Mark Bernardini

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lunedì 5 agosto 2024

089 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Ottantanovesimo notiziario settimanale di lunedì 5 agosto 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Il 26 luglio l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia Aleksej Paramonov ha preso parte, nella città di Orvieto, a una tavola rotonda dal titolo “Verso una vera indipendenza. Un’Italia sovrana nel nuovo mondo multipolare”. I partecipanti alla tavola rotonda hanno manifestato il loro dissenso ed espresso parole di condanna nei confronti della russofobia, sentimento che ha profonde radici storiche.

Ai giorni nostri, il deterioramento dei rapporti tra la Russia e l’Europa occidentale è legato principalmente all’ampliamento della NATO verso Est. La crisi ucraina è conseguenza diretta delle azioni intraprese dall’Alleanza Atlantica. Il vero pericolo per l’Europa è rappresentato dalla sua crescente dipendenza dagli USA sul piano militare, politico, tecnologico e ideologico.

In nome dell’opera di contenimento nei confronti della Russia, della Cina e di altri Paesi la cui indipendenza politica viene recepita come un atto di sfida nei confronti dell’egemonia anglosassone, gli USA stanno mobilitando alle armi l’intero Occidente collettivo, stanno ampliando la portata della loro guerra economica e commerciale nei confronti dei Paesi a loro non graditi, e stanno scatenando una campagna fatta di misure concorrenziali adottate unilateralmente, che si stanno ripercuotendo negativamente sull’Europa stessa alla stregua di un “boomerang”.

La storia insegna che, per poter preservare la propria posizione di fulcro autonomo dello sviluppo globale e di polo della cultura e della civiltà del pianeta, per l’Europa è necessario trovarsi in buoni, amichevoli rapporti con la Russia. E Mosca è disponibile in questo senso.

Commento dell′Ambasciata della Federazione Russa in Italia. Secondo quanto dichiarato dalle autorità francesi, nella giornata di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi, come anche nei giorni successivi, una serie di azioni di sabotaggio messe in atto da individui non ancora identificati hanno causato, tra le altre cose, l’interruzione della circolazione dei treni dell’alta velocità francese.

Senza neppure attendere gli esiti ufficiali delle indagini, o quantomeno delle informazioni più precise, una delle maggiori testate giornalistiche italiane, “La Repubblica”, si è affrettata a riferire di un probabile coinvolgimento russo in tali azioni illecite. A suscitare particolare sconcerto sono state le affermazioni del direttore della testata Maurizio Molinari, che nel suo editoriale del 28 luglio 2024, intitolato “Parigi 2024, ombre russe sui Giochi”, ha dichiarato che questa situazione di emergenza rappresenterebbe “il più grave attacco alle infrastrutture civili di un Paese dell’Unione Europea”.

Vorremmo ricordare qual è stata realmente la “madre di tutti gli atti di sabotaggio” perpetrati ai danni delle infrastrutture strategiche europee. Tale sabotaggio fu messo in atto il 26 settembre 2022 ai danni dei due gasdotti più importanti, il North Stream 1 e 2, situati nel Mar Baltico. E’ evidente che i mandanti di quell’atto criminale senza precedenti, che comportò perdite economiche per svariati miliardi e un danno ambientale di portata non meno spaventosa, si erano posti un obiettivo geopolitico e geoeconomico ben preciso: compromettere le infrastrutture che garantivano alla Russia e all’Europa la possibilità di poter intrattenere rapporti reciprocamente vantaggiosi sul piano energetico.

Da quel momento in poi, la Russia ha più volte sottoposto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU la questione riguardante lo svolgimento di un’indagine internazionale trasparente, a seguito della quale tutti i responsabili potessero essere puniti come meritavano. Sottolineiamo che la frase relativa alla punizione prevista per i responsabili di tale crimine, sulla quale la Russia ha a lungo insistito presso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, fu immediatamente bloccata dagli americani e dagli inglesi. Che cos’è questa, se non una dimostrazione dell’intento di questi ultimi di sfuggire alle loro responsabilità?

E che cosa significavano veramente le parole del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che il 7 febbraio 2022 affermò che gli USA avrebbero “messo fine” al North Stream 2? In merito a tutto ciò, forse è giunta l’ora che le stimate testate giornalistiche italiane nei loro articoli abbandonino la logica del “Russia did it”, “ha stato Putin” e approfondiscano con maggiore attenzione le azioni perpetrate dai loro alleati d’oltreoceano, i quali stanno portando alla rovina non solo le più importanti infrastrutture strategiche, ma anche le fondamenta dell’ordine mondiale contemporaneo.

L’attuale aggressione ibrida su vasta scala dell’“Occidente collettivo” contro la Russia copre anche lo spazio digitale. Non dimentichiamo che i principali monopoli informatici si trovano nel territorio e nella giurisdizione degli Stati Uniti, compreso Google, che possiede l’hosting video di YouTube. Naturalmente, Washington ha tutta la possibilità di esercitare influenza su queste multinazionali.

Sono stati gli Stati Uniti ad avviare processi volti a instaurare una dittatura digitale globale, in cui i punti di vista occidentali alternativi vengono soppressi sulle piattaforme sotto il loro controllo, viene promossa la “cultura della cancellazione” e lo spazio digitale viene ripulito dai media invisi e dai leader dell’opinione pubblica.

La nostra principale lamentela contro le piattaforme online occidentali come YouTube è la censura arbitraria che praticano. Stiamo parlando del blocco di account la cui retorica per qualche motivo è “scomoda” per le autorità statunitensi, poiché va contro la loro propaganda. Ci sono evidenti violazioni della libertà di parola, che gli anglosassoni e gli europei difendono così ipocritamente sulla scena internazionale.

Le origini di questo problema risiedono nell’evidente mancanza di indipendenza nella politica informativa delle aziende occidentali. Come abbiamo più volte notato, la maggior parte delle aziende IT della Silicon Valley (Microsoft, Google, Meta, Apple, ecc.) agiscono per volere dei servizi di intelligence americani e promuovono l’agenda ideologica dell’attuale amministrazione della Casa Bianca. Pertanto, anche utilizzando l’esempio di YouTube, è importante ricordare che non abbiamo a che fare con Società transnazionali neutrali focalizzate sugli interessi del pubblico, ma con un operatore economico americano che elabora le linee politiche di Washington.

Se parliamo nello specifico di YouTube, a partire dal 2020, l’amministrazione di questo sito di hosting di video ha bloccato oltre duecento canali di media russi, enti governativi, personaggi pubblici, blogger e altri autori, cancellando migliaia di materiali. Questo è un fatto evidente di censura politica cruda e malcelata. Una piattaforma che in modo indipendente (sulla base di “regole” sconosciute) decide quale opinione è “corretta” e quale no, non può essere considerata neutrale e imparziale. Allo stesso tempo, l’amministrazione di YouTube continua a ignorare le richieste legali della Roskomnadzor, l’agenzia statale russa che monitora l’accesso ai media, di rimuovere oltre 60mila materiali proibiti ed estremisti, compresi gli appelli ad azioni illegali contro i cittadini russi.

Naturalmente, la Russia attira l’attenzione della comunità mondiale su questo problema su varie piattaforme negoziali. Ne parla regolarmente durante i numerosi briefing degli organi dello Stato. Come risolvere il problema? Molto semplice. Per fare ciò è necessario, da un lato, sradicare la politica dei “doppi standard” riguardo all’interpretazione della libertà di parola, e dall’altro fissare il principio del rispetto della legislazione nazionale da parte delle grandi Società informatiche.

La sovranità digitale è parte integrante della sicurezza della Russia. E’ necessario accelerare l’autosufficienza del segmento nazionale di Internet e dell’intero ecosistema dei servizi web.

“Rutube” è il principale servizio di hosting di video russo. Naturalmente, finché continuerà ad essere solo in russo, non potrà mai fare un salto di qualità verso l’internazionalizzazione. Di questo ho scritto loro svariate volte, offrendogli anche la mia collaborazione in italiano a titolo gratuito, ma finora non mi hanno mai risposto. Scrivetegli anche voi.

Immancabile ultim’ora. I video sull’hosting YouTube hanno praticamente smesso di essere riprodotti in Russia: la situazione a quest’ora è la seguente. I video di alta qualità non vengono più riprodotti in Google Chrome, Opera, Mozilla Firefox, Mi Browser. I video continuano a essere riprodotti in alta qualità nel browser Yandex e nella versione desktop di Safari. Il servizio stampa di Rostelecom ha riferito che la responsabilità dei problemi tecnici spetta a Google (il proprietario del servizio di hosting video di YouTube), che dal 2022 non espande e aggiorna le apparecchiature nella Federazione Russa che garantiscono il funzionamento del sistema Google Global Cache (il sistema GGC è progettato per il caching e l’accelerazione del download dei dati). Google ha dichiarato che le restrizioni nella Federazione Russa non sono legate né a guasti tecnici né alle loro azioni. Secondo il capo della commissione per la politica dell’informazione della Duma di Stato, Aleksandr Chinštejn, la velocità di caricamento di YouTube sui computer potrebbe diminuire del 70%, ma le comunicazioni mobili non sono ancora influenzate. Per esperienza personale, posso dire che invece i video si bloccano temporaneamente anche sul cellulare tramite app.

