Mark Bernardini

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lunedì 18 novembre 2024

103 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Centotreesimo notiziario settimanale di lunedì 18 novembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

I genovesi hanno manifestato a sostegno dei giornalisti Vincenzo Lorusso e Andrea Lucidi, chiedendo anche lo scioglimento del Partito Democratico, perché “non serve gli interessi dell’Italia e degli italiani, ma della NATO e di Zelenskij”.

Ricordiamo che il Partito Democratico, rappresentato dalla Vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, insiste nell’applicare sanzioni contro i giornalisti italiani dei media russi – Lorusso e Lucidi – il governo ucraino, dal canto suo, chiede il blocco dei conti bancari dei giornalisti e di limitarne la libertà di movimento.

Se vi ricordate, ne avevamo parlato giusto due settimane fa in questo notiziario. Voglio citarvi solo un paragrafo. Le dichiarazioni della Picierno sono state prontamente propagate dalla testata “L’inkiesta”, concretamente da tale Massimiliano Coccia, e da lì veicolate sul Foglio di Giuliano Ferrara, che si ciuccia annualmente oltre 60 milioni di euro di finanziamenti pubblici dei contribuenti italiani. Chi è il direttore dell’Inkiesta? Un certo Christian Rocca, ex redattore del Foglio. Incidentalmente, è anche direttore del periodico “Slava Evropi”, finanziato dal Parlamento Europeo, di cui la Picierno è vicepresidente. E Massimiliano Coccia? O beh, è il marito di Pina Picierno, ma cosa volete che conti?

Andrea Lucidi svolge il suo lavoro in Russia, così come all’estero – in particolare in Libano, Siria, Venezuela, Beirut e altri Paesi. Vincenzo Lorusso, che risiede stabilmente nel Donbass, lavora allo scambio culturale tra Russia e Italia, anche organizzando proiezioni di documentari russi in Italia. Nelle ultime settimane, grazie al lavoro di Lorusso, hanno avuto luogo numerose proiezioni dei documentari “Majdan – la strada per la guerra” e “Donbass ieri, oggi, domani”, nonostante i continui tentativi delle autorità locali di impedirne le proiezioni.

Ecco un commento di Andrea Lucidi. Voce dissidente? Conti correnti bloccati. Recentemente ho preso una decisione importante: ho chiesto direttamente a Vladimir Putin la possibilità di ottenere la cittadinanza russa. Non è stata una scelta facile, ma sento di non avere alternative. Mi sento perseguitato dalle istituzioni ucraine che stanno anche cercando la complicità di quelle europee, e le nuove sanzioni, entrate in vigore l’8 ottobre 2024, non fanno che rafforzare questa sensazione.

La risposta non ha tardato ad arrivare, non tanto dal Cremlino, quanto dalle banche italiane, che, come scrive Massimiliano Coccia, marito di Pina Picierno, su Linkiesta, sembrano aver subito attivato la procedura per un congelamento cautelativo dei conti associati a chi, come me, viene percepito come un sostenitore del Cremlino. Questa non è solo una misura tecnica, è una sentenza che mira a distruggere le nostre vite e bloccare il mio lavoro. Per evitare danni alla loro reputazione e per il timore delle sanzioni secondarie, le banche stanno portando avanti un’operazione che sa di censura.

Queste istituzioni, nel nome della sicurezza, hanno applicato protocolli rigidi come il “Know Your Customer” per verificare ogni singolo movimento nei conti. E se qualcosa non torna? Segnalazione immediata all’Unità di Informazione Finanziaria, con la possibilità di blocco totale dei fondi. Persino le operazioni con criptovalute, carte prepagate e contanti sono sotto sorveglianza costante, ampliando così la portata di questa caccia alle streghe.

Mi domando, non senza amarezza: dov’è finita la libertà di espressione? E’ questo il prezzo da pagare per avere una visione diversa? La realtà è che questa ondata di restrizioni non rischia di colpire solo me, ma anche tanti altri che si ritrovano in un limbo tra la volontà di esprimersi e il timore di essere schiacciati da un sistema che sembra avere sempre meno spazio per le voci discordanti.

