Mark Bernardini

Mark Bernardini

sabato 16 agosto 2025

20250815 Alaska

Conferenza stampa congiunta del Presidente della Russia e del Presidente degli Stati Uniti

Vladimir Putin e Donald Trump hanno tenuto una conferenza stampa congiunta al termine dei colloqui russo-americani.

16 agosto 2025 02:05 Anchorage, Alaska

Vladimir Putin: Egregio Signor Presidente! Signore e signori!

I nostri colloqui si sono svolti in un’atmosfera costruttiva e di reciproco rispetto, e sono stati molto approfonditi e utili.

Vorrei ringraziare ancora una volta il mio collega americano per l’offerta di venire in Alaska. E’ del tutto logico incontrarci qui, perché i nostri Paesi, sebbene separati dagli oceani, sono di fatto vicini di casa. E quando ci siamo incontrati, mentre scendevamo dagli aerei, ho detto questo: “Buon pomeriggio, caro vicino. E’ molto bello vederti in buona salute e vivo”. E, a mio parere, suona molto amichevole, molto gentile. Siamo separati solo dallo Stretto di Bering, e anche lì ci sono due isole, e ci sono solo quattro chilometri tra l’isola russa e quella americana. Siamo vicini di casa, questo è un dato di fatto.

E’ anche importante che una parte significativa della storia comune di Russia e Stati Uniti sia legata all’Alaska, con molti eventi positivi. Così, ancora oggi, qui è conservato un enorme patrimonio culturale dell’era dell’America russa: chiese ortodosse, molti, più di 700 nomi geografici di origine russa. Durante la Seconda Guerra Mondiale, fu in Alaska che iniziò la leggendaria rotta aerea per la fornitura di aerei da combattimento e altri equipaggiamenti nell’ambito dell’accordo Lend-Lease. Era una rotta pericolosa e difficile su vaste distese ghiacciate, ma i piloti e gli specialisti dei due Paesi fecero di tutto per avvicinare la vittoria, corsero rischi, diedero la vita per la vittoria comune.

Sono appena stato nella città di Magadan, in Russia, dove c’è un monumento ai piloti russi e americani, e la bandiera sul monumento è russa e americana. So che c’è un monumento simile anche qui, in un cimitero militare a pochi chilometri da qui, dove sono sepolti i piloti sovietici caduti durante quell’eroica missione. Siamo grati alle autorità e ai cittadini americani per la loro attenzione alla loro memoria. Appare degna e nobile.

Ricorderemo sempre altri esempi storici in cui i nostri Paesi hanno sconfitto insieme nemici comuni nello spirito di cameratismo e alleanza militare, fornendosi reciprocamente assistenza e supporto. Sono certo che questa eredità ci aiuterà a ripristinare e costruire relazioni paritarie reciprocamente vantaggiose già in una nuova fase, anche nelle condizioni più difficili.

Come sapete, i vertici russo-americani non si tengono da più di quattro anni. E’ un periodo molto lungo. Il periodo passato è stato molto difficile per le relazioni bilaterali e, francamente, sono scese al punto più basso dalla Guerra Fredda. E questo non giova né ai nostri Paesi né al mondo intero. Ovviamente, prima o poi era necessario correggere la situazione, passare dallo scontro al dialogo, e a questo proposito, un incontro personale tra i capi di Stato e di governo era davvero necessario, ovviamente previo una preparazione seria e scrupolosa, e tale lavoro è stato generalmente svolto.

Abbiamo stabilito ottimi contatti diretti con il Presidente Trump. Abbiamo parlato ripetutamente e apertamente al telefono. Come sapete, il rappresentante speciale del Presidente degli Stati Uniti, il signor Witkoff, ci ha fatto visita in Russia diverse volte. I nostri assistenti, i responsabili dei dipartimenti di politica estera, sono stati in contatto regolare.

Come ben sapete e comprendete, una delle questioni centrali è diventata la situazione in Ucraina. Vediamo il desiderio dell’amministrazione statunitense e del Presidente Trump in persona di facilitare la risoluzione del conflitto ucraino, il suo desiderio di approfondire l’essenza e comprenderne le origini.

Ho detto più di una volta che per la Russia, gli eventi in Ucraina sono associati a minacce fondamentali alla nostra sicurezza nazionale. Inoltre, abbiamo sempre considerato e consideriamo il popolo ucraino, l’ho detto più di una volta, come fraterno, per quanto strano possa sembrare nelle condizioni odierne. Abbiamo le stesse radici e tutto ciò che sta accadendo per noi è una tragedia e un grande dolore. Pertanto, il nostro Paese è sinceramente interessato a porre fine a tutto questo.

Ma allo stesso tempo, siamo convinti che, affinché la soluzione ucraina sia sostenibile e duratura, tutte le cause profonde della crisi, che sono state ripetutamente discusse, debbano essere eliminate, tutte le legittime preoccupazioni della Russia debbano essere prese in considerazione e un giusto equilibrio nella sfera della sicurezza in Europa e nel mondo nel suo complesso debba essere ripristinato.

Sono d’accordo con il Presidente Trump, che ne ha parlato oggi, sul fatto che, naturalmente, anche la sicurezza dell’Ucraina debba essere garantita. Naturalmente, siamo pronti a lavorare su questo.

Vorrei sperare che l’intesa raggiunta ci consenta di avvicinarci a questo obiettivo e di aprire la strada alla pace in Ucraina. Ci auguriamo che Kiev e le capitali europee percepiscano tutto questo in modo costruttivo e non creino ostacoli, non cerchino di ostacolare il progresso emergente attraverso provocazioni o intrighi dietro le quinte.

A proposito, con l’arrivo della nuova amministrazione statunitense, il fatturato commerciale bilaterale ha iniziato ad aumentare. Tutto ciò è ancora simbolico, ma comunque superiore del 20%. Sto dicendo che abbiamo molti ambiti interessanti per la collaborazione.

Ovviamente, il partenariato commerciale e di investimento russo-americano ha un potenziale enorme. Russia e Stati Uniti hanno molto da offrirsi reciprocamente in ambito commerciale, energetico, digitale, ad alta tecnologia ed esplorazione spaziale.

Anche la cooperazione nell’Artico e la ripresa dei contatti interregionali, anche tra il nostro Estremo Oriente e la costa occidentale americana, sembrano rilevanti.

In generale, è importante e necessario che i nostri Paesi voltino pagina e tornino alla cooperazione.

E’ simbolico che nelle vicinanze, al confine tra Russia e Stati Uniti, come ho già detto, ci sia la cosiddetta linea del cambio di data, dove si può letteralmente passare da ieri a domani. E spero che avremo successo in ambito politico.

Vorrei ringraziare il signor Trump per il nostro lavoro congiunto, per il tono amichevole e fiducioso della conversazione. La cosa principale è che entrambe le parti si sono impegnate per il risultato. Vediamo che il Presidente degli Stati Uniti ha un’idea chiara di ciò che vuole ottenere, si preoccupa sinceramente della prosperità del suo Paese e allo stesso tempo mostra comprensione per gli interessi nazionali della Russia.

Spero che gli accordi odierni diventino un punto di riferimento non solo per la risoluzione del problema ucraino, ma segnino anche l’inizio del ripristino di relazioni pragmatiche e professionali tra Russia e Stati Uniti.

In conclusione, vorrei aggiungere quanto segue. Ricordo che nel 2022, durante i miei ultimi contatti con la precedente Amministrazione, ho cercato di convincere il mio ex collega americano che non era necessario arrivare a una situazione che avrebbe potuto portare a gravi conseguenze sotto forma di azioni militari, e allora ho detto direttamente che questo era un grave errore.

