Амбиции Наполеона: зачем Макрону война с Россией?
Связан ли Макрон с американской разведкой? И правда ли, что боевики Иностранного легиона уже вступили в бой в составе ВСУ?
Амбиции Наполеона: зачем Макрону война с Россией?
Связан ли Макрон с американской разведкой? И правда ли, что боевики Иностранного легиона уже вступили в бой в составе ВСУ?
Pavel Zarubin, canale televisivo Rossija. Ho due domande ed entrambe sono piuttosto lunghe.
Primo. Lei è venuto a Taškent e noi, insieme a Lei, siamo volati quasi immediatamente da Minsk, e da allora questo argomento è stato di interesse: a Minsk ha risposto alla domanda sulla legittimità di Zelenskij e su con chi negoziare, qualora e quando questi negoziati diventassero possibili. Lei ha affermato che è necessario esaminare la Costituzione dell’Ucraina per vedere quali organi governativi possono operare senza elezioni. Ma, in base alla Costituzione dell’Ucraina, risulta che ora solo la Verchovna Rada – la Camera bassa – può funzionare; non viene detta una parola sull’estensione dei poteri del presidente; è solo sulla base della legge marziale che Zelenskij sembra continuare a funzionare. Lei ha detto che è necessaria un’analisi giuridica. Stiamo facendo questa analisi? Con chi si dovrebbe parlare, se si parlasse?
Dalle alte piattaforme occidentali si sentono dichiarazioni sempre più belligeranti. Adesso addirittura si parla che a Kiev deve essere consentito di colpire in profondità il territorio russo con armi occidentali. Proprio oggi il Ministro della Difesa dell’Unione Europea ha discusso di questo argomento, e il Segretario Generale della NATO ha addirittura detto: stiamo dando armi a Kiev e da quel momento riteniamo che siano ucraine, e l’Ucraina può fare quello che vuole, colpire il territorio russo dove lo ritiene necessario.
Vladimir Putin: La prima domanda riguarda la legittimità del governo ucraino. E’ vero, occorre fare un’analisi seria e approfondita.
La prima cosa che si vede e che mi riferiscono i miei colleghi è questa. La Costituzione dell’Ucraina prevede l’estensione dei poteri, ma solo della Rada; la Costituzione dell’Ucraina non dice nulla sull’estensione dei poteri del Presidente. Primo.
Secondo. In effetti, la legge ucraina sullo status giuridico, sulla situazione giuridica e sulla legge marziale stabilisce che durante la legge marziale non si tengono elezioni presidenziali, ma ciò non significa che siano prolungate. Non si svolgono, ma chi ha detto che debbano essere prorogate? Nella Costituzione non c’è nulla al riguardo. Ma c’è l’articolo 111 della Costituzione dell’Ucraina, secondo il quale in questo caso i poteri del potere supremo, in realtà i poteri presidenziali, vengono trasferiti al presidente del parlamento. Inoltre, in condizioni di legge marziale, i poteri del parlamento vengono estesi. Questa è un’analisi preliminare, dobbiamo dare un’occhiata più da vicino.
Alcuni esperti dicono che ci sono contraddizioni tra la costituzione, che parla solo dell’estensione dei poteri della Rada durante la legge marziale, e la legge di cui ho appena parlato – la legge, credo, del 2016, che determina lo status giuridico della legge marziale. Lì, come ho già detto e ripetuto, si dice che le elezioni presidenziali non si terranno, ma da nessuna parte si dice che verranno prolungate, e questo è un problema.
Qual è il problema? Il fatto è che, fondamentalmente, lo Stato ucraino non si basa sull’idea di una repubblica presidenziale, ma sull’idea di una repubblica parlamentare-presidenziale, e le principali leve del potere sono concentrate nell’organo rappresentativo dello Stato. Pertanto, è abbastanza logico che la Costituzione stessa e gli altri atti giuridici adottati sulla sua base siano strutturati in questo modo.
Pertanto, a rigor di termini, secondo una valutazione preliminare – parlo solo secondo una valutazione preliminare – l’unica autorità legittima rimane il Parlamento e il presidente della Rada. Quindi, in linea di massima, se si volessero tenere le elezioni presidenziali, bisognerebbe abolire la legge marziale, tutto qui, e si dovrebbero tenere le elezioni. Ma non hanno voluto farlo per una serie di ragioni. Ma penso (questo non è più collegato in alcun modo alla Costituzione) che forse l’idea degli attuali proprietari dell’Ucraina, e sono all’estero, sia quella di affidare all’attuale ramo esecutivo l’onere di prendere tutte le decisioni impopolari, inclusa un’altra decisione per abbassare ulteriormente l’età della leva. Erano 27, ora sono 25, la tappa successiva potrebbe essere 23 o subito 18 anni.
E dopo che questa e altre decisioni impopolari saranno state prese, gli attuali rappresentanti del potere esecutivo, penso, saranno sostituiti da persone che non avranno questa responsabilità sulle spalle per decisioni impopolari tra la gente. Pigliano e li cambiano. Se questa è l’idea, allora in linea di principio la logica è chiara. Vediamo cosa succede dopo.
Ma proprio come ho detto a Minsk, il sistema politico e giuridico stesso dell’Ucraina deve finalmente formulare e dare una risposta a ciò che sta accadendo in Ucraina. Qui, mi sembra, in realtà non è così difficile. Lo ripeto per la terza volta: la legge del 2016 dice che le elezioni presidenziali non possono svolgersi sotto legge marziale, ma da nessuna parte si dice che questi poteri siano estesi. Che significa? Vedasi l’articolo 111 della loro Costituzione: tutto il potere passa al presidente del parlamento.
Ora riguardo ai colpi. Ad essere onesti, non so cosa stia dicendo il Segretario generale della NATO. Quando era Primo Ministro della Norvegia, abbiamo comunicato con lui e risolto questioni difficili riguardanti il Mare di Barents e altre, e in generale potevamo metterci d’accordo, a quel tempo, ne sono sicuro, non soffriva di demenza; se parla della possibilità di colpire il territorio russo con armi di precisione a lungo raggio, come persona a capo di un’organizzazione politico-militare, sebbene sia un civile, come me, ma dovrebbe comunque sapere che le armi di precisione a lungo raggio non possono essere utilizzate senza attrezzatura da ricognizione spaziale. Primo.
Secondo. La scelta finale del bersaglio e la cosiddetta missione di volo possono essere effettuate solo da specialisti altamente qualificati sulla base di questi dati di intelligence, dati di intelligence tecnica. Per alcuni sistemi d’attacco, come Storm Shadow, questi compiti possono essere inseriti automaticamente (missioni di volo), senza alcuna presenza di personale militare ucraino. Chi lo fa? Ciò viene fatto da coloro che producono e da coloro che presumibilmente forniscono questi sistemi d’attacco all’Ucraina. In generale, ciò può avvenire senza partecipazione – e avviene senza la partecipazione del personale militare ucraino. E anche altri sistemi, ad esempio, come ATACMS, vengono preparati sulla base della ricognizione spaziale, vengono formulati gli obiettivi e vengono automaticamente portati fino ai gruppi di fuoco appropriati – potrebbero non capire nemmeno cosa stiano inserendo – e la squadra di fuoco potrebbe essere anche ucraina, inserisce l’attività di volo corrispondente. Ma questo compito non viene preparato dal personale militare ucraino, ma dai rappresentanti dei Paesi della NATO.
