Mark Bernardini

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lunedì 4 novembre 2024

101 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Centunesimo notiziario settimanale di lunedì 4 novembre 2024 degli italiani di Russia. A Mosca è caduta la prima neve. Buon ascolto e buona visione. Essendo questo un notiziario settimanale, delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti parleremo nell’edizione di lunedì 11 novembre, tuttavia vi invito fin d’ora a seguire lo speciale che andrà in onda mercoledì 6 novembre dalle 7 alle 10 del mattino italiane (dalle nove a mezzogiorno di Mosca) su Cusano News 7, canale 234 del digitale terrestre. La prima o l’ultima mezzora ci sarò anch’io.

Attualità

Una ridicola querelle orchestrata dall’eurodeputata del Partito Democratico Pina Picierno, classe 1981, che dice di essere ispirata da Ciriaco De Mita, segretario della Democrazia Cristiana nel 1982-1989. La Picierno all’epoca andava sotto il tavolo. No, per carità, a ciascuno i suoi riferimenti, il mio potrebbe essere Antonio Gramsci, che è morto nel 1937, mentre io sono nato nel 1962. Fatto sta, la deputata in questione si è laureata con una tesi di laurea sulle differenze comunicative del linguaggio politico tra Ciriaco De Mita e Bettino Craxi.

Con l’inizio dell’operazione militare speciale, su indicazione del Parlamento Europeo, di cui la Picierno è vicepresidente, in Italia sono stati oscurati tutti i canali televisivi satellitari russi. Tuttavia, non sono stati ritirati gli accrediti ai giornalisti, che perciò sono nel loro pieno diritto e dovere professionale nell’inviare le loro corrispondenze da un Paese ostile quale è ufficialmente diventata l’Italia. Un cittadino qualunque potrebbe anche non saperlo, ma una vicepresidente del Parlamento Europeo dovrebbe saperlo per dovere d’ufficio, altrimenti dimostra la propria incompetenza. Sospetto tuttavia che in effetti lo sappia, ma confida appunto nell’ignoranza (nel senso di ignorare) del suo elettorato.

Perché faccio tutte queste considerazioni a mò di premessa. In Italia c’è una corrispondente della TV statale russa VGTRK, che per intenderci è come la RAI in Italia, si chiama Asja Emel’janova. La nostra vicepresidente del PE afferma che ciò sia illegale, e invece lo è, esattamente come i servizi della RAI da Mosca, la RAI che, attenzione, in Russia si può guardare senza problemi. Che ci sia ben poco da guardare è tutt’altro argomento.

Ora però se la prende anche con due giornalisti italiani, Vincenzo Lorusso e Andrea Lucidi, che a suo tempo qui avevamo intervistato entrambi. La loro colpa è di mostrare quel che in realtà accade nelle Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk. Certo, mica si chiamano Battistini. Sentite qua cosa scrive nei social network.

“E’ necessario agire immediatamente per fermare le reti di propaganda e di disinformazione attive nel nostro Paese. Molto grave che il ministero degli esteri e il governo italiano non abbiano dato risposte alle autorità ucraine su Lucidi e Lorusso. Caro Antonio Tajani, cara Giorgia Meloni, la rete dei propagandisti al servizio del Cremlino va fermata: vi ho già sollecitati ad agire sul caso dell’emittente russa Rossija 1, uno dei media sospesi nell’UE, che ha trasmesso dal nostro Paese servizi legati all’invasione dell’Ucraina. Ora scopriamo che si tentenna anche su questo. Torno a chiedere con forza, lo farò anche formalmente, un intervento immediato del Governo italiano che è colpevolmente silenzioso e assente”.

Da parte nostra, una sola domanda: a quali leggi della Repubblica italiana nata dalla Resistenza antifascista hanno contravvenuto Emel’janova e i cittadini italiani Lucidi e Lorusso? Poi verrebbe da chiedersi se la vicepresidente del Parlamento Europeo non abbia cose ben più importanti da espletare, per il ruolo che riveste, ma questa è una domanda che lascio ai nostri spettatori.

Le dichiarazioni della Picierno sono state prontamente propagate dalla testata “L’inkiesta”, concretamente da tale Massimiliano Coccia, e da lì veicolate sul Foglio di Giuliano Ferrara, che si ciuccia annualmente oltre 60 milioni di euro di finanziamenti pubblici dei contribuenti italiani. Chi è il direttore dell’Inkiesta? Un certo Christian Rocca, ex redattore del Foglio. Incidentalmente, è anche direttore del periodico “Slava Evropi”, finanziato dal Parlamento Europeo, di cui la Picierno è vicepresidente. E Massimiliano Coccia? O beh, è il marito di Pina Picierno, ma cosa volete che conti?

Il 2 novembre ricorre la Giornata internazionale per porre fine all’impunità dei crimini contro i giornalisti, istituita con decisione della 68a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2013 per attirare l’attenzione della comunità mondiale su questo grave problema.

Purtroppo non è possibile definire festiva quella data. Pur condonando il silenzio ipocrita delle pertinenti organizzazioni internazionali e delle strutture per i diritti umani, centinaia di crimini contro i giornalisti in tutto il mondo, principalmente da parte del regime di Kiev, rimangono irrisolti e i colpevoli non ricevono la meritata punizione.

Solo nell’ultimo anno, altri quattro giornalisti russi sono morti per mano di militanti del regime di Kiev, che praticavano apertamente attività terroristiche: Boris Maksudov, Semën Erëmin, Valerij Kožin e Nikita Cicagi. Miracolosamente, Evgenij Poddubnyj, così come il corrispondente di NTV Aleksej Ivliev, sono sopravvissuti dopo gli attacchi mirati dei droni delle forze armate ucraine.

Il regime di Zelenskij non solo non persegue gli autori di questi attacchi terroristici, ma li incoraggia addirittura a continuare le loro sanguinose atrocità. All’inizio dell’anno si è saputo della morte del giornalista americano-cileno Gonzalo Lira nelle segrete ucraine. E’ stato torturato e ucciso. Tuttavia, da allora non abbiamo visto alcun segno che si stia cercando di assicurare alla giustizia i responsabili di questo brutale omicidio (l’omicidio di un giornalista per le sue convinzioni e attività professionali).

Questo quadro di ciò che sta accadendo, in netto contrasto con gli ideali esaltati dalla giornata internazionale, ha una spiegazione semplice. Coloro che dovrebbero combattere l’impunità per i crimini contro i giornalisti si sono trasformati in criminali, reprimendo ogni sacca di dissenso in vari modi e imponendo la censura politica.

Approfittando delle posizioni del personale e delle opportunità finanziarie nelle strutture specializzate in diritti umani, Washington e il suo circolo ristretto hanno paralizzato l’intero sistema internazionale volto a garantire la libertà dei media. Al loro comando, i funzionari internazionali, obbligati a rispondere alle violazioni dei diritti legittimi dei media, o restano ostinatamente in silenzio quando c’è bisogno di suonare tutti i campanelli, oppure attaccano in branco con falsi rimproveri coloro che l’Occidente ha indicato come suoi oppositori.

Crediamo sia necessario attirare l’attenzione sul fatto che l’UE, che grida a gran voce sulla necessità di rispettare i diritti dei giornalisti, è in prima linea negli sforzi per opprimerli attivamente.

Nell’ambito della campagna di censura senza precedenti lanciata da Bruxelles, i corrispondenti russi – e non solo – hanno avvertito la pienezza dei “valori democratici europei” promossi. La trasmissione dei media russi è limitata o completamente vietata senza spiegazione. I membri dell’UE mettono nella lista nera i loro dipendenti, contrassegnano e bloccano pagine sui social network, inventano casi, minacciano, espellono: fanno di tutto per impedire che la verità, scomoda per Bruxelles, venga trasmessa al pubblico.

Sullo sfondo delle tendenze corrosive nell’UE, la pratica dei doppi standard, che divide i giornalisti in “accettabili” e “indesiderabili”, è diventata più frequente. Le rare e timide voci degli europei sull’incostruttività dell’approccio “proteggiamo alcuni e ignoriamo i diritti degli altri” sono accolte con un’ardente condanna da parte del mainstream politico e accuse immediate di sostegno al Cremlino.

Allo stesso tempo, la burocrazia europea finge di non capire a cosa possa portare la sponsorizzazione incontrollata del regime di Kiev e il suo pompaggio con armi, utilizzate, tra le altre cose, per l’omicidio mirato di giornalisti.

