Mark Bernardini

Mark Bernardini

giovedì 30 maggio 2024

20240530 Звезда Код доступа Макрон

Амбиции Наполеона: зачем Макрону война с Россией?

Связан ли Макрон с американской разведкой? И правда ли, что боевики Иностранного легиона уже вступили в бой в составе ВСУ?

martedì 28 maggio 2024

20240528 Putin

Pavel Zarubin, canale televisivo Rossija. Ho due domande ed entrambe sono piuttosto lunghe.

Primo. Lei è venuto a Taškent e noi, insieme a Lei, siamo volati quasi immediatamente da Minsk, e da allora questo argomento è stato di interesse: a Minsk ha risposto alla domanda sulla legittimità di Zelenskij e su con chi negoziare, qualora e quando questi negoziati diventassero possibili. Lei ha affermato che è necessario esaminare la Costituzione dell’Ucraina per vedere quali organi governativi possono operare senza elezioni. Ma, in base alla Costituzione dell’Ucraina, risulta che ora solo la Verchovna Rada – la Camera bassa – può funzionare; non viene detta una parola sull’estensione dei poteri del presidente; è solo sulla base della legge marziale che Zelenskij sembra continuare a funzionare. Lei ha detto che è necessaria un’analisi giuridica. Stiamo facendo questa analisi? Con chi si dovrebbe parlare, se si parlasse?

Dalle alte piattaforme occidentali si sentono dichiarazioni sempre più belligeranti. Adesso addirittura si parla che a Kiev deve essere consentito di colpire in profondità il territorio russo con armi occidentali. Proprio oggi il Ministro della Difesa dell’Unione Europea ha discusso di questo argomento, e il Segretario Generale della NATO ha addirittura detto: stiamo dando armi a Kiev e da quel momento riteniamo che siano ucraine, e l’Ucraina può fare quello che vuole, colpire il territorio russo dove lo ritiene necessario.

Vladimir Putin: La prima domanda riguarda la legittimità del governo ucraino. E’ vero, occorre fare un’analisi seria e approfondita.

La prima cosa che si vede e che mi riferiscono i miei colleghi è questa. La Costituzione dell’Ucraina prevede l’estensione dei poteri, ma solo della Rada; la Costituzione dell’Ucraina non dice nulla sull’estensione dei poteri del Presidente. Primo.

Secondo. In effetti, la legge ucraina sullo status giuridico, sulla situazione giuridica e sulla legge marziale stabilisce che durante la legge marziale non si tengono elezioni presidenziali, ma ciò non significa che siano prolungate. Non si svolgono, ma chi ha detto che debbano essere prorogate? Nella Costituzione non c’è nulla al riguardo. Ma c’è l’articolo 111 della Costituzione dell’Ucraina, secondo il quale in questo caso i poteri del potere supremo, in realtà i poteri presidenziali, vengono trasferiti al presidente del parlamento. Inoltre, in condizioni di legge marziale, i poteri del parlamento vengono estesi. Questa è un’analisi preliminare, dobbiamo dare un’occhiata più da vicino.

Alcuni esperti dicono che ci sono contraddizioni tra la costituzione, che parla solo dell’estensione dei poteri della Rada durante la legge marziale, e la legge di cui ho appena parlato – la legge, credo, del 2016, che determina lo status giuridico della legge marziale. Lì, come ho già detto e ripetuto, si dice che le elezioni presidenziali non si terranno, ma da nessuna parte si dice che verranno prolungate, e questo è un problema.

Qual è il problema? Il fatto è che, fondamentalmente, lo Stato ucraino non si basa sull’idea di una repubblica presidenziale, ma sull’idea di una repubblica parlamentare-presidenziale, e le principali leve del potere sono concentrate nell’organo rappresentativo dello Stato. Pertanto, è abbastanza logico che la Costituzione stessa e gli altri atti giuridici adottati sulla sua base siano strutturati in questo modo.

Pertanto, a rigor di termini, secondo una valutazione preliminare – parlo solo secondo una valutazione preliminare – l’unica autorità legittima rimane il Parlamento e il presidente della Rada. Quindi, in linea di massima, se si volessero tenere le elezioni presidenziali, bisognerebbe abolire la legge marziale, tutto qui, e si dovrebbero tenere le elezioni. Ma non hanno voluto farlo per una serie di ragioni. Ma penso (questo non è più collegato in alcun modo alla Costituzione) che forse l’idea degli attuali proprietari dell’Ucraina, e sono all’estero, sia quella di affidare all’attuale ramo esecutivo l’onere di prendere tutte le decisioni impopolari, inclusa un’altra decisione per abbassare ulteriormente l’età della leva. Erano 27, ora sono 25, la tappa successiva potrebbe essere 23 o subito 18 anni.

E dopo che questa e altre decisioni impopolari saranno state prese, gli attuali rappresentanti del potere esecutivo, penso, saranno sostituiti da persone che non avranno questa responsabilità sulle spalle per decisioni impopolari tra la gente. Pigliano e li cambiano. Se questa è l’idea, allora in linea di principio la logica è chiara. Vediamo cosa succede dopo.

Ma proprio come ho detto a Minsk, il sistema politico e giuridico stesso dell’Ucraina deve finalmente formulare e dare una risposta a ciò che sta accadendo in Ucraina. Qui, mi sembra, in realtà non è così difficile. Lo ripeto per la terza volta: la legge del 2016 dice che le elezioni presidenziali non possono svolgersi sotto legge marziale, ma da nessuna parte si dice che questi poteri siano estesi. Che significa? Vedasi l’articolo 111 della loro Costituzione: tutto il potere passa al presidente del parlamento.

Ora riguardo ai colpi. Ad essere onesti, non so cosa stia dicendo il Segretario generale della NATO. Quando era Primo Ministro della Norvegia, abbiamo comunicato con lui e risolto questioni difficili riguardanti il Mare di Barents e altre, e in generale potevamo metterci d’accordo, a quel tempo, ne sono sicuro, non soffriva di demenza; se parla della possibilità di colpire il territorio russo con armi di precisione a lungo raggio, come persona a capo di un’organizzazione politico-militare, sebbene sia un civile, come me, ma dovrebbe comunque sapere che le armi di precisione a lungo raggio non possono essere utilizzate senza attrezzatura da ricognizione spaziale. Primo.

Secondo. La scelta finale del bersaglio e la cosiddetta missione di volo possono essere effettuate solo da specialisti altamente qualificati sulla base di questi dati di intelligence, dati di intelligence tecnica. Per alcuni sistemi d’attacco, come Storm Shadow, questi compiti possono essere inseriti automaticamente (missioni di volo), senza alcuna presenza di personale militare ucraino. Chi lo fa? Ciò viene fatto da coloro che producono e da coloro che presumibilmente forniscono questi sistemi d’attacco all’Ucraina. In generale, ciò può avvenire senza partecipazione – e avviene senza la partecipazione del personale militare ucraino. E anche altri sistemi, ad esempio, come ATACMS, vengono preparati sulla base della ricognizione spaziale, vengono formulati gli obiettivi e vengono automaticamente portati fino ai gruppi di fuoco appropriati – potrebbero non capire nemmeno cosa stiano inserendo – e la squadra di fuoco potrebbe essere anche ucraina, inserisce l’attività di volo corrispondente. Ma questo compito non viene preparato dal personale militare ucraino, ma dai rappresentanti dei Paesi della NATO.

Quindi, questi rappresentanti dei Paesi della NATO, soprattutto in Europa, soprattutto nei piccoli Paesi, devono essere consapevoli di ciò con cui stanno giocando. Devono ricordare che questi sono, di regola, Stati con un territorio piccolo e una popolazione molto densa. E questo è un fattore che devono tenere presente prima di parlare di attacchi in profondità nel territorio russo. Questa è una cosa seria e noi, ovviamente, la stiamo osservando con molta attenzione.

