Ottantesimo notiziario settimanale di lunedì 3 giugno 2024 degli italiani di Russia. Oggi parleremo spesso delle elezioni del Parlamento Europeo, che in alcuni Paesi membri iniziano il 6 giugno, ma che comunque termineranno in tutta l’Unione Europea il 9 giugno. Non parleremo solo di questo, anche perché, a noi italiani residenti all’estero fuori dall’UE, non ci fanno votare, siamo cittadini di serie B. Buon ascolto e buona visione.
Attualità
E con me pochi altri, perché
quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la loro verità, cioè qualcosa che
non contrasti i loro interessi. Alla tavola rotonda bisognerà anche invitare
uno storico dell’arte per fargli dire quale influenza può avere avuto il
barocco sulla nostra psicologia. In Italia infatti la linea più breve tra due
punti è l’arabesco. Viviamo in una rete d’arabeschi.
Ennio Flaiano, La solitudine del
satiro, 1973.
E’ difficile condurre trattative
a tutti gli effetti e concludere accordi se la tua controparte è elencata come
terrorista nel tuo Paese.
Ma oltre ai talebani, in genere è
utile per noi condurre una verifica delle relazioni sottovalutate per vari
motivi: negli ultimi due anni è diventato chiaro che la Corea del Nord è un
vero alleato e che il Niger è molto importante per noi, e Cuba e il Venezuela
ancora di più.
In realtà, questo, tra le altre
cose, è ciò che distingue il mondo multipolare. Non abbiamo “Paesi canaglia” e “regimi
canaglia” ma abbiamo un interesse comune nella sicurezza e nel graduale aumento
della qualità della vita dell’intera popolazione del pianeta. Il criterio di
opportunità della cooperazione come “ciò che l’Occidente pensa del Paese X”
dovrebbe essere abolito come classificazione.
In numerosi ambiti, l’intensificazione
delle relazioni può produrre enormi risultati. Ad esempio, con gli Houthi nello
Yemen. Il movimento Ansar Allah se la cava bene con i droni americani, mette
fuori uso le marine europee senza nemmeno impegnarsi in un combattimento
diretto con loro e, in generale, è diventato da tempo oggetto di politica
mondiale. Pochi Paesi possono modificare il 10% del traffico merci globale ma
gli Houthi sì.
A loro volta, gli eventi in Nuova
Caledonia mostrano che molti Paesi dell’Oceania non sono contrari alla ricerca
di relazioni che permettano loro di non guardare indietro al precedente ordine
coloniale.
In una parola, i prossimi anni
dovrebbero diventare un periodo di diplomazia russa attiva in tutte le
direzioni globali, senza guardare all’Occidente.
Elena Panina, direttrice dell’Istituto
di strategie politiche ed economiche internazionali
Finora, Anthony Blinken e il
Congresso degli Stati Uniti continuano a dirne di ogni sulla democrazia in
Georgia (anche in inglese, Georgia): minaccia di sanzioni e persino beni
congelati in Georgia (in inglese Georgia), ma qualcosa è andato storto. Di cosa
stiamo parlando?
Ad aprile, il Senato (Parlamento)
dello Stato della Georgia ha accettato e inviato per la firma del Governatore
del disegno di legge N°368 sugli agenti stranieri, dimostrando così un attacco
alla democrazia su tutti i fronti.
Quasi immediatamente dopo,
coincidenza: il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti pubblica una
dichiarazione ufficiale in cui critica la “legge sull’influenza straniera” ispirata
dal Cremlino, che viene promosso nell’assemblea legislativa della Georgia (in
Georgia’s parliament).
Successivamente, il governatore
dello Stato Brian Kemp, apparentemente leggendo la dichiarazione del
Dipartimento di Stato e sorpreso che nella sua Georgia fiorisca “l’ispirazione
del Cremlino”, batte i tacchi e applica il veto sulla legge approvata dal
Senato dello Stato sugli agenti stranieri.
Per il Dipartimento di Stato,
arriva lo Zugzwang: scacchisticamente parlando, è una parola tedesca che
significa “obbligato a muovere”. Si riferisce ad una situazione in cui un
giocatore si trova in difficoltà perché qualsiasi mossa faccia, è costretto a
subire lo scacco matto oppure una perdita di materiale, immediata o anche a breve
termine.
