per una soluzione, Mosca ha bisogno dello status neutrale, non allineato e libero dal nucleare del Paese vicino.

C’è un’altra sfumatura. Fino a un certo punto, Zelenskij ha chiesto all’Occidente armi moderne, che l’Ucraina avrebbe utilizzato per combattere contro la Russia. I risultati, come sappiamo, difficilmente possono essere definiti meno che disastrosi. Ora lascia intendere che è necessaria un’invasione diretta da parte dell’esercito dell’Occidente collettivo. Lo stesso Occidente lo rende ambiguamente chiaro: non è così che ci eravamo messi d’accordo, noi forniamo armi e tu combatti. In risposta, Zelenskij ora ammette che il conflitto finisca in un qualche modo. Si rivolge con ciò non tanto alla Russia, quanto all’Occidente. Un altro ricatto.

Tuttavia, la sua retorica belligerante continua a includere i confini del 1991 e il ritorno della Crimea e del Donbass. Su questa base non ha senso perdere tempo, che è il fattore più importante che consentirebbe all’Occidente di riempire l’Ucraina di più armi di quante ne continui a perdere.

Nonostante le forti dichiarazioni, tutto è chiaro a tutti, compresa l’élite fascista di Kiev. Allora perché queste agitazioni? La logica è disarmante, nella sua semplicità: dicono, vedi? Non siamo noi, siamo sempre pronti per la pace, è Putin, e se ci sconfigge andrà a Lisbona. Se l’Occidente crede davvero in queste fandonie, allora sono affari suoi.

Editoriale

Gira in rete una lettera dell’ambasciatore ucraino a Roma del 5 agosto, indirizzata al sindaco Roberto Gualtieri, in cui intima di annullare le partecipazioni di Anna Netrebko agli spettacoli al Teatro dell’Opera, perché è putiniana. Il giornalista Vincenzo Lorusso giustamente ci scherza sopra, affermando che “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, la sovranità appartiene al Presidente degli Stati Uniti d’America, che la esercita tramite l’ambasciatore ucraino”.

Io però, da linguista, mi soffermo su una frase, verso la fine: “Riteniamo che ignorare questi fatti e invitare Netrebko e altri portatori della cosiddetta “pace russa” a esibirsi su uno dei palcoscenici più prestigiosi del mondo sia inaccettabile nelle condizioni attuali”.

Cos’è questa pace russa? In russo, “pace” si dice “mir”, che però vuole anche dire “mondo”, “universo”, “pianeta”. L’ambasciatore si riferisce alla formula “Russkij mir”. Confondendo, per ignoranza o per volontà cosciente, i due significati. Tutto nasce più di un secolo fa. Dal 1711 al 1917 l’alfabeto russo era composto da 43 lettere. Tra queste, c’erano due “i”, ovvero “и” cirillica e “i” latina. Nella parola “mir” quella propriamente cirillica indicava la “pace” (basta pensare alle prime edizioni di “Guerra e pace” di Lev Tolstoj), mentre quella latina indicava il “mondo”.

Nel 1917 fu fatta una riforma, per cui le lettere diventarono 33 e la “i” latina sparì. Tuttavia, a seconda del contesto, si capisce benissimo cosa si intenda. Ad esempio, il circuito russo delle carte di credito alternativo alle varie VISA, MasterCard e American Express si chiama MIR, e non vuol dire “pace”. A maggior ragione, la Stazione orbitale internazionale MIR non si chiama “pace”, è piuttosto intuitivo.

E’ doveroso per un diplomatico essere istruito, ma ormai vige l’ignoranza anche tra i diplomatici di tutto il mondo (mondo, non pace). L’ambasciatore ucraino, Jaroslav Mel’nik, è nato nel 1980 ed era un interprete di inglese. Il russo lo conosce perfettamente. Dunque, sa benissimo che “russkij mir” sta per “mondo russo”, inteso come fenomeno culturale. Voglio dire che no, non è ignorante, mi verrebbe da usare altri epiteti offensivi, che però non aggiungerebbero nulla alla figura barbina che ha fatto con questa ennesima sparata.

Economia

Ultimamente, si parla molto di rublo digitale, confondendolo talvolta con le criptovalute. Vediamo di fare chiarezza. Si tratta appunto di una valuta digitale della banca centrale di Russia, la terza forma di valuta nazionale russa che si aggiunge alle forme di denaro contante e non contante già esistenti. Tutte le forme del rublo sono equivalenti tra loro.