Tutto ora ruota attorno agli eventi alla periferia di Char’kov. Quindi sono stati loro a provocare questi eventi in questa direzione. Penso di aver detto pubblicamente sei mesi fa: se continuano a colpire le zone residenziali, saremo costretti a creare una zona di sicurezza. E proprio di recente, come ho detto, siamo passati a questo.

Prima ci hanno provocato nel Donbass, ci hanno preso per il naso per otto anni, ci hanno ingannato pensando che avrebbero risolto la questione pacificamente e ci hanno costretto a tentare di riportare la situazione alla pace con mezzi armati. Poi ci hanno ingannato durante il processo di negoziazione, hanno deciso che avrebbero sconfitto la Russia sul campo di battaglia e le avrebbero inflitto una sconfitta strategica. Poi li abbiamo avvertiti: non entrate nel nostro territorio, non bombardate Belgorod e gli altri territori adiacenti, altrimenti saremo costretti a creare una zona di sicurezza.

Guardi tutti i rapporti dei suoi colleghi occidentali. Nessuno parla del bombardamento di Belgorod e degli altri territori adiacenti, tutti parlano solo del fatto che la Russia ha aperto un nuovo fronte e sta attaccando Char’kov; neanche una parola. Cosa causa questo? Lo hanno fatto con le proprie mani. Bene, allora raccoglieranno i frutti della loro creatività. La stessa cosa può accadere nel caso dell’uso di armi di precisione a lungo raggio, di cui Lei ha chiesto.

In generale, questa costante escalation può portare a gravi conseguenze. Se queste gravi conseguenze si verificassero in Europa, come si comporteranno gli Stati Uniti, tenendo presente la nostra parità nel campo delle armi strategiche? Difficile da dire.

Vogliono un conflitto globale? Mi sembra che volessero negoziare nel campo delle armi strategiche, ma per qualche motivo non vediamo molto desiderio di farlo. Se ne parla, ma non sembra che ci sia molto desiderio. Vedremo cosa succede dopo.

domenica 26 maggio 2024

20240526 Lavrov

Una domanda globale: gli Stati Uniti e le élite occidentali nel loro insieme non possono non capire che stanno attaccando i nostri interessi vitali e fondamentali e che ciò che sta accadendo è sempre stato impensabile. Perché lo fanno?

Si sono resi conto che il loro obiettivo è impedire il rafforzamento della Russia, contenere il nostro Paese, e stanno seriamente parlando di “decolonizzare” la Russia (in russo, vuol dire “smembramento”). Questo è un obiettivo strategico per loro.

Quando abbiamo dimostrato che non lo avremmo tollerato e che non avremmo permesso che l’Ucraina fosse usata come una minaccia diretta alla nostra sicurezza, uno strumento per distruggere tutto ciò che è russo nelle terre storiche russe, hanno iniziato a intraprendere tali azioni.

A quanto ho capito, queste conversazioni riflettono, in un certo senso, disperazione e consapevolezza che non sarà possibile raggiungere il loro obiettivo con i normali mezzi equi, utilizzati nel diritto internazionale anche durante le ostilità. Sembrerebbe una “agonia”.

Pensano che mettendo due nazioni l’una contro l’altra e scatenando le ostilità tra due nazioni più vicine che hanno legami di sangue (fratelli, sorelle, mogli), litigheremo e andremo per strade separate per i decenni a venire? E’ questo il loro obiettivo?

A quanto pare questo è l’obiettivo. Lo hanno fatto per più di due decenni, se non trent’anni, immediatamente dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica. Il loro obiettivo era distruggere tutto ciò che era russo, dalla lingua all’influenza su questo territorio, che volevano prendere per sé. Si prevedeva inoltre di creare basi militari sulla terraferma e nel Mar d’Azov. E hanno guardato alla Crimea con grandi pretese. Questi erano i piani. Ci contavano.

Ma come sempre accade quando si sveglia l’orso russo, il nostro popolo si è mobilitato come mai prima d’ora. Queste non sono parole vuote. Lo abbiamo visto durante le elezioni presidenziali in Russia e lo vediamo nelle attività quotidiane delle nostre imprese e organizzazioni pubbliche. Lo stesso si può dire dei russi che vivevano negli ex territori ucraini. Sono esposti a minacce ogni giorno. Il regime nazista continua a utilizzare armi occidentali per attaccare obiettivi civili, paesi e città. Nonostante ciò, i russi che ora vivono nei territori liberati riaffermano fermamente il loro impegno nei confronti del mondo russo in tutti i suoi sensi. Il loro impegno nei confronti della Russia, dalla quale un tempo erano separati per vari motivi, ma non si sono mai percepiti (questo è ora chiaramente confermato) isolati dalla Russia.

L’Occidente, come spesso accade con i suoi strateghi, ha ottenuto esattamente il risultato opposto.

Vediamo che dall’Occidente giungono a tutti i livelli dichiarazioni sempre più bellicose. La nostra posizione è più fredda e concreta. Quanto è alto il rischio che superino inosservati proprio quel limite quando rispondiamo in modo tale da sembrare troppo poco?

Le assicuro che non riusciranno a oltrepassare questo limite inosservati.

079 Italiani di Russia

Settantanovesimo notiziario settimanale di lunedì 27 maggio 2024 degli italiani di Russia. A proposito, domenica prossima, 2 giugno, buona festa della Repubblica antifascista nata dalla Resistenza. E non venitemi a dire che non ci hanno liberati, e che secondo qualcuno i risultati furono falsificati, e altre simili amenità che sanno di stantio. Godetevi la festa, punto. Buon ascolto e buona visione.

Attualità


Il 24 maggio, assieme ad una delegazione interministeriale, Putin ha incontrato Lukašenko a Minsk. Anche stavolta si è parlato di visita improvvisa, nonostante fosse programmata da tempo e nonostante che si siano incontrati ultimamente decine di volte. Il fatto è che Putin è superattivissimo, quasi tutti i giorni si incontra con qualcuno al Cremlino o si reca lui stesso da qualche parte, su scala nazionale e internazionale. Di questo però in Italia non si parla, e così i pennivendoli atlantisti possono scrivere: mistero su Putin, non si vede da giorni, ha il cancro, l’infarto, il Parkinson, l’Alzheimer, e magari tutto insieme contemporaneamente, a quel punto io accendo il televisore e quasi per certo vedo Putin in diretta all’ennesimo incontro. Talvolta, l’incontro è talmente significante, talvolta cruciale, che non se ne può non parlare, e allora diventa a sorpresa, come è stato pochi giorni fa all’incontro col presidente cinese Xi Jinping.

Ciò che accomuna i due incontri di questi giorni è il fatto che, certo, si è parlato anche di difesa, di sicurezza, di Ucraina, soprattutto sollecitati dai giornalisti alle conferenze stampa conclusive, ma l’ordine del giorno principale di entrambe le tornate è stato quello economico, dei rapporti commerciali bilaterali. Mi spiace per gli atlantisti (non mi spiace affatto), l’agenda non viene dettata da voi e dai vostri desiderata.

