Canale 234 del digitale terrestre.
Mark Bernardini
mercoledì 31 luglio 2024
martedì 30 luglio 2024
2004-2024
Хоть раз, позвольте мне не заниматься политикой.
Per una volta, permettetemi di non occuparmi di politica.
В детстве, в 1968-1973 гг., я учился в Москве, далее продолжил в Италии, будучи наполовину итальянцем: отец в 1956-1961 гг. учился в МГУ.
Da bambino, nel 1968-1973, ho studiato a Mosca, poi ho continuato in Italia, essendo per metà italiano: mio padre nel 1956-1961 ha studiato all’Università statale di Mosca.
В 2002 г. мне было сорок лет, и из Брюсселя (я работал в Европарламенте) я решил вернуться в Москву.
Nel 2002 avevo quarant’anni e da Bruxelles (lavoravo al Parlamento Europeo) decisi di tornare a Mosca.
4 ноября 2003 г. меня пригласили на синхронный перевод итальянских вин в Экспоцентр (это моя работа с 1979 г.). Моим напарником в кабине (принято работать вдвоем) оказалась напарница, выпускница МГЛУ (бывший «Морис Торез»). Вижу, молоденькая девчонка. Все понятно, подумал я, придется отдуваться за двоих. Но нет, оказалось, язык она знала хорошо, только очень нервничала. Это уже потом она мне призналась, что это был ее первый синхронный перевод. Так я познакомился со своей будущей супругой.
Il 4 novembre 2003 sono stato invitato ad una interpretazione simultanea di vini italiani all’Expo Center (è il mio lavoro dal 1979). Il mio partner in cabina (è consuetudine lavorare in due) era una partner, laureata all’Università Linguistica Statale di Mosca (ex “Maurice Thorez”). Capisco, una ragazzina. E’ tutto chiaro, ho pensato, dovrò lavorare per due. Ma no, si è scoperto che conosceva bene la lingua, solo che era molto nervosa. Solo più tardi mi ha confidato che quella era la sua prima traduzione simultanea. E’ così che ho conosciuto la mia futura moglie.
В кабине обязательно нужна вода, а нам ее забыли поставить. Итальянцы, увидев проблему, принесли нам единственную имеющуюся у них жидкость: вино. Вот так мы и поженились, но это уже 30 июля 2004 г., именно в Таганском ЗАГСе.
In cabina si ha sicuramente bisogno di acqua, ma si sono dimenticati di fornircela. Gli italiani, vedendo il problema, ci hanno portato l’unico liquido che avevano: il vino. Fu così che poi ci siamo sposati, ma era già il 30 luglio 2004, proprio all’anagrafe del quartiere Taganskij.
В то самое утро, меня угораздило сломать мизинец на ноге, а машины мы не предусмотрели, благо живем в 600 метрах от ЗАГСа, на Большой Андроньевской. А еще в тот день у моей мамы, у которой мы отпраздновали свадьбу, на Новой Басманной, отключили холодную воду. Нет, не горячую, а именно холодную. Казалось, все какие-то нехорошие предзнаменования, а мы были настолько счастливы, что теперь это просто повод, чтобы вспомнить тот день с улыбкой.
Quella stessa mattina sono riuscito a rompermi il mignolo del piede e non avevamo prenotato un’auto, visto abitiamo a 600 metri dall’ufficio anagrafe, sulla Bol’šaja Andron’evskaja. E quel giorno, da mia madre, da cui abbiamo celebrato il matrimonio, sulla Novaja Basmannaja, avevano chiuso l’acqua fredda. No, non quella calda, proprio quella fredda. Sembravano tutti cattivi presagi, ma eravamo così felici che ora è solo un motivo per ricordare quel giorno con un sorriso.
Я очень боялся разницы в возрасте, 42 и 28, но был неправ: в конце года у нас родилась дочь, а еще через шесть лет – сын. Очевидно, любовь не иссякла, а наоборот окрепла, коли решились на второго ребенка.
Avevo molta paura della differenza di età, 42 e 28 anni, ma mi sbagliavo: alla fine dell’anno abbiamo avuto una figlia, e sei anni dopo un figlio. Evidentemente l’amore non si è esaurito, anzi si è rafforzato se ci siamo decisi a fare un secondo figlio.
Спустя двадцать лет, меня порой спрашивают, как мы до сих пор уживаемся. Мы настолько притерлись друг к другу, что я как-то даже представить себе не могу, что когда-то, раньше, было иначе. Вроде, так всегда было, и очень хочется жить, дожить до внуков, да и вообще встретить старость вместе (я раньше, а моя Катя позже). Я очень ей признателен, что до сих пор ей не надоел, понимаем друг друга с полуслова, буквально.
Vent’anni dopo, la gente a volte mi chiede come facciamo ad andare ancora d’accordo. Ci siamo così abituati l’uno all’altro che non riesco nemmeno a immaginare che una volta fosse diverso. Sembra che sia sempre stato così, ho tanta voglia di vivere, vivere per vedere i miei nipoti e in generale incontrare la vecchiaia insieme (io prima e la mia Katja dopo). Le sono molto grato di non essersi ancora stancata di me, ci capiamo perfettamente, alla lettera.
Надеюсь, что нашим детям мы послужим примером крепкой семьи, как мне примером послужили дедушки и бабушки, в Италии и в России.
Spero che per i nostri figli serviremo da esempio di famiglia forte, proprio come i miei nonni sono stati un esempio per me in Italia e in Russia.
lunedì 29 luglio 2024
088 Italiani di Russia
Ottantottesimo notiziario settimanale di lunedì 29 luglio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Attualità
Biden era risultato positivo al covid giovedì 18 luglio. La notizia è stata subito interpretata dai media statunitensi e internazionali come “motivo plausibile”, volto a permettere a Biden di mettere la parola “fine” alla propria disastrosa campagna elettorale. Infatti due giorni più tardi, domenica 21 luglio, Biden ha annunciato il ritiro della propria candidatura e ha subito appoggiato quella del vicepresidente, Kamala Harris.
E martedì 23 luglio il medico della Casa Bianca, Kevin O’Connor, ha solennemente annunciato che il “presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, non è più positivo al covid”. In pochissimo tempo i sintomi di Biden si sono risolti miracolosamente, il covid “politico” non c’è più e le sue condizioni di salute sono rientrate nella norma.
22 luglio. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti intende condurre esercitazioni militari nell’Artico in modo indipendente e insieme agli alleati di Washington per dimostrare la sua capacità di combattimento e interoperabilità, afferma la strategia artica aggiornata del Pentagono.
“Essere presenti nell’Artico, conducendo esercitazioni sia in modo indipendente che congiuntamente con alleati e partner per dimostrare l’interoperabilità e la solida capacità di combattimento complessiva, supportando la difesa nazionale e le operazioni di proiezione della potenza globale”, afferma il documento.
Inoltre, gli Stati Uniti intendono cooperare con i loro partner e alleati nell’Artico, nonché con le società industriali e le tribù locali dell’Alaska, afferma la strategia artica aggiornata del Pentagono.
“Lavorare con i nostri alleati e partner, le autorità federali, statali e locali, le tribù e le comunità dell’Alaska e l’industria per rafforzare la deterrenza integrata e migliorare la sicurezza condivisa”, afferma il documento.
23 luglio. Il Pentagono, in particolare, esprime preoccupazione per le crescenti capacità della Russia nella regione, che, come si legge nel testo, “rappresentano potenzialmente una minaccia per il territorio degli Stati Uniti e dei loro alleati”. Questa strategia tiene conto, dei cambiamenti geopolitici e geofisici. Cioè, per la prima volta comincia a prendere in considerazione il riscaldamento nell’Artico. Il secondo punto è che ora tutti i cosiddetti paesi circumpolari, ad eccezione della Russia, sono diventati membri della NATO, comprese Svezia e Finlandia. Su questa base si sta costruendo la strategia. Se prima, nella strategia precedente, si diceva che avrebbero monitorato la situazione nell’Artico, ora hanno scritto che non stanno solo monitorando, ma stanno contrastando tutte le aree di attività russa nell’Artico, che considereranno ostili per se stessi. Il cambiamento climatico influenza l’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti della rotta del Mare del Nord.
Diciamo che il Mare di Barents e lo Stretto di Bering stanno diventando più liberi per la navigazione. Naturalmente, gli Stati Uniti affermano di non tenere conto, di non considerare importante la priorità della Russia rispetto alla rotta del Mare del Nord. Dobbiamo anche tenere conto dell’Ice Pact concluso da Finlandia, Canada e Stati Uniti, che prevede grandi investimenti nella costruzione di una flotta di rompighiaccio.
E poi c’è il rafforzamento dei gruppi NATO nella Finlandia settentrionale e in Alaska. La regione artica è concettualmente una priorità per l’Alleanza del Nord Atlantico e per il suo principale beneficiario, Washington, con l’adesione di Svezia e Finlandia alla NATO. Il raggruppamento nella Finlandia settentrionale viene rafforzato: l’addestramento delle forze speciali Utti e l’acquisto di Caccia F-35 Lightning. Sul lato dell’Alaska, viene creata una nuova ala aerea con caccia F-35 Lightning e F-22 Raptor e, naturalmente, la componente aviotrasportata. Stanno rafforzando questo gruppo con l’aviazione dell’esercito e le divisioni di fanteria vengono riqualificate come unità aviotrasportate per indebolire la Russia. Gli Stati Uniti sperano di controllare la regione attraverso la quale passa la rotta del Mare del Nord.