Oggi sentiamo il Presidente Trump dire: “Se fossi Presidente, non ci sarebbe la guerra”. Credo che questo sia ciò che accadrebbe effettivamente. Lo confermo perché, in generale, abbiamo instaurato un ottimo rapporto, professionale e basato sulla fiducia con il Presidente Trump. E ho tutte le ragioni per credere che, procedendo su questa strada, possiamo raggiungere – e prima possibile – la fine del conflitto in Ucraina.

Grazie per l’attenzione.

D. Trump (tradotto): Grazie mille, signor Presidente. Questo è un discorso davvero profondo.

Vorrei dire che abbiamo avuto un incontro molto produttivo, abbiamo discusso di molte questioni. Credo che alcune di esse siano state davvero significative.

Non siamo riusciti a trovare una piena comprensione. Purtroppo, non c’è ancora un accordo. Chiamerò i rappresentanti della NATO, chiamerò e parlerò con i leader necessari, con il Presidente Zelenskij, e lo informerò dell’incontro di oggi.

Sono d’accordo con il Ministro degli Esteri [Marco] Rubio, con l’Inviato Speciale [del Presidente degli Stati Uniti Steven] Witkoff e con la loro posizione. Vi ringrazio per il vostro lavoro e il vostro aiuto, state facendo un ottimo lavoro.

Abbiamo qui anche grandi imprenditori e altri. Se volete collaborare con noi, non vediamo l’ora, non vediamo l’ora di lavorare insieme. Vorremmo porre fine a questo conflitto il più rapidamente possibile. Oggi abbiamo fatto progressi significativi. Ho un ottimo rapporto con il Presidente Putin. Abbiamo avuto molti incontri difficili con Vladimir Vladimirovič, ma anche incontri positivi. Sappiamo che la falsa situazione sull’”interferenza russa” nelle elezioni americane... Lui [Vladimir Putin] lo capisce molto bene, data la sua carriera, e sa che tutto questo è falso. “Russia, Russia, Russia”. Capisce che tutto ciò che è stato fatto è un atto criminale.

Certo, avremo una buona opportunità di lavorare insieme. Vorrei dire molto rapidamente che farò diverse telefonate, informerò i leader europei di quanto è stato discusso.

Abbiamo avuto colloqui produttivi. E la prima e più importante cosa, credo, è che abbiamo buone, ottime possibilità di raggiungere un accordo pacifico. Non l’abbiamo ancora raggiunto, ma ringrazio il Presidente Putin e la sua squadra per il fatto che voi, seduti qui, avete fatto tutto il necessario per questo. Vedo i vostri volti sui giornali. In effetti, siete quasi famosi quanto il vostro capo, soprattutto questo signore qui [S. Lavrov].

Abbiamo avuto molti incontri produttivi nel corso degli anni. E in effetti, oggi abbiamo avuto un incontro produttivo.

Migliaia di persone muoiono ogni settimana e il Presidente Putin vorrebbe porre fine a questo conflitto tanto quanto me. La ringrazio, Signor Presidente, e ci sentiremo molto, molto presto. Spero di vederla presto.

Grazie.

V. Putin (in inglese): La prossima volta a Mosca.

D. Trump (tradotto): Una proposta molto interessante. Probabilmente sarò criticato, ma credo sia del tutto possibile.

La ringrazio, Signor Presidente. Vi ringrazio tutti.

V. Putin (in inglese): Grazie mille.

Fonte originale: Cremlino

mercoledì 23 luglio 2025

Trattative Russia-Ucraina

Vladimir Medinskij, capodelegazione, aiutante del presidente della Russia.

Il terzo round dei colloqui di Istanbul si è concluso.

Abbiamo constatato che tutti gli accordi sui percorsi umanitari discussi l’ultima volta sono stati rispettati.

Attualmente, lo scambio degli ultimi gruppi di prigionieri di guerra, circa 250 persone per parte, è in fase di completamento.

Si è così concluso il secondo scambio, senza precedenti, di circa 1.200 persone.

Sapete anche che lo scambio delle salme dei caduti è stato completato.

Sulla base di considerazioni morali, secondo cui il corpo di un soldato ucciso dovrebbe essere sepolto in terra natia, abbiamo restituito più di 7.000 salme alla parte ucraina.

Ne abbiamo ricevuto un piccolo numero.

Cosa abbiamo proposto alla parte ucraina questa volta?

In primo luogo, al fine di risparmiare tempo, risorse e denaro dei contribuenti, di formare tre gruppi di lavoro all’interno della nostra delegazione che lavoreranno online.

Si tratterà di un gruppo di lavoro sulle questioni politiche, un gruppo di lavoro sulle questioni umanitarie e un gruppo di lavoro sulle questioni militari, composto da specialisti competenti dei dipartimenti militari.

La parte ucraina si è impegnata a prendere in considerazione questa proposta.

In secondo luogo. Abbiamo nuovamente suggerito alla parte ucraina di considerare, a nostro avviso, una questione molto importante: dichiarare dei cessate il fuoco di breve durata – 24-48 ore – sulla linea di contatto, in prima linea. In modo che le squadre mediche abbiano la possibilità di recuperare i feriti e i comandanti di recuperare le salme dei loro soldati.

Ora, nella cosiddetta zona grigia, a causa del pericolo del costante predominio dei droni FPV, le squadre mediche sono esposte a rischi eccessivi durante l’evacuazione dei feriti.

Ogni vita è importante per noi.

Inoltre, proseguendo lo scambio di prigionieri di guerra, abbiamo concordato che nel prossimo futuro ci sarà uno scambio di almeno altri 1.200 prigionieri di guerra da entrambe le parti.

Ma non nascondo che abbiamo proposto, da parte nostra, di trasferire un numero maggiore di prigionieri di guerra in Ucraina.

Se dovessero trovare i nostri, questo numero sarà maggiore.

Inoltre, senza specificare scadenze specifiche, ciò è dovuto a una serie di problemi tecnici, alla disponibilità di mezzi frigoriferi per il trasporto speciale, e abbiamo offerto all’Ucraina di trasferire altri 3.000 corpi di militari ucraini deceduti.

Non appena la parte ucraina sarà tecnicamente pronta ad accettarli, i resti saranno trasferiti in Ucraina con l’aiuto della Croce Rossa per la sepoltura secondo la tradizione cristiana.

E’ stata discussa la questione del rientro dei civili sfollati a seguito di azioni militari.

Purtroppo, siamo stati costretti a constatare che un punto del nostro accordo non è stato pienamente attuato.

Non tutti i civili della regione di Kursk “evacuati” dalle Forze Armate ucraine nel territorio ucraino sono stati rimpatriati al momento.

Non sono molti, circa una trentina, e sono ancora trattenuti dall’Ucraina.

Onestamente, non capisco affatto perché questo stia accadendo.

Se avete salvato i civili da un attacco, riportateli a casa, come dite voi.

E se li avete presi in ostaggio, come fece Hamas a suo tempo – i primi che gli sono capitati – allora chiamiamoli ostaggi e trattiamoli di conseguenza.

Ma anche in questo caso, siamo pronti a scambiarli.

Con militari o altre categorie.

Però, chiamate allora le vostre azioni per quello che sono.

Troverete facilmente voi stessi la parola giusta.

Inoltre, gli scambi medici a tempo indeterminato di feriti gravi e malati direttamente sulla linea di combattimento continueranno.

Naturalmente abbiamo discusso a lungo le posizioni espresse dalle nostre parti nei memorandum presentati l’ultima volta.

