Mark Bernardini

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sabato 16 agosto 2025

20250815 Alaska

Conferenza stampa congiunta del Presidente della Russia e del Presidente degli Stati Uniti

Vladimir Putin e Donald Trump hanno tenuto una conferenza stampa congiunta al termine dei colloqui russo-americani.

16 agosto 2025 02:05 Anchorage, Alaska

Vladimir Putin: Egregio Signor Presidente! Signore e signori!

I nostri colloqui si sono svolti in un’atmosfera costruttiva e di reciproco rispetto, e sono stati molto approfonditi e utili.

Vorrei ringraziare ancora una volta il mio collega americano per l’offerta di venire in Alaska. E’ del tutto logico incontrarci qui, perché i nostri Paesi, sebbene separati dagli oceani, sono di fatto vicini di casa. E quando ci siamo incontrati, mentre scendevamo dagli aerei, ho detto questo: “Buon pomeriggio, caro vicino. E’ molto bello vederti in buona salute e vivo”. E, a mio parere, suona molto amichevole, molto gentile. Siamo separati solo dallo Stretto di Bering, e anche lì ci sono due isole, e ci sono solo quattro chilometri tra l’isola russa e quella americana. Siamo vicini di casa, questo è un dato di fatto.

E’ anche importante che una parte significativa della storia comune di Russia e Stati Uniti sia legata all’Alaska, con molti eventi positivi. Così, ancora oggi, qui è conservato un enorme patrimonio culturale dell’era dell’America russa: chiese ortodosse, molti, più di 700 nomi geografici di origine russa. Durante la Seconda Guerra Mondiale, fu in Alaska che iniziò la leggendaria rotta aerea per la fornitura di aerei da combattimento e altri equipaggiamenti nell’ambito dell’accordo Lend-Lease. Era una rotta pericolosa e difficile su vaste distese ghiacciate, ma i piloti e gli specialisti dei due Paesi fecero di tutto per avvicinare la vittoria, corsero rischi, diedero la vita per la vittoria comune.

Sono appena stato nella città di Magadan, in Russia, dove c’è un monumento ai piloti russi e americani, e la bandiera sul monumento è russa e americana. So che c’è un monumento simile anche qui, in un cimitero militare a pochi chilometri da qui, dove sono sepolti i piloti sovietici caduti durante quell’eroica missione. Siamo grati alle autorità e ai cittadini americani per la loro attenzione alla loro memoria. Appare degna e nobile.

Ricorderemo sempre altri esempi storici in cui i nostri Paesi hanno sconfitto insieme nemici comuni nello spirito di cameratismo e alleanza militare, fornendosi reciprocamente assistenza e supporto. Sono certo che questa eredità ci aiuterà a ripristinare e costruire relazioni paritarie reciprocamente vantaggiose già in una nuova fase, anche nelle condizioni più difficili.

Come sapete, i vertici russo-americani non si tengono da più di quattro anni. E’ un periodo molto lungo. Il periodo passato è stato molto difficile per le relazioni bilaterali e, francamente, sono scese al punto più basso dalla Guerra Fredda. E questo non giova né ai nostri Paesi né al mondo intero. Ovviamente, prima o poi era necessario correggere la situazione, passare dallo scontro al dialogo, e a questo proposito, un incontro personale tra i capi di Stato e di governo era davvero necessario, ovviamente previo una preparazione seria e scrupolosa, e tale lavoro è stato generalmente svolto.

Abbiamo stabilito ottimi contatti diretti con il Presidente Trump. Abbiamo parlato ripetutamente e apertamente al telefono. Come sapete, il rappresentante speciale del Presidente degli Stati Uniti, il signor Witkoff, ci ha fatto visita in Russia diverse volte. I nostri assistenti, i responsabili dei dipartimenti di politica estera, sono stati in contatto regolare.

Come ben sapete e comprendete, una delle questioni centrali è diventata la situazione in Ucraina. Vediamo il desiderio dell’amministrazione statunitense e del Presidente Trump in persona di facilitare la risoluzione del conflitto ucraino, il suo desiderio di approfondire l’essenza e comprenderne le origini.