Questa regione è interessante anche per loro perché non riconoscono la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 e considerano la rotta del Mare del Nord come extraterritoriale. E questo suggerisce che faranno ogni sforzo per garantire che se la Russia si indebolisse, loro possano controllare questa regione. Naturalmente, questi sono progetti irrealistici, perché negli ultimi 12 anni un potente gruppo di forze e mezzi della flotta russa è stato creato nell’Artico e ci sono basi permanenti negli arcipelaghi che non consentono alla NATO e a Washington di realizzare i loro piani aggressivi.
24 luglio. Due bombardieri russi e due cinesi sono volati nello spazio aereo internazionale vicino all’Alaska, ha detto il North American Air Defense Command (NORAD). Il NORAD ha rilevato, tracciato e intercettato due aerei russi Tu-95 e due aerei militari cinesi H-6 che operavano all’interno della zona di identificazione della difesa aerea dell’Alaska, ha affermato il NORAD in una dichiarazione sul sito del social network X.
Come ha sottolineato il Comando, i bombardieri russi e cinesi “sono rimasti nello spazio aereo internazionale e non sono entrati nello spazio aereo sovrano del Canada o degli Stati Uniti”.
Gli aerei russi e cinesi hanno ripetutamente effettuato pattugliamenti congiunti. A maggio, a seguito della visita a Pechino di Vladimir Putin, è stata rilasciata una dichiarazione congiunta in cui si affermava, in particolare, l’intenzione dei due Paesi di approfondire la cooperazione in campo militare, ampliare la portata delle esercitazioni congiunte e dell’addestramento al combattimento.
Il Ministero della Difesa russo ha ripetutamente indicato che gli aerei russi volano nel rigoroso rispetto delle regole internazionali per l’uso dello spazio aereo su acque neutre, senza attraversare rotte aeree o avvicinarsi pericolosamente ad aerei di uno Stato straniero.
25 luglio. Il Ministero della Difesa russo ha riferito che i vettori missilistici strategici Tu-95MS e i bombardieri cinesi hanno condotto pattugliamenti congiunti sulle acque dei mari di Čukči, di Bering e dell’Oceano Pacifico settentrionale. Il dipartimento ha sottolineato che nello svolgimento degli obiettivi gli aerei di entrambi i Paesi hanno agito in conformità con le disposizioni del diritto internazionale e non hanno violato lo spazio aereo di altri Stati. Inoltre, il pattugliamento non è stato diretto contro terzi e si è svolto in conformità con il piano annuale di cooperazione tra gli eserciti dei due Paesi, ha concluso il ministero.
26 luglio. Il Pentagono è allarmato dai dati sui bombardieri russi e cinesi che pattugliano il mare di Bering al largo delle coste dell’Alaska, ha detto il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin, come riportato dall’Associated Press. “Questi rapporti tra Mosca e Pechino ci preoccupano costantemente”, ha detto.
L’articolo rileva inoltre che questa è stata la prima volta nella storia che i bombardieri cinesi hanno volato all’interno della zona di identificazione della difesa aerea dell’Alaska e che gli aerei dei due Paesi sono decollati dalla stessa base nel nord-est della Russia.
A margine, si è svolto un incontro tra lui e il suo omologo cinese Wang Yi. Le parti hanno molto apprezzato lo sviluppo del dialogo politico e l’interazione pratica tra Russia e Cina in un contesto di crescente turbolenza nel sistema mondiale. Particolare attenzione è stata rivolta ai progressi nell’attuazione degli accordi raggiunti a seguito del vertice di Pechino del maggio di quest’anno.
I ministri hanno discusso in dettaglio le questioni della cooperazione all’interno dell’ASEAN nel contesto dell’intensificazione delle attività di singoli Paesi per creare meccanismi politico-militari a blocco ristretto volti a minare il sistema incentrato sull’ASEAN per il mantenimento della sicurezza e della stabilità nella regione Asia-Pacifico. Hanno molto apprezzato il nuovo formato di interazione “Presidenza Russia – Cina + ASEAN”, il cui incontro inaugurale con la partecipazione della parte laotiana si è svolto a Vientiane il 25 luglio. E’ stata espressa la speranza per un ulteriore rafforzamento di questa piattaforma di dialogo nell’interesse dello sviluppo della cooperazione nello spazio ASEAN.
Sergej Lavrov e Wang Yi hanno sottolineato l’importanza di rafforzare il coordinamento della politica estera tra Mosca e Pechino su varie piattaforme internazionali, tra cui l’ONU, la OCS, l’APEC, il G20 e altri formati. Il ministro russo ha espresso gratitudine alla parte cinese per aver sostenuto la presidenza russa nei BRICS e ha confermato la disponibilità di Mosca ad assistere Pechino nel suo “avvicendamento” alla presidenza nella OCS. Sergej Lavrov e Wang Yi hanno discusso le prospettive di attuazione del concetto avviato dalla parte russa di creare una nuova architettura di sicurezza in Eurasia in un contesto di stagnazione dei meccanismi euro-atlantici.
Il capo del Ministero degli Esteri russo ha espresso gratitudine per la posizione equilibrata e coerente sulla crisi ucraina e ha accolto con favore le iniziative di Pechino volte a promuovere approcci che tengano conto degli interessi di tutte le parti coinvolte e implichi l’eliminazione delle cause profonde del conflitto.
La conversazione si è svolta nel modo tradizionalmente confidenziale e costruttivo tipico del partenariato strategico russo-cinese.
Economia
L’Ucraina ricorre all’arma energetica contro i Paesi “filorussi” della UE, il greggio russo crea discordia tra i Ventisette.
Le sanzioni ucraine contro Lukoil hanno fatto infuriare i Governi di Budapest e di Bratislava che lunedì 22 luglio hanno inviato alla Commissione europea una lettera di protesta congiunta, firmata dai ministri degli esteri dei due Paesi est-europei e contenente la richiesta di “premere sull’Ucraina affinché ripristini pienamente il transito attraverso il suo territorio del petrolio di Lukoil”. Budapest e Bratislava hanno accusato l’Ucraina di aver violato i termini dell’accordo di associazione alla UE nel quale, “nero su bianco”, Kiev si impegnava a non impedire il transito di energia sul suo territorio.
L’Ungheria e la Slovacchia non hanno sbocchi sul mare e insieme alla Repubblica Ceca, erano stati esentati dal divieto di importare petrolio via terra dalla Russia. L’Ungheria acquista dalla Russia il 70% delle sue importazioni petrolifere e la carenza di petrolio ha già iniziato a spingere al rialzo i prezzi di benzina con conseguenze drammatiche sull’intera catena economica.
Come ha fatto sapere il capo della diplomazia ungherese, Péter Szijjártó, scaduto un ultimatum di tre giorni, la questione verrà portata sul tavolo della Corte di giustizia europea, mentre l’Ungheria in assenza di una soluzione rapida ed efficace bloccherà qualsiasi nuovo pagamento all’Ucraina da parte del cosiddetto “Strumento europeo per la pace”, una specie di “calderone” finanziario che permette all’Unione europea di inviare aiuti finanziari ai Paesi extra comunitari. Per rispondere alle esigenze di difesa e armamento di Kiev, Bruxelles nel 2022-2024 attraverso questo strumento finanziario ha mobilitato oltre 6 miliardi di euro. A marzo l’Ungheria dopo forti pressioni aveva accettato l’aumento del massimale di altri 5 miliardi di euro, e l’istituzione di un apposito fondo pro Ucraina.
Intanto la Russia ha dichiarato che lavora con tutte le parti interessate per garantire che le forniture attraverso l’oleodotto “Družba” continuino. Come ha detto il vice primo ministro russo con delega all’energia, Aleksandr Novak, la “Russia vuole proseguire le forniture di petrolio via “Družba” verso la trojka dei Paesi, composta dell’Ungheria, della Slovacchia e della Repubblica Ceca”.
Nella prima metà del 2024 la Russia ha prodotto 357,3 miliardi di metri cubi di gas naturale, ovvero +8,3% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. In un solo mese di giugno la produzione è cresciuta del 9,5%, raggiungendo i 49 miliardi di metri cubi, poiché il gruppo energetico Gazprom, che produce più della metà di tutto il gas della Russia, ha aumentato le esportazioni.
Secondo i dati del ministero dell’Energia della Russia (Minenergo) nel periodo maggio-giugno del 2024 le esportazioni di Gazprom all’Europa attraverso il sistema di gasdotti ex sovietico “Sojuz” (Unione) che passa per il territorio dell’Ucraina, sono aumentate del 34% fino a 1,2 miliardi di metri cubi, mentre quelle che passano per il gasdotto Russia-Turchia “Turkish Stream” sono cresciute del 60% anch’esse fino a 1,2 miliardi di m3.
Intanto i produttori russi aumentano di mese in mese anche le esportazioni di gas naturale liquefatto (GNL). Come scrive il quotidiano economico russo “Kommersant” nella prima metà del 2024 l’export di GNL è cresciuto rispetto al corrispondente periodo del 2023 del 2,7% fino a 16,79 milioni di tonnellate. L’export russo di GNL verso i Paesi europei nel periodo gennaio-giugno è aumentato del 6,3%, mentre il maggiore consumatore è stata la Francia, che ha importato 3,2 milioni di tonnellate di GNL russo (+86,8%). Al secondo e al terzo posti si sono trovati rispettivamente il Belgio (2,94 milioni di tonnellate) e la Spagna (2,55 milioni di tonnellate).
