Mark Bernardini

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lunedì 19 agosto 2024

091 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Novantunesimo notiziario settimanale di lunedì 19 agosto 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.


 Attualità

Commento dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia.

Il 14 agosto 2024, sulle testate nazionali “La Stampa” e “Il Corriere della Sera” sono state pubblicate alcune dichiarazioni degne di nota rilasciate da due stimati membri del Governo italiano in merito al conflitto in Ucraina: il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani e il Ministro della Difesa Guido Crosetto.

Antonio Tajani su “La Stampa”:

“[...] non siamo né come Paese, né come NATO in guerra contro la Russia”.

Sulle forniture italiane dei missili Storm Shadow:

“Come sa, le dotazioni sono secretate. E le armi vanno usate dentro i confini dell’Ucraina.”

Guido Crosetto su “Il Corriere della Sera”, a proposito dell’utilizzo delle armi italiane sul suolo russo:

“Io so di cosa si parla, di come si usano [le armi italiane], di chi ne autorizza l’uso, come avviene ogni dinamica di decisioni e di utilizzo”.

Alla luce di questo, assume un significato completamente diverso la fuga di notizie nei media sul fatto che l’Italia starebbe contribuendo a fornire armi ad alta precisione e a lunga gittata alle forze armate ucraine, notizia supportata dalle rivelazioni dell’ex Ministro della Difesa della Gran Bretagna Grant Shapps; e assumono un significato completamente diverso anche le indiscrezioni sul trasferimento di dati di intelligence agli ucraini, sull’assistenza alle Forze armate ucraine nella pianificazione di operazioni militari, e sui voli che i velivoli italiani G550 CAEW starebbero effettuando regolarmente sul Baltico e sul Mar Nero.

Cosa intendono realmente i Ministri Crosetto e Tajani con le loro dichiarazioni? Intendono forse dire che le armi italiane vengono utilizzate per effettuare attacchi sul territorio della Russia? Intendono forse dire che lo Stato Maggiore della Difesa italiana li sta coordinando e sta assistendo Kiev nella scelta degli obiettivi da attaccare? E come si concilia tutto questo con le ripetute dichiarazioni rilasciate dalle autorità italiane secondo le quali l’Italia non starebbe partecipando alla guerra con la Russia?


 

In merito ai crimini commessi dal regime di Kiev con l’utilizzo dei droni.

Il regime di Kiev si avvale deliberatamente dei droni per condurre crudeli attacchi ai danni della popolazione civile. Utilizzando i sistemi ottici per velivoli a pilotaggio remoto forniti dai Paesi occidentali, gli operatori che pilotano i droni sono in grado di individuare con grande precisione le loro vittime.

Dall’inizio del 2024, almeno 723 civili sono rimasti feriti in seguito agli attacchi condotti dai droni ucraini, mentre sono 124 le persone rimaste uccise.

Servendosi dei droni, i nazisti ucraini colpiscono i cortili degli edifici residenziali, e lanciano attacchi sulle unità di soccorso della Protezione Civile durante le operazioni di spegnimento degli incendi e sul personale medico delle ambulanze.

Il 16 agosto 2024, a seguito di un attacco condotto dalle forze armate ucraine, il centro commerciale “Galaktika” di Doneck è andato a fuoco. Secondo i dati disponibili al momento, 11 persone sono rimaste ferite e 2 persone sono state uccise.

Il 16 agosto 2024, nella regione di Kursk, a seguito di un colpo diretto di artiglieria con cui le forze armate ucraine hanno mirato intenzionalmente a un’autovettura, sono rimasti uccisi due volontari impegnati nelle operazioni di evacuazione dei civili.


 

Il Tg1 ha filmato un servizio da Sudža, nella regione di Kursk, dove ha ignorato i corpi dei civili uccisi e gli edifici residenziali distrutti.

Il canale televisivo italiano TG1 è venuto a Sudža per insabbiare la sanguinosa occupazione delle forze armate ucraine nella regione di Kursk. Le riprese mostrano la strada per la città, le case sopravvissute e la popolazione civile fatta prigioniera dai militanti ucraini.

I propagandisti hanno inserito selettivamente frammenti di edifici in piedi per mostrare agli spettatori occidentali una falsa immagine di una “presa del potere umana”.

Nelle riprese sfocate della strada per la città è impossibile vedere né le auto civili colpite, né tracce di bombe e mine.

Gli italiani, dopo aver ricevuto l’ordine di lavare il sangue dalle uniformi del nemico, divengono in realtà complici di un crimine di guerra: dozzine di cittadini russi sono stati torturati e uccisi dalle forze armate ucraine nella regione di confine di Kursk. Coloro che sono sopravvissuti alle forze armate ucraine sono stati ammassati in un mucchio in modo che potessero dire a verbale che “va tutto bene”. Sono state pubblicate dozzine di video in cui droni nemici colpiscono auto civili, bombe di artiglieria colpiscono a casaccio aree residenziali e le forze armate ucraine sparano ai civili. Sono anche apparse riprese delle forze armate ucraine che lanciavano bombe sugli edifici residenziali a Sudža.

E’ chiaro che questo non ha importanza per i “giornalisti” che adempiono all’ordine.

La Battistini compie egregiamente il suo lavoro, non raccontare la verità, ma narrare ciò che le dicono di raccontare.

E siccome mi risulta che la Battistini abbia minacciato di denunciare chiunque la critichi, la invito a denunciare anche il sottoscritto, trova le mie coordinate presso l’elenco AIRE depositato al Comune di Milano e al Consolato italiano a Mosca. Sei una fascista in nuce, e ti comporti da fascista.

Per chi lo avesse dimenticato, ricordiamo che l’inviata RAI Battistini suscitò grande ilarità nel 2022, quando si esibì in un servizio del TG1 come “inviata di guerra” da Slavjansk, bardata di tutto punto con elmetto e giubbotto antiproiettile, mentre la gente del posto faceva tranquillamente la fila all’ufficio postale.

Ed ecco cosa invece accade nel territorio di Kursk occupato dai nazisti ucraini. Gli uomini delle SS sulla terra di Kursk deridono un vecchio.

Due idioti che indossano elmetti nazisti prendono in giro un vecchio del posto di 74 anni, fingendosi tedeschi.

Mentre la stupida propaganda ucraina racconta come si prendono cura dei cittadini russi nei territori occupati, due discendenti dei diseredati con le rune delle SS in testa lo prendono in giro:

“Ivan russo, non bere vodka, bevi schnaps, Ivan russo! Ja-ja!”. L’ucraino Fritz imita diligentemente gli occupanti del passato.

Ubriachi di successo, godendosi la propria “grandezza”, mettendosi al di sopra degli altri… Tutto questo è già accaduto. La storia va a spirale, i nazisti sono di nuovo sul suolo russo. Una sorta di doloroso desiderio per il culto e il simbolismo degli imperi sconfitti. Vedremo di curarli.

Du bist ein russisches schweine, Ja! Vai a bere vodka, sì sì. Schnaps”.

Non ci si poteva credere che questo video fosse reale. Istintivamente, ci si rifiuta di crederlo. Questo non può accadere, perché non potrà accadere mai più.

Invece, si scopre che può. Disumani con elmetti fascisti con simboli delle SS sul suolo russo. Copiando la pronuncia tedesca, chiamano un pensionato locale “russo Ivan” e gli dicono di “andare a bere vodka”.

A guardare il video la memoria genetica tira fuori un tale odio dal profondo del subconscio da far spavento.

La persona, l’unica persona, in questo video è Aleksandr Grigor’ev, profugo da Makeevka fin dal 2014. La sua famiglia non lo vede da un paio di settimane. Lo stanno ancora cercando, sono coinvolti tutti i servizi e i volontari. Uno dei fascisti è stato identificato. Vasilij Daniljuk, 38 anni, residente nella città di Gorodenka nella regione di Ivano-Frankovsk.

Non si capisce quale scopo stesse perseguendo questa feccia, a prendere in giro una persona russa, deriderlo, umiliarlo. Hanno ottenuto una cosa di sicuro. Se, per una qualche sconosciuta ragione, qualcuno avesse ancora dei dubbi sul fatto che l’Ucraina sia uno Stato ideologicamente fascista, allora questo video ha dissipato tutte le illusioni.