Il rublo digitale sarà emesso dalla Banca di Russia. Il rublo digitale combina le proprietà dei rubli contanti e non contanti. La Banca Centrale non considera il rublo digitale come un sostituto del contante o dei rubli non contanti, ma lo vede solo come un’aggiunta alle forme di denaro esistenti.

I rubli digitali saranno archiviati nei conti in rubli digitali (nei portafogli digitali) di cittadini ed aziende. I portafogli verranno aperti sulla piattaforma della Banca di Russia. Le transazioni con rubli digitali avverranno su questa piattaforma utilizzando la tecnologia blockchain. L’accesso ai portafogli digitali avverrà attraverso i consueti canali remoti: applicazioni e siti online delle banche. Ogni cittadino e ogni azienda avrà un solo portafoglio digitale sulla piattaforma della Banca di Russia.

L’introduzione del rublo digitale può offrire numerosi vantaggi, tra cui: lo sviluppo di una nuova infrastruttura di pagamento, l’assenza di commissioni per i cittadini per pagamenti e trasferimenti in rubli digitali, la possibilità di accedere al portafoglio digitale tramite l’applicazione mobile di qualsiasi banca, e anche, in futuro, pagamenti in rubli digitali con accesso limitato a Internet. Il rublo digitale dovrebbe anche ridurre i costi per le imprese quando effettuano i pagamenti, aumentando la competitività dell’economia russa. Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali, con sede a Basilea, entro il 2020, oltre l’80% di tutte le banche centrali stava sviluppando la propria valuta digitale.

Nell’ottobre 2020, la Banca Centrale della Federazione Russa ha pubblicato un rapporto dedicato alla creazione di un rublo digitale. E’ stato sottolineato che il rublo digitale non diventerà una criptovaluta, poiché sarà emesso centralmente dalla Banca di Russia, che diventerà garante della sicurezza dei trasferimenti. Le unità del rublo digitale saranno identificate da un codice digitale univoco. Il rublo digitale deve combinare le funzioni del contante e del non contante: può essere utilizzato per pagare sia da remoto che tramite un portafoglio offline; il rublo digitale potrà essere convertito in contanti e non in contanti al cambio di 1:1. Il rapporto presenta 4 possibili modelli per implementare la circolazione del rublo digitale, a seconda di chi, come e a chi apre i portafogli ed effettua i pagamenti. Allo stesso tempo, il portavoce presidenziale Dmitrij Peskov ha stimato il periodo di tempo per l’introduzione del rublo digitale in 3-7 anni.

Nell’aprile 2021, la Banca Centrale della Federazione Russa ha pubblicato il concetto di rublo digitale. E’ stato scelto un modello in cui la Banca di Russia apre e mantiene portafogli per le istituzioni finanziarie, che, a loro volta, aprono e mantengono portafogli per i clienti. Nel giugno 2021, la Banca Centrale ha identificato 12 banche che successivamente hanno preso parte al test della piattaforma digitale del rublo, tra queste VTB (Vneštorgbank, che al 61% appartiene al governo), Gazprombank (il 100% delle azioni privilegiate di tipo A appartiene al Ministero delle Finanze) e Sberbank (il 50% è del governo).

Nel dicembre 2021 è stata completata la realizzazione di un prototipo della piattaforma digitale del rublo. I suoi test sono iniziati già nel gennaio 2022.

Nella prima fase sono stati testati l’emissione di un rublo digitale, l’apertura di portafogli digitali da parte di banche e cittadini, nonché i potenziali trasferimenti C2C (consumer to consumer) e C2B (consumer to business).

Il 21 aprile 2022, il capo della Banca Centrale della Federazione Russa, El’vira Nabiullina, durante un rapporto alla Duma di Stato, ha dichiarato che le operazioni pilota sia all’interno del Paese che negli insediamenti internazionali inizieranno ad essere effettuate in un volume limitato dal 2023: “L’anno prossimo condurremo gradualmente accordi pilota con il rublo digitale nell’economia reale. Il rublo digitale dovrebbe rendere i pagamenti più economici. Ci aspettiamo che venga utilizzato anche nei pagamenti internazionali”.

In una conferenza stampa tenutasi il 16 settembre 2022, El’vira Nabiullina ha annunciato che i test del rublo digitale con clienti reali potrebbero iniziare il 1° aprile 2023. Tuttavia, a questo punto il quadro legislativo corrispondente non era stato preparato.