Comunicazione di servizio
A settembre poi vediamo: economicamente, Visione TV non versa in buone acque, se non contribuite temo che dovranno rinunciare a molte delle attuali collaborazioni. Ai miei detrattori e ai vari haters da divano salottieri sicuramente farà piacere, fateli schiattar di rabbia.
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Musica
Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.
La Russia non è il mio nemico, ve lo ricordate?
Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali, e a settembre, forse, su Visione TV!
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domenica 28 luglio 2024
martedì 23 luglio 2024
20240723 Lavrov ONG ONLUS
Intervento di apertura del Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov durante l’incontro con i vertici delle organizzazioni no-profit russe, Mosca, 23 luglio 2024
Cari colleghi,
Amici,
Ci incontriamo regolarmente in questo formato dal 2004 (c’è stata una breve pausa durante la pandemia del covid) e parliamo di ciò che riguarda i rappresentanti di organizzazioni non governative che si appassionano e realizzano progetti nel campo della diplomazia pubblica.
Oggi il ruolo della diplomazia pubblica è in aumento rispetto al periodo precedente. Innanzitutto per quanto riguarda il mantenimento di un clima sano, fiducioso e amichevole con i partner stranieri e la chiarificazione dei problemi creati dall’Occidente. Questo vale anche per quei Paesi che chiamiamo non amichevoli. Sono favorevole a chiamare i governi in questo modo, mentre gli Stati sono, in generale, determinati dalla vita e dalle aspirazioni dei loro cittadini. Non vedo un solo popolo sulla Terra che sarebbe a priori non amichevole nei confronti della nostra gente.
Ma ci sono governi non amichevoli. Userei un termine ancora più duro: ostili. Guardate come l’Unione Europea tratta il Primo Ministro ungherese, Presidente dell’UE in questo semestre, Viktor Orbán, solo perché ha detto che dovremmo essere tutti a favore della ricerca di compromessi e non della risoluzione dei problemi attraverso la guerra. Per questo stanno cercando di renderlo un emarginato. Sì, stiamo attraversando tempi interessanti.
So che le organizzazioni pubbliche dei Paesi occidentali mantengono in qualche modo i contatti con alcuni partner della Federazione Russa. Questa comunicazione è essenziale per mantenere le relazioni a livello di società civile e garantire la comprensione reciproca. Considerando il fervore frenetico della propaganda occidentale, questo è importante anche per noi, in modo che attraverso i vostri colleghi all’estero (anche in Occidente), gli stranieri capiscano meglio cosa sta succedendo.
Assistiamo ad una rapida formazione, per gli standard storici (anche se il periodo sarà lungo) di un’architettura internazionale che sarà più giusta e basata su più centri di potere, non nominati da nessuno, ma formati grazie a fattori oggettivi: crescita economica, potenza finanziaria e influenza politica. Insieme alla stragrande maggioranza dei Paesi, siamo a che questo ordine mondiale sia equo, democratico, policentrico e basato sui principi della Carta delle Nazioni Unite proclamata nel 1945, che consentono di tenere conto di tutta la diversità del mondo moderno, nonché l’uguaglianza sovrana di tutti gli Stati, grandi e piccoli.
Questa è una domanda fondamentale. Gli occidentali lo ignorano sempre. In qualsiasi situazione internazionale, quando nel dopoguerra è scoppiata una crisi in una determinata regione, l’Occidente mai, nemmeno una volta, in nessun conflitto (appositamente messo alla prova) ha preso una posizione che rispettasse l’uguaglianza sovrana di tutti gli Stati. Promuoveva sempre le sue “ricette” in base al fatto che era il “proprietario”.
I contorni di un nuovo ordine mondiale multipolare stanno ora emergendo. Le persone vogliono che venga rispettato il loro diritto di decidere del proprio destino, cercano nuove alternative all’Occidente, modi per risolvere vari problemi e l’opportunità di creare un sistema che serva all’economia mondiale senza dipendere dai dettami di coloro che stanno attualmente emettendo valute di “riserva”.
Stanno emergendo centri di potere alternativi e le posizioni del Sud e dell’Est del mondo si stanno rafforzando. Di conseguenza, la posizione della minoranza mondiale, che si autodefinisce il “miliardo d’oro”, si sta indebolendo. Stanno cercando di mantenere ciò che resta del loro dominio globale apparentemente incontrastato per molti secoli. Il desiderio di preservarlo e di non consentire alcuna obiezione alla sua posizione egemonica spiega anche il desiderio dell’Occidente di infliggere una “sconfitta strategica” alla Russia. E allo stesso tempo “dare una lezione” a chi mette in primo piano i propri interessi nazionali.
Gli occidentali non esitano a dire che la Russia è arrivata a essere vista come un concorrente che mette in discussione le basi dell’”ordine mondiale basato su regole”, così come un rivale nelle aree del potenziale politico-militare, delle capacità tecnologiche, nella lotta umanitaria, soprattutto in termini di attrattività di cultura e tradizioni, stile di vita. Lo notano tutti gli stranieri che vengono nel nostro Paese per la prima volta. Con molti di loro ho comunicato, anche durante il Festival Mondiale della Gioventù. Siamo orgogliosi che la Russia abbia immediatamente fatto una tale impressione e abbia affascinato con l’apertura della sua gente.
L’Occidente non è pronto per una cooperazione paritaria e reciprocamente vantaggiosa. Si aggrappa alle sue posizioni precedenti, che anche se lentamente ma costantemente stanno scivolando via. Tutto ciò è stato confermato ancora una volta dal vertice della NATO a Washington, dove è stata adottata una dichiarazione che delinea ancora una volta gli approcci unilaterali dell’Occidente.
Il 14 giugno di quest’anno Il presidente russo Putin ha parlato ai vertici del Ministero degli Affari Esteri e ha sottolineato: “Se l’Europa vuole mantenersi come uno dei centri indipendenti dello sviluppo mondiale e dei poli culturali e di civiltà del pianeta, deve certamente essere in buona salute, avere buone relazioni con la Russia e, soprattutto, noi siamo pronti per questo”. Ma, come vediamo, le élite occidentali hanno una visione esattamente opposta della situazione. Qui è necessario evidenziare le azioni degli Stati Uniti in Europa, perché è vista come un concorrente, proprio come Russia e Cina.
Oggi assistiamo alla subordinazione dell’Europa a Washington. Ad esempio, la Germania, base della politica e dell’economia europea, ha silenziosamente “inghiottito” l’attacco terroristico al Nord Stream, che ha minato le basi del suo benessere economico e sociale. Come se fosse così che dovrebbe essere.
Il fatto che l’Europa stia attraversando una fase di deindustrializzazione riflette l’attuazione da parte di Washington di un obiettivo di lunga data (proposto da Brzezinski): non si dovrebbe permettere a Russia e Germania di avvicinarsi. Gli Stati Uniti hanno visto in questo proprio la minaccia che l’Europa e la Russia e cioè l’Eurasia, un unico continente con vantaggi comparativi naturali, cresceranno in modo indipendente e rapido, facendo affidamento su innumerevoli risorse nella parte orientale del continente, sulle moderne tecnologie in quella occidentale. L’Occidente non voleva e non poteva permetterlo. Finora, in questa fase, ci è riuscito.
La reazione inadeguata alle nostre azioni da parte dell’Occidente, soprattutto di Washington, non passa inosservata nella comunità mondiale. Tutti capiscono che, in definitiva, nessuno è immune dalle azioni illegittime dell’Occidente se mostra anche il minimo grado di indipendenza. La maggioranza globale sta adottando misure concrete per ridurre la dipendenza dal dollaro e creare nuove catene di trasporti, logistica, produzione e approvvigionamento.
Il processo è in corso e si sta sviluppando rapidamente all’interno della OCS e in altre strutture regionali, come l’Unione Africana e la CELAC. A livello globale, tutti vogliono collaborare strettamente con l’associazione BRICS, non più regionale, ma globale.
Un modello di interazione piuttosto interessante emerge quando Washington, Londra e i loro alleati hanno abbattuto tutti i principi della globalizzazione che loro stessi predicavano per molti anni e che alla fine sono stati accettati dalla comunità mondiale. Mi riferisco alla libera concorrenza, ai principi di mercato, all’inviolabilità della proprietà e alla presunzione di innocenza. Su tutto ciò si basava il modello di globalizzazione che all’inizio degli anni ‘90, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, sostanzialmente tutto il mondo accettò come base per lo sviluppo delle sue economie e dei suoi sistemi sociali. Tutto questo è stato prontamente “rottamato” non appena si è presentato l’obiettivo di punire la Russia.
Il processo di eliminazione del modello centralizzato e dittatoriale in cui ha portato la globalizzazione americana sarà accompagnato dalla regionalizzazione dei processi economici. E’ auspicabile che ciò che sta accadendo in Eurasia, Africa, America Latina, data l’interdipendenza con l’economia mondiale, sia coordinato e armonizzato ad un certo livello. I BRICS sono abbastanza adatti per questo ruolo. Non perché questa associazione voglia sostituire alcune strutture centralizzate. Questa è una manifestazione naturale degli interessi dei Paesi del Sud e dell’Est del mondo.