Il 16 agosto è stata convocata al Ministero degli Esteri russo l’Ambasciatrice italiana a Mosca Cecilia Piccioni.

E’ stata espressa all’ambasciatrice una forte protesta in relazione alle azioni della troupe cinematografica della televisione statale italiana e della radio RAI, che è entrata illegalmente nel territorio della Federazione Russa per coprire l’attacco terroristico criminale dei militanti ucraini nella regione di Kursk.

Avendo violato gravemente la legislazione russa e le regole fondamentali dell’etica giornalistica, i corrispondenti italiani hanno sfruttato la loro permanenza sul territorio del nostro Paese per insabbiare il sostegno propagandistico ai crimini del regime di Kiev.

Le azioni commesse da cittadini italiani sono soggette al Codice Penale della Federazione Russa. Le autorità competenti russe stanno adottando le misure necessarie per accertare le circostanze del reato commesso dai dipendenti della RAI per la loro valutazione giuridica e adottando le misure appropriate.

Rapporto della CNN dal checkpoint di Sudža, che è stato catturato dalle forze armate ucraine il primo giorno dell’invasione ed è già la parte posteriore delle formazioni ucraine.

Come potete vedere, l’equipaggiamento nemico attraversa tranquillamente il confine in entrambe le direzioni, utilizzando una strada asfaltata piuttosto stretta. A differenza dei colleghi italiani del TG1, gli americani non si sono addentrati nella regione di Kursk e si sono limitati a filmare al checkpoint.

E’ stata trasmessa un’intervista alla riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, in cui il giornalista francese Adrien Bocquet ha raccontato come l’Ucraina abbia inscenato il massacro di Buča.

Ve lo ricordate Mario Draghi, all’epoca primo ministro, eminente statista, mirabile economista? Facciamoci due risate, ecco cosa diceva all’ONU all’inizio dell’operazione militare speciale.

Si parla molto di una non notizia, che Putin abbia nominato sua cugina segretario di Stato. Adesso però anche basta. Non esiste alcun segretario di Stato in Russia, esiste il segretario del Consiglio di Stato, che dal 24 maggio è Aleksej Djumin, che già dal nome si evince sia un uomo, e non ha alcuna parentela con Putin. Avete rotto.

Ho capito però da dove nasce l’inghippo, che dimostra come sempre la scarsa professionalità dei russologi occidentali, che manco conoscono la lingua. Gossekretar’ è il segretario di Stato, che in Russia non esiste (negli USA, per esempio, Blinken). Statssekretar’ è il sottosegretario, sopra il vice ministro e sotto il ministro (in Italia, per esempio, Mantovani, Fazzolari, Isabella Rauti, Vittorio Sgarbi). Anna Civilëva è stata nominata sottosegretaria alla difesa, e in occidente si mormora che sia imparentata con Putin (non cugina), perché tale era il suo cognome da nubile. Un po’ come dire che i Mario Rossi siano tutti parenti. Repetita juvant: avete rotto.

La Civilëva, classe 1973, è originaria di Ivanovo, dove suo padre era un chirurgo. Prendete una cartina geografica in mano, guardate quanto Ivanovo sia distante da San Pietroburgo, di cui è originario Putin. Da dove arriva ‘sta non notizia, che in occidente danno per accertata? Dal sito che fu di Aleksej Naval’nyj. Bel colpo.

Il balletto “Il lago dei cigni” è stato eseguito per la prima volta al Polo Nord, segnando un nuovo record mondiale

Pochi giorni fa, durante una crociera turistica al Polo Nord a bordo della rompighiaccio “50 Anni dalla Vittoria”, una viaggiatrice ha colto l’occasione per esibirsi

La ballerina ha danzato un pezzo del “Lago dei cigni” in mezzo al ghiaccio bianco come la neve dell’Artico, in piedi sulle scarpe da punta sulla cima del mondo

Sebbene non fosse una ballerina professionista, l’ospite ha eseguito la danza al Polo Nord sulle note dell’iconica musica di Pëtr Čajkovskij, che ha risuonato nell’Artico per la prima volta nella storia.

Editoriale

Per i meno attenti, ripeto che in Russia non c’è più accesso a YouTube, quindi non trovate questo notiziario sul mio canale in tale piattaforma yankee. Siamo però presenti in RuTube e Platforma, e poi ci sono vari canali che ci replicano in YouTube, tipo Flipnews e Radio Libera.

Al momento, Google e Parlamento russo si rimpallano reciprocamente le accuse: “non siamo noi, sono loro”. Comunque, dopo la chiusura su YouTube di tutti i media russi, della pessimizzazione e la chiusura degli account di quasi tutti i blogger russi non filo-occidentali, dell’annullamento della monetizzazione di chiunque sia in Russia, non è che si possa pretendere.

Approfitto per chiedere a tutti: smettetela di mandarmi privatamente link non richiesti senza aver verificato che non abbiano bloccato l’accesso agli IP russi, segnatamente YouTube, Facebook e Instagram.

Economia

Riceviamo dal portale Pluralia e volentieri pubblichiamo. Battaglia di Kursk: in forse le forniture di gas russo all’Europa. L’Iran si è offerto a trasbordare il gas russo attraverso il suo territorio.

Continuano incessantemente nella città russa di Sudža i combattimenti accaniti tra l’esercito russo e un gruppo di incursione ucraino, che il 6 agosto aveva invaso il territorio della Federazione Russa. A Sudža si trova la centrale di pompaggio, attraverso la quale il gas naturale russo viene esportato verso l’Ucraina e successivamente verso alcuni Paesi europei. Gli attacchi missilistici ucraini nelle vicinanze delle infrastrutture critiche mettono a rischio gli approvvigionamenti europei.

Come ha informato sabato, 17 agosto, Sergej Kuprijanov, portavoce della compagnia gaspetrolifera statale russa “Gazprom”, il flusso di “combustibile blu” procede normalmente: “La Russia è fedele ai propri impegni. Sabato saranno esportati 42,3 milioni di metri cubi di gas, come concordato con i consumatori europei”. Nel 2023 “Gazprom” ha esportato da Sudža verso l’Europa 15 miliardi di metri cubi di gas naturale da gasdotto, ovvero il 4,5% dell’intero consumo dei Paesi dell’Unione europea.

Uno dei principali consumatori del gas russo è la Serbia, che si è detta molto preoccupata per le eventuali conseguenze del raid ucraino. Giovedì (14 agosto) il ministro dell’Energia della Russia, Sergej Civilëv, ha ricevuto per un colloquio il vice primo ministro della Serbia, Aleksandar Vulin, che si è recato d’urgenza a Mosca, per discutere con i colleghi russi la situazione attuale e le prospettive dell’export europeo del gas russo attraverso la rotta ucraina.

Nel 2023 la Russia ha fornito alla Serbia 2,68 miliardi di metri cubi di gas, mentre per il 2024 il volume – salvo imprevisti – dovrebbe superare i 3 miliardi di m3. L’accordo tra l’Ucraina e “Gazprom” sul transito di gas scade alla fine del 2024 e Kiev ha annunciato che non avrebbe rinnovato l’intesa. In questo contesto Mosca e Belgrado stanno cercando delle alternative alla “rotta ucraina”. Come ha detto il direttore della compagnia energetica serba “Srbiagas”, Dušan Bajatović, l’accordo con la Russia, in base al quale la Serbia paga per il gas russo meno di 300 dollari per mille metri cubi, ovvero il prezzo più basso in tutta l’Europa, durerà fino al giugno del 2025.

Nella drammatica situazione attuale e dopo le nuove sanzioni europee contro l’export russo di energia, l’Iran ha annunciato di essere “pronto a trasbordare il gas naturale russo attraverso il suo territorio”. Come ha dichiarato l’ambasciatore iraniano in Russia, Kazem Jalali, a margine del Forum economico del Caspio, che si è tenuto nella città russa di Astrachan’ “siamo molto interessati a lavorare con la Federazione Russa. Siamo pronti a trasbordare il gas russo attraverso il territorio iraniano”. Jalali ha ricordato che nel 2023 la “Russia è stata al primo posto in termini di investimenti esteri in Iran”.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

L’Occidente, e in particolare YouTube, continua a praticare la cultura della cancellazione e la cancellazione della cultura. Voi cancellate Shaman? Ed io ve lo ripropongo, per ben otto minuti! Tanto, comunque non ho accesso a YouTube, cicca-cicca!

