Mark Bernardini

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domenica 7 luglio 2024

085 Italiani di Russia

Ottantacinquesimo notiziario settimanale di lunedì 8 luglio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Non è assolutamente possibile “eliminare”, o “cancellare” la Russia dalla politica globale, perché il “mondo ha bisogno” della Russia. Lo ha scritto l’Ambasciatore della Russia in Italia, Aleksej Paramonov, in un articolo pubblicato su “La Repubblica”, intitolato “Un errore escludere la Russia dal proscenio internazionale”.

“I processi di globalizzazione avviati dall’Occidente alle sue condizioni – ha sottolineato il capo della Rappresentanza diplomatica russa a Roma – non sono riusciti a cancellare il desiderio della maggior parte dei Paesi del mondo di preservare le origini della propria tradizione, le fondamenta di cultura e civiltà; né sono riusciti a cancellare la loro aspirazione alla giustizia, alla democratizzazione della vita internazionale e alla sovranità”.

In questo contesto, l’Ambasciatore Paramonov ha notato come “nel mondo non occidentale” stiano iniziando a “cristallizzarsi” formati diversi, tra cui l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, il gruppo dei Paesi BRICS ed altre organizzazioni internazionali, che vogliono non un mondo diviso in blocchi, ma un autentico mondo multipolare. Il diplomatico ha sottolineato che “il fattivo azzeramento da parte dell’Occidente delle sue interazioni con la Russia ha fatto saltare quella che era l’agenda globale prevista per questioni chiave quali il controllo sugli armamenti e la non proliferazione nucleare, il contrasto alla militarizzazione dello spazio cosmico e del cyberspazio, la lotta al riscaldamento globale e molti altri argomenti”.

Secondo Paramonov un “nuovo punto di svolta nello sviluppo globale” è contraddistinto “dall’esigenza di costituire un ordine mondiale multipolare che sia in grado di garantire spazio di autonomia a tutti i popoli e a tutti i Paesi”.

Nelle fasi iniziali della sua formazione, anche l’Unione Europea si stava integrando in tale contesto in qualità di potenziale attore autonomo e dotato di una certa influenza. Tuttavia, di fatto, la rinuncia da parte della burocrazia di Bruxelles, sempre più autoreferenziale, alla propria “autonomia strategica” per il momento ha messo fine a tale prospettiva.

Non è imputabile alla Russia il fatto che l’architettura per la sicurezza europea abbia cessato di esistere: ciò è conseguenza dell’ossessione occidentale per il NATO-centrismo e del suo totale rifiuto di scendere a compromessi con Mosca.

Tale situazione ha spinto di recente il Presidente Putin a farsi avanti con un’iniziativa fortemente proiettata verso il futuro, incentrata sulla creazione in Eurasia di un sistema di sicurezza internazionale che sia operativo per l’intero continente e aperto a tutti i Paesi che ne fanno parte, a inclusione di quelli situati nelle sue regioni più occidentali.

Questo nuovo punto di svolta nello sviluppo globale è contraddistinto dall’esigenza di costituire un ordine mondiale multipolare che sia in grado di garantire spazio di autonomia a tutti i popoli e a tutti i Paesi.

Vi è anche la necessità di svolgere un lavoro di eliminazione dei difetti sistemici presenti nell’architettura internazionale, i quali continuano a sussistere dal 1945 per motivi di inerzia, tra cui spicca la poca influenza esercitata dai Paesi non occidentali sui meccanismi globali.

Per ogni nuova “regola del gioco” che riguardi le questioni di armonizzazione tra gli interessi dei diversi Paesi, sarà inaccettabile qualsiasi richiamo alla concezione dell’”ordine basato su regole”. Pure l’idea della “contrapposizione tra democrazie e autocrazie” è artificiale e dannosa.

Giorgia Meloni ha riferito sulla situazione relativamente alle proposte di nuove nomine, al vertice della UE, dopo le recenti elezioni per il Parlamento europeo.

Intanto, quello che colpisce anche i più temprati e convinti oppositori della UE e del suo ruolo è che dopo la sonora sconfitta subìta, con il diffuso astensionismo e l’avanzata delle forze di destra, nel panorama europeo, proprio i leader più sonoramente “trombati” dal voto popolare, il Presidente francese Macron ed il Cancelliere tedesco Scholz, unitamente al leader polacco Tusk, abbiano fatto comunella, per presentare agli altri leader europei, una “proposta” sugli incarichi più importanti che dovrebbero essere assegnati nella prossima legislatura UE, partendo da un rinnovato mandato di presidente, per un Ursula von der Leyen bis, che dovrebbe caratterizzare i prossimi anni.

Naturalmente, un certo imbarazzo, di fronte a tale situazione, lo ha espresso, anche, in aula, nel suo intervento alla Camera dei Deputati, Giorgia Meloni che, come capo di governo di un Paese, l’Italia appunto, cofondatore della stessa UE e terza economia del continente, si vede messa di fronte ad un “fatto compiuto”, non di poco svilente il ruolo del nostro Paese.

Ma, si sa che, una volta fatta la “scelta dell’Europa”, della “NATO” e dell’alleanza “con gli USA”, non resterà, al Premier italiano, che spingere nella direzione, peraltro consigliatagli dalle sedicenti “opposizioni” di M5S e PD, di ottenere un “incarico di prestigio”, all’interno dei nuovi organigrammi postelettorali della UE, per il nostro Paese.

E qui emerge, a chiare lettere, il ruolo di Parlamento europeo, Consiglio e Commissione Europea, dopo l’avvenuta débâcle elettorale, in termini di consenso popolare, dopo anni di politiche economiche e sociali antipopolari e filopadronali, improntate al più feroce massacro sociale neoliberista, che ha ampliato le differenze e disuguaglianze sociali, allargando sempre più gravemente miseria e povertà.

Gli sconfitti serrano i ranghi, stringono i tempi delle decisioni sui nuovi organigrammi, per il rilancio delle stesse politiche economiche e sociali devastanti, in un sempre più marcato quadro di guerra europea ed internazionale, per riaffermare il proprio dominio unipolare come imperialismo USA ed UE, sulla base di un rilancio della NATO, nella guerra di aggressione contro la Federazione Russa, utilizzando l’Ucraina nazifascista come piattaforma strategica ed il governo dello Stato sionista d’Israele, nella guerra di sterminio contro il popolo palestinese. Questo il panorama che ne esce confermato.

Non si sono sentite, nella Camera dei Deputati della Repubblica Italiana, voci alternative a tale prospettiva. Questa è la realtà del sistema politico italiano, nella fase post elettorale che stiamo vivendo, in questi giorni successivi “ai ballottaggi”, di cui tanto si discute, nei circoli massmediatici della informazione di regime, capitalista ed imperialista.