Un esempio della manifestazione di una tendenza all’indipendenza e al rifiuto delle eredità neocoloniali è stata la manifestazione del 15 e 16 febbraio di quest’anno. Il Forum dei sostenitori della lotta contro le moderne pratiche del neocolonialismo – il movimento “Per la libertà delle nazioni!”. Più di 50 Paesi del mondo sono rappresentati in questo movimento attraverso i loro Partiti, non solo quelli al potere, ma anche quelli dell’opposizione. Il nostro Ministero ne promuove attivamente la formazione e lo sviluppo.
Con tutto quello che ho detto sulla regionalizzazione dei processi globali, crediamo certamente che le Nazioni Unite rimangano l’unica piattaforma per l’interazione universale. I principi stabiliti nella sua Carta sono più attuali che mai. Tutti i guai, i problemi, le crisi non sono legati al fatto che l’Organizzazione non riesce a farcela, come dicono alcuni, ma al fatto che la Carta delle Nazioni Unite non viene attuata. I suoi principi non vengono messi in pratica.
Se l’Occidente fa questo, lo fa in modo unilaterale, scegliendo da un “menù” il principio di tutela della sovranità (come ha fatto rifiutando di riconoscere un referendum assolutamente trasparente in Crimea), e in un altro caso si lascia guidare dal principio del diritto delle nazioni all’autodeterminazione (come è stato quando il Kosovo ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza senza alcun referendum, e l’Occidente ha affermato che questo è il diritto dei popoli, scritto nella Carta delle Nazioni Unite).
Già nel 1970, l’Assemblea Generale, per consenso nella Dichiarazione sul rafforzamento della sicurezza internazionale, ha chiarito la relazione tra il principio di sovranità e integrità territoriale di un Paese e il diritto di una nazione all’autodeterminazione. Si afferma che ognuno è obbligato a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale degli Stati i cui governi rispettano il diritto dei popoli all’autodeterminazione e, come tali, rappresentano l’intera popolazione che vive in un dato territorio. Chi rappresentavano i golpisti del febbraio 2014? Rappresentavano la popolazione della Crimea, del Donbass e dell’Ucraina sudorientale? Ma l’Occidente rifiuta di applicare questi principi nella loro interezza, applicandoli caso per caso. Naturalmente non siamo affatto contrari all’uguaglianza sovrana degli Stati. Ma quelli che hanno un governo stabile che rispetta l’intero “insieme” del diritto internazionale.
Insieme alle persone che la pensano allo stesso modo, continuiamo a lavorare sulla riforma delle Nazioni Unite, sulla base della necessità non di rivedere, ma di rafforzare la Carta dell’Organizzazione e di insistere sull’attuazione da parte di tutti i Paesi di tutti i principi della Carta nella loro interezza e interconnessione.
Ho già detto che l’Eurasia sta emergendo come parte indipendente di un mondo multipolare e policentrico. Esiste un movimento a favore della creazione di un Grande Partenariato Eurasiatico, di cui il presidente Putin parlò dieci anni fa. Da allora, questo processo è stato caratterizzato dal rafforzamento dei legami tra UEEA, OCS e ASEAN. Coinvolgeremo anche altre strutture affini nella parte materiale dell’interazione in questo spazio, compreso il Consiglio di cooperazione per gli Stati arabi del Golfo Persico. Anche questa è l’Eurasia.
Inoltre, esiste il progetto cinese “One Belt, One Road”, esiste un accordo tra l’UEEA e la RPC secondo cui i processi di integrazione nell’Unione economica eurasiatica saranno abbinati ad azioni specifiche nel quadro dell’attuazione di “One Belt, One Road”. Sulla base materiale, che si forma naturalmente, si stanno creando corridoi di trasporto internazionali come “Nord-Sud”, dai porti dell’India a Vladivostok, e si sta sviluppando anche la rotta del Mare del Nord. Tutti questi sono colossali vantaggi competitivi dell’Eurasia.
E’ di fondamentale importanza che, quando il presidente Putin ha sviluppato questa iniziativa, ha sottolineato sempre che non chiudiamo le porte a nessun Paese situato nel continente eurasiatico. Quando e se i nostri colleghi europei rinsaviranno e capiranno che vengono utilizzati per rafforzare la posizione degli Stati Uniti indebolendo le posizioni dell’Europa, saranno i benvenuti, le porte saranno aperte. Ma “entreranno” in questi processi sulla base dell’uguaglianza e del pieno rispetto degli interessi di coloro che hanno iniziato a interagire prima. E’ necessario costruire un sistema di sicurezza eurasiatico su queste basi materiali. E’ chiaro che la sicurezza euro-atlantica, che consiste nel “collegamento” tra Nord America ed Europa ed è incarnata in strutture come la NATO e l’OSCE, si è screditata. Tutte le sue variazioni si riducevano al fatto che gli Stati Uniti cercavano di “schiacciare” tutti gli altri. Pertanto, la sicurezza eurasiatica è una questione urgente. In questo caso, per quanto riguarda la cooperazione economica e lo sviluppo del sistema politico-militare di sicurezza, siamo convinti che le porte verso la parte occidentale del nostro continente debbano rimanere aperte.
Ci auguriamo che le organizzazioni non governative e senza scopo di lucro partecipino attivamente a questi processi, continuando a contribuire agli sforzi complessivi per rafforzare la posizione della Russia nel continente e nel mondo, compresa la promozione della lingua russa e della nostra cultura multietnica. Ho sentito che esiste un’iniziativa per creare una piattaforma internazionale per la protezione dei valori tradizionali. Questo è il nostro punto di forza. Molti in Occidente non sono pronti a condividere i valori neoliberisti. Ad esempio, Elon Musk dalla California si trasferisce in Texas perché questi valori sono già fuori scala. E non è il solo. Molte persone, anche in Europa, vogliono sfuggire a questa “offensiva” della comunità LGBT, a un completo disprezzo per i processi storici naturali, ciò che ci è stato dato da Dio. Molti stanno pensando di partire per la Russia. Esistono già esempi del genere. Sono sicuro che ce ne saranno altri. Si moltiplicheranno.
Nella stessa ottica è emerso il Movimento russofilo internazionale. Abbiamo profondo rispetto per le attività di questa organizzazione senza scopo di lucro. In Bulgaria, dove vivono il presidente di questa struttura, Malinov, e gli altri membri, è stata lanciata una vera campagna di persecuzione contro di loro semplicemente perché promuovono sulla scena internazionale la questione delle normali relazioni con la Russia. Sempre più persone si oppongono a questi rabbiosi tentativi da parte dell’Occidente di “cancellare” tutto, compresa la nostra cultura e storia, di riscrivere i risultati della Seconda Guerra Mondiale e della Grande Guerra Patriottica e di rifiutare il linguaggio del ricatto, dell’odio e dei diktat.
Riteniamo importante riformare sistematicamente il lavoro in un settore come il monitoraggio delle elezioni internazionali. Molte organizzazioni qui rappresentate hanno partecipato a questi processi in un modo o nell’altro, anche attraverso l’OSCE. E’ completamente degenerata. Ma quando i nostri vicini della CSI si rivolgono a noi e vogliono inviare i loro osservatori come parte delle missioni di monitoraggio dell’OSCE, noi siamo d’accordo. Almeno per evidenziare in modo più sostanziale le manipolazioni per le quali è “famoso” il monitoraggio dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
Dobbiamo costruire i nostri meccanismi in questo settore, compresi quelli pubblici. L’Assemblea interparlamentare della CSI e la CSI come organizzazione intergovernativa hanno molta esperienza. Accoglieremo con favore il coinvolgimento delle organizzazioni non governative in questo lavoro. Continueremo inoltre a sostenere qualsiasi vostra attività volta a diversificare gli scambi internazionali culturali, umanitari, scientifici e giovanili.
Siamo interessati ad armonizzare i nostri piani e i vostri progetti. Il contatto quotidiano attraverso i dipartimenti del Ministero aiuta a farlo. Ma non c’è limite alla perfezione. Sono sicuro che oggi ascolteremo alcuni desideri aggiuntivi.
Sottolineerò l’importanza del lavoro delle organizzazioni non governative e delle strutture senza scopo di lucro per promuovere l’integrazione di Crimea, Donbass, Novorossija nello spazio legale, socioeconomico e pubblico del Paese. In Crimea quasi tutti i problemi sono stati risolti. E i quattro soggetti (non sono “soggetti nuovi”, ma “soggetti storici”) della nostra Patria hanno bisogno di sostegno quotidiano a tutti i livelli e in tutte le direzioni. Molti di voi dicono la verità sulle ragioni, i progressi e gli obiettivi dell’operazione militare speciale. Consistevano nel desiderio dei golpisti saliti al potere di sterminare tutto ciò che è russo: sia legislativamente, in cui erano già riusciti, sia fisicamente.
Recentemente ho letto una dichiarazione del vice primo ministro ucraino Stefašina: “Le autorità ucraine non ritengono necessario rispettare i diritti linguistici dei cittadini di lingua russa”. Tutto lì. Ci sono state molte di queste dichiarazioni. Ma non appena mostri “questo” al tuo interlocutore occidentale, in quei rari casi in cui ci “incrociamo” da qualche parte alle Nazioni Unite, semplicemente (parlando in russo) lo relegano sotto traccia.
Molti di voi stanno dando un enorme contributo a questo lavoro. Senza offendere nessuno, vorrei evidenziare Grigor’ev e la Fondazione per lo studio dei problemi della democrazia, di cui è a capo. Utilizziamo il loro lavoro e i loro materiali spesso e in modo molto efficace nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Fonte originale (in russo): Ministero degli esteri
lunedì 22 luglio 2024
087 Italiani di Russia
Ottantasettesimo notiziario settimanale di lunedì 22 luglio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Attualità
New York, 16 luglio 2024
Trovate la mia traduzione simultanea integrale su Visione TV e sui miei canali.