Ho detto più di una volta che per la Russia, gli eventi in Ucraina sono associati a minacce fondamentali alla nostra sicurezza nazionale. Inoltre, abbiamo sempre considerato e consideriamo il popolo ucraino, l’ho detto più di una volta, come fraterno, per quanto strano possa sembrare nelle condizioni odierne. Abbiamo le stesse radici e tutto ciò che sta accadendo per noi è una tragedia e un grande dolore. Pertanto, il nostro Paese è sinceramente interessato a porre fine a tutto questo.

Ma allo stesso tempo, siamo convinti che, affinché la soluzione ucraina sia sostenibile e duratura, tutte le cause profonde della crisi, che sono state ripetutamente discusse, debbano essere eliminate, tutte le legittime preoccupazioni della Russia debbano essere prese in considerazione e un giusto equilibrio nella sfera della sicurezza in Europa e nel mondo nel suo complesso debba essere ripristinato.

Sono d’accordo con il Presidente Trump, che ne ha parlato oggi, sul fatto che, naturalmente, anche la sicurezza dell’Ucraina debba essere garantita. Naturalmente, siamo pronti a lavorare su questo.

Vorrei sperare che l’intesa raggiunta ci consenta di avvicinarci a questo obiettivo e di aprire la strada alla pace in Ucraina. Ci auguriamo che Kiev e le capitali europee percepiscano tutto questo in modo costruttivo e non creino ostacoli, non cerchino di ostacolare il progresso emergente attraverso provocazioni o intrighi dietro le quinte.

A proposito, con l’arrivo della nuova amministrazione statunitense, il fatturato commerciale bilaterale ha iniziato ad aumentare. Tutto ciò è ancora simbolico, ma comunque superiore del 20%. Sto dicendo che abbiamo molti ambiti interessanti per la collaborazione.

Ovviamente, il partenariato commerciale e di investimento russo-americano ha un potenziale enorme. Russia e Stati Uniti hanno molto da offrirsi reciprocamente in ambito commerciale, energetico, digitale, ad alta tecnologia ed esplorazione spaziale.

Anche la cooperazione nell’Artico e la ripresa dei contatti interregionali, anche tra il nostro Estremo Oriente e la costa occidentale americana, sembrano rilevanti.

In generale, è importante e necessario che i nostri Paesi voltino pagina e tornino alla cooperazione.

E’ simbolico che nelle vicinanze, al confine tra Russia e Stati Uniti, come ho già detto, ci sia la cosiddetta linea del cambio di data, dove si può letteralmente passare da ieri a domani. E spero che avremo successo in ambito politico.

Vorrei ringraziare il signor Trump per il nostro lavoro congiunto, per il tono amichevole e fiducioso della conversazione. La cosa principale è che entrambe le parti si sono impegnate per il risultato. Vediamo che il Presidente degli Stati Uniti ha un’idea chiara di ciò che vuole ottenere, si preoccupa sinceramente della prosperità del suo Paese e allo stesso tempo mostra comprensione per gli interessi nazionali della Russia.

Spero che gli accordi odierni diventino un punto di riferimento non solo per la risoluzione del problema ucraino, ma segnino anche l’inizio del ripristino di relazioni pragmatiche e professionali tra Russia e Stati Uniti.

In conclusione, vorrei aggiungere quanto segue. Ricordo che nel 2022, durante i miei ultimi contatti con la precedente Amministrazione, ho cercato di convincere il mio ex collega americano che non era necessario arrivare a una situazione che avrebbe potuto portare a gravi conseguenze sotto forma di azioni militari, e allora ho detto direttamente che questo era un grave errore.

Oggi sentiamo il Presidente Trump dire: “Se fossi Presidente, non ci sarebbe la guerra”. Credo che questo sia ciò che accadrebbe effettivamente. Lo confermo perché, in generale, abbiamo instaurato un ottimo rapporto, professionale e basato sulla fiducia con il Presidente Trump. E ho tutte le ragioni per credere che, procedendo su questa strada, possiamo raggiungere – e prima possibile – la fine del conflitto in Ucraina.

Grazie per l’attenzione.

D. Trump (tradotto): Grazie mille, signor Presidente. Questo è un discorso davvero profondo.

Vorrei dire che abbiamo avuto un incontro molto produttivo, abbiamo discusso di molte questioni. Credo che alcune di esse siano state davvero significative.

Non siamo riusciti a trovare una piena comprensione. Purtroppo, non c’è ancora un accordo. Chiamerò i rappresentanti della NATO, chiamerò e parlerò con i leader necessari, con il Presidente Zelenskij, e lo informerò dell’incontro di oggi.