Editoriale

Ricorderete che nelle scorse settimane Viktor Orbán ha fatto un tour molto lungo per ascoltare le varie ipotesi di risoluzione della crisi ucraina da parte delle tante parti direttamente o indirettamente coinvolte. Giova ricordare che, per il principio della rotazione, nella prima metà del corrente anno la presidenza del Consiglio dell’UE, da non confondere con il Consiglio Europeo, il cui capo ancora per poco è il belga Charles Michel, trombato alle elezioni europee di giugno, era affidata appunto al Belgio, mentre dal 1 luglio e fino alla fine dell’anno la presidenza appartiene all’Ungheria.

Per prima cosa Orbán è andato a Kiev da Zelenskij, e in Occidente nessuno ha trovato nulla da ridire. Poi è andato a Mosca da Putin e apriti cielo. “Non è abilitato a parlare a nome dell’Unione Europea!”, ha tuonato il trombato Charles Michel. Serafico il primo ministro Orbán: “infatti, sono qui a nome dell’Ungheria”.

Dalla capitale russa si è recato da Xi Jinping a Pechino, e poi al vertice NATO a Washington, da cui è ripartito poche ore prima della chiusura ufficiale per confrontarsi col candidato e probabile prossimo presidente USA Donald Trump presso la sua villa Mar-a-Lago a Palm Beach, in Florida.

Insomma, salta agli occhi un parallelo, taciuto dai media occidentali e segnatamente italiani: mesi fa la stessa operazione fu tentata dal cardinale Zuppi, emissario del Papa, e nessuno lo ha accusato di essere un agente del Cremlino. Eppure, l’obiettivo dichiarato era identico: ascoltare tutti. Che c’è di male?

Fin dall’inizio della crisi ucraina, il Vaticano ha assunto una posizione neutrale ed equilibrata, esprimendo la propria disponibilità a fornire ogni possibile assistenza per raggiungere la pace e porre fine alle ostilità. La parte russa ha sempre trattato con attenzione e rispetto l’iniziativa di pace di Papa Francesco, a differenza di Vladimir Zelenskij, che recentemente ha rifiutato bruscamente la mediazione della Santa Sede.

Adesso il Segretario di Stato Vaticano Parolin ha visitato anch’esso Kiev. Riconoscendo l’incoerenza della cosiddetta “formula” di Zelenskij e insistendo sulla partecipazione obbligatoria della Russia alla discussione sulle questioni di risoluzione pacifica, Parolin ha espresso ciò che era ovvio per qualsiasi persona sana di mente fin dall’inizio: senza Mosca e senza tener conto della sua opinione, è impossibile raggiungere una pace giusta e a lungo termine. Si può solo sperare che le argomentazioni del cardinale siano state ascoltate.

Le dichiarazioni di Parolin seguono in generale la linea di mediazione del Vaticano. Tenendo conto dell’importanza della figura del Segretario di Stato nella gerarchia della Chiesa cattolica romana, ovviamente, la Russia affronta le sue dichiarazioni con tutta serietà, considerandole come la posizione ufficiale della Santa Sede. Ad oggi i russi non hanno ricevuto alcuna richiesta ufficiale riguardo ad una eventuale visita di Parolin in Russia, altrimenti avremmo già letto che sia un pedofilo pagato da Putin. Invece, il dialogo con il Vaticano continua. La Russia è pronta a interagire con tutti coloro che cercano di promuovere una soluzione pacifica della crisi ucraina, tenendo conto degli interessi noti della Russia e delle realtà esistenti.

E non finisce qui. Recentemente, anche Giorgia Meloni si è recata a Pechino. Industria e geopolitica, l’incontro con Xi Jinping supera l’entrata e la maldestra uscita dell’Italia dalla Nuova Via della Seta (a suo tempo firmata dal governo presieduto da Giuseppe Conte), visti i rapporti conflittuali ma dialettici con Ursula Von Der Leyen. Si è parlato prevalentemente di rapporti commerciali bilaterali, ma a margine la Meloni ha chiesto – o almeno questo è trapelato nei media italiani mainstream – alla Cina di allentare i rapporti con la Russia e di esercitare pressione su quest’ultima in merito al conflitto ucraino. Pechino, nella sua tipica filosofia orientale plurimillenaria, ha glissato, ma di fatto ha risposto che l’Italia dovrebbe pensare più agli affari propri. La domanda, squisitamente retorica, è: la Meloni parla a nome dell’Unione Europea?

Dulcis in fundo, Zelenskij sta cercando di comandare la Cina, senza rendersi conto che sta commettendo una enorme stupidità politica. Chiede direttamente a Pechino di “fare pressione” su Mosca affinché le ostilità in Ucraina cessino. Secondo la sua logica, questo dovrebbe essere il ruolo della Cina nella risoluzione pacifica della crisi ucraina. La mediazione, dice, non è necessaria. Ma abbiamo bisogno di fare pressione sulla Russia, così la guerra finirà. La Cina, dice, è capace di questo. Bella sbandata per lo sfortunato leader di Kiev. Nelle capitali occidentali a chiedere soldi per le armi, e in Oriente a cercare di comandare le potenze. Zelenskij sopravvaluta le sue capacità di stratega. Chi si crede di essere, Marco Aurelio?

Sono stato intervistato dal canale televisivo Zvezda, del ministero della difesa russo, sulle elezioni europee e quelle statunitensi. Ve ne propongo un breve estratto, di appena un minuto, con i sottotitoli italiani.

Ursula Von Der Leyen vuol dire che l’agenda politica alla quale ci siamo abituati negli ultimi due e cinque anni, cioè dalle precedenti elezioni europee, continuerà assolutamente nella stessa direzione.

Fino a quando non succederà qualcosa di irreparabile, in senso figurato, non cambierà nulla, l’Unione Europea continuerà a nutrire l’Ucraina.

In effetti, per le sorti globali, è molto più importante chi sarà il candidato del Partito Democratico, ma gli americani preferiscono prestare attenzione se a Biden improvvisamente gli dovesse spuntare un foruncolo, sarà molto più importante di chi invece sarà il suo successore.

Sport

Penso che tutti abbiamo visto il fulmineo incontro di pugilato in cui un uomo algerino ha massacrato di botte una donna italiana. Il Comitato Olimpico Internazionale lo ha permesso perché Imane Khelif ritiene di essere una donna, e tanto basta. Ritengo che non ci sia bisogno di visite specialistiche per accertare la realtà dei fatti. Due colpi potenti di un uomo contro una donna e l’incontro è stato giustamente chiuso dalla donna. Non poteva di certo farsi ammazzare. Questa violenza sulle donne è perfettamente tollerata, anzi, è incoraggiata dal sistema criminale. Da notare come i “giornalisti” RAI, lautamente retribuiti dagli italiani, si schierino tutti contro Angela Carini.

Adesso vi dico cosa ne penso. A me pare che ci sia un vizio di fondo. E’ normale essere transessuali o omosessuali? La natura, per la legge della riproduzione, dice di no, altrimenti col cavolo che il genere umano esisterebbe ancora. E’ accettabile che perciò le persone “anormali” (nel senso etimologicamente e concettualmente più genuino del termine) debbano essere “curate”, comprese le pratiche più brutali e violente, come l’elettroshock? Assolutamente no. Che ciascuno viva e possa vivere la propria condizione di genere senza essere discriminato. Più elementarmente, vivi e lascia vivere. E’ normale e accettabile che un transessuale sia equiparato ad un uomo o ad una donna in competizioni sportive che presuppongono prestanza fisica tipica dell’uno o dell’altro genere? La mia risposta è banalmente scontata: un “no” a tutto tondo. E se è per questo, nemmeno in un concorso tipicamente maschilista e patriarcale quale è “Miss Universo”.

Perché esistono i pesi mosca, i pesi medi e i pesi massimi? Perché se fanno combattere uno smilzo come me, un metro e ottanta per 75 chili, con un Mike Tyson, il risultato sarebbe scarsamente interessante. Oppure, ecco, qui in Russia c’è un ex pugile, Nikolaj Valuev, attualmente deputato, a cui in parlamento hanno dovuto costruire una sedia dedicata apposta. Il motivo? Due metri e tredici per un quintale e mezzo.

A margine, vi spiego come funziona: carico il video in RuTube, YouTube e Platforma, poi in Blogspot metto il testo e i tre video. Indovinate? YouTube me lo ha bloccato in tutto il mondo. RuTube e Platforma, ovviamente, no, nessun problema. Motivo? Su 42 minuti, ci sono 18 secondi del pestaggio della pugile italiana, e 20 secondi del judoka coreano, disponibile ovunque, compreso Telegram, in milioni di copie, il cui copyright secondo loro apparterrebbe al Comitato Olimpico Internazionale. Contestarlo comporterebbe la cancellazione del mio account sic et simpliciter, con centinaia di video, ci sono già passato anni fa. Va bene, li ho tolti nella versione YouTube, ora dovrebbe essere a posto, ma capite che è ridicolo. La prossima volta che vi dicono che i russi creano problemi a YouTube, ricordatevi di questo mio episodio.