Paradossalmente, la sinistra dovrebbe imparare da Macron, Scholz e Tusk: diversi tra loro, ma uniti se si tratta di raggiungere i loro scopi comuni. Se vogliamo, è proprio quel principio che fece il successo del vecchio PCI, quello di allora, non di adesso. Per esempio, si fossero presentati insieme i due Partiti socialdemocratici slovacchi, uno di Fico, l’altro di Pellegrini, avrebbero preso la maggioranza assoluta. Se in Germania si fossero presentati assieme Sahra Wagenknecht e Die Linke, sarebbero entrati entrambi al Parlamento Europeo, invece così solo la pur apprezzabile Wagenknecht.

Un esempio a parte è la Francia Indomita di Mélenchon. La sinistra francese è andata divisa alle Europee e infatti ha perso. Hanno imparato la lezione: al primo turno delle Politiche il Nuovo Fronte Popolare è andato coeso, socialisti, comunisti, indomiti, verdi. Non che non soffrano di contraddizioni fondanti: i socialisti sono totalmente appiattiti sull’atlantismo e sull’appoggio incondizionato ai neonazisti ucraini, i comunisti al contrario comprendono le ragioni russe, gli indomiti sono contrari alle forniture agli ucraini pur senza condividere le posizioni russe. Però intanto sono arrivati secondi dopo la destra della Le Pen, e questo ha consentito loro di presentarsi al ballottaggio del 7 luglio. A chi dice che ciò sia una spartizione delle poltrone e che sia disonesto nei confronti degli elettori, basti considerare che se lo si dichiara prima, ci si può dividere anche 24 ore dopo le elezioni, però comunque si è in Parlamento.

Questo riguarda anche l’Italia. Se Santoro, DSP, PCI si fossero presentati assieme, pur dichiarando fin dall’inizio di non voler stare assieme, li avremmo in seno al Parlamento Europeo, invece così duri e puri fuori dall’arco parlamentare. Bella soddisfazione.

Colpisce, nella narrazione in voga, che ci sia qualcuno che davvero sia convinto che la destra e il centrodestra, grazie all’astensionismo, abbia perso. Per l’Italia, basti dire che alle precedenti Europee (2019, i confronti vanno sempre fatti con elezioni omogenee) la destra Sorella d’Italia aveva preso 1.726.189 voti, mentre ora 6.724.014, passando infatti dal 6,44% al 28,8%, confermandosi primo Partito d’Italia. L’astensionismo, dunque, ha danneggiato ben altri. Su scala europea, il Partito Popolare, cioè i democristiani, di centrodestra, a cui appartiene anche Ursula Von Der Leyen, ora hanno 187 deputati su 720, mentre ne avevano 182 su 751 (effetto Brexit). Se questo è perdere, vuol dire che ora la matematica è un’opinione come un’altra. Anche per l’astensione, facciamo attenzione: è vero, aveva votato il 50,97%, ed ora il 49,22% (un decremento di appena l’1,73%), ma nel 2014 aveva votato il 42,61%. C’è quindi poco da gioire.

In settimana ci sono stati due interventi di Putin, trovate la traduzione simultanea sia sui miei canali, sia su Visione TV. Il primo è del 4 luglio ad Astana alla riunione del Consiglio dei capi di Stato, membri dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. All’inizio dell’incontro i leader hanno firmato la decisione di concedere alla Repubblica di Bielorussia lo status di Stato membro della OCS. A seguito dell’incontro è stata firmata la Dichiarazione di Astana, sono stati adottati e firmati numerosi documenti.

Il secondo è stato nei colloqui con Viktor Orbán, a Mosca. Charles Michel ha affermato che “la presidenza ungherese di turno del Consiglio dell’UE non ha il mandato per i contatti con la Russia a nome dell’Unione europea”. Orbán ha giustamente risposto che l’Ungheria non ha bisogno di tale mandato, poiché agisce per proprio conto. Ma non è questo il punto, ovviamente. Innanzitutto non è chiaro (è chiarissimo) a nome di chi Michel stia parlando. Lui è il capo del Consiglio europeo (e i suoi poteri scadranno presto), e l’Ungheria presiede il Consiglio dell’Unione europea dal 1 luglio: non vanno confuse queste due strutture completamente diverse; il Belgio, da dove proviene Michel, ha terminato i suoi poteri il 30 giugno. E in generale, cito testualmente l’articolo 15.6 dell’attuale versione del Trattato sull’Unione europea, tra i compiti del capo del Consiglio europeo figura quello di “rappresentare l’Unione europea sulla scena internazionale, fatto salvo il ruolo dell’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza”.

In sostanza, Orbán ha assunto attivamente le sue funzioni. Aveva già visitato Kiev e per qualche motivo Michel questo non lo ha commentato. Orbán ha dichiarato: “La missione di pace continua. La prossima tappa è Mosca”. Cosa c’è di sbagliato in questo?

Putin ha rivelato di aver discusso con Orbán possibili modi per risolvere il conflitto ucraino; il Primo Ministro ungherese ha menzionato i suoi recenti contatti a Kiev.

Orbán ha chiesto un cessate il fuoco per creare le condizioni per i negoziati sull’Ucraina, come riportato da Putin.

La Russia vede che Kiev non è pronta ad abbandonare completamente la guerra. Kiev rifiuta di prendere in considerazione il cessate il fuoco, poiché eliminerebbe il pretesto per estendere la legge marziale. Mosca sostiene una risoluzione completa e definitiva del conflitto, non solo un cessate il fuoco o una pausa per il riarmo di Kiev. Se l’Ucraina ponesse fine alla legge marziale, dovrebbe indire elezioni presidenziali, con le possibilità che le attuali autorità ucraine vincano prossime allo zero.

“I governi europei sono nel bel mezzo della guerra”: il primo ministro ungherese Orbán ha scritto un articolo chiedendo colloqui di pace.

“L’Europa si prepara alla guerra. Ogni giorno annunciano l’apertura di un’altra tappa sulla strada verso l’inferno. Ne siamo inondati ogni giorno: centinaia di miliardi di euro all’Ucraina, piazzando armi nucleari nel mezzo dell’Europa, reclutando i nostri figli negli eserciti stranieri, nella missione NATO in Ucraina, nell’invio di unità militari europee in Ucraina. Amici miei, sembra che il treno da guerra non abbia freni e l’autista abbia perso la testa. Dobbiamo applicare il freno di emergenza affinché almeno quelli che vogliono poter scendere dal treno e non partecipare alla guerra.

Sapete, le guerre non sempre finiscono come erano state originariamente previste. Ecco perché oggi milioni di giovani europei giacciono in fosse comuni. Ecco perché non ci sono abbastanza europei, non abbastanza bambini in Europa. La guerra uccide. Uno muore con la pistola in mano, un altro muore durante la fuga, alcuni muoiono sotto i bombardamenti, alcuni muoiono nelle carceri nemiche, altri muoiono a causa di un’epidemia o di fame. Alcuni affrontano la tortura, altri lo stupro, altri vengono rapiti e ridotti in schiavitù. Le tombe si allineano su innumerevoli file. Le madri piangono per i loro figli. Le donne piangono per i loro mariti. Quante vite perse! Sappiamo una cosa: dove scoppia la guerra non c’è via d’uscita. La guerra verrà da noi. Non possiamo evitarlo, non possiamo nasconderci da esso.