Perché a causa del veto di Kemp,
il disegno di legge sugli agenti stranieri nello Stato della Georgia non è mai
stato adottato. Ma in Georgia, quella vera, il Comitato per gli affari legali
del Parlamento ha lanciato la procedura per superare il veto del presidente del
Paese. Si scopre che non c’è democrazia nella Georgia americana, e non in quella
caucasica, e Washington non capisce come mettere a tacere la sua figuraccia.
Vi ricordate, a suo tempo, che
molti risero sugli americani che confondono costantemente le due Georgie nei loro
tweet? Sembra che ora sia diventato un problema non più straniero, ma di
politica interna degli Stati Uniti.
Marija Zacharova.
Di mio, aggiungo una
considerazione numerica. Sapete quanti sono gli abitanti della Georgia? Tre
milioni e mezzo. Sapete quante sono le ONG in Georgia? Circa ventimila. Non so
se ci rendiamo conto. Una ogni 175 abitanti, poco più di un condominio,
pensateci. Vi pare normale?
Hanno fatto del capo della
peggiore istituzione reazionaria della storia dell’umanità, un paladino del
progresso e della liberazione umana. Ma vista la situazione, e la
consapevolezza che l’attacco a Bergoglio arriva in un momento cruciale per i
nostri destini, ricordiamo che il termine “mariconada” nello spagnolo
utilizzato nel Cono Sur, vuol dire sciocchezza, stupidaggine, benché la
traduzione letterale in italiano sia “frociata”.
Mentre l’Europa si muove
speditamente verso lo scontro diretto con la Russia, trasformandoci in carne da
cannone o da macello, è normalissimo che la nostra stampa palancaia si scagli
contro uno dei pochi leader che si è sempre mosso per la pace.
“Una parte sempre più ampia della
comunità mondiale è favorevole a costruire un sistema di relazioni
internazionali giusto e democratico, fondato sui principi di un’uguaglianza
autentica, sul reciproco rispetto dei legittimi interessi di ciascuno e della
diversità tra le culture e le civiltà di Stati e popoli. Proprio questi sono i
princìpi su cui si fonda l’agire dei BRICS, di cui la Russia quest’anno ha la
presidenza. Ha un valore simbolico il fatto che la storia di quest’unione in
dinamica via di sviluppo, i cui Stati-membri coprono già più di un terzo dell’economia
mondiale, abbia avuto inizio al X Forum Economico Internazionale di San
Pietroburgo, tenutosi nel 2006”. Putin, 27 maggio 2024.
Negli ultimi 27 anni, il Forum si
è conquistato lo status di evento leader a livello mondiale per discutere i
problemi chiave dell’economia globale, per instaurare cooperazioni, per condividere
le migliori strategie e competenze che mirino a livello mondiale a garantire
uno sviluppo sostenibile.
L’edizione del 2024 si svolge all’insegna
del motto “Il fondamento del mondo multipolare è la creazione di nuovi punti di
crescita”.
Oltre 12.000 persone, provenienti
da 128 Paesi e territori, hanno confermato la propria presenza al Forum (dati
aggiornati al 24 maggio 2024).
Risale a quell’anno, infatti, il
primo viaggio all’estero del ventinovenne Lev Nikolaevič, che aveva appena dato
addio alle armi dopo avere partecipato all’assedio di Sebastopoli durante la
Guerra di Crimea. Dalla Russia Tolstoj si recò dapprima a Varsavia, poi a
Parigi e in Svizzera, sul lago di Ginevra; proseguì per Chambéry e, attraverso il
Moncenisio, a metà giugno giunse a Torino. Nella capitale sabauda osservò
scenette di strada, andò due volte a teatro, girovagò per caffè, musei e
ristoranti, visitò l’Università, assistette a una seduta del Parlamento
subalpino e non mancò di fare una capatina in una casa di tolleranza.