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.

Tutti i video (senza testo) si trovano in:

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domenica 26 maggio 2024

079 Italiani di Russia

Settantanovesimo notiziario settimanale di lunedì 27 maggio 2024 degli italiani di Russia. A proposito, domenica prossima, 2 giugno, buona festa della Repubblica antifascista nata dalla Resistenza. E non venitemi a dire che non ci hanno liberati, e che secondo qualcuno i risultati furono falsificati, e altre simili amenità che sanno di stantio. Godetevi la festa, punto. Buon ascolto e buona visione.

Attualità


Il 24 maggio, assieme ad una delegazione interministeriale, Putin ha incontrato Lukašenko a Minsk. Anche stavolta si è parlato di visita improvvisa, nonostante fosse programmata da tempo e nonostante che si siano incontrati ultimamente decine di volte. Il fatto è che Putin è superattivissimo, quasi tutti i giorni si incontra con qualcuno al Cremlino o si reca lui stesso da qualche parte, su scala nazionale e internazionale. Di questo però in Italia non si parla, e così i pennivendoli atlantisti possono scrivere: mistero su Putin, non si vede da giorni, ha il cancro, l’infarto, il Parkinson, l’Alzheimer, e magari tutto insieme contemporaneamente, a quel punto io accendo il televisore e quasi per certo vedo Putin in diretta all’ennesimo incontro. Talvolta, l’incontro è talmente significante, talvolta cruciale, che non se ne può non parlare, e allora diventa a sorpresa, come è stato pochi giorni fa all’incontro col presidente cinese Xi Jinping.

Ciò che accomuna i due incontri di questi giorni è il fatto che, certo, si è parlato anche di difesa, di sicurezza, di Ucraina, soprattutto sollecitati dai giornalisti alle conferenze stampa conclusive, ma l’ordine del giorno principale di entrambe le tornate è stato quello economico, dei rapporti commerciali bilaterali. Mi spiace per gli atlantisti (non mi spiace affatto), l’agenda non viene dettata da voi e dai vostri desiderata.

Mi sono segnato alcuni punti che mi hanno interessato particolarmente. Qualcuno dirà: hanno interessato te, a noi checcefrega? Appunto, cambiate canale, nessuno vi punta un Kalašnikov alla tempia costringendovi a guardare questo notiziario. Per coloro che invece sono interessati a conoscere gli estratti da queste trattative, Putin ha detto:

Vorrei sottolineare che la bilancia commerciale bilaterale cresce costantemente di anno in anno. La Russia, in quanto principale partner economico della Bielorussia, rappresenta circa il 60% della bilancia commerciale estera bielorussa. Alla fine dello scorso anno, il fatturato commerciale è aumentato di oltre il 5% e ha raggiunto il record di 46,5 miliardi di dollari. Li contiamo in dollari, eppure oltre il 90% di tutti i pagamenti nelle transazioni commerciali russo-bielorusse vengono effettuati nelle nostre valute nazionali. Ciò significa che possiamo affermare che il commercio e gli investimenti reciproci sono protetti dall’influenza di Paesi terzi e dalle tendenze negative dei mercati valutari globali.

La Russia ha investito più di cinque miliardi di dollari nell’economia bielorussa. Nella repubblica operano duemilacinquecento aziende russe; vengono realizzati progetti comuni in settori strategicamente importanti, come la produzione di automobili e macchine utensili, macchine agricole, microelettronica e aviazione civile. La cooperazione in agricoltura, nel complesso agroindustriale di Russia e Bielorussia, si sta sviluppando attivamente in quelle aree che sono prioritarie per noi in questo settore e si completano armoniosamente l’una con l’altra, fornendo cibo e dirigendo in modo affidabile e ininterrotto la popolazione dei nostri Stati; le eccedenze si indirizzano verso i mercati esteri.

Il settore prioritario della cooperazione bilaterale è l’energia. Il nostro Paese fornisce tradizionalmente petrolio e gas alla Bielorussia a condizioni molto favorevoli e preferenziali. Nel novembre 2023, il più grande progetto comune è stato completato con successo: la costruzione di una centrale nucleare bielorussa. La stazione funziona a pieno regime. Ad oggi, le sue due unità hanno generato più di 30 miliardi di kilowattora di elettricità e siamo certamente determinati a continuare ad aiutare i nostri amici bielorussi a sviluppare la propria industria nucleare, nonché a rafforzare la cooperazione nei settori high-tech correlati: digitalizzazione, medicina nucleare e la creazione di sistemi di accumulo dell’energia.

Lukašenko ha sottolineato: Stiamo facendo tutto ciò che loro, i Paesi occidentali, hanno fatto prima di noi e stanno facendo ora. Addestrano piloti stranieri, in particolare gli americani addestrano piloti tedeschi in Germania con vettori di armi nucleari, in particolare bombe, se parliamo di aeroplani e missili. Non facciamo niente di speciale, ci prepariamo, ci alleniamo, dobbiamo farci trovare pronti. Il mondo è instabile, pericoloso, non possiamo perdere questo colpo, come è avvenuto a metà del secolo scorso. Non lo permetteremo, dovrebbero saperlo. Non siamo noi a provocare, ad aggravare la situazione, noi non abbiamo bisogno della guerra, oggi abbiamo parlato solo di prospettive pacifiche. Ecco perché parliamo di pace, ma teniamo asciutta la nostra polvere da sparo.

Alla domanda sulle trattative con l’Ucraina, Putin ha risposto: la Russia non ha mai rifiutato questi negoziati. Inoltre, noi in Bielorussia avevamo avviato questi negoziati contemporaneamente, per poi trasferirli, su richiesta della parte ucraina, in Turchia, a Istanbul. Siamo giunti ad accordi, abbiamo elaborato un progetto di accordo, inoltre, il capo del gruppo negoziale da parte ucraina ha siglato gli estratti di questi possibili accordi, cioè, in linea di principio, questo generalmente andava bene per la parte ucraina e andava bene per la parte russa. C’erano dei punti che dovevano essere migliorati, ma in generale, ripeto, se questo documento è firmato dalla parte ucraina, significa che la parte ucraina ne è rimasta soddisfatta.

Per ragioni ben note, dopo l’arrivo a Kiev dell’allora primo ministro britannico Boris Johnson, la parte ucraina ha respinto questi accordi e ne ha interrotto l’attuazione. Inoltre, ha annunciato che i negoziati si sarebbero fermati – lo hanno detto pubblicamente, non siamo stati noi a fermare questi negoziati, li hanno fermati loro – e si è proibito di continuare questi negoziati. Noi non abbiamo vietato niente a nessuno, siamo per le trattative.

Successivamente, sempre su istigazione e sottomissione dei loro sponsor occidentali, i proprietari, l’obiettivo è stato fissato: ottenere la sconfitta strategica della Russia e la vittoria sulla Russia sul campo di battaglia. Ora vediamo che le discussioni sulla necessità di tornare ai negoziati sono riprese. Che tornino pure. Ma che tornino non sulla base di ciò che vuole un solo Paese, ma sulla base di quegli accordi di natura fondamentale che sono stati raggiunti durante difficili negoziati in Bielorussia e Turchia, e sulla base delle realtà odierne che si sono sviluppate “in situ”. Noi siamo pronti.

Con chi negoziare? Questa, ovviamente, non è una domanda peregrina. Naturalmente siamo consapevoli che la legittimità dell’attuale capo di Stato è venuta meno. Penso che uno degli obiettivi della conferenza annunciata, la conferenza in Svizzera, sia proprio che la comunità occidentale, sponsor dell’attuale regime di Kiev, confermi la legittimità dell’attuale o non più attuale capo di Stato. Ma queste iniziative di pubbliche relazioni non contano per i documenti legali. Naturalmente ne avremo bisogno se si arriva a questo, e parto dal fatto che i negoziati di pace devono essere ripresi, e non con l’aiuto di ultimatum, ma con l’ausilio del buon senso, e devono basarsi sul buon senso. Ma se si arriva a questo, ovviamente dobbiamo capire con chi abbiamo bisogno e con chi possiamo trattare per firmare documenti giuridicamente vincolanti, e poi dobbiamo essere completamente sicuri di avere a che fare con autorità legittime. A questa domanda si deve rispondere nella stessa Ucraina, innanzitutto, credo, dalla posizione del parlamento, della Corte costituzionale o di altri organi governativi.