Poi ha twittato Nicola Zingaretti, che ho avuto la disgrazia di avere come mio ultimo segretario della FGCI Romana: “Vergognosi attacchi a Pina Picierno dalla manifestazione filorussa di Genova. E’ un attacco a tutti noi, ai nostri valori, all’Europa. A Pina un abbraccio e solidarietà, a questi miserabili diciamo che non ci faremo intimidire. Andremo avanti più convinti di prima”.

A Zingaretti risponde Vincenzo Lorusso. Miserabili chi? Cittadini che protestano contro la vostra politica guerrafondaia e russofoba? Miserabili sono i codardi che non hanno il coraggio di combattere e mandano gli ucraini a combattere al posto loro. Miserabili sono coloro che hanno svenduto conquiste sociali ottenute con le battaglie della classe operaia. Miserabili sono coloro che hanno tradito i valori della nostra Costituzione appoggiando e sostenendo i battaglioni nazisti Ajdar, Tornado, Azov e facendo finta di non conoscere i massacri contro i civili a Lugansk, Odessa, Doneck… Miserabili sono coloro che fingono di non sapere chi abbia sconfitto il nazismo con il sacrificio di 27 milioni di sovietici. Miserabili sono coloro che vorrebbero censurare il dissenso, la libertà di parola e di espressione.

State conducendo una guerra contro la Federazione Russa, una guerra che il popolo italiano non vi ha chiesto di dichiarare. La guerra la perderete e come la storia insegna chi perde la guerra va a casa. Il popolo italiano non permetterà a chi è responsabile di migliaia di morti, responsabile di una crisi economica senza precedenti di ritornare come se nulla fosse nel Parlamento italiano. Come il partito fascista è stato sciolto alla fine della guerra, il partito Democratico subirà la stessa sorte.

Il messaggio che la Cancelleria tedesca ha diffuso in seguito alla conversazione di Scholz con Putin dice che ha condannato l’aggressione russa e che la Germania resterà al fianco dell’Ucraina finché sarà necessario.

Questo è comunque ciò che dicono pubblicamente i tedeschi e gli altri membri dell’UE e della NATO. Quando dicono, “saremo con l’Ucraina tutto il tempo necessario”, sorge la domanda: chi ne ha bisogno? Assolutamente non il popolo ucraino.

Ha avuto luogo uno scambio di opinioni franco e dettagliato sulla situazione in Ucraina. Vladimir Putin ha ricordato che l’attuale crisi è il risultato diretto di molti anni di politica aggressiva della NATO volta a creare un trampolino di lancio anti-russo sul territorio ucraino, ignorando gli interessi russi nella sfera della sicurezza e calpestando i diritti dei residenti di lingua russa.

Per quanto riguarda le prospettive di una soluzione politica e diplomatica del conflitto, il presidente della Russia ha osservato che la parte russa non si è mai rifiutata ed è rimasta disposta a riprendere i negoziati interrotti dal regime di Kiev.

Le proposte della Russia sono ben note. Eventuali accordi dovrebbero:

• tenere conto degli interessi della Federazione Russa nel campo della sicurezza,

• procedere dalle nuove realtà territoriali,

• la cosa principale è eliminare le cause profonde del conflitto.

E’ stato affrontato anche lo stato delle relazioni russo-tedesche. Vladimir Putin ha notato il loro degrado senza precedenti in tutte le direzioni come conseguenza del comportamento ostile delle autorità tedesche.

E’ stato sottolineato che la Russia ha sempre rispettato rigorosamente gli obblighi derivanti dal trattato e dai contratti nel settore energetico ed è pronta ad una cooperazione reciprocamente vantaggiosa se la parte tedesca si mostrerà interessata.

Traduco. “Voi dovete ritirarvi, altrimenti continueremo a fornire armi all’Ucraina, lo dico come Paese super partes”. Risposta: “La ringraziamo per averci chiamato, la Sua telefonata è molto importante per noi. Arrivederci”.