Il 29 dicembre 2022, un disegno di legge sul rublo digitale è stato presentato alla Duma di Stato da un gruppo di deputati guidati dal presidente del comitato per il mercato finanziario, Anatolij Aksakov. Ha proposto modifiche a diversi atti legislativi in relazione all’introduzione del rublo digitale. In particolare, la legge “Sul sistema dei pagamenti nazionale”. Si prevedeva inoltre di garantire alla Banca centrale lo status di operatore unico della piattaforma. Il 16 gennaio 2023 il disegno di legge è stato esaminato e messo all’ordine del giorno in prima lettura dal Consiglio della Duma di Stato. E’ stato notato che si tratta di un quadro normativo e che la Banca Centrale deve sviluppare un quadro normativo dettagliato. Il 16 marzo 2023 il disegno di legge sul rublo digitale è stato approvato in prima lettura alla Duma di Stato. La Banca Centrale ha riferito di essere pronta ad avviare un progetto pilota con i rubli digitali non appena il quadro normativo e legislativo sarà pronto. Gli eventi hanno visto la partecipazione di un numero limitato di clienti di 13 banche. Nell’aprile 2023 si prevedeva l’inizio dell’uso ufficiale del rublo digitale, ma a causa dell’impreparazione del quadro legislativo, ciò è stato rinviato a un periodo successivo.

Il 20 giugno 2023, la Duma di Stato della Federazione Russa ha approvato un disegno di legge che riconosce la valuta digitale come oggetto di patto, proprietà ed eredità, e l’11 luglio, in seconda e terza lettura, ha adottato una legge sull’attuazione del rublo digitale. La legge è stata firmata dal Presidente della Federazione Russa il 24 luglio 2023. Le sue principali disposizioni sono entrate in vigore il 1° agosto 2023. Ciò ha consentito alla Banca Centrale di iniziare a pilotare la valuta con denaro e clienti reali. E’ noto che i test verranno effettuati con un numero limitato di clienti e dipendenti di grandi istituti di credito.

Il 3 agosto 2023, la Banca Centrale ha stabilito le tariffe per il pagamento di beni e servizi per le imprese: 0,3% dell’importo del pagamento, ma non più di mille cinquecento rubli per transazione (stiamo parlando di circa 16 €). Per i fornitori di servizi di pubblica utilità la commissione è dello 0,2%, ma non superiore a 10 rubli per transazione (circa 11 centesimi di €). Per i trasferimenti tra persone giuridiche siamo al livello di 15 rubli per transazione (circa 16 centesimi di €). Allo stesso tempo, si registra che per i cittadini tutte le transazioni con rubli digitali vengono effettuate senza addebitare alcuna commissione.

Il 9 agosto 2023, la prima vicepresidente della Banca centrale Ol’ga Skorobogatova ha annunciato l’avvio di un progetto pilota sull’utilizzo di rubli digitali reali con il coinvolgimento di un numero limitato di clienti bancari a partire dal 15 agosto 2023. Il progetto pilota testa l’apertura e la chiusura dei portafogli digitali, effettuando acquisti in rubli digitali e trasferimenti tra cittadini, nonché semplici pagamenti automatici. In totale partecipano al progetto pilota circa 600 clienti e 30 aziende provenienti da 11 città. L’implementazione su vasta scala del rublo digitale è prevista non prima del 2025.

Nell’agosto 2023 è diventato noto l’elenco finale delle banche partecipanti alla prima fase di test delle transazioni reali con il rublo digitale. Il 1 settembre 2023, la Banca Centrale della Federazione Russa ha riferito che nel mese di agosto sono state effettuate diverse migliaia di transazioni reali con rubli digitali.

Il 3 ottobre 2023 sono iniziati i test del rublo digitale nella metropolitana di Mosca. Va notato che “questo è il primo progetto nel campo delle tecnologie finanziarie, implementato nel trasporto urbano in Russia insieme alla Banca Centrale della Federazione Russa”. Per ora con valuta digitale si può solo acquistare la carta Trojka, che è un abbonamento a consumo.

Altre 17 banche si stanno preparando ad aderire al progetto pilota. Hanno già firmato un accordo per aderire alla piattaforma digitale del rublo della Banca di Russia e stanno ora configurando i loro sistemi per entrare nel progetto pilota quando sarà ampliato. Un elenco di tali istituti di credito è apparso sul sito web dell’autorità di regolamentazione e verrà aggiornato.