Sono d’accordo con il Ministro degli Esteri [Marco] Rubio, con l’Inviato Speciale [del Presidente degli Stati Uniti Steven] Witkoff e con la loro posizione. Vi ringrazio per il vostro lavoro e il vostro aiuto, state facendo un ottimo lavoro.

Abbiamo qui anche grandi imprenditori e altri. Se volete collaborare con noi, non vediamo l’ora, non vediamo l’ora di lavorare insieme. Vorremmo porre fine a questo conflitto il più rapidamente possibile. Oggi abbiamo fatto progressi significativi. Ho un ottimo rapporto con il Presidente Putin. Abbiamo avuto molti incontri difficili con Vladimir Vladimirovič, ma anche incontri positivi. Sappiamo che la falsa situazione sull’”interferenza russa” nelle elezioni americane... Lui [Vladimir Putin] lo capisce molto bene, data la sua carriera, e sa che tutto questo è falso. “Russia, Russia, Russia”. Capisce che tutto ciò che è stato fatto è un atto criminale.

Certo, avremo una buona opportunità di lavorare insieme. Vorrei dire molto rapidamente che farò diverse telefonate, informerò i leader europei di quanto è stato discusso.

Abbiamo avuto colloqui produttivi. E la prima e più importante cosa, credo, è che abbiamo buone, ottime possibilità di raggiungere un accordo pacifico. Non l’abbiamo ancora raggiunto, ma ringrazio il Presidente Putin e la sua squadra per il fatto che voi, seduti qui, avete fatto tutto il necessario per questo. Vedo i vostri volti sui giornali. In effetti, siete quasi famosi quanto il vostro capo, soprattutto questo signore qui [S. Lavrov].

Abbiamo avuto molti incontri produttivi nel corso degli anni. E in effetti, oggi abbiamo avuto un incontro produttivo.

Migliaia di persone muoiono ogni settimana e il Presidente Putin vorrebbe porre fine a questo conflitto tanto quanto me. La ringrazio, Signor Presidente, e ci sentiremo molto, molto presto. Spero di vederla presto.

Grazie.

V. Putin (in inglese): La prossima volta a Mosca.

D. Trump (tradotto): Una proposta molto interessante. Probabilmente sarò criticato, ma credo sia del tutto possibile.

La ringrazio, Signor Presidente. Vi ringrazio tutti.

V. Putin (in inglese): Grazie mille.

Fonte originale: Cremlino

mercoledì 23 luglio 2025

Trattative Russia-Ucraina

Vladimir Medinskij, capodelegazione, aiutante del presidente della Russia.

Il terzo round dei colloqui di Istanbul si è concluso.

Abbiamo constatato che tutti gli accordi sui percorsi umanitari discussi l’ultima volta sono stati rispettati.

Attualmente, lo scambio degli ultimi gruppi di prigionieri di guerra, circa 250 persone per parte, è in fase di completamento.

Si è così concluso il secondo scambio, senza precedenti, di circa 1.200 persone.

Sapete anche che lo scambio delle salme dei caduti è stato completato.

Sulla base di considerazioni morali, secondo cui il corpo di un soldato ucciso dovrebbe essere sepolto in terra natia, abbiamo restituito più di 7.000 salme alla parte ucraina.

Ne abbiamo ricevuto un piccolo numero.

Cosa abbiamo proposto alla parte ucraina questa volta?

In primo luogo, al fine di risparmiare tempo, risorse e denaro dei contribuenti, di formare tre gruppi di lavoro all’interno della nostra delegazione che lavoreranno online.

Si tratterà di un gruppo di lavoro sulle questioni politiche, un gruppo di lavoro sulle questioni umanitarie e un gruppo di lavoro sulle questioni militari, composto da specialisti competenti dei dipartimenti militari.

La parte ucraina si è impegnata a prendere in considerazione questa proposta.

In secondo luogo. Abbiamo nuovamente suggerito alla parte ucraina di considerare, a nostro avviso, una questione molto importante: dichiarare dei cessate il fuoco di breve durata – 24-48 ore – sulla linea di contatto, in prima linea. In modo che le squadre mediche abbiano la possibilità di recuperare i feriti e i comandanti di recuperare le salme dei loro soldati.