Essendo scontate le dichiarazioni di Scholz e prevedibile la risposta di Putin, sorge la domanda: che gli ha telefonato a fare? Scholz attualmente ha parecchi problemi di politica interna: a causa della scellerata politica sedicente ecologista, con l’attentato terroristico al Nord Stream, la rinuncia al gas russo, la chiusura delle centrali a carbone e di quelle nucleari, la un tempo locomotiva economica dell’Europa occidentale si sta riducendo sul lastrico, l’eolico e il solare non bastano: perse migliaia di posti di lavoro, trasferimento dei maggiori gioielli industriali tedeschi negli USA. La coalizione governativa del cosiddetto semaforo è in crisi. A metà gennaio ci sarà il voto di fiducia al Bundestag, e prevedibilmente Scholz perderà. Dunque, il 23 febbraio si dovrebbero svolgere le elezioni parlamentari.

In questo contesto Scholz vorrebbe distrarre l’attenzione dell’elettorato sulle questioni internazionali, autoproclamandosi cancelliere di pace. Ecco spiegata la telefonata.

Storia

91 anni fa, furono stabilite le relazioni diplomatiche tra l’URSS e gli Stati Uniti. Questa data divenne il “punto di partenza” nella storia delle relazioni tra le due superpotenze.

Dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, gli Stati Uniti inizialmente rifiutarono di riconoscere lo Stato della Russia sovietica e presero parte attiva all’intervento militare straniero. Come parte del corpo di spedizione americano “Siberia” sotto il comando di W. Graves, circa 7.950 soldati sbarcarono in Estremo Oriente. Le forze americane hanno preso parte alle operazioni punitive e hanno trattato duramente la popolazione locale. Washington non credeva che i bolscevichi sarebbero riusciti a restare al potere a lungo, ma l’esito della guerra civile mostrò chiaramente che bisognava tenere conto della nuova leadership di Mosca.

L’interesse per il commercio con l’Unione Sovietica, soprattutto in un contesto di grave crisi economica, e il desiderio di limitare l’espansione giapponese in Estremo Oriente alla fine costrinsero Washington a intraprendere una strada verso il riconoscimento del giovane Stato sovietico. Nell’ottobre 1933, il presidente degli Stati Uniti F.D. Roosevelt si rivolse al presidente del Comitato esecutivo centrale panrusso dell’URSS M.I. Kalinin in cui parlava del desiderio degli Stati Uniti di avviare i negoziati sul riconoscimento.

A novembre, il commissario del popolo sovietico per gli affari esteri M.M. Litvinov arrivò a Washington per i negoziati. Durante le sue numerose ore di incontri con il Segretario di Stato C. Hull e F.D Roosevelt, la maggior parte delle differenze furono superate.

Il diplomatico A.A. Trojanovskij fu nominato primo rappresentante plenipotenziario dell’URSS negli Stati Uniti. Il primo ambasciatore americano in Unione Sovietica fu l’assistente speciale del segretario di Stato W. Bullitt. Notevoli sono le sue memorie, nelle quali descrive il suo soggiorno a Mosca.

L’anniversario è ancora un’occasione per ricordare l’esperienza storica positiva dei due Paesi, quando l’interazione era costruita sulla base del rispetto e della reciproca considerazione degli interessi. Furono questi principi a costituire la base dell’accordo del 1933 sul ripristino delle relazioni diplomatiche e mantengono pienamente la loro rilevanza nell’attuale situazione senza precedenti difficile.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Visto che questa settimana siamo in aria di reminiscenze storiche, eccovi un filmato sovietico del 1937, la guerra era di là da venire. La canzone è dedicata alla città di Mosca e al 1° Maggio. Non stupitevi dei sottotitoli in cinese, è stato recentemente trasmesso dalla loro televisione di Stato.

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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lunedì 4 novembre 2024

101 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Centunesimo notiziario settimanale di lunedì 4 novembre 2024 degli italiani di Russia. A Mosca è caduta la prima neve. Buon ascolto e buona visione. Essendo questo un notiziario settimanale, delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti parleremo nell’edizione di lunedì 11 novembre, tuttavia vi invito fin d’ora a seguire lo speciale che andrà in onda mercoledì 6 novembre dalle 7 alle 10 del mattino italiane (dalle nove a mezzogiorno di Mosca) su Cusano News 7, canale 234 del digitale terrestre. La prima o l’ultima mezzora ci sarò anch’io.