Punti principali:
La politica egemonica di Washington è sempre la medesima da decenni. Tutti i piani per la sicurezza euroatlantica, senza alcuna eccezione, sono stati concepiti a garanzia del dominio statunitense, compresa la sottomissione dell’Europa agli USA e l’opera di “deterrenza” nei confronti della Russia. Il ruolo principale è stato assegnato alla NATO, che alla fine ha “soggiogato” al suo volere l’Unione Europea, entità solo in apparenza costituita per gli europei. Gli organismi dell’OSCE sono stati privatizzati senza alcun ritegno, cosa che va a costituire una grave violazione degli Accordi di Helsinki.
L’ampliamento della NATO, portato avanti in maniera sconsiderata malgrado i numerosi avvertimenti che da molti anni giungono da Mosca, ha dato origine anche alla crisi ucraina; e questo già a partire dal colpo di Stato orchestrato da Washington nel febbraio del 2014 per stabilire il pieno controllo sull’Ucraina, con l’intento di preparare un’offensiva ai danni della Russia servendosi del regime neonazista condotto al potere nel Paese.
L’infrastruttura militare della NATO viene spinta sempre di più nell’area del Pacifico con l’evidente obiettivo di compromettere l’architettura basata sulla centralità dell’ASEAN, che è andata formandosi nel corso di vari decenni sulla base dei principi di uguaglianza, consenso e del rispetto dei reciproci interessi.
Dove sono adesso tutti quegli elementi propri del libero mercato che gli USA e i loro alleati per tanti anni hanno voluto insegnare a tutti? L’economia di mercato, la concorrenza leale, l’inviolabilità della proprietà privata, la presunzione d’innocenza, la libertà di movimento per individui, merci, capitali e servizi: oggi tutto questo è stato gettato tra i rifiuti.
Un elemento chiave della riforma delle Nazioni Unite dovrebbe essere rappresentato da un cambiamento nella composizione del Consiglio di Sicurezza [...], all’interno del quale i Paesi dell’”Occidente collettivo” sono evidentemente sovrarappresentati.
Sarà necessario apportare dei cambiamenti nelle politiche riguardanti il personale assunto presso il Segretariato dell’ONU al fine di risolvere la questione legata alla presenza preponderante di cittadini dei Paesi occidentali nelle strutture amministrative dell’Organizzazione. Il Segretario Generale e il suo personale sono tenuti a rispettare in maniera rigorosa e senza alcuna eccezione i principi di imparzialità e neutralità, come disposto nell’Articolo 100 della Carta dell’ONU, cosa che mai ci stanchiamo di ricordare.
Un ruolo sempre più importante nella creazione di un ordine multilaterale giusto e fondato sui principi della Carta dell’ONU lo stanno svolgendo i BRICS e l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. In tali raggruppamenti si riuniscono Paesi che rappresentano regioni e civiltà diverse e che cooperano sulla base dei principi di uguaglianza, di rispetto reciproco, del consenso e del compromesso reciprocamente accettabile: principi che rappresentano il “gold standard”, ossia il punto di riferimento di un’interazione multilaterale che vede la partecipazione di grandi potenze.
Se tutti, senza eccezioni, si atterranno alle parole e alle intenzioni espresse nella Carta dell’ONU, allora le Nazioni Unite saranno in grado di superare le divergenze attuali e di individuare un denominatore comune in merito alla gran parte delle questioni. Non siamo ancora giunti alla “fine della storia”. Cerchiamo di lavorare insieme affinché possa avere inizio una fase storica di autentico multilateralismo, che rifletta tutta la ricchezza insita nelle diversità culturali e di civiltà proprie dei popoli di tutto il mondo.
“Un’auto è una cosa molto spaventosa: sa molto di te e probabilmente riceve aggiornamenti software, che si tratti di un veicolo elettrico o di un veicolo con motore a combustione. Un’auto moderna ha un sacco di software al suo interno. Scatta un sacco di foto. Ha un sistema di guida. E’ connessa al tuo telefono. Sa chi chiami. Sa dove vai. Sa molto di te.
Ecco perché secondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti alcuni dei componenti chiave dei veicoli che gestiscono il software e i dati relativi all’auto stessa dovrebbero essere realizzati in un Paese alleato”.
Con software americani ci sentiamo più sicuri.
Il disservizio senza precedenti ha messo KO i sistemi di Microsoft in moltissimi Paesi. La causa del guasto informatico è un problema del software dell’azienda di cybersicurezza CrowdStrike
Venerdì nero per gli utenti in tutto il mondo che utilizzano Microsoft: un grosso disservizio informatico ha provocato problemi ai computer, basati su Windows e sui sistemi “cloud” di Bill Gates. In moltissimi Paesi del mondo, esclusa la Russia che a causa di sanzioni non può accedere ai servizi di Microsoft, si sono registrati ritardi e cancellazioni di voli in diversi aeroporti, malfunzionamenti nei sistemi informatici di banche, catene di negozi e media.
Il disservizio è stato causato da un problema nel software dell’azienda di sicurezza informatica CrowdStrike. Le proporzioni di quanto successo e le previsioni su quando sarà risolto il problema sono ancora incerte. Diverse agenzie internazionali per la cybersicurezza hanno confermato però che i “disservizi non sono legati a un attacco informatico, ma a un problema tecnico”.
Secondo i dati raccolti da Cirium, società che analizza i dati provenienti dal settore dell’aviazione civile, nella mattinata di venerdì in tutto il mondo sono stati cancellati simultaneamente circa 1.500 voli commerciali sui 110.000 in programma. Negli Stati Uniti a terra sono rimasti 512 aerei. Seguono la Germania con i 92 voli cancellati, l’India (56), l’Italia (45), e il Canada dove sono stati annullati 21 voli.
Oltre ai trasporti il blocco del sistema informatico ha colpito la sanità pubblica, ospedali, laboratori di analisi, cliniche private, ma anche banche, società di logistica e catene commerciali.
Il motivo principale è che è stata espressa la verità, che è accuratamente nascosta ai tedeschi. Cosa ha detto la Zacharova?
“La Germania non riceve il gas russo solo perché gli Stati Uniti le hanno proibito di farlo”.
“La Russia e l’URSS non hanno mai interrotto in modo proattivo le forniture di gas all’Europa e all’UE”.
“Il ripristino tecnico delle forniture di gas lungo il tratto rimanente del gasdotto Nord Stream è questione di poche settimane, se lo si volesse”.
Nel 1974, Aleksandr Solženicyn fu privato della cittadinanza sovietica. Poi la rivista francese Le Point lo ha dichiarato uomo dell’anno. In Francia, Jean-Paul Sartre, Vercors e Louis Aragon hanno criticato la decisione dell’URSS riguardo a Solženicyn.
E’ passato mezzo secolo. Durante questo periodo, molto è cambiato: la cittadinanza di Solženicyn è stata ripristinata (nel 1990, dunque ancora sovietica), e la Francia invece ha tolto la cittadinanza al pubblicista Stellio Gilles Robert Capo Quichi, conosciuto con lo pseudonimo di Kemi Seba. Un decreto in merito è stato pubblicato il 9 luglio sulla Gazzetta ufficiale francese.
Le Figaro, che dichiara che i diritti umani sono il significato della sua esistenza, ha scritto che Kemi Seba, attenzione, non è altro che un agente straniero. E’ stata proprio la “mano del Cremlino” a guidare la penna del giornalista che ha scritto questo.
Per quali peccati Parigi ha semplicemente privato un famoso personaggio pubblico della sua cittadinanza?
Che ci crediate o no, per aver criticato la politica francese in Africa. Ciò nonostante il fatto che anche i lealisti di Macron difficilmente possano definire la politica estera dell’Eliseo in direzione africana degna di epiteti lusinghieri.
Oggi è abbastanza ovvio che le dichiarazioni di Solženicyn e il suo destino interessavano alla burocrazia e ai giornalisti francesi solo quando potevano danneggiare la reputazione di Mosca.
Ma, ad esempio, sicuramente non troverete nei media francesi citazioni dalla sua ultima intervista del 2006:
“Gli Stati Uniti stanno schierando le loro truppe di occupazione in un Paese dopo l’altro. Vedendo chiaramente che la Russia di oggi non rappresenta alcuna minaccia per loro, la NATO sta sviluppando metodicamente e persistentemente il suo apparato militare – verso l’est dell’Europa e verso la copertura continentale della Russia dal sud. Qui c’è un aperto sostegno materiale e ideologico alle rivoluzioni “colorate” e alla paradossale introduzione degli interessi del Nord Atlantico nell’Asia centrale. Tutto ciò non lascia dubbi sul fatto che si sta preparando un completo accerchiamento della Russia. L’adesione della Russia a tale alleanza euro-atlantica, che promuove e introduce con la forza l’ideologia e le forme dell’odierna democrazia occidentale in diverse parti del pianeta, porterebbe non all’espansione, ma al declino della civiltà cristiana.