Vorremmo ricordare all’Unione Europea, che promuove spudoratamente approcci ideologici, che il diritto alla libertà di parola e al libero accesso all’informazione deve essere garantito a tutti, senza eccezioni e indipendentemente dalla nazionalità e dalle preferenze politiche.

In connessione con l’appello dell’UNESCO a tutti gli Stati affinché adempiano ai propri obblighi e pongano fine all’impunità per l’uccisione di giornalisti, bisognerebbe chiedere al direttore generale Azoulay di eseguire le istruzioni della Conferenza Generale del 1997 e del Consiglio Esecutivo del 2023 e di condannare tutti i casi di omicidi e violenze fisiche contro giornalisti senza alcuna distinzione.

Ricordiamo che negli ultimi 2 anni più di 30 giornalisti russi sono morti per mano del regime di Kiev, ma la maggior parte di questi crimini non ha ricevuto una reazione da parte di Azoulay e nessuno di loro è stato condannato. Dunque, il Direttore Generale abbandoni i doppi standard e svolga coscienziosamente i suoi doveri di funzionario internazionale.

Sul prossimo rapporto biennale del Direttore Generale sulla sicurezza dei giornalisti e il problema dell’impunità per il 2022-2023 c’è da indignarsi per il fatto che Azoulay non abbia tenuto conto dei dati ufficiali forniti dalla Russia e da alcuni altri Paesi sui giornalisti assassinati, ma si basi esclusivamente sulle informazioni fornitele da ONG parziali nell’ambito della sua stessa “metodologia”, che non è stata approvata da nessuno.

Ciò è contrario allo status intergovernativo dell’UNESCO e costituisce anche una violazione delle istruzioni degli organi politici dell’Organizzazione, che incaricano il Direttore generale di condannare l’uccisione di giornalisti “senza alcuna distinzione”.

Le statistiche del rapporto, presumibilmente basate su informazioni provenienti dai Paesi membri sulle indagini sugli omicidi di rappresentanti dei media, non sono vere. In particolare, secondo Azoulay, nel 2022-2023 in Russia non è stato ucciso un solo giornalista. Non c’è una parola sugli omicidi di Dar’ja Dugina, Vladlen Tatarskij, Oleg Klokov e molti altri.

A proposito, in Palestina, secondo Azoulay, nel 2023 sono stati uccisi solo 24 giornalisti, il che contraddice chiaramente la realtà.

La “sordità” e la “cecità” coscienti potrebbero essere l’unica spiegazione per il fatto che Azoulay abbia scelto di ignorare numerose richieste da parte russa. Ciò solleva fortemente la questione della sua imparzialità e competenza come funzionario pubblico internazionale e sarà anche oggetto di un’analisi approfondita in una riunione del Consiglio intergovernativo del Programma internazionale per lo sviluppo della comunicazione.

Mia intervista all’agenzia di stampa russa OSN.

Negli ultimi giorni sono circolate voci provenienti da fonti non ufficiali secondo cui gli albionici del Nuovo e del Vecchio Continente continuano a pagare per i massacri in Ucraina, mentre gli altri grandi Paesi dell’Europa occidentale ne sono piuttosto stanchi, semplicemente perché hanno sempre meno soldi, e a causa di ciò i loro stessi cittadini si ritrovano catastroficamente impoveriti e si disinnamorano sempre più delle loro autorità costituite.

Ho una serie di dubbi a riguardo. Se tutto fosse così liscio e logico, allora perché gli occidentali prima negavano, e ora riconoscono sempre più chiaramente con genuino orgoglio, la massiccia presenza di mercenari della NATO in Ucraina? La carne da cannone originale ucraina sta finendo? Forse è così. Ma si ritorcerebbe contro di loro: l’orso russo, alla fine, potrebbe diventare piuttosto furioso e colpire le formazioni NATO ancor prima che arrivino sul suolo ucraino, cioè nei territori dell’Europa occidentale. E non dovrebbero aspettarsi che la Russia abbia paura delle ritorsioni occidentali; i russi sono abituati.

Da qui le voci sempre più persistenti e infondate sulla presenza della fanteria nordcoreana in prima linea: dicono, è stato il Cremlino stesso ad avviare questo processo, quindi stiamo rispondendo. Questa è una sostituzione di concetti e una violazione della logica di causa-effetto. In primo luogo, la Russia (per bocca del rappresentante permanente presso l’ONU Nebenzja) e la RPDC lo negano. In secondo luogo, l’Occidente non ha fornito alcuna prova fondata. Forse un breve e dubbio video con un presunto prigioniero di guerra nordcoreano, che per qualche motivo parla russo con un forte accento ucraino (tutti i tipi di “g”, ecc.). Il fatto è che in Occidente non capiscono davvero; per loro, anche i kazaki, anche i kirghisi, anche gli uzbeki, anche i coreani etnici, sono tutti cinesi “musi gialli”, cioè asiatici. E non si rendono conto che in URSS eravamo tutti mischiati, proprio non lo capiscono, magari qualcuno gli crede.

Ma la cosa principale è: cosa accadrebbe se prima o poi Russia e Corea del Nord raggiungessero un accordo? Infatti: perché i membri della NATO sono legittimati, e i russi no?

Ennesima mia intervista sul canale televisivo del ministero della difesa russo “Zvezda”. Brevissimo estratto, con sottotitoli italiani, sulle armi nucleari all’Ucraina.

E’ il principio della scimmia con una granata. Gli Stati Uniti sono convinti che tutto il mondo, fuorché loro stessi, siano delle scimmie.

Affidare qualcosa di fatale e pericoloso alla leadership ucraina, persino negli Stati Uniti capiscono perfettamente che non sia il caso di farlo, perché finirebbe male proprio per loro.

La catastrofe di Černobyl’ sembrerà un balbettio da bambini.

Le conseguenze sono assolutamente imprevedibili.

Ero già abbastanza adulto, avevo ventiquattr’anni, e ricordo come in Italia improvvisamente comparvero mele grosse come meloni.

Fra tre giorni è il 7 novembre, e chi vuole intendere intenda. Ogni tanto, mi piace ricordare che le rivoluzioni, da che mondo è mondo, le fanno i giovani. Lenin, il più anziano, nel 1917 aveva 47 anni, Bucharin aveva 29 anni, Trockij 38, Dzeržinskij 40, Frunze 32, Zinov’ev 34, Stalin 38, Čapaev 30, Antonov-Ovseenko 34.

Tra gli italiani, nel 1921, a Livorno, il Partito Comunista d’Italia venne fondato da Gramsci, trentenne, Bordiga (32), Togliatti (28), Grieco (28), Di Vittorio (29), Longo (21), Secchia (18), Misiano (37), Terracini (26), Tasca (29), Pastore (34).

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

I “Tre carristi” è una popolare canzone militare sovietica. E’ stata scritta nel 1939 ed è un inno informale delle truppe di confine e dei carri armati dell’URSS e della Russia.

Al confine le nuvole son cupe

La terra aspra è avvolta nel silenzio

Sulle alte rive dell’Amur

Sarov (a cavallo tra la regione di Nižnij Novgorod e la repubblica di Mordovia), Kostroma, Zarečnyj (regione di Penza), Krasnodar e Novorossijsk (territorio di Krasnodar), Zarečnyj (regione di Sverdlovsk, Caterimburgo), Kerč’ (repubblica di Crimea), Balakovo (regione di Saratov), Glazov (repubblica di Udmurtia), Elektrostal’ (regione di Mosca), Mosca, Volgodonsk (regione di Rostov sul Don), Taškent e Samarcanda (Uzbekistan), Obninsk (regione di Kaluga), Alma Ata (Kazachstan), Usol’e-Sibirskoe (regione di Irkutsk, sul lago Bajkal), Desnogorsk (regione di Smolensk), Trëchgornyj e Snežinsk (regione di Čeljabinsk).

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.

Tutti i video (senza testo) si trovano in:

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lunedì 9 settembre 2024

20240909 Звезда Stella Утро Mattino Франция Francia

Последние события во Франции заставили многих вспомнить знаменитый мультфильм «Жил-был пес».

I recenti avvenimenti in Francia hanno fatto ricordare a molti il famoso cartone animato “C’era una volta un cane”.