Attualità

Una ridicola querelle orchestrata dall’eurodeputata del Partito Democratico Pina Picierno, classe 1981, che dice di essere ispirata da Ciriaco De Mita, segretario della Democrazia Cristiana nel 1982-1989. La Picierno all’epoca andava sotto il tavolo. No, per carità, a ciascuno i suoi riferimenti, il mio potrebbe essere Antonio Gramsci, che è morto nel 1937, mentre io sono nato nel 1962. Fatto sta, la deputata in questione si è laureata con una tesi di laurea sulle differenze comunicative del linguaggio politico tra Ciriaco De Mita e Bettino Craxi.

Con l’inizio dell’operazione militare speciale, su indicazione del Parlamento Europeo, di cui la Picierno è vicepresidente, in Italia sono stati oscurati tutti i canali televisivi satellitari russi. Tuttavia, non sono stati ritirati gli accrediti ai giornalisti, che perciò sono nel loro pieno diritto e dovere professionale nell’inviare le loro corrispondenze da un Paese ostile quale è ufficialmente diventata l’Italia. Un cittadino qualunque potrebbe anche non saperlo, ma una vicepresidente del Parlamento Europeo dovrebbe saperlo per dovere d’ufficio, altrimenti dimostra la propria incompetenza. Sospetto tuttavia che in effetti lo sappia, ma confida appunto nell’ignoranza (nel senso di ignorare) del suo elettorato.

Perché faccio tutte queste considerazioni a mò di premessa. In Italia c’è una corrispondente della TV statale russa VGTRK, che per intenderci è come la RAI in Italia, si chiama Asja Emel’janova. La nostra vicepresidente del PE afferma che ciò sia illegale, e invece lo è, esattamente come i servizi della RAI da Mosca, la RAI che, attenzione, in Russia si può guardare senza problemi. Che ci sia ben poco da guardare è tutt’altro argomento.

Ora però se la prende anche con due giornalisti italiani, Vincenzo Lorusso e Andrea Lucidi, che a suo tempo qui avevamo intervistato entrambi. La loro colpa è di mostrare quel che in realtà accade nelle Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk. Certo, mica si chiamano Battistini. Sentite qua cosa scrive nei social network.

“E’ necessario agire immediatamente per fermare le reti di propaganda e di disinformazione attive nel nostro Paese. Molto grave che il ministero degli esteri e il governo italiano non abbiano dato risposte alle autorità ucraine su Lucidi e Lorusso. Caro Antonio Tajani, cara Giorgia Meloni, la rete dei propagandisti al servizio del Cremlino va fermata: vi ho già sollecitati ad agire sul caso dell’emittente russa Rossija 1, uno dei media sospesi nell’UE, che ha trasmesso dal nostro Paese servizi legati all’invasione dell’Ucraina. Ora scopriamo che si tentenna anche su questo. Torno a chiedere con forza, lo farò anche formalmente, un intervento immediato del Governo italiano che è colpevolmente silenzioso e assente”.

Da parte nostra, una sola domanda: a quali leggi della Repubblica italiana nata dalla Resistenza antifascista hanno contravvenuto Emel’janova e i cittadini italiani Lucidi e Lorusso? Poi verrebbe da chiedersi se la vicepresidente del Parlamento Europeo non abbia cose ben più importanti da espletare, per il ruolo che riveste, ma questa è una domanda che lascio ai nostri spettatori.

Le dichiarazioni della Picierno sono state prontamente propagate dalla testata “L’inkiesta”, concretamente da tale Massimiliano Coccia, e da lì veicolate sul Foglio di Giuliano Ferrara, che si ciuccia annualmente oltre 60 milioni di euro di finanziamenti pubblici dei contribuenti italiani. Chi è il direttore dell’Inkiesta? Un certo Christian Rocca, ex redattore del Foglio. Incidentalmente, è anche direttore del periodico “Slava Evropi”, finanziato dal Parlamento Europeo, di cui la Picierno è vicepresidente. E Massimiliano Coccia? O beh, è il marito di Pina Picierno, ma cosa volete che conti?