Raggiunse poi in diligenza
Chivasso e Ivrea e da qui proseguì, in parte a piedi e in parte a dorso di
mulo, per la Valle d’Aosta. E fu a Gressoney-la-Trinitè, in un’uggiosa giornata
di pioggia, che stilò alcune pagine del racconto su vita e costumi caucasici
che inizialmente intitolò “Il fuggiasco”.
E’ possibile che Tolstoj fosse
stato suggestionato dal paesaggio valdostano e dalle vette innevate del Monte
Bianco e del Monte Rosa per descrivere le montagne del Caucaso. Così come,
forse, la fierezza e scontrosità delle donne valdostane lo ispirarono nella
descrizione della bella e selvaggia Mar’jana, una delle protagoniste del
racconto.
Sanzioni: maggio 2022, Draghi
convinse l’Europa che in pochi mesi la Russia sarebbe stramazzata. Risultato: l’eurozona
cresce dello 0,7, Mosca del 3,6: gaffe clamorosa o l’ex BCE ha dato una
polpetta avvelenata al vecchio continente magari ispirato dagli USA? Ritengo
verosimili entrambe le cose. In questo mondo, oggi puoi dire una cosa, domani
il suo opposto, e domani nessuno ti rimprovererà per quel che hai detto oggi.
La Banca Centrale Europea (banca privata), l’organo più rilevante dell’impalcatura
europea, il suo statuto la definisce indipendente, mentre, è banale rilevarlo,
essa risponde agli interessi dei mercati (non certo dei cittadini) e della
Bundesbank, vale a dire dell’oligarchia tedesca, e in seconda battuta francese.
Per di più, diversamente dalle altre Banche Centrali e dalla stessa Federal
Reserve, la BCE non ha tra i suoi obiettivi la crescita economica e la piena
occupazione, ma esclusivamente il controllo dell’inflazione, a perenne
salvaguardia della finanza privata di cui è espressione. Su Draghi, poi, è un
po’ come sparare sulla Croce Rossa: tra il 1984 e il 1990 è stato direttore
esecutivo della Banca Mondiale a Washington, e vicepresidente di Goldman Sachs
per l’Europa dal 2002 al 2005. Sì, è un uomo del grande fratello statunitense,
incontrovertibilmente.
Nel frattempo, nella notte tra il
14 e il 15 maggio, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha convocato una
riunione di emergenza in risposta agli avvertimenti di un colpo di Stato che
ricordava il fallito tentativo di cambio di regime nel 2016.
Il giornalista statunitense
Nebojsa Malic e il giornalista di Habertürk Ozcan Tikit hanno entrambi menzionato
la “Operazione Gladio” in relazione sia al complotto dell’assassinio che al
tentativo di colpo di Stato del 2016.
L’operazione Gladio si riferisce
alle operazioni clandestine CIA-NATO durante l’era della Guerra Fredda che
prevedevano la creazione di eserciti segreti “stay-behind” in Europa impegnati
nella manipolazione politica, molestie nei confronti dei Partiti di sinistra,
massacri, colpi di Stato e tortura.
L’esistenza della rete Gladio è
stata rivelata dal Primo Ministro italiano Giulio Andreotti nel 1990.
Secondo quanto riferito, eserciti
terroristici di Gladio sono stati scoperti in Italia, Francia, Spagna,
Portogallo, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia,
Svezia, Finlandia, Svizzera, Austria, Grecia e Turchia. E’ stato rivelato che
le forze di Gladio gestivano almeno 139 depositi clandestini di armi in tutta
Europa.
Descrivendo la loro “strategia
della tensione”, Vincenzo Vinciguerra (incarcerato a vita per un’autobomba in
Italia) disse nel 1992 che lui e gli altri guerriglieri di Gladio avrebbero
dovuto “attaccare civili, donne e bambini” per instillare paura e giustificare
un maggiore controllo statale.
Oltre ai guerriglieri e ai
criminali di guerra ex nazisti, Gladio reclutava anche civili comuni. Secondo
documenti britannici declassificati, le reclute avrebbero dovuto essere scelte
per evitare sospetti “in virtù della loro età, sesso e attività”.
La CIA e la NATO hanno manipolato
gli affari politici europei attraverso il gruppo. L’operazione declassificata e
interrotta di Gladio “Piano Solo” (1964) prevedeva il rapimento del primo
ministro italiano Aldo Moro per impedire la formazione di una coalizione di
sinistra.