Quindi, questi rappresentanti dei Paesi della NATO, soprattutto in Europa, soprattutto nei piccoli Paesi, devono essere consapevoli di ciò con cui stanno giocando. Devono ricordare che questi sono, di regola, Stati con un territorio piccolo e una popolazione molto densa. E questo è un fattore che devono tenere presente prima di parlare di attacchi in profondità nel territorio russo. Questa è una cosa seria e noi, ovviamente, la stiamo osservando con molta attenzione.
Tutto ora ruota attorno agli eventi alla periferia di Char’kov. Quindi sono stati loro a provocare questi eventi in questa direzione. Penso di aver detto pubblicamente sei mesi fa: se continuano a colpire le zone residenziali, saremo costretti a creare una zona di sicurezza. E proprio di recente, come ho detto, siamo passati a questo.
Prima ci hanno provocato nel Donbass, ci hanno preso per il naso per otto anni, ci hanno ingannato pensando che avrebbero risolto la questione pacificamente e ci hanno costretto a tentare di riportare la situazione alla pace con mezzi armati. Poi ci hanno ingannato durante il processo di negoziazione, hanno deciso che avrebbero sconfitto la Russia sul campo di battaglia e le avrebbero inflitto una sconfitta strategica. Poi li abbiamo avvertiti: non entrate nel nostro territorio, non bombardate Belgorod e gli altri territori adiacenti, altrimenti saremo costretti a creare una zona di sicurezza.
Guardi tutti i rapporti dei suoi colleghi occidentali. Nessuno parla del bombardamento di Belgorod e degli altri territori adiacenti, tutti parlano solo del fatto che la Russia ha aperto un nuovo fronte e sta attaccando Char’kov; neanche una parola. Cosa causa questo? Lo hanno fatto con le proprie mani. Bene, allora raccoglieranno i frutti della loro creatività. La stessa cosa può accadere nel caso dell’uso di armi di precisione a lungo raggio, di cui Lei ha chiesto.
In generale, questa costante escalation può portare a gravi conseguenze. Se queste gravi conseguenze si verificassero in Europa, come si comporteranno gli Stati Uniti, tenendo presente la nostra parità nel campo delle armi strategiche? Difficile da dire.
Vogliono un conflitto globale? Mi sembra che volessero negoziare nel campo delle armi strategiche, ma per qualche motivo non vediamo molto desiderio di farlo. Se ne parla, ma non sembra che ci sia molto desiderio. Vedremo cosa succede dopo.
Una domanda globale: gli Stati Uniti e le élite occidentali nel loro insieme non possono non capire che stanno attaccando i nostri interessi vitali e fondamentali e che ciò che sta accadendo è sempre stato impensabile. Perché lo fanno?
Si sono resi conto che il loro obiettivo è impedire il rafforzamento della Russia, contenere il nostro Paese, e stanno seriamente parlando di “decolonizzare” la Russia (in russo, vuol dire “smembramento”). Questo è un obiettivo strategico per loro.
Quando abbiamo dimostrato che non lo avremmo tollerato e che non avremmo permesso che l’Ucraina fosse usata come una minaccia diretta alla nostra sicurezza, uno strumento per distruggere tutto ciò che è russo nelle terre storiche russe, hanno iniziato a intraprendere tali azioni.
A quanto ho capito, queste conversazioni riflettono, in un certo senso, disperazione e consapevolezza che non sarà possibile raggiungere il loro obiettivo con i normali mezzi equi, utilizzati nel diritto internazionale anche durante le ostilità. Sembrerebbe una “agonia”.
Pensano che mettendo due nazioni l’una contro l’altra e scatenando le ostilità tra due nazioni più vicine che hanno legami di sangue (fratelli, sorelle, mogli), litigheremo e andremo per strade separate per i decenni a venire? E’ questo il loro obiettivo?
A quanto pare questo è l’obiettivo. Lo hanno fatto per più di due decenni, se non trent’anni, immediatamente dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica. Il loro obiettivo era distruggere tutto ciò che era russo, dalla lingua all’influenza su questo territorio, che volevano prendere per sé. Si prevedeva inoltre di creare basi militari sulla terraferma e nel Mar d’Azov. E hanno guardato alla Crimea con grandi pretese. Questi erano i piani. Ci contavano.
Ma come sempre accade quando si sveglia l’orso russo, il nostro popolo si è mobilitato come mai prima d’ora. Queste non sono parole vuote. Lo abbiamo visto durante le elezioni presidenziali in Russia e lo vediamo nelle attività quotidiane delle nostre imprese e organizzazioni pubbliche. Lo stesso si può dire dei russi che vivevano negli ex territori ucraini. Sono esposti a minacce ogni giorno. Il regime nazista continua a utilizzare armi occidentali per attaccare obiettivi civili, paesi e città. Nonostante ciò, i russi che ora vivono nei territori liberati riaffermano fermamente il loro impegno nei confronti del mondo russo in tutti i suoi sensi. Il loro impegno nei confronti della Russia, dalla quale un tempo erano separati per vari motivi, ma non si sono mai percepiti (questo è ora chiaramente confermato) isolati dalla Russia.
L’Occidente, come spesso accade con i suoi strateghi, ha ottenuto esattamente il risultato opposto.
Vediamo che dall’Occidente giungono a tutti i livelli dichiarazioni sempre più bellicose. La nostra posizione è più fredda e concreta. Quanto è alto il rischio che superino inosservati proprio quel limite quando rispondiamo in modo tale da sembrare troppo poco?
Le assicuro che non riusciranno a oltrepassare questo limite inosservati.
Settantanovesimo notiziario settimanale di lunedì 27 maggio 2024 degli italiani di Russia. A proposito, domenica prossima, 2 giugno, buona festa della Repubblica antifascista nata dalla Resistenza. E non venitemi a dire che non ci hanno liberati, e che secondo qualcuno i risultati furono falsificati, e altre simili amenità che sanno di stantio. Godetevi la festa, punto. Buon ascolto e buona visione.
Ciò che accomuna i due incontri
di questi giorni è il fatto che, certo, si è parlato anche di difesa, di
sicurezza, di Ucraina, soprattutto sollecitati dai giornalisti alle conferenze
stampa conclusive, ma l’ordine del giorno principale di entrambe le tornate è
stato quello economico, dei rapporti commerciali bilaterali. Mi spiace per gli
atlantisti (non mi spiace affatto), l’agenda non viene dettata da voi e dai
vostri desiderata.