Il 2 novembre ricorre la Giornata internazionale per porre fine all’impunità dei crimini contro i giornalisti, istituita con decisione della 68a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2013 per attirare l’attenzione della comunità mondiale su questo grave problema.

Purtroppo non è possibile definire festiva quella data. Pur condonando il silenzio ipocrita delle pertinenti organizzazioni internazionali e delle strutture per i diritti umani, centinaia di crimini contro i giornalisti in tutto il mondo, principalmente da parte del regime di Kiev, rimangono irrisolti e i colpevoli non ricevono la meritata punizione.

Solo nell’ultimo anno, altri quattro giornalisti russi sono morti per mano di militanti del regime di Kiev, che praticavano apertamente attività terroristiche: Boris Maksudov, Semën Erëmin, Valerij Kožin e Nikita Cicagi. Miracolosamente, Evgenij Poddubnyj, così come il corrispondente di NTV Aleksej Ivliev, sono sopravvissuti dopo gli attacchi mirati dei droni delle forze armate ucraine.

Il regime di Zelenskij non solo non persegue gli autori di questi attacchi terroristici, ma li incoraggia addirittura a continuare le loro sanguinose atrocità. All’inizio dell’anno si è saputo della morte del giornalista americano-cileno Gonzalo Lira nelle segrete ucraine. E’ stato torturato e ucciso. Tuttavia, da allora non abbiamo visto alcun segno che si stia cercando di assicurare alla giustizia i responsabili di questo brutale omicidio (l’omicidio di un giornalista per le sue convinzioni e attività professionali).

Questo quadro di ciò che sta accadendo, in netto contrasto con gli ideali esaltati dalla giornata internazionale, ha una spiegazione semplice. Coloro che dovrebbero combattere l’impunità per i crimini contro i giornalisti si sono trasformati in criminali, reprimendo ogni sacca di dissenso in vari modi e imponendo la censura politica.

Approfittando delle posizioni del personale e delle opportunità finanziarie nelle strutture specializzate in diritti umani, Washington e il suo circolo ristretto hanno paralizzato l’intero sistema internazionale volto a garantire la libertà dei media. Al loro comando, i funzionari internazionali, obbligati a rispondere alle violazioni dei diritti legittimi dei media, o restano ostinatamente in silenzio quando c’è bisogno di suonare tutti i campanelli, oppure attaccano in branco con falsi rimproveri coloro che l’Occidente ha indicato come suoi oppositori.

Crediamo sia necessario attirare l’attenzione sul fatto che l’UE, che grida a gran voce sulla necessità di rispettare i diritti dei giornalisti, è in prima linea negli sforzi per opprimerli attivamente.

Nell’ambito della campagna di censura senza precedenti lanciata da Bruxelles, i corrispondenti russi – e non solo – hanno avvertito la pienezza dei “valori democratici europei” promossi. La trasmissione dei media russi è limitata o completamente vietata senza spiegazione. I membri dell’UE mettono nella lista nera i loro dipendenti, contrassegnano e bloccano pagine sui social network, inventano casi, minacciano, espellono: fanno di tutto per impedire che la verità, scomoda per Bruxelles, venga trasmessa al pubblico.

Sullo sfondo delle tendenze corrosive nell’UE, la pratica dei doppi standard, che divide i giornalisti in “accettabili” e “indesiderabili”, è diventata più frequente. Le rare e timide voci degli europei sull’incostruttività dell’approccio “proteggiamo alcuni e ignoriamo i diritti degli altri” sono accolte con un’ardente condanna da parte del mainstream politico e accuse immediate di sostegno al Cremlino.

Allo stesso tempo, la burocrazia europea finge di non capire a cosa possa portare la sponsorizzazione incontrollata del regime di Kiev e il suo pompaggio con armi, utilizzate, tra le altre cose, per l’omicidio mirato di giornalisti.