E Lukašenko a quel punto ha aggiunto: tanto, né l’attuale presidente né quello futuro, risolveranno questi grandi problemi che affliggono lo Stato ucraino e il popolo ucraino. Sapete chi deciderà: molto è già stato deciso da oltreoceano, e quello che non è stato deciso lo decideranno dopo.

Immancabile la contingenza: la morte del presidente iraniano Raisi. Si osserva una strana tendenza tra tutti i leader che non sono d’accordo con l’Occidente collettivo. Recentemente il primo ministro georgiano ha affermato che uno dei commissari europei lo ha minacciato della sorte del primo ministro slovacco se fosse approvata la legge sugli agenti stranieri. Si tratta di un nuovo ordine mondiale o di una nuova politica dell’Occidente collettivo?

Putin: Non posso commentare ciò che ha detto qualche commissario europeo. Ci sono molti commissari lì, cambiano costantemente e ne dicono di ogni sorta. Una “bufera di neve politica”. E’ semplicemente vergognoso. Purtroppo, l’irresponsabilità dei funzionari di medio livello, soprattutto in questo settore, è in aumento. Spesso lo riscontriamo noi stessi. Possiamo provare solo rammarico. Non posso commentare nulla in questa parte, ma per quanto riguarda la politica estera dell’Iran, sono decisioni sovrane dell’Iran stesso. L’Iran è una grande potenza regionale e svolge un ruolo significativo negli affari mondiali, ma, a mio avviso, dopo questa tragedia difficilmente assisteremo a qualche cambiamento nella politica estera della leadership iraniana, tenendo presente che le basi fondamentali dello Stato iraniano sono abbastanza stabili, durevoli, affidabili. Abbiamo ottimi rapporti con l’Iran come Stato, con il popolo iraniano e con la leadership iraniana. Personalmente non vedo alcun possibile cambiamento serio di sorta, ma, ovviamente, spero che rimanga la continuità nella direzione russa della politica iraniana e nella direzione della nostra cooperazione sulle principali questioni internazionali.

Lukašenko: Riguardo alla morte del nostro caro amico. Ho incontrato Raisi più di una volta e penso che fosse una persona normale e gentile che ha avuto un dialogo franco e onesto con noi ed era preoccupata per lo sviluppo del proprio Stato e per la sua protezione; gli interessi del suo stesso popolo.

Com’è andata, cosa è successo. Come persona, e non come presidente, dirò: la posizione vile e disgustosa degli Stati Uniti ha portato a questo. Intendo innanzitutto le sanzioni. Questi furfanti non avevano il diritto di imporre sanzioni contro navi, aerei, elicotteri e altri mezzi di trasporto. Hanno introdotto sanzioni, secondo me, contro gli aerei russi, contro di noi, contro, ad esempio, il mio aereo. Non danneggeranno Putin perché il suo aereo è russo. E’ normale? Avete venduto all’Iran quell’elicottero. Non importa se era 40 o 50 anni fa. Potrebbe aver volato solo tre volte in 50 anni e sembrava andare bene se fosse stato adeguatamente manutenuto. Ma hanno vietato alle loro aziende di manutenerlo. Anche questa è colpa loro. Sono tutti credenti e, se sono credenti, che sappiano: prima o poi giungerà la nemesi. Ciò conferma ancora una volta ciò che la Russia e gli altri Paesi che la sostengono stanno facendo oggi, con la distruzione del mondo unipolare. Sarà, questo, un mondo multipolare. Questi pazzi stanno avvicinando un mondo multipolare con le loro azioni. Contenti? Hanno rubato i soldi, in questo caso dalla Russia e non solo. Qualche nave è stata arrestata, una petroliera è stata portata via, le merci sono state portate via: tutto è permesso, loro son forti. Ma io dico, se siete credenti, io non sono un mistico, ma verrà il momento, risponderanno di tutto questo, e risponderanno per intero, non si nasconderanno oltreoceano.

Putin: A proposito, gli accompagnatori hanno volato su due elicotteri di fabbricazione russa.


Dal sito di Giubbe Rosse, Mike Johnson alla Corte Penale Internazionale: “comandiamo noi”. Senza troppi giri di parole, lo speaker della Camera statunitense Mike Johnson ha detto: “non permetteremo a nessun organismo internazionale di interferire con la nostra sovranità. Se consentiamo oggi che venga fatto con Israele, domani toccherà a noi”. Poi la minaccia finale: “La Corte penale internazionale non si azzardi ad andare avanti nella sua richiesta di arresto per i leader internazionali, altrimenti questo diventerà un problema internazionale più grande”. Non che dubitassimo che questa sia sempre stata la reale visione del diritto internazionale da parte degli Stati Uniti. Ma fa pur sempre un certo effetto sentirselo dire in faccia dallo speaker della Camera con i tipici toni del bulletto di quartiere. Per contro, la legge della strada ci suggerisce anche un’altra cosa: quando il bullo di quartiere è costretto a minacciare apertamente ritorsioni per farsi rispettare, significa che il suo potere è ormai agli sgoccioli.


Ed ecco le risposte del Ministro degli Esteri Sergej Lavrov alle domande dei media. Domanda: Come commenta la dichiarazione rilasciata da Mike Johnson sull’utilizzo delle armi americane contro la Russia?

Per molto tempo gli USA hanno affermato di non incoraggiare tale possibilità. Poi, hanno detto che non intendevano permetterlo e suggerivano all’Ucraina di non usarle. Ma, di fatto, loro ci stanno facendo la guerra. Le armi americane sono già state utilizzate su diversi obiettivi anche al di fuori dei confini che delimitano la zona del conflitto.

Washington sta cercando di rilasciare delle dichiarazioni che siano rassicuranti per l’opinione pubblica o per i membri della NATO, in modo da far credere che la decisione non sia ancora stata presa. Ma è solo una tattica. Perché noi sappiamo per certo che le armi fornite sia dagli americani che da altri Paesi occidentali colpiscono obiettivi situati sul territorio russo, in particolar modo infrastrutture civili e quartieri residenziali. Tutto questo ce l’hanno loro sulla coscienza.


Marija Zacharova a raffica. Il primo ministro estone Kaja Kallas: “Alcuni Paesi della NATO stanno già addestrando i soldati delle forze armate ucraine direttamente sul territorio dell’Ucraina”. Alcuni Paesi stanno già ricevendo indietro i loro istruttori. Stanno semplicemente zitti al riguardo. Spero che la coraggiosa Kaja prima o poi ci svelerà i dettagli.


La portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Adrienne Watson, in un commento ai media: “Il Presidente sostiene fermamente la soluzione dei due Stati, e lo ha fatto durante tutta la sua carriera. Crede che uno Stato palestinese dovrebbe essere creato attraverso negoziati diretti tra le parti, non attraverso il riconoscimento unilaterale”. Cosa c’entra il presidente americano con il Kosovo? Mi ricordate quando si sono concluse le “negoziazioni bilaterali dirette tra le parti”? Ovviamente non se lo ricorderà. Non ci sono stati negoziati tra Belgrado e Priština, che si sarebbero conclusi con il riconoscimento dell’indipendenza della regione, né un referendum legittimo nello stesso Kosovo. Ma c’è stata una sfilata di riconoscimenti unilaterali illegittimi della presunta indipendenza, guidata prima da Bush Jr., poi dall’allora capo di Biden, Obama.