Mi sono segnato alcuni punti che
mi hanno interessato particolarmente. Qualcuno dirà: hanno interessato te, a
noi checcefrega? Appunto, cambiate canale, nessuno vi punta un Kalašnikov alla
tempia costringendovi a guardare questo notiziario. Per coloro che invece sono
interessati a conoscere gli estratti da queste trattative, Putin ha detto:
Vorrei sottolineare che la
bilancia commerciale bilaterale cresce costantemente di anno in anno. La
Russia, in quanto principale partner economico della Bielorussia, rappresenta
circa il 60% della bilancia commerciale estera bielorussa. Alla fine dello
scorso anno, il fatturato commerciale è aumentato di oltre il 5% e ha raggiunto
il record di 46,5 miliardi di dollari. Li contiamo in dollari, eppure oltre il
90% di tutti i pagamenti nelle transazioni commerciali russo-bielorusse vengono
effettuati nelle nostre valute nazionali. Ciò significa che possiamo affermare
che il commercio e gli investimenti reciproci sono protetti dall’influenza di Paesi
terzi e dalle tendenze negative dei mercati valutari globali.
La Russia ha investito più di
cinque miliardi di dollari nell’economia bielorussa. Nella repubblica operano
duemilacinquecento aziende russe; vengono realizzati progetti comuni in settori
strategicamente importanti, come la produzione di automobili e macchine
utensili, macchine agricole, microelettronica e aviazione civile. La
cooperazione in agricoltura, nel complesso agroindustriale di Russia e
Bielorussia, si sta sviluppando attivamente in quelle aree che sono prioritarie
per noi in questo settore e si completano armoniosamente l’una con l’altra,
fornendo cibo e dirigendo in modo affidabile e ininterrotto la popolazione dei
nostri Stati; le eccedenze si indirizzano verso i mercati esteri.
Il settore prioritario della
cooperazione bilaterale è l’energia. Il nostro Paese fornisce tradizionalmente
petrolio e gas alla Bielorussia a condizioni molto favorevoli e preferenziali.
Nel novembre 2023, il più grande progetto comune è stato completato con
successo: la costruzione di una centrale nucleare bielorussa. La stazione
funziona a pieno regime. Ad oggi, le sue due unità hanno generato più di 30
miliardi di kilowattora di elettricità e siamo certamente determinati a
continuare ad aiutare i nostri amici bielorussi a sviluppare la propria
industria nucleare, nonché a rafforzare la cooperazione nei settori high-tech
correlati: digitalizzazione, medicina nucleare e la creazione di sistemi di
accumulo dell’energia.
Lukašenko ha sottolineato: Stiamo
facendo tutto ciò che loro, i Paesi occidentali, hanno fatto prima di noi e
stanno facendo ora. Addestrano piloti stranieri, in particolare gli americani
addestrano piloti tedeschi in Germania con vettori di armi nucleari, in
particolare bombe, se parliamo di aeroplani e missili. Non facciamo niente di
speciale, ci prepariamo, ci alleniamo, dobbiamo farci trovare pronti. Il mondo
è instabile, pericoloso, non possiamo perdere questo colpo, come è avvenuto a
metà del secolo scorso. Non lo permetteremo, dovrebbero saperlo. Non siamo noi
a provocare, ad aggravare la situazione, noi non abbiamo bisogno della guerra,
oggi abbiamo parlato solo di prospettive pacifiche. Ecco perché parliamo di
pace, ma teniamo asciutta la nostra polvere da sparo.
Alla domanda sulle trattative con
l’Ucraina, Putin ha risposto: la Russia non ha mai rifiutato questi negoziati.
Inoltre, noi in Bielorussia avevamo avviato questi negoziati
contemporaneamente, per poi trasferirli, su richiesta della parte ucraina, in
Turchia, a Istanbul. Siamo giunti ad accordi, abbiamo elaborato un progetto di
accordo, inoltre, il capo del gruppo negoziale da parte ucraina ha siglato gli
estratti di questi possibili accordi, cioè, in linea di principio, questo
generalmente andava bene per la parte ucraina e andava bene per la parte russa.
C’erano dei punti che dovevano essere migliorati, ma in generale, ripeto, se
questo documento è firmato dalla parte ucraina, significa che la parte ucraina
ne è rimasta soddisfatta.
Per ragioni ben note, dopo
l’arrivo a Kiev dell’allora primo ministro britannico Boris Johnson, la parte
ucraina ha respinto questi accordi e ne ha interrotto l’attuazione. Inoltre, ha
annunciato che i negoziati si sarebbero fermati – lo hanno detto pubblicamente,
non siamo stati noi a fermare questi negoziati, li hanno fermati loro – e si è
proibito di continuare questi negoziati. Noi non abbiamo vietato niente a
nessuno, siamo per le trattative.
Successivamente, sempre su
istigazione e sottomissione dei loro sponsor occidentali, i proprietari, l’obiettivo
è stato fissato: ottenere la sconfitta strategica della Russia e la vittoria
sulla Russia sul campo di battaglia. Ora vediamo che le discussioni sulla
necessità di tornare ai negoziati sono riprese. Che tornino pure. Ma che tornino
non sulla base di ciò che vuole un solo Paese, ma sulla base di quegli accordi
di natura fondamentale che sono stati raggiunti durante difficili negoziati in
Bielorussia e Turchia, e sulla base delle realtà odierne che si sono sviluppate
“in situ”. Noi siamo pronti.
Con chi negoziare? Questa,
ovviamente, non è una domanda peregrina. Naturalmente siamo consapevoli che la
legittimità dell’attuale capo di Stato è venuta meno. Penso che uno degli
obiettivi della conferenza annunciata, la conferenza in Svizzera, sia proprio
che la comunità occidentale, sponsor dell’attuale regime di Kiev, confermi la
legittimità dell’attuale o non più attuale capo di Stato. Ma queste iniziative
di pubbliche relazioni non contano per i documenti legali. Naturalmente ne
avremo bisogno se si arriva a questo, e parto dal fatto che i negoziati di pace
devono essere ripresi, e non con l’aiuto di ultimatum, ma con l’ausilio del
buon senso, e devono basarsi sul buon senso. Ma se si arriva a questo,
ovviamente dobbiamo capire con chi abbiamo bisogno e con chi possiamo trattare
per firmare documenti giuridicamente vincolanti, e poi dobbiamo essere
completamente sicuri di avere a che fare con autorità legittime. A questa
domanda si deve rispondere nella stessa Ucraina, innanzitutto, credo, dalla
posizione del parlamento, della Corte costituzionale o di altri organi
governativi.
E Lukašenko a quel punto ha
aggiunto: tanto, né l’attuale presidente né quello futuro, risolveranno questi
grandi problemi che affliggono lo Stato ucraino e il popolo ucraino. Sapete chi
deciderà: molto è già stato deciso da oltreoceano, e quello che non è stato
deciso lo decideranno dopo.