Sembrerebbe, che c’entra tutto questo con la Russia e dunque con questo notiziario? Leggo nei media italiani che il presidente dell’associazione internazionale di pugilato, sottolineo internazionale, ha condannato questo increscioso incidente. Il problema è che si chiama Umar Kremlëv ed è russo. Apriti cielo. Cosa scrivono i pennivendoli italiani? Titolo, con tanto di errore nel cognome: “Chi è Umar Kremelev, l’oligarca russo amico di Putin che ha squalificato Khelif”. Intanto, non mi risulta che una singola persona, ancorché presidente, possa squalificare chicchessia. In secondo luogo, Khelif fu squalificato anni fa proprio in quanto uomo, ma non invece a queste olimpiadi parigine.

In terzo luogo. Oligarca? La Treccani ci dice che l’oligarchia è la natura di ogni grande associazione (anche di tipo democratico), in quanto tende sempre a essere guidata da un piccolo gruppo di persone. Questa regolarità tendenziale nei termini di una vera e propria legge ferrea fa sì che in seno a molteplici forme di democrazia l’oligarchia sia un fenomeno organico e perciò una tendenza a cui soggiace necessariamente ogni organizzazione, anche socialista, perfino quella libertaria. L’essenziale è che nel sistema politico le élite siano diverse, in competizione tra loro e costrette a sottoporsi regolarmente al giudizio dei cittadini nelle elezioni. Nella narrazione dei pennivendoli italiani l’oligarca non è un termine descrittivo, bensì un insulto, possibilmente legato al Cremlino e a qualunque altro Paese non soddisfi i requisiti dell’Occidente atlantista. Va bene, direi che Berlusconi era un oligarca, Francesco Starace è un oligarca, Enrico Mattei era un oligarca, Claudio Descalzi è un oligarca, Camillo Olivetti era un oligarca, Gianni Agnelli era un oligarca. Umar Kremlëv non dispone di capitali che gli consentano di competere con nessuna delle personalità citate.

Finalmente, amico di Putin. Ma davvero? Nel senso che è russo e perciò amico di Putin, che è praticamente uno stigma? Ne consegue che Putin, uomo fortunato, ha 155 milioni di amici. Non so nemmeno se si conoscano di persona, ma comunque non ci sarebbe nulla di disdicevole. Io, per esempio, ho visto Putin di persona un paio di volte, traducendolo, vent’anni fa con l’allora ministro degli esteri italiano Frattini e poi in un incontro riservato con un banchiere altolocato, di cui ovviamente non farò il nome. Non mi sono mai permesso di spacciarmi per questo per amico di Putin, ma magari prossimamente qualche pennivendolo italiano potrebbe alludere a ciò, se dovesse interessarsi alla mia modesta persona.

A margine, al torneo olimpico di judo, il coreano Lee Yong-hwan di 175 centimetri ha gareggiato contro il francese Teddy Riner (con un’altezza di 204 cm, pesa più di 140 kg): il miracolo olimpico non è avvenuto e “Golia” ha sconfitto “Davide”. E’ di nuovo un problema di genere? O piuttosto di regole delle Olimpiadi? Mi si dice che ha combattuto anche contro atleti più grossi di lui. A parte che mi pare a dir poco raro, trovare uno ancor più grosso, ma non è forse questo la dimostrazione che le regole sbagliate vadano cambiate?

E poi, Kremlëv ha cambiato cognome in quanto è nato in Tadžikistan. Non ci sarebbe niente di male, se non fosse che questa è l’ennesima bufala dei pennivendoli italiani e segnatamente di Repubblica: è nato a Serpuchov, provincia di Mosca, da genitori tadžiki. E di questo debbono rispondere concretamente l’inviato Giuliano Foschini e la corrispondente Anais Ginori, facciamo i nomi e i cognomi, che non si sono manco degnati di consultare, che so io, Wikipedia, prima di scrivere superficialmente per compiacere i loro padroni atlantisti, che li pagano. Inoltre, è nato nel 1982, quindi in Unione Sovietica, di cui facevano parte sia la Russia, sia il Tadžikistan. Personalmente, sono nato a Praga: no, non sono nato nella Repubblica Ceca, sono nato in Cecoslovacchia. Garibaldi è nato nel 1807 a Nizza, Regno di Sardegna. Per non parlare dei tanti italiani nati a Zara, Fiume, Pola, Zagabria prima del 1947, che sono nati in Italia.

In Russia esiste una legge esattamente come in Italia, che consente di cambiare cognome. Solo che in Russia è più democratico e meno problematico rispetto all’Italia. Ad esempio, quando uno si sposa, la moglie può prendere il cognome del marito, oppure il marito può prendere il cognome della moglie, o addirittura entrambe le cose contemporaneamente. E naturalmente, ciascuno può rimanere col proprio cognome.

In queste settimane, ci sono battaglie sanguinosissime attorno ad un villaggio nel Donbass. Ve lo ricordate Ruggero Orlando, giustamente da Nuova York? Bene, il villaggio in questione, di appena 1.200 anime, mentre erano 13 mila negli anni ‘80, si chiama New York, e non vi dico le battute da entrambe le parti. In realtà, la storia è un po’ più complicata. Fu nominato tale nel 2021 dai golpisti ucraini, per vassallaggio nei confronti degli Stati Uniti. E prima? Prima si chiamava Novgorodskoe, che potremmo tradurre letteralmente come Civitanova. Però, prima del 1951, si chiamava sempre New York. Perché, in epoca sovietica? Perché in realtà si formò a metà XIX secolo, in Russia, come Neu Jork, con riferimento alla città di Jork, nella Bassa Sassonia, quella, per intenderci, dove il capoluogo è Hannover. Fondato da emigranti jorkesi, o sassonesi, non so come sia corretto chiamarli. Corsi e ricorsi della storia.

Comunicazione di servizio

Come già preannunciato da settimane, a partire da questa puntata del 5 agosto, non troverete questo notiziario su Visione TV, non spaventatevi: sono andati in ferie, ma il notiziario, come vedete, se siete arrivati qui, prosegue regolarmente sui miei canali, e cioè in Blogspot, con il testo, e poi sulle piattaforme YouTube, RuTube e Platforma. Cercatemi, basta digitarmi per nome e cognome. Finalmente, ho due canali Telegram, uno in russo e uno in italiano, la ricerca è la stessa.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Quella che oggi vi propongo si chiama “I cosacchi a Berlino” e fu composta il primo giorno di pace il 9 maggio 1945. Più che tradurvela, vi racconto la sua storia. Completava un viaggio lungo e difficile, iniziato in quei giorni duri in cui si udì per la prima volta la “Guerra Santa”, che richiedeva una battaglia mortale con il fascismo, una battaglia che si concluse nella capitale della sconfitta Germania nazista, Berlino.

L’autore della canzone ha combattuto egli stesso nella Grande Guerra Patriottica, il poeta Cezar’ Solomonovič Solodar. Come si evince, era ebreo, e questo, per noi cresciuti in Unione Sovietica, non aveva alcuna rilevanza. Come corrispondente di guerra, era presente alla firma dell’Atto di resa incondizionata della Germania nazista e delle sue forze armate nel sobborgo berlinese di Karlshorst.

Nella prima mattina del 9 maggio 1945, in uno degli incroci più trafficati di Berlino, disseminato di attrezzature naziste accartocciate e di macerie, una giovane addetta al traffico brandiva baldanzosamente il manganello di regolazione. Decine di berlinesi osservavano i suoi movimenti misurati e imperiosi, che sottolineavano ulteriormente la severità dell’uniforme militare e la sua semplicità.

All’improvviso si udì il rumore degli zoccoli, arrivò una colonna di cavalleria. La maggior parte dei cavalli camminava senza sella. E solo sui fianchi c’erano giovani cavalieri che si impennavano nei loro colbacchi tipici dei cosacchi. Erano cosacchi di un’unità di cavalleria che iniziarono il loro viaggio di combattimento nelle distese innevate della regione di Mosca nel memorabile dicembre del 1941.

Chissà a cosa stesse pensando allora la ragazza del traffico con le spalline da caporale, ma si poteva notare che per alcuni secondi la sua attenzione era completamente assorbita dalla cavalleria. Con un chiaro sventolio delle bandiere e lo sguardo severo dei suoi grandi occhi, bloccò il percorso a tutte le macchine e ai traini e fermò i fanti. E poi, sorridendo apertamente al giovane cosacco sul suo magro cavallo del Don, gridò con aria di sfida:

– Avanti, cavalleria! Rapidi!