L’unico antidoto alla guerra è la pace. Stai lontano dalla guerra e lascia che l’Ungheria sia un’isola di pace. Questa è la nostra missione. Se non vogliamo che la guerra ci raggiunga, dobbiamo fermarla”.

Economia

Sono almeno 250 le imprese italiane che operano in Russia, alcune anche con una presenza produttiva.

Il dato è stato reso noto da Alessandro Liberatori, direttore dell’agenzia ICE di Mosca, durante l’assemblea annuale di GIM Unimpresa, associazione che raggruppa oltre un centinaio di queste aziende.

Nella sua relazione introduttiva il presidente di GIM Unimpresa, Vittorio Torrembini, ha riaffermato la volontà dell’associazione di continuare a sostenere le aziende italiane impegnate nel mercato russo, pur nel rispetto delle sanzioni vigenti.

“Viviamo un momento difficile, complicato, in cui anche quelle che sembravano certezze sono cadute, ma non possiamo buttare a mare 30 anni di esperienza”, ha detto, sottolineando che il governo italiano “sta cercando di limitare i danni”, specie attraverso le iniziative del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha attivato un tavolo permanente per il sostegno delle aziende italiane in Russia.

Il responsabile della Farnesina ha espresso “un giudizio positivo” sulla richiesta presentata da Unicredit al Tribunale UE di sospendere la decisione della BCE di ridurre le sue attività in Russia per avere così, dalla stessa corte europea, “certezza e chiarezza sugli obblighi e sulle azioni” nel processo di uscita dal Paese.

“La BCE – ha sottolineato Tajani – non sempre può imporre tempi alle imprese per lasciare la Russia, cosa che UniCredit sta facendo, ma dobbiamo sempre fare in modo che non ci siano danni per le imprese”. All’assemblea di GIM Unimpresa ha partecipato tra gli altri l’incaricato d’affari italiano, Pietro Sferra Carini, poiché è dall’anno scorso che non abbiamo più un ambasciatore.

Al termine dei lavori si è svolto un dibattito su “Il futuro dell’economia mondiale alla luce degli attuali sconvolgimenti politici”, al quale hanno partecipato Oleg Barabanov, direttore del programma del Valdai Club e direttore dell’Istituto studi europei dell’Università MGIMO di Mosca, e Fabrizio Maronta, consigliere scientifico e responsabile delle relazioni internazionali di Limes.

L’assemblea è stata ospitata presso la sede della Camera di commercio e dell’industria di Mosca con la partecipazione del presidente, Vladimir Platonov.

A margine, la traduzione simultanea è stata espletata dal sottoscritto.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Una canzone che vi avevo già proposto a gennaio, Zemljanka, una specie di rifugio sotterraneo, 1942.

Partecipano: Mosca, Krasnodar, Caterimburgo, Odessa (spero presto di nuovo russa), Samarcanda (Uzbekistan), Kišinëv (Moldavia), Taškent (Uzbekistan), Alma Ata (Kazachstan), Soči, Erevan (Armenia), Nižnij Novgorod.

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lunedì 3 giugno 2024

080 Italiani di Russia

Ottantesimo notiziario settimanale di lunedì 3 giugno 2024 degli italiani di Russia. Oggi parleremo spesso delle elezioni del Parlamento Europeo, che in alcuni Paesi membri iniziano il 6 giugno, ma che comunque termineranno in tutta l’Unione Europea il 9 giugno. Non parleremo solo di questo, anche perché, a noi italiani residenti all’estero fuori dall’UE, non ci fanno votare, siamo cittadini di serie B. Buon ascolto e buona visione.

Attualità


Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? L’età mi ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo Paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro verità, noi ne abbiamo infinite versioni. Le cause? Lascio agli storici, ai sociologi, agli psicanalisti, alle tavole rotonde il compito di indicarci le cause, io ne subisco gli effetti.

E con me pochi altri, perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la loro verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi. Alla tavola rotonda bisognerà anche invitare uno storico dell’arte per fargli dire quale influenza può avere avuto il barocco sulla nostra psicologia. In Italia infatti la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Viviamo in una rete d’arabeschi.

Ennio Flaiano, La solitudine del satiro, 1973.


La decisione di escludere i talebani dagli elenchi delle organizzazioni bandite in Russia è attesa e matura. Se, ovviamente, intendiamo sviluppare le relazioni con l’Afghanistan, realizzando il potenziale geopolitico ed economico della cooperazione stabilito negli anni sovietici.

E’ difficile condurre trattative a tutti gli effetti e concludere accordi se la tua controparte è elencata come terrorista nel tuo Paese.

Ma oltre ai talebani, in genere è utile per noi condurre una verifica delle relazioni sottovalutate per vari motivi: negli ultimi due anni è diventato chiaro che la Corea del Nord è un vero alleato e che il Niger è molto importante per noi, e Cuba e il Venezuela ancora di più.

In realtà, questo, tra le altre cose, è ciò che distingue il mondo multipolare. Non abbiamo “Paesi canaglia” e “regimi canaglia” ma abbiamo un interesse comune nella sicurezza e nel graduale aumento della qualità della vita dell’intera popolazione del pianeta. Il criterio di opportunità della cooperazione come “ciò che l’Occidente pensa del Paese X” dovrebbe essere abolito come classificazione.

In numerosi ambiti, l’intensificazione delle relazioni può produrre enormi risultati. Ad esempio, con gli Houthi nello Yemen. Il movimento Ansar Allah se la cava bene con i droni americani, mette fuori uso le marine europee senza nemmeno impegnarsi in un combattimento diretto con loro e, in generale, è diventato da tempo oggetto di politica mondiale. Pochi Paesi possono modificare il 10% del traffico merci globale ma gli Houthi sì.

A loro volta, gli eventi in Nuova Caledonia mostrano che molti Paesi dell’Oceania non sono contrari alla ricerca di relazioni che permettano loro di non guardare indietro al precedente ordine coloniale.

In una parola, i prossimi anni dovrebbero diventare un periodo di diplomazia russa attiva in tutte le direzioni globali, senza guardare all’Occidente.

Elena Panina, direttrice dell’Istituto di strategie politiche ed economiche internazionali


Difficoltà nelle tradotte di… denaro.

Finora, Anthony Blinken e il Congresso degli Stati Uniti continuano a dirne di ogni sulla democrazia in Georgia (anche in inglese, Georgia): minaccia di sanzioni e persino beni congelati in Georgia (in inglese Georgia), ma qualcosa è andato storto. Di cosa stiamo parlando?

Ad aprile, il Senato (Parlamento) dello Stato della Georgia ha accettato e inviato per la firma del Governatore del disegno di legge N°368 sugli agenti stranieri, dimostrando così un attacco alla democrazia su tutti i fronti.