Immancabile la contingenza: la
morte del presidente iraniano Raisi. Si osserva una strana tendenza tra tutti i
leader che non sono d’accordo con l’Occidente collettivo. Recentemente il primo
ministro georgiano ha affermato che uno dei commissari europei lo ha minacciato
della sorte del primo ministro slovacco se fosse approvata la legge sugli
agenti stranieri. Si tratta di un nuovo ordine mondiale o di una nuova politica
dell’Occidente collettivo?
Putin: Non posso commentare ciò
che ha detto qualche commissario europeo. Ci sono molti commissari lì, cambiano
costantemente e ne dicono di ogni sorta. Una “bufera di neve politica”. E’
semplicemente vergognoso. Purtroppo, l’irresponsabilità dei funzionari di medio
livello, soprattutto in questo settore, è in aumento. Spesso lo riscontriamo
noi stessi. Possiamo provare solo rammarico. Non posso commentare nulla in
questa parte, ma per quanto riguarda la politica estera dell’Iran, sono decisioni
sovrane dell’Iran stesso. L’Iran è una grande potenza regionale e svolge un
ruolo significativo negli affari mondiali, ma, a mio avviso, dopo questa
tragedia difficilmente assisteremo a qualche cambiamento nella politica estera
della leadership iraniana, tenendo presente che le basi fondamentali dello
Stato iraniano sono abbastanza stabili, durevoli, affidabili. Abbiamo ottimi rapporti
con l’Iran come Stato, con il popolo iraniano e con la leadership iraniana.
Personalmente non vedo alcun possibile cambiamento serio di sorta, ma,
ovviamente, spero che rimanga la continuità nella direzione russa della
politica iraniana e nella direzione della nostra cooperazione sulle principali
questioni internazionali.
Lukašenko: Riguardo alla morte
del nostro caro amico. Ho incontrato Raisi più di una volta e penso che fosse
una persona normale e gentile che ha avuto un dialogo franco e onesto con noi
ed era preoccupata per lo sviluppo del proprio Stato e per la sua protezione;
gli interessi del suo stesso popolo.
Com’è andata, cosa è successo. Come
persona, e non come presidente, dirò: la posizione vile e disgustosa degli
Stati Uniti ha portato a questo. Intendo innanzitutto le sanzioni. Questi
furfanti non avevano il diritto di imporre sanzioni contro navi, aerei,
elicotteri e altri mezzi di trasporto. Hanno introdotto sanzioni, secondo me,
contro gli aerei russi, contro di noi, contro, ad esempio, il mio aereo. Non danneggeranno
Putin perché il suo aereo è russo. E’ normale? Avete venduto all’Iran quell’elicottero.
Non importa se era 40 o 50 anni fa. Potrebbe aver volato solo tre volte in 50
anni e sembrava andare bene se fosse stato adeguatamente manutenuto. Ma hanno vietato
alle loro aziende di manutenerlo. Anche questa è colpa loro. Sono tutti
credenti e, se sono credenti, che sappiano: prima o poi giungerà la nemesi. Ciò
conferma ancora una volta ciò che la Russia e gli altri Paesi che la sostengono
stanno facendo oggi, con la distruzione del mondo unipolare. Sarà, questo, un mondo
multipolare. Questi pazzi stanno avvicinando un mondo multipolare con le loro
azioni. Contenti? Hanno rubato i soldi, in questo caso dalla Russia e non solo.
Qualche nave è stata arrestata, una petroliera è stata portata via, le merci
sono state portate via: tutto è permesso, loro son forti. Ma io dico, se siete credenti,
io non sono un mistico, ma verrà il momento, risponderanno di tutto questo, e
risponderanno per intero, non si nasconderanno oltreoceano.
Putin: A proposito, gli
accompagnatori hanno volato su due elicotteri di fabbricazione russa.
Per molto tempo gli USA hanno
affermato di non incoraggiare tale possibilità. Poi, hanno detto che non
intendevano permetterlo e suggerivano all’Ucraina di non usarle. Ma, di fatto,
loro ci stanno facendo la guerra. Le armi americane sono già state utilizzate
su diversi obiettivi anche al di fuori dei confini che delimitano la zona del
conflitto.
Washington sta cercando di
rilasciare delle dichiarazioni che siano rassicuranti per l’opinione pubblica o
per i membri della NATO, in modo da far credere che la decisione non sia ancora
stata presa. Ma è solo una tattica. Perché noi sappiamo per certo che le armi
fornite sia dagli americani che da altri Paesi occidentali colpiscono obiettivi
situati sul territorio russo, in particolar modo infrastrutture civili e
quartieri residenziali. Tutto questo ce l’hanno loro sulla coscienza.
Il 21 maggio il ministro degli
Esteri tedesco Annalena Bärbock in un’intervista ha detto letteralmente alla
televisione ZDF quanto segue: “Metà del mondo lavora ogni giorno solo per
difendere la pace. Ma ciò richiede anche un presidente russo che, purtroppo,
non voglia parlare affatto. Ciò è stato dimostrato dalle recenti esercitazioni
nucleari russe e dai continui attacchi alle infrastrutture”. Primo.
Letteralmente ogni giorno, l’UE, gli USA, la Gran Bretagna e tutto questo
gruppo criminale organizzato della NATO prendono decisioni per aumentare le
forniture di armi alla zona di conflitto. Se questo è ciò che intendono
seriamente con “difendere la pace”, allora le tesi del Ministero degli Esteri
tedesco sono scritte dall’intelligenza artificiale, nella quale non hanno
scaricato altro che comunicati stampa dal sito web del Dipartimento di Stato. Secondo.
La Russia ha accettato immediatamente i negoziati non appena Kiev glielo ha
chiesto, nella primavera del 2022. Poi l’allora primo ministro britannico Boris
Johnson venne da Zelenskij e convinse i rappresentanti del regime di Kiev a
interromperli. Ecco una citazione diretta del capo della delegazione negoziale
ucraina, David Arachamija: “Quando siamo tornati da Istanbul, Boris Johnson è
venuto e ha detto che non avremmo firmato nulla con loro affatto. Combattiamo e
basta”. Terzo. Sotto la pressione degli Stati Uniti, nel settembre 2022,
Zelenskij ha firmato un decreto che vieta qualsiasi negoziato con Mosca.
Siamo al 1940, canzone diventata
famosa nel 1944. Una formazione di partigiani. Un ragazzo che si innamora di
una partigiana scura moldava, quando si era tutti insieme.
Cantata da ragazzi di oggi,
Kostroma, Mosca, Caterimburgo, Saratov, Čeljabinsk, Rostov sul Don, Taškent e
Samarcanda in Uzbekistan, Sebastopoli e Kerč’ in Crimea, Krasnojarsk,
Mordovia, Baku in Azerbajdžan, Alma Ata in Kazachstan, Kaluga, Udmurtia,
Krasnodar, Penza, Smolensk.
Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.
Tutti i video (senza testo) si trovano in:
Ci trovate anche in Telegram (in italiano) e Телеграм (in russo).
Per donazioni (anonime) e sponsorizzazioni (pubbliche) in rubli:
4211 7045 8356 7049 (Banca Intesa
Russia)
2202 2023 9503 8031 (Sberbank)
Per donazioni (anonime) e
sponsorizzazioni (pubbliche) in euro:
Correspondent bank: INTESA SANPAOLO SPA, MILAN
Swift: BCITITMM
Beneficiary Bank:
100100004730 BANCA INTESA 101000 MOSCOW RUSSIAN FEDERATION
SWIFT: KMBBRUMM
Beneficiary’s account
number: 40817978800004524011
Beneficiary’s name: Bernardini Mark
Settantottesimo notiziario settimanale di lunedì 20 maggio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
La sostituzione di Sergej Šojgu
con l’economista Andrej Belousov al vertice del ministero della Difesa della
Federazione Russa ha scatenato le più differenti interpretazioni della stampa
ed esperti occidentali, tra chi ha parlato di “purghe” e chi addirittura di
“terremoto al Cremlino”. Comunque, si è parlato di “sorpresa”.
Parlare di sorpresa forse è
esagerato. Diciamo che lo ritenevo poco probabile. Il messaggio è però chiaro:
Šojgu è stato il padre putativo ed un ottimo ministro della protezione civile,
in anni molto complicati, in cui i cataclismi naturali si alternavano agli
attentati terroristici di massa: 1991-2012, un ventennio. E’ stato poi spostato
a ministro della difesa appunto nel 2012, ed è rimasto tale fino ad oggi, altro
decennio.
Non c’è in Russia la percezione
che qualcuno voglia prolungare il conflitto, è vero l’esatto contrario. Per
questo, la nomina dell’economista Belousov, uomo di Stato di lungo corso,
prevedibilmente porterà ad un uso più razionale e perciò efficace delle risorse
a disposizione per l’apparato militare e la sicurezza del Paese.
Secondo altre voci si sarebbe
avverata la “profezia di Prigožin”. A Prigožin oggi si attribuisce tutto e il
contrario di tutto, ma siamo a livello di “meme”. Tra le tante “inesattezze”
(voglio essere buono) che ho ascoltato in queste ore, si dice che Šojgu, come
Belousov, non siano militari. E’ falso, e non mi riferisco al servizio di leva,
che effettivamente non ha svolto: 1977, tenente di riserva (dopo essersi
diplomato al Politecnico di Krasnojarsk, ha studiato lì presso il dipartimento
militare); 1993, Maggiore Generale; 1995, Tenente Generale; 1998, Colonnello
Generale; 2003, Generale dell’Esercito. Come capo della protezione civile, è
diventato militare effettivo nel 1991 e lo è tuttora. E’ membro permanente del
Consiglio di Sicurezza dal 1996. Il punto non è questo. Dove sta scritto che
alla difesa ci debba essere un militare? Crosetto, Pistorius, sono forse dei
militari?
Il Washington Post mette in
relazione la nomina di Belousov con l’arresto del vice di Šojgu per corruzione.
Fermo restando che, in uno Stato di diritto, l’accusa è una cosa e la condanna
è un’altra (gradirei attendere la conclusione delle indagini da parte del
Comitato Investigativo), ricordo sommessamente che Šojgu non è stato
“defenestrato”, come inizialmente detto in Occidente, è stato nominato
Segretario del Consiglio di Sicurezza. E allora in Occidente si dice che
comunque gli è stato tolto potere, una sorta di ministro senza portafoglio. E’
un’altra falsità. Cos’è il Consiglio di Sicurezza? E’ un organo consultivo a
disposizione diretta del Presidente russo in materia di sicurezza nazionale, lo
dice la parola stessa. Ne fanno parte tutti i ministri chiave, esteri, interni,
difesa, i presidenti di entrambe le camere, il capo del FSB e quello del SVR,
cioè i Servizi per le informazioni dall’estero. In altre parole, l’attuale
ministro della difesa Belousov risponde a Šojgu.
Peskov ha detto che il capo di
Stato Maggiore Gerasimov resterà al suo posto. A mia memoria, in Occidente
Gerasimov è stato dato per morto almeno una decina di volte, eliminato
fisicamente talvolta dagli ucraini, talaltra da Putin. Invece, è sempre qui,
come capo di stato maggiore generale delle Forze armate russe, cioè, è il
responsabile militare supremo. Lasciatelo quindi lavorare. Dobbiamo comprendere
tutti che il rimpasto di governo in Russia viene inteso in tutt’altro modo, non
come in Italia, se non altro perché, essendo la Russia una repubblica
presidenziale, è la Costituzione a prevedere che all’elezione del Presidente
segua lo scioglimento del governo. In seno a quest’ultimo, ci sono solo sei
nomi nuovi su 21, più continuità di così è difficile immaginare.
Ci si domanda come sarà accolto
dai militari un ministro civile in tempo di guerra. Per ora, non trapela alcun
commento, positivo o negativo che sia, perché qui si è abituati a giudicare dai
fatti, non dalle dichiarazioni roboanti.
Il Partito Comunista si è
astenuto rispetto alla riconferma di Mišustin a capo del governo. Si dice in
Occidente che la formazione del nuovo governo sia scontata, ed è vero: le
ultime elezioni parlamentari si sono svolte nel 2021, tre anni fa, dopo la
pandemia ma prima dell’operazione militare speciale, Russia Unita ha preso
quasi il 50%, per la precisione il 49,82%. I comunisti il 19%, i socialisti di
Russia Giusta e i liberaldemocratici di Žirinovskij il 7 e mezzo. Non vedo
perché dunque l’attuale compagine parlamentare non debba sostenere il governo
proposto da Mišustin e, ovviamente, da Putin. Ma è importante sottolineare che
Mišustin si è mostrato un premier assolutamente efficiente, a detta di tutti,
opposizione compresa. I comunisti sono invece contrari alle politiche
realizzate dal cosiddetto “blocco economico”, cioè i ministri di economia,
sviluppo economico, commercio e soprattutto finanze, più attenti al business
che al sociale. Ciò però non è sufficiente per “bocciare” Mišustin. Per questo,
i comunisti si sono astenuti sulla nomina di Mišustin e votano contro i
ministri del blocco economico. Tuttavia, numericamente, ciò non influisce minimamente.