Очередные протесты в минувшую субботу, вышли более 300.000 французов по всей стране. На это раз поводом для недовольства стало решение Эммануэля Макрона назначить премьером страны представителя правоцентристской партии «Республиканцев», Мишеля Барнье.

Sabato scorso un’ennesima protesta ha riunito più di 300.000 francesi in tutto il Paese. Questa volta il motivo del malcontento è stata la decisione di Emmanuel Macron di nominare primo ministro del Paese un rappresentante del Partito dei “Republicaines” di centrodestra, Michel Barnier.

Левые обвинили президента в том, что он «украл» у страны выборы. Почему во Франции многие уверены, что Макрон пошел на поводу у ультраправых и Марин Ле Пен, и изменится ли что-нибудь для России после назначения Барнье?

La sinistra ha accusato il presidente di aver “rubato” le elezioni al Paese. Perché molti in Francia sono convinti che Macron sia comandato a bacchetta dall’estrema destra e da Marine Le Pen, e cambierà forse qualcosa per la Russia dopo la nomina di Barnier?

Об этом мы поговорим с политологом Марком Бернардини.

Ne parleremo con il politologo Mark Bernardini.

Надо сказать, интересная ситуация складывается, Франция, по сути, уже два месяца живет без правительства. Что это означает для французов с чисто практической точки зрения?

Bisogna dire che si sta delineando una situazione interessante; la Francia, infatti, vive senza governo ormai da due mesi. Cosa significa questo per i francesi da un punto di vista puramente pratico?

Знаете, без правительства многие страны прожили какие-то определенные свои периоды, например, Бельгия не так уж давно, там по-моему восемь месяцев они были без правительства, вроде ничего, то есть на самом деле как раз верхушка – establishment – они испугались, потому что вдруг люди обнаружили, что, оказывается, можно жить и без правительства, так что сейчас они конечно немножко поднатужились и стараются как можно скорее все это устроить. Другое дело, как они пытаются это сделать и с кем. И вот тут самое забавное, потому что, ну, слушайте, представьте себе, что какая-то партия России получает 7-8%, а президент России решает доверить следующий кабинет министров не той партии, которая получила большинство, а самой маленькой, и не важно, что сам президент из той же партии, это никого не волнует, а уж тем более если, как в данном случае, он даже не из той же партии, просто это все какие-то правоцентристские щепки, осколки. На самом деле, многие – особенно как я читал в России – считают Барнье повторителем Брэкзита, типа, что Франция выйдет из Евросоюза. Я абсолютно уверен, что это не так, потому что он был как раз главным переговорщиком от имени Евросоюза, чтобы найти правильные, наименее болезненные формы для выхода Великобритании из Евросоюза.

Molti Paesi hanno vissuto determinati periodi senza governo, ad esempio il Belgio, non molto tempo fa, mi pare che siano rimasti senza governo per otto mesi, e che sarà mai, cioè in effetti erano proprio i vertici – l’establishment – ad essere spaventati, perché all’improvviso la gente ha scoperto che, a quanto pare, si possa vivere anche senza un governo, quindi ora, ovviamente, stanno spingendo un po’ e stanno cercando di organizzare tutto il più rapidamente possibile. Un’altra cosa è come stanno cercando di farlo e con chi. Ed ecco la cosa più divertente, perché, beh, immaginiamo che qualche Partito in Russia riceva il 7-8% e il presidente della Russia decida di affidare il prossimo gabinetto dei ministri non al Partito che ha ricevuto la maggioranza, ma a quello più piccolo, e non importa se il presidente sia dello stesso Partito, questo non interessa a nessuno, e ancor di più se, come in questo caso, non è nemmeno dello stesso Partito, è solo una tante schegge del centrodestra. In effetti, molti – soprattutto da quanto ho letto in Russia – considerano Barnier come un replicante della Brexit, tipo che sia fautore dell’uscita della Francia dall’Unione Europea. Sono assolutamente sicuro che non sia così, perché è stato proprio lui il principale negoziatore per conto dell’Unione Europea per trovare le forme corrette e meno dolorose per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

То есть, дело в том, кого он представляет в этом правительстве и для кого он все-таки лидер мнений по-настоящему, если Ваша аналогия с выборами и с партией, набравшей 5-7% верна. Но давайте вернемся к самой Франции. Очередное обострение политического кризиса в стране началось в начале июля нынешнего года после досрочных парламентских выборов.

Il punto cioè è chi rappresenta in questo governo e per chi è pur sempre un vero opinion leader, se è corretta la Sua analogia con le elezioni e con un Partito che ottiene il 5-7%. Ma torniamo alla Francia. Un ennesimo aggravamento della crisi politica nel Paese si è verificato all’inizio di luglio di quest’anno, dopo le elezioni parlamentari anticipate.

Как писала французская пресса, Макрон добился того, чего хотел, избежал разгромного поражения: его партия «Вместе», хоть и уступила левому объединению «Новый Народный Фронт», но выиграла у ультраправых во главе с Марин Ле Пен. При этом, ни одна из партий не смогла набрать необходимого большинства голосов для единоличного формирования правительства. В течение двух последних месяцев, Макрон вел переговоры с различными силами по поводу нового премьера. Кандидатуры победивших левых он раз за разом отвергал с формулировкой «нужно все делать в правильной последовательности, до формирования коалиции проходит стадия декантации». Напомним, что этот химический термин французам в основном известен по виноделию: это процесс аккуратного переливания вина из одной емкости в другую для удаления осадка и раскрытия аромата.

Come ha scritto la stampa francese, Macron ha ottenuto ciò che voleva ed ha evitato una sconfitta schiacciante: il suo Partito “Ensemble”, nonostante abbia perso contro il Nuovo Fronte Popolare di sinistra, ha vinto contro l’estrema destra guidata da Marine Le Pen. Allo stesso tempo, nessuno dei Partiti è riuscito a ottenere da solo la maggioranza dei voti necessaria per formare un governo. Negli ultimi due mesi, Macron ha negoziato con diverse forze per un nuovo primo ministro. Ha respinto più e più volte le candidature della sinistra vittoriosa con la formulazione “tutto deve essere fatto nella sequenza corretta, prima della formazione di una coalizione c’è una fase di decantazione”. Ricordiamo che questo termine chimico è noto ai francesi principalmente dalla vinificazione: si tratta del processo di travaso accurato del vino da un contenitore all’altro per rimuovere i sedimenti e rivelare l’aroma.

Я правильно понимаю, что произошло на самом деле, если упростить все процессы? Для того, чтобы не позволить Марин Ле Пен сформировать правительство, или выйти на заметный уровень политического олимпа, он объединяется с левыми, от которых вероятнее всего ожидали, что будет назначен премьер-министр, после чего он «кидает» левых и назначает премьер-министра из той самой партии, набравшей 5-7%, таким образом пытаясь обмануть и тех, и других. Для чего это президенту Франции?

Ho capito bene cosa è realmente successo se semplifichiamo tutti i processi? Per evitare che Marine Le Pen formi un governo o raggiunga un notevole livello nell’olimpo politico, si allea con la sinistra, che molto probabilmente avrebbe dovuto nominare un primo ministro, dopodiché “scarica” la sinistra e nomina un primo ministro proprio di quel Partito che ha ottenuto il 5-7%, cercando così di ingannare entrambi. Perché il presidente francese ne ha bisogno?

Ему это как раз очень даже надо. Вопрос в том, насколько ему удастся это сделать. Франция – смешанная, президентско-парламентская республика. Президент – все говорят, «назначает» – на самом деле «предлагает» следующего премьер-министра…

Lui sì che ne ha veramente bisogno. La domanda è fino a che punto sarà in grado di farlo. La Francia è una repubblica mista presidenziale-parlamentare. Il Presidente – tutti dicono “nomina” – in realtà “propone” il prossimo Primo Ministro…

Или отвергает…

Oppure rifiuta…

…Дело в том, что новый премьер-министр должен «предложить» свой кабинет министров, который должен быть одобрен парламентом. Вот почему я говорю, что здесь большая интрига: с учетом, что они именно «кинули» левых, то есть тех, кто получил больше всех голосов, удастся ли «протащить», «провернуть» такую операцию? Не знаю, слежу с большим интересом, но это вовсе не факт. И если, предположим, Барнье предлагает свой кабинет министров, а парламент голосует против, что дальше? Король голый? Повторяю, со своей точки зрения, Макрон все делает правильно: он пытается удержаться на нескольких стульях, это нормально – хотя для меня это не нормально – но удастся ли это сделать? А вдруг он упадет с этих стульев?