Il 21 maggio il ministro degli Esteri tedesco Annalena Bärbock in un’intervista ha detto letteralmente alla televisione ZDF quanto segue: “Metà del mondo lavora ogni giorno solo per difendere la pace. Ma ciò richiede anche un presidente russo che, purtroppo, non voglia parlare affatto. Ciò è stato dimostrato dalle recenti esercitazioni nucleari russe e dai continui attacchi alle infrastrutture”. Primo. Letteralmente ogni giorno, l’UE, gli USA, la Gran Bretagna e tutto questo gruppo criminale organizzato della NATO prendono decisioni per aumentare le forniture di armi alla zona di conflitto. Se questo è ciò che intendono seriamente con “difendere la pace”, allora le tesi del Ministero degli Esteri tedesco sono scritte dall’intelligenza artificiale, nella quale non hanno scaricato altro che comunicati stampa dal sito web del Dipartimento di Stato. Secondo. La Russia ha accettato immediatamente i negoziati non appena Kiev glielo ha chiesto, nella primavera del 2022. Poi l’allora primo ministro britannico Boris Johnson venne da Zelenskij e convinse i rappresentanti del regime di Kiev a interromperli. Ecco una citazione diretta del capo della delegazione negoziale ucraina, David Arachamija: “Quando siamo tornati da Istanbul, Boris Johnson è venuto e ha detto che non avremmo firmato nulla con loro affatto. Combattiamo e basta”. Terzo. Sotto la pressione degli Stati Uniti, nel settembre 2022, Zelenskij ha firmato un decreto che vieta qualsiasi negoziato con Mosca.


Stoltenberg ha invitato i Paesi della NATO a rimuovere le restrizioni sugli attacchi del regime di Kiev contro obiettivi in tutta la Russia. Questo è tutto quello che devono sapere tutti coloro che sono invitati alla presunta “conferenza di pace” in Svizzera.


Biden: “In quanto nazione insostituibile, unica superpotenza mondiale e principale democrazia mondiale… l’America è più forte quando guidiamo non solo con l’esempio della nostra forza, ma con la potenza del nostro esempio”. Per qualche motivo non viene fatta alcuna menzione della stampa dei dollari e del debito nazionale. Ma la cosa divertente è che nel 1912, il candidato presidenziale democratico Woodrow Wilson affermò in un discorso elettorale che “nessuno è insostituibile”. Wilson vinse le elezioni.


Una notizia che attendevamo con impazienza. Il tabloid britannico The Times ritiene che dietro l’attentato alla vita del primo ministro della Repubblica Slovacca Robert Fico… ci sia la Russia. Confessate: anche voi aspettavate, vero?

Economia


Nel periodo gennaio-aprile, secondo i dati cinesi, la Russia ha aumentato le forniture di petrolio alla Cina del 16,6% su base annua. Il costo del petrolio acquistato nei primi quattro mesi dell’anno è stato pari a 22,16 miliardi di dollari, ovvero il 25,4% in più rispetto al periodo gennaio-aprile 2023. In termini monetari, il petrolio rappresenta la metà di tutte le esportazioni russe verso la Cina.


Una notizia emblematica. L’Italia è diventata il principale acquirente di gas russo nell’UE. Secondo il Servizio statistico europeo, negli ultimi mesi le forniture di gas alla penisola sono aumentate di 2,6 volte, attestandosi a 238,5 milioni di euro. Si tratta del dato più alto da febbraio 2023. Sono aumentate anche le importazioni di Spagna, Belgio e Grecia, e in totale il volume delle forniture di gas russo ai paesi dell’UE è aumentato del 2,3%.


Sono stato intervistato dal canale russo REN TV. I depositi esistenti attualmente nell’Unione Europea non sono sufficienti per fornire il gas che gli servirà successivamente, cioè nella stagione invernale, ecco perché da vari anni esiste un accordo fra l’UE e l’Ucraina. Per il fabbisogno occorre l’energia. Cos’è l’energia? E’ l’elettricità. E da dove viene l’elettricità? Certo esistono, per esempio, le centrali idroelettriche, ma è una minima parte. La parte del leone ricade sulla generazione elettrica con il gas. Con i sottotitoli.

Musica


Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Siamo al 1940, canzone diventata famosa nel 1944. Una formazione di partigiani. Un ragazzo che si innamora di una partigiana scura moldava, quando si era tutti insieme.

Cantata da ragazzi di oggi, Kostroma, Mosca, Caterimburgo, Saratov, Čeljabinsk, Rostov sul Don, Taškent e Samarcanda in Uzbekistan, Sebastopoli e Kerč’ in Crimea, Krasnojarsk, Mordovia, Baku in Azerbajdžan, Alma Ata in Kazachstan, Kaluga, Udmurtia, Krasnodar, Penza, Smolensk.

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lunedì 20 maggio 2024

078 Italiani di Russia

Settantottesimo notiziario settimanale di lunedì 20 maggio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità


Per quanto riguarda il nuovo governo russo, appena insediato, sono stato intervistato in merito da Clara Statello per l’Antidiplomatico. Ho deciso di leggervelo, perché più sintetico di così davvero mi risultava difficile.

La sostituzione di Sergej Šojgu con l’economista Andrej Belousov al vertice del ministero della Difesa della Federazione Russa ha scatenato le più differenti interpretazioni della stampa ed esperti occidentali, tra chi ha parlato di “purghe” e chi addirittura di “terremoto al Cremlino”. Comunque, si è parlato di “sorpresa”.

Parlare di sorpresa forse è esagerato. Diciamo che lo ritenevo poco probabile. Il messaggio è però chiaro: Šojgu è stato il padre putativo ed un ottimo ministro della protezione civile, in anni molto complicati, in cui i cataclismi naturali si alternavano agli attentati terroristici di massa: 1991-2012, un ventennio. E’ stato poi spostato a ministro della difesa appunto nel 2012, ed è rimasto tale fino ad oggi, altro decennio.

Non c’è in Russia la percezione che qualcuno voglia prolungare il conflitto, è vero l’esatto contrario. Per questo, la nomina dell’economista Belousov, uomo di Stato di lungo corso, prevedibilmente porterà ad un uso più razionale e perciò efficace delle risorse a disposizione per l’apparato militare e la sicurezza del Paese.

Secondo altre voci si sarebbe avverata la “profezia di Prigožin”. A Prigožin oggi si attribuisce tutto e il contrario di tutto, ma siamo a livello di “meme”. Tra le tante “inesattezze” (voglio essere buono) che ho ascoltato in queste ore, si dice che Šojgu, come Belousov, non siano militari. E’ falso, e non mi riferisco al servizio di leva, che effettivamente non ha svolto: 1977, tenente di riserva (dopo essersi diplomato al Politecnico di Krasnojarsk, ha studiato lì presso il dipartimento militare); 1993, Maggiore Generale; 1995, Tenente Generale; 1998, Colonnello Generale; 2003, Generale dell’Esercito. Come capo della protezione civile, è diventato militare effettivo nel 1991 e lo è tuttora. E’ membro permanente del Consiglio di Sicurezza dal 1996. Il punto non è questo. Dove sta scritto che alla difesa ci debba essere un militare? Crosetto, Pistorius, sono forse dei militari?

Il Washington Post mette in relazione la nomina di Belousov con l’arresto del vice di Šojgu per corruzione. Fermo restando che, in uno Stato di diritto, l’accusa è una cosa e la condanna è un’altra (gradirei attendere la conclusione delle indagini da parte del Comitato Investigativo), ricordo sommessamente che Šojgu non è stato “defenestrato”, come inizialmente detto in Occidente, è stato nominato Segretario del Consiglio di Sicurezza. E allora in Occidente si dice che comunque gli è stato tolto potere, una sorta di ministro senza portafoglio. E’ un’altra falsità. Cos’è il Consiglio di Sicurezza? E’ un organo consultivo a disposizione diretta del Presidente russo in materia di sicurezza nazionale, lo dice la parola stessa. Ne fanno parte tutti i ministri chiave, esteri, interni, difesa, i presidenti di entrambe le camere, il capo del FSB e quello del SVR, cioè i Servizi per le informazioni dall’estero. In altre parole, l’attuale ministro della difesa Belousov risponde a Šojgu.