Il cosacco si spostò rapidamente di lato e diede il comando: “Al trotto!”.

Cambiando il passo tranquillo in un trotto veloce, la colonna passò davanti al suo comandante in direzione del canale. E prima di seguirla, si voltò e salutò la ragazza. Due o tre ore dopo, Cezar’ Solodar volò a Mosca e, già nella cabina di un aereo da trasporto militare, abbozzò le prime righe della futura canzone.

In questa esecuzione contemporanea partecipano: Krasnojarsk, la repubblica dell’Udmurtia, Caterimburgo, Kursk, Čeljabinsk, Nižnij Novgorod, Kaluga, Smolensk, Penza, Mosca, Ul’janovsk, Tver’, Vladimir.

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.

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lunedì 22 luglio 2024

087 Italiani di Russia

Ottantasettesimo notiziario settimanale di lunedì 22 luglio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Intervento del Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov nel corso della riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sul tema della cooperazione multilaterale a vantaggio della creazione di un ordine mondiale più giusto, più democratico e più sostenibile.

New York, 16 luglio 2024

Trovate la mia traduzione simultanea integrale su Visione TV e sui miei canali.

Punti principali:

La politica egemonica di Washington è sempre la medesima da decenni. Tutti i piani per la sicurezza euroatlantica, senza alcuna eccezione, sono stati concepiti a garanzia del dominio statunitense, compresa la sottomissione dell’Europa agli USA e l’opera di “deterrenza” nei confronti della Russia. Il ruolo principale è stato assegnato alla NATO, che alla fine ha “soggiogato” al suo volere l’Unione Europea, entità solo in apparenza costituita per gli europei. Gli organismi dell’OSCE sono stati privatizzati senza alcun ritegno, cosa che va a costituire una grave violazione degli Accordi di Helsinki.

L’ampliamento della NATO, portato avanti in maniera sconsiderata malgrado i numerosi avvertimenti che da molti anni giungono da Mosca, ha dato origine anche alla crisi ucraina; e questo già a partire dal colpo di Stato orchestrato da Washington nel febbraio del 2014 per stabilire il pieno controllo sull’Ucraina, con l’intento di preparare un’offensiva ai danni della Russia servendosi del regime neonazista condotto al potere nel Paese.

L’infrastruttura militare della NATO viene spinta sempre di più nell’area del Pacifico con l’evidente obiettivo di compromettere l’architettura basata sulla centralità dell’ASEAN, che è andata formandosi nel corso di vari decenni sulla base dei principi di uguaglianza, consenso e del rispetto dei reciproci interessi.

Dove sono adesso tutti quegli elementi propri del libero mercato che gli USA e i loro alleati per tanti anni hanno voluto insegnare a tutti? L’economia di mercato, la concorrenza leale, l’inviolabilità della proprietà privata, la presunzione d’innocenza, la libertà di movimento per individui, merci, capitali e servizi: oggi tutto questo è stato gettato tra i rifiuti.

Un elemento chiave della riforma delle Nazioni Unite dovrebbe essere rappresentato da un cambiamento nella composizione del Consiglio di Sicurezza [...], all’interno del quale i Paesi dell’”Occidente collettivo” sono evidentemente sovrarappresentati.

Sarà necessario apportare dei cambiamenti nelle politiche riguardanti il personale assunto presso il Segretariato dell’ONU al fine di risolvere la questione legata alla presenza preponderante di cittadini dei Paesi occidentali nelle strutture amministrative dell’Organizzazione. Il Segretario Generale e il suo personale sono tenuti a rispettare in maniera rigorosa e senza alcuna eccezione i principi di imparzialità e neutralità, come disposto nell’Articolo 100 della Carta dell’ONU, cosa che mai ci stanchiamo di ricordare.

Un ruolo sempre più importante nella creazione di un ordine multilaterale giusto e fondato sui principi della Carta dell’ONU lo stanno svolgendo i BRICS e l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. In tali raggruppamenti si riuniscono Paesi che rappresentano regioni e civiltà diverse e che cooperano sulla base dei principi di uguaglianza, di rispetto reciproco, del consenso e del compromesso reciprocamente accettabile: principi che rappresentano il “gold standard”, ossia il punto di riferimento di un’interazione multilaterale che vede la partecipazione di grandi potenze.

Se tutti, senza eccezioni, si atterranno alle parole e alle intenzioni espresse nella Carta dell’ONU, allora le Nazioni Unite saranno in grado di superare le divergenze attuali e di individuare un denominatore comune in merito alla gran parte delle questioni. Non siamo ancora giunti alla “fine della storia”. Cerchiamo di lavorare insieme affinché possa avere inizio una fase storica di autentico multilateralismo, che rifletta tutta la ricchezza insita nelle diversità culturali e di civiltà proprie dei popoli di tutto il mondo.

Alan Estevez, sottosegretario al Commercio per l’Industria e la Sicurezza degli Stati Uniti, parla di minaccia seria, arrivando addirittura ad affermare che le auto sono un oggetto “spaventoso”.

“Un’auto è una cosa molto spaventosa: sa molto di te e probabilmente riceve aggiornamenti software, che si tratti di un veicolo elettrico o di un veicolo con motore a combustione. Un’auto moderna ha un sacco di software al suo interno. Scatta un sacco di foto. Ha un sistema di guida. E’ connessa al tuo telefono. Sa chi chiami. Sa dove vai. Sa molto di te.

Ecco perché secondo il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti alcuni dei componenti chiave dei veicoli che gestiscono il software e i dati relativi all’auto stessa dovrebbero essere realizzati in un Paese alleato”.

Con software americani ci sentiamo più sicuri.

Un guasto informatico ha bloccato aeroporti, banche, ospedali e aziende in tutto il mondo.

Il disservizio senza precedenti ha messo KO i sistemi di Microsoft in moltissimi Paesi. La causa del guasto informatico è un problema del software dell’azienda di cybersicurezza CrowdStrike

Venerdì nero per gli utenti in tutto il mondo che utilizzano Microsoft: un grosso disservizio informatico ha provocato problemi ai computer, basati su Windows e sui sistemi “cloud” di Bill Gates. In moltissimi Paesi del mondo, esclusa la Russia che a causa di sanzioni non può accedere ai servizi di Microsoft, si sono registrati ritardi e cancellazioni di voli in diversi aeroporti, malfunzionamenti nei sistemi informatici di banche, catene di negozi e media.

Il disservizio è stato causato da un problema nel software dell’azienda di sicurezza informatica CrowdStrike. Le proporzioni di quanto successo e le previsioni su quando sarà risolto il problema sono ancora incerte. Diverse agenzie internazionali per la cybersicurezza hanno confermato però che i “disservizi non sono legati a un attacco informatico, ma a un problema tecnico”.

Secondo i dati raccolti da Cirium, società che analizza i dati provenienti dal settore dell’aviazione civile, nella mattinata di venerdì in tutto il mondo sono stati cancellati simultaneamente circa 1.500 voli commerciali sui 110.000 in programma. Negli Stati Uniti a terra sono rimasti 512 aerei. Seguono la Germania con i 92 voli cancellati, l’India (56), l’Italia (45), e il Canada dove sono stati annullati 21 voli.

Oltre ai trasporti il blocco del sistema informatico ha colpito la sanità pubblica, ospedali, laboratori di analisi, cliniche private, ma anche banche, società di logistica e catene commerciali.

Il 13 luglio è stata pubblicata un’intervista di Marija Zacharova alla rivista tedesca Compact. L’intervista è stata richiesta dai giornalisti tedeschi. Lei ha accettato una conversazione diretta e aperta. Ed ha funzionato. Il 15 luglio il Ministero degli Interni tedesco ha visionato l’intervista. E il 16 luglio sono state effettuate perquisizioni in redazione ed hanno chiuso direttamente la rivista.

Il motivo principale è che è stata espressa la verità, che è accuratamente nascosta ai tedeschi. Cosa ha detto la Zacharova?

“La Germania non riceve il gas russo solo perché gli Stati Uniti le hanno proibito di farlo”.

“La Russia e l’URSS non hanno mai interrotto in modo proattivo le forniture di gas all’Europa e all’UE”.

“Il ripristino tecnico delle forniture di gas lungo il tratto rimanente del gasdotto Nord Stream è questione di poche settimane, se lo si volesse”.

Personalmente, sono tutto fuorché un estimatore di Aleksandr Solženicyn. Però per dovere di cronaca vi riporto, nella mia traduzione, un intervento di Marija Zacharova.

Nel 1974, Aleksandr Solženicyn fu privato della cittadinanza sovietica. Poi la rivista francese Le Point lo ha dichiarato uomo dell’anno. In Francia, Jean-Paul Sartre, Vercors e Louis Aragon hanno criticato la decisione dell’URSS riguardo a Solženicyn.