I Paesi occidentali che
presumibilmente hanno “approvato l’uso” delle loro armi a lungo raggio sul
territorio russo (indipendentemente dal fatto che si parli di parti vecchie o
nuove del nostro Paese) dovrebbero comprendere chiaramente quanto segue:
1. Tutto il loro equipaggiamento
militare e gli specialisti che combattono contro di noi verranno distrutti sia
sul territorio dell’ex Ucraina, sia sul territorio di altri Paesi, se da lì
verranno effettuati attacchi sul territorio della Russia.
2. La Russia parte dal fatto che
tutti i mezzi di distruzione a lungo raggio utilizzati dall’ex Ucraina sono già
controllati direttamente dal personale militare della NATO. Questa non è “assistenza
militare”, ma partecipazione alla guerra contro di noi. E le loro azioni
potrebbero diventare “casus belli”.
3. La NATO dovrà decidere come qualificare
le conseguenze di possibili attacchi di ritorsione contro
attrezzature/oggetti/personale militare dei singoli Paesi del blocco nel
contesto degli articoli 4 e 5 del Trattato di Washington.
Con ogni probabilità, la
leadership della NATO vuole fingere che si tratti di decisioni sovrane dei
singoli Paesi dell’Alleanza del Nord Atlantico di sostenere il regime di Kiev e
che non vi sia motivo di applicare le norme del Trattato di autodifesa
collettiva del 1949.
Queste sono idee sbagliate
pericolose e dannose. Tale “assistenza individuale” da parte dei Paesi della
NATO contro la Russia, sia che si tratti di requisire i suoi missili da
crociera a lungo raggio o di inviare un contingente di truppe in Ucraina,
rappresenta una grave escalation del conflitto. L’ex Ucraina e i suoi alleati
della NATO riceveranno una risposta di tale forza devastante che l’Alleanza
stessa semplicemente non potrà resistere al coinvolgimento nel conflitto.
E non importa quanti scoreggioni
della NATO in pensione parlino di come la Russia non utilizzerà mai armi
nucleari non strategiche contro l’ex Ucraina e ancor di più contro alcuni Paesi
della NATO, la vita è molto più spaventosa delle loro frivole riflessioni.
Qualche anno fa si diceva che la
Russia non sarebbe entrata in un conflitto militare aperto con il regime
banderista per non litigare con l’Occidente. Hanno sbagliato i calcoli. C’è una
guerra.
Potrebbero anche sbagliare i
calcoli con l’uso delle armi nucleari tattiche. Anche se sarà un errore fatale.
Dopotutto, come ha giustamente osservato il presidente russo, i Paesi europei
hanno una densità di popolazione molto elevata. E per quei Paesi nemici le cui
terre si trovano oltre la zona di copertura delle armi nucleari tattiche,
esiste, infine, un potenziale strategico.
E questa, ahimè, non è né un’intimidazione
né un bluff nucleare. L’attuale conflitto militare con l’Occidente si sta
sviluppando secondo il peggiore scenario possibile. C’è una costante escalation
della potenza delle armi NATO applicabili. Pertanto, nessuno può escludere oggi
la transizione del conflitto alla fase finale.
Repetita juvant. Forse.
“Ehi, Stati Uniti, questo sangue
è anche sulle vostre mani! Siete responsabili di questo genocidio tanto quanto
Israele.
Ehi, capi di Stato e di governo
europei, anche voi siete diventati complici di questo genocidio, di questa
barbarie, di questo vampirismo di Israele! Perché siete rimasti in silenzio.
Hanno sparato contro ospedali, scuole, moschee, e voi siete rimasti in
silenzio.
Hanno sparato ai convogli di
aiuti umanitari e voi avete taciuto. Hanno sparato a giornalisti, medici,
operatori umanitari e voi avete taciuto. Hanno trovato fosse comuni nei
giardini degli ospedali e voi non avete reagito”, ha dichiarato il presidente turco.