Al forum Finopolis sulle tecnologie finanziarie innovative, che si è svolto dall’8 al 10 novembre 2023, il presidente della Banca centrale russa ha annunciato che i test si stavano svolgendo secondo i piani. Nel 2024 si prevede di espandere il progetto pilota in termini di numero di partecipanti e tipologie di operazioni. Un’introduzione più diffusa del rublo digitale potrebbe avvenire nel 2025. La prima vicepresidente della Banca centrale Ol’ga Skorobogatova ha detto ai giornalisti che, secondo i dati del 9 novembre 2023, sono già state effettuate più di 10mila transazioni con il rublo digitale.

A luglio 2024, utilizzando il rublo digitale sono stati effettuati più di 27mila trasferimenti e 7mila transazioni per pagare servizi. Dal 1° settembre 2024 si prevede di coinvolgere nei test ulteriori 9mila persone fisiche e mille duecento persone giuridiche.

Il capo del Ministero delle Finanze della Federazione Russa, Anton Siluanov, ha definito il rublo digitale promettente. Il ministro ha spiegato la sua affidabilità con il fatto che l’emittente della moneta è la Banca Centrale. Secondo Siluanov il progetto sarà interessante dal punto di vista del budget per la sua trasparenza.

Alla fine del 2020, Sberbank ha criticato il rapporto, stimando il flusso di fondi nel rublo digitale a 2-4 trilioni di rubli (21-42 miliardi di €), il che potrebbe portare ad un aumento dei tassi di credito. Circa la metà delle banche in quel momento considerava inutile la creazione di un rublo digitale. Sberbank ha anche messo in guardia sui rischi associati alla scarsa stabilità informatica della nuova forma di valuta. Per aumentarlo, dal punto di vista del vicepresidente del consiglio di amministrazione della banca, Stanislav Kuznecov, è necessario creare un sistema unico, che costerà 20-25 miliardi di rubli (212-266 milioni di €).

Al centro Skolkovo della Scuola commerciale di Mosca, oltre ai vantaggi, hanno sottolineato che con l’introduzione del rublo digitale la Banca Centrale potrebbe essere coinvolta nel mercato dei servizi finanziari. Ciò potrebbe comportare la perdita dello status di indipendenza e della fiducia nella funzione di regolamentazione. Gli esperti del Centro per l’analisi macroeconomica e le previsioni a breve termine hanno espresso il timore che il rublo digitale possa comportare una perdita di liquidità per le banche. Esiste il rischio di un deflusso di almeno 9mila miliardi di rubli (96 miliardi di €) dai conti delle persone fisiche e giuridiche entro la fine del 2024.

I rischi derivanti dall’introduzione del rublo digitale comprendono un’eccessiva regolamentazione, la monopolizzazione del sistema finanziario della Federazione Russa, i tentativi di porre limiti alla circolazione del denaro per cittadini, organizzazioni e istituzioni statali e municipali, nonché la possibilità di privare il denaro della sua funzione principale: la funzione di accumulazione. Da un sondaggio condotto dal portale e motore di ricerca Mail.ru nell’agosto 2023 è emerso che i russi in generale non esprimono interesse per il rublo digitale: solo il 12% degli intervistati prevede di utilizzarlo. Tra gli svantaggi ci sono la sfiducia nei confronti delle valute digitali in generale, la paura del controllo statale sulle finanze, la mancanza di vantaggi evidenti rispetto ai soliti pagamenti non in contanti, l’impossibilità di prelevare contanti da un bancomat, il cashback (in italiano, ristorno) e gli interessi sui depositi.

Rappresentanti di banche ed esperti hanno sottolineato gli alti costi legati all’introduzione della valuta digitale. Ad esempio, Rosbank ha stimato le spese in 150 milioni di rubli (poco meno di un milione e 600 mila €) in due anni.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Altra canzone del 1945, in un’esecuzione moderna: “Пора в путь-дорогу”, dedicata ai piloti d’aviazione della guerra, ma canzone assolutamente “leggera”.

Čeljabinsk (sugli Urali), Mosca, Samarcanda (in Uzbekistan), Volgograd (la ex Stalingrado), Alma Ata (in Kazachstan), Tambov, Udmurtia (sempre sugli Urali), Mordovia, Sebastopoli (in Crimea), Krasnodar (nel Caucaso), Odessa (ancora per poco in Ucraina), Kaluga, Kerč’ (in Crimea), Baku (in Azerbajdžan), Irkutsk (sul lago Bajkal), Soči, Caterimburgo, Kišinëv (in Moldavia), Krasnojarsk (in Siberia).