E’ passato mezzo secolo. Durante questo periodo, molto è cambiato: la cittadinanza di Solženicyn è stata ripristinata (nel 1990, dunque ancora sovietica), e la Francia invece ha tolto la cittadinanza al pubblicista Stellio Gilles Robert Capo Quichi, conosciuto con lo pseudonimo di Kemi Seba. Un decreto in merito è stato pubblicato il 9 luglio sulla Gazzetta ufficiale francese.

Le Figaro, che dichiara che i diritti umani sono il significato della sua esistenza, ha scritto che Kemi Seba, attenzione, non è altro che un agente straniero. E’ stata proprio la “mano del Cremlino” a guidare la penna del giornalista che ha scritto questo.

Per quali peccati Parigi ha semplicemente privato un famoso personaggio pubblico della sua cittadinanza?

Che ci crediate o no, per aver criticato la politica francese in Africa. Ciò nonostante il fatto che anche i lealisti di Macron difficilmente possano definire la politica estera dell’Eliseo in direzione africana degna di epiteti lusinghieri.

Oggi è abbastanza ovvio che le dichiarazioni di Solženicyn e il suo destino interessavano alla burocrazia e ai giornalisti francesi solo quando potevano danneggiare la reputazione di Mosca.

Ma, ad esempio, sicuramente non troverete nei media francesi citazioni dalla sua ultima intervista del 2006:

“Gli Stati Uniti stanno schierando le loro truppe di occupazione in un Paese dopo l’altro. Vedendo chiaramente che la Russia di oggi non rappresenta alcuna minaccia per loro, la NATO sta sviluppando metodicamente e persistentemente il suo apparato militare – verso l’est dell’Europa e verso la copertura continentale della Russia dal sud. Qui c’è un aperto sostegno materiale e ideologico alle rivoluzioni “colorate” e alla paradossale introduzione degli interessi del Nord Atlantico nell’Asia centrale. Tutto ciò non lascia dubbi sul fatto che si sta preparando un completo accerchiamento della Russia. L’adesione della Russia a tale alleanza euro-atlantica, che promuove e introduce con la forza l’ideologia e le forme dell’odierna democrazia occidentale in diverse parti del pianeta, porterebbe non all’espansione, ma al declino della civiltà cristiana.

Ciò che sta accadendo in Ucraina, anche secondo la formulazione falsamente costruita del referendum del 1991, è la mia costante amarezza e dolore. La fanatica repressione e persecuzione della lingua russa (che nei sondaggi passati era riconosciuta come lingua principale da oltre il 60% della popolazione ucraina) è semplicemente una misura brutale e diretta contro la prospettiva culturale della stessa Ucraina. Vaste distese che non sono mai appartenute all’Ucraina storica, come la Novorossija, la Crimea e l’intera regione sud-orientale, sono costrette a forza nella composizione dell’attuale Stato ucraino e nella sua politica di avido desiderio di entrare nella NATO. Durante il periodo di El’cin, nessun incontro con i presidenti ucraini si è concluso senza capitolazioni e concessioni da parte sua. L’eliminazione della flotta del Mar Nero da Sebastopoli (mai ceduta alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina persino sotto Chruščëv) è un oltraggio vile e malizioso contro l’intera storia russa del XIX e XX secolo. In tutte queste condizioni, la Russia non osa in alcun modo tradire con indifferenza la popolazione russa di svariati milioni in Ucraina, né rinunciare alla nostra unità con loro”.

Né la tradizionale filosofia francese della democrazia e della libertà di parola, né le interpretazioni moderne della tolleranza e della passione per i diritti umani hanno salvato Parigi da quello che lo stesso Kemi Seba ha definito “neocolonialismo negrofobico”.

In un terribile groviglio di bugie e propaganda, i valori occidentali sono stati completamente confusi: la democrazia in Ucraina si è trasformata nelle peggiori pratiche del totalitarismo e la lotta contro l’imperante sistema amministrativo si è trasformata nella sua reincarnazione sotto le spoglie del neoliberismo.

RKN (Roskomnadzor, il Servizio federale per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell’informazione e dei mass media) ha inviato al CEO di Google, Sundar Pichai, la richiesta di sbloccare più di 200 account YouTube di media russi, autorità federali, imprese e club sportivi, nonché varie figure pubbliche, politiche e musicali che si esprimono a sostegno della Russia e delle azioni delle autorità.

Si segnala che dal 2020 il video hosting ha applicato misure restrittive a 207 risorse nazionali, di cui 83 nel 2024. Le sanzioni includevano i canali RT, RBC, gli account degli artisti musicali Shaman, Oleg Gazmanov, Julija Čičerina, lo scrittore Zachar Prilepin, il designer e blogger Artemij Lebedev e altri.

Come ha sottolineato l’RKN, le misure restrittive di base violano i principi fondamentali della libera diffusione delle informazioni e del libero accesso alle stesse.

“Tali azioni di hosting video sono inaccettabili, questo è un atto di censura. YouTube aderisce a una politica russofoba senza compromessi. La preferenza viene sempre data ai sostenitori degli ideali filo-occidentali, e gli account dei blogger e dei giornalisti russi vengono bloccati senza spiegazione. Le vittime non sono solo coloro che esprimono la loro posizione su varie questioni politiche, ma anche persone che, in linea di principio, parlano bene della Russia”.

Si noti che oggi sull’hosting video di YouTube rimangono non cancellati più di 61,3 mila materiali vietati, che contengono falsi sull’operazione militare speciale, materiali estremisti, propaganda di preferenze sessuali non tradizionali, contenuti sul coinvolgimento di bambini e adolescenti nel commettere azioni illegali.

Comunicazione di servizio

Come già preannunciato la settimana scorsa, a partire dalla puntata del 5 agosto, non troverete questo notiziario su Visione TV, non spaventatevi: vanno in ferie, ma il notiziario proseguirà regolarmente sui miei canali, e cioè in Blogspot, con il testo, e poi sulle piattaforme YouTube, RuTube e Platforma. Cercatemi, basta digitarmi per nome e cognome. Finalmente, ho due canali Telegram, uno in russo e uno in italiano, la ricerca è la stessa.

A settembre poi vediamo: economicamente, Visione TV non versa in buone acque, se non contribuite temo che dovranno rinunciare a molte delle attuali collaborazioni. Ai miei detrattori e ai vari haters da divano salottieri sicuramente farà piacere, fateli schiattar di rabbia.

Ne approfitto per chiedervi di non scrivermi per posta elettronica, la guardo di rado, meglio in Telegram, o, se proprio non lo avete, in WhatsApp, col mio numero di telefono: +7 (903) 191-37-30.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

YouTube ha bloccato i canali degli artisti Shaman, Oleg Gazmanov, Polina Gagarina, Grigorij Leps, Julija Čičerina e Vyačeslav Manučarov.

In precedenza i cantanti erano stati inseriti nella lista nera dell’UE nell’ambito del 14° pacchetto di sanzioni anti-russe.

Nella fattispecie, Gazmanov è stato cancellato non per questa sua canzone che vi riporto, no, non hanno cancellato il singolo video, gli hanno proprio cancellato l’account, analogamente a Spotify. Io avevo subito la stessa sorte anni fa, senza spiegazioni.

Ed ecco cosa ha risposto Gazmanov, che non è esattamente un ragazzino, ha 73 anni.

«Cari amici! Hanno bloccato il mio canale YouTube, dove si trovavano tutti i miei clip e video. Come posso rispondere? Solo con un nuovo video della canzone “Mondo russo”! Nella versione rock. Ma ho bisogno del vostro aiuto. Vi chiedo di scaricare il mio videoclip e di pubblicarlo su YouTube. Lasciamo che questo flashmob sia il nostro colpo russo contro i nostri nemici. Questa canzone non si cancella! Confido nel vostro supporto. Oleg Gazmanov».

Porto anch’io il mio contributo, perché in questa canzone ci sono parole importanti. Ve la propongo in due versioni: quella originale e, a seguire, appunto, in versione rock. Devo anche fare una specifica linguistica: in russo c’è differenza tra russi etnici – русские – e abitanti della Russia – россияне. In italiano, purtroppo, questa differenza si perde. Eccovi dunque l’arzillo vecchietto.

Sono russo, sono tartaro, sono ceceno, sono bašchiro.
Sono il popolo dell’intero Paese e siamo tutti insieme il mondo russo.
Buriati ed ebrei, daghestani, ingusci
Tutti coloro che qui sono nati o che hanno trovato la loro patria.
E l’africano Puškin e Bagration il georgiano,
Vitus Bering era danese, Ajvazovskij era armeno.
E’ impossibile elencarli tutti: quelli che sono sotto l’ala protettrice degli slavi
Uniti insieme nello Stato dei russi!
Questo è il mondo russo, la Russia!
Il mondo del mio Paese, il migliore del mondo!
La nostra generazione percorrerà una nuova strada.
Stiamo andando avanti: questo è il nostro momento!
Dalle guerre e rivoluzioni nei diversi Paesi del mondo
Le ondate di emigrazione hanno portato via molti di noi
Quando l’Unione Sovietica è crollata e sono stati eretti i confini
Parte della Patria è rimasta fuori dal Paese
Non abbandoniamo i nostri, non li lasceremo dietro la cortina
Chiunque offenda il nostro popolo se ne pentirà prima o poi
Chi distrusse monumenti e smosse tombe
Sentirà entrare il mondo russo con la sua armatura scintillante!
Nel corso dei secoli portiamo avanti con orgoglio la nostra missione
E crediamo che in futuro salveremo l’umanità
I social network e in onda vibrano in risonanza con noi
Mettiamo fine alle guerre e arriverà un nuovo mondo russo!
Sotto un inno e una bandiera comuni
Nonostante i nemici e tutti i problemi
Ricordiamo come al Reichstag
Abbiamo firmato con il nostro nome la vittoria!
E attraverso la gioia e il dolore,
Guadagni, perdite.
Lo diremo ai nostri figli
Quanto crediamo nel nostro Paese!

Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.

Tutti i video (senza testo) si trovano in:

Rutube, Youtube, Platforma e www.flipnews.org.

Ci trovate anche in Telegram (in italiano) e Телеграм (in russo).

Per donazioni (anonime) e sponsorizzazioni (pubbliche) in rubli:

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Beneficiary’s name: Bernardini Mark

lunedì 8 gennaio 2024

059 Italiani di Russia

Cinquantanovesimo notiziario settimanale di lunedì 8 gennaio 2024 degli italiani di Russia. Come previsto, qui siamo reduci da un meno 26 sotto zero, ora siamo ad appena meno 22, percepiti come meno 27. Buon ascolto e buona visione.

Disclaimer

Questa puntata del notiziario è in versione censurata sulla piattaforma democratica yankee YouTube. Potete vedere la versione completa sulla piattaforma RuTube. YouTube è una controllata della democratica yankee Google (come anche Blogspot, se è per questo). Si trova a San Bruno, in California. RuTube si trova a Mosca, è una controllata di Ruform, i suoi asset digitali appartengono a Gazprom Media.

Che è successo? Nel finale, come sfondo alla mia consueta richiesta di contribuire volontariamente al mio lavoro, con le mie coordinate bancarie in sovrimpressione, avevo messo un paio di minuti di un video animato, senza audio, dedicato al Natale. YouTube ha bloccato tutto il notiziario, in tutto il mondo, affermando che i diritti d’autore di tale video appartengono a, pensate un po’?... Marija Zacharova. E’ una menzogna risibile facilmente smentibile.

  1. Marija Zacharova stessa ha postato questo video (però con addirittura l’audio di un suo componimento musicale) sul suo canale Telegram, da dove ovviamente è inoltrabile, condivisibile, copiabile, diffondibile, moltiplicabile, replicabile (io stesso l’ho preso da lì).

  2. La piattaforma democratica yankee YouTube ha sanzionato Marija Zacharova due anni fa, cancellandole l’account, senza spiegazioni, dopo l’inizio dell’operazione militare speciale russa in Ucraina. Dunque, le hanno cancellato anche i diritti d’autore.

  3. Se davvero ci fosse un problema di diritti d’autore, la prima piattaforma dove avrei dovuto essere bloccato è proprio RuTube, essendo oltretutto russa. Non è così, segno che non solo la Zacharova non ha nulla in contrario, ma che probabilmente è anche contenta.

  4. Riassumendo, un frammento di un frammento, privato dell’audio e con un testo in sovrimpressione.

Tutto ciò premesso, eccovi il testo e i filmati del notiziario.

Attualità

Il Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri italiano Antonio Tajani: “L’Unione europea deve formare proprie forze armate che possano svolgere un ruolo nel mantenimento della pace e nella prevenzione dei conflitti. Se vogliamo essere portatori della pace nel mondo, abbiamo bisogno di un esercito europeo. Questo è un prerequisito fondamentale per un’efficace politica estera europea. In un mondo con attori potenti come USA, Cina, India, Russia e con crisi che si estendono dal Medio Oriente all’Indo-Pacifico, i cittadini italiani, tedeschi, francesi o sloveni possono essere protetti solo da ciò che già esiste, e che si chiama Unione Europea. Pertanto la difesa e l’esercito comune devono diventare un fatto concreto. E questo non può essere rinviato”.

Esercito dell’UE? Forse dovreste iniziare sviluppando il vostro vaccino contro il Covid? O imparare a proteggere umanamente, nel rispetto dei vostri obblighi internazionali, i confini dell’Unione europea? Risolvere la questione dei rifugiati e dei migranti? E solo allora creare un esercito.

Ed ecco la risposta immancabile della caustica (e perciò a me simpatica) Marija Zacharova. “Me ne ero completamente dimenticata. Prima di formare un esercito unificato, sarebbe bene capire con quale carburante funzionerà e volerà. E poi il presidente americano arriverà a Bruxelles e dirà che aumenterà il prezzo del carburante se l’esercito dell’UE non attaccherà coloro che lui indica. A proposito, perché allora ogni Paese della NATO (leggi, UE) dovrebbe pagare somme colossali al “tesoro comune” (e, di fatto, a Washington), che, come affermato, vanno a garantire la loro sicurezza?”.

Mysl Polska: la più grande sconfitta dell’Europa nella guerra in Ucraina

Un interessante analisi dell’uomo d’affari e commentatore politico austriaco Gerald Markel, che ha riassunto in modo esaustivo la politica europea in merito alla guerra in Ucraina. Ringrazio InfoDefense Italia per la traduzione.

“Cosa resta dell’Ucraina? Abbiamo perso tutti. Dei famosi “valori europei” non rimane più nulla. La guerra in Ucraina sta entrando nella fase finale: la Russia vincerà questa guerra su tutti i fronti: militare, geopolitico ed economico. Come è potuta accadere questa catastrofe, questa sconfitta storica dell’Occidente? La risposta è semplice: l’Occidente collettivo ha superato ovunque i propri limiti autoimposti.

L’Europa non solo non ha condannato l’uso di munizioni all’uranio arricchito da parte degli ucraini, i bombardamenti a tappeto con munizioni a grappolo dei militari e civili, ma li ha addirittura negati categoricamente. L’Occidente ha accettato dei veri nazisti nelle unità regolari dell’Esercito Ucraino e ha semplicemente ignorato le loro atrocità commesse a Mariupol’.

L’Occidente ha perso ogni credibilità e integrità morale negli occhi del resto del mondo perché, da un lato, abbiamo preso per oro colato tutte le voci sulla colpevolezza della Russia su quell’attacco al mercato che è stato effettivamente causato dai missili lanciati dagli ucraini. D’altro canto, abbiamo idealizzato l’Ucraina come “Faro di libertà e di valori democratici”, come “Difensore dell’Europa”, come “Modello di valori europei” e l’abbiamo glorificata in un modo propagandistico del tutto assurdo.

Non è la Russia ad essere isolata, ma l’Europa occidentale.

La Russia non è una roccaforte del male. l’Ucraina è molto lontana dall’essere un Paese di tipo europeo. Se fossimo più realistici e meno ipocriti, il resto del mondo non reagirebbe con tanto disprezzo nei confronti di noi europei che abbiamo seppellito la nostra morale e la nostra cultura negli ultimi due anni.

E qui arriviamo al fallimento geopolitico: non è la Russia, siamo noi ad essere isolati dal resto del mondo. Il mondo intero non ha condannato la guerra in Ucraina che viene percepita per quello che è: una guerra per procura tra Occidente e Russia sul suolo ucraino.

E poiché il resto del mondo non vuole avere niente a che fare con tutto ciò, la loro rabbia per il danno collaterale arrecato ai propri interessi economici è incommensurabile. Nessuno nel resto del mondo si sorprende del fatto che la Russia non può permettere alla NATO di avvicinarsi ai suoi confini immediati – ci si chiede allora del perché siamo sorpresi e indignati di un attacco provocato da noi stessi?

Il segretario alla Difesa britannico Grant Shapps ha scritto sul suo blog network X: “Il mondo si è rivoltato contro la Russia, costringendo Putin a chiedere aiuto alla Corea del Nord per continuare la sua invasione illegale. Allo stesso tempo, la Russia ha violato numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, mettendo a rischio la sicurezza di un’altra regione del mondo. Tutto questo deve finire. Insieme ai nostri partner, faremo pagare alla Corea del Nord un prezzo elevato per il sostegno alla Russia”.

  1. Quand’è che Grant Shapps scriverà quante risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la Gran Bretagna ha violato negli ultimi 50 anni? Ad esempio, con l’invasione dell’Iraq.