Peskov ha detto che il capo di Stato Maggiore Gerasimov resterà al suo posto. A mia memoria, in Occidente Gerasimov è stato dato per morto almeno una decina di volte, eliminato fisicamente talvolta dagli ucraini, talaltra da Putin. Invece, è sempre qui, come capo di stato maggiore generale delle Forze armate russe, cioè, è il responsabile militare supremo. Lasciatelo quindi lavorare. Dobbiamo comprendere tutti che il rimpasto di governo in Russia viene inteso in tutt’altro modo, non come in Italia, se non altro perché, essendo la Russia una repubblica presidenziale, è la Costituzione a prevedere che all’elezione del Presidente segua lo scioglimento del governo. In seno a quest’ultimo, ci sono solo sei nomi nuovi su 21, più continuità di così è difficile immaginare.

Ci si domanda come sarà accolto dai militari un ministro civile in tempo di guerra. Per ora, non trapela alcun commento, positivo o negativo che sia, perché qui si è abituati a giudicare dai fatti, non dalle dichiarazioni roboanti.

Il Partito Comunista si è astenuto rispetto alla riconferma di Mišustin a capo del governo. Si dice in Occidente che la formazione del nuovo governo sia scontata, ed è vero: le ultime elezioni parlamentari si sono svolte nel 2021, tre anni fa, dopo la pandemia ma prima dell’operazione militare speciale, Russia Unita ha preso quasi il 50%, per la precisione il 49,82%. I comunisti il 19%, i socialisti di Russia Giusta e i liberaldemocratici di Žirinovskij il 7 e mezzo. Non vedo perché dunque l’attuale compagine parlamentare non debba sostenere il governo proposto da Mišustin e, ovviamente, da Putin. Ma è importante sottolineare che Mišustin si è mostrato un premier assolutamente efficiente, a detta di tutti, opposizione compresa. I comunisti sono invece contrari alle politiche realizzate dal cosiddetto “blocco economico”, cioè i ministri di economia, sviluppo economico, commercio e soprattutto finanze, più attenti al business che al sociale. Ciò però non è sufficiente per “bocciare” Mišustin. Per questo, i comunisti si sono astenuti sulla nomina di Mišustin e votano contro i ministri del blocco economico. Tuttavia, numericamente, ciò non influisce minimamente.

Forse una novità è proprio questa: tutti i ministri sono o di Russia Unita o indipendenti. Invece, come ministro allo sport, viene votato Degtjarëv, ex governatore della regione di Chabarovsk, in Siberia. Il dettaglio consiste nel fatto che è un esponente di un Partito di opposizione, quello liberaldemocratico. Certo, un ministero secondario, ma comunque è un fattore emblematico, visto che il Partito di maggioranza non ne aveva bisogno. Fino all’ultimo, c’era un altro intrigo: che fine fa Nikolaj Patrušev, segretario del consiglio di sicurezza per ben 16 anni, dal 2008 in poi, dunque predecessore di Šojgu? Non è mica un uomo di secondo piano, dal 1999 al 2008 è stato anche direttore del FSB. Ebbene, ora è Assistente del Presidente della Federazione Russa. Non pensate che sia una carica di facciata: l’amministrazione presidenziale è un organo di Stato responsabile del coordinamento delle attività del presidente. Riassumendo il tutto, in Russia si segue il detto “cavallo vincente non si cambia in corsa”. Non prevedo quindi particolari scossoni o scartamenti.


Il ministro degli esteri Sergej Lavrov è stato accusato in Occidente di essere diventato un guerrafondaio, perché avrebbe detto che la Russia è pronta a combattere contro la NATO. Come sempre, la realtà è ben diversa, hanno estrapolato a loro piacimento. Durante la conferenza stampa di insediamento, gli è stato chiesto:

La conferenza sulla questione ucraina indetta dall’Occidente per il mese di giugno in Svizzera rappresenta un potenziale pericolo per gli interessi della Russia sul piano della politica estera? Come intendiamo fronteggiare e contrastare i propositi distruttivi del regime di Kiev e dei suoi curatori occidentali?

Lavrov ha risposto: Di questa conferenza sentono parlare già da tempo tutti coloro che stanno cercando di “avere la meglio” sulla Russia “sul campo di battaglia”, senza rinunciare però ai metodi diplomatici (secondo quello che dicono loro). Solo che i loro metodi diplomatici (e la conferenza in Svizzera non fa certo eccezione, poiché non è altro che la prosecuzione del processo che ha avuto inizio con gli incontri svoltisi nel “formato di Copenhagen”) si riducono al voler imporre un ultimatum alla Russia.

Di recente, il Capo del Dipartimento Federale per gli Affari Esteri della Svizzera Ignazio Cassis ha dichiarato nuovamente che senza la Russia non ha senso discutere di alcunché. E allora, perché indirla questa conferenza?

Molte sono state le proposte avanzate per la risoluzione della crisi: le hanno presentate la Repubblica Popolare Cinese, la Repubblica Sudafricana, il Brasile e i Paesi della Lega Araba, che sono venuti da noi poco tempo dopo l’inizio dell’Operazione Militare Speciale. La proposta cinese è quella più completa e onnicomprensiva, poiché è finalizzata in primo luogo ad analizzare le cause alla base della crisi, per poi lavorare sulla loro risoluzione. Nelle proposte degli altri Paesi si pone invece maggiore enfasi sugli aspetti umanitari della crisi (lo scambio dei prigionieri di guerra, delle salme, e l’accesso logistico da parte delle organizzazioni umanitarie). Tuttavia, l’Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Josep Borrell ha affermato che è in corso la preparazione alla Conferenza di Ginevra, dedicata alla “formula” di Zelenskij, e che tutte le altre proposte, invece, sono “uscite di scena”. Ancora una volta, ha deciso lui per tutti gli altri.

Il fatto che noi siamo disposti ai negoziati viene riconfermato anche ai vertici dal Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin in persona, in tutte le occasioni nelle quali egli fa riferimento alla questione ucraina.

La nostra è una causa giusta. Se loro vogliono vedersela con noi sul “campo di battaglia”, allora così sarà. Ma guardate adesso come “piagnucolano” di fronte al costante e importante avanzamento delle nostre Forze Armate sul campo.

Lavrov è noto ai più, ma facciamo un piccolo riassunto. Ministro in carica già da più di vent’anni, è ormai la personificazione della diplomazia della Russia, nonché il volto di un’epoca. E ciò non è dovuto esclusivamente alla sua eccezionale longevità politica. Sergej Lavrov è molto apprezzato in quanto, con lui come Ministro degli Esteri, la voce della Russia risuona ferma e potente sulla scena internazionale.

Per tutto questo tempo, il Capo della diplomazia russa ha lavorato alla realizzazione di un ordine mondiale multipolare, nel quale Mosca ricopre un ruolo determinante. Tale processo non è “indolore” e ha un suo prezzo, ma i contrasti attualmente in corso con l’Occidente hanno mostrato ancora una volta quanto questa evoluzione delle cose sia inevitabile e necessaria. D’altra parte, il fatto che i legami tra la Russia e i Paesi del Sud globale si stiano rapidamente rafforzando indica chiaramente che l’impegno profuso da Lavrov sta dando i suoi risultati.


Conoscete tutti il filosofo Aleksandr Dugin, se non altro per essere il padre della povera Dar’ja, ammazzata dagli ucrofascisti. In occasione della visita di Putin in Cina, ha rilasciato un’intervista alla testata Global Times, giornale cinese di lingua inglese. Eccovene un sunto.

Nella diplomazia ci sono molte cose che hanno significati simbolici. Questa è la prima visita all’estero di Putin dopo la sua rielezione e insediamento. Questa visita è, tuttavia, piuttosto unica. Dietro c’è qualcosa di più: la volontà di creare un mondo multipolare.

La Cina non è solo una parte del sistema capitalista, liberale, economico e politico occidentale, ma ne è già fuori. La Cina vi partecipa, è collegata ad esso, ma è un polo totalmente indipendente, uno Stato sovrano e di civiltà. Quindi, non c’è dubbio che la Cina rappresenti un polo sovrano e un pilastro dell’ordine mondiale multipolare.

L’altro pilastro è la Russia. Quando questi due pilastri di un mondo multipolare si incontrano e comunicano, è per dimostrare la volontà di continuare a costruire questa multipolarità con le sue due istanze più importanti. Il mondo oggi non è più unipolare, quindi l’egemonia della potenza occidentale è finita.