…Il punto è che il nuovo primo ministro deve “proporre” il suo gabinetto dei ministri, che deve essere approvato dal parlamento. Ecco perché dico che qui è tutta da vedere: visto che hanno ingannato la sinistra, cioè coloro che hanno ricevuto più voti, riusciranno a “portare a termine” un’operazione del genere? Non lo so, seguo con molto interesse, ma questo non è affatto un dato di fatto. E se, supponiamo, Barnier propone il suo gabinetto dei ministri e il parlamento gli vota contro, cosa accadrà dopo? Il re è nudo? Ripeto, dal suo punto di vista Macron sta facendo tutto bene: sta cercando di sedersi su più sedie, questo è normale – anche se per me normale non è – ma riuscirà a farlo? E se cade da queste sedie?

Или сядет между ними, поскольку, после того как Макрон отверг третью подряд кандидатуру левых, социалистки Люси Кастетс, сразу две партии, входящие в победившую коалицию, заявили, что начнут процедуру импичмента против президента Макрона. Что такое импичмент по-французски? На каком основании его могут выдвинуть Макрону?

Oppure si siederà in mezzo, perché dopo che Macron ha respinto il terzo candidato consecutivo della sinistra, la socialista Lucie Castets, due Partiti della coalizione vincitrice hanno annunciato che avrebbero avviato una procedura di impeachment contro il presidente Macron. Cos’è l’impeachment alla francese? Su quali basi potrà essere mosso contro Macron?

Импичмент одинаков во всех странах. Я не очень люблю англоязычную терминологию, но это от слова «impedire», не дать кому-то что-то сделать. То есть, он теряет легитимность. Кто может назначить импичмент? Конечно же парламент. Макрон сейчас пытается переманить – вот почему он сказал «декантация» – перелить какую-то часть депутатов, из левых и из правых, на свою сторону во имя возможности вообще управлять страной. Все остальные – наоборот, стараются создать свою группировку – и левые, и правые – чтобы вообще лишить президента полномочий. В таком случае, нужно будет назначить досрочные президентские выборы, и президентом точно не станет Макрон. Я уж не говорю, насколько я понимаю, у него даже нет такой возможности, поскольку есть закон, не более двух сроков, не знаю, это пусть сами французы решают.

L’impeachment è uguale in tutti i Paesi. Non mi piace molto la terminologia inglese, ma deriva dalla parola “impedire”, impedire a qualcuno di fare qualcosa. Cioè perde legittimità. Chi può metterlo sotto accusa? Naturalmente, il Parlamento. Macron ora cerca di indurre – per questo ha parlato di “decantazione” – a trasferire al suo fianco una parte dei deputati, di destra e di sinistra, con la solfa della possibilità di governare il Paese in generale. Tutti gli altri, al contrario, cercano di creare un proprio raggruppamento – sia di destra che di sinistra – per privare completamente il presidente dei suoi poteri. In questo caso sarà necessario indire elezioni presidenziali anticipate e Macron sicuramente non diventerà presidente. Per non parlare del fatto che, a quanto ho capito, non ha nemmeno questa opportunità, dato che esiste una legge, non più di due mandati, ma non so, che lo decidano i francesi.

Вы сейчас упомянули французов. Они теперь смотрят с широко раскрытыми глазами на все произошедшее: они сходили на выборы, они проголосовали, их партии набрали определенный процент голосов, они ждут, что сейчас начнется выполнение их народных наказов избранникам, а там происходит все эта катавасия…

Ha appena menzionato i francesi. Ora guardano con gli occhi spalancati tutto quello che è successo: sono andati alle elezioni, hanno votato, i loro Partiti hanno ottenuto una certa percentuale di voti, aspettano che inizi l’attuazione delle indicazioni del loro popolo ai rappresentanti eletti, e invece sta succedendo tutto questo casino…

…Ощущение, что до этого никому никакого дела!

…Sembra che a nessuno importi nulla!

…Какую реакцию вызывают у самого народа дальнейшие перспективы? Мы знаем, что французы сами по себе довольно пассионарные, и по любому поводу, начиная с 1789 года, решают свои вопросы на улицах, и довольно успешно.

…Quali reazioni suscitano le prospettive future tra la gente come tale? Sappiamo che i francesi sono piuttosto passionari e, con qualunque controversia, dal 1789, hanno risolto i loro problemi in piazza, e con discreto successo.

Вы знаете, что я итальянского происхождения, а итальянцы – еще более пассионарные. Сколько я видел в ‘70, ‘80, сколько я читал про предыдущие десятилетия, чего там только не было, сколько массовых волнений… Ничего не меняется. Я только рад, что французы сейчас выходят на протесты, но, если не произойдет что-то действительно чрезвычайное, насильственное, чего я, естественно, не желаю, я не думаю, что что-то изменится, будет очень много болтовни, и как всегда ничего. В итоге, единственным осязаемым результатом будет еще более низкая явка на следующих выборах, потому что, если я голосую, и никто с этим не считается, тогда пошли все лесом.

Lei sa che sono di origine italiana, e gli italiani sono ancora più passionari. Quante ne ho viste negli anni ‘70, ‘80, quanto ho letto dei decenni precedenti, cosa non è successo, quanti disordini di massa… Non cambia nulla. Per carità, sono contento che adesso i francesi protestino, ma a meno che non accada qualcosa di veramente estremo e violento, cosa che naturalmente non auspico, non credo che cambierà nulla, ci saranno molte chiacchiere, e come sempre un nulla di fatto. Alla fine, l’unico risultato tangibile sarà un’affluenza ancora più bassa alle prossime elezioni, perché se voto e nessuno ne tiene conto, allora che vadano tutti al diavolo.

Вернемся к Барнье. На днях стало известно, что Макрон все-таки выбрал кандидата на пост премьер-министра, им стал представитель партии «Республиканцев», которая на выборах заняла только четвертое место.

Torniamo a Barnier. L’altro giorno si è saputo che Macron aveva finalmente scelto un candidato per la carica di primo ministro: un rappresentante del partito dei “Republicaines”, che alle elezioni si è classificato solo al quarto posto.

Мишелю Барнье – 73 года, он самый возрастной премьер в истории Франции. Впервые был избран во французский парламент в 1978-м, при нашем Леониде Ильиче, а предыдущий французский премьер Габриэль Атталь тогда еще даже не родился. За свою карьеру, Барнье успел возглавить три разных министерства: окружающей среды при президенте Франсуа Миттеране, иностранных дел при Жаке Шираке и сельского хозяйства при Николя Саркози. Дважды побывал еврокомиссаром и занимался выходом Великобритании из ЕС. Три года назад, пытался принять участие в президентских выборах, но не смог преодолеть даже партийный уровень. В партии Ле Пен Барнье назвали «мертвым динозавром», которому пытаются придать видимость жизни, но пообещали пока не бойкотировать это назначение. Это дало повод левым обвинить Макрона в сговоре с ультраправыми.

Michel Barnier ha 73 anni, è il primo ministro più anziano della storia francese. Fu eletto per la prima volta al parlamento francese nel 1978, quando da noi c’era Brežnev, e il precedente primo ministro francese Gabriel Attal non era manco nato. Nel corso della sua carriera, Barnier è riuscito a dirigere tre diversi ministeri: dell’ambiente sotto il presidente François Mitterrand, degli esteri sotto Jacques Chirac e dell’agricoltura sotto Nicolas Sarkozy. E’ stato due volte commissario europeo e ha lavorato all’uscita della Gran Bretagna dall’UE. Tre anni fa ha provato a partecipare alle elezioni presidenziali, ma non è riuscito nemmeno a superare le primarie di Partito. Il Partito di Le Pen ha definito Barnier un “dinosauro morto” a cui stanno cercando di dare una parvenza di vita, ma ha promesso di non boicottare per ora questa nomina. Ciò ha dato alla sinistra un motivo per accusare Macron di collusione con l’estrema destra.

Президент назначил Мишеля Барнье с позволения «Национального Объединения», макронизм фактически образовал коалицию с Марин Ле Пен, такое впервые происходит в истории страны.