Mi sono segnato alcuni punti che mi hanno interessato particolarmente. Qualcuno dirà: hanno interessato te, a noi checcefrega? Appunto, cambiate canale, nessuno vi punta un Kalašnikov alla tempia costringendovi a guardare questo notiziario. Per coloro che invece sono interessati a conoscere gli estratti da queste trattative, Putin ha detto:

Vorrei sottolineare che la bilancia commerciale bilaterale cresce costantemente di anno in anno. La Russia, in quanto principale partner economico della Bielorussia, rappresenta circa il 60% della bilancia commerciale estera bielorussa. Alla fine dello scorso anno, il fatturato commerciale è aumentato di oltre il 5% e ha raggiunto il record di 46,5 miliardi di dollari. Li contiamo in dollari, eppure oltre il 90% di tutti i pagamenti nelle transazioni commerciali russo-bielorusse vengono effettuati nelle nostre valute nazionali. Ciò significa che possiamo affermare che il commercio e gli investimenti reciproci sono protetti dall’influenza di Paesi terzi e dalle tendenze negative dei mercati valutari globali.

La Russia ha investito più di cinque miliardi di dollari nell’economia bielorussa. Nella repubblica operano duemilacinquecento aziende russe; vengono realizzati progetti comuni in settori strategicamente importanti, come la produzione di automobili e macchine utensili, macchine agricole, microelettronica e aviazione civile. La cooperazione in agricoltura, nel complesso agroindustriale di Russia e Bielorussia, si sta sviluppando attivamente in quelle aree che sono prioritarie per noi in questo settore e si completano armoniosamente l’una con l’altra, fornendo cibo e dirigendo in modo affidabile e ininterrotto la popolazione dei nostri Stati; le eccedenze si indirizzano verso i mercati esteri.

Il settore prioritario della cooperazione bilaterale è l’energia. Il nostro Paese fornisce tradizionalmente petrolio e gas alla Bielorussia a condizioni molto favorevoli e preferenziali. Nel novembre 2023, il più grande progetto comune è stato completato con successo: la costruzione di una centrale nucleare bielorussa. La stazione funziona a pieno regime. Ad oggi, le sue due unità hanno generato più di 30 miliardi di kilowattora di elettricità e siamo certamente determinati a continuare ad aiutare i nostri amici bielorussi a sviluppare la propria industria nucleare, nonché a rafforzare la cooperazione nei settori high-tech correlati: digitalizzazione, medicina nucleare e la creazione di sistemi di accumulo dell’energia.

Lukašenko ha sottolineato: Stiamo facendo tutto ciò che loro, i Paesi occidentali, hanno fatto prima di noi e stanno facendo ora. Addestrano piloti stranieri, in particolare gli americani addestrano piloti tedeschi in Germania con vettori di armi nucleari, in particolare bombe, se parliamo di aeroplani e missili. Non facciamo niente di speciale, ci prepariamo, ci alleniamo, dobbiamo farci trovare pronti. Il mondo è instabile, pericoloso, non possiamo perdere questo colpo, come è avvenuto a metà del secolo scorso. Non lo permetteremo, dovrebbero saperlo. Non siamo noi a provocare, ad aggravare la situazione, noi non abbiamo bisogno della guerra, oggi abbiamo parlato solo di prospettive pacifiche. Ecco perché parliamo di pace, ma teniamo asciutta la nostra polvere da sparo.

Alla domanda sulle trattative con l’Ucraina, Putin ha risposto: la Russia non ha mai rifiutato questi negoziati. Inoltre, noi in Bielorussia avevamo avviato questi negoziati contemporaneamente, per poi trasferirli, su richiesta della parte ucraina, in Turchia, a Istanbul. Siamo giunti ad accordi, abbiamo elaborato un progetto di accordo, inoltre, il capo del gruppo negoziale da parte ucraina ha siglato gli estratti di questi possibili accordi, cioè, in linea di principio, questo generalmente andava bene per la parte ucraina e andava bene per la parte russa. C’erano dei punti che dovevano essere migliorati, ma in generale, ripeto, se questo documento è firmato dalla parte ucraina, significa che la parte ucraina ne è rimasta soddisfatta.

Per ragioni ben note, dopo l’arrivo a Kiev dell’allora primo ministro britannico Boris Johnson, la parte ucraina ha respinto questi accordi e ne ha interrotto l’attuazione. Inoltre, ha annunciato che i negoziati si sarebbero fermati – lo hanno detto pubblicamente, non siamo stati noi a fermare questi negoziati, li hanno fermati loro – e si è proibito di continuare questi negoziati. Noi non abbiamo vietato niente a nessuno, siamo per le trattative.

Successivamente, sempre su istigazione e sottomissione dei loro sponsor occidentali, i proprietari, l’obiettivo è stato fissato: ottenere la sconfitta strategica della Russia e la vittoria sulla Russia sul campo di battaglia. Ora vediamo che le discussioni sulla necessità di tornare ai negoziati sono riprese. Che tornino pure. Ma che tornino non sulla base di ciò che vuole un solo Paese, ma sulla base di quegli accordi di natura fondamentale che sono stati raggiunti durante difficili negoziati in Bielorussia e Turchia, e sulla base delle realtà odierne che si sono sviluppate “in situ”. Noi siamo pronti.

Con chi negoziare? Questa, ovviamente, non è una domanda peregrina. Naturalmente siamo consapevoli che la legittimità dell’attuale capo di Stato è venuta meno. Penso che uno degli obiettivi della conferenza annunciata, la conferenza in Svizzera, sia proprio che la comunità occidentale, sponsor dell’attuale regime di Kiev, confermi la legittimità dell’attuale o non più attuale capo di Stato. Ma queste iniziative di pubbliche relazioni non contano per i documenti legali. Naturalmente ne avremo bisogno se si arriva a questo, e parto dal fatto che i negoziati di pace devono essere ripresi, e non con l’aiuto di ultimatum, ma con l’ausilio del buon senso, e devono basarsi sul buon senso. Ma se si arriva a questo, ovviamente dobbiamo capire con chi abbiamo bisogno e con chi possiamo trattare per firmare documenti giuridicamente vincolanti, e poi dobbiamo essere completamente sicuri di avere a che fare con autorità legittime. A questa domanda si deve rispondere nella stessa Ucraina, innanzitutto, credo, dalla posizione del parlamento, della Corte costituzionale o di altri organi governativi.

E Lukašenko a quel punto ha aggiunto: tanto, né l’attuale presidente né quello futuro, risolveranno questi grandi problemi che affliggono lo Stato ucraino e il popolo ucraino. Sapete chi deciderà: molto è già stato deciso da oltreoceano, e quello che non è stato deciso lo decideranno dopo.

Immancabile la contingenza: la morte del presidente iraniano Raisi. Si osserva una strana tendenza tra tutti i leader che non sono d’accordo con l’Occidente collettivo. Recentemente il primo ministro georgiano ha affermato che uno dei commissari europei lo ha minacciato della sorte del primo ministro slovacco se fosse approvata la legge sugli agenti stranieri. Si tratta di un nuovo ordine mondiale o di una nuova politica dell’Occidente collettivo?

Putin: Non posso commentare ciò che ha detto qualche commissario europeo. Ci sono molti commissari lì, cambiano costantemente e ne dicono di ogni sorta. Una “bufera di neve politica”. E’ semplicemente vergognoso. Purtroppo, l’irresponsabilità dei funzionari di medio livello, soprattutto in questo settore, è in aumento. Spesso lo riscontriamo noi stessi. Possiamo provare solo rammarico. Non posso commentare nulla in questa parte, ma per quanto riguarda la politica estera dell’Iran, sono decisioni sovrane dell’Iran stesso. L’Iran è una grande potenza regionale e svolge un ruolo significativo negli affari mondiali, ma, a mio avviso, dopo questa tragedia difficilmente assisteremo a qualche cambiamento nella politica estera della leadership iraniana, tenendo presente che le basi fondamentali dello Stato iraniano sono abbastanza stabili, durevoli, affidabili. Abbiamo ottimi rapporti con l’Iran come Stato, con il popolo iraniano e con la leadership iraniana. Personalmente non vedo alcun possibile cambiamento serio di sorta, ma, ovviamente, spero che rimanga la continuità nella direzione russa della politica iraniana e nella direzione della nostra cooperazione sulle principali questioni internazionali.