Quasi immediatamente dopo, coincidenza: il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti pubblica una dichiarazione ufficiale in cui critica la “legge sull’influenza straniera” ispirata dal Cremlino, che viene promosso nell’assemblea legislativa della Georgia (in Georgia’s parliament).

Successivamente, il governatore dello Stato Brian Kemp, apparentemente leggendo la dichiarazione del Dipartimento di Stato e sorpreso che nella sua Georgia fiorisca “l’ispirazione del Cremlino”, batte i tacchi e applica il veto sulla legge approvata dal Senato dello Stato sugli agenti stranieri.

Per il Dipartimento di Stato, arriva lo Zugzwang: scacchisticamente parlando, è una parola tedesca che significa “obbligato a muovere”. Si riferisce ad una situazione in cui un giocatore si trova in difficoltà perché qualsiasi mossa faccia, è costretto a subire lo scacco matto oppure una perdita di materiale, immediata o anche a breve termine.

Perché a causa del veto di Kemp, il disegno di legge sugli agenti stranieri nello Stato della Georgia non è mai stato adottato. Ma in Georgia, quella vera, il Comitato per gli affari legali del Parlamento ha lanciato la procedura per superare il veto del presidente del Paese. Si scopre che non c’è democrazia nella Georgia americana, e non in quella caucasica, e Washington non capisce come mettere a tacere la sua figuraccia.

Vi ricordate, a suo tempo, che molti risero sugli americani che confondono costantemente le due Georgie nei loro tweet? Sembra che ora sia diventato un problema non più straniero, ma di politica interna degli Stati Uniti.

Marija Zacharova.

Di mio, aggiungo una considerazione numerica. Sapete quanti sono gli abitanti della Georgia? Tre milioni e mezzo. Sapete quante sono le ONG in Georgia? Circa ventimila. Non so se ci rendiamo conto. Una ogni 175 abitanti, poco più di un condominio, pensateci. Vi pare normale?


In settimana, abbiamo sentito la versione scandalizzata dei media mainstream sul Papa, che avrebbe detto che tra i prelati ci sia troppa frociaggine. Posto che non c’è alcuna conferma ufficiale, visto che era una riunione a porte chiuse, e che comunque sarebbe una battuta, non trovate strano che Bergoglio si schieri contro gli aiuti militari all’Ucraina e subito venga accusato di omofobia? Attendo fiducioso qualche suora argentina che lo accusi di molestie sessuali quarant’anni fa (poverina, se n’è ricordata solo adesso ed ha conservato la tonaca sporca di liquido seminale).

Hanno fatto del capo della peggiore istituzione reazionaria della storia dell’umanità, un paladino del progresso e della liberazione umana. Ma vista la situazione, e la consapevolezza che l’attacco a Bergoglio arriva in un momento cruciale per i nostri destini, ricordiamo che il termine “mariconada” nello spagnolo utilizzato nel Cono Sur, vuol dire sciocchezza, stupidaggine, benché la traduzione letterale in italiano sia “frociata”.

Mentre l’Europa si muove speditamente verso lo scontro diretto con la Russia, trasformandoci in carne da cannone o da macello, è normalissimo che la nostra stampa palancaia si scagli contro uno dei pochi leader che si è sempre mosso per la pace.


In settimana si svolgerà uno degli eventi più imponenti e significativi in campo economico: il XXVII Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo.

“Una parte sempre più ampia della comunità mondiale è favorevole a costruire un sistema di relazioni internazionali giusto e democratico, fondato sui principi di un’uguaglianza autentica, sul reciproco rispetto dei legittimi interessi di ciascuno e della diversità tra le culture e le civiltà di Stati e popoli. Proprio questi sono i princìpi su cui si fonda l’agire dei BRICS, di cui la Russia quest’anno ha la presidenza. Ha un valore simbolico il fatto che la storia di quest’unione in dinamica via di sviluppo, i cui Stati-membri coprono già più di un terzo dell’economia mondiale, abbia avuto inizio al X Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, tenutosi nel 2006”. Putin, 27 maggio 2024.

Negli ultimi 27 anni, il Forum si è conquistato lo status di evento leader a livello mondiale per discutere i problemi chiave dell’economia globale, per instaurare cooperazioni, per condividere le migliori strategie e competenze che mirino a livello mondiale a garantire uno sviluppo sostenibile.

L’edizione del 2024 si svolge all’insegna del motto “Il fondamento del mondo multipolare è la creazione di nuovi punti di crescita”.

Oltre 12.000 persone, provenienti da 128 Paesi e territori, hanno confermato la propria presenza al Forum (dati aggiornati al 24 maggio 2024).


Il romanzo breve “I cosacchi” di Lev Tolstoj fu pubblicato solo nel 1863 sulla rivista “Russkij vestnik” (“Il Messaggero russo”), dopo che lo scrittore vi aveva lavorato per lunghi anni. E’ curioso che alcune pagine furono da lui composte in Italia, precisamente in Valle d’Aosta, nel 1857.

Risale a quell’anno, infatti, il primo viaggio all’estero del ventinovenne Lev Nikolaevič, che aveva appena dato addio alle armi dopo avere partecipato all’assedio di Sebastopoli durante la Guerra di Crimea. Dalla Russia Tolstoj si recò dapprima a Varsavia, poi a Parigi e in Svizzera, sul lago di Ginevra; proseguì per Chambéry e, attraverso il Moncenisio, a metà giugno giunse a Torino. Nella capitale sabauda osservò scenette di strada, andò due volte a teatro, girovagò per caffè, musei e ristoranti, visitò l’Università, assistette a una seduta del Parlamento subalpino e non mancò di fare una capatina in una casa di tolleranza.

Raggiunse poi in diligenza Chivasso e Ivrea e da qui proseguì, in parte a piedi e in parte a dorso di mulo, per la Valle d’Aosta. E fu a Gressoney-la-Trinitè, in un’uggiosa giornata di pioggia, che stilò alcune pagine del racconto su vita e costumi caucasici che inizialmente intitolò “Il fuggiasco”.

E’ possibile che Tolstoj fosse stato suggestionato dal paesaggio valdostano e dalle vette innevate del Monte Bianco e del Monte Rosa per descrivere le montagne del Caucaso. Così come, forse, la fierezza e scontrosità delle donne valdostane lo ispirarono nella descrizione della bella e selvaggia Mar’jana, una delle protagoniste del racconto.