Grazie a questa comunicazione e cooperazione tra due poli o due pilastri (Cina e Russia), anche altri Paesi e regioni vogliono entrare a far parte del “club multipolare”, come l’India, il mondo islamico, l’Africa e l’America Latina.

Ciò non significa che stiamo costruendo o erigendo un’alleanza contro qualcuno. Ora, se l’Occidente accetta il multipolarismo, può partecipare alla costruzione di questo mondo multipolare. Ma se l’Occidente continua a opporsi all’emergere di questa multipolarità, saremo obbligati a lottare contro questo tentativo, non contro l’Occidente, ma contro l’egemonia.

Abbiamo già visto molte volte che quando l’Occidente dichiara qualcosa che persegue, presuppone che esista un “ordine mondiale basato su regole”. Ma quando si tratta di contraddire i loro interessi, semplicemente cambiano posizione.

Hanno invitato la Cina ad entrare nel mercato globale aperto, ma quando la Cina ha iniziato ad acquisire un vantaggio, alcuni Paesi occidentali hanno iniziato a imporre alcune misure protezionistiche contro la Cina. Cambiano le regole per servire i propri interessi, perché sono loro “le regole”.

Insieme, vogliamo difenderci da ogni tentativo di distruggere questa multipolarità o di mantenere l’egemonia di qualsiasi potere nel mondo.


Un commento di Marija Zacharova, portavoce del ministero degli esteri russo.

Il 17 maggio il Consiglio dell’UE ha pubblicato la decisione di vietare le “attività radiotelevisive” di tre media russi nel territorio dell’Unione Europea. RIA Novosti, Izvestija e Rossijskaja Gazeta sono state oggetto di un’ennesima ondata di restrizioni di censura da Bruxelles. Ai media specificati viene ordinato di interrompere completamente la distribuzione di qualsiasi contenuto attraverso i media elettronici nell’UE. L’Unione Europea non nasconde il fatto che questa grave violazione del diritto al libero accesso all’informazione e i tentativi di mettere a tacere la verità si basano esclusivamente su motivi politici.

Consideriamo questo passo dell’UE come una continuazione della pratica di censura politica, l’epurazione totale dello spazio informativo da qualsiasi punto di vista alternativo alle narrazioni occidentali. Questa è un’altra delle tante prove dell’abbandono da parte dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri dei loro obblighi internazionali nel campo della garanzia del pluralismo dei media e un altro esempio della degenerazione delle società democratiche nei paesi dell’“Occidente collettivo”.

Abbiamo ripetutamente avvertito a vari livelli che l'uso di misure repressive da parte dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri contro i media russi e i loro dipendenti non passerà inosservato. Ignorare questi avvertimenti ci costringe a prendere contromisure che inevitabilmente seguiranno. La responsabilità di tale sviluppo di eventi spetta esclusivamente all’UE e alle capitali dell’UE che hanno sostenuto la decisione menzionata.


Georgia: veto presidenziale alla legge sugli “agenti stranieri” che non cambia niente

L’opposizione georgiana: “La nuova legge è un ostacolo per il cammino della repubblica caucasica verso l’Europa”

Il presidente della Georgia, Salomé Zurabišvili, ha usato il suo diritto di veto alla legge sui cosiddetti “agenti stranieri”, che era stata approvata dal Parlamento di Tbilisi in terza e definitiva lettura martedì, 14 maggio. Da più di un mese nell’ex repubblica sovietica del Caucaso sono in corso proteste popolari contro la legge, bollata dall’opposizione come “contraria alla libertà di espressione”.

La legge è stata voluta fortemente dal Governo, guidato dal partito “Kartuli Ontseba” (Sogno Georgiano), secondo cui la legge è stata elaborata sul modello di una analoga norma degli Stati Uniti, chiamata “Foreign Agents Registration Act”, (FARA), in vigore negli USA sin dal 1938. L’opposizione e il presidente, Zurabišvili, hanno dichiarato che la nuova legge “contraddice la lettera e lo spirito della Costituzione della Georgia e rappresenterà un ostacolo per il cammino della repubblica caucasica verso l’Europa».

In Georgia, la repubblica parlamentare, il presidente ha un ruolo perlopiù “cerimoniale”, e il potere di veto permette al Capo dello Stato solo di “posticipare l’entrata in vigore della legge”: il Parlamento ha il diritto di respingere il veto e far entrare la legge in vigore ugualmente. In questo caso, la maggioranza ha abbastanza voti in Parlamento per farlo, e quindi la legge entrerà comunque in vigore, con ogni probabilità.

Nel dicembre del 2023 la Georgia ha ottenuto lo status di Paese candidato a entrare nell’Unione Europea, ma per proseguire in questo percorso dovrà dimostrare di garantire il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche e il rispetto dello stato di diritto: i critici della nuova legge sostengono che questa “limiterà le libertà democratiche nel Paese”.

Ed ecco cosa ne pensa Marija Zacharova.

L’adozione di una legge sugli agenti stranieri da parte degli Stati membri dell’UE non diventerà un ostacolo affinché queste persone ricevano, ad esempio, sussidi, assistenza e sostegno all’interno dell’Unione?

Permettetemi di ricordarvi che le leggi sugli agenti stranieri sono simili nei contenuti, e in alcuni casi molto più rigide, in più di 60 Paesi in tutto il mondo, principalmente nelle democrazie “standard”. Tutto è iniziato con loro. Ad esempio, negli Stati Uniti, il Foreign Agents Registration Act (FARA) è in vigore dal 1938, in Australia – sul sistema di trasparenza dell’influenza straniera, nel Regno Unito – sulla sicurezza nazionale, in Israele – sulla trasparenza dei finanziamenti alle ONG, in Francia – sulla prevenzione delle ingerenze straniere (prossimamente è prevista una votazione al Senato).

Inoltre, nella maggior parte dei casi non si tratta tanto di atti normativi quanto di strumenti repressivi. Negli stessi Stati Uniti, per il mancato rispetto della “FARA” si può facilmente finire in carcere. Marija Butina ha scritto un intero libro su queste affascinanti manifestazioni della democrazia neoliberista. Ne consiglio la lettura.

La stessa UE, sulla falsariga del disturbo bipolare cronico che le è diventato familiare, prevede di adottare la propria versione di legislazione sugli agenti stranieri: il “Pacchetto Difesa della Democrazia”. In alcuni elementi, ancora in forma di bozza, il progetto di regolamento appare addirittura più severo del suo progenitore americano.

Mi chiedo, quando si arriverà all’adozione di questo documento, l’UE inizierà ad autoescludersi dalla sua adesione? Mi è persino venuto in mente un nome: bipolare postmoderno.


Questa settimana, la Zacharova è stata particolarmente prolifica. Con emozione, trasformandosi in sconcerto, guardo la farsa discussione in Occidente sulla legittimità delle elezioni, dell’inaugurazione, della nomina del governo e di altre procedure costituzionali in Russia.

Mi sembra che tutti questi “ragionatori” provenienti da strutture incentrate sulla NATO farebbero bene a chiarire prima le proprie “legittimità”.

E’ del tutto inspiegabile il motivo per cui nessuno degli occidentali che difendono la democrazia, lo stato di diritto e i diritti umani presta attenzione al fatto che negli Stati Uniti dichiarano apertamente “la necessità di uccidere il candidato presidenziale, l’ex presidente del paese Donald Trump. Di questo non si parla nelle reti blockchain, ma nei media ufficiali, e non ne parlano i tossicodipendenti di Filadelfia di Kensington Avenue, ma i politici democratici. Ad esempio, è stato richiesto dal deputato Dan Goldman e dal politologo-pubblicista Robert Kagan, che per pura coincidenza è il marito di Victoria Nuland.

Se pensate che tutta questa sia solo retorica, allora vi dirò che questa è semplicemente storia degli Stati Uniti.

Innanzitutto, una breve escursione nella realtà della legittimità in stile americano.