Ora, nella cosiddetta zona grigia, a causa del pericolo del costante predominio dei droni FPV, le squadre mediche sono esposte a rischi eccessivi durante l’evacuazione dei feriti.

Ogni vita è importante per noi.

Inoltre, proseguendo lo scambio di prigionieri di guerra, abbiamo concordato che nel prossimo futuro ci sarà uno scambio di almeno altri 1.200 prigionieri di guerra da entrambe le parti.

Ma non nascondo che abbiamo proposto, da parte nostra, di trasferire un numero maggiore di prigionieri di guerra in Ucraina.

Se dovessero trovare i nostri, questo numero sarà maggiore.

Inoltre, senza specificare scadenze specifiche, ciò è dovuto a una serie di problemi tecnici, alla disponibilità di mezzi frigoriferi per il trasporto speciale, e abbiamo offerto all’Ucraina di trasferire altri 3.000 corpi di militari ucraini deceduti.

Non appena la parte ucraina sarà tecnicamente pronta ad accettarli, i resti saranno trasferiti in Ucraina con l’aiuto della Croce Rossa per la sepoltura secondo la tradizione cristiana.

E’ stata discussa la questione del rientro dei civili sfollati a seguito di azioni militari.

Purtroppo, siamo stati costretti a constatare che un punto del nostro accordo non è stato pienamente attuato.

Non tutti i civili della regione di Kursk “evacuati” dalle Forze Armate ucraine nel territorio ucraino sono stati rimpatriati al momento.

Non sono molti, circa una trentina, e sono ancora trattenuti dall’Ucraina.

Onestamente, non capisco affatto perché questo stia accadendo.

Se avete salvato i civili da un attacco, riportateli a casa, come dite voi.

E se li avete presi in ostaggio, come fece Hamas a suo tempo – i primi che gli sono capitati – allora chiamiamoli ostaggi e trattiamoli di conseguenza.

Ma anche in questo caso, siamo pronti a scambiarli.

Con militari o altre categorie.

Però, chiamate allora le vostre azioni per quello che sono.

Troverete facilmente voi stessi la parola giusta.

Inoltre, gli scambi medici a tempo indeterminato di feriti gravi e malati direttamente sulla linea di combattimento continueranno.

Naturalmente abbiamo discusso a lungo le posizioni espresse dalle nostre parti nei memorandum presentati l’ultima volta.

Le posizioni sono piuttosto distanti tra loro.

Tuttavia, abbiamo concordato di continuare i contatti.

Sia a livello di delegazione, sia, speriamo, tempestivamente a livello di gruppo di lavoro.

Un’ultima cosa. Riguardo alle decine di migliaia di bambini presumibilmente portati via dall’Ucraina.

Abbiamo esaminato attentamente l’elenco completo dei 339 nomi di bambini ucraini (339 in totale, lo sottolineo), nome per nome, cognome per cognome. Alcuni bambini sono già stati rimpatriati in Ucraina.

Stiamo lavorando sugli altri.

Se i loro genitori legittimi, parenti stretti o rappresentanti verranno ritrovati, questi bambini torneranno immediatamente a casa. Per noi, i bambini sono sacri.

Ora sono tutti sotto il controllo dello Stato.

Non gli manca nulla e sono al sicuro negli appositi istituti per l’infanzia.

Michail Galuzin, viceministro degli esteri russo.

Le autorità russe si adoperano incessantemente per i bambini.

Proprio per questo, ci atteniamo scrupolosamente ed esaurientemente alle richieste della parte ucraina in merito ai bambini ucraini.

Contemporaneamente, ed è ovvio, le autorità russe si prendono cura dei bambini russi. Oggi abbiamo posto alla parte ucraina una richiesta: far tornare in Russia i bambini russi che permangono in territorio ucraino, o che dal territorio ucraino sono stati trasferiti nei Paesi dell’Unione Europea.

Non abbiamo espresso genericamente tale richiesta: abbiamo fornito loro un elenco di tali bambini, stiamo parlando di circa una ventina di persone.

Nell’elenco sono forniti anche i nominativi dei loro legali rappresentanti, con cui possiamo collegarci per assicurare il loro ritorno in Russia.

E contiamo che da parte ucraina verrà prestata analoga attenzione ai bambini russi, come quella che viene riservata da parte nostra a quelli ucraini.

