In un gruppo di interpreti che lavorano con le strutture eurocomunitarie, è stata pubblicata una lettera di Juncker, rivolta ai funzionari britannici. Essendo pubblica, non infrango alcun codice deontologico nel riportarla, e ritengo sia interessante. Riporto altresì il mio commento.
Dear Colleagues, please find below a message from the President of the European Commission to British staff :
Dear colleagues,
Yesterday, the citizens of the United Kingdom voted to leave the European Union. This result makes me personally very sad – but I respect their choice.
I know that many of you are concerned about your future after this vote. I fully understand that. So I want to send a clear message to you, colleagues, and especially to colleagues of British nationality.
According to our Staff Regulations, you are "Union officials". You work for Europe. You left your national 'hats' at the door when you joined this institution and that door is not closing on you now. As European civil servants you have always been loyal to our Union, contributing tremendously to our common European project. And so it will be in this spirit of reciprocal loyalty that I will work together with the Presidents of the other European institutions to ensure that we can all continue counting on your outstanding talent, experience and commitment. I know you all have legitimate expectations about your rights and duties, your families who might have followed you to Brussels and your children who might be enrolled in schools here.
Let me assure you that I will do everything in my power as President of the Commission, to support and help you in this difficult process. Our Staff Regulations will be read and applied in a European spirit.
In the coming days and weeks, you will all have the opportunity to show the European Commission at its best. The eyes of the world will be upon us, expecting us to provide stability, act decisively and uphold Europe's values. I have every confidence in you. Together we will rise to that task.
Jean-Claude Juncker
Ed ecco la mia risposta ai miei colleghi:
Chiedo scusa se rispondo in italiano, ma il mio inglese non sarebbe sufficiente per dei concetti complessi, almeno in questo caso. La lettera mi pare assolutamente degna, anche se di circostanza. In pratica, si vuole rassicurare i vari funzionari - interpreti compresi - che da un giorno all'altro si sono ritrovati ad essere extracomunitari, che, nel limite delle competenze della Commissione, quest'ultima cercherà di venire incontro alle loro esigenze (per esempio, ma non solo, molti sono forse prossimi all'età pensionabile?). Ciò detto, il popolo è sovrano, e o lo è sempre, o non lo è mai, non sono ammesse eccezioni. Qui potrei parlare della Crimea, ma non vorrei aprire un flame su cui so che molti non condividono le mie opinioni. Ciò su cui invece varrebbe la pena di riflettere è lo scenario (già paventato da taluni) di una Scozia che esce dal Regno Unito ed occupa il posto dell'Inghilterra in seno all'UE, o addirittura della secessione dell'Irlanda del Nord, che va a ricongiungersi con la madrepatria d'Irlanda e perciò entra automaticamente nell'Unione Europea. Non mi soffermo su quel che ne pensi io personalmente, faccio solo una constatazione di fatto. Come è noto, ciascuno Stato nazionale membro ha diritto ad una sola lingua ufficiale nelle strutture comunitarie. Come ce la caviamo con il gaelico e lo scozzese?
Concludo con una breve digressione personale. Ho lavorato a Bruxelles al PE nel 2001-2002. Tutti ricordiamo che la lingua franca era il francese: ricordo ancora quanto mi divertivo a sentire gli eurodeputati portoghesi e greci comunicare tra loro in francese. Tutto è cambiato nel giro di pochissimi anni, con l'ingresso dei nuovi membri fuoriusciti dal Comecon: mi capitò di fare un salto in Parlamento nel 2005-2006, parlavano tutti inglese. Quello che voglio dire è che non è affatto detto che certi processi richiedano il passare di ere geologiche.
Mark Bernardini