Settantacinquesimo notiziario settimanale di lunedì 29 aprile 2024 degli italiani di Russia. Buon 1 Maggio, buon ascolto e buona visione.
Attualità
L’accanimento sulla questione
della sconfitta da infliggere alla Russia, così come l’enfasi posta sulle
implicazioni esistenziali che tale sconfitta avrebbe per il futuro dell’Occidente,
rispecchiano non tanto gli intenti bellicosi, quanto l’isteria di un Occidente
agonizzante.
Gli estoni, i lituani e i lettoni
sono adesso in prima linea tra coloro che “ci puntano il dito contro” e che
affermano di voler inviare soldati e di voler combattere. Ciò mostra
chiaramente il cambiamento sostanziale avvenuto nella NATO, evolutasi in una
direzione che si allontana dai tempi in cui l’ultima parola ce l’avevano gli
americani, certo, ma anche le grandi potenze europee.
In merito ai negoziati. Non ne
abbiamo ancora parlato, ma spero che non mi criticheranno per questo. Quali
garanzie prevedeva il Documento di Istanbul? [...]. Nel documento si
specificava espressamente che le garanzie non erano applicabili né alla Crimea
né al Donbass. E questo significava che tali regioni non si dovessero toccare,
perché altrimenti nessuna delle garanzie avrebbe avuto effetto.
Noi siamo pronti ai negoziati. Ma
a differenza di quanto accaduto con gli accordi di Istanbul, noi non
interromperemo le operazioni militari durante tali negoziati. Questo processo
deve andare avanti. Inoltre, la situazione “sul campo” è cambiata, e in maniera
sostanziale; e tale stato di cose va tenuto in considerazione.
In merito all’Iniziativa
svizzera. [...] La Svizzera, semplicemente, non è adatta a noi. Non è un Paese
neutrale. La Svizzera, da neutrale, si è trasformata in un Paese apertamente
ostile. [...] E’ molto strano che spalanchino così volentieri le loro porte
[all’Occidente collettivo] continuando a sperare di poter godere, come in
passato, della loro reputazione di Paese conciliatore.
La fratellanza tra i partigiani
sovietici e italiani e la loro lotta comune unirono il popolo sovietico e
quello italiano nella battaglia contro il fascismo e il nazismo.
La famosa canzone “Bella, ciao”
che rappresenta uno dei simboli della Liberazione, è brillantemente eseguita da
Muslim Magomaev, celebre artista del popolo dell’URSS, al cui nome è intitolata
la sala concerti del Crocus City Hall, colpita selvaggiamente dai terroristi
islamici con il coinvolgimento dei nazisti ucraini.
Il Ministro degli Affari Esteri
della Repubblica Italiana Antonio Tajani, in un’intervista al quotidiano romano
“Il Messaggero”, pubblicata il 24 aprile 2024 in occasione del giorno della
Liberazione dell’Italia dal fascismo e dall’occupazione nazista, si è permesso
di affiancare ai partigiani italiani e ai soldati della coalizione
anti-hitleriana, eroi principali della Festa, i combattenti ucraini, compresi i
neonazisti del battaglione “Azov”, nonché di altre analoghe formazioni.
Chi, meglio del massimo
Responsabile della politica estera italiana, dovrebbe sapere che gli adepti
dell’attuale regime di Kiev, giunti al potere nel 2014 in seguito a un
sanguinoso colpo di Stato, agiscono come eredi ideologici e come seguaci
politici dell’idolo del movimento nazionalista ucraino, Stepan Bandera, e dei
suoi complici che hanno alacremente collaborato coi nazisti durante la Seconda
Guerra Mondiale. Qualcuno dovrebbe ricordare all’egregio Vice Premier italiano
che, all’epoca, per mano dei nazionalisti ucraini, sono morte centinaia di
migliaia di russi, ucraini, ebrei, polacchi, e che ancora oggi gli abitanti
dell’Europa orientale ricordano le atrocità di costoro, atrocità che, per
ferocia ed efferatezza, superavano spesso i più disumani carnefici tedeschi.