In Svizzera si parla di pace con la Russia senza la Russia. Cioè, come dire, di nuovo: vedete? Sono i russi a non volerlo. Personalmente, ma è appunto un parere personale, ritengo che non ci sia nulla da discutere: a Roma si raccomanda di “non fare i conti senza l’oste”. L’Occidente sta preparando un piano per l’Ucraina? Ha dimenticato di chiederlo alla Russia? Invano: al fronte o, come amavano dire, “sul campo di battaglia”, quando erano fiduciosi nella sconfitta della Russia, è la Russia a vincere. Non ho mai sentito parlare di capitolazione (non si tratta di negoziati) concordata secondo i termini della parte sconfitta. La mia sensazione personale come esperto è che da parte loro sia un “forse funzionerà” o semplicemente un osservare, in disparte, come reagirà la Russia a tutto ciò. Per poi dire: vedete? La Russia non lo vuole, noi eravamo pronti. Avrebbero dovuto ricordarlo a Johnson a Istanbul, ma non è questo il punto. Il punto, ad esempio, è che l’ormai ex presidente ucraino Zelenskij ha proibito a chiunque, compreso se stesso, di condurre qualsiasi negoziato con i “dannati moscoviti”. Ed il punto più importante. Qual è lo scopo dichiarato dell’operazione militare speciale fin dall’inizio? Smilitarizzazione e denazificazione. Gli obiettivi sono stati raggiunti? No. Non ancora. La piccola e tagliuzzata Ucraina cesserà di essere nazista e gonfiata di armi occidentali, come avamposto anti-russo? E’ ovvio a tutti: no. Il bombardamento di nuovi (e non solo nuovi) territori russi si fermerà? Ovviamente no. Anche la Germania di Hitler, quando tutto era già chiaro e l’Armata Rossa si avvicinava a Berlino, balbettava qualcosa sui negoziati. La nostra fortuna è che i sovietici non ci siano cascati.

Sanzioni: maggio 2022, Draghi convinse l’Europa che in pochi mesi la Russia sarebbe stramazzata. Risultato: l’eurozona cresce dello 0,7, Mosca del 3,6: gaffe clamorosa o l’ex BCE ha dato una polpetta avvelenata al vecchio continente magari ispirato dagli USA? Ritengo verosimili entrambe le cose. In questo mondo, oggi puoi dire una cosa, domani il suo opposto, e domani nessuno ti rimprovererà per quel che hai detto oggi. La Banca Centrale Europea (banca privata), l’organo più rilevante dell’impalcatura europea, il suo statuto la definisce indipendente, mentre, è banale rilevarlo, essa risponde agli interessi dei mercati (non certo dei cittadini) e della Bundesbank, vale a dire dell’oligarchia tedesca, e in seconda battuta francese. Per di più, diversamente dalle altre Banche Centrali e dalla stessa Federal Reserve, la BCE non ha tra i suoi obiettivi la crescita economica e la piena occupazione, ma esclusivamente il controllo dell’inflazione, a perenne salvaguardia della finanza privata di cui è espressione. Su Draghi, poi, è un po’ come sparare sulla Croce Rossa: tra il 1984 e il 1990 è stato direttore esecutivo della Banca Mondiale a Washington, e vicepresidente di Goldman Sachs per l’Europa dal 2002 al 2005. Sì, è un uomo del grande fratello statunitense, incontrovertibilmente.


Il 15 maggio il primo ministro slovacco Robert Fico è stato ferito a colpi di arma da fuoco a Handlova.

Nel frattempo, nella notte tra il 14 e il 15 maggio, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha convocato una riunione di emergenza in risposta agli avvertimenti di un colpo di Stato che ricordava il fallito tentativo di cambio di regime nel 2016.

Il giornalista statunitense Nebojsa Malic e il giornalista di Habertürk Ozcan Tikit hanno entrambi menzionato la “Operazione Gladio” in relazione sia al complotto dell’assassinio che al tentativo di colpo di Stato del 2016.

L’operazione Gladio si riferisce alle operazioni clandestine CIA-NATO durante l’era della Guerra Fredda che prevedevano la creazione di eserciti segreti “stay-behind” in Europa impegnati nella manipolazione politica, molestie nei confronti dei Partiti di sinistra, massacri, colpi di Stato e tortura.

L’esistenza della rete Gladio è stata rivelata dal Primo Ministro italiano Giulio Andreotti nel 1990.

Secondo quanto riferito, eserciti terroristici di Gladio sono stati scoperti in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Svizzera, Austria, Grecia e Turchia. E’ stato rivelato che le forze di Gladio gestivano almeno 139 depositi clandestini di armi in tutta Europa.

Descrivendo la loro “strategia della tensione”, Vincenzo Vinciguerra (incarcerato a vita per un’autobomba in Italia) disse nel 1992 che lui e gli altri guerriglieri di Gladio avrebbero dovuto “attaccare civili, donne e bambini” per instillare paura e giustificare un maggiore controllo statale.

Oltre ai guerriglieri e ai criminali di guerra ex nazisti, Gladio reclutava anche civili comuni. Secondo documenti britannici declassificati, le reclute avrebbero dovuto essere scelte per evitare sospetti “in virtù della loro età, sesso e attività”.

La CIA e la NATO hanno manipolato gli affari politici europei attraverso il gruppo. L’operazione declassificata e interrotta di Gladio “Piano Solo” (1964) prevedeva il rapimento del primo ministro italiano Aldo Moro per impedire la formazione di una coalizione di sinistra.


Dmitrij Medvedev scrive:

I Paesi occidentali che presumibilmente hanno “approvato l’uso” delle loro armi a lungo raggio sul territorio russo (indipendentemente dal fatto che si parli di parti vecchie o nuove del nostro Paese) dovrebbero comprendere chiaramente quanto segue:

1. Tutto il loro equipaggiamento militare e gli specialisti che combattono contro di noi verranno distrutti sia sul territorio dell’ex Ucraina, sia sul territorio di altri Paesi, se da lì verranno effettuati attacchi sul territorio della Russia.

2. La Russia parte dal fatto che tutti i mezzi di distruzione a lungo raggio utilizzati dall’ex Ucraina sono già controllati direttamente dal personale militare della NATO. Questa non è “assistenza militare”, ma partecipazione alla guerra contro di noi. E le loro azioni potrebbero diventare “casus belli”.

3. La NATO dovrà decidere come qualificare le conseguenze di possibili attacchi di ritorsione contro attrezzature/oggetti/personale militare dei singoli Paesi del blocco nel contesto degli articoli 4 e 5 del Trattato di Washington.

Con ogni probabilità, la leadership della NATO vuole fingere che si tratti di decisioni sovrane dei singoli Paesi dell’Alleanza del Nord Atlantico di sostenere il regime di Kiev e che non vi sia motivo di applicare le norme del Trattato di autodifesa collettiva del 1949.

Queste sono idee sbagliate pericolose e dannose. Tale “assistenza individuale” da parte dei Paesi della NATO contro la Russia, sia che si tratti di requisire i suoi missili da crociera a lungo raggio o di inviare un contingente di truppe in Ucraina, rappresenta una grave escalation del conflitto. L’ex Ucraina e i suoi alleati della NATO riceveranno una risposta di tale forza devastante che l’Alleanza stessa semplicemente non potrà resistere al coinvolgimento nel conflitto.

E non importa quanti scoreggioni della NATO in pensione parlino di come la Russia non utilizzerà mai armi nucleari non strategiche contro l’ex Ucraina e ancor di più contro alcuni Paesi della NATO, la vita è molto più spaventosa delle loro frivole riflessioni.