Vorremmo ricordare all’Unione Europea, che promuove spudoratamente approcci ideologici, che il diritto alla libertà di parola e al libero accesso all’informazione deve essere garantito a tutti, senza eccezioni e indipendentemente dalla nazionalità e dalle preferenze politiche.

In connessione con l’appello dell’UNESCO a tutti gli Stati affinché adempiano ai propri obblighi e pongano fine all’impunità per l’uccisione di giornalisti, bisognerebbe chiedere al direttore generale Azoulay di eseguire le istruzioni della Conferenza Generale del 1997 e del Consiglio Esecutivo del 2023 e di condannare tutti i casi di omicidi e violenze fisiche contro giornalisti senza alcuna distinzione.

Ricordiamo che negli ultimi 2 anni più di 30 giornalisti russi sono morti per mano del regime di Kiev, ma la maggior parte di questi crimini non ha ricevuto una reazione da parte di Azoulay e nessuno di loro è stato condannato. Dunque, il Direttore Generale abbandoni i doppi standard e svolga coscienziosamente i suoi doveri di funzionario internazionale.

Sul prossimo rapporto biennale del Direttore Generale sulla sicurezza dei giornalisti e il problema dell’impunità per il 2022-2023 c’è da indignarsi per il fatto che Azoulay non abbia tenuto conto dei dati ufficiali forniti dalla Russia e da alcuni altri Paesi sui giornalisti assassinati, ma si basi esclusivamente sulle informazioni fornitele da ONG parziali nell’ambito della sua stessa “metodologia”, che non è stata approvata da nessuno.

Ciò è contrario allo status intergovernativo dell’UNESCO e costituisce anche una violazione delle istruzioni degli organi politici dell’Organizzazione, che incaricano il Direttore generale di condannare l’uccisione di giornalisti “senza alcuna distinzione”.

Le statistiche del rapporto, presumibilmente basate su informazioni provenienti dai Paesi membri sulle indagini sugli omicidi di rappresentanti dei media, non sono vere. In particolare, secondo Azoulay, nel 2022-2023 in Russia non è stato ucciso un solo giornalista. Non c’è una parola sugli omicidi di Dar’ja Dugina, Vladlen Tatarskij, Oleg Klokov e molti altri.

A proposito, in Palestina, secondo Azoulay, nel 2023 sono stati uccisi solo 24 giornalisti, il che contraddice chiaramente la realtà.

La “sordità” e la “cecità” coscienti potrebbero essere l’unica spiegazione per il fatto che Azoulay abbia scelto di ignorare numerose richieste da parte russa. Ciò solleva fortemente la questione della sua imparzialità e competenza come funzionario pubblico internazionale e sarà anche oggetto di un’analisi approfondita in una riunione del Consiglio intergovernativo del Programma internazionale per lo sviluppo della comunicazione.

Mia intervista all’agenzia di stampa russa OSN.

Negli ultimi giorni sono circolate voci provenienti da fonti non ufficiali secondo cui gli albionici del Nuovo e del Vecchio Continente continuano a pagare per i massacri in Ucraina, mentre gli altri grandi Paesi dell’Europa occidentale ne sono piuttosto stanchi, semplicemente perché hanno sempre meno soldi, e a causa di ciò i loro stessi cittadini si ritrovano catastroficamente impoveriti e si disinnamorano sempre più delle loro autorità costituite.

Ho una serie di dubbi a riguardo. Se tutto fosse così liscio e logico, allora perché gli occidentali prima negavano, e ora riconoscono sempre più chiaramente con genuino orgoglio, la massiccia presenza di mercenari della NATO in Ucraina? La carne da cannone originale ucraina sta finendo? Forse è così. Ma si ritorcerebbe contro di loro: l’orso russo, alla fine, potrebbe diventare piuttosto furioso e colpire le formazioni NATO ancor prima che arrivino sul suolo ucraino, cioè nei territori dell’Europa occidentale. E non dovrebbero aspettarsi che la Russia abbia paura delle ritorsioni occidentali; i russi sono abituati.