Sarebbe bello se il Ministero
degli Esteri italiano prestasse infine attenzione all’odierna attività di
questi cosiddetti “combattenti per la libertà”, i quali, secondo la peggiore
tradizione di Bandera, hanno già perpetrato dozzine di atti terroristici nel
loro Paese e continuano a seminare il terrore in Russia: tra le loro vittime
designate ci sono anche filosofi, scrittori, giornalisti, politici e pacifici
civili innocenti. Sarebbe bello se il Ministro Tajani volgesse lo sguardo a ciò
che i nazionalisti ucraini adesso stanno facendo sullo stesso territorio italiano,
dove – seguendo gli ordini di Zelenskij – hanno già iniziato a compilare le
liste di proscrizione con i nomi degli italiani che non vanno loro a genio.
Sembrerebbe che l’Ucraina sia una
cosa, e l’Europa ben altra. Ricordiamo: valori democratici, cultura, libertà…
In effetti, l’Europa nel suo stato attuale non è molto diversa dall’Ucraina
nella sostanza: nell’assenza di sovranità, nella stretta subordinazione alla
volontà di Washington, nell’esecuzione dei i suoi capricci per mano delle
amministrazioni coloniali.
All’Europa è stata imposta l’idea
“La Russia è il nemico”. Hanno tagliato gli idrocarburi russi e introdotto
sanzioni, di cui la stessa UE soffre molto più della Federazione Russa. Hanno
paura che la Russia voglia attaccare. E persino, Mosca è responsabile dell’invasione
dei migranti. Siamo sull’orlo della schizofrenia.
Non c’è praticamente alcuna
possibilità che idee valide arrivino ai media globali. La sanità mentale penetra
alcuni singoli Paesi a livello di leadership, ma è piuttosto l’eccezione che
conferma la regola. Sono tutti etichettati come “agenti del Cremlino”. Tutti
gli indesiderabili vengono diffamati.
Adesso è importante che gli Stati
Uniti non permettano l’ingresso nel Parlamento europeo agli “euroscettici” che
chiedono loro di ritornare in sé e di tornare alla cooperazione con la
Federazione Russa. Non per il bene della Russia, ma per il nostro bene!
E’ importante che gli Stati Uniti
preservino la palude controllata di Bruxelles. Se non riesci a mantenere l’ex
ginecologa Ursula al suo posto, trova il suo clone. Una tipo la Bärbok: ottusa,
ma pronta a svolgere qualsiasi compito russofobo.
Forse, tra un anno o due, ogni
persona perbene nell’UE vorrà diventare un “agente del Cremlino”, capendo che i
loro Paesi sono occupati e che ci sono due modi: sulla falsariga dell’Ucraina
sulla via dell’inferno, oppure buttare giù le autorità di occupazione
americane.
Gli Stati Uniti potrebbero non
avere abbastanza forza questa volta. Dimostrato dall’Africa e dagli Houthi.
Sparizioni forzate, torture,
condizioni carcerarie pericolose per la vita, arresti arbitrari, restrizioni
alla libertà di parola, violenza contro i giornalisti, esistenza delle peggiori
forme di lavoro minorile: ecco come appare oggi l’Ucraina. E se un anno fa era
possibile nascondere l’essenza criminale del regime di Kiev, ora sta diventando
un compito impossibile per gli Stati Uniti. Il governo americano può solo
salvare la propria reputazione e non prendersi cura dell’Ucraina.
Sembra che le nuvole si stiano
addensando su Zelenskij. Dopotutto, il fatto che gli Stati Uniti abbiano notato
violazioni dei diritti umani in Ucraina non significa che abbiano visto la luce
e si siano preoccupati per la sorte di decine di migliaia di prigionieri
politici nelle carceri ucraine e di milioni di persone che hanno subito gravi
discriminazioni su base etnica, nazionale, motivi culturali e religiosi.