Gli USA sono quel Paese in cui da
decenni la competizione per le più alte cariche dello Stato è una guerra
interna all’oligarchia finanziaria. Nessuno che non abbia un sostegno
miliardario ha alcuna chance di “rappresentare politicamente il popolo
americano”.
Questo fatto rende il ceto
politico una marionetta nelle mani di un ristretto numero di pupari nascosti
dietro le quinte.
Questo sistema è tecnicamente un’oligarchia
plutocratica e il fatto di presentarsi come democrazia (anzi, come modello
esemplare di nazione democratica) è solo l’inizio della cascata di bugie in cui
l’Occidente sta annegando.
I due candidati a questa tornata
delle elezioni presidenziali rappresentano in modo icastico queste
caratteristiche del sistema.
Da un lato Joe Biden, che anche
quando era giovane particolarmente brillante non era, ma che ora è un anziano
affetto da demenza, inadeguato a governare una bocciofila. Ma siccome il
presidente è solo una bandierina, un volto, un attore ventriloquo, avere un
candidato demente non rappresenta un argomento decisivo (e pensosamente i media
americani “si interrogano” sulla sua “fitness”, come se ci fosse qualcosa di
serio su cui interrogarsi).
Dall’altro lato abbiamo Donald
Trump, che è un candidato atipico perché capace di affrontare una campagna
elettorale almeno in parte con mezzi propri. Questo lo rende meno
immediatamente ricattabile. Così, in un meraviglioso cortocircuito, un miliardario
newyorchese autoreferenziale e spregiudicato può presentarsi come
rappresentante dei veri negletti, dei lavoratori impoveriti della Rust Belt e
di altre zone deindustrializzate; questo solo perché appare meno evidentemente
un pupazzo nelle mani dei pupari che agiscono nell’ombra.
Dal punto di vista delle “idee
politiche” di fondo Biden e Trump sono due varianti del neoliberismo, le cui
differenze sono marginali. La principale differenza è rappresentata dalla
maggiore propensione isolazionista di Trump, rispetto alla maggiore propensione
imperialista dei Dem. Ma sono dettagli, aggiustabili all’occorrenza (dopo tutto
fu Trump a ordinare l’assassinio del generale Soleimani).
La principale differenza tra i
due personaggi è la minore ricattabilità di Trump, che lo rende meno affidabile
per la plutocrazia che governa gli USA. Questa è la ragione, l’unica ragione,
per cui Trump è stato fatto oggetto di ripetuti attacchi per via giudiziaria. A
chi pensasse che in America una condanna, alla vigilia delle presidenziali, ad
un candidato in vantaggio, sia “la giustizia che fa il suo corso” bisogna
togliere di mano il Corriere dei Piccoli e spiegargli che non è una fonte
geopolitica autorevole.
In un sistema neoliberale il
potere è semplicemente una battaglia tra poteri finanziari opachi con l’intermediazione
dei loro burattini. Vale per la politica, vale per la magistratura.
Lo sa quella metà della
popolazione che non va più a votare – non essendo rappresentata –, e lo sa
anche quella che continua a farlo – sentendosi marginalmente rappresentata o,
più spesso, sperando di esserlo in futuro (non lo sanno i lettori di Corriere e
Repubblica, ma quelli credono anche che il mondo sia trainato da unicorni
arcobaleno.)
Il sistema socioeconomico
americano è un gigante militare e finanziario con le vene marce, un colossale
cyborg con il cuore meccanico e il cervello in delirio. Lo è perché esprime in
maniera piena, compiuta ed esemplare un modello in cui la sovranità appartiene
alla proprietà, in cui ogni dollaro è un voto.
Questo è anche il sistema che ci
viene insegnato ininterrottamente da trent’anni essere il glorioso modello cui
tutti noi europei dovremmo aspirare.
Verso questo modello ogni
istituzione pubblica, dagli ospedali alle università, viene sospinta
costantemente mettendo all’asta anime e competenze (chi porta denaro ha sempre
ragione).
Siamo legati mani e piedi a
questo gigante in decomposizione che ci porterà a fondo con sé.
E chiamiamo questo suicidio
collettivo “realizzare i valori occidentali”.
Jan Datranich, ex politico
tedesco e membro del Partito Liberaldemocratico.