Forse una novità è proprio
questa: tutti i ministri sono o di Russia Unita o indipendenti. Invece, come
ministro allo sport, viene votato Degtjarëv, ex governatore della regione di
Chabarovsk, in Siberia. Il dettaglio consiste nel fatto che è un esponente di
un Partito di opposizione, quello liberaldemocratico. Certo, un ministero
secondario, ma comunque è un fattore emblematico, visto che il Partito di
maggioranza non ne aveva bisogno. Fino all’ultimo, c’era un altro intrigo: che
fine fa Nikolaj Patrušev, segretario del consiglio di sicurezza per ben 16
anni, dal 2008 in poi, dunque predecessore di Šojgu? Non è mica un uomo di
secondo piano, dal 1999 al 2008 è stato anche direttore del FSB. Ebbene, ora è
Assistente del Presidente della Federazione Russa. Non pensate che sia una
carica di facciata: l’amministrazione presidenziale è un organo di Stato
responsabile del coordinamento delle attività del presidente. Riassumendo il
tutto, in Russia si segue il detto “cavallo vincente non si cambia in corsa”.
Non prevedo quindi particolari scossoni o scartamenti.
La conferenza sulla questione ucraina indetta dall’Occidente per il
mese di giugno in Svizzera rappresenta un potenziale pericolo per gli interessi
della Russia sul piano della politica estera? Come intendiamo fronteggiare e
contrastare i propositi distruttivi del regime di Kiev e dei suoi curatori
occidentali?
Lavrov ha risposto: Di questa
conferenza sentono parlare già da tempo tutti coloro che stanno cercando di
“avere la meglio” sulla Russia “sul campo di battaglia”, senza rinunciare però
ai metodi diplomatici (secondo quello che dicono loro). Solo che i loro metodi
diplomatici (e la conferenza in Svizzera non fa certo eccezione, poiché non è
altro che la prosecuzione del processo che ha avuto inizio con gli incontri
svoltisi nel “formato di Copenhagen”) si riducono al voler imporre un ultimatum
alla Russia.
Di recente, il Capo del
Dipartimento Federale per gli Affari Esteri della Svizzera Ignazio Cassis ha
dichiarato nuovamente che senza la Russia non ha senso discutere di alcunché. E
allora, perché indirla questa conferenza?
Molte sono state le proposte
avanzate per la risoluzione della crisi: le hanno presentate la Repubblica Popolare
Cinese, la Repubblica Sudafricana, il Brasile e i Paesi della Lega Araba, che
sono venuti da noi poco tempo dopo l’inizio dell’Operazione Militare Speciale.
La proposta cinese è quella più completa e onnicomprensiva, poiché è
finalizzata in primo luogo ad analizzare le cause alla base della crisi, per
poi lavorare sulla loro risoluzione. Nelle proposte degli altri Paesi si pone
invece maggiore enfasi sugli aspetti umanitari della crisi (lo scambio dei
prigionieri di guerra, delle salme, e l’accesso logistico da parte delle
organizzazioni umanitarie). Tuttavia, l’Alto Rappresentante dell’UE per gli
Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Josep Borrell ha affermato che è in
corso la preparazione alla Conferenza di Ginevra, dedicata alla “formula” di Zelenskij,
e che tutte le altre proposte, invece, sono “uscite di scena”. Ancora una
volta, ha deciso lui per tutti gli altri.
Il fatto che noi siamo disposti ai
negoziati viene riconfermato anche ai vertici dal Presidente della Federazione
Russa Vladimir Putin in persona, in tutte le occasioni nelle quali egli fa
riferimento alla questione ucraina.
La nostra è una causa giusta. Se
loro vogliono vedersela con noi sul “campo di battaglia”, allora così sarà. Ma
guardate adesso come “piagnucolano” di fronte al costante e importante
avanzamento delle nostre Forze Armate sul campo.
Lavrov è noto ai più, ma facciamo
un piccolo riassunto. Ministro in carica già da più di vent’anni, è ormai la
personificazione della diplomazia della Russia, nonché il volto di un’epoca. E
ciò non è dovuto esclusivamente alla sua eccezionale longevità politica. Sergej
Lavrov è molto apprezzato in quanto, con lui come Ministro degli Esteri, la
voce della Russia risuona ferma e potente sulla scena internazionale.
Per tutto questo tempo, il Capo
della diplomazia russa ha lavorato alla realizzazione di un ordine mondiale
multipolare, nel quale Mosca ricopre un ruolo determinante. Tale processo non è
“indolore” e ha un suo prezzo, ma i contrasti attualmente in corso con l’Occidente
hanno mostrato ancora una volta quanto questa evoluzione delle cose sia
inevitabile e necessaria. D’altra parte, il fatto che i legami tra la Russia e
i Paesi del Sud globale si stiano rapidamente rafforzando indica chiaramente
che l’impegno profuso da Lavrov sta dando i suoi risultati.
Nella diplomazia ci sono molte
cose che hanno significati simbolici. Questa è la prima visita all’estero di
Putin dopo la sua rielezione e insediamento. Questa visita è, tuttavia,
piuttosto unica. Dietro c’è qualcosa di più: la volontà di creare un mondo
multipolare.
La Cina non è solo una parte del
sistema capitalista, liberale, economico e politico occidentale, ma ne è già
fuori. La Cina vi partecipa, è collegata ad esso, ma è un polo totalmente indipendente,
uno Stato sovrano e di civiltà. Quindi, non c’è dubbio che la Cina rappresenti
un polo sovrano e un pilastro dell’ordine mondiale multipolare.
L’altro pilastro è la Russia.
Quando questi due pilastri di un mondo multipolare si incontrano e comunicano,
è per dimostrare la volontà di continuare a costruire questa multipolarità con
le sue due istanze più importanti. Il mondo oggi non è più unipolare, quindi l’egemonia
della potenza occidentale è finita.
Grazie a questa comunicazione e
cooperazione tra due poli o due pilastri (Cina e Russia), anche altri Paesi e
regioni vogliono entrare a far parte del “club multipolare”, come l’India, il
mondo islamico, l’Africa e l’America Latina.
Ciò non significa che stiamo
costruendo o erigendo un’alleanza contro qualcuno. Ora, se l’Occidente accetta
il multipolarismo, può partecipare alla costruzione di questo mondo
multipolare. Ma se l’Occidente continua a opporsi all’emergere di questa
multipolarità, saremo obbligati a lottare contro questo tentativo, non contro l’Occidente,
ma contro l’egemonia.
Abbiamo già visto molte volte che
quando l’Occidente dichiara qualcosa che persegue, presuppone che esista un “ordine
mondiale basato su regole”. Ma quando si tratta di contraddire i loro
interessi, semplicemente cambiano posizione.
Hanno invitato la Cina ad entrare
nel mercato globale aperto, ma quando la Cina ha iniziato ad acquisire un
vantaggio, alcuni Paesi occidentali hanno iniziato a imporre alcune misure
protezionistiche contro la Cina. Cambiano le regole per servire i propri
interessi, perché sono loro “le regole”.
Insieme, vogliamo difenderci da
ogni tentativo di distruggere questa multipolarità o di mantenere l’egemonia di
qualsiasi potere nel mondo.