Le posizioni sono piuttosto distanti tra loro.

Tuttavia, abbiamo concordato di continuare i contatti.

Sia a livello di delegazione, sia, speriamo, tempestivamente a livello di gruppo di lavoro.

Un’ultima cosa. Riguardo alle decine di migliaia di bambini presumibilmente portati via dall’Ucraina.

Abbiamo esaminato attentamente l’elenco completo dei 339 nomi di bambini ucraini (339 in totale, lo sottolineo), nome per nome, cognome per cognome. Alcuni bambini sono già stati rimpatriati in Ucraina.

Stiamo lavorando sugli altri.

Se i loro genitori legittimi, parenti stretti o rappresentanti verranno ritrovati, questi bambini torneranno immediatamente a casa. Per noi, i bambini sono sacri.

Ora sono tutti sotto il controllo dello Stato.

Non gli manca nulla e sono al sicuro negli appositi istituti per l’infanzia.

Michail Galuzin, viceministro degli esteri russo.

Le autorità russe si adoperano incessantemente per i bambini.

Proprio per questo, ci atteniamo scrupolosamente ed esaurientemente alle richieste della parte ucraina in merito ai bambini ucraini.

Contemporaneamente, ed è ovvio, le autorità russe si prendono cura dei bambini russi. Oggi abbiamo posto alla parte ucraina una richiesta: far tornare in Russia i bambini russi che permangono in territorio ucraino, o che dal territorio ucraino sono stati trasferiti nei Paesi dell’Unione Europea.

Non abbiamo espresso genericamente tale richiesta: abbiamo fornito loro un elenco di tali bambini, stiamo parlando di circa una ventina di persone.

Nell’elenco sono forniti anche i nominativi dei loro legali rappresentanti, con cui possiamo collegarci per assicurare il loro ritorno in Russia.

E contiamo che da parte ucraina verrà prestata analoga attenzione ai bambini russi, come quella che viene riservata da parte nostra a quelli ucraini.

Vedremo.

Radiotelevisione russa di Stato, VGTRK. E’ stato discusso oggi l’eventuale incontro al vertice? E’ un argomento all’attenzione costante dei media.

Affinché un incontro del genere possa verificarsi, è necessario trattare preventivamente le condizioni dell’accordo, e capire cosa discutere a tale incontro, anche se in realtà lo scopo non è discutere l’accordo, bensì mettere un punto e firmare. Come diciamo in Russia, “cosa fatta capo ha”. Incontrarsi per ridiscutere il tutto da zero non avrebbe senso.

Appositamente per Mark Rutte, come grande estimatore della storia, voglio fornire un’informazione storica.

In Cina c’era la guerra civile tra i comunisti e i nazionalisti.

Mao Tse Tung e Chiang Kai-shek.

Chiang Kai-shek insisteva continuamente che bisognava incontrarsi di persona e risolvere tutto.

Mi pare che in finale si siano incontrati cinque volte.

Si fotografavano, sorridevano, ma questo non ha portato alla cessazione della guerra civile.

Perché le questioni e le contraddizioni basilari non erano state risolte.

La guerra continuava.

A tal proposito, nonostante i massicci aiuti occidentali, questa guerra i nazionalisti l’hanno persa. Hanno vinto i comunisti.

Sto dicendo che questo incontro va preparato adeguatamente, allora ha un senso.

Abbiamo informato di questa nostra posizione la parte ucraina.

Primo canale TV russo. Una domanda a completamento della questione dei bambini. Su 339 bimbi, quanti sono già stati restituiti all’Ucraina? Tenuto conto che in vari consessi internazionali gli ucraini hanno mosso accuse nei confronti della Russia, mentre ora registriamo un notevole progresso, non si pone la necessità che tali accuse vengano revocate?

Attualmente, sull’elenco in questione stanno lavorando concretamente i rappresentanti delle delegazioni, compresa la commissaria per i diritti dei bambini, questi ultimi stanno tornando. E’ una questione piuttosto tattica, giacché ad esempio è risultato che una gran quantità di questi bambini non è mai stata in Russia, ed è probabile che si trovino da qualche parte in Europa.

E’ uscito fuori che cinquanta di questi cognomi non erano bambini, bensì più che adulti.

Quindi, questo elenco si sta restringendo in continuazione, ma comunque continuiamo a lavorare su ciascun nominativo.

Se poi dovessimo parlare della revoca delle vacue accuse alla Russia, noi potremmo comporre un elenco che la metà basta.

Russia Today (RT). Recentemente, il sindaco di Leopoli ha proceduto con la tremenda esumazione dei resti dei nostri soldati sovietici. Siamo pronti a scambiare i nostri militi, i nostri nonni e bisnonni, e prenderceli dall’Ucraina?

Persino la parte ucraina non ha proposto di prendere seriamente in considerazione questa idea, penso che si vergognino loro stessi del loro Gauleiter abortito che si occupa di dissotterrare i resti.

Dissotterrano i resti anche dei soldati russi dell’esercito imperiale, e di quelli sovietici, tra cui molti ucraini, forse poco noti.

E’ un totale degrado etico e morale e, ripeto, persino alla delegazione ucraina è mancata la faccia tosta di sollevare la questione.

RIA Novosti. Per quanto riguarda le sanzioni, la Russia non teme nuove limitazioni già introdotte dall’Unione Europea e che minacciano di introdurre gli Stati Uniti?

La domanda non è da rivolgere al nostro gruppo di negoziazioni. Posso dire che dopo la Rivoluzione d’Ottobre e la guerra civile, altra informazione storica, altro che sanzioni, la Russia Sovietica era sottoposta ad un embargo totale economico e diplomatico da parte di tutti. Questo non ci ha impedito di vincere nella Seconda Guerra Mondiale.

martedì 15 luglio 2025

Il Maestro e Margherita, a volte ritornano

Lo dico subito: la mia vuole essere una stroncatura senza compromessi. Mi riferisco all’ennesima rappresentazione cinematografica dilettantesca e politicamente motivata del “Maestro e Margherita” di Michail Bulgakov.

Intanto, una lunghissima e doverosa premessa. Personalmente, sono molto legato a questa opera immensa, pubblicata postuma e in parte incompiuta. Nel 1977, per me quindicenne e giovane comunista italiano, una sera a Mosca mia madre tirò fuori da dietro un armadio una copia dattiloscritta del romanzo. Sono i famosi “samizdat”, quando le persone, non disponendo di fotocopiatrici, si passavano queste risme di fogli e le ribattevano per moltiplicarle. Già qui, volessi compiacere l’antisovietismo di allora e di oggi, dovrei dire: vedete? Bulgakov era proibito. E’ una menzogna. Bulgakov impiegò dodici anni a scrivere questo romanzo, e rimase incompiuto proprio perché morì nel 1940. E’ un punto importante: nel 1941 i nazisti invasero l’Unione Sovietica, il romanzo rimase nel dimenticatoio perché c’era ben altro da fare. Fu pubblicato nel 1966. Solo che era introvabile, visto il successo.