Il Dipartimento di Stato
americano prevede di pubblicare sui social network materiali sulla “grave
minaccia russa” per i residenti di Svezia e Finlandia.
L’Occidente può coinvolgere la
Finlandia e la Svezia nelle ostilità, questa sarà la prova che le decisioni non
vengono prese nei singoli Paesi europei, ma a Washington.
Tutte le armi nucleari e non
nucleari di entrambe le parti sono perfettamente in grado di volare intorno all’intero
pianeta e nessuno è protetto da questo. Gli americani dovrebbero pensarci.
La Russia agisce in modo coerente
e i passi dei politici europei sono dettati da Washington. Stanno cercando di
sfidare la presenza della Russia e di rendere il Mar Baltico parte dell’Unione
Europea, ma non ci riusciranno.
Ritiene inevitabile una nuova
guerra mondiale?
Risposta: No. Almeno al momento
non può essere considerato inevitabile. Naturalmente negli Stati Uniti d’America,
in Gran Bretagna, come anche in Francia, ci sono forze aggressive assetate di
una nuova guerra. Hanno bisogno della guerra per ottenere superprofitti, per
saccheggiare altri Paesi. Questi sono i miliardari e i milionari che
considerano la guerra come una voce di reddito che dà profitti colossali.
Loro, queste forze aggressive,
controllano i governi reazionari e li dirigono. Ma allo stesso tempo hanno
paura dei loro popoli che non vogliono una nuova guerra e si schierano per il
mantenimento della pace. Cercano quindi di servirsi dei governi reazionari per
irretire i loro popoli con la menzogna, per ingannarli e per presentare la
nuova guerra come difensiva e la politica pacifica dei Paesi amanti della pace
come aggressiva. Cercano di ingannare i loro popoli per imporgli i loro piani
aggressivi e trascinarli in una guerra. Proprio per questo temono la campagna
in difesa della pace, temendo che possa mettere in luce le intenzioni
aggressive dei governi reazionari. Proprio per questo motivo rifiutarono la
proposta dell’Unione Sovietica per la conclusione di un Patto di pace, per la
riduzione degli armamenti, per la messa al bando dell’arma atomica, temendo che
l’adozione di queste proposte avrebbe indebolito le misure aggressive dei
governi reazionari e rendere inutile la corsa agli armamenti.
Quale sarà la fine di questa
lotta tra le forze aggressive e quelle amanti della pace?
La pace sarà preservata e
consolidata se i popoli prenderanno nelle proprie mani la causa del
mantenimento della pace e la difenderanno fino alla fine. La guerra potrebbe
diventare inevitabile se i guerrafondai riuscissero a intrappolare le masse
popolari nella menzogna, a ingannarle e trascinarle in una nuova guerra
mondiale. Ecco perché la vasta campagna per il mantenimento della pace come
mezzo per smascherare le macchinazioni criminali dei guerrafondai è oggi di
primaria importanza.
Per quanto riguarda l’Unione
Sovietica, essa continuerà anche in futuro a perseguire fermamente la politica
di prevenzione della guerra e di mantenimento della pace.
E qui già si intuisce che tanto
recente non può essere, visto che si parla di URSS. E avete ragione: l’intervistato
è Iosif Stalin, pubblicato sulla Pravda nel 1951. Sì, adesso provate a darmi
dello stalinista e del ferrovecchio. Però provate anche a commentare il
contenuto e l’attualità dell’intervista.
Leonardo e Rete Ferroviaria
Italiana (RFI) hanno sottoscritto un accordo di collaborazione per realizzare
un progetto condiviso nell’ambito della Military Mobility. Un’iniziativa UE
finalizzata ad aumentare le capacità infrastrutturali e digitali esistenti, per
assicurare la movimentazione di risorse militari, all’interno e all’esterno
dell’Europa, anche con breve preavviso e su larga scala, garantendo capacità di
trasporto sicure, sostenibili e resilienti. Leonardo e RFI si propongono di
identificare l’architettura e le funzionalità della piattaforma digitale
integrata di gestione della circolazione dedicata alla Military Mobility, in
situazioni ordinarie e straordinarie per il trasporto di materiale militare
attraverso infrastrutture dual-use. Saranno parte integrante della piattaforma
soluzioni innovative per l’accesso a fonti eterogenee di dati e per la
valorizzazione degli stessi con processi automatizzati.