Ciò che sta accadendo in Ucraina, anche secondo la formulazione falsamente costruita del referendum del 1991, è la mia costante amarezza e dolore. La fanatica repressione e persecuzione della lingua russa (che nei sondaggi passati era riconosciuta come lingua principale da oltre il 60% della popolazione ucraina) è semplicemente una misura brutale e diretta contro la prospettiva culturale della stessa Ucraina. Vaste distese che non sono mai appartenute all’Ucraina storica, come la Novorossija, la Crimea e l’intera regione sud-orientale, sono costrette a forza nella composizione dell’attuale Stato ucraino e nella sua politica di avido desiderio di entrare nella NATO. Durante il periodo di El’cin, nessun incontro con i presidenti ucraini si è concluso senza capitolazioni e concessioni da parte sua. L’eliminazione della flotta del Mar Nero da Sebastopoli (mai ceduta alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina persino sotto Chruščëv) è un oltraggio vile e malizioso contro l’intera storia russa del XIX e XX secolo. In tutte queste condizioni, la Russia non osa in alcun modo tradire con indifferenza la popolazione russa di svariati milioni in Ucraina, né rinunciare alla nostra unità con loro”.
Né la tradizionale filosofia francese della democrazia e della libertà di parola, né le interpretazioni moderne della tolleranza e della passione per i diritti umani hanno salvato Parigi da quello che lo stesso Kemi Seba ha definito “neocolonialismo negrofobico”.
In un terribile groviglio di bugie e propaganda, i valori occidentali sono stati completamente confusi: la democrazia in Ucraina si è trasformata nelle peggiori pratiche del totalitarismo e la lotta contro l’imperante sistema amministrativo si è trasformata nella sua reincarnazione sotto le spoglie del neoliberismo.
Si segnala che dal 2020 il video hosting ha applicato misure restrittive a 207 risorse nazionali, di cui 83 nel 2024. Le sanzioni includevano i canali RT, RBC, gli account degli artisti musicali Shaman, Oleg Gazmanov, Julija Čičerina, lo scrittore Zachar Prilepin, il designer e blogger Artemij Lebedev e altri.
Come ha sottolineato l’RKN, le misure restrittive di base violano i principi fondamentali della libera diffusione delle informazioni e del libero accesso alle stesse.
“Tali azioni di hosting video sono inaccettabili, questo è un atto di censura. YouTube aderisce a una politica russofoba senza compromessi. La preferenza viene sempre data ai sostenitori degli ideali filo-occidentali, e gli account dei blogger e dei giornalisti russi vengono bloccati senza spiegazione. Le vittime non sono solo coloro che esprimono la loro posizione su varie questioni politiche, ma anche persone che, in linea di principio, parlano bene della Russia”.
Si noti che oggi sull’hosting video di YouTube rimangono non cancellati più di 61,3 mila materiali vietati, che contengono falsi sull’operazione militare speciale, materiali estremisti, propaganda di preferenze sessuali non tradizionali, contenuti sul coinvolgimento di bambini e adolescenti nel commettere azioni illegali.
Comunicazione di servizio
A settembre poi vediamo: economicamente, Visione TV non versa in buone acque, se non contribuite temo che dovranno rinunciare a molte delle attuali collaborazioni. Ai miei detrattori e ai vari haters da divano salottieri sicuramente farà piacere, fateli schiattar di rabbia.
Ne approfitto per chiedervi di non scrivermi per posta elettronica, la guardo di rado, meglio in Telegram, o, se proprio non lo avete, in WhatsApp, col mio numero di telefono: +7 (903) 191-37-30.
Musica
YouTube ha bloccato i canali degli artisti Shaman, Oleg Gazmanov, Polina Gagarina, Grigorij Leps, Julija Čičerina e Vyačeslav Manučarov.
In precedenza i cantanti erano stati inseriti nella lista nera dell’UE nell’ambito del 14° pacchetto di sanzioni anti-russe.
Nella fattispecie, Gazmanov è stato cancellato non per questa sua canzone che vi riporto, no, non hanno cancellato il singolo video, gli hanno proprio cancellato l’account, analogamente a Spotify. Io avevo subito la stessa sorte anni fa, senza spiegazioni.
Ed ecco cosa ha risposto Gazmanov, che non è esattamente un ragazzino, ha 73 anni.
«Cari amici! Hanno bloccato il mio canale YouTube, dove si trovavano tutti i miei clip e video. Come posso rispondere? Solo con un nuovo video della canzone “Mondo russo”! Nella versione rock. Ma ho bisogno del vostro aiuto. Vi chiedo di scaricare il mio videoclip e di pubblicarlo su YouTube. Lasciamo che questo flashmob sia il nostro colpo russo contro i nostri nemici. Questa canzone non si cancella! Confido nel vostro supporto. Oleg Gazmanov».
Porto anch’io il mio contributo, perché in questa canzone ci sono parole importanti. Ve la propongo in due versioni: quella originale e, a seguire, appunto, in versione rock. Devo anche fare una specifica linguistica: in russo c’è differenza tra russi etnici – русские – e abitanti della Russia – россияне. In italiano, purtroppo, questa differenza si perde. Eccovi dunque l’arzillo vecchietto.
Sono russo, sono tartaro, sono ceceno, sono bašchiro.
Sono il popolo dell’intero Paese e siamo tutti insieme il mondo russo.
Buriati ed ebrei, daghestani, ingusci
Tutti coloro che qui sono nati o che hanno trovato la loro patria.
E l’africano Puškin e Bagration il georgiano,
Vitus Bering era danese, Ajvazovskij era armeno.
E’ impossibile elencarli tutti: quelli che sono sotto l’ala protettrice degli slavi
Uniti insieme nello Stato dei russi!
Questo è il mondo russo, la Russia!
Il mondo del mio Paese, il migliore del mondo!
La nostra generazione percorrerà una nuova strada.
Stiamo andando avanti: questo è il nostro momento!
Dalle guerre e rivoluzioni nei diversi Paesi del mondo
Le ondate di emigrazione hanno portato via molti di noi
Quando l’Unione Sovietica è crollata e sono stati eretti i confini
Parte della Patria è rimasta fuori dal Paese
Non abbandoniamo i nostri, non li lasceremo dietro la cortina
Chiunque offenda il nostro popolo se ne pentirà prima o poi
Chi distrusse monumenti e smosse tombe
Sentirà entrare il mondo russo con la sua armatura scintillante!
Nel corso dei secoli portiamo avanti con orgoglio la nostra missione
E crediamo che in futuro salveremo l’umanità
I social network e in onda vibrano in risonanza con noi
Mettiamo fine alle guerre e arriverà un nuovo mondo russo!
Sotto un inno e una bandiera comuni
Nonostante i nemici e tutti i problemi
Ricordiamo come al Reichstag
Abbiamo firmato con il nostro nome la vittoria!
E attraverso la gioia e il dolore,
Guadagni, perdite.
Lo diremo ai nostri figli
Quanto crediamo nel nostro Paese!
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venerdì 19 luglio 2024
martedì 16 luglio 2024
20240716 Lavrov ONU
16/07/2024 18:43
Discorso del ministro degli
Esteri russo Sergej Lavrov durante la riunione del Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite sulla cooperazione multilaterale nell’interesse della creazione
di un ordine mondiale più giusto, democratico e sostenibile, New York, 16
luglio 2024
Desidero porgere un cordiale
benvenuto agli illustri Alti Rappresentanti presenti nella Camera del Consiglio
di Sicurezza. La loro partecipazione all’incontro di oggi conferma l’importanza
del tema in discussione. In conformità con l’articolo 37 delle procedure legali
provvisorie del Consiglio, invito a partecipare all’incontro i rappresentanti
di Australia, Bangladesh, Bielorussia, Stato Plurinazionale della Bolivia,
Brasile, Ungheria, Repubblica Bolivariana del Venezuela, Vietnam, Ghana,
Guatemala, Repubblica Dominicana, Egitto, India, Indonesia, Iraq, Repubblica
islamica dell’Iran, Kazachstan, Cambogia, Cuba, Kuwait, Maldive, Marocco,
Nepal, Nicaragua, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, Arabia Saudita, Serbia,
Repubblica araba siriana, Tailandia, Timor-Est, Turchia, Uganda, Filippine,
Cile, Etiopia e Sud Africa.
Sulla base dell’articolo 39 delle
procedure giuridiche provvisorie del Consiglio, invito il capo della
delegazione dell’Unione europea presso l’ONU, Sua Eccellenza Stavros
Lambrinidis, a partecipare a questo incontro.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU
avvia l’esame del punto 2 dell’ordine del giorno. Vorrei attirare l’attenzione
dei membri del Consiglio sul documento S/2024/537 – una lettera del
Rappresentante permanente della Federazione Russa presso le Nazioni Unite
datata 9 luglio 2024 indirizzata al Segretario generale delle Nazioni Unite
Antonio Guterres, che trasmette una nota concettuale sull’oggetto in esame.
Signore e signori,
Sua Eccellenza,
Oggi, le basi stesse dell’ordine
giuridico internazionale – la stabilità strategica e il sistema di politica
mondiale incentrato sulle Nazioni Unite – vengono messe alla prova. E’
impossibile risolvere i crescenti conflitti senza comprenderne le cause
profonde e senza ripristinare la fiducia nella nostra capacità di unire le
forze per il bene comune e la giustizia per tutti.
Siamo franchi: non tutti gli
Stati rappresentati in questa sala riconoscono il principio chiave della Carta
delle Nazioni Unite, l’uguaglianza sovrana di tutti gli Stati. Gli Stati Uniti
hanno da tempo dichiarato il proprio eccezionalismo per bocca dei loro
presidenti. Ciò riguarda l’atteggiamento di Washington nei confronti dei suoi
alleati, ai quali chiedono obbedienza incondizionata, anche a scapito dei loro
interessi nazionali.