Lo lessi tutto d’un fiato, in quella notte, terminai all’alba, non potevo distogliermene, e alla fine la sensazione era di rimpianto che questa fiaba fosse finita e che dovevo tornare alla realtà. Complessivamente, negli anni, l’ho letto 23 volte, posso citarne brani interi a memoria, e non certo perché fosse il mio scopo. A quel punto, presi a leggere tutto quel che Bulgakov aveva scritto, dagli “Appunti sui polsini”, di quando faceva il medico condotto nell’entroterra russo prerivoluzionario, e fino alla Diavoleide (era una sua idea fissa, come vedremo poi), alle “Uova fatali”, palesemente sotto l’impressione per aver letto la “Guerra dei mondi” di Herbert George Wells, che la scrisse nel 1897, a “Cuore di cane”, noto anche in Italia, alle “Avventure di Čičikov”, a “Morfina” (come medico, gli capitò una brutta dipendenza), alla “Guardia bianca” e al “Romanzo teatrale”. Ecco, appunto: Bulgakov era uomo di teatro, scrisse molte pièce teatrali, la più famosa fu quella dei “Giorni dei Turbin”, che altro non è se non la trasposizione del romanzo “Guardia bianca”. Ho letto anche molte sue opere minori, ho letto tutto. Bulgakov mi accompagna da quasi mezzo secolo, in tutta la mia vita cosciente.

Con tutto questo, per il profondo rispetto che nutro per questo autore, non mi sono mai permesso di adire a tradurre il “Maestro e Margherita”. E sì che sono assolutamente bimadrelingua dalla nascita e faccio il mestiere di traduttore ed interprete di simultanea dal 1979. Faccio solo un esempio. Durante lo spettacolo di magia nera al Varietà di Mosca, Fagot pronuncia una frase: «Уй, мадам! Натурально, вы не понимаете». A tradurla letteralmente, sarebbe: “Oh, madame! Ovviamente, lei non capisce”. Nulla di più sbagliato. Quell’uh al posto dell’oh, e soprattutto “naturalmente” al posto dell’ovviamente denotano la tipica prosopopea degli ignoranti dell’epoca, che per il loro complesso di inferiorità vogliono parlare forbito, tipico dei “lumpenproletariat” (il proletariato cencioso). Intraducibile, si può solo spiegare.

Di Bulgakov, ho anche scritto in prima persona, nel 1991 feci in tempo a pubblicare un mio essai nell’ultimo numero della rivista culturale Rassegna Sovietica, dell’associazione Italia-URSS, prima della chiusura ingloriosa di quest’ultima e conseguentemente della rivista, dal titolo Bulgakov da un’enciclopedia all’altra.

Fin qui, parliamo di traduzioni. Ora però parliamo dei numerosi tentativi di trasporre il “Maestro e Margherita” nel cinema e nel teatro. A metà anni ’80, mi portarono a vedere a teatro una rappresentazione a Roma di una troupe torinese. Fui costretto ad abbandonare: ogni cinque minuti, esclamavo “ma non era così!”, ed il pubblico scandalizzato mi zittiva. Capisco la difficoltà di mostrare Margherita nuda volare su una scopa sopra Mosca, ma si rasentava la pornografia. Non c’era però alcun motivo di inserire un terzo personaggio inesistente nel dialogo tra il Maestro e il poeta Bezdomnyj al manicomio, che li interrompeva in continuazione, un matto che si credeva Ferdinando di Spagna. In realtà, il motivo c’era eccome, come vedremo in seguito: troppi registi intenti a dimostrare di essere più geniali del genio dell’autore. Siamo di nuovo al complesso d’inferiorità, con la solfa che quella è la sua visione.

Non sono nemmeno un cultore del film italo-jugoslavo di Petrović, nonostante il bravissimo Ugo Tognazzi. Proprio per questo, nel 2005 ero molto prevenuto nei confronti del telefilm in dieci puntate di Bortko, per un totale di circa nove ore. Cambiai radicalmente idea dopo la sua visione: un capolavoro, tuttora insuperato. E’ sufficiente affidarsi a Bulgakov, senza volerlo superare.

Veniamo ora al film del 2024, che è il motivo di questa mia recensione. E’ vero: il regista Michail Lokšin è figlio di due comunisti americani costretti a riparare in Unione Sovietica. E’ anche vero però che lui, cittadino USA, ha fatto il percorso inverso ed ha condannato l’operazione militare speciale russa in Ucraina. Questo spiega molte cose. Il film è pervaso dall’anticomunismo ed antisovietismo più abietto, odioso, selvaggio, stupido e perciò inefficace, pur se piacevole per i propagandisti hollywoodiani. Hai voglia a dire che questa è la sua visione. Tale visione è diversa, talvolta opposta a quella di Bulgakov.

Che bisogno c’era di intitolare gli “Stagni del Patriarca” di Mosca a Karl Marx, se Bulgakov non si è sognato di farlo? Perché il Maestro e il diavolo, che per inciso nel romanzo si incontrano per la prima volta solo verso la fine, mentre per Lokšin è un continuo fin dall’inizio, si parlano in tedesco, visto che il Maestro parlava solo in russo? Forse per rendere la vita più facile all’attore che interpreta Woland, August Diehl, che è appunto tedesco? Tra l’altro, è un quarantenne castano tenorile, mentre per Bulgakov Woland è bruno, in età e con voce da basso.

E non finisce qui. Ješua Ga Nocri e il quinto procuratore della Giudea Ponzio Pilato si parlano in aramaico, mentre per Lokšin parlano in latino con un orribile accento yankee, al punto che si fatica a decifrare le singole parole della lingua dell’antica Roma.

Lasciamo stare le questioni linguistiche. L’eccessiva identificazione tra l’autore e il Maestro, che in Bulgakov per modestia è appena accennata, nel film è il leitmotiv. Ben altri i motivi per cui il Maestro finisce in manicomio, nessuna critica politica del suo romanzo, ma che addirittura venga curato con l’elettroshock è proprio un’invenzione estremamente rozza. E perché poi inventarsi di sana pianta il personaggio del marito di Margherita, che nel libro è appena menzionato?

Potrei andare avanti per ore facendo a pezzi questa pellicola improponibile, ma penso che sia già sufficiente. Dopo aver letto il libro (possibilmente in originale), e solo dopo ciò, consiglio la visione del film, perché per criticarlo bisogna sapere cosa si critica. A me resta la sensazione sgradevole della supponenza e della superficialità tipicamente statunitensi.

martedì 19 novembre 2024

20241119 Putin nucleare

Putin ha firmato il decreto N°991 del 19 novembre 2024 “Sull’approvazione dei fondamenti della politica statale della Federazione Russa nel campo della deterrenza nucleare”. Alcuni estratti chiave.

I. Disposizioni generali

1. I presenti Fondamenti costituiscono un documento di pianificazione strategica nel campo della difesa e riflettono le opinioni ufficiali sull’essenza della deterrenza nucleare, definiscono i pericoli militari e le minacce per neutralizzare la deterrenza nucleare, i principi della deterrenza nucleare, nonché le condizioni per la transizione della Federazione Russa all’uso delle armi nucleari.

2. La deterrenza garantita di un potenziale nemico dall’aggressione contro la Federazione Russa e/o i suoi alleati è una delle massime priorità dello Stato. Il contenimento dell’aggressione è assicurato dalla totalità della potenza militare della Federazione Russa, comprese le armi nucleari.

II. L’essenza della deterrenza nucleare

9. La Federazione Russa esercita la deterrenza nucleare contro un potenziale avversario, il che significa singoli Stati e coalizioni militari (blocchi, alleanze) che considerano la Federazione Russa come un potenziale avversario e possiedono armi nucleari e/o altri tipi di armi di distruzione di massa o armi significative potenziali di scopo generale.

La deterrenza nucleare viene esercitata anche nei confronti degli Stati che mettono a disposizione il territorio, lo spazio aereo e/o marittimo e le risorse sotto il loro controllo per la preparazione e l’attuazione dell’aggressione contro la Federazione Russa.

10. L’aggressione di qualsiasi Stato di una coalizione militare (blocco, alleanza) contro la Federazione Russa e/o i suoi alleati è considerata come un’aggressione di questa coalizione (blocco, alleanza) nel suo insieme.