Il 17 maggio il Consiglio dell’UE
ha pubblicato la decisione di vietare le “attività radiotelevisive” di tre
media russi nel territorio dell’Unione Europea. RIA Novosti, Izvestija e Rossijskaja
Gazeta sono state oggetto di un’ennesima ondata di restrizioni di censura da
Bruxelles. Ai media specificati viene ordinato di interrompere completamente la
distribuzione di qualsiasi contenuto attraverso i media elettronici nell’UE. L’Unione
Europea non nasconde il fatto che questa grave violazione del diritto al libero
accesso all’informazione e i tentativi di mettere a tacere la verità si basano
esclusivamente su motivi politici.
Consideriamo questo passo dell’UE
come una continuazione della pratica di censura politica, l’epurazione totale
dello spazio informativo da qualsiasi punto di vista alternativo alle
narrazioni occidentali. Questa è un’altra delle tante prove dell’abbandono da
parte dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri dei loro obblighi
internazionali nel campo della garanzia del pluralismo dei media e un altro
esempio della degenerazione delle società democratiche nei paesi
dell’“Occidente collettivo”.
Abbiamo ripetutamente avvertito a
vari livelli che l'uso di misure repressive da parte dell’Unione Europea e dei
suoi Stati membri contro i media russi e i loro dipendenti non passerà
inosservato. Ignorare questi avvertimenti ci costringe a prendere contromisure
che inevitabilmente seguiranno. La responsabilità di tale sviluppo di eventi
spetta esclusivamente all’UE e alle capitali dell’UE che hanno sostenuto la
decisione menzionata.
L’opposizione georgiana: “La
nuova legge è un ostacolo per il cammino della repubblica caucasica verso
l’Europa”
Il presidente della Georgia,
Salomé Zurabišvili, ha usato il suo diritto di veto alla legge sui cosiddetti
“agenti stranieri”, che era stata approvata dal Parlamento di Tbilisi in terza
e definitiva lettura martedì, 14 maggio. Da più di un mese nell’ex repubblica
sovietica del Caucaso sono in corso proteste popolari contro la legge, bollata
dall’opposizione come “contraria alla libertà di espressione”.
La legge è stata voluta
fortemente dal Governo, guidato dal partito “Kartuli Ontseba” (Sogno
Georgiano), secondo cui la legge è stata elaborata sul modello di una analoga
norma degli Stati Uniti, chiamata “Foreign Agents Registration Act”, (FARA), in
vigore negli USA sin dal 1938. L’opposizione e il presidente, Zurabišvili,
hanno dichiarato che la nuova legge “contraddice la lettera e lo spirito della
Costituzione della Georgia e rappresenterà un ostacolo per il cammino della
repubblica caucasica verso l’Europa».
In Georgia, la repubblica
parlamentare, il presidente ha un ruolo perlopiù “cerimoniale”, e il potere di
veto permette al Capo dello Stato solo di “posticipare l’entrata in vigore
della legge”: il Parlamento ha il diritto di respingere il veto e far entrare
la legge in vigore ugualmente. In questo caso, la maggioranza ha abbastanza
voti in Parlamento per farlo, e quindi la legge entrerà comunque in vigore, con
ogni probabilità.
Nel dicembre del 2023 la Georgia
ha ottenuto lo status di Paese candidato a entrare nell’Unione Europea, ma per
proseguire in questo percorso dovrà dimostrare di garantire il corretto
funzionamento delle istituzioni democratiche e il rispetto dello stato di
diritto: i critici della nuova legge sostengono che questa “limiterà le libertà
democratiche nel Paese”.
Ed ecco cosa ne pensa Marija
Zacharova.
L’adozione di una legge sugli
agenti stranieri da parte degli Stati membri dell’UE non diventerà un ostacolo
affinché queste persone ricevano, ad esempio, sussidi, assistenza e sostegno
all’interno dell’Unione?
Permettetemi di ricordarvi che le
leggi sugli agenti stranieri sono simili nei contenuti, e in alcuni casi molto
più rigide, in più di 60 Paesi in tutto il mondo, principalmente nelle
democrazie “standard”. Tutto è iniziato con loro. Ad esempio, negli Stati
Uniti, il Foreign Agents Registration Act (FARA) è in vigore dal 1938, in Australia
– sul sistema di trasparenza dell’influenza straniera, nel Regno Unito – sulla
sicurezza nazionale, in Israele – sulla trasparenza dei finanziamenti alle ONG,
in Francia – sulla prevenzione delle ingerenze straniere (prossimamente è
prevista una votazione al Senato).
Inoltre, nella maggior parte dei
casi non si tratta tanto di atti normativi quanto di strumenti repressivi.
Negli stessi Stati Uniti, per il mancato rispetto della “FARA” si può
facilmente finire in carcere. Marija Butina ha scritto un intero libro su
queste affascinanti manifestazioni della democrazia neoliberista. Ne consiglio
la lettura.
La stessa UE, sulla falsariga del
disturbo bipolare cronico che le è diventato familiare, prevede di adottare la
propria versione di legislazione sugli agenti stranieri: il “Pacchetto Difesa
della Democrazia”. In alcuni elementi, ancora in forma di bozza, il progetto di
regolamento appare addirittura più severo del suo progenitore americano.
Mi chiedo, quando si arriverà
all’adozione di questo documento, l’UE inizierà ad autoescludersi dalla sua
adesione? Mi è persino venuto in mente un nome: bipolare postmoderno.
Mi sembra che tutti questi
“ragionatori” provenienti da strutture incentrate sulla NATO farebbero bene a
chiarire prima le proprie “legittimità”.
E’ del tutto inspiegabile il
motivo per cui nessuno degli occidentali che difendono la democrazia, lo stato
di diritto e i diritti umani presta attenzione al fatto che negli Stati Uniti
dichiarano apertamente “la necessità di uccidere il candidato presidenziale,
l’ex presidente del paese Donald Trump. Di questo non si parla nelle reti
blockchain, ma nei media ufficiali, e non ne parlano i tossicodipendenti di
Filadelfia di Kensington Avenue, ma i politici democratici. Ad esempio, è stato
richiesto dal deputato Dan Goldman e dal politologo-pubblicista Robert Kagan, che
per pura coincidenza è il marito di Victoria Nuland.
Se pensate che tutta questa sia
solo retorica, allora vi dirò che questa è semplicemente storia degli Stati
Uniti.
Innanzitutto, una breve escursione
nella realtà della legittimità in stile americano.
1835 – tentativo di omicidio del
presidente Andrew Jackson,
1865 – assassinio del presidente
Abraham Lincoln,
1881 – assassinio del presidente
James Garfield,
1901 – assassinio del presidente
William McKinley,
1912 – tentativo di omicidio del
presidente Theodore Roosevelt,
1933 – tentativo di omicidio del
presidente eletto Franklin Delano Roosevelt,
1935 – assassinio del candidato
presidenziale Huey Long,
1950 – tentativo di omicidio del
presidente Harry Truman,
1963 – assassinio del presidente
John Kennedy,
1968 – assassinio del candidato
presidenziale Robert Kennedy,
1972 – tentativo di omicidio del
candidato presidenziale George Wallace,
1974 – tentativo di omicidio del
presidente Richard Nixon,
1975 – tentativo di omicidio del
presidente Gerald Ford,
1981 – tentativo di omicidio del
presidente Ronald Reagan,
1993 – tentativo di omicidio del
presidente George H. W. Bush,
1994 – tentativo di omicidio del
presidente Bill Clinton,
2005 – tentativo di omicidio del
presidente George W. Bush,
2008 – tentativo di omicidio del
candidato presidenziale Barack Obama,
2011 – tentativo di omicidio del
presidente Barack Obama.