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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venerdì 19 aprile 2024

Ucraina, il testimone

Il 19 aprile 2024 sono stato invitato ad intervenire ad un dibattito a Torino di “Democrazia Sovrana e Popolare”, dopo la proiezione del film sul Donbass “Il testimone”. Il dibattito è durato meno di un’ora, quindi ve lo propongo per intero, compresi gli interventi di Andrea Lucidi e Vincenzo Lorusso.

Facciamo un esempio italiano di un secolo fa. Il fascismo si affermò perché pochi vi si opposero, come non si opposero alle truppe naziste tedesche, finché restarono alleate di Mussolini. La Resistenza quella vera, di massa, iniziò quando, nel 1943, gli alleati si trasformarono in invasori. Vi ricordo tutto questo perché tale reazione tipica di qualunque popolo è quel che ora provano i russi, dopo trent’anni di avvicinamento della NATO ai confini russi, nonostante le reiterate promesse del contrario, “non un palmo verso est”, dopo il colpo di Stato in Ucraina, dopo che un popolo fratello, con cui assieme combatterono contro l’invasore nazista, si è trasformato esso stesso in un Paese nazista, e ricordare il 2 maggio 2014 a Odessa non è superfluo, con 48 antifascisti bruciati vivi al Palazzo dei Sindacati. E più l’Occidente collettivo insiste con le forniture di armi, soldi e sanzioni, più i russi serrano le file, si sentono coesi, senza se e senza ma.

Le sanzioni, oltre che incrementare tale sentimento, sono anche inefficaci: la Russia ha rapidamente sostituito le importazioni occidentali con la produzione interna, ed ha dirottato le proprie esportazioni, soprattutto di materie prime ma non solo, verso oriente e verso il sud globale, Asia, Africa, America Latina. Quest’anno in Russia si prevede una crescita dell’economia del 3,6%, mentre nella locomotiva d’Europa, la Germania, dello 0,9%. Tutti gli altri, Italia compresa, in recessione. Per non parlare della disoccupazione, che qui è di poco superiore al 2%, praticamente inesistente. Aiutatemi a ricordare a quanto sia arrivata in Italia, soprattutto al Meridione, soprattutto tra i giovani. Nel frattempo, l’Europa non riesce più a sostenere il ritmo di un impoverimento oggettivo, persino tra gli occupati. D’altra parte, già dieci anni fa dicevo che gli Stati Uniti, economicamente, avevano tre concorrenti economici: la Russia, la Cina e l’Unione Europea. Il piano di far scontrare ed indebolire Russia ed Europa per poi affrontare la Cina era piuttosto evidente già allora. All’epoca mi ridevano dietro e mi davano del complottista.

Si dice spesso che in Russia non ci sia libertà di stampa, di parola e che non si possa accedere a quanto si scrive in Occidente. E’ vero l’esatto contrario. Io non ho difficoltà alcuna, volendo, a leggere in internet i giornali italiani o vedere i canali televisivi del mainstream italiano. Repubblica, Corsera, Stampa, le TV via satellite, RAI eccetera, e per gli esteri Le Monde, El País, visto che conosco cinque lingue… No, non conosco il tedesco, ma francamente non ne soffro. Il problema è che mi sono stufato, cerco di evitare di farmi venire l’ulcera. Mi risulta che invece per gli italiani sia un problema consultare Russia Today, Sputnik, Pervyj, RTR Planeta, Russia 24 e gli altri canali, sia in russo che in inglese. Anzi, soprattutto in inglese. Annullati tutti gli account in YouTube. Se fate una ricerca in Google, che so io, su Naval’nyj, vi escono tutti i canali in russo con sede in occidente. Su cosa scriva Wikipedia, stendiamo un pietoso velo, quella è davvero una setta. Un mese fa al fronte ucraino è morto un ucraino, che incidentalmente si è scoperto essere l’amministratore di Wikipedia russa. E se provate a cercare la redazione russofona di Facebook, scoprirete che sono tutti ucraini.

Per non parlare di quel che combinano in Ucraina. Disciolti tutti i Partiti, oscurati tutti i canali russofoni, chiusi tutti i media di opposizione, chiuse tutte le televisioni, sulle cui frequenze ora trasmette un unico canale governativo. Provate a immaginare: RAI 1, 2, 3, 4, 5, News 24, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La 7, Sky e quant’altri che trasmettono a reti unificate il segnale dell’ammiraglia RAI 1. No, non Mattarella a Capodanno, ma proprio tutto l’anno da due anni.