11. L’aggressione contro la Federazione Russa e/o i suoi alleati da parte di qualsiasi Stato non nucleare con la partecipazione o il sostegno di uno Stato nucleare è considerata un loro attacco congiunto.

III. Condizioni per la transizione della Federazione Russa all’uso delle armi nucleari

18. La Federazione Russa si riserva il diritto di utilizzare armi nucleari in risposta all’uso di armi nucleari e/o di altro tipo di armi di distruzione di massa contro di essa e/o i suoi alleati, nonché in caso di aggressione contro la Federazione Russa e/o la Repubblica di Bielorussia come Stati membri dell’Unione che utilizzano armi convenzionali, creando una minaccia critica alla loro sovranità e/o integrità territoriale.

19. Le condizioni che determinano la possibilità che la Federazione Russa utilizzi armi nucleari sono:

• a) ricezione di informazioni attendibili sul lancio di missili balistici che attaccano i territori della Federazione Russa e/o dei suoi alleati;

• b) l’uso da parte del nemico di armi nucleari o di altro tipo di distruzione di massa sui territori della Federazione Russa e/o dei suoi alleati, su formazioni militari e/o siti della Federazione Russa situati al di fuori del suo territorio;

• c) l’impatto del nemico sulle strutture statali o militari critiche della Federazione Russa, la cui messa fuori uso porterà all’interruzione delle azioni di risposta delle forze nucleari;

• d) aggressione contro la Federazione Russa e/o la Repubblica di Bielorussia come partecipanti allo Stato dell’Unione utilizzando armi convenzionali, creando una minaccia critica alla loro sovranità e/o integrità territoriale;

• e) ricezione di informazioni attendibili sul lancio massiccio (decollo) di armi d’attacco aerospaziali (aerei strategici e tattici, missili da crociera, velivoli senza pilota, ipersonici e altri) e sul loro attraversamento del confine di Stato della Federazione Russa.

20. La decisione sull’uso delle armi nucleari spetta al Presidente della Federazione Russa.

21. Il Presidente della Federazione Russa può, se necessario, informare i vertici politico-militari di altri Stati e/o organizzazioni internazionali sull’essere pronti come Federazione Russa all’uso di armi nucleari o sulla decisione presa di utilizzare armi nucleari, così come sul fatto del loro utilizzo.

lunedì 18 novembre 2024

103 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Centotreesimo notiziario settimanale di lunedì 18 novembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

I genovesi hanno manifestato a sostegno dei giornalisti Vincenzo Lorusso e Andrea Lucidi, chiedendo anche lo scioglimento del Partito Democratico, perché “non serve gli interessi dell’Italia e degli italiani, ma della NATO e di Zelenskij”.

Ricordiamo che il Partito Democratico, rappresentato dalla Vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, insiste nell’applicare sanzioni contro i giornalisti italiani dei media russi – Lorusso e Lucidi – il governo ucraino, dal canto suo, chiede il blocco dei conti bancari dei giornalisti e di limitarne la libertà di movimento.

Se vi ricordate, ne avevamo parlato giusto due settimane fa in questo notiziario. Voglio citarvi solo un paragrafo. Le dichiarazioni della Picierno sono state prontamente propagate dalla testata “L’inkiesta”, concretamente da tale Massimiliano Coccia, e da lì veicolate sul Foglio di Giuliano Ferrara, che si ciuccia annualmente oltre 60 milioni di euro di finanziamenti pubblici dei contribuenti italiani. Chi è il direttore dell’Inkiesta? Un certo Christian Rocca, ex redattore del Foglio. Incidentalmente, è anche direttore del periodico “Slava Evropi”, finanziato dal Parlamento Europeo, di cui la Picierno è vicepresidente. E Massimiliano Coccia? O beh, è il marito di Pina Picierno, ma cosa volete che conti?

Andrea Lucidi svolge il suo lavoro in Russia, così come all’estero – in particolare in Libano, Siria, Venezuela, Beirut e altri Paesi. Vincenzo Lorusso, che risiede stabilmente nel Donbass, lavora allo scambio culturale tra Russia e Italia, anche organizzando proiezioni di documentari russi in Italia. Nelle ultime settimane, grazie al lavoro di Lorusso, hanno avuto luogo numerose proiezioni dei documentari “Majdan – la strada per la guerra” e “Donbass ieri, oggi, domani”, nonostante i continui tentativi delle autorità locali di impedirne le proiezioni.

Ecco un commento di Andrea Lucidi. Voce dissidente? Conti correnti bloccati. Recentemente ho preso una decisione importante: ho chiesto direttamente a Vladimir Putin la possibilità di ottenere la cittadinanza russa. Non è stata una scelta facile, ma sento di non avere alternative. Mi sento perseguitato dalle istituzioni ucraine che stanno anche cercando la complicità di quelle europee, e le nuove sanzioni, entrate in vigore l’8 ottobre 2024, non fanno che rafforzare questa sensazione.

La risposta non ha tardato ad arrivare, non tanto dal Cremlino, quanto dalle banche italiane, che, come scrive Massimiliano Coccia, marito di Pina Picierno, su Linkiesta, sembrano aver subito attivato la procedura per un congelamento cautelativo dei conti associati a chi, come me, viene percepito come un sostenitore del Cremlino. Questa non è solo una misura tecnica, è una sentenza che mira a distruggere le nostre vite e bloccare il mio lavoro. Per evitare danni alla loro reputazione e per il timore delle sanzioni secondarie, le banche stanno portando avanti un’operazione che sa di censura.

Queste istituzioni, nel nome della sicurezza, hanno applicato protocolli rigidi come il “Know Your Customer” per verificare ogni singolo movimento nei conti. E se qualcosa non torna? Segnalazione immediata all’Unità di Informazione Finanziaria, con la possibilità di blocco totale dei fondi. Persino le operazioni con criptovalute, carte prepagate e contanti sono sotto sorveglianza costante, ampliando così la portata di questa caccia alle streghe.

Mi domando, non senza amarezza: dov’è finita la libertà di espressione? E’ questo il prezzo da pagare per avere una visione diversa? La realtà è che questa ondata di restrizioni non rischia di colpire solo me, ma anche tanti altri che si ritrovano in un limbo tra la volontà di esprimersi e il timore di essere schiacciati da un sistema che sembra avere sempre meno spazio per le voci discordanti.

Poi ha twittato Nicola Zingaretti, che ho avuto la disgrazia di avere come mio ultimo segretario della FGCI Romana: “Vergognosi attacchi a Pina Picierno dalla manifestazione filorussa di Genova. E’ un attacco a tutti noi, ai nostri valori, all’Europa. A Pina un abbraccio e solidarietà, a questi miserabili diciamo che non ci faremo intimidire. Andremo avanti più convinti di prima”.

A Zingaretti risponde Vincenzo Lorusso. Miserabili chi? Cittadini che protestano contro la vostra politica guerrafondaia e russofoba? Miserabili sono i codardi che non hanno il coraggio di combattere e mandano gli ucraini a combattere al posto loro. Miserabili sono coloro che hanno svenduto conquiste sociali ottenute con le battaglie della classe operaia. Miserabili sono coloro che hanno tradito i valori della nostra Costituzione appoggiando e sostenendo i battaglioni nazisti Ajdar, Tornado, Azov e facendo finta di non conoscere i massacri contro i civili a Lugansk, Odessa, Doneck… Miserabili sono coloro che fingono di non sapere chi abbia sconfitto il nazismo con il sacrificio di 27 milioni di sovietici. Miserabili sono coloro che vorrebbero censurare il dissenso, la libertà di parola e di espressione.