  2. Come vanno le cose con le Isole Malvinas (Falkland)? Sarebbe necessario chiarire il destino del cacciatorpediniere Sheffield, affondato nelle loro acque nel 1982, a causa della presenza di armi nucleari a bordo. Permettetemi di ricordarvi che, a quel tempo, furono pubblicate le fotografie dei marinai fuggiti dallo Sheffield, che, per una strana coincidenza, indossavano indumenti protettivi anti-radiazioni. In quegli anni, i predecessori di Shapps al Ministero della Difesa britannico negavano la presenza di armi nucleari sulle navi da guerra dirette alle isole. Ma vent’anni dopo a Londra, come nella storia dell’Iraq, si ricordarono di aver mentito un po’. Un po’. La Gran Bretagna non poteva più negarlo e nel 1982 confermò che a bordo delle navi c’erano anche armi nucleari. Secondo un rappresentante ufficiale del Ministero della Difesa britannico, “le bombe nucleari di profondità WE.177 a bordo di diverse navi sono state trasferite ad altre navi che tornavano nel Regno Unito, e nessuna carica nucleare è entrata nelle acque territoriali delle Isole Falkland”. Dovremmo verificarlo, non credete?

  3. Capisco che la cattiva educazione inglese sia già diventata il segno distintivo del governo britannico. Shapps può fare una semplice operazione aritmetica: sottrarre il numero dei Paesi della NATO dal numero degli Stati che compongono la maggioranza mondiale. La conclusione deludente è che non sa far di conto.

  4. La Gran Bretagna è stata anche il più grande impero coloniale nella storia dell’umanità: i suoi possedimenti si estendevano su tutti i continenti abitati da persone.

Dato che la Corea è diventata la ragione del suo attacco, come non ricordare la sanguinosa guerra nella penisola coreana, alla quale la Gran Bretagna ha contribuito come parte della cosiddetta “Forza ONU”.

Ecco solo un breve elenco delle azioni neocoloniali di Londra negli ultimi tempi: la partecipazione delle forze aeree e terrestri britanniche insieme agli americani all’aggressione contro la Jugoslavia, alla distruzione dell’Iraq e della sua popolazione, della Libia, dell’Afghanistan, ai bombardamenti della Siria, e ora “protezione” del regime di Kiev, che, in violazione di tutte le risoluzioni sulla mancata fornitura di armi alle zone di conflitto, gli anglosassoni forniscono armi letali.

Ma Shapps ha ragione su una cosa: “Questa storia deve finire”.

La Russia ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU sulla questione delle forniture di armi all’Ucraina. In precedenza i Paesi occidentali avevano richiesto un incontro per il 10 gennaio sulla fornitura di armi dalla Repubblica Popolare Democratica di Corea alla Federazione Russa. Il Ministero degli Esteri russo aveva precedentemente definito tali accuse infondate e inconsistenti. La Zacharova ha dichiarato: la Russia soddisfa tutti i requisiti stabiliti nella risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite “per quanto riguarda l’interazione con la RPDC”.

Io però pongo una domanda molto più semplice, ancorché retorica: ammesso e non concesso (poco ammesso e per nulla concesso), USA, Italia, Inghilterra, Germania, Francia, Repubblica Ceca, Polonia, l’Unione Europea tutta, hanno diritto di riempire l’Ucraina di armi letali vietate dall’ONU, ed invece Corea del Nord o, che so io, Iran, se forniscono armi convenzionali alla Russia, sono criminali?

Sapete che negli ultimi mesi fatico a trovare nei media russi qualcosa che riguardi l’Italia, a parte lo sport. La conferenza stampa di Giorgia Meloni è arrivata persino qui.

Mantenere l’equilibrio tra le parti sul campo di battaglia è l’unico modo per raggiungere alla fine i negoziati di pace, afferma il primo ministro italiano Giorgia Meloni. Pertanto, è impossibile fermare la fornitura di armi all’Ucraina, poiché ciò porterà ad un’escalation del conflitto, ne è sicura.

Se l’Occidente non avesse sostenuto Kiev, il conflitto si sarebbe avvicinato ai confini dell’Italia. Eh? I russi che invadono l’Ungheria e l’Austria?

In precedenza, i media hanno riferito che il Consiglio dei Ministri italiano ha approvato un decreto che estende le forniture di armi all’Ucraina.

Allo stesso tempo, il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ritiene che il conflitto in Ucraina debba essere risolto al tavolo dei negoziati. In realtà, il concetto completo, come abbiamo ricordato due settimane fa, era che se non funziona la guerra, allora si passa alle trattative, mentre a noi avevano insegnato l’esatto contrario, e cioè che se non funziona la diplomazia, allora si passa alla guerra.

Nel 2024 voterà un numero maggiore di persone rispetto a qualsiasi altro anno in precedenza. L’elenco completo degli appuntamenti elettorali vede coinvolti 76 Paesi nel mondo in cui tutti gli elettori avranno la possibilità di esprimere il proprio voto. Fra di loro ci sono otto tra i più popolosi del mondo: Bangladesh, Brasile, India, Indonesia, Messico, Pakistan, Russia e Stati Uniti. Si voterà anche in Europa per eleggere il nuovo Parlamento europeo e ci saranno elezioni per le nuove assise in Austria, Belgio, Croazia, Lituania, Portogallo e Romania, mentre nuovi presidenti saranno eletti in Croazia, Finlandia, Lituania, Romania e Slovacchia. Altre elezioni sono programmate anche in Azerbajdžan (presidenziali), Bielorussia (parlamentari), Georgia (entrambe), Moldavia (presidenziali), Nord Macedonia (entrambe). Al voto locale anche la Gran Bretagna, che però rinnoverà il Parlamento e il governo solo all’inizio del 2025, mentre l’Islanda ha in programma in giugno le elezioni presidenziali.

Il 3 gennaio, il Ministero degli Affari Esteri francese ha annunciato la legittima difesa dell’Ucraina, rispondendo a una domanda della TASS sull’atteggiamento di Parigi nei confronti delle azioni delle Forze armate ucraine, che hanno lanciato un attacco con munizioni a grappolo vietate sui civili a Belgorod.

E’ chiaro il motivo per cui Parigi la pensa così. Ammettere il contrario significa ammettere la complicità nel crimine e nel terrorismo.

Ma nonostante questa smorfia del Ministero degli Esteri francese, tutti gli attuali leader europei che hanno deciso di fornire armi letali a Kiev dovranno rispondere.

In primo luogo, risponderanno politicamente al loro popolo, che li spazzerà via dalle cariche del potere. Macron, Scholz, Sunak sono candidati all’inevitabile retrocessione. E poi la punizione legale li raggiungerà. Saranno sicuramente interrogati per aver rovinato il tesoro e per aver sostenuto il regime corrotto di Kiev. La democrazia europea è diversa proprio perché non perdona la corruzione pubblica. In silenzio, prego, senza problemi. Ma sperperare il tesoro pubblico no: è un furto.

Il prossimo presidente francese porterà Macron in tribunale con voluttuoso piacere. Giustamente.

Nonostante il calo generale delle esportazioni italiane verso la Russia, dall’Italia hanno cominciato ad arrivare più articoli di moda, ha detto a RIA Novosti Ferdinando Pelazzo, capo della Camera di commercio italo-russa (CCIR).

“L’export legale dall’Italia continua a diminuire. Ma tutto ciò che riguarda la moda ha cominciato a crescere. Questi sono dati ufficiali. Ciò significa che gli italiani esportano sempre di più e le aziende russe acquistano. Questo è già un buon segnale”, ha detto Pelazzo.

Secondo lui, nel settore della moda, l’unico limite sanzionatorio è l’importo di 300 euro per capo.

Editoriale

E’ difficile trovare dei documenti che dimostrino che una menzogna è tale. Facciamo un esempio. Mettiamo che qualcuno vi accusi di rubare i portafogli alle vecchiette per strada. Non troverete alcun documento che dimostri la vostra innocenza, è l’accusa che deve mostrare la documentazione della vostra colpevolezza, quantomeno funziona così in uno stato di diritto. O dovrebbe funzionare in questo modo. Che lo abbia scritto Repubblica NON è la prova d’alcunché.

Da parte russa, posso dire solo che i russi non bombardano né hanno MAI bombardato i civili, non c’è dunque alcuna logica che inizino a farlo proprio adesso. Quello che invece succede, talvolta, è che la Russia bombardi i centri militari (pieni zeppi di consulenti e mercenari NATO, ma questo è un dettaglio), e che la contraerea ucraina, fornita dai Paesi occidentali, agisca in modo del tutto non professionale e che dunque i detriti dei missili russi cadano su siti civili.

A quel punto, gli ucraini dichiarano: i russi hanno ammazzato i civili. Subito la notizia viene ripresa da CNN, NYT, WP, WSJ, FT e quant’altri. Poche ore dopo, arrivano gli europei, con Monde, País, Frankfurter Allgemeine, e poi Repubblica, Corsera, Stampa, RAI. La reazione dell’uomo comune, a quel punto, è: qualcosa di vero ci sarà pure, se lo dicono tutti.

E le prove? Ma chissenefrega. La propaganda di guerra occidentale funziona così. E devo dire molto efficacemente.