Finalmente, i processi elettorali. In Russia, le presidenziali si sono svolte regolarmente un mese fa, e non credete alle menzogne sul candidato unico, ce n’erano altri tre. Il Partito Comunista, quello liberaldemocratico ed uno asistemico. Se poi, per la coesione di cui parlavo prima, la gente vota per Putin, non c’è da stupirsi né da recriminare. Si chiama democrazia, cioè potere al popolo, in greco antico. In Ucraina, il mandato presidenziale di Zelenskij è terminato il 1° aprile. Che fare? Annullare le elezioni, perché, si dice, c’è la guerra. Ma va? Il pagliaccio cocainomane è giunto al potere vincendo su Porošenko con lo slogan “presidente di pace”. Complimenti. Peraltro, anche l’oligarca Porošenko per vincere, pochi anni prima, si era autoproclamato “presidente di pace”. E’ proprio un vizio.

Ma veniamo all’Europa. E’ ovvio, con 27 Paesi-membri, che ogni anno da qualche parte si voti. Tuttavia, come sapete, ogni quattro anni si vota per il Parlamento Europeo, che pur se con poteri limitatissimi, ha un impatto psicologico non indifferente. Fateci caso: se al potere c’è il centrosinistra, si grida al pericolo fascista; se invece al potere c’è il centrodestra, o la destra sic et simpliciter, come in Italia, si grida al pericolo comunista. La sostanza è, invece, che chiunque sia attualmente al potere, per rimanerci deve soggiacere ai diktat statunitensi, e fornire ogni ben di dio a quella masnada di ladri, assassini e farabutti che si trovano a Kiev. Pensateci, fra meno di due mesi. Non vedo molta differenza fra il socialdemocratico Sholz, la postfascista Meloni, la democristiana Von Der Leyen, il centrista Macron, il conservatore Sunak, o il socialista Borrell. Charles Michel, Consiglio Europeo, centrodestra. Mark Rütte, Olanda, centrodestra. Roberta Metsola, Parlamento Europeo, centrodestra. Una bella masnada di comunisti, a sentire Meloni, Salvini e Tajani. A proposito, ma Salvini in Italia non viene spacciato per amico di Putin? Allora come mai i leghisti europarlamentari hanno votato a favore di tutte le sanzioni contro la Russia degli ultimi dieci anni? Predicare bene e razzolare male?

Poi però ci saranno le presidenziali negli Stati Uniti, di cui si parla ormai da un anno, manco fossimo il loro 51° Stato. Difficile prevederne l’esito: se fossero regolari, è evidente la vittoria di Trump. Ma regolari non sono quasi mai state, con il sistema dei “grandi elettori”, gli omicidi dei presidenti e dei candidati scomodi, i processi giudiziari orchestrati ad hoc. E Trump comunque non sarebbe certo un bel regalo. Semplicemente, è meno peggio di Biden, ma è ben magra consolazione. Con posizioni imprevedibili, o forse sì, su Israele, Cina, Venezuela, Cuba, Medio Oriente, Sud America. Quel che però attende il mondo intero in caso di rielezione di Biden lo sappiamo benissimo. Mala tempora currunt, e purtroppo non riguarda solo quel Paese, nel qual caso sarebbero affari loro.


L’Unione Europea tutta insieme è poco più grande della sola Russia europea. Mosca da sola è più grande di tutto il Belgio. Quando vi dicono che Putin vuole invadere l’Europa, pensate anche a questo. E’ un Paese che dall’altra parte confina con gli Stati Uniti, cioè con l’Alaska, ci sono 89 regioni ed undici fusi orari. I BRICS ormai rappresentano il 37% del PIL mondiale, altro che G7. L’unico modo per l’Europa occidentale di rimettersi un minimo in sesto è quello di fare pace con la Russia. Ma non sono ottimista, finché c’è questo establishment a Bruxelles. Ecco perché le elezioni di giugno hanno un’importanza strategica, non più tattica. Votare, e votare esclusivamente in base alle posizioni su Russia e Ucraina. Anche quando gli Stati Uniti massacravano il Vietnam, gli altri erano accusati di essere perciò “rossi”. La risposta era “meglio rossi che morti”. E’ passato mezzo secolo, poco e niente è cambiato.