State conducendo una guerra contro la Federazione Russa, una guerra che il popolo italiano non vi ha chiesto di dichiarare. La guerra la perderete e come la storia insegna chi perde la guerra va a casa. Il popolo italiano non permetterà a chi è responsabile di migliaia di morti, responsabile di una crisi economica senza precedenti di ritornare come se nulla fosse nel Parlamento italiano. Come il partito fascista è stato sciolto alla fine della guerra, il partito Democratico subirà la stessa sorte.

Il messaggio che la Cancelleria tedesca ha diffuso in seguito alla conversazione di Scholz con Putin dice che ha condannato l’aggressione russa e che la Germania resterà al fianco dell’Ucraina finché sarà necessario.

Questo è comunque ciò che dicono pubblicamente i tedeschi e gli altri membri dell’UE e della NATO. Quando dicono, “saremo con l’Ucraina tutto il tempo necessario”, sorge la domanda: chi ne ha bisogno? Assolutamente non il popolo ucraino.

Ha avuto luogo uno scambio di opinioni franco e dettagliato sulla situazione in Ucraina. Vladimir Putin ha ricordato che l’attuale crisi è il risultato diretto di molti anni di politica aggressiva della NATO volta a creare un trampolino di lancio anti-russo sul territorio ucraino, ignorando gli interessi russi nella sfera della sicurezza e calpestando i diritti dei residenti di lingua russa.

Per quanto riguarda le prospettive di una soluzione politica e diplomatica del conflitto, il presidente della Russia ha osservato che la parte russa non si è mai rifiutata ed è rimasta disposta a riprendere i negoziati interrotti dal regime di Kiev.

Le proposte della Russia sono ben note. Eventuali accordi dovrebbero:

• tenere conto degli interessi della Federazione Russa nel campo della sicurezza,

• procedere dalle nuove realtà territoriali,

• la cosa principale è eliminare le cause profonde del conflitto.

E’ stato affrontato anche lo stato delle relazioni russo-tedesche. Vladimir Putin ha notato il loro degrado senza precedenti in tutte le direzioni come conseguenza del comportamento ostile delle autorità tedesche.

E’ stato sottolineato che la Russia ha sempre rispettato rigorosamente gli obblighi derivanti dal trattato e dai contratti nel settore energetico ed è pronta ad una cooperazione reciprocamente vantaggiosa se la parte tedesca si mostrerà interessata.

Traduco. “Voi dovete ritirarvi, altrimenti continueremo a fornire armi all’Ucraina, lo dico come Paese super partes”. Risposta: “La ringraziamo per averci chiamato, la Sua telefonata è molto importante per noi. Arrivederci”.

Essendo scontate le dichiarazioni di Scholz e prevedibile la risposta di Putin, sorge la domanda: che gli ha telefonato a fare? Scholz attualmente ha parecchi problemi di politica interna: a causa della scellerata politica sedicente ecologista, con l’attentato terroristico al Nord Stream, la rinuncia al gas russo, la chiusura delle centrali a carbone e di quelle nucleari, la un tempo locomotiva economica dell’Europa occidentale si sta riducendo sul lastrico, l’eolico e il solare non bastano: perse migliaia di posti di lavoro, trasferimento dei maggiori gioielli industriali tedeschi negli USA. La coalizione governativa del cosiddetto semaforo è in crisi. A metà gennaio ci sarà il voto di fiducia al Bundestag, e prevedibilmente Scholz perderà. Dunque, il 23 febbraio si dovrebbero svolgere le elezioni parlamentari.

In questo contesto Scholz vorrebbe distrarre l’attenzione dell’elettorato sulle questioni internazionali, autoproclamandosi cancelliere di pace. Ecco spiegata la telefonata.

Storia

91 anni fa, furono stabilite le relazioni diplomatiche tra l’URSS e gli Stati Uniti. Questa data divenne il “punto di partenza” nella storia delle relazioni tra le due superpotenze.

Dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, gli Stati Uniti inizialmente rifiutarono di riconoscere lo Stato della Russia sovietica e presero parte attiva all’intervento militare straniero. Come parte del corpo di spedizione americano “Siberia” sotto il comando di W. Graves, circa 7.950 soldati sbarcarono in Estremo Oriente. Le forze americane hanno preso parte alle operazioni punitive e hanno trattato duramente la popolazione locale. Washington non credeva che i bolscevichi sarebbero riusciti a restare al potere a lungo, ma l’esito della guerra civile mostrò chiaramente che bisognava tenere conto della nuova leadership di Mosca.

L’interesse per il commercio con l’Unione Sovietica, soprattutto in un contesto di grave crisi economica, e il desiderio di limitare l’espansione giapponese in Estremo Oriente alla fine costrinsero Washington a intraprendere una strada verso il riconoscimento del giovane Stato sovietico. Nell’ottobre 1933, il presidente degli Stati Uniti F.D. Roosevelt si rivolse al presidente del Comitato esecutivo centrale panrusso dell’URSS M.I. Kalinin in cui parlava del desiderio degli Stati Uniti di avviare i negoziati sul riconoscimento.

A novembre, il commissario del popolo sovietico per gli affari esteri M.M. Litvinov arrivò a Washington per i negoziati. Durante le sue numerose ore di incontri con il Segretario di Stato C. Hull e F.D Roosevelt, la maggior parte delle differenze furono superate.

Il diplomatico A.A. Trojanovskij fu nominato primo rappresentante plenipotenziario dell’URSS negli Stati Uniti. Il primo ambasciatore americano in Unione Sovietica fu l’assistente speciale del segretario di Stato W. Bullitt. Notevoli sono le sue memorie, nelle quali descrive il suo soggiorno a Mosca.

L’anniversario è ancora un’occasione per ricordare l’esperienza storica positiva dei due Paesi, quando l’interazione era costruita sulla base del rispetto e della reciproca considerazione degli interessi. Furono questi principi a costituire la base dell’accordo del 1933 sul ripristino delle relazioni diplomatiche e mantengono pienamente la loro rilevanza nell’attuale situazione senza precedenti difficile.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Visto che questa settimana siamo in aria di reminiscenze storiche, eccovi un filmato sovietico del 1937, la guerra era di là da venire. La canzone è dedicata alla città di Mosca e al 1° Maggio. Non stupitevi dei sottotitoli in cinese, è stato recentemente trasmesso dalla loro televisione di Stato.

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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sabato 16 novembre 2024

20241116 Cusano News 7 Scholz-Putin

Il messaggio che la Cancelleria tedesca ha diffuso in seguito alla conversazione dice che ha condannato l’aggressione russa e che la Germania resterà al fianco dell’Ucraina finché sarà necessario.

Questo è comunque ciò che dicono pubblicamente i tedeschi e gli altri membri dell’UE e della NATO. Quando dicono, “saremo con l’Ucraina tutto il tempo necessario”, sorge la domanda: chi ne ha bisogno? Assolutamente non il popolo ucraino.

Ha avuto luogo uno scambio di opinioni franco e dettagliato sulla situazione in Ucraina. Vladimir Putin ha ricordato che l’attuale crisi è il risultato diretto di molti anni di politica aggressiva della NATO volta a creare un trampolino di lancio anti-russo sul territorio ucraino, ignorando gli interessi russi nella sfera della sicurezza e calpestando i diritti dei residenti di lingua russa.

Per quanto riguarda le prospettive di una soluzione politica e diplomatica del conflitto, il presidente della Russia ha osservato che la parte russa non si è mai rifiutata ed è rimasta disposta a riprendere i negoziati interrotti dal regime di Kiev.