Governa, America! Questa è l’essenza
del famigerato “ordine basato su regole” – una minaccia diretta al
multilateralismo e alla pace internazionale.
Gli elementi più importanti del
diritto internazionale – la Carta delle Nazioni Unite e le decisioni del nostro
Consiglio – vengono interpretati dall’”Occidente collettivo” in modo perverso e
selettivo, a seconda delle istruzioni provenienti dalla Casa Bianca. E molte
risoluzioni del Consiglio di Sicurezza vengono completamente ignorate. Tra
queste ci sono la risoluzione 2202, che ha approvato gli accordi di Minsk sull’Ucraina,
e la risoluzione 1031, che ha approvato l’accordo di pace di Dayton in Bosnia
Erzegovina basato sul principio di uguaglianza dei tre popoli che formano lo
Stato e delle due entità. Si può parlare all’infinito del sabotaggio delle
risoluzioni sul Medio Oriente: basta guardare la dichiarazione di Anthony
Blinken in un’intervista alla CNN nel febbraio 2021 in risposta a una domanda
su cosa pensa della decisione della precedente amministrazione statunitense di
riconoscere la proprietà di Israele delle alture del Golan siriane. Se qualcuno
non si ricorda gli rinfresco la memoria. In risposta a questa domanda, il
Segretario di Stato ha affermato: “Legalità a parte, da un punto di vista
pratico, il Golan è molto importante per garantire la sicurezza di Israele”. E
questo nonostante il fatto che la risoluzione 497 del Consiglio di Sicurezza
dell’ONU del 1981, tutti noi lo sappiamo bene, che non è stata abrogata,
qualifica come illegale l’annessione da parte di Israele delle alture di Golan.
Ma, secondo queste stesse “regole”, è necessario – per citare Anthony Blinken –
“lasciare da parte la questione della legalità”. E, naturalmente, la
dichiarazione del Rappresentante permanente degli Stati Uniti adottata il 25
marzo di quest’anno è fresca nella memoria di tutti. La risoluzione 2728, che
chiede un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, “non è
giuridicamente vincolante”. Cioè, le “regole” americane sono più importanti
dell’art. 25 della Carta delle Nazioni Unite.
Nel secolo scorso, George Orwell,
nel suo racconto “La fattoria degli animali”, aveva già previsto l’essenza dell’”ordine
basato su regole”: “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di
altri”. Se esegui la volontà dell’egemone, tutto ti è permesso. E se osi e inizi
a difendere i tuoi interessi nazionali, verrai dichiarato emarginato e soggetto
a sanzioni.
La politica egemonica di
Washington non cambia da decenni. Senza eccezioni, tutti i piani di sicurezza
euro-atlantici erano basati sulla garanzia del dominio statunitense, compresa
la sottomissione dell’Europa e il “contenimento” della Russia. Il ruolo
principale è stato assegnato alla NATO, che alla fine ha assunto il controllo
dell’Unione Europea, presumibilmente creata per gli europei. Le strutture dell’OSCE
sono state vergognosamente privatizzate in flagrante violazione dell’Atto
finale di Helsinki.
L’espansione sconsiderata della
NATO, nonostante i ripetuti avvertimenti di Mosca per molti anni, ha provocato
anche la crisi ucraina, a cominciare dal colpo di Stato organizzato da
Washington nel febbraio 2014 per stabilire il pieno controllo dell’Ucraina al
fine di preparare un attacco alla Russia con l’aiuto del regime neonazista
portato al potere. Quando Pëtr Porošenko e poi Vladimir Zelenskij hanno
intrapreso una guerra contro i propri cittadini nel Donbass, hanno distrutto
legislativamente l’istruzione russa, la cultura russa, i media russi e la
lingua russa in generale, hanno bandito la Chiesa ortodossa Ucraina, nessuno in
Occidente se ne è accorto, non ha chiesto ai loro pupilli a Kiev di “mantenere
la decenza”, di non violare le convenzioni internazionali sui diritti delle
minoranze nazionali, e in effetti la stessa Costituzione dell’Ucraina, richiede
il rispetto di questi diritti. E’ stato per eliminare le minacce alla sicurezza
della Russia e per proteggere le persone che si sentono parte della cultura
russa e vivono su terre abitate per secoli dai loro antenati, per salvarle
dallo sterminio legislativo e fisico che è stata lanciata l’operazione militare
speciale.
E’ significativo che anche
adesso, quando vengono avanzate numerose iniziative per una soluzione ucraina,
poche persone ricordino la violazione dei diritti umani e delle minoranze
nazionali da parte di Kiev. Solo di recente i documenti dell’UE sull’avvio dei
negoziati di adesione dell’Ucraina hanno formulato una richiesta
corrispondente, soprattutto a causa della posizione di principio e persistente
dell’Ungheria. Tuttavia, le reali possibilità e il desiderio di Bruxelles di
influenzare il regime di Kiev sono discutibili.
Invitiamo tutti coloro che
mostrano un sincero interesse per il superamento della crisi in Ucraina a
tenere conto nelle loro proposte della questione fondamentale dei diritti di
tutte le minoranze nazionali, senza eccezioni. Il suo silenzio svaluta le
iniziative pacifiche, e la politica razzista di Vladimir Zelenskij riscuote
infatti consensi. E’ caratteristico che nel 2014 (dieci anni fa) Vladimir
Zelenskij abbia detto: “Se nell’Ucraina orientale e in Crimea la gente vuole
parlare russo, lasciateli perdere, lasciateli in pace, lasciateli legalmente
parlare russo. La lingua non dividerà mai il nostro Paese natale”. Da allora,
Washington lo ha rieducato con successo e già nel 2021 Vladimir Zelenskij in
una delle sue interviste ha chiesto che coloro che si sentono coinvolti nella
cultura russa si trasferiscano in Russia per il bene del futuro dei loro figli
e nipoti.
Faccio appello ai padroni del
regime ucraino: obbligatelo a rispettare l’art. 1.3 della Carta delle Nazioni
Unite, che garantisce i diritti e le libertà fondamentali di tutte le persone “senza
distinzione di razza, sesso, lingua o religione”.
Cari colleghi,
All’Alleanza Nord Atlantica non
basta più la guerra che ha scatenato contro la Russia per mano del governo
illegale di Kiev; non le basta più manco l’intero spazio dell’OSCE. Dopo aver
distrutto quasi fino alle basi gli accordi fondamentali nel campo del controllo
degli armamenti, gli Stati Uniti continuano ad intensificare lo scontro.
Recentemente, in un vertice a Washington, i leader dei Paesi dell’alleanza hanno
confermato le loro pretese di un ruolo guida non solo nella regione
euro-atlantica, ma anche nella regione dell’Asia-Pacifico. Si dichiara che la
NATO è ancora guidata dal compito di proteggere il territorio dei suoi membri,
ma per questo, dicono, è necessario estendere il dominio dell’alleanza all’intero
continente eurasiatico e alle aree marittime adiacenti. L’infrastruttura
militare della NATO si sta spostando nel Pacifico con l’ovvio obiettivo di
minare l’architettura incentrata sull’ASEAN, costruita nel corso di molti
decenni sui principi di uguaglianza, considerazione degli interessi reciproci e
consenso. Per sostituire i meccanismi inclusivi creati attorno all’ASEAN, gli
Stati Uniti e i loro alleati stanno mettendo insieme blocchi chiusi di confronto
a loro subordinati, come l’AUCUS e altri vari “quartetti” e “troike”. L’altro
giorno, il vice capo del Pentagono Kathleen Hicks ha affermato che gli Stati
Uniti e i loro alleati “devono prepararsi a guerre di lunga durata, e non solo
in Europa”.
Per “contenere” la Russia, la
Cina e altri Paesi le cui politiche indipendenti sono percepite come una sfida
all’egemonia, l’Occidente, con le sue azioni aggressive, sta rompendo il
sistema di globalizzazione originariamente formato secondo i suoi stessi modelli.
Washington ha fatto di tutto per far saltare (anche letteralmente, organizzando
attacchi terroristici sui gasdotti Nord Stream) le basi di una cooperazione
energetica reciprocamente vantaggiosa tra Russia e Germania e l’Europa nel suo
insieme. Berlino allora rimase in silenzio. Oggi assistiamo a un’altra
umiliazione per la Germania, il cui governo si è sottomesso incondizionatamente
alla decisione degli Stati Uniti di schierare missili americani a terra a medio
raggio sul territorio tedesco. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz lo ha detto
in modo innocente: “Gli Stati Uniti hanno deciso di schierare sistemi d’attacco
ad alta precisione in Germania, e questa è una buona decisione”. Gli USA hanno
deciso.
E con tutto ciò, John Kirby,
coordinatore per le questioni dei media a Washington, a nome del Presidente
degli Stati Uniti, dichiara: “Non stiamo lottando per una terza guerra
mondiale. Ciò avrebbe conseguenze disastrose per il continente europeo”. Come
si suol dire, un lapsus freudiano: Washington è convinta che a soffrire una
nuova guerra globale non saranno gli Stati Uniti, ma i suoi alleati europei. Se
la strategia dell’amministrazione Biden si basa su tale analisi, allora si
tratta di un’illusione estremamente pericolosa. Ebbene, gli europei, ovviamente,
devono rendersi conto del ruolo suicida che è loro destinato.