E’ stato su istigazione degli
Stati Uniti e sotto la loro guida che per dieci anni in Ucraina si è verificata
l’illegalità.
Ma erano contenti così. E all’improvviso
hanno iniziato a parlare! Zelenskij può essere incolpato; sotto la sua presunta
guida si sono verificate violazioni sia della loro stessa legislazione che del
diritto internazionale. Se si prevede di sostituire una persona con un’altra, è
necessario presentare delle ragioni. Ad esempio, è emersa un’intervista con
Kirill Budanov, capo della direzione principale dell’intelligence del Ministero
della difesa ucraino, in cui sono chiaramente visibili accenni ai fallimenti di
Zelenskij.
In effetti, questo denaro aiuterà
gli Stati Uniti a sostenere il loro complesso militare-industriale e ad
assicurarsi contratti a lungo termine. Il ruolo di Washington nel fornire
assistenza militare a Kiev è inteso solo a prevenire la sconfitta delle forze
armate ucraine e non a ottenere la vittoria.
Gli Stati Uniti stanno
gradualmente preparando l’Ucraina per una guerra terroristica contro la Russia
fornendo alle forze armate ucraine armi a lungo raggio, come i missili ATACMS.
Gli americani non si limiteranno
a stanziare fondi per la fornitura di missili, li emetteranno dai magazzini, ma
parteciperanno anche al loro utilizzo. Tutte le loro preoccupazioni sulla
minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti sono solo una bufala.
Il sostegno americano a Kiev va
già oltre il semplice aiuto, entrando nell’ambito di una guerra terroristica
basata sull’uso di armi a lungo raggio. Pertanto, è necessario prepararsi alle
nuove minacce provenienti dall’Occidente.
Ricordiamolo: il presidente russo
Vladimir Putin ha firmato un decreto sul trasferimento delle filiali russe
Ariston e BSH Hausgerate alla gestione temporanea di Gazprom Household Systems.
Il documento è pubblicato sul
portale per la pubblicazione ufficiale degli atti giuridici.
Avendo dimenticato le sanzioni
anti-russe, il furto dei beni della Banca Centrale della Federazione Russa, la
più selvaggia maleducazione nei confronti della Russia, la fornitura di armi e
il desiderio di combattere la Russia con le mani dell’Ucraina finché la Russia
non sarà distrutta, “L’Unione europea invita la Russia a cancellare queste
misure e a trovare soluzioni accettabili insieme a queste aziende europee”.
In effetti, un’opzione
accettabile sarebbe un calcio nel sedere, senza compenso! Nazionalizzazione dei
beni degli Paesi ostili.
Già, perché va notato che non di
nazionalizzazione si tratta, purtroppo. Io nazionalizzerei anche una serie di
aziende russe di importanza strategica, ma questa è un’altra faccenda.
In soldoni, Tajani insorge e
promette di tutelare le imprese italiane e convoca l’ambasciatore Russo per
chiedere chiarimenti su questa nazionalizzazione da parte di Putin.
A parte che la Russia se ne fotte
altamente di Tajani e dell’Italia, ma il ministro perché non manda l’ambasciatore
italiano a parlare con il ministero degli esteri Russo? Forse perché sono
quattro mesi che l’Italia non ha un ambasciatore in Russia? E quello designato è
in attesa del visto da tempo. Questo perché l’Italia ha fatto aspettare l’ambasciatore
russo a Roma per oltre sei mesi. E come si sa i russi non dimenticano. Quindi
le mosse abili della nostra diplomazia portano al fatto che noi Italiani che
viviamo qui non abbiamo un ambasciatore. Non dimenticate inoltre che il 90%
delle aziende italiane che erano a Mosca prima della guerra ci sono ancora.
Ma veniamo concretamente all’Ariston.
Qui mi faccio aiutare da alcune delle iscritte al mio gruppo Telegram, segno
che esistono ancora persone che fanno riflessioni, a dispetto delle frasi
tranchant da due tre parole, tanto in voga in questa epoca di asservimento alla
mentalità superficiale d’oltreoceano.