Lukašenko: Riguardo alla morte del nostro caro amico. Ho incontrato Raisi più di una volta e penso che fosse una persona normale e gentile che ha avuto un dialogo franco e onesto con noi ed era preoccupata per lo sviluppo del proprio Stato e per la sua protezione; gli interessi del suo stesso popolo.

Com’è andata, cosa è successo. Come persona, e non come presidente, dirò: la posizione vile e disgustosa degli Stati Uniti ha portato a questo. Intendo innanzitutto le sanzioni. Questi furfanti non avevano il diritto di imporre sanzioni contro navi, aerei, elicotteri e altri mezzi di trasporto. Hanno introdotto sanzioni, secondo me, contro gli aerei russi, contro di noi, contro, ad esempio, il mio aereo. Non danneggeranno Putin perché il suo aereo è russo. E’ normale? Avete venduto all’Iran quell’elicottero. Non importa se era 40 o 50 anni fa. Potrebbe aver volato solo tre volte in 50 anni e sembrava andare bene se fosse stato adeguatamente manutenuto. Ma hanno vietato alle loro aziende di manutenerlo. Anche questa è colpa loro. Sono tutti credenti e, se sono credenti, che sappiano: prima o poi giungerà la nemesi. Ciò conferma ancora una volta ciò che la Russia e gli altri Paesi che la sostengono stanno facendo oggi, con la distruzione del mondo unipolare. Sarà, questo, un mondo multipolare. Questi pazzi stanno avvicinando un mondo multipolare con le loro azioni. Contenti? Hanno rubato i soldi, in questo caso dalla Russia e non solo. Qualche nave è stata arrestata, una petroliera è stata portata via, le merci sono state portate via: tutto è permesso, loro son forti. Ma io dico, se siete credenti, io non sono un mistico, ma verrà il momento, risponderanno di tutto questo, e risponderanno per intero, non si nasconderanno oltreoceano.

Putin: A proposito, gli accompagnatori hanno volato su due elicotteri di fabbricazione russa.


Dal sito di Giubbe Rosse, Mike Johnson alla Corte Penale Internazionale: “comandiamo noi”. Senza troppi giri di parole, lo speaker della Camera statunitense Mike Johnson ha detto: “non permetteremo a nessun organismo internazionale di interferire con la nostra sovranità. Se consentiamo oggi che venga fatto con Israele, domani toccherà a noi”. Poi la minaccia finale: “La Corte penale internazionale non si azzardi ad andare avanti nella sua richiesta di arresto per i leader internazionali, altrimenti questo diventerà un problema internazionale più grande”. Non che dubitassimo che questa sia sempre stata la reale visione del diritto internazionale da parte degli Stati Uniti. Ma fa pur sempre un certo effetto sentirselo dire in faccia dallo speaker della Camera con i tipici toni del bulletto di quartiere. Per contro, la legge della strada ci suggerisce anche un’altra cosa: quando il bullo di quartiere è costretto a minacciare apertamente ritorsioni per farsi rispettare, significa che il suo potere è ormai agli sgoccioli.


Ed ecco le risposte del Ministro degli Esteri Sergej Lavrov alle domande dei media. Domanda: Come commenta la dichiarazione rilasciata da Mike Johnson sull’utilizzo delle armi americane contro la Russia?

Per molto tempo gli USA hanno affermato di non incoraggiare tale possibilità. Poi, hanno detto che non intendevano permetterlo e suggerivano all’Ucraina di non usarle. Ma, di fatto, loro ci stanno facendo la guerra. Le armi americane sono già state utilizzate su diversi obiettivi anche al di fuori dei confini che delimitano la zona del conflitto.

Washington sta cercando di rilasciare delle dichiarazioni che siano rassicuranti per l’opinione pubblica o per i membri della NATO, in modo da far credere che la decisione non sia ancora stata presa. Ma è solo una tattica. Perché noi sappiamo per certo che le armi fornite sia dagli americani che da altri Paesi occidentali colpiscono obiettivi situati sul territorio russo, in particolar modo infrastrutture civili e quartieri residenziali. Tutto questo ce l’hanno loro sulla coscienza.


Marija Zacharova a raffica. Il primo ministro estone Kaja Kallas: “Alcuni Paesi della NATO stanno già addestrando i soldati delle forze armate ucraine direttamente sul territorio dell’Ucraina”. Alcuni Paesi stanno già ricevendo indietro i loro istruttori. Stanno semplicemente zitti al riguardo. Spero che la coraggiosa Kaja prima o poi ci svelerà i dettagli.


La portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Adrienne Watson, in un commento ai media: “Il Presidente sostiene fermamente la soluzione dei due Stati, e lo ha fatto durante tutta la sua carriera. Crede che uno Stato palestinese dovrebbe essere creato attraverso negoziati diretti tra le parti, non attraverso il riconoscimento unilaterale”. Cosa c’entra il presidente americano con il Kosovo? Mi ricordate quando si sono concluse le “negoziazioni bilaterali dirette tra le parti”? Ovviamente non se lo ricorderà. Non ci sono stati negoziati tra Belgrado e Priština, che si sarebbero conclusi con il riconoscimento dell’indipendenza della regione, né un referendum legittimo nello stesso Kosovo. Ma c’è stata una sfilata di riconoscimenti unilaterali illegittimi della presunta indipendenza, guidata prima da Bush Jr., poi dall’allora capo di Biden, Obama.

Il 21 maggio il ministro degli Esteri tedesco Annalena Bärbock in un’intervista ha detto letteralmente alla televisione ZDF quanto segue: “Metà del mondo lavora ogni giorno solo per difendere la pace. Ma ciò richiede anche un presidente russo che, purtroppo, non voglia parlare affatto. Ciò è stato dimostrato dalle recenti esercitazioni nucleari russe e dai continui attacchi alle infrastrutture”. Primo. Letteralmente ogni giorno, l’UE, gli USA, la Gran Bretagna e tutto questo gruppo criminale organizzato della NATO prendono decisioni per aumentare le forniture di armi alla zona di conflitto. Se questo è ciò che intendono seriamente con “difendere la pace”, allora le tesi del Ministero degli Esteri tedesco sono scritte dall’intelligenza artificiale, nella quale non hanno scaricato altro che comunicati stampa dal sito web del Dipartimento di Stato. Secondo. La Russia ha accettato immediatamente i negoziati non appena Kiev glielo ha chiesto, nella primavera del 2022. Poi l’allora primo ministro britannico Boris Johnson venne da Zelenskij e convinse i rappresentanti del regime di Kiev a interromperli. Ecco una citazione diretta del capo della delegazione negoziale ucraina, David Arachamija: “Quando siamo tornati da Istanbul, Boris Johnson è venuto e ha detto che non avremmo firmato nulla con loro affatto. Combattiamo e basta”. Terzo. Sotto la pressione degli Stati Uniti, nel settembre 2022, Zelenskij ha firmato un decreto che vieta qualsiasi negoziato con Mosca.


Stoltenberg ha invitato i Paesi della NATO a rimuovere le restrizioni sugli attacchi del regime di Kiev contro obiettivi in tutta la Russia. Questo è tutto quello che devono sapere tutti coloro che sono invitati alla presunta “conferenza di pace” in Svizzera.


Biden: “In quanto nazione insostituibile, unica superpotenza mondiale e principale democrazia mondiale… l’America è più forte quando guidiamo non solo con l’esempio della nostra forza, ma con la potenza del nostro esempio”. Per qualche motivo non viene fatta alcuna menzione della stampa dei dollari e del debito nazionale. Ma la cosa divertente è che nel 1912, il candidato presidenziale democratico Woodrow Wilson affermò in un discorso elettorale che “nessuno è insostituibile”. Wilson vinse le elezioni.