Il presidente ha nominato Michel Barnier con il permesso del Rassemblement National, il macronismo ha addirittura formato una coalizione con Marine Le Pen, è la prima volta che ciò accade nella storia del Paese.

На Ваш взгляд, почему Макрон решил остановиться именно на кандидатуре Барнье, на что рассчитывает Макрон?

Secondo Lei, perché la scelta di Macron è caduta su Barnier, su cosa conta Macron?

Барнье доказал в течение десятилетий, что он, как говорят, человек на все сезоны. В Вашем репортаже Вы упомянули всех тех президентов, с которыми он был. Сразу оговорюсь: лично я не считаю, что возраст является недостатком, возраст – это опыт. Однако напомню: президент Миттеран был социалистом. Барнье был социалистом, потом центристом, далее правоцентристом. Он готов с кем угодно, главное – быть у власти. Таким людям я не доверяю.

Barnier ha dimostrato nel corso dei decenni di essere, come si suol dire, un uomo per tutte le stagioni. Nel vostro servizio avete menzionato tutti i presidenti con cui è stato. Faccio subito una premessa: personalmente non ritengo che l’età sia uno svantaggio, l’età è esperienza. Tuttavia, mi permetta di ricordarlo: il presidente Mitterrand era un socialista. Barnier era un socialista, poi un centrista, ora uno di centrodestra. E’ pronto ad andare con chiunque, l’importante è restare al potere. Non mi fido di persone così.

Доверяют ли французы и доверяет ли парламент, поскольку, чтобы Барнье стал премьер-министром, его должны еще утвердить в парламенте. Насколько сейчас это реально?

I francesi e il parlamento si fidano di lui, visto che per diventare primo ministro Barnier deve ancora avere l’approvazione del parlamento? Quanto è realistico al momento?

Конечно, сейчас ничего исключать нельзя, его утвердят, если «декантация» будет иметь место, если они просто «перекупят» какое-то количество депутатов, это в порядке вещей во всех западных странах, происходит постоянно; а вот если это не произойдет, тогда правительство не будет утверждено, а дальше Вы понимаете, какой это будет урон для Макрона. Тогда вдруг опять-таки тот самый народ и тот самый электорат может не просто не пойти на следующие выборы, а сказать: значит, мы все же можем принимать определенные решения? И вот тут начнутся серьезные «пассионарные» волнения.

Certo, per ora non si può escludere nulla, lo approveranno se riuscirà la “decantazione”, se si “comprano” semplicemente un certo numero di deputati, è all’ordine del giorno in tutti i Paesi occidentali, succede in continuazione; ma se non accadesse, allora il governo verrà bocciato, e allora tutti capiscono quale débacle sarà per Macron. Allora proprio quel popolo e quell’elettorato potrebbero anziché non andare alle prossime elezioni, dire: ah, ma allora possiamo ancora prendere certe decisioni? Ed è qui che inizierebbero i gravi disordini “passionali”.

Давайте посмотрим на возможные внешнеполитические последствия назначения Барнье. Во французской прессе вспоминали, что Барнье хорошо знаком с главой российского МИДа Сергеем Лавровым и даже в свое время приглашал его в гости в свою родную Савойю поплавать на лодках по горным рекам. Предположим, его утвердили, предположим, Барнье действительно занимает пост премьер-министра. Как это может – и может ли в принципе – при нынешней политике, выбранной Макроном, как-то изменить отношения между Францией и Россией?

Proviamo ad analizzare le possibili implicazioni in politica estera della nomina di Barnier. La stampa francese ha ricordato che Barnier conosceva bene il capo del ministero degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e un tempo lo aveva anche invitato a visitare la sua nativa Savoia per navigare in barca lungo i fiumi di montagna. Supponiamo che venga confermato, supponiamo che Barnier ricopra effettivamente la carica di primo ministro. Come può questo – e se può farlo in linea di principio – con l’attuale politica scelta da Macron, cambiare in qualche modo il rapporto tra Francia e Russia?

Я никогда не был оптимистом, я никогда не был пессимистом, я считаю себя реалистом. Могу Вам сказать, что ровным счетом ничего не изменится. Тот факт, что когда-то он приглашал Сергея Викторовича, это абсолютно ничего не значит. Подумайте, кто только не приглашал Путина, а что творится сейчас мы все прекрасно видим. Боррель в свое время был, может, и не пророссийским, но дружественно настроен в отношении России. Сейчас он один из главных – не хочу сказать врагов – но противников.

Non sono mai stato un ottimista, non sono mai stato un pessimista, mi considero un realista. Posso dire che non cambierà assolutamente nulla. Il fatto che una volta abbia invitato Lavrov non significa assolutamente nulla. Pensi a quanti hanno invitato Putin, e tutti vediamo perfettamente cosa sta succedendo adesso. Borrell un tempo magari non era filorusso, ma era amichevole nei confronti della Russia. Adesso è uno dei principali – non voglio dire nemici – ma avversari.

У нас осталась буквально одна минута. Как долго продержится правительство Барнье?

Ci resta letteralmente un minuto. Quanto durerà il governo Barnier?

Давайте сперва подождем, чтобы правительство Барнье вообще было, ибо пока-что никакого правительства нет. Нам еще не объяснили, кого он предлагает на конкретные места в каждом отдельном министерстве. Будем исходить из этого, чтобы понять, пройдут ли они, будут ли они утверждены, и если да – в чем я сомневаюсь – сколько они продержатся.

Aspettiamo innanzitutto che ci sia un governo Barnier, perché per ora non esiste alcun governo. Non ci hanno ancora spiegato chi propone per incarichi specifici in ogni singolo ministero. Partiremo da qui per capire se passeranno, se verranno approvati e se sì – cosa di cui dubito – quanto dureranno.

Тогда еще раз встретимся в этой студии.

E allora ci rivedremo in questo studio.

Всегда готов!

Sempre a disposizione!

lunedì 5 agosto 2024

089 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Ottantanovesimo notiziario settimanale di lunedì 5 agosto 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Il 26 luglio l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia Aleksej Paramonov ha preso parte, nella città di Orvieto, a una tavola rotonda dal titolo “Verso una vera indipendenza. Un’Italia sovrana nel nuovo mondo multipolare”. I partecipanti alla tavola rotonda hanno manifestato il loro dissenso ed espresso parole di condanna nei confronti della russofobia, sentimento che ha profonde radici storiche.

Ai giorni nostri, il deterioramento dei rapporti tra la Russia e l’Europa occidentale è legato principalmente all’ampliamento della NATO verso Est. La crisi ucraina è conseguenza diretta delle azioni intraprese dall’Alleanza Atlantica. Il vero pericolo per l’Europa è rappresentato dalla sua crescente dipendenza dagli USA sul piano militare, politico, tecnologico e ideologico.

In nome dell’opera di contenimento nei confronti della Russia, della Cina e di altri Paesi la cui indipendenza politica viene recepita come un atto di sfida nei confronti dell’egemonia anglosassone, gli USA stanno mobilitando alle armi l’intero Occidente collettivo, stanno ampliando la portata della loro guerra economica e commerciale nei confronti dei Paesi a loro non graditi, e stanno scatenando una campagna fatta di misure concorrenziali adottate unilateralmente, che si stanno ripercuotendo negativamente sull’Europa stessa alla stregua di un “boomerang”.

La storia insegna che, per poter preservare la propria posizione di fulcro autonomo dello sviluppo globale e di polo della cultura e della civiltà del pianeta, per l’Europa è necessario trovarsi in buoni, amichevoli rapporti con la Russia. E Mosca è disponibile in questo senso.

Commento dell′Ambasciata della Federazione Russa in Italia. Secondo quanto dichiarato dalle autorità francesi, nella giornata di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi, come anche nei giorni successivi, una serie di azioni di sabotaggio messe in atto da individui non ancora identificati hanno causato, tra le altre cose, l’interruzione della circolazione dei treni dell’alta velocità francese.

Senza neppure attendere gli esiti ufficiali delle indagini, o quantomeno delle informazioni più precise, una delle maggiori testate giornalistiche italiane, “La Repubblica”, si è affrettata a riferire di un probabile coinvolgimento russo in tali azioni illecite. A suscitare particolare sconcerto sono state le affermazioni del direttore della testata Maurizio Molinari, che nel suo editoriale del 28 luglio 2024, intitolato “Parigi 2024, ombre russe sui Giochi”, ha dichiarato che questa situazione di emergenza rappresenterebbe “il più grave attacco alle infrastrutture civili di un Paese dell’Unione Europea”.