1835 – tentativo di omicidio del presidente Andrew Jackson,

1865 – assassinio del presidente Abraham Lincoln,

1881 – assassinio del presidente James Garfield,

1901 – assassinio del presidente William McKinley,

1912 – tentativo di omicidio del presidente Theodore Roosevelt,

1933 – tentativo di omicidio del presidente eletto Franklin Delano Roosevelt,

1935 – assassinio del candidato presidenziale Huey Long,

1950 – tentativo di omicidio del presidente Harry Truman,

1963 – assassinio del presidente John Kennedy,

1968 – assassinio del candidato presidenziale Robert Kennedy,

1972 – tentativo di omicidio del candidato presidenziale George Wallace,

1974 – tentativo di omicidio del presidente Richard Nixon,

1975 – tentativo di omicidio del presidente Gerald Ford,

1981 – tentativo di omicidio del presidente Ronald Reagan,

1993 – tentativo di omicidio del presidente George H. W. Bush,

1994 – tentativo di omicidio del presidente Bill Clinton,

2005 – tentativo di omicidio del presidente George W. Bush,

2008 – tentativo di omicidio del candidato presidenziale Barack Obama,

2011 – tentativo di omicidio del presidente Barack Obama.

La tradizione è terribile, ma è, come si suol dire, consolidata. E questa è solo una parte di quanto è stato declassificato ed è disponibile in open source.

Sarebbe bello se tutto questo esercito anglosassone rivolgesse la sua attenzione ai mostruosi problemi di legittimità, democrazia e diritti umani delle proprie procedure elettorali e costituzionali.


Per quel che riguarda il tentato omicidio del primo ministro slovacco Robert Fico, a me interessa un altro dettaglio. Tutto l’occidente ha condannato l’attentato, figuriamoci, aggiungendo però aggettivi del tipo “controverso”, “filorusso”, “sovranista” e quant’altro, manco ciò rendesse meno grave l’accaduto. Poi però abbiamo l’attentatore – peraltro filoucraino – che, interrogato dalla polizia sui motivi del gesto, risponde candidamente “perché non sono d’accordo con la politica di Fico”, e nessuno commenta. Cioè, se io dovessi sparare a tutti i politici con cui non sono d’accordo, sarebbe un bagno di sangue…

Ultimora


C’è un inevitabile ultimora, riguarda l’incidente di domenica sera dell’elicottero con il presidente iraniano. Al momento in cui andiamo in onda non abbiamo notizie se Raisi sia sopravvissuto. Però dobbiamo fare un minimo di analisi. Intanto, il giornalista russo-siriano Abbas Džuma, che conosco bene personalmente, che non è mai a caccia di sensazionalismi.

Al momento in cui scrivo, il destino del presidente iraniano Ibrahim Raisi rimane sconosciuto. Non si conosce nemmeno la sorte di coloro che erano con lui sull’elicottero, compreso il ministro degli Esteri del Paese. I soccorritori stanno lavorando nelle condizioni più avverse: fitta nebbia e pioggia. L’elicottero non è ancora stato ritrovato e ad ogni nuova segnalazione le paure crescono.

Ma penso che dovremmo fare del nostro meglio per mettere da parte le emozioni e analizzare la situazione a livello globale. Vorrei iniziare dando fastidio agli oppositori della Repubblica islamica. Il sistema del doppio potere in Iran, dove c’è un presidente e un leader spirituale, è costruito in modo tale che non ci siano persone insostituibili in questo sistema. Assolutamente tutto il personale nella sfera statale viene formato di conseguenza. Ecco perché la morte del leggendario generale Qassem Suleimani a seguito di un attacco statunitense nel 2020 non ha portato al collasso del sistema di sicurezza dello Stato e non ha indebolito l’Iran. Il generale fu immediatamente sostituito da un altro generale. Sì, meno esperto di media, ma non per questo meno esperto ed efficace.

Lo stesso si può dire del presidente. E anche la Guida Suprema. Si può solo invidiare il pool di talenti iraniani. Ma se si scoprisse che l’incidente dell’elicottero è stato un sabotaggio, un attacco terroristico, un tentativo di omicidio, non invidio i committenti e gli autori. L’Iran ha ripetutamente dimostrato di essere in attesa di un aggressore. La portata di questo incidente potrebbe avere conseguenze così gravi per la regione e per il mondo da dover considerare la versione dell’assassinio. E Israele sembra essere la parte più interessata a questo grande conflitto.

Sono sicuro che l’attacco israeliano alla missione diplomatica iraniana in Siria il 1° aprile 2024 sia stato un tentativo da parte della fallimentare leadership israeliana di trascinare Teheran in una grande guerra dalla quale gli Stati Uniti non sarebbero stati in grado di allontanarsi. Non ha funzionato. L’Iran ha risposto con fermezza ma con cautela. Se l’incidente con l’elicottero presidenziale dovesse rivelarsi la continuazione di questa storia, la situazione potrebbe diventare un “cigno nero” e il mondo si ritroverà ancora una volta sull’orlo di una grande guerra.

E qui aggiungo io. Non si può sfuggire alla logica degli eventi recenti. Di volta in volta vengono colpiti i politici che si oppongono alla strategia dell’Occidente collettivo nei confronti della Russia.

Ecco solo gli eventi di maggio:

7 maggio: tentato assassinio del principe ereditario dell’Arabia Saudita.

13 maggio: operazione notturna per prevenire un colpo di Stato militare in Turchia.

15 maggio: attentato al premier slovacco Fico.

16 maggio: arresto di un attentatore al presidente serbo Vučić.

Adesso ecco l’elicottero del presidente iraniano Raisi.

Tutto casuale?

Amarcord


Irkutsk è una città di 600 mila abitanti sulla costa occidentale del lago Bajkal, che già chiamarlo lago mi vien da ridere. Dall’altro lato inizia la Buriazia. Sono cinque ore di fuso orario in più rispetto a Mosca, e ci vogliono altrettante cinque ore di volo (5.000 km). Una decina di anni fa, fui ingaggiato da Banca Intesa per la traduzione simultanea al premio letterario italo-russo “Raduga” in quella città. Partito da Mosca verso le sette di sera, arrivai che per me era mezzanotte, ma lì erano le cinque del mattino. Trovai subito un “taxi, dottò” (sono uguali in tutto il mondo) e mi feci portare al mio albergo, alle sei ero già a letto. Mi sono svegliato verso mezzogiorno, e così avevo già recuperato la differenza di fuso orario.

In albergo c’era l’aria condizionata, ma appena fuori scoprii che c’era una calura anomala, sui 35 gradi. Alle cinque del mattino non me n’ero reso conto. Rientrai subito, e chiesi alla ragazza della reception quale fosse la trattoria più vicina, e mi rispose che ce n’era una giusto a ridosso dell’albergo, con un nome italiano che adesso non ricordo.

Aveva i tavolini fuori, su una veranda coperta, con le tovaglie di carta a quadri rossi e bianchi, come si usava in Italia quand’ero giovane. Chiesi al cameriere la ragione del nome italiano e delle pietanze tipo carbonara, amatriciana eccetera. No, mi rispose, il proprietario non era italiano, era russo, ma innamorato dell’Italia. Mi feci portare una carbonara, più per curiosità che altro. Invece, fu una piacevole sorpresa, con tanto di vinello bianco fresco, in una caraffa di vetro col bollo del monopolio di Stato italiano. Era un flash: ero davvero sul lago Bajkal, a 8.000 km dallo Stivale italico?

Nei ristoranti russi si usa sempre la musica, fenomeno che a me non piace. Talvolta, passano anche brani italiani, ma qui vanno per la maggiore i Ricchi e Poveri, Al Bano e Romina Power, Pupo, insomma, davvero il contrario dei miei gusti personali. Invece, con mia grande sorpresa, ascoltai un intero LP (o come diavolo li chiamate adesso) di… Franco Califano. Cioè, voglio dire: pensavo di essere l’unico a conoscerlo, in questo sterminato Paese di 11 fusi orari.

Dopo questa “immersione”, la simultanea andò benissimo.

Musica


Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Questa la conoscete tutti, non sto nemmeno a tradurvela: Katjuša, da cui la versione partigiana italiana Fischia il vento.

E’ del 1938, era chiaro che si andava verso la guerra. La popolarità della canzone è dovuta proprio al diminutivo femminile “Katjuša”, dato al fronte durante la Grande Guerra Patriottica ai veicoli da combattimento con artiglieria a razzo.

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