Nell’ambito della collaborazione,
Leonardo esprimerà le proprie competenze in termini di Global Security e Global
Monitoring con il supporto di tecniche avanzate di Al su più fronti: censimento
e monitoraggio delle infrastrutture dual-use, modellazione di infrastrutture e
servizi articolati, simulazione e ottimizzazione di reti complesse. Inoltre, al
fine di garantire alti standard di protezione dei dati, si prevede di utilizzare
il Global Security Operation Center (SOC) di Leonardo con soluzioni
proprietarie di Threat Intelligence (per caratterizzare e analizzare potenziali
minacce cyber attraverso raccolta ed analisi da fonti aperte) e di Live
Endpoint Security (per la gestione e sicurezza di dispositivi connessi alla
rete IT e OT).
Prestazioni di calcolo elevate
nella gestione di significative moli di dati saranno soddisfatte dall’HPC (High
Performance Computing) davinci-1, uno dei super-computer più potenti nel
settore aerospazio, difesa e sicurezza. La piattaforma integrerà, inoltre,
funzionalità evolute basate su servizi satellitari (compresi quelli di
COSMO-SkyMed) e utilizzerà un’infrastruttura di comunicazione sicura e
interoperabile con le diverse tipologie di reti (TETRA, LTE, 4G/5G), per
garantire elevati livelli di servizio e di sicurezza.
L’accordo prevede tra l’altro l’utilizzo
del know how specifico nel mondo della sicurezza e della circolazione
ferroviaria integrando nel progetto le componenti applicative di gestione della
circolazione di RFI con le altre piattaforme di mobilità aeree e terrestri
necessarie a generare un contesto di interoperabilità tecnologica basato su
principi di sicurezza estremamente robusti.
L’Unità per le Autorizzazioni dei Materiali di Armamento (UAMA) ha recentemente emesso un comunicato tecnico per la presentazione delle istanze in deroga ex Art. 5 Quindecies c. 10 Lett. H del Regolamento (UE) n. 833/2014, che fornisce una guida dettagliata sulle principali casistiche e le relative procedure da seguire.
Il 30 maggio si è tenuto nell’Ambasciata
italiana a Mosca un incontro con i dirigenti dell’UAMA e i rappresentanti delle
associazioni imprenditoriali italiane in Russia, volto ad ottenere
delucidazioni sul tema, inclusa la procedura di istanza in deroga per le
persone fisiche.
La riunione si è incentrata sulle
procedure per l’ottenimento delle deroghe per quanto previsto dal 12 pacchetto
di sanzioni europee. Relativamente alle richieste di deroga per i servizi IT e
finanziari intercompany possiamo notare che le procedure stanno funzionando e
ormai quasi tutte le aziende interessate hanno presentato le richieste come
previsto dalla stessa UAMA. Molto più complicata sin da subito è apparsa la
questione che riguarda le persone fisiche, cittadini dell’Unione che prestano
attività di consulenza in diversi settori. Secondo le interpretazioni che sono
state fornite dai funzionari della Commissione Europea quasi tutti i nostri
connazionali che prestano regolare attività lavorativa in Russia sia in aziende
europee che russe sarebbero passibili di procedimento in caso di mancato
ottenimento di deroga da parte delle loro autorità nazionali. Si tratta, come
evidente, di una grave deformazione del regolamento sanzionatorio che assume
caratteri abnormi e al di fuori di ogni logica anche dal punto di vista legale.