La tradizione è terribile, ma è,
come si suol dire, consolidata. E questa è solo una parte di quanto è stato
declassificato ed è disponibile in open source.
Sarebbe bello se tutto questo
esercito anglosassone rivolgesse la sua attenzione ai mostruosi problemi di
legittimità, democrazia e diritti umani delle proprie procedure elettorali e
costituzionali.
Al momento in cui scrivo, il
destino del presidente iraniano Ibrahim Raisi rimane sconosciuto. Non si
conosce nemmeno la sorte di coloro che erano con lui sull’elicottero, compreso
il ministro degli Esteri del Paese. I soccorritori stanno lavorando nelle
condizioni più avverse: fitta nebbia e pioggia. L’elicottero non è ancora stato
ritrovato e ad ogni nuova segnalazione le paure crescono.
Ma penso che dovremmo fare del
nostro meglio per mettere da parte le emozioni e analizzare la situazione a
livello globale. Vorrei iniziare dando fastidio agli oppositori della
Repubblica islamica. Il sistema del doppio potere in Iran, dove c’è un
presidente e un leader spirituale, è costruito in modo tale che non ci siano
persone insostituibili in questo sistema. Assolutamente tutto il personale
nella sfera statale viene formato di conseguenza. Ecco perché la morte del
leggendario generale Qassem Suleimani a seguito di un attacco statunitense nel
2020 non ha portato al collasso del sistema di sicurezza dello Stato e non ha
indebolito l’Iran. Il generale fu immediatamente sostituito da un altro
generale. Sì, meno esperto di media, ma non per questo meno esperto ed
efficace.
Lo stesso si può dire del
presidente. E anche la Guida Suprema. Si può solo invidiare il pool di talenti
iraniani. Ma se si scoprisse che l’incidente dell’elicottero è stato un
sabotaggio, un attacco terroristico, un tentativo di omicidio, non invidio i
committenti e gli autori. L’Iran ha ripetutamente dimostrato di essere in
attesa di un aggressore. La portata di questo incidente potrebbe avere
conseguenze così gravi per la regione e per il mondo da dover considerare la
versione dell’assassinio. E Israele sembra essere la parte più interessata a
questo grande conflitto.
Sono sicuro che l’attacco
israeliano alla missione diplomatica iraniana in Siria il 1° aprile 2024 sia
stato un tentativo da parte della fallimentare leadership israeliana di
trascinare Teheran in una grande guerra dalla quale gli Stati Uniti non
sarebbero stati in grado di allontanarsi. Non ha funzionato. L’Iran ha risposto
con fermezza ma con cautela. Se l’incidente con l’elicottero presidenziale
dovesse rivelarsi la continuazione di questa storia, la situazione potrebbe
diventare un “cigno nero” e il mondo si ritroverà ancora una volta sull’orlo di
una grande guerra.
E qui aggiungo io. Non si può
sfuggire alla logica degli eventi recenti. Di volta in volta vengono colpiti i
politici che si oppongono alla strategia dell’Occidente collettivo nei
confronti della Russia.
Ecco solo gli eventi di maggio:
7 maggio: tentato assassinio del
principe ereditario dell’Arabia Saudita.
13 maggio: operazione notturna
per prevenire un colpo di Stato militare in Turchia.
15 maggio: attentato al premier
slovacco Fico.
16 maggio: arresto di un
attentatore al presidente serbo Vučić.
Adesso ecco l’elicottero del
presidente iraniano Raisi.
Tutto casuale?
In albergo c’era l’aria
condizionata, ma appena fuori scoprii che c’era una calura anomala, sui 35
gradi. Alle cinque del mattino non me n’ero reso conto. Rientrai subito, e
chiesi alla ragazza della reception quale fosse la trattoria più vicina, e mi
rispose che ce n’era una giusto a ridosso dell’albergo, con un nome italiano
che adesso non ricordo.
Aveva i tavolini fuori, su una
veranda coperta, con le tovaglie di carta a quadri rossi e bianchi, come si
usava in Italia quand’ero giovane. Chiesi al cameriere la ragione del nome
italiano e delle pietanze tipo carbonara, amatriciana eccetera. No, mi rispose,
il proprietario non era italiano, era russo, ma innamorato dell’Italia. Mi feci
portare una carbonara, più per curiosità che altro. Invece, fu una piacevole
sorpresa, con tanto di vinello bianco fresco, in una caraffa di vetro col bollo
del monopolio di Stato italiano. Era un flash: ero davvero sul lago Bajkal, a
8.000 km dallo Stivale italico?
Nei ristoranti russi si usa
sempre la musica, fenomeno che a me non piace. Talvolta, passano anche brani
italiani, ma qui vanno per la maggiore i Ricchi e Poveri, Al Bano e Romina
Power, Pupo, insomma, davvero il contrario dei miei gusti personali. Invece,
con mia grande sorpresa, ascoltai un intero LP (o come diavolo li chiamate
adesso) di… Franco Califano. Cioè, voglio dire: pensavo di essere l’unico a
conoscerlo, in questo sterminato Paese di 11 fusi orari.
Dopo questa “immersione”, la
simultanea andò benissimo.
Questa la conoscete tutti, non
sto nemmeno a tradurvela: Katjuša, da cui la versione partigiana italiana
Fischia il vento.
E’ del 1938, era chiaro che si
andava verso la guerra. La popolarità della canzone è dovuta proprio al
diminutivo femminile “Katjuša”, dato al fronte durante la Grande Guerra
Patriottica ai veicoli da combattimento con artiglieria a razzo.
Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.
Tutti i video (senza testo) si trovano in:
Ci trovate anche in Telegram (in italiano) e Телеграм (in russo).
Per donazioni (anonime) e sponsorizzazioni (pubbliche) in rubli:
4211 7045 8356 7049 (Banca Intesa
Russia)
2202 2023 9503 8031 (Sberbank)
Per donazioni (anonime) e
sponsorizzazioni (pubbliche) in euro:
Correspondent bank: INTESA SANPAOLO SPA, MILAN
Swift: BCITITMM
Beneficiary Bank:
100100004730 BANCA INTESA 101000 MOSCOW RUSSIAN FEDERATION
SWIFT: KMBBRUMM
Beneficiary’s account
number: 40817978800004524011
Beneficiary’s name: Bernardini Mark