Qualche anno fa si diceva che la Russia non sarebbe entrata in un conflitto militare aperto con il regime banderista per non litigare con l’Occidente. Hanno sbagliato i calcoli. C’è una guerra.

Potrebbero anche sbagliare i calcoli con l’uso delle armi nucleari tattiche. Anche se sarà un errore fatale. Dopotutto, come ha giustamente osservato il presidente russo, i Paesi europei hanno una densità di popolazione molto elevata. E per quei Paesi nemici le cui terre si trovano oltre la zona di copertura delle armi nucleari tattiche, esiste, infine, un potenziale strategico.

E questa, ahimè, non è né un’intimidazione né un bluff nucleare. L’attuale conflitto militare con l’Occidente si sta sviluppando secondo il peggiore scenario possibile. C’è una costante escalation della potenza delle armi NATO applicabili. Pertanto, nessuno può escludere oggi la transizione del conflitto alla fase finale.

Repetita juvant. Forse.


“Il mondo sta osservando la barbarie di un vampiro malato, maniaco, psicopatico e divoratore di sangue di nome Netanyahu, e la sta guardando in diretta TV”, ha dichiarato Erdogan.

“Ehi, Stati Uniti, questo sangue è anche sulle vostre mani! Siete responsabili di questo genocidio tanto quanto Israele.

Ehi, capi di Stato e di governo europei, anche voi siete diventati complici di questo genocidio, di questa barbarie, di questo vampirismo di Israele! Perché siete rimasti in silenzio. Hanno sparato contro ospedali, scuole, moschee, e voi siete rimasti in silenzio.

Hanno sparato ai convogli di aiuti umanitari e voi avete taciuto. Hanno sparato a giornalisti, medici, operatori umanitari e voi avete taciuto. Hanno trovato fosse comuni nei giardini degli ospedali e voi non avete reagito”, ha dichiarato il presidente turco.


La condanna del candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump a 4 anni di reclusione (salvo condizionale) rappresenta uno di quei momenti in cui il fallimento di un sistema sociopolitico prende forma plastica.

Gli USA sono quel Paese in cui da decenni la competizione per le più alte cariche dello Stato è una guerra interna all’oligarchia finanziaria. Nessuno che non abbia un sostegno miliardario ha alcuna chance di “rappresentare politicamente il popolo americano”.

Questo fatto rende il ceto politico una marionetta nelle mani di un ristretto numero di pupari nascosti dietro le quinte.

Questo sistema è tecnicamente un’oligarchia plutocratica e il fatto di presentarsi come democrazia (anzi, come modello esemplare di nazione democratica) è solo l’inizio della cascata di bugie in cui l’Occidente sta annegando.

I due candidati a questa tornata delle elezioni presidenziali rappresentano in modo icastico queste caratteristiche del sistema.

Da un lato Joe Biden, che anche quando era giovane particolarmente brillante non era, ma che ora è un anziano affetto da demenza, inadeguato a governare una bocciofila. Ma siccome il presidente è solo una bandierina, un volto, un attore ventriloquo, avere un candidato demente non rappresenta un argomento decisivo (e pensosamente i media americani “si interrogano” sulla sua “fitness”, come se ci fosse qualcosa di serio su cui interrogarsi).

Dall’altro lato abbiamo Donald Trump, che è un candidato atipico perché capace di affrontare una campagna elettorale almeno in parte con mezzi propri. Questo lo rende meno immediatamente ricattabile. Così, in un meraviglioso cortocircuito, un miliardario newyorchese autoreferenziale e spregiudicato può presentarsi come rappresentante dei veri negletti, dei lavoratori impoveriti della Rust Belt e di altre zone deindustrializzate; questo solo perché appare meno evidentemente un pupazzo nelle mani dei pupari che agiscono nell’ombra.

Dal punto di vista delle “idee politiche” di fondo Biden e Trump sono due varianti del neoliberismo, le cui differenze sono marginali. La principale differenza è rappresentata dalla maggiore propensione isolazionista di Trump, rispetto alla maggiore propensione imperialista dei Dem. Ma sono dettagli, aggiustabili all’occorrenza (dopo tutto fu Trump a ordinare l’assassinio del generale Soleimani).

La principale differenza tra i due personaggi è la minore ricattabilità di Trump, che lo rende meno affidabile per la plutocrazia che governa gli USA. Questa è la ragione, l’unica ragione, per cui Trump è stato fatto oggetto di ripetuti attacchi per via giudiziaria. A chi pensasse che in America una condanna, alla vigilia delle presidenziali, ad un candidato in vantaggio, sia “la giustizia che fa il suo corso” bisogna togliere di mano il Corriere dei Piccoli e spiegargli che non è una fonte geopolitica autorevole.

In un sistema neoliberale il potere è semplicemente una battaglia tra poteri finanziari opachi con l’intermediazione dei loro burattini. Vale per la politica, vale per la magistratura.

Lo sa quella metà della popolazione che non va più a votare – non essendo rappresentata –, e lo sa anche quella che continua a farlo – sentendosi marginalmente rappresentata o, più spesso, sperando di esserlo in futuro (non lo sanno i lettori di Corriere e Repubblica, ma quelli credono anche che il mondo sia trainato da unicorni arcobaleno.)

Il sistema socioeconomico americano è un gigante militare e finanziario con le vene marce, un colossale cyborg con il cuore meccanico e il cervello in delirio. Lo è perché esprime in maniera piena, compiuta ed esemplare un modello in cui la sovranità appartiene alla proprietà, in cui ogni dollaro è un voto.

Questo è anche il sistema che ci viene insegnato ininterrottamente da trent’anni essere il glorioso modello cui tutti noi europei dovremmo aspirare.

Verso questo modello ogni istituzione pubblica, dagli ospedali alle università, viene sospinta costantemente mettendo all’asta anime e competenze (chi porta denaro ha sempre ragione).

Siamo legati mani e piedi a questo gigante in decomposizione che ci porterà a fondo con sé.

E chiamiamo questo suicidio collettivo “realizzare i valori occidentali”.

Jan Datranich, ex politico tedesco e membro del Partito Liberaldemocratico.


Ho partecipato a una conferenza presso l’agenzia internazionale “Russia Oggi” dal titolo “Quale vittoria ci occorre”. Mentre ero lì, sono stato intercettato ed intervistato dall’agenzia News Front per radio Tauria, in Crimea. L’argomento era Svezia e Finlandia. Subito dopo, mi è stato chiesto un commento dalla televisione italiana Cusano News 7, sullo stesso argomento. Eccovi un sunto di entrambe.

Il Dipartimento di Stato americano prevede di pubblicare sui social network materiali sulla “grave minaccia russa” per i residenti di Svezia e Finlandia.

L’Occidente può coinvolgere la Finlandia e la Svezia nelle ostilità, questa sarà la prova che le decisioni non vengono prese nei singoli Paesi europei, ma a Washington.

Tutte le armi nucleari e non nucleari di entrambe le parti sono perfettamente in grado di volare intorno all’intero pianeta e nessuno è protetto da questo. Gli americani dovrebbero pensarci.