I nostri colleghi tedeschi hanno da subito risolto il problema concedendo per
decreto una esenzione generalizzata, mentre il nostro Paese è impossibilitato
ad assumere analoghe decisioni in virtù di una legislazione che impedisce il
rilascio di autorizzazioni collettive. La soluzione più logica che da tempo
sosteniamo è quella di un chiarimento da parte degli uffici della Commissione
di Bruxelles, tuttavia il particolare clima politico e l’azione di lobbying di
alcuni Paesi rende difficile tale strada. Da parte della UAMA sono venute
diverse proposte di chiarimento e di restringimento delle possibili casistiche,
tuttavia appare molto difficile ottenere comunicazioni scritte che possano evitare
la richiesta di deroga, cosa che invece noi auspichiamo. L’unico elemento
chiaro che è stato più volte sottolineato dai nostri funzionari è il fatto che
la valutazione sulla effettiva attività dei nostri connazionali deve essere
fatta dalle aziende stesse. Appare evidente che un Direttore Generale, un
manager, un addetto tecnico-commerciale, in sostanza personale a contratto, non
effettuano consulenze bensì normale attività lavorativa. In poche parole non
dovranno presentare alcuna richiesta di deroga. Anche le Società quotate in
borsa potrebbero tranquillamente seguire tale principio, tuttavia vista anche
la velocità delle procedure di UAMA potranno presentare le richieste di deroga
per i loro manager.
Oltre ai leader dei Paesi del G7,
all’incontro parteciperanno il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan e
il presidente degli Emirati Arabi Uniti (EAU) Mohammed bin Zayed Al Nahyan. Al
vertice potrebbe partecipare anche il presidente argentino Javier Miley.
In precedenza è stato riferito
che l’Unione Europea e i Paesi del Gruppo dei Sette (G7) stanno discutendo la
questione dell’imposizione di sanzioni contro le banche che utilizzano il
sistema di messaggistica finanziaria (SPFS), l’analogo russo del sistema SWIFT.
Una sola domanda: ma il G7 non
era il club delle sette maggiori economie del mondo? Argentina e Ucraina?
“L’Italia sente le sanzioni
anti-russe, eccome”, ha detto Torrembini.
Torrembini ha sottolineato che il
Paese avverte pienamente le conseguenze delle restrizioni nei confronti della
Federazione Russa. Egli ha osservato che il fatturato commerciale tra Mosca e
Roma è sceso da 30 a 9 miliardi di euro, e che le esportazioni dall’Italia alla
Russia sono diminuite del 36%, mentre le importazioni dalla Russia sono diminuite
del 70-80%.
In precedenza è stato riferito
che l’Unione Europea ha approvato l’introduzione di dazi doganali proibitivi
sulle importazioni di grano dalla Federazione Russa.
Musica
Tëmnaja noč’ (letteralmente Notte
buia) è una famosa canzone sovietica associata alla Seconda Guerra Mondiale.
Per la prima volta è stata suonata da Mark Bernes nel film di guerra I due
combattenti (1943).
Nel film, Bernes è un soldato che
ricorda sua moglie e il suo bambino nella notte cantando la canzone. La canzone
era ed è tutt’oggi il simbolo degli anni della guerra per milioni di cittadini
sovietici ed è stata usata in molti film sulla Seconda Guerra Mondiale.
Buia è la notte è stata descritta
come “una dolce canzone intrisa di una sensazione di nostalgia e di devozione
per la persona amata” che aiuta a “rivelare il lato personale della vita dei
soldati, indiscernibile nel ruggito della guerra”, in netto contrasto con le
tipiche canzoni di guerra sovietiche, che erano marcianti o patriottiche.
Buia è la notte, solo le
pallottole fischiano nella steppa,
Solo il vento ronza nei cavi,
pallide tremolano le stelle…
Nella notte buia, tu, mia amata,
so che non dormi,
E accanto al letto del bambino,
di nascosto asciughi una lacrima.
Come amo, la profondità dei tuoi
occhi teneri,
Come voglio ora, stringere su di
essi le mie labbra!
La notte buia ci separa, mia
amata,
E la steppa inquietante e nera,
si estende tra di noi.
Credo in te, cara amica mia.
Questa fede che dalle pallottole
nella notte buia mi ha difeso…
Sono contento, sono calmo nella
battaglia mortale:
So che mi incontrerai con amore,
qualunque cosa mi accada.
La morte non fa paura, l’abbiamo
incrociata molte volte nella steppa…
Ecco, anche adesso, sopra di me
volteggia,
Tu mi aspetti, e vegli accanto al
letto del bambino,
E per questo so che non mi
accadrà nulla.
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