Gli americani, dopo aver messo “sotto
le armi” l’intero Occidente collettivo, stanno espandendo la guerra commerciale
ed economica con gli indesiderabili, scatenando una campagna senza precedenti
di misure coercitive unilaterali che ha un effetto boomerang, prima di tutto,
in tutta Europa e porta a un’ulteriore frammentazione dell’economia. I Paesi del
Sud del mondo in Asia, Africa e America Latina soffrono delle pratiche neocoloniali
dei Paesi occidentali. Sanzioni illegali, numerose misure protezionistiche e
restrizioni all’accesso alla tecnologia contraddicono direttamente il vero
multilateralismo e creano seri ostacoli al raggiungimento degli obiettivi dell’agenda
di sviluppo delle Nazioni Unite.
Dove sono tutti gli attributi del
libero mercato che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno insegnato a tutti per
così tanti anni? Economia di mercato, concorrenza leale, inviolabilità della
proprietà, presunzione di innocenza, libertà di movimento delle persone, delle
merci, dei capitali e dei servizi: oggi tutto questo è stato gettato nella
spazzatura. La geopolitica ha sepolto le leggi del mercato che un tempo erano
sacre per l’Occidente. Recentemente abbiamo ascoltato le richieste pubbliche da
parte dei funzionari statunitensi e dell’UE affinché la Cina riduca la “produzione
in eccesso” nelle industrie ad alta tecnologia, dal momento che l’Occidente ha
iniziato a perdere i suoi vantaggi a lungo termine in tali settori. Ora, invece
dei principi del mercato, ci sono quelle stesse “regole”.
Cari colleghi,
Le azioni degli Stati Uniti e dei
loro alleati interferiscono con la cooperazione internazionale e con la
costruzione di un mondo più giusto, prendono in ostaggio interi Paesi e regioni,
impediscono alle persone di realizzare i diritti sovrani sanciti dalla Carta
delle Nazioni Unite e distraggono dal tanto necessario lavoro congiunto per
risolvere conflitti in Medio Oriente, Africa e altre regioni, per ridurre la
disuguaglianza globale, eliminare le minacce del terrorismo e della criminalità
legata alla droga, della fame e delle malattie.
Sono convinto che questa
situazione possa essere corretta, ovviamente con la buona volontà. Per fermare
lo sviluppo degli eventi secondo uno scenario negativo, vorremmo proporre alla
discussione una serie di passi volti a ripristinare la fiducia e stabilizzare
la situazione internazionale.
1) E’ necessario eliminare una
volta per tutte le cause profonde della crisi scoppiata in Europa. Le
condizioni per stabilire una pace duratura in Ucraina sono state delineate dal
presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, non le ripeterò.
Una soluzione politica e
diplomatica deve essere accompagnata da passi concreti per eliminare le minacce
alla Federazione Russa provenienti dalla direzione occidentale ed
euro-atlantica. Nel concordare garanzie e accordi reciproci, sarà necessario
tenere conto delle nuove realtà geostrategiche del continente eurasiatico, dove
si sta formando un’architettura continentale di sicurezza veramente uguale e
indivisibile. L’Europa rischia di rimanere indietro rispetto a questo processo
storico oggettivo. Siamo pronti a trovare un equilibrio di interessi.
2) Il ripristino dell’equilibrio
di potere regionale e globale deve essere accompagnato da sforzi attivi per
affrontare le disuguaglianze nell’economia globale. In un mondo multipolare,
per definizione, non dovrebbero esserci monopolisti nella regolamentazione
monetaria e finanziaria, nel commercio o nella tecnologia. Questo punto di
vista è condiviso dalla stragrande maggioranza dei membri della comunità
mondiale. Di particolare importanza è la rapida riforma delle istituzioni di
Bretton Woods e dell’OMC, le cui attività dovrebbero riflettere il peso reale
dei centri di crescita e sviluppo non occidentali.
3) Se vogliamo che funzionino a
beneficio di tutti, devono verificarsi cambiamenti seri e qualitativi in altre
istituzioni di governance globale. Si tratta innanzitutto della nostra
Organizzazione che, nonostante tutto, è l’incarnazione del multilateralismo, ha
una legittimità unica e universale e un’ampiezza di competenze generalmente
riconosciuta.
Un passo importante verso il
ripristino dell’efficacia delle Nazioni Unite sarebbe che tutti i suoi membri
riaffermassero il loro impegno nei confronti dei principi della Carta delle
Nazioni Unite, e non in modo selettivo, ma nella loro interezza e
interconnessione. Possiamo riflettere insieme su quale forma potrebbe assumere
tale riconferma.
Il Gruppo di Amici in Difesa
della Carta delle Nazioni Unite, formato su iniziativa del Venezuela, sta
facendo molto lavoro. Invitiamo tutti i Paesi che mantengono la fede nello
stato del diritto internazionale a unirsi al suo lavoro.
Un elemento chiave della riforma
delle Nazioni Unite dovrebbe essere un cambiamento nella composizione del
Consiglio di Sicurezza, anche se questo da solo non consentirà di ottenere
risultati produttivi a meno che non vi sia un accordo di base sul modus
operandi tra i membri permanenti. Questa considerazione, tuttavia, non cancella
l’imperativo di eliminare gli squilibri geografici e geopolitici nel Consiglio
di Sicurezza, dove oggi i Paesi dell’Occidente collettivo sono chiaramente
sovrarappresentati. Raggiungere l’accordo più ampio possibile sui parametri
specifici della riforma per rafforzare la rappresentanza di Asia, Africa e
America Latina è un passo atteso da tempo.
Sono necessari cambiamenti anche
nella politica del personale del Segretariato per eliminare il predominio dei
cittadini e dei sudditi dei Paesi occidentali nelle strutture amministrative
dell’Organizzazione. Il Segretario Generale ed il suo personale sono tenuti ad
osservare rigorosamente, senza alcuna eccezione, i principi di imparzialità e
neutralità, come prescritto dall’art. 100 della Carta dell’ONU, che non ci
stanchiamo di ricordarvi.
4) Oltre all’ONU, altre
associazioni multilaterali sono chiamate a contribuire al rafforzamento dei
principi multipolari della vita internazionale. Tra questi c’è il G20, che
comprende sia i Paesi a maggioranza mondiale che gli Stati occidentali. Il
mandato del G20 è strettamente limitato alle questioni di economia e sviluppo,
quindi è importante che un dialogo sostanziale su questa piattaforma sia libero
da tentativi opportunistici di introdurre temi geopolitici. Altrimenti rovineremo
questa utile piattaforma.
I BRICS e l’Organizzazione per la
Cooperazione di Shanghai stanno svolgendo un ruolo sempre più importante nella
costruzione di un ordine multilaterale giusto basato sui principi della Carta
delle Nazioni Unite. Riuniscono Paesi che rappresentano diverse regioni e
civiltà, cooperando sulla base dell’uguaglianza, del rispetto reciproco, del
consenso e dei compromessi reciprocamente accettabili: il “gold standard” dell’interazione
multilaterale che coinvolge le grandi potenze.
Associazioni regionali come la Comunità
degli Stati Indipendenti, l’Organizzazione-Trattato per la Sicurezza Collettiva,
l’Unione Economica Euroasiatica, l’Associazione delle Nazioni del Sud-est
asiatico, il Consiglio di cooperazione degli Stati del golfo Persico, la Lega
degli Stati arabi, l’Unione Africana e la Comunità di Stati Latinoamericani e
dei Caraibi sono di importanza pratica per l’instaurazione della multipolarità.
Riteniamo che sia un compito importante stabilire diversi legami tra loro,
coinvolgendo anche il potenziale delle Nazioni Unite. La presidenza russa del
Consiglio dedicherà uno dei suoi prossimi incontri all’interazione tra l’ONU e
le organizzazioni regionali eurasiatiche.
Cari colleghi,
Intervenendo al forum
parlamentare BRICS il 9 luglio di quest’anno a San Pietroburgo, il presidente
russo Vladimir Putin ha affermato: “La formazione di un ordine mondiale che
rifletta i reali equilibri di potere è un processo complesso e per molti versi
persino doloroso”. Riteniamo che il dibattito su questo argomento debba essere
costruito senza scivolare in sterili polemiche, sulla base di un’analisi sobria
dell’insieme dei fatti. E’ necessario, innanzitutto, ripristinare la diplomazia
professionale, la cultura del dialogo, la capacità di ascoltare e sentire, e
mantenere canali di comunicazione di crisi. La vita di milioni di persone
dipende dalla capacità dei politici e dei diplomatici di formulare qualcosa
come una visione condivisa del futuro. Se il nostro mondo sarà diverso ed equo
dipende solo dai Paesi membri. Vorrei sottolineare ancora una volta che esiste
un fulcro: questa è la Carta della nostra Organizzazione. Se tutti, senza
eccezione, ne seguiranno lo spirito e la lettera, le Nazioni Unite saranno in
grado di superare le attuali differenze e giungere a un denominatore comune
sulla maggior parte delle questioni. La “fine della storia” non è avvenuta.
Lavoriamo insieme per iniziare la storia del vero multilateralismo, che
riflette tutta la ricchezza della diversità culturale e di civiltà dei popoli
del mondo. Vi invitiamo ad una discussione che, ovviamente, dovrebbe essere
solo onesta.
Fonte: Ministero degli esteri russo (in russo, con traduzioni in francese ed inglese)