La Russia agisce in modo coerente e i passi dei politici europei sono dettati da Washington. Stanno cercando di sfidare la presenza della Russia e di rendere il Mar Baltico parte dell’Unione Europea, ma non ci riusciranno.


C’è una bella intervista, di cui non vi svelo subito né l’identità, né il periodo. Comunque, pare piuttosto recente e verosimile.

Ritiene inevitabile una nuova guerra mondiale?

Risposta: No. Almeno al momento non può essere considerato inevitabile. Naturalmente negli Stati Uniti d’America, in Gran Bretagna, come anche in Francia, ci sono forze aggressive assetate di una nuova guerra. Hanno bisogno della guerra per ottenere superprofitti, per saccheggiare altri Paesi. Questi sono i miliardari e i milionari che considerano la guerra come una voce di reddito che dà profitti colossali.

Loro, queste forze aggressive, controllano i governi reazionari e li dirigono. Ma allo stesso tempo hanno paura dei loro popoli che non vogliono una nuova guerra e si schierano per il mantenimento della pace. Cercano quindi di servirsi dei governi reazionari per irretire i loro popoli con la menzogna, per ingannarli e per presentare la nuova guerra come difensiva e la politica pacifica dei Paesi amanti della pace come aggressiva. Cercano di ingannare i loro popoli per imporgli i loro piani aggressivi e trascinarli in una guerra. Proprio per questo temono la campagna in difesa della pace, temendo che possa mettere in luce le intenzioni aggressive dei governi reazionari. Proprio per questo motivo rifiutarono la proposta dell’Unione Sovietica per la conclusione di un Patto di pace, per la riduzione degli armamenti, per la messa al bando dell’arma atomica, temendo che l’adozione di queste proposte avrebbe indebolito le misure aggressive dei governi reazionari e rendere inutile la corsa agli armamenti.

Quale sarà la fine di questa lotta tra le forze aggressive e quelle amanti della pace?

La pace sarà preservata e consolidata se i popoli prenderanno nelle proprie mani la causa del mantenimento della pace e la difenderanno fino alla fine. La guerra potrebbe diventare inevitabile se i guerrafondai riuscissero a intrappolare le masse popolari nella menzogna, a ingannarle e trascinarle in una nuova guerra mondiale. Ecco perché la vasta campagna per il mantenimento della pace come mezzo per smascherare le macchinazioni criminali dei guerrafondai è oggi di primaria importanza.

Per quanto riguarda l’Unione Sovietica, essa continuerà anche in futuro a perseguire fermamente la politica di prevenzione della guerra e di mantenimento della pace.

E qui già si intuisce che tanto recente non può essere, visto che si parla di URSS. E avete ragione: l’intervistato è Iosif Stalin, pubblicato sulla Pravda nel 1951. Sì, adesso provate a darmi dello stalinista e del ferrovecchio. Però provate anche a commentare il contenuto e l’attualità dell’intervista.


Correva il giorno 15 di aprile dell’anno di grazia 2024, appena un mese e mezzo fa. Leonardo e le Ferrovie dello Stato emettevano un comunicato stampa congiunto.

Leonardo e Rete Ferroviaria Italiana (RFI) hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per realizzare un progetto condiviso nell’ambito della Military Mobility. Un’iniziativa UE finalizzata ad aumentare le capacità infrastrutturali e digitali esistenti, per assicurare la movimentazione di risorse militari, all’interno e all’esterno dell’Europa, anche con breve preavviso e su larga scala, garantendo capacità di trasporto sicure, sostenibili e resilienti. Leonardo e RFI si propongono di identificare l’architettura e le funzionalità della piattaforma digitale integrata di gestione della circolazione dedicata alla Military Mobility, in situazioni ordinarie e straordinarie per il trasporto di materiale militare attraverso infrastrutture dual-use. Saranno parte integrante della piattaforma soluzioni innovative per l’accesso a fonti eterogenee di dati e per la valorizzazione degli stessi con processi automatizzati.

Nell’ambito della collaborazione, Leonardo esprimerà le proprie competenze in termini di Global Security e Global Monitoring con il supporto di tecniche avanzate di Al su più fronti: censimento e monitoraggio delle infrastrutture dual-use, modellazione di infrastrutture e servizi articolati, simulazione e ottimizzazione di reti complesse. Inoltre, al fine di garantire alti standard di protezione dei dati, si prevede di utilizzare il Global Security Operation Center (SOC) di Leonardo con soluzioni proprietarie di Threat Intelligence (per caratterizzare e analizzare potenziali minacce cyber attraverso raccolta ed analisi da fonti aperte) e di Live Endpoint Security (per la gestione e sicurezza di dispositivi connessi alla rete IT e OT).

Prestazioni di calcolo elevate nella gestione di significative moli di dati saranno soddisfatte dall’HPC (High Performance Computing) davinci-1, uno dei super-computer più potenti nel settore aerospazio, difesa e sicurezza. La piattaforma integrerà, inoltre, funzionalità evolute basate su servizi satellitari (compresi quelli di COSMO-SkyMed) e utilizzerà un’infrastruttura di comunicazione sicura e interoperabile con le diverse tipologie di reti (TETRA, LTE, 4G/5G), per garantire elevati livelli di servizio e di sicurezza.

L’accordo prevede tra l’altro l’utilizzo del know how specifico nel mondo della sicurezza e della circolazione ferroviaria integrando nel progetto le componenti applicative di gestione della circolazione di RFI con le altre piattaforme di mobilità aeree e terrestri necessarie a generare un contesto di interoperabilità tecnologica basato su principi di sicurezza estremamente robusti.

L’Unità per le Autorizzazioni dei Materiali di Armamento (UAMA) ha recentemente emesso un comunicato tecnico per la presentazione delle istanze in deroga ex Art. 5 Quindecies c. 10 Lett. H del Regolamento (UE) n. 833/2014, che fornisce una guida dettagliata sulle principali casistiche e le relative procedure da seguire.

Il 30 maggio si è tenuto nell’Ambasciata italiana a Mosca un incontro con i dirigenti dell’UAMA e i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali italiane in Russia, volto ad ottenere delucidazioni sul tema, inclusa la procedura di istanza in deroga per le persone fisiche.