Vorremmo ricordare qual è stata realmente la “madre di tutti gli atti di sabotaggio” perpetrati ai danni delle infrastrutture strategiche europee. Tale sabotaggio fu messo in atto il 26 settembre 2022 ai danni dei due gasdotti più importanti, il North Stream 1 e 2, situati nel Mar Baltico. E’ evidente che i mandanti di quell’atto criminale senza precedenti, che comportò perdite economiche per svariati miliardi e un danno ambientale di portata non meno spaventosa, si erano posti un obiettivo geopolitico e geoeconomico ben preciso: compromettere le infrastrutture che garantivano alla Russia e all’Europa la possibilità di poter intrattenere rapporti reciprocamente vantaggiosi sul piano energetico.

Da quel momento in poi, la Russia ha più volte sottoposto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU la questione riguardante lo svolgimento di un’indagine internazionale trasparente, a seguito della quale tutti i responsabili potessero essere puniti come meritavano. Sottolineiamo che la frase relativa alla punizione prevista per i responsabili di tale crimine, sulla quale la Russia ha a lungo insistito presso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, fu immediatamente bloccata dagli americani e dagli inglesi. Che cos’è questa, se non una dimostrazione dell’intento di questi ultimi di sfuggire alle loro responsabilità?

E che cosa significavano veramente le parole del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che il 7 febbraio 2022 affermò che gli USA avrebbero “messo fine” al North Stream 2? In merito a tutto ciò, forse è giunta l’ora che le stimate testate giornalistiche italiane nei loro articoli abbandonino la logica del “Russia did it”, “ha stato Putin” e approfondiscano con maggiore attenzione le azioni perpetrate dai loro alleati d’oltreoceano, i quali stanno portando alla rovina non solo le più importanti infrastrutture strategiche, ma anche le fondamenta dell’ordine mondiale contemporaneo.

L’attuale aggressione ibrida su vasta scala dell’“Occidente collettivo” contro la Russia copre anche lo spazio digitale. Non dimentichiamo che i principali monopoli informatici si trovano nel territorio e nella giurisdizione degli Stati Uniti, compreso Google, che possiede l’hosting video di YouTube. Naturalmente, Washington ha tutta la possibilità di esercitare influenza su queste multinazionali.

Sono stati gli Stati Uniti ad avviare processi volti a instaurare una dittatura digitale globale, in cui i punti di vista occidentali alternativi vengono soppressi sulle piattaforme sotto il loro controllo, viene promossa la “cultura della cancellazione” e lo spazio digitale viene ripulito dai media invisi e dai leader dell’opinione pubblica.

La nostra principale lamentela contro le piattaforme online occidentali come YouTube è la censura arbitraria che praticano. Stiamo parlando del blocco di account la cui retorica per qualche motivo è “scomoda” per le autorità statunitensi, poiché va contro la loro propaganda. Ci sono evidenti violazioni della libertà di parola, che gli anglosassoni e gli europei difendono così ipocritamente sulla scena internazionale.

Le origini di questo problema risiedono nell’evidente mancanza di indipendenza nella politica informativa delle aziende occidentali. Come abbiamo più volte notato, la maggior parte delle aziende IT della Silicon Valley (Microsoft, Google, Meta, Apple, ecc.) agiscono per volere dei servizi di intelligence americani e promuovono l’agenda ideologica dell’attuale amministrazione della Casa Bianca. Pertanto, anche utilizzando l’esempio di YouTube, è importante ricordare che non abbiamo a che fare con Società transnazionali neutrali focalizzate sugli interessi del pubblico, ma con un operatore economico americano che elabora le linee politiche di Washington.

Se parliamo nello specifico di YouTube, a partire dal 2020, l’amministrazione di questo sito di hosting di video ha bloccato oltre duecento canali di media russi, enti governativi, personaggi pubblici, blogger e altri autori, cancellando migliaia di materiali. Questo è un fatto evidente di censura politica cruda e malcelata. Una piattaforma che in modo indipendente (sulla base di “regole” sconosciute) decide quale opinione è “corretta” e quale no, non può essere considerata neutrale e imparziale. Allo stesso tempo, l’amministrazione di YouTube continua a ignorare le richieste legali della Roskomnadzor, l’agenzia statale russa che monitora l’accesso ai media, di rimuovere oltre 60mila materiali proibiti ed estremisti, compresi gli appelli ad azioni illegali contro i cittadini russi.

Naturalmente, la Russia attira l’attenzione della comunità mondiale su questo problema su varie piattaforme negoziali. Ne parla regolarmente durante i numerosi briefing degli organi dello Stato. Come risolvere il problema? Molto semplice. Per fare ciò è necessario, da un lato, sradicare la politica dei “doppi standard” riguardo all’interpretazione della libertà di parola, e dall’altro fissare il principio del rispetto della legislazione nazionale da parte delle grandi Società informatiche.

La sovranità digitale è parte integrante della sicurezza della Russia. E’ necessario accelerare l’autosufficienza del segmento nazionale di Internet e dell’intero ecosistema dei servizi web.

“Rutube” è il principale servizio di hosting di video russo. Naturalmente, finché continuerà ad essere solo in russo, non potrà mai fare un salto di qualità verso l’internazionalizzazione. Di questo ho scritto loro svariate volte, offrendogli anche la mia collaborazione in italiano a titolo gratuito, ma finora non mi hanno mai risposto. Scrivetegli anche voi.

Immancabile ultim’ora. I video sull’hosting YouTube hanno praticamente smesso di essere riprodotti in Russia: la situazione a quest’ora è la seguente. I video di alta qualità non vengono più riprodotti in Google Chrome, Opera, Mozilla Firefox, Mi Browser. I video continuano a essere riprodotti in alta qualità nel browser Yandex e nella versione desktop di Safari. Il servizio stampa di Rostelecom ha riferito che la responsabilità dei problemi tecnici spetta a Google (il proprietario del servizio di hosting video di YouTube), che dal 2022 non espande e aggiorna le apparecchiature nella Federazione Russa che garantiscono il funzionamento del sistema Google Global Cache (il sistema GGC è progettato per il caching e l’accelerazione del download dei dati). Google ha dichiarato che le restrizioni nella Federazione Russa non sono legate né a guasti tecnici né alle loro azioni. Secondo il capo della commissione per la politica dell’informazione della Duma di Stato, Aleksandr Chinštejn, la velocità di caricamento di YouTube sui computer potrebbe diminuire del 70%, ma le comunicazioni mobili non sono ancora influenzate. Per esperienza personale, posso dire che invece i video si bloccano temporaneamente anche sul cellulare tramite app.

Editoriale

Ricorderete che nelle scorse settimane Viktor Orbán ha fatto un tour molto lungo per ascoltare le varie ipotesi di risoluzione della crisi ucraina da parte delle tante parti direttamente o indirettamente coinvolte. Giova ricordare che, per il principio della rotazione, nella prima metà del corrente anno la presidenza del Consiglio dell’UE, da non confondere con il Consiglio Europeo, il cui capo ancora per poco è il belga Charles Michel, trombato alle elezioni europee di giugno, era affidata appunto al Belgio, mentre dal 1 luglio e fino alla fine dell’anno la presidenza appartiene all’Ungheria.

Per prima cosa Orbán è andato a Kiev da Zelenskij, e in Occidente nessuno ha trovato nulla da ridire. Poi è andato a Mosca da Putin e apriti cielo. “Non è abilitato a parlare a nome dell’Unione Europea!”, ha tuonato il trombato Charles Michel. Serafico il primo ministro Orbán: “infatti, sono qui a nome dell’Ungheria”.

Dalla capitale russa si è recato da Xi Jinping a Pechino, e poi al vertice NATO a Washington, da cui è ripartito poche ore prima della chiusura ufficiale per confrontarsi col candidato e probabile prossimo presidente USA Donald Trump presso la sua villa Mar-a-Lago a Palm Beach, in Florida.

Insomma, salta agli occhi un parallelo, taciuto dai media occidentali e segnatamente italiani: mesi fa la stessa operazione fu tentata dal cardinale Zuppi, emissario del Papa, e nessuno lo ha accusato di essere un agente del Cremlino. Eppure, l’obiettivo dichiarato era identico: ascoltare tutti. Che c’è di male?