Una notizia che attendevamo con impazienza. Il tabloid britannico The Times ritiene che dietro l’attentato alla vita del primo ministro della Repubblica Slovacca Robert Fico… ci sia la Russia. Confessate: anche voi aspettavate, vero?

Economia


Nel periodo gennaio-aprile, secondo i dati cinesi, la Russia ha aumentato le forniture di petrolio alla Cina del 16,6% su base annua. Il costo del petrolio acquistato nei primi quattro mesi dell’anno è stato pari a 22,16 miliardi di dollari, ovvero il 25,4% in più rispetto al periodo gennaio-aprile 2023. In termini monetari, il petrolio rappresenta la metà di tutte le esportazioni russe verso la Cina.


Una notizia emblematica. L’Italia è diventata il principale acquirente di gas russo nell’UE. Secondo il Servizio statistico europeo, negli ultimi mesi le forniture di gas alla penisola sono aumentate di 2,6 volte, attestandosi a 238,5 milioni di euro. Si tratta del dato più alto da febbraio 2023. Sono aumentate anche le importazioni di Spagna, Belgio e Grecia, e in totale il volume delle forniture di gas russo ai paesi dell’UE è aumentato del 2,3%.


Sono stato intervistato dal canale russo REN TV. I depositi esistenti attualmente nell’Unione Europea non sono sufficienti per fornire il gas che gli servirà successivamente, cioè nella stagione invernale, ecco perché da vari anni esiste un accordo fra l’UE e l’Ucraina. Per il fabbisogno occorre l’energia. Cos’è l’energia? E’ l’elettricità. E da dove viene l’elettricità? Certo esistono, per esempio, le centrali idroelettriche, ma è una minima parte. La parte del leone ricade sulla generazione elettrica con il gas. Con i sottotitoli.

Musica


Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Siamo al 1940, canzone diventata famosa nel 1944. Una formazione di partigiani. Un ragazzo che si innamora di una partigiana scura moldava, quando si era tutti insieme.

Cantata da ragazzi di oggi, Kostroma, Mosca, Caterimburgo, Saratov, Čeljabinsk, Rostov sul Don, Taškent e Samarcanda in Uzbekistan, Sebastopoli e Kerč’ in Crimea, Krasnojarsk, Mordovia, Baku in Azerbajdžan, Alma Ata in Kazachstan, Kaluga, Udmurtia, Krasnodar, Penza, Smolensk.

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lunedì 20 maggio 2024

078 Italiani di Russia

Settantottesimo notiziario settimanale di lunedì 20 maggio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità


Per quanto riguarda il nuovo governo russo, appena insediato, sono stato intervistato in merito da Clara Statello per l’Antidiplomatico. Ho deciso di leggervelo, perché più sintetico di così davvero mi risultava difficile.

La sostituzione di Sergej Šojgu con l’economista Andrej Belousov al vertice del ministero della Difesa della Federazione Russa ha scatenato le più differenti interpretazioni della stampa ed esperti occidentali, tra chi ha parlato di “purghe” e chi addirittura di “terremoto al Cremlino”. Comunque, si è parlato di “sorpresa”.

Parlare di sorpresa forse è esagerato. Diciamo che lo ritenevo poco probabile. Il messaggio è però chiaro: Šojgu è stato il padre putativo ed un ottimo ministro della protezione civile, in anni molto complicati, in cui i cataclismi naturali si alternavano agli attentati terroristici di massa: 1991-2012, un ventennio. E’ stato poi spostato a ministro della difesa appunto nel 2012, ed è rimasto tale fino ad oggi, altro decennio.

Non c’è in Russia la percezione che qualcuno voglia prolungare il conflitto, è vero l’esatto contrario. Per questo, la nomina dell’economista Belousov, uomo di Stato di lungo corso, prevedibilmente porterà ad un uso più razionale e perciò efficace delle risorse a disposizione per l’apparato militare e la sicurezza del Paese.

Secondo altre voci si sarebbe avverata la “profezia di Prigožin”. A Prigožin oggi si attribuisce tutto e il contrario di tutto, ma siamo a livello di “meme”. Tra le tante “inesattezze” (voglio essere buono) che ho ascoltato in queste ore, si dice che Šojgu, come Belousov, non siano militari. E’ falso, e non mi riferisco al servizio di leva, che effettivamente non ha svolto: 1977, tenente di riserva (dopo essersi diplomato al Politecnico di Krasnojarsk, ha studiato lì presso il dipartimento militare); 1993, Maggiore Generale; 1995, Tenente Generale; 1998, Colonnello Generale; 2003, Generale dell’Esercito. Come capo della protezione civile, è diventato militare effettivo nel 1991 e lo è tuttora. E’ membro permanente del Consiglio di Sicurezza dal 1996. Il punto non è questo. Dove sta scritto che alla difesa ci debba essere un militare? Crosetto, Pistorius, sono forse dei militari?

Il Washington Post mette in relazione la nomina di Belousov con l’arresto del vice di Šojgu per corruzione. Fermo restando che, in uno Stato di diritto, l’accusa è una cosa e la condanna è un’altra (gradirei attendere la conclusione delle indagini da parte del Comitato Investigativo), ricordo sommessamente che Šojgu non è stato “defenestrato”, come inizialmente detto in Occidente, è stato nominato Segretario del Consiglio di Sicurezza. E allora in Occidente si dice che comunque gli è stato tolto potere, una sorta di ministro senza portafoglio. E’ un’altra falsità. Cos’è il Consiglio di Sicurezza? E’ un organo consultivo a disposizione diretta del Presidente russo in materia di sicurezza nazionale, lo dice la parola stessa. Ne fanno parte tutti i ministri chiave, esteri, interni, difesa, i presidenti di entrambe le camere, il capo del FSB e quello del SVR, cioè i Servizi per le informazioni dall’estero. In altre parole, l’attuale ministro della difesa Belousov risponde a Šojgu.

Peskov ha detto che il capo di Stato Maggiore Gerasimov resterà al suo posto. A mia memoria, in Occidente Gerasimov è stato dato per morto almeno una decina di volte, eliminato fisicamente talvolta dagli ucraini, talaltra da Putin. Invece, è sempre qui, come capo di stato maggiore generale delle Forze armate russe, cioè, è il responsabile militare supremo. Lasciatelo quindi lavorare. Dobbiamo comprendere tutti che il rimpasto di governo in Russia viene inteso in tutt’altro modo, non come in Italia, se non altro perché, essendo la Russia una repubblica presidenziale, è la Costituzione a prevedere che all’elezione del Presidente segua lo scioglimento del governo. In seno a quest’ultimo, ci sono solo sei nomi nuovi su 21, più continuità di così è difficile immaginare.

Ci si domanda come sarà accolto dai militari un ministro civile in tempo di guerra. Per ora, non trapela alcun commento, positivo o negativo che sia, perché qui si è abituati a giudicare dai fatti, non dalle dichiarazioni roboanti.

Il Partito Comunista si è astenuto rispetto alla riconferma di Mišustin a capo del governo. Si dice in Occidente che la formazione del nuovo governo sia scontata, ed è vero: le ultime elezioni parlamentari si sono svolte nel 2021, tre anni fa, dopo la pandemia ma prima dell’operazione militare speciale, Russia Unita ha preso quasi il 50%, per la precisione il 49,82%. I comunisti il 19%, i socialisti di Russia Giusta e i liberaldemocratici di Žirinovskij il 7 e mezzo. Non vedo perché dunque l’attuale compagine parlamentare non debba sostenere il governo proposto da Mišustin e, ovviamente, da Putin. Ma è importante sottolineare che Mišustin si è mostrato un premier assolutamente efficiente, a detta di tutti, opposizione compresa. I comunisti sono invece contrari alle politiche realizzate dal cosiddetto “blocco economico”, cioè i ministri di economia, sviluppo economico, commercio e soprattutto finanze, più attenti al business che al sociale. Ciò però non è sufficiente per “bocciare” Mišustin. Per questo, i comunisti si sono astenuti sulla nomina di Mišustin e votano contro i ministri del blocco economico. Tuttavia, numericamente, ciò non influisce minimamente.