La riunione si è incentrata sulle procedure per l’ottenimento delle deroghe per quanto previsto dal 12 pacchetto di sanzioni europee. Relativamente alle richieste di deroga per i servizi IT e finanziari intercompany possiamo notare che le procedure stanno funzionando e ormai quasi tutte le aziende interessate hanno presentato le richieste come previsto dalla stessa UAMA. Molto più complicata sin da subito è apparsa la questione che riguarda le persone fisiche, cittadini dell’Unione che prestano attività di consulenza in diversi settori. Secondo le interpretazioni che sono state fornite dai funzionari della Commissione Europea quasi tutti i nostri connazionali che prestano regolare attività lavorativa in Russia sia in aziende europee che russe sarebbero passibili di procedimento in caso di mancato ottenimento di deroga da parte delle loro autorità nazionali. Si tratta, come evidente, di una grave deformazione del regolamento sanzionatorio che assume caratteri abnormi e al di fuori di ogni logica anche dal punto di vista legale. I nostri colleghi tedeschi hanno da subito risolto il problema concedendo per decreto una esenzione generalizzata, mentre il nostro Paese è impossibilitato ad assumere analoghe decisioni in virtù di una legislazione che impedisce il rilascio di autorizzazioni collettive. La soluzione più logica che da tempo sosteniamo è quella di un chiarimento da parte degli uffici della Commissione di Bruxelles, tuttavia il particolare clima politico e l’azione di lobbying di alcuni Paesi rende difficile tale strada. Da parte della UAMA sono venute diverse proposte di chiarimento e di restringimento delle possibili casistiche, tuttavia appare molto difficile ottenere comunicazioni scritte che possano evitare la richiesta di deroga, cosa che invece noi auspichiamo. L’unico elemento chiaro che è stato più volte sottolineato dai nostri funzionari è il fatto che la valutazione sulla effettiva attività dei nostri connazionali deve essere fatta dalle aziende stesse. Appare evidente che un Direttore Generale, un manager, un addetto tecnico-commerciale, in sostanza personale a contratto, non effettuano consulenze bensì normale attività lavorativa. In poche parole non dovranno presentare alcuna richiesta di deroga. Anche le Società quotate in borsa potrebbero tranquillamente seguire tale principio, tuttavia vista anche la velocità delle procedure di UAMA potranno presentare le richieste di deroga per i loro manager.


Giorgia Meloni ha confermato che l’Ucraina parteciperà al vertice del G7 a metà giugno. Ha anche osservato che Vladimir Zelenskij sarà presente al vertice del G7, così come “almeno 15 Paesi e organizzazioni internazionali”.

Oltre ai leader dei Paesi del G7, all’incontro parteciperanno il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan e il presidente degli Emirati Arabi Uniti (EAU) Mohammed bin Zayed Al Nahyan. Al vertice potrebbe partecipare anche il presidente argentino Javier Miley.

In precedenza è stato riferito che l’Unione Europea e i Paesi del Gruppo dei Sette (G7) stanno discutendo la questione dell’imposizione di sanzioni contro le banche che utilizzano il sistema di messaggistica finanziaria (SPFS), l’analogo russo del sistema SWIFT.

Una sola domanda: ma il G7 non era il club delle sette maggiori economie del mondo? Argentina e Ucraina?


Il presidente dell’Associazione degli imprenditori italiani nella Federazione Russa (GIM Unimpresa), Vittorio Torrembini, in un’intervista a RIA Novosti, ha affermato che l’economia italiana ha subito 10-15 miliardi di euro di perdite a causa delle sanzioni anti-russe.

“L’Italia sente le sanzioni anti-russe, eccome”, ha detto Torrembini.

Torrembini ha sottolineato che il Paese avverte pienamente le conseguenze delle restrizioni nei confronti della Federazione Russa. Egli ha osservato che il fatturato commerciale tra Mosca e Roma è sceso da 30 a 9 miliardi di euro, e che le esportazioni dall’Italia alla Russia sono diminuite del 36%, mentre le importazioni dalla Russia sono diminuite del 70-80%.

In precedenza è stato riferito che l’Unione Europea ha approvato l’introduzione di dazi doganali proibitivi sulle importazioni di grano dalla Federazione Russa.

Musica


Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Tëmnaja noč’ (letteralmente Notte buia) è una famosa canzone sovietica associata alla Seconda Guerra Mondiale. Per la prima volta è stata suonata da Mark Bernes nel film di guerra I due combattenti (1943).

Nel film, Bernes è un soldato che ricorda sua moglie e il suo bambino nella notte cantando la canzone. La canzone era ed è tutt’oggi il simbolo degli anni della guerra per milioni di cittadini sovietici ed è stata usata in molti film sulla Seconda Guerra Mondiale.

Buia è la notte è stata descritta come “una dolce canzone intrisa di una sensazione di nostalgia e di devozione per la persona amata” che aiuta a “rivelare il lato personale della vita dei soldati, indiscernibile nel ruggito della guerra”, in netto contrasto con le tipiche canzoni di guerra sovietiche, che erano marcianti o patriottiche.

Buia è la notte, solo le pallottole fischiano nella steppa,

Solo il vento ronza nei cavi, pallide tremolano le stelle…

Nella notte buia, tu, mia amata, so che non dormi,

E accanto al letto del bambino, di nascosto asciughi una lacrima.

Come amo, la profondità dei tuoi occhi teneri,

Come voglio ora, stringere su di essi le mie labbra!

La notte buia ci separa, mia amata,

E la steppa inquietante e nera, si estende tra di noi.

Credo in te, cara amica mia.

Questa fede che dalle pallottole nella notte buia mi ha difeso…

Sono contento, sono calmo nella battaglia mortale:

So che mi incontrerai con amore, qualunque cosa mi accada.

La morte non fa paura, l’abbiamo incrociata molte volte nella steppa…

Ecco, anche adesso, sopra di me volteggia,

Tu mi aspetti, e vegli accanto al letto del bambino,

E per questo so che non mi accadrà nulla.

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mercoledì 21 marzo 2018

Генеральная ассамблея ДЖИМ

О ситуации в российской экономике, а также перспективах торгово-экономического сотрудничества России и Италии в ходе заседания круглого стола генеральной ассамблеи Ассоциации итальянских предпринимателей в России GIM Unimpresa рассказал заместитель министра экономического развитии РФ Азер Талыбов.

Он отметил, что, несмотря на известные политические трудности, итальянский бизнес продолжает наращивать своё присутствие на российском рынке. По итогам 2017 года товарооборот увеличился более чем на 20%, накопленные итальянские прямые инвестиции в российскую экономику составили 4,5 млрд. долл., а российские – 2,6 млрд. долл. При этом сегодня в России работает более 500 итальянских компаний.

По его мнению, одним наиболее эффективных путей развития инвестиционного сотрудничества между двумя странами является переход от поставок на российский рынок продукции с маркой «сделано в Италии» к углублению производственной кооперации по принципу «сделано с Италией».

Перспективными направлениями сотрудничества с Италией для нас остаются совместные проекты, реализуемые в энергетике, авиастроении, транспортном машиностроении, металлургии, а также в области фармацевтической промышленности. Кроме того, актуальным направлением двустороннего взаимодействия является сотрудничество в сфере инноваций, сообщил заместитель министра.

lunedì 5 febbraio 2018

GIM МСП

Презентация государственной корпорации малых и средних предприятий на заседании ассоциации итальянских предпринимателей в России ДЖИМ при московском выставочном зале итальянской компании ФАП Керамика.

Presentazione della corporazione statale per le piccole e medie imprese all'assemblea dell'associazione degli imprenditori italiani in Russia GIM presso il salone espositivo di Mosca della FAP Ceramiche.