Vedremo.

Radiotelevisione russa di Stato, VGTRK. E’ stato discusso oggi l’eventuale incontro al vertice? E’ un argomento all’attenzione costante dei media.

Affinché un incontro del genere possa verificarsi, è necessario trattare preventivamente le condizioni dell’accordo, e capire cosa discutere a tale incontro, anche se in realtà lo scopo non è discutere l’accordo, bensì mettere un punto e firmare. Come diciamo in Russia, “cosa fatta capo ha”. Incontrarsi per ridiscutere il tutto da zero non avrebbe senso.

Appositamente per Mark Rutte, come grande estimatore della storia, voglio fornire un’informazione storica.

In Cina c’era la guerra civile tra i comunisti e i nazionalisti.

Mao Tse Tung e Chiang Kai-shek.

Chiang Kai-shek insisteva continuamente che bisognava incontrarsi di persona e risolvere tutto.

Mi pare che in finale si siano incontrati cinque volte.

Si fotografavano, sorridevano, ma questo non ha portato alla cessazione della guerra civile.

Perché le questioni e le contraddizioni basilari non erano state risolte.

La guerra continuava.

A tal proposito, nonostante i massicci aiuti occidentali, questa guerra i nazionalisti l’hanno persa. Hanno vinto i comunisti.

Sto dicendo che questo incontro va preparato adeguatamente, allora ha un senso.

Abbiamo informato di questa nostra posizione la parte ucraina.

Primo canale TV russo. Una domanda a completamento della questione dei bambini. Su 339 bimbi, quanti sono già stati restituiti all’Ucraina? Tenuto conto che in vari consessi internazionali gli ucraini hanno mosso accuse nei confronti della Russia, mentre ora registriamo un notevole progresso, non si pone la necessità che tali accuse vengano revocate?

Attualmente, sull’elenco in questione stanno lavorando concretamente i rappresentanti delle delegazioni, compresa la commissaria per i diritti dei bambini, questi ultimi stanno tornando. E’ una questione piuttosto tattica, giacché ad esempio è risultato che una gran quantità di questi bambini non è mai stata in Russia, ed è probabile che si trovino da qualche parte in Europa.

E’ uscito fuori che cinquanta di questi cognomi non erano bambini, bensì più che adulti.

Quindi, questo elenco si sta restringendo in continuazione, ma comunque continuiamo a lavorare su ciascun nominativo.

Se poi dovessimo parlare della revoca delle vacue accuse alla Russia, noi potremmo comporre un elenco che la metà basta.

Russia Today (RT). Recentemente, il sindaco di Leopoli ha proceduto con la tremenda esumazione dei resti dei nostri soldati sovietici. Siamo pronti a scambiare i nostri militi, i nostri nonni e bisnonni, e prenderceli dall’Ucraina?

Persino la parte ucraina non ha proposto di prendere seriamente in considerazione questa idea, penso che si vergognino loro stessi del loro Gauleiter abortito che si occupa di dissotterrare i resti.

Dissotterrano i resti anche dei soldati russi dell’esercito imperiale, e di quelli sovietici, tra cui molti ucraini, forse poco noti.

E’ un totale degrado etico e morale e, ripeto, persino alla delegazione ucraina è mancata la faccia tosta di sollevare la questione.

RIA Novosti. Per quanto riguarda le sanzioni, la Russia non teme nuove limitazioni già introdotte dall’Unione Europea e che minacciano di introdurre gli Stati Uniti?

La domanda non è da rivolgere al nostro gruppo di negoziazioni. Posso dire che dopo la Rivoluzione d’Ottobre e la guerra civile, altra informazione storica, altro che sanzioni, la Russia Sovietica era sottoposta ad un embargo totale economico e diplomatico da parte di tutti. Questo non ci ha impedito di vincere nella Seconda Guerra Mondiale.

lunedì 23 settembre 2024

096 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Novantaseiesimo notiziario settimanale di lunedì 23 settembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

La risposta del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin alla domanda sulla possibilità dell’utilizzo di armamenti occidentali a lunga gittata per attacchi sul territorio russo.

Ciò significherà che i Paesi della NATO, gli USA e i Paesi europei saranno in guerra con la Russia. E se sarà così, tenendo conto di tale cambiamento sostanziale nella natura del conflitto, noi ci troveremo a dover prendere le opportune decisioni sulla base delle minacce che ci verranno rivolte.