Forse una novità è proprio questa: tutti i ministri sono o di Russia Unita o indipendenti. Invece, come ministro allo sport, viene votato Degtjarëv, ex governatore della regione di Chabarovsk, in Siberia. Il dettaglio consiste nel fatto che è un esponente di un Partito di opposizione, quello liberaldemocratico. Certo, un ministero secondario, ma comunque è un fattore emblematico, visto che il Partito di maggioranza non ne aveva bisogno. Fino all’ultimo, c’era un altro intrigo: che fine fa Nikolaj Patrušev, segretario del consiglio di sicurezza per ben 16 anni, dal 2008 in poi, dunque predecessore di Šojgu? Non è mica un uomo di secondo piano, dal 1999 al 2008 è stato anche direttore del FSB. Ebbene, ora è Assistente del Presidente della Federazione Russa. Non pensate che sia una carica di facciata: l’amministrazione presidenziale è un organo di Stato responsabile del coordinamento delle attività del presidente. Riassumendo il tutto, in Russia si segue il detto “cavallo vincente non si cambia in corsa”. Non prevedo quindi particolari scossoni o scartamenti.


Il ministro degli esteri Sergej Lavrov è stato accusato in Occidente di essere diventato un guerrafondaio, perché avrebbe detto che la Russia è pronta a combattere contro la NATO. Come sempre, la realtà è ben diversa, hanno estrapolato a loro piacimento. Durante la conferenza stampa di insediamento, gli è stato chiesto:

La conferenza sulla questione ucraina indetta dall’Occidente per il mese di giugno in Svizzera rappresenta un potenziale pericolo per gli interessi della Russia sul piano della politica estera? Come intendiamo fronteggiare e contrastare i propositi distruttivi del regime di Kiev e dei suoi curatori occidentali?

Lavrov ha risposto: Di questa conferenza sentono parlare già da tempo tutti coloro che stanno cercando di “avere la meglio” sulla Russia “sul campo di battaglia”, senza rinunciare però ai metodi diplomatici (secondo quello che dicono loro). Solo che i loro metodi diplomatici (e la conferenza in Svizzera non fa certo eccezione, poiché non è altro che la prosecuzione del processo che ha avuto inizio con gli incontri svoltisi nel “formato di Copenhagen”) si riducono al voler imporre un ultimatum alla Russia.

Di recente, il Capo del Dipartimento Federale per gli Affari Esteri della Svizzera Ignazio Cassis ha dichiarato nuovamente che senza la Russia non ha senso discutere di alcunché. E allora, perché indirla questa conferenza?

Molte sono state le proposte avanzate per la risoluzione della crisi: le hanno presentate la Repubblica Popolare Cinese, la Repubblica Sudafricana, il Brasile e i Paesi della Lega Araba, che sono venuti da noi poco tempo dopo l’inizio dell’Operazione Militare Speciale. La proposta cinese è quella più completa e onnicomprensiva, poiché è finalizzata in primo luogo ad analizzare le cause alla base della crisi, per poi lavorare sulla loro risoluzione. Nelle proposte degli altri Paesi si pone invece maggiore enfasi sugli aspetti umanitari della crisi (lo scambio dei prigionieri di guerra, delle salme, e l’accesso logistico da parte delle organizzazioni umanitarie). Tuttavia, l’Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Josep Borrell ha affermato che è in corso la preparazione alla Conferenza di Ginevra, dedicata alla “formula” di Zelenskij, e che tutte le altre proposte, invece, sono “uscite di scena”. Ancora una volta, ha deciso lui per tutti gli altri.

Il fatto che noi siamo disposti ai negoziati viene riconfermato anche ai vertici dal Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin in persona, in tutte le occasioni nelle quali egli fa riferimento alla questione ucraina.

La nostra è una causa giusta. Se loro vogliono vedersela con noi sul “campo di battaglia”, allora così sarà. Ma guardate adesso come “piagnucolano” di fronte al costante e importante avanzamento delle nostre Forze Armate sul campo.

Lavrov è noto ai più, ma facciamo un piccolo riassunto. Ministro in carica già da più di vent’anni, è ormai la personificazione della diplomazia della Russia, nonché il volto di un’epoca. E ciò non è dovuto esclusivamente alla sua eccezionale longevità politica. Sergej Lavrov è molto apprezzato in quanto, con lui come Ministro degli Esteri, la voce della Russia risuona ferma e potente sulla scena internazionale.

Per tutto questo tempo, il Capo della diplomazia russa ha lavorato alla realizzazione di un ordine mondiale multipolare, nel quale Mosca ricopre un ruolo determinante. Tale processo non è “indolore” e ha un suo prezzo, ma i contrasti attualmente in corso con l’Occidente hanno mostrato ancora una volta quanto questa evoluzione delle cose sia inevitabile e necessaria. D’altra parte, il fatto che i legami tra la Russia e i Paesi del Sud globale si stiano rapidamente rafforzando indica chiaramente che l’impegno profuso da Lavrov sta dando i suoi risultati.


Conoscete tutti il filosofo Aleksandr Dugin, se non altro per essere il padre della povera Dar’ja, ammazzata dagli ucrofascisti. In occasione della visita di Putin in Cina, ha rilasciato un’intervista alla testata Global Times, giornale cinese di lingua inglese. Eccovene un sunto.

Nella diplomazia ci sono molte cose che hanno significati simbolici. Questa è la prima visita all’estero di Putin dopo la sua rielezione e insediamento. Questa visita è, tuttavia, piuttosto unica. Dietro c’è qualcosa di più: la volontà di creare un mondo multipolare.

La Cina non è solo una parte del sistema capitalista, liberale, economico e politico occidentale, ma ne è già fuori. La Cina vi partecipa, è collegata ad esso, ma è un polo totalmente indipendente, uno Stato sovrano e di civiltà. Quindi, non c’è dubbio che la Cina rappresenti un polo sovrano e un pilastro dell’ordine mondiale multipolare.

L’altro pilastro è la Russia. Quando questi due pilastri di un mondo multipolare si incontrano e comunicano, è per dimostrare la volontà di continuare a costruire questa multipolarità con le sue due istanze più importanti. Il mondo oggi non è più unipolare, quindi l’egemonia della potenza occidentale è finita.

Grazie a questa comunicazione e cooperazione tra due poli o due pilastri (Cina e Russia), anche altri Paesi e regioni vogliono entrare a far parte del “club multipolare”, come l’India, il mondo islamico, l’Africa e l’America Latina.

Ciò non significa che stiamo costruendo o erigendo un’alleanza contro qualcuno. Ora, se l’Occidente accetta il multipolarismo, può partecipare alla costruzione di questo mondo multipolare. Ma se l’Occidente continua a opporsi all’emergere di questa multipolarità, saremo obbligati a lottare contro questo tentativo, non contro l’Occidente, ma contro l’egemonia.

Abbiamo già visto molte volte che quando l’Occidente dichiara qualcosa che persegue, presuppone che esista un “ordine mondiale basato su regole”. Ma quando si tratta di contraddire i loro interessi, semplicemente cambiano posizione.