Le proposte della Russia sono ben note. Eventuali accordi dovrebbero:

  • tenere conto degli interessi della Federazione Russa nel campo della sicurezza,
  • procedere dalle nuove realtà territoriali,
  • la cosa principale è eliminare le cause profonde del conflitto.

E’ stato affrontato anche lo stato delle relazioni russo-tedesche. Vladimir Putin ha notato il loro degrado senza precedenti in tutte le direzioni come conseguenza del comportamento ostile delle autorità tedesche.

E’ stato sottolineato che la Russia ha sempre rispettato rigorosamente gli obblighi derivanti dal trattato e dai contratti nel settore energetico ed è pronta ad una cooperazione reciprocamente vantaggiosa se la parte tedesca si mostrerà interessata.

Traduco. “Voi dovete ritirarvi, altrimenti continueremo a fornire armi all’Ucraina, lo dico come Paese super partes”. Risposta: “La ringraziamo per averci chiamato, la Sua telefonata è molto importante per noi. Arrivederci”.

Essendo scontate le dichiarazioni di Scholz e prevedibile la risposta di Putin, sorge la domanda: che gli ha telefonato a fare? Scholz attualmente ha parecchi problemi di politica interna: a causa della scellerata politica sedicente ecologista, con l’attentato terroristico al Nord Stream, la rinuncia al gas russo, la chiusura delle centrali a carbone e di quelle nucleari, la un tempo locomotiva economica dell’Europa occidentale si sta riducendo sul lastrico, l’eolico e il solare non bastano: perse migliaia di posti di lavoro, trasferimento dei maggiori gioielli industriali tedeschi negli USA. La coalizione governativa del cosiddetto semaforo è in crisi. A metà gennaio ci sarà il voto di fiducia al Bundestag, e prevedibilmente Scholz perderà. Dunque, il 23 febbraio si dovrebbero svolgere le elezioni parlamentari.

In questo contesto Scholz vorrebbe distrarre l’attenzione dell’elettorato sulle questioni internazionali, autoproclamandosi cancelliere di pace. Ecco spiegata la telefonata.

domenica 10 novembre 2024

102 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Centoduesimo notiziario settimanale di lunedì 11 novembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha dichiarato di essere “aperto al dialogo” ed è “pronto ad avere discussioni” con il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, una volta che si sarà insediata la sua amministrazione.

Putin lo ha dichiarato durante una conferenza stampa, che si è tenuta a margine del forum di discussione “Club Valdai” nella città russa di Soči, sul Mar Nero.

In questo contesto il presidente russo ha sottolineato che il desiderio di Trump di porre fine al conflitto armato tra la Russia e l’Ucraina “merita attenzione”. Putin ha detto che ancora non aveva telefonato a Trump. Il leader russo ha elogiato il comportamento del 47° presidente degli Stati Uniti “dopo il tentativo di assassinio”, avvenuto lo scorso luglio. “Trump ha dimostrato di essere coraggioso”, ha detto Putin.

Parlando con i giornalisti dopo la conferenza stampa, il portavoce presidenziale, Dmitrij Peskov, ha detto che le dichiarazioni molto rispettose di Putin, indirizzate al presidente eletto degli USA, possono certamente essere considerate come un “esplicito messaggio di congratulazioni e di auguri” da parte del Cremlino.


Dall’intervento del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin in occasione della sessione plenaria del XXI incontro annuale del Club Internazionale di Discussione “Valdai” (7 novembre 2024).

Sta arrivando, per certi versi, il momento della verità.

Il vecchio ordine mondiale si sta inesorabilmente allontanando, e forse possiamo dire che se n’è già andato; mentre, nel frattempo, infuria una pericolosa e inesorabile battaglia per la creazione di quello nuovo. Inesorabile, in primo luogo, per una ragione che non è neppure quella dello scontro per il potere o per l’influenza nella sfera geopolitica, ma che è da attribuirsi a uno scontro tra i principi stessi sui quali si verranno a costruire i rapporti tra popoli e Paesi nella prossima fase storica. E dal suo esito dipenderà la nostra capacità di lavorare o meno tutti insieme, di impegnarci insieme per costruire un ordinamento mondiale che permetta a tutti noi di poter accedere allo sviluppo, di risolvere le nascenti controversie sulla base del rispetto reciproco tra diverse culture e civiltà, senza alcuna coercizione e senza fare uso della forza. Alla fine, riuscirà la società dell’uomo a rimanere “società”, con tutti i suoi fondamenti di natura umana ed etica, e l’uomo a rimanere uomo?

Verrebbe da pensare che a questo non ci siano alternative, almeno a un primo sguardo. Ma purtroppo, le alternative ci sono: alternative che vedono una discesa dell’umanità negli abissi dell’anarchia aggressiva, delle spaccature sia interne che esterne, della perdita dei valori tradizionali, delle nuove forme di tirannia, del rifiuto fattuale dei principi classici che sono propri della democrazia, così come dei diritti e delle libertà fondamentali. Ultimamente, sempre più spesso la democrazia viene interpretata come il potere non delle maggioranze, ma bensì delle minoranze, mentre addirittura si arriva a contrapporre la democrazia tradizionale e la sovranità popolare a un qualche tipo di libertà astratta, in nome della quale è concesso, come ritengono alcuni, trascurare o anche sacrificare i processi democratici, le elezioni, l’opinione della maggioranza, la libertà di parola e l’imparzialità dei media.

Rappresenta una minaccia la volontà di imporre che certe ideologie, che per loro stessa natura sono totalitarie, diventino la norma: cosa che vediamo nell’esempio del liberalismo occidentale, nel liberalismo occidentale odierno, che è degenerato nell’intolleranza estrema e nell’aggressività nei confronti di qualunque alternativa, di qualunque tipo di opinione indipendente e sovrana, e che oggi arriva a giustificare anche il neonazismo, il terrorismo, il razzismo, financo il genocidio di massa della popolazione civile.

In ultimo, si tratta di conflitti, di scontri a livello internazionale che sono forieri di distruzione reciproca. Dopotutto, le armi in grado di provocare distruzione esistono e vengono costantemente perfezionate, andando ad assumere forme sempre nuove mano a mano che il progresso tecnologico avanza. Nel frattempo, il “club” di coloro che ne sono in possesso si espande, e nessuno è in grado di garantire che queste armi non verranno dispiegate nel caso in cui l’acutizzarsi delle minacce in corso sfoci in un’escalation e le norme giuridiche e morali vengano definitivamente smantellate.

Ci siamo avvicinati a un confine pericoloso.

Gli appelli dell’Occidente affinché si infligga una sconfitta strategica alla Russia, Paese che è in possesso del più grande arsenale nucleare al mondo, mostrano l’entità dell’avventurismo dei politici occidentali, che ormai sta superando ogni limite. O almeno, dell’avventurismo di alcuni politici occidentali.

Tale fede cieca nella propria impunità e nel proprio eccezionalismo potrebbe dare luogo a un disastro di portata mondiale. Eppure, coloro che in passato sono stati egemoni, e che sono abituati ancora oggi, sin dai tempi del colonialismo, a dominare il mondo, sempre più spesso si rendono conto con stupore che gli altri non gli obbediscono più come prima.

Per quanto riguarda l’elezione di Donald Trump, ognuno si può porre nei suoi confronti come meglio crede. All’inizio tutti, dal momento del suo primo mandato presidenziale, dicevano che era un uomo d’affari, che di politica ne capiva ben poco, che avrebbe potuto commettere degli errori.