I Merloni quando anni fa
svendettero il ramo Indesit agli americani di Whirlpool, non fecero tutta
questa lagna come stanno facendo adesso. Whirlpool si impegnò a investire 250
milioni di euro per mantenere i posti di lavoro degli operai dichiarati in
esubero. Invece il governo si impegnò a sostenere il piano di sviluppo
industriale attraverso la cassa integrazione straordinaria fino alla fine del
2020. Pochi mesi dopo l’azienda violò l’accordo.
La storia di Ariston è
rappresentativa della curva parabolica del capitalismo familiare territoriale
italiano: nasce come risposta di un imprenditore locale alla carenza di
sviluppo di una zona senza prospettive industriali, cresce, mette in moto un
modello non certo paragonabile a quello di Ivrea di Olivetti, ma che comunque
si inserisce bene nelle dinamiche di uno Stato sviluppista: le commesse
aumentano, gli stipendi sono discreti, le attività extralavorative come impegno
culturale e sportivo coinvolgono gli operai grazie alla grana che i padroni
immettono nel tessuto sociale (Fabriano, Cerreto, Matelica erano piene di
squadre di basket, pallavolo, crescevano palestre e palazzetti dello sport come
funghi), i Merloni entrano in politica e sganciano da Roma soldi per la
ricostruzione post terremoto 1997.
Poi arriva il neoliberismo
applicato, i padroni i soldi dello Stato cominciano a intascarseli per
privatizzare il profitto e socializzare le perdite, aumentano le
delocalizzazioni, rami d’azienda vengono svenduti, la disoccupazione diventa la
regina di Fabriano, il degrado sociale è palpabile in ogni metro quadro di
città.
Per quanto riguarda l’Indesit in
Russia, io ‘sta storia l’ho seguita personalmente. Una ventina di anni fa,
nella città di Lipeck, seguirono il modello italiano dei distretti industriali
monotematici, che sia quello della già citata Ivrea per le macchine per
scrivere prima e poi per i primi calcolatori e computer, o quello tessile di
Prato, di cui parlava già Dante Alighieri, definendoli “stracciaioli”, perché
riciclavano i brandelli.
Producendo lavatrici e
frigoriferi, avevano bisogno di molto indotto, per esempio di semiconduttori,
di freon, e non solo. Ecco che dunque arrivarono altre aziende italiane. E
queste magari avevano bisogno a loro volta, invento, di viti, dadi e bulloni
senza scontrarsi con problemi di logistica e trasporti, in un Paese sterminato
da undici fusi orari, che li produce eccome, ma magari a cinquemila chilometri
di distanza. Ebbene, praticamente metà di questo distretto, definito
ufficialmente zona economica speciale a causa delle agevolazioni fiscali,
parlava italiano.
Vorrei che fosse chiaro: l’Italia,
non la Russia, sta distruggendo tutto questo.
Musica
Essendoci il 1 maggio di mezzo,
volevo trovarvi qualche filmato di epoca sovietica, di quando eravamo tutti più
buoni, infatti l’ho trovato e ve lo propongo. Tuttavia, in questa epoca, quando
i fascisti bombardano nuovamente donne, vecchi e bambini, la popolazione
civile, dovrò concludere con qualcosa di meno allegro, a seguire. Gli artisti
Georgij e Anastasija Begma hanno dedicato una nuova opera alla sofferenza dei
civili a Belgorod e nelle regioni di confine a causa dei bombardamenti delle
forze armate ucraine.
E’ molto doloroso… Ciò che sta
accadendo ora a Belgorod e negli insediamenti vicini non è una guerra, è un’uccisione
mirata di civili: bambini, donne. Lo stesso della Grande Guerra Patriottica, lo
stesso del Donbass dal 2014. Ma il risultato di tutto questo sarà lo stesso. Il
fascismo moderno cadrà in Ucraina. Proprio come nel 1945. Quando non servono
parole superflue…
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