Hanno invitato la Cina ad entrare nel mercato globale aperto, ma quando la Cina ha iniziato ad acquisire un vantaggio, alcuni Paesi occidentali hanno iniziato a imporre alcune misure protezionistiche contro la Cina. Cambiano le regole per servire i propri interessi, perché sono loro “le regole”.

Insieme, vogliamo difenderci da ogni tentativo di distruggere questa multipolarità o di mantenere l’egemonia di qualsiasi potere nel mondo.


Un commento di Marija Zacharova, portavoce del ministero degli esteri russo.

Il 17 maggio il Consiglio dell’UE ha pubblicato la decisione di vietare le “attività radiotelevisive” di tre media russi nel territorio dell’Unione Europea. RIA Novosti, Izvestija e Rossijskaja Gazeta sono state oggetto di un’ennesima ondata di restrizioni di censura da Bruxelles. Ai media specificati viene ordinato di interrompere completamente la distribuzione di qualsiasi contenuto attraverso i media elettronici nell’UE. L’Unione Europea non nasconde il fatto che questa grave violazione del diritto al libero accesso all’informazione e i tentativi di mettere a tacere la verità si basano esclusivamente su motivi politici.

Consideriamo questo passo dell’UE come una continuazione della pratica di censura politica, l’epurazione totale dello spazio informativo da qualsiasi punto di vista alternativo alle narrazioni occidentali. Questa è un’altra delle tante prove dell’abbandono da parte dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri dei loro obblighi internazionali nel campo della garanzia del pluralismo dei media e un altro esempio della degenerazione delle società democratiche nei paesi dell’“Occidente collettivo”.

Abbiamo ripetutamente avvertito a vari livelli che l'uso di misure repressive da parte dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri contro i media russi e i loro dipendenti non passerà inosservato. Ignorare questi avvertimenti ci costringe a prendere contromisure che inevitabilmente seguiranno. La responsabilità di tale sviluppo di eventi spetta esclusivamente all’UE e alle capitali dell’UE che hanno sostenuto la decisione menzionata.


Georgia: veto presidenziale alla legge sugli “agenti stranieri” che non cambia niente

L’opposizione georgiana: “La nuova legge è un ostacolo per il cammino della repubblica caucasica verso l’Europa”

Il presidente della Georgia, Salomé Zurabišvili, ha usato il suo diritto di veto alla legge sui cosiddetti “agenti stranieri”, che era stata approvata dal Parlamento di Tbilisi in terza e definitiva lettura martedì, 14 maggio. Da più di un mese nell’ex repubblica sovietica del Caucaso sono in corso proteste popolari contro la legge, bollata dall’opposizione come “contraria alla libertà di espressione”.

La legge è stata voluta fortemente dal Governo, guidato dal partito “Kartuli Ontseba” (Sogno Georgiano), secondo cui la legge è stata elaborata sul modello di una analoga norma degli Stati Uniti, chiamata “Foreign Agents Registration Act”, (FARA), in vigore negli USA sin dal 1938. L’opposizione e il presidente, Zurabišvili, hanno dichiarato che la nuova legge “contraddice la lettera e lo spirito della Costituzione della Georgia e rappresenterà un ostacolo per il cammino della repubblica caucasica verso l’Europa».

In Georgia, la repubblica parlamentare, il presidente ha un ruolo perlopiù “cerimoniale”, e il potere di veto permette al Capo dello Stato solo di “posticipare l’entrata in vigore della legge”: il Parlamento ha il diritto di respingere il veto e far entrare la legge in vigore ugualmente. In questo caso, la maggioranza ha abbastanza voti in Parlamento per farlo, e quindi la legge entrerà comunque in vigore, con ogni probabilità.

Nel dicembre del 2023 la Georgia ha ottenuto lo status di Paese candidato a entrare nell’Unione Europea, ma per proseguire in questo percorso dovrà dimostrare di garantire il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche e il rispetto dello stato di diritto: i critici della nuova legge sostengono che questa “limiterà le libertà democratiche nel Paese”.

Ed ecco cosa ne pensa Marija Zacharova.

L’adozione di una legge sugli agenti stranieri da parte degli Stati membri dell’UE non diventerà un ostacolo affinché queste persone ricevano, ad esempio, sussidi, assistenza e sostegno all’interno dell’Unione?

Permettetemi di ricordarvi che le leggi sugli agenti stranieri sono simili nei contenuti, e in alcuni casi molto più rigide, in più di 60 Paesi in tutto il mondo, principalmente nelle democrazie “standard”. Tutto è iniziato con loro. Ad esempio, negli Stati Uniti, il Foreign Agents Registration Act (FARA) è in vigore dal 1938, in Australia – sul sistema di trasparenza dell’influenza straniera, nel Regno Unito – sulla sicurezza nazionale, in Israele – sulla trasparenza dei finanziamenti alle ONG, in Francia – sulla prevenzione delle ingerenze straniere (prossimamente è prevista una votazione al Senato).

Inoltre, nella maggior parte dei casi non si tratta tanto di atti normativi quanto di strumenti repressivi. Negli stessi Stati Uniti, per il mancato rispetto della “FARA” si può facilmente finire in carcere. Marija Butina ha scritto un intero libro su queste affascinanti manifestazioni della democrazia neoliberista. Ne consiglio la lettura.

La stessa UE, sulla falsariga del disturbo bipolare cronico che le è diventato familiare, prevede di adottare la propria versione di legislazione sugli agenti stranieri: il “Pacchetto Difesa della Democrazia”. In alcuni elementi, ancora in forma di bozza, il progetto di regolamento appare addirittura più severo del suo progenitore americano.

Mi chiedo, quando si arriverà all’adozione di questo documento, l’UE inizierà ad autoescludersi dalla sua adesione? Mi è persino venuto in mente un nome: bipolare postmoderno.


Questa settimana, la Zacharova è stata particolarmente prolifica. Con emozione, trasformandosi in sconcerto, guardo la farsa discussione in Occidente sulla legittimità delle elezioni, dell’inaugurazione, della nomina del governo e di altre procedure costituzionali in Russia.

Mi sembra che tutti questi “ragionatori” provenienti da strutture incentrate sulla NATO farebbero bene a chiarire prima le proprie “legittimità”.

E’ del tutto inspiegabile il motivo per cui nessuno degli occidentali che difendono la democrazia, lo stato di diritto e i diritti umani presta attenzione al fatto che negli Stati Uniti dichiarano apertamente “la necessità di uccidere il candidato presidenziale, l’ex presidente del paese Donald Trump. Di questo non si parla nelle reti blockchain, ma nei media ufficiali, e non ne parlano i tossicodipendenti di Filadelfia di Kensington Avenue, ma i politici democratici. Ad esempio, è stato richiesto dal deputato Dan Goldman e dal politologo-pubblicista Robert Kagan, che per pura coincidenza è il marito di Victoria Nuland.

Se pensate che tutta questa sia solo retorica, allora vi dirò che questa è semplicemente storia degli Stati Uniti.

Innanzitutto, una breve escursione nella realtà della legittimità in stile americano.

1835 – tentativo di omicidio del presidente Andrew Jackson,

1865 – assassinio del presidente Abraham Lincoln,

1881 – assassinio del presidente James Garfield,

1901 – assassinio del presidente William McKinley,

1912 – tentativo di omicidio del presidente Theodore Roosevelt,

1933 – tentativo di omicidio del presidente eletto Franklin Delano Roosevelt,

1935 – assassinio del candidato presidenziale Huey Long,

1950 – tentativo di omicidio del presidente Harry Truman,

1963 – assassinio del presidente John Kennedy,

1968 – assassinio del candidato presidenziale Robert Kennedy,

1972 – tentativo di omicidio del candidato presidenziale George Wallace,

1974 – tentativo di omicidio del presidente Richard Nixon,

1975 – tentativo di omicidio del presidente Gerald Ford,

1981 – tentativo di omicidio del presidente Ronald Reagan,

1993 – tentativo di omicidio del presidente George H. W. Bush,

1994 – tentativo di omicidio del presidente Bill Clinton,

2005 – tentativo di omicidio del presidente George W. Bush,

2008 – tentativo di omicidio del candidato presidenziale Barack Obama,

2011 – tentativo di omicidio del presidente Barack Obama.