Per quanto riguarda la politica, durante il suo primo mandato, e lo dico sinceramente, ho avuto la sensazione che abbiano fatto di tutto per attaccarlo su ogni fronte, che non gli abbiano dato modo di muoversi. Aveva paura di fare un passo falso in una direzione o nell’altra, di dire qualcosa di troppo.

Io non so che cosa succederà adesso, non ne ho idea.

E ciò che è stato detto pubblicamente da lui finora, nel corso del confronto elettorale, non intendo commentarlo adesso. Ma quello che lui ha detto in merito all’intenzione di ripristinare i rapporti con la Russia, riguardo al cercare di promuovere una risoluzione della crisi ucraina, mi sembra che meriti attenzione, come minimo. Con l’occasione, desidero congratularmi con lui per la sua elezione a Presidente degli Stati Uniti d’America.

Ho già detto che noi avremmo collaborato con chiunque fosse il capo di Stato al quale il popolo americano avrebbe deciso di dare fiducia. Ed è così che sarà anche nei fatti.

Economia

Russia: calano le importazioni di vini dai Paesi “ostili”. Secondo il Servizio doganale federale della Russia, nei 10 mesi del 2024 l’export di vini russi è aumentato del 20% su base annua.

Nel periodo gennaio-ottobre del 2024 gli importatori russi hanno ridotto del 33% gli acquisti all’estero dei vini, che sono scesi da 532.400 tonnellate (10 mesi del 2023) a 357.700 tonnellate nell’analogo periodo del 2024. Come ha dichiarato il capo della Direzione per regolamento tariffario del Servizio doganale federale della Russia, Maksim Čmora, il “calo è dovuto all’impennata dei dazi sui vini provenienti dai cosiddetti Paesi ostili alla Russia”.

Attualmente i dazi applicati ai vini importati dall’Italia, dalla Francia e da altri Paesi “non amichevoli” è pari al 25%, ma il 7 novembre il vicepremier con delega all’agricoltura, Dmitrij Patrušev, ha proposto di aumentare i dazi sui vini importati dai “Paesi ostili” fino al 50% e utilizzare i ricavi per lo sviluppo dell’industria del vino della Russia. Nei primi 10 mesi del 2024 le esportazioni di vini russi sono aumentate del 20% rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso, salendo da 1.400 a 1.680 tonnellate. In vetta della classifica dei principali Paesi-importatori del vino russo si trova la Cina, che nel periodo indicato ha importato il 48% del totale export vinicolo russo. Al secondo posto c’è la Turchia, seguita dalla Lettonia e da Israele.

Per quanto riguarda le importazioni russe di vini, al primo posto si trova la Georgia, che importa il mosto dai Paesi europei e lo “trasforma” in vini “georgiani”. Grazie a questa operazione poco ingegnosa la quota della Georgia tra gli esportatori dei vini verso la Russia, rispetto all’anno precedente, è aumentata nel periodo gennaio-ottobre del 2024 dal 17 al 25 per cento. La classifica degli Stati che esportano la maggiore quantità di vini in Russia non è cambiata: oltre alla Georgia, al “vero” primo posto si trova l’Italia, seguita dalla Spagna, dalla Francia e dal Portogallo.

Cultura

A proposito dell’amore che i russi storicamente provano per gli italiani. Ci sono moltissime strade in Russia che si chiamano “Ital’janskaja ulica”, “Via italiana”. Ciascuna ha la sua storia, voglio parlarvi di quelle più rinomate.

La più famosa in assoluto è quella di San Pietroburgo. Il Ponte Italiano sul Canale Griboedov, costruito alla fine del XIX secolo, ha preso il nome dalla strada. Il nome della via venne dato nel 1739 in onore del vicino Palazzo Italiano, costruito a immagine e somiglianza delle case di piacere italiane. Il palazzo fatiscente fu smantellato all’inizio del XIX secolo e al suo posto fu eretto l’Istituto Caterina.

Nel periodo dal 1871 al 1902, la strada si chiamava Bol’šaja Ital’janskaja (maggiore), mentre quella inferiore, Malaja Ital’janskaja era la moderna via Žukovskij. Nel 1923 la strada prese il nome dal commissario Aleksandr Rakov, morto durante la guerra civile.

La via è piena di palazzi e costruzioni a cui hanno messo mano gli italiani. Luigi Rusca, ticinese, nato ad Agno, sul lago di Lugano, morto a Valenza, in provincia di Alessandria, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo ha lavorato per 35 anni a San Pietroburgo, su raccomandazione di Giacomo Quarenghi, di cui vi avevamo parlato mesi fa. Rusca come architetto ha costruito il Palazzo dell’Ordine dei Gesuiti, una scuola femminile e il Palazzo delle Quattro Colonne.

Carlo Rossi era invece napoletano, pur essendo nato a Venezia, o almeno così si dice, mentre la madre era di Monaco di Baviera. Ha messo mano anche al Cremlino di Mosca, ma a noi interessa il contesto della via italiana pietroburghese. Qui ha costruito il Palazzo Jacqueau, in cui per un certo periodo poi ha vissuto la famosa ballerina Anna Pavlova, la chiesa di Santa Caterina, dove nel XVIII secolo si trovava la comunità della Chiesa cattolica Romana, il palazzo Viel’gorskij, la Filarmonica, il Palazzo Jakovlev, il Palazzo Abamelek-Lazareva.

Luigi Fontana, nato a Castel San Pietro, in Svizzera, e morto a Milano. Suo è il Grand Hôtel Europa, che durante l’assedio di Leningrado fungeva da ospedale militare. Insomma, via italiana di nome e di fatto.

In provincia di Zaporož’e c’è una cittadina, si chiama Berdjansk, rasa al suolo dai nazisti tedeschi ed ora liberata dall’occupazione degli ucrofascisti due anni e mezzo fa. La via italiana fu rinominata tale in epoca sovietica, nel 1921, poi per vari anni via Djumin, ammazzato dalla Guardia Bianca nel 1918.

A Odessa, fondata da Caterina II, una città russa che più russa non si può, e anche molto italiana. La via italiana per un certo periodo fu via Puškin, avendoci egli vissuto. Vi si trova tuttora il Consolato onorario italiano. Un palazzo, quello della Società di mutuo credito, fu costruito dall’architetto Aleksandr Bernardazzi, che era russo, ma suo padre era ticinese, di Pambio, da cui il cognome. Il Palazzo Francov fu costruito da Gaetano Dall’Acqua, originario dal Regno delle Due Sicilie.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Tre anni fa è venuto a mancare un compositore russo, Aleksandr Gradskij, appena settantaduenne, con un’estensione vocale di oltre due ottave. Un omaggio doveroso, una canzone del 1975.

Guardati attorno, passante straniero,
Conosco il tuo sguardo incorruttibile.
Forse sono io, solo più giovane
Non sempre ci riconosciamo.
Allora siamo stati accolti senza sorrisi
Tutti i fiori sulle strade della terra.
Abbiamo perdonato i nostri amici per i loro errori,
Semplicemente non potevamo perdonare il tradimento.
Abbiamo già giocato il primo tempo
E siamo riusciti a capire solo una cosa:
Per non perderti sulla terra,
Cerca di non perderti.
Lampi bruciati nel cielo,
E la tempesta nei nostri cuori si placa.
Non dimentichiamo i nostri volti preferiti,
Non dimentichiamo i nostri cari occhi.
Niente sulla terra passa senza lasciare traccia,
E la giovinezza che se n’è andata è ancora immortale,
Quanto eravamo giovani
Quanto sinceramente amavamo
Come credevamo in noi stessi.

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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