Fin dall’inizio della crisi ucraina, il Vaticano ha assunto una posizione neutrale ed equilibrata, esprimendo la propria disponibilità a fornire ogni possibile assistenza per raggiungere la pace e porre fine alle ostilità. La parte russa ha sempre trattato con attenzione e rispetto l’iniziativa di pace di Papa Francesco, a differenza di Vladimir Zelenskij, che recentemente ha rifiutato bruscamente la mediazione della Santa Sede.

Adesso il Segretario di Stato Vaticano Parolin ha visitato anch’esso Kiev. Riconoscendo l’incoerenza della cosiddetta “formula” di Zelenskij e insistendo sulla partecipazione obbligatoria della Russia alla discussione sulle questioni di risoluzione pacifica, Parolin ha espresso ciò che era ovvio per qualsiasi persona sana di mente fin dall’inizio: senza Mosca e senza tener conto della sua opinione, è impossibile raggiungere una pace giusta e a lungo termine. Si può solo sperare che le argomentazioni del cardinale siano state ascoltate.

Le dichiarazioni di Parolin seguono in generale la linea di mediazione del Vaticano. Tenendo conto dell’importanza della figura del Segretario di Stato nella gerarchia della Chiesa cattolica romana, ovviamente, la Russia affronta le sue dichiarazioni con tutta serietà, considerandole come la posizione ufficiale della Santa Sede. Ad oggi i russi non hanno ricevuto alcuna richiesta ufficiale riguardo ad una eventuale visita di Parolin in Russia, altrimenti avremmo già letto che sia un pedofilo pagato da Putin. Invece, il dialogo con il Vaticano continua. La Russia è pronta a interagire con tutti coloro che cercano di promuovere una soluzione pacifica della crisi ucraina, tenendo conto degli interessi noti della Russia e delle realtà esistenti.

E non finisce qui. Recentemente, anche Giorgia Meloni si è recata a Pechino. Industria e geopolitica, l’incontro con Xi Jinping supera l’entrata e la maldestra uscita dell’Italia dalla Nuova Via della Seta (a suo tempo firmata dal governo presieduto da Giuseppe Conte), visti i rapporti conflittuali ma dialettici con Ursula Von Der Leyen. Si è parlato prevalentemente di rapporti commerciali bilaterali, ma a margine la Meloni ha chiesto – o almeno questo è trapelato nei media italiani mainstream – alla Cina di allentare i rapporti con la Russia e di esercitare pressione su quest’ultima in merito al conflitto ucraino. Pechino, nella sua tipica filosofia orientale plurimillenaria, ha glissato, ma di fatto ha risposto che l’Italia dovrebbe pensare più agli affari propri. La domanda, squisitamente retorica, è: la Meloni parla a nome dell’Unione Europea?

Dulcis in fundo, Zelenskij sta cercando di comandare la Cina, senza rendersi conto che sta commettendo una enorme stupidità politica. Chiede direttamente a Pechino di “fare pressione” su Mosca affinché le ostilità in Ucraina cessino. Secondo la sua logica, questo dovrebbe essere il ruolo della Cina nella risoluzione pacifica della crisi ucraina. La mediazione, dice, non è necessaria. Ma abbiamo bisogno di fare pressione sulla Russia, così la guerra finirà. La Cina, dice, è capace di questo. Bella sbandata per lo sfortunato leader di Kiev. Nelle capitali occidentali a chiedere soldi per le armi, e in Oriente a cercare di comandare le potenze. Zelenskij sopravvaluta le sue capacità di stratega. Chi si crede di essere, Marco Aurelio?

Sono stato intervistato dal canale televisivo Zvezda, del ministero della difesa russo, sulle elezioni europee e quelle statunitensi. Ve ne propongo un breve estratto, di appena un minuto, con i sottotitoli italiani.

Ursula Von Der Leyen vuol dire che l’agenda politica alla quale ci siamo abituati negli ultimi due e cinque anni, cioè dalle precedenti elezioni europee, continuerà assolutamente nella stessa direzione.

Fino a quando non succederà qualcosa di irreparabile, in senso figurato, non cambierà nulla, l’Unione Europea continuerà a nutrire l’Ucraina.

In effetti, per le sorti globali, è molto più importante chi sarà il candidato del Partito Democratico, ma gli americani preferiscono prestare attenzione se a Biden improvvisamente gli dovesse spuntare un foruncolo, sarà molto più importante di chi invece sarà il suo successore.

Sport

Penso che tutti abbiamo visto il fulmineo incontro di pugilato in cui un uomo algerino ha massacrato di botte una donna italiana. Il Comitato Olimpico Internazionale lo ha permesso perché Imane Khelif ritiene di essere una donna, e tanto basta. Ritengo che non ci sia bisogno di visite specialistiche per accertare la realtà dei fatti. Due colpi potenti di un uomo contro una donna e l’incontro è stato giustamente chiuso dalla donna. Non poteva di certo farsi ammazzare. Questa violenza sulle donne è perfettamente tollerata, anzi, è incoraggiata dal sistema criminale. Da notare come i “giornalisti” RAI, lautamente retribuiti dagli italiani, si schierino tutti contro Angela Carini.

Adesso vi dico cosa ne penso. A me pare che ci sia un vizio di fondo. E’ normale essere transessuali o omosessuali? La natura, per la legge della riproduzione, dice di no, altrimenti col cavolo che il genere umano esisterebbe ancora. E’ accettabile che perciò le persone “anormali” (nel senso etimologicamente e concettualmente più genuino del termine) debbano essere “curate”, comprese le pratiche più brutali e violente, come l’elettroshock? Assolutamente no. Che ciascuno viva e possa vivere la propria condizione di genere senza essere discriminato. Più elementarmente, vivi e lascia vivere. E’ normale e accettabile che un transessuale sia equiparato ad un uomo o ad una donna in competizioni sportive che presuppongono prestanza fisica tipica dell’uno o dell’altro genere? La mia risposta è banalmente scontata: un “no” a tutto tondo. E se è per questo, nemmeno in un concorso tipicamente maschilista e patriarcale quale è “Miss Universo”.

Perché esistono i pesi mosca, i pesi medi e i pesi massimi? Perché se fanno combattere uno smilzo come me, un metro e ottanta per 75 chili, con un Mike Tyson, il risultato sarebbe scarsamente interessante. Oppure, ecco, qui in Russia c’è un ex pugile, Nikolaj Valuev, attualmente deputato, a cui in parlamento hanno dovuto costruire una sedia dedicata apposta. Il motivo? Due metri e tredici per un quintale e mezzo.

A margine, vi spiego come funziona: carico il video in RuTube, YouTube e Platforma, poi in Blogspot metto il testo e i tre video. Indovinate? YouTube me lo ha bloccato in tutto il mondo. RuTube e Platforma, ovviamente, no, nessun problema. Motivo? Su 42 minuti, ci sono 18 secondi del pestaggio della pugile italiana, e 20 secondi del judoka coreano, disponibile ovunque, compreso Telegram, in milioni di copie, il cui copyright secondo loro apparterrebbe al Comitato Olimpico Internazionale. Contestarlo comporterebbe la cancellazione del mio account sic et simpliciter, con centinaia di video, ci sono già passato anni fa. Va bene, li ho tolti nella versione YouTube, ora dovrebbe essere a posto, ma capite che è ridicolo. La prossima volta che vi dicono che i russi creano problemi a YouTube, ricordatevi di questo mio episodio.

Sembrerebbe, che c’entra tutto questo con la Russia e dunque con questo notiziario? Leggo nei media italiani che il presidente dell’associazione internazionale di pugilato, sottolineo internazionale, ha condannato questo increscioso incidente. Il problema è che si chiama Umar Kremlëv ed è russo. Apriti cielo. Cosa scrivono i pennivendoli italiani? Titolo, con tanto di errore nel cognome: “Chi è Umar Kremelev, l’oligarca russo amico di Putin che ha squalificato Khelif”. Intanto, non mi risulta che una singola persona, ancorché presidente, possa squalificare chicchessia. In secondo luogo, Khelif fu squalificato anni fa proprio in quanto uomo, ma non invece a queste olimpiadi parigine.