Noto, con sincero disappunto, che i detrattori di questo notiziario usano spesso argomentazioni che fatico a definire tali. Per esempio, dico quel che dico non perché esprimo la mia opinione, ma perché sono ateo, dunque triste e solitario. A parte che non è vero, chi mi conosce di persona sa che rido spesso, ma cosa c’è da ridere con le centinaia di migliaia di morti innocenti, spesso in nome di una qualche religione? Solitario? Sono tuttora felicemente sposato da vent’anni e abbiamo una figlia e un figlio, ma non importa. Quando non si è d’accordo con me, mi si dice anche di leggere di più. Sospetto che tra i commentatori salottieri siano in pochi a poter vantare di avere letto più di me, anche in considerazione del mio bilinguismo, ma anche qui, non importa. Insomma, e qui mi riferisco a Visione TV, che è uno dei canali che ospita questo notiziario, ciascuno lo ascrive a ciò che più gli aggrada, e dunque via via diventa un canale religioso (scambiandolo per Radio Maria e Tele Pace), un canale di senza dio, un canale comunista, anzi un canale anticomunista, un canale filorusso e anti-italiano (almeno nessuno lo definisce filo-ucraino, almeno già grazie di questo), un canale di filo-vaccinisti ed anti-vaccinisti, globalisti ed antiglobalisti, complottisti ed anti-complottisti, sionisti ed antisemiti, e se non è conforme al nostro pensiero allora è un canale di traditori, dimenticando che è semplicemente un canale dove si discute, si può e si vuole discutere.

Ecco, io vorrei che la si smettesse con questa personalizzazione, perché lo scopo non è quello di discutere della mia modesta persona, ma di riflettere insieme sulle notizie che vi riporto, che altrimenti non vi arriverebbero, vista la censura del democratico occidente.

Aggiungo anche un’altra riflessione. Io non vado a commentare né sul sito di Repubblica, né su quello di Libero, lo riterrei una inutile perdita di tempo, che non ho. Perché taluni sfaccendati leoni da tastiera si sentono in dovere messianico di commentare questo notiziario denigrandone l’autore? E perché, quando non sono solo io a rispondergli che hanno torto, accusano gli altri di essere in realtà tutti miei cloni, dei bot che io stesso ho creato? No, dico: davvero è credibile che io abbia tutto ‘sto tempo come loro? Di mestiere faccio l’interprete e il traduttore, e sono anche piuttosto ben pagato, ho quattro bocche da sfamare, altro che bot e cloni. Ma avete capito? Siete tutti miei cloni e non ve ne eravate accorti! A vostra insaputa, come Scajola! Posso solo invitarvi a segnalare in massa i disturbatori e provocatori seriali, magari riusciremo a prendere i censori di YouTube per quantità, per sfinimento.

Considero questo spazio di commenti la nostra casa comune, un luogo di riflessione collettiva, e più lo saremo, più ci sarà chi viene a defecare sui tappeti in casa altrui. Così va il mondo. Pulire gli escrementi non basta, occorre proibire l’ingresso a chi non ha ancora imparato la differenza tra un cesso e un’aula magna.

Uno dei numerosi argomenti su cui mi scontro con i detrattori e delatori vari di questo programma, è anche quello delle Smart City. Anche stavolta, già li vedo delare con Visione TV: che ci fa uno come Bernardini su questo canale? Poi si scopre che non solo è la posizione della Russia, ma che è un’idea in voga fin dai tempi sovietici di mezzo secolo fa, non è un’invenzione moderna occidentale. Mi spiego. In Italia, la città più popolata è Roma, meno di tre milioni di abitanti. Mosca da sola fa più abitanti di tutto il Belgio messo insieme. E possiamo parlare di Parigi, Londra, Tokyo. Mettiamo che io abiti in periferia. Per comprare il pane, il latte, la carne, perché dovrei recarmi in centro? Non solo: se abitassi nel centro storico, che in qualunque megalopoli ormai è ridotto quasi esclusivamente ad uffici, perché dovrei recarmi in periferia per fare la spesa? Lascio tuttavia parlare Elizaveta Gerson, la corrispondente di NTV dall’Inghilterra, nella mia traduzione.

Oxford, anno di grazia 2050. La via principale è deserta, niente macchine, perché tutti se ne stanno rinchiusi in casa per paura di spostarsi dal luogo della loro residenza ufficiale di oltre 1.700 metri. Se dovessero farlo, sarebbero immediatamente fotografati, dal loro conto bancario verrebbero detratte cento sterline e trasferite sul conto del governo mondiale, composto da rettiliani, che governano la nostra Terra, che è piatta. Più o meno, questo è il quadro inquietante che si è formato nelle teste di molti inglesi particolarmente impressionabili, in questo hanno trasformato la vecchia, bonaria, utile idea sovietica dei microquartieri.

Sarebbe un errore pensare che ad Oxford abiti esclusivamente il corpo docente. La notizia che il consiglio comunale si stia occupando del problema di decongestionare i quartieri di abitazione è stata interpretata proprio così.

– Dicono che lo fanno per noi, ma lo fanno per loro, per le élite, faranno i soldi sulla nostra pelle, ci controlleranno.

– Tutti indietro!

L’urbanista della Sorbona Carlos Moreno, autore dell’idea delle città dei 15 minuti, quando tutto è a un tiro di schioppo, ha cercato di spiegare:

– E’ semplicemente un tentativo di rendere la vita a misura d’uomo, e non di espanderla fino a dimensioni disumane e costringerci ad adattarci.

Anche al Parlamento britannico non difendono tutte le dissertazioni universitarie, e non tutti i deputati hanno studiato, per esempio Nick Fletcher, della città di Lancaster: anche lui ha timore di questa idea. Probabilmente, teme che lo costringano a lavorare a 15 minuti da casa, a Lancaster.

– Propongo di discutere questa concezione socialista internazionale, delle cosiddette città dei 15 minuti, o dei 20 minuti nei paraggi. Questa idea priverà i cittadini della loro libertà.

L’idea del socialismo nocivo e della longa manu rossa di Pechino e Pyongyang è stata sviluppata da un canale televisivo britannico di estrema destra, titolando “La follia dei 15 minuti”:

– Le strade delle città britanniche saranno sbarrate e controllate dalle telecamere, che leggeranno i numeri delle targhe, roba da fare invidia a Pyongyang.

Philip Oldfield, professore di architettura a Sidney, ha riassunto il tutto nel seguente modo: “se avessi dovuto indovinare quale sarebbe stata la teoria del complotto più folle del 2023, mai avrei supposto che sarebbe sorta sulla base dell’idea dei negozi a distanza pedestre.

Tuttavia, questa idea non è stata inventata nel 2016, e non dall’urbanista della Sorbona Carlos Moreno, che peraltro ha avuto anche un riconoscimento per questa invenzione, bensì in Unione Sovietica, col nome rigidamente funzionale di “microquartieri”:

– La nostra gente non va mica in taxi a comprare il pane!

Panetteria, lavanderia, tutto sottomano. Ecco il racconto di uno scolaro sovietico di Zelenograd:

– La scuola si trova a due passi, ci arrivo in pochi minuti a piedi, sempre lì si trova il centro commerciale, nel nostro microquartiere abbiamo anche il cinema. Mi piace vivere nella nostra città.

Sarebbe questo l’inferno socialista con cui gli inglesi spaventano gli uni agli altri, come gli adulti terrorizzano i bambini con le favole sulla strega cattiva. D’altra parte, hanno paura non tanto del socialismo, ma che il governo riesca a trasformare persino la semplice e radiosa idea di una breve passeggiata per recarsi al lavoro in una zucca di Cenerentola, in una solenne panzana, in una vergogna e in un’umiliazione.

Caro Mark Bernardini, buongiorno. Sono un pensionato di Petropavlovsk Kamčatskij. Volevo chiederti: è vero che hai tanti sosia, doppioni, cloni e bot? E cosa ne pensi dei pericoli che l’intelligenza artificiale e le reti neurali portano nelle nostre vite?

Vedo che potresti essere come me e parlare con la mia voce, ma ho pensato e deciso che solo una persona dovrebbe assomigliarmi e parlare con la mia voce. E quella persona sarò io.

Grazie!

Prego!

Tornerò!

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Ve ne propongo una di mezzo secolo fa, del gruppo Samocvety (letteralmente, “Pietre semipreziose”). Il mio indirizzo non è un palazzo o una via, il mio indirizzo è l’Unione Sovietica! La registrazione originale ve la trovate da soli, e poi oltretutto direste: “come sono vecchi, ‘sti russi”, dimenticando che i costumi di scena di cinquant’anni fa erano uguali sia in URSS che in Italia.

Io però vi propongo una esecuzione di oggi, la cosa pazzesca è che non è cantata da dei professionisti, ma dai lavoratori e dai dirigenti di Rosatom, l’agenzia di Stato per l’energia atomica. C’è addirittura il capo dei capi, viceministro, Aleksej Lichačëv, che uno è abituato a vedere immancabilmente in giacca e cravatta, e qui invece s’è messo il “chiodo”… Se non vi viene da ballare siete davvero morti dentro!

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