La tradizione è terribile, ma è, come si suol dire, consolidata. E questa è solo una parte di quanto è stato declassificato ed è disponibile in open source.

Sarebbe bello se tutto questo esercito anglosassone rivolgesse la sua attenzione ai mostruosi problemi di legittimità, democrazia e diritti umani delle proprie procedure elettorali e costituzionali.


Per quel che riguarda il tentato omicidio del primo ministro slovacco Robert Fico, a me interessa un altro dettaglio. Tutto l’occidente ha condannato l’attentato, figuriamoci, aggiungendo però aggettivi del tipo “controverso”, “filorusso”, “sovranista” e quant’altro, manco ciò rendesse meno grave l’accaduto. Poi però abbiamo l’attentatore – peraltro filoucraino – che, interrogato dalla polizia sui motivi del gesto, risponde candidamente “perché non sono d’accordo con la politica di Fico”, e nessuno commenta. Cioè, se io dovessi sparare a tutti i politici con cui non sono d’accordo, sarebbe un bagno di sangue…

Ultimora


C’è un inevitabile ultimora, riguarda l’incidente di domenica sera dell’elicottero con il presidente iraniano. Al momento in cui andiamo in onda non abbiamo notizie se Raisi sia sopravvissuto. Però dobbiamo fare un minimo di analisi. Intanto, il giornalista russo-siriano Abbas Džuma, che conosco bene personalmente, che non è mai a caccia di sensazionalismi.

Al momento in cui scrivo, il destino del presidente iraniano Ibrahim Raisi rimane sconosciuto. Non si conosce nemmeno la sorte di coloro che erano con lui sull’elicottero, compreso il ministro degli Esteri del Paese. I soccorritori stanno lavorando nelle condizioni più avverse: fitta nebbia e pioggia. L’elicottero non è ancora stato ritrovato e ad ogni nuova segnalazione le paure crescono.

Ma penso che dovremmo fare del nostro meglio per mettere da parte le emozioni e analizzare la situazione a livello globale. Vorrei iniziare dando fastidio agli oppositori della Repubblica islamica. Il sistema del doppio potere in Iran, dove c’è un presidente e un leader spirituale, è costruito in modo tale che non ci siano persone insostituibili in questo sistema. Assolutamente tutto il personale nella sfera statale viene formato di conseguenza. Ecco perché la morte del leggendario generale Qassem Suleimani a seguito di un attacco statunitense nel 2020 non ha portato al collasso del sistema di sicurezza dello Stato e non ha indebolito l’Iran. Il generale fu immediatamente sostituito da un altro generale. Sì, meno esperto di media, ma non per questo meno esperto ed efficace.

Lo stesso si può dire del presidente. E anche la Guida Suprema. Si può solo invidiare il pool di talenti iraniani. Ma se si scoprisse che l’incidente dell’elicottero è stato un sabotaggio, un attacco terroristico, un tentativo di omicidio, non invidio i committenti e gli autori. L’Iran ha ripetutamente dimostrato di essere in attesa di un aggressore. La portata di questo incidente potrebbe avere conseguenze così gravi per la regione e per il mondo da dover considerare la versione dell’assassinio. E Israele sembra essere la parte più interessata a questo grande conflitto.

Sono sicuro che l’attacco israeliano alla missione diplomatica iraniana in Siria il 1° aprile 2024 sia stato un tentativo da parte della fallimentare leadership israeliana di trascinare Teheran in una grande guerra dalla quale gli Stati Uniti non sarebbero stati in grado di allontanarsi. Non ha funzionato. L’Iran ha risposto con fermezza ma con cautela. Se l’incidente con l’elicottero presidenziale dovesse rivelarsi la continuazione di questa storia, la situazione potrebbe diventare un “cigno nero” e il mondo si ritroverà ancora una volta sull’orlo di una grande guerra.

E qui aggiungo io. Non si può sfuggire alla logica degli eventi recenti. Di volta in volta vengono colpiti i politici che si oppongono alla strategia dell’Occidente collettivo nei confronti della Russia.

Ecco solo gli eventi di maggio:

7 maggio: tentato assassinio del principe ereditario dell’Arabia Saudita.

13 maggio: operazione notturna per prevenire un colpo di Stato militare in Turchia.

15 maggio: attentato al premier slovacco Fico.

16 maggio: arresto di un attentatore al presidente serbo Vučić.

Adesso ecco l’elicottero del presidente iraniano Raisi.

Tutto casuale?

Amarcord


Irkutsk è una città di 600 mila abitanti sulla costa occidentale del lago Bajkal, che già chiamarlo lago mi vien da ridere. Dall’altro lato inizia la Buriazia. Sono cinque ore di fuso orario in più rispetto a Mosca, e ci vogliono altrettante cinque ore di volo (5.000 km). Una decina di anni fa, fui ingaggiato da Banca Intesa per la traduzione simultanea al premio letterario italo-russo “Raduga” in quella città. Partito da Mosca verso le sette di sera, arrivai che per me era mezzanotte, ma lì erano le cinque del mattino. Trovai subito un “taxi, dottò” (sono uguali in tutto il mondo) e mi feci portare al mio albergo, alle sei ero già a letto. Mi sono svegliato verso mezzogiorno, e così avevo già recuperato la differenza di fuso orario.

In albergo c’era l’aria condizionata, ma appena fuori scoprii che c’era una calura anomala, sui 35 gradi. Alle cinque del mattino non me n’ero reso conto. Rientrai subito, e chiesi alla ragazza della reception quale fosse la trattoria più vicina, e mi rispose che ce n’era una giusto a ridosso dell’albergo, con un nome italiano che adesso non ricordo.

Aveva i tavolini fuori, su una veranda coperta, con le tovaglie di carta a quadri rossi e bianchi, come si usava in Italia quand’ero giovane. Chiesi al cameriere la ragione del nome italiano e delle pietanze tipo carbonara, amatriciana eccetera. No, mi rispose, il proprietario non era italiano, era russo, ma innamorato dell’Italia. Mi feci portare una carbonara, più per curiosità che altro. Invece, fu una piacevole sorpresa, con tanto di vinello bianco fresco, in una caraffa di vetro col bollo del monopolio di Stato italiano. Era un flash: ero davvero sul lago Bajkal, a 8.000 km dallo Stivale italico?

Nei ristoranti russi si usa sempre la musica, fenomeno che a me non piace. Talvolta, passano anche brani italiani, ma qui vanno per la maggiore i Ricchi e Poveri, Al Bano e Romina Power, Pupo, insomma, davvero il contrario dei miei gusti personali. Invece, con mia grande sorpresa, ascoltai un intero LP (o come diavolo li chiamate adesso) di… Franco Califano. Cioè, voglio dire: pensavo di essere l’unico a conoscerlo, in questo sterminato Paese di 11 fusi orari.

Dopo questa “immersione”, la simultanea andò benissimo.

Musica


Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Questa la conoscete tutti, non sto nemmeno a tradurvela: Katjuša, da cui la versione partigiana italiana Fischia il vento.

E’ del 1938, era chiaro che si andava verso la guerra. La popolarità della canzone è dovuta proprio al diminutivo femminile “Katjuša”, dato al fronte durante la Grande Guerra Patriottica ai veicoli da combattimento con artiglieria a razzo.

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