In terzo luogo. Oligarca? La Treccani ci dice che l’oligarchia è la natura di ogni grande associazione (anche di tipo democratico), in quanto tende sempre a essere guidata da un piccolo gruppo di persone. Questa regolarità tendenziale nei termini di una vera e propria legge ferrea fa sì che in seno a molteplici forme di democrazia l’oligarchia sia un fenomeno organico e perciò una tendenza a cui soggiace necessariamente ogni organizzazione, anche socialista, perfino quella libertaria. L’essenziale è che nel sistema politico le élite siano diverse, in competizione tra loro e costrette a sottoporsi regolarmente al giudizio dei cittadini nelle elezioni. Nella narrazione dei pennivendoli italiani l’oligarca non è un termine descrittivo, bensì un insulto, possibilmente legato al Cremlino e a qualunque altro Paese non soddisfi i requisiti dell’Occidente atlantista. Va bene, direi che Berlusconi era un oligarca, Francesco Starace è un oligarca, Enrico Mattei era un oligarca, Claudio Descalzi è un oligarca, Camillo Olivetti era un oligarca, Gianni Agnelli era un oligarca. Umar Kremlëv non dispone di capitali che gli consentano di competere con nessuna delle personalità citate.

Finalmente, amico di Putin. Ma davvero? Nel senso che è russo e perciò amico di Putin, che è praticamente uno stigma? Ne consegue che Putin, uomo fortunato, ha 155 milioni di amici. Non so nemmeno se si conoscano di persona, ma comunque non ci sarebbe nulla di disdicevole. Io, per esempio, ho visto Putin di persona un paio di volte, traducendolo, vent’anni fa con l’allora ministro degli esteri italiano Frattini e poi in un incontro riservato con un banchiere altolocato, di cui ovviamente non farò il nome. Non mi sono mai permesso di spacciarmi per questo per amico di Putin, ma magari prossimamente qualche pennivendolo italiano potrebbe alludere a ciò, se dovesse interessarsi alla mia modesta persona.

A margine, al torneo olimpico di judo, il coreano Lee Yong-hwan di 175 centimetri ha gareggiato contro il francese Teddy Riner (con un’altezza di 204 cm, pesa più di 140 kg): il miracolo olimpico non è avvenuto e “Golia” ha sconfitto “Davide”. E’ di nuovo un problema di genere? O piuttosto di regole delle Olimpiadi? Mi si dice che ha combattuto anche contro atleti più grossi di lui. A parte che mi pare a dir poco raro, trovare uno ancor più grosso, ma non è forse questo la dimostrazione che le regole sbagliate vadano cambiate?

E poi, Kremlëv ha cambiato cognome in quanto è nato in Tadžikistan. Non ci sarebbe niente di male, se non fosse che questa è l’ennesima bufala dei pennivendoli italiani e segnatamente di Repubblica: è nato a Serpuchov, provincia di Mosca, da genitori tadžiki. E di questo debbono rispondere concretamente l’inviato Giuliano Foschini e la corrispondente Anais Ginori, facciamo i nomi e i cognomi, che non si sono manco degnati di consultare, che so io, Wikipedia, prima di scrivere superficialmente per compiacere i loro padroni atlantisti, che li pagano. Inoltre, è nato nel 1982, quindi in Unione Sovietica, di cui facevano parte sia la Russia, sia il Tadžikistan. Personalmente, sono nato a Praga: no, non sono nato nella Repubblica Ceca, sono nato in Cecoslovacchia. Garibaldi è nato nel 1807 a Nizza, Regno di Sardegna. Per non parlare dei tanti italiani nati a Zara, Fiume, Pola, Zagabria prima del 1947, che sono nati in Italia.

In Russia esiste una legge esattamente come in Italia, che consente di cambiare cognome. Solo che in Russia è più democratico e meno problematico rispetto all’Italia. Ad esempio, quando uno si sposa, la moglie può prendere il cognome del marito, oppure il marito può prendere il cognome della moglie, o addirittura entrambe le cose contemporaneamente. E naturalmente, ciascuno può rimanere col proprio cognome.

In queste settimane, ci sono battaglie sanguinosissime attorno ad un villaggio nel Donbass. Ve lo ricordate Ruggero Orlando, giustamente da Nuova York? Bene, il villaggio in questione, di appena 1.200 anime, mentre erano 13 mila negli anni ‘80, si chiama New York, e non vi dico le battute da entrambe le parti. In realtà, la storia è un po’ più complicata. Fu nominato tale nel 2021 dai golpisti ucraini, per vassallaggio nei confronti degli Stati Uniti. E prima? Prima si chiamava Novgorodskoe, che potremmo tradurre letteralmente come Civitanova. Però, prima del 1951, si chiamava sempre New York. Perché, in epoca sovietica? Perché in realtà si formò a metà XIX secolo, in Russia, come Neu Jork, con riferimento alla città di Jork, nella Bassa Sassonia, quella, per intenderci, dove il capoluogo è Hannover. Fondato da emigranti jorkesi, o sassonesi, non so come sia corretto chiamarli. Corsi e ricorsi della storia.

Comunicazione di servizio

Come già preannunciato da settimane, a partire da questa puntata del 5 agosto, non troverete questo notiziario su Visione TV, non spaventatevi: sono andati in ferie, ma il notiziario, come vedete, se siete arrivati qui, prosegue regolarmente sui miei canali, e cioè in Blogspot, con il testo, e poi sulle piattaforme YouTube, RuTube e Platforma. Cercatemi, basta digitarmi per nome e cognome. Finalmente, ho due canali Telegram, uno in russo e uno in italiano, la ricerca è la stessa.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Quella che oggi vi propongo si chiama “I cosacchi a Berlino” e fu composta il primo giorno di pace il 9 maggio 1945. Più che tradurvela, vi racconto la sua storia. Completava un viaggio lungo e difficile, iniziato in quei giorni duri in cui si udì per la prima volta la “Guerra Santa”, che richiedeva una battaglia mortale con il fascismo, una battaglia che si concluse nella capitale della sconfitta Germania nazista, Berlino.

L’autore della canzone ha combattuto egli stesso nella Grande Guerra Patriottica, il poeta Cezar’ Solomonovič Solodar. Come si evince, era ebreo, e questo, per noi cresciuti in Unione Sovietica, non aveva alcuna rilevanza. Come corrispondente di guerra, era presente alla firma dell’Atto di resa incondizionata della Germania nazista e delle sue forze armate nel sobborgo berlinese di Karlshorst.

Nella prima mattina del 9 maggio 1945, in uno degli incroci più trafficati di Berlino, disseminato di attrezzature naziste accartocciate e di macerie, una giovane addetta al traffico brandiva baldanzosamente il manganello di regolazione. Decine di berlinesi osservavano i suoi movimenti misurati e imperiosi, che sottolineavano ulteriormente la severità dell’uniforme militare e la sua semplicità.

All’improvviso si udì il rumore degli zoccoli, arrivò una colonna di cavalleria. La maggior parte dei cavalli camminava senza sella. E solo sui fianchi c’erano giovani cavalieri che si impennavano nei loro colbacchi tipici dei cosacchi. Erano cosacchi di un’unità di cavalleria che iniziarono il loro viaggio di combattimento nelle distese innevate della regione di Mosca nel memorabile dicembre del 1941.

Chissà a cosa stesse pensando allora la ragazza del traffico con le spalline da caporale, ma si poteva notare che per alcuni secondi la sua attenzione era completamente assorbita dalla cavalleria. Con un chiaro sventolio delle bandiere e lo sguardo severo dei suoi grandi occhi, bloccò il percorso a tutte le macchine e ai traini e fermò i fanti. E poi, sorridendo apertamente al giovane cosacco sul suo magro cavallo del Don, gridò con aria di sfida:

– Avanti, cavalleria! Rapidi!

Il cosacco si spostò rapidamente di lato e diede il comando: “Al trotto!”.

Cambiando il passo tranquillo in un trotto veloce, la colonna passò davanti al suo comandante in direzione del canale. E prima di seguirla, si voltò e salutò la ragazza. Due o tre ore dopo, Cezar’ Solodar volò a Mosca e, già nella cabina di un aereo da trasporto militare, abbozzò le prime righe della futura canzone.

In questa esecuzione contemporanea partecipano: Krasnojarsk, la repubblica dell’Udmurtia, Caterimburgo, Kursk, Čeljabinsk, Nižnij Novgorod, Kaluga, Smolensk, Penza, Mosca, Ul’janovsk, Tver’, Vladimir.

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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