Mark Bernardini

Mark Bernardini
Visualizzazione post con etichetta Mélenchon. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Mélenchon. Mostra tutti i post

lunedì 8 luglio 2024

20240708 Elezioni francesi

Il cielo non si è chiuso sull’Europa occidentale, e ancor meno sulla Francia: dopo i negoziati al Cremlino tra Vladimir Putin e Viktor Orbán, Orbán si è già visto in Azerbajdžan, e ora sta negoziando a Pechino con Xi Jinping. Nel frattempo, a Mosca, Putin sta negoziando con Narendra Modi. In altre parole, l’agenda internazionale non si limita ai Campi Elisi.

Ma proviamo ad analizzare ciò che realmente sta accadendo in Gallia, alleata dell’Ucraina nazista, che fu così diligente nel ricordare a tutti gli altri che era l’unica in Europa occidentale a possedere armi nucleari. Ed è successo qualcosa di abbastanza elementare: l’enfant prodige primo ministro Attal ha gridato che tutti dovevano riunirsi e votare per il centrista Macron, altrimenti avrebbero vinto la destra e la sinistra, cioè tutti agenti del Cremlino.

Al primo turno elettorale il popolo ha risposto assegnando un terzo dei voti alla destra. L’enfant prodige pupillo di Le Pen, Bardella, ha cominciato a fare dichiarazioni trionfanti, fiducioso di avere la vittoria in tasca. E così ha ottenuto che la gente si è spaventata della destra. Ebbene, se non per la destra e non per i centristi, allora per chi votare? Esatto: per la sinistra. E questo con un’affluenza record del 67%, cosa che non si vedeva da quarant’anni, dalla vittoria del socialista Mitterrand. O meglio, si era visto, ma due anni fa ha votato il 47% degli aventi diritto.

Perché li chiamo entrambi enfant prodige? Perché uno ha 35 e il secondo 29 anni. Come volevasi dimostrare: la giovinezza è un difetto che passa molto velocemente. Almeno così pensava Goethe.

La situazione non è affatto univoca: 178 deputati del Nuovo Fronte Popolare di sinistra di Mélenchon, 156 del partito centrista “Insieme” di Macron, 142 del “Raggruppamento Nazionale” di destra di Le Pen. Ci sono 577 deputati in parlamento, il che significa che la maggioranza richiede 289 deputati. In questi casi si creano coalizioni, ma ora è difficile immaginare alleanze come Macron-Mélenchon, o Macron-Le Pen, o, ancor più, Mélenchon-Le Pen. Sarà molto interessante vedere come usciranno da questa situazione apparentemente senza speranza.

Inoltre, non tutto fila liscio nel campo della “sinistra”. I comunisti hanno 9 mandati, sostengono le posizioni della Russia riguardo al conflitto ucraino. I socialisti ne hanno 59, al contrario, sono completamente dalla parte dell’Ucraina. Gli “Indomiti” di Mélenchon ne hanno 74, condannano la presunta “invasione” della Russia, ma sono contrari alla fornitura di denaro e armi all’Ucraina, e ancor più all’invio di soldati francesi.

Credo che la sinistra debba dar prova di grande saggezza per non disperdere la popolarità che ha appena conquistato. Nel frattempo, la “destra” Marine Le Pen, a differenza del suo enfant prodige, forte della sua età ed esperienza, sta già rivolgendo la sua attenzione alle elezioni presidenziali del 2027.

lunedì 1 luglio 2024

Esito Elezioni Europee

Paradossalmente, la sinistra dovrebbe imparare da Macron, Scholz e Tusk: diversi tra loro, ma uniti se si tratta di raggiungere i loro scopi comuni. Se vogliamo, è proprio quel principio che fece il successo del vecchio PCI, quello di allora, non di adesso. Per esempio, si fossero presentati insieme i due Partiti socialdemocratici slovacchi, uno di Fico, l’altro di Pellegrini, avrebbero preso la maggioranza assoluta. Se in Germania si fossero presentati assieme Sahra Wagenknecht e Die Linke, sarebbero entrati entrambi al Parlamento Europeo, invece così solo la pur apprezzabile Wagenknecht.

Un esempio a parte è la Francia Indomita di Mélenchon. La sinistra francese è andata divisa alle Europee e infatti ha perso. Hanno imparato la lezione: al primo turno delle Politiche il Nuovo Fronte Popolare è andato coeso, socialisti, comunisti, indomiti, verdi. Non che non soffrano di contraddizioni fondanti: i socialisti sono totalmente appiattiti sull’atlantismo e sull’appoggio incondizionato ai neonazisti ucraini, i comunisti al contrario comprendono le ragioni russe, gli indomiti sono contrari alle forniture agli ucraini pur senza condividere le posizioni russe. Però intanto sono arrivati secondi dopo la destra della Le Pen, e questo consentirà loro di presentarsi al ballottaggio del 7 luglio. A chi dice che ciò sia una spartizione delle poltrone e che sia disonesto nei confronti degli elettori, basti considerare che se lo si dichiara prima, ci si può dividere anche 24 ore dopo le elezioni, però comunque si è in Parlamento.

Questo riguarda anche l’Italia. Se Santoro, DSP, PCI si fossero presentati assieme, pur dichiarando fin dall’inizio di non voler stare assieme, li avremmo in seno al Parlamento Europeo, invece così duri e puri fuori dall’arco parlamentare. Bella soddisfazione.

Colpisce, nella narrazione in voga, che ci sia qualcuno che davvero sia convinto che la destra e il centrodestra, grazie all’astensionismo, abbia perso. Per l’Italia, basti dire che alle precedenti Europee (2019, i confronti vanno sempre fatti con elezioni omogenee) la destra Sorella d’Italia aveva preso 1.726.189 voti, mentre ora 6.724.014, passando infatti dal 6,44% al 28,8%, confermandosi primo Partito d’Italia. L’astensionismo, dunque, ha danneggiato ben altri. Su scala europea, il Partito Popolare, cioè i democristiani, di centrodestra, a cui appartiene anche Ursula Von Der Leyen, ora hanno 187 deputati su 720, mentre ne avevano 182 su 751 (effetto Brexit). Se questo è perdere, vuol dire che ora la matematica è un’opinione come un’altra. Anche per l’astensione, facciamo attenzione: è vero, aveva votato il 50,97%, ed ora il 49,22% (un decremento di appena l’1,73%), ma nel 2014 aveva votato il 42,61%. C’è quindi poco da gioire.