Da qui le voci sempre più persistenti e infondate sulla presenza della fanteria nordcoreana in prima linea: dicono, è stato il Cremlino stesso ad avviare questo processo, quindi stiamo rispondendo. Questa è una sostituzione di concetti e una violazione della logica di causa-effetto. In primo luogo, la Russia (per bocca del rappresentante permanente presso l’ONU Nebenzja) e la RPDC lo negano. In secondo luogo, l’Occidente non ha fornito alcuna prova fondata. Forse un breve e dubbio video con un presunto prigioniero di guerra nordcoreano, che per qualche motivo parla russo con un forte accento ucraino (tutti i tipi di “g”, ecc.). Il fatto è che in Occidente non capiscono davvero; per loro, anche i kazaki, anche i kirghisi, anche gli uzbeki, anche i coreani etnici, sono tutti cinesi “musi gialli”, cioè asiatici. E non si rendono conto che in URSS eravamo tutti mischiati, proprio non lo capiscono, magari qualcuno gli crede.

Ma la cosa principale è: cosa accadrebbe se prima o poi Russia e Corea del Nord raggiungessero un accordo? Infatti: perché i membri della NATO sono legittimati, e i russi no?

Ennesima mia intervista sul canale televisivo del ministero della difesa russo “Zvezda”. Brevissimo estratto, con sottotitoli italiani, sulle armi nucleari all’Ucraina.

E’ il principio della scimmia con una granata. Gli Stati Uniti sono convinti che tutto il mondo, fuorché loro stessi, siano delle scimmie.

Affidare qualcosa di fatale e pericoloso alla leadership ucraina, persino negli Stati Uniti capiscono perfettamente che non sia il caso di farlo, perché finirebbe male proprio per loro.

La catastrofe di Černobyl’ sembrerà un balbettio da bambini.

Le conseguenze sono assolutamente imprevedibili.

Ero già abbastanza adulto, avevo ventiquattr’anni, e ricordo come in Italia improvvisamente comparvero mele grosse come meloni.

Fra tre giorni è il 7 novembre, e chi vuole intendere intenda. Ogni tanto, mi piace ricordare che le rivoluzioni, da che mondo è mondo, le fanno i giovani. Lenin, il più anziano, nel 1917 aveva 47 anni, Bucharin aveva 29 anni, Trockij 38, Dzeržinskij 40, Frunze 32, Zinov’ev 34, Stalin 38, Čapaev 30, Antonov-Ovseenko 34.

Tra gli italiani, nel 1921, a Livorno, il Partito Comunista d’Italia venne fondato da Gramsci, trentenne, Bordiga (32), Togliatti (28), Grieco (28), Di Vittorio (29), Longo (21), Secchia (18), Misiano (37), Terracini (26), Tasca (29), Pastore (34).

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

I “Tre carristi” è una popolare canzone militare sovietica. E’ stata scritta nel 1939 ed è un inno informale delle truppe di confine e dei carri armati dell’URSS e della Russia.

Al confine le nuvole son cupe

La terra aspra è avvolta nel silenzio

Sulle alte rive dell’Amur

Sarov (a cavallo tra la regione di Nižnij Novgorod e la repubblica di Mordovia), Kostroma, Zarečnyj (regione di Penza), Krasnodar e Novorossijsk (territorio di Krasnodar), Zarečnyj (regione di Sverdlovsk, Caterimburgo), Kerč’ (repubblica di Crimea), Balakovo (regione di Saratov), Glazov (repubblica di Udmurtia), Elektrostal’ (regione di Mosca), Mosca, Volgodonsk (regione di Rostov sul Don), Taškent e Samarcanda (Uzbekistan), Obninsk (regione di Kaluga), Alma Ata (Kazachstan), Usol’e-Sibirskoe (regione di Irkutsk, sul lago Bajkal), Desnogorsk (regione di Smolensk), Trëchgornyj e Snežinsk (regione di Čeljabinsk).

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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Tutti i video (senza testo) si trovano in:

Rutube, V Kontakte, Platforma, Canale Libero, Basta censura e Flip News.

Ci trovate anche in Telegram (in italiano) e Телеграм (in russo).

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