Il presidente del Kazachstan Kassym-Žomart Tokaev in un incontro con Scholz sul conflitto in Ucraina.

Il fatto è che militarmente la Russia è invincibile. Un’ulteriore escalation della guerra porterà a conseguenze irreparabili per tutta l’umanità e, soprattutto, per tutti i Paesi direttamente coinvolti nel conflitto russo-ucraino. Purtroppo, con il rifiuto di concludere l’accordo di Istanbul, è andata perduta una buona occasione per raggiungere almeno una tregua. Ma l’opportunità per la pace esiste ancora.

E’ necessario considerare attentamente tutte le iniziative di pace dei vari Stati e prendere la decisione di fermare le ostilità, per poi passare alla discussione delle questioni territoriali. A nostro avviso, il piano di pace proposto da Cina e Brasile merita sostegno. I leader degli Stati vanno e vengono, ma i popoli, soprattutto quelli vicini, devono vivere in pace e comprensione reciproca.

Insieme alla Russia, il Kazachstan ha il confine terrestre delimitato più lungo del mondo e la cooperazione tra i nostri Paesi si sta sviluppando nel quadro di partenariati e alleanze strategiche.

Queste dichiarazioni sono state fatte da Tokaev in un incontro con il cancelliere tedesco il 16 settembre 2024. La conferenza stampa congiunta del Presidente kazacho e di Olaf Scholz però è stata annullata prima dell’inizio su iniziativa della parte kazacha, riferisce l’agenzia tedesca DPA.

Scholz ha tenuto la conferenza stampa da solo. Al termine dell’evento gli è stato chiesto se considerasse inospitale la decisione dei rappresentanti del Kazachstan, ma il cancelliere ha evitato di rispondere.

Nella lista dei componenti italiani del Parlamento Europeo che hanno approvato la risoluzione per un attacco in territorio russo risaltano:

Guido Crosetto FdI, Nicola Procaccini FdI, Flavio Tosi FI, Stefano Bonaccini PD, Pierfrancesco Maran PD, Pina Picierno PD, Alessandro Zan PD.

Quando e se vi faranno ancora votare, ricordatevelo.

I BRICS si stanno preparando per un ripristino finanziario. La de-dollarizzazione è solo questione di tempo, afferma Asia Times.

Al vertice dei BRICS, che si terrà a Kazan- dal 22 al 24 ottobre, potrebbe essere svelata una “road map” per lo sviluppo di un’alternativa all’attuale sistema finanziario globale basato sul dollaro. Secondo gli analisti potremmo parlare di una piattaforma di pagamento multivaluta. E’ anche possibile il lancio di una valuta commerciale BRICS sostenuta dall’oro.

L’emergere di un’alternativa all’attuale sistema del dollaro avrà un significato storico. Questo sarà il primo serio tentativo di andare oltre l’accordo di Bretton Woods del 1944, che delineò i contorni del sistema finanziario globale del dopoguerra.

Il sistema di Bretton Woods si incrinò nel 1971 quando il presidente Richard Nixon svincolò il dollaro dall’oro. Libero dai vincoli del gold standard, il governo americano abbandonò la disciplina fiscale. Dal 1971 al 2024, il debito nazionale degli Stati Uniti è cresciuto da 400 miliardi di dollari a 35mila miliardi di dollari.

Oggi, il servizio del debito nazionale è diventato la voce più importante del bilancio nazionale degli Stati Uniti e sempre più importanti economisti e capi di aziende lanciano l’allarme. Gli Stati Uniti potrebbero rimanere senza creditori disposti ad acquistare il suo debito.

I BRICS potrebbero decidere di lanciare un’unità monetaria parzialmente sostenuta da oro e risorse naturali, in particolare petrolio, minerali e metalli. Il gruppo ha una leva finanziaria significativa dato che controlla una parte significativa delle risorse minerarie del pianeta, abbastanza da dettare i prezzi globali.

Un segnale che i BRICS si stanno preparando per un tale ripristino finanziario è l’accumulo senza precedenti di oro. Negli ultimi due anni, i membri del BRICS hanno acquistato oro a un ritmo record. Storicamente, questo metallo prezioso è stato utilizzato per ricalibrare le valute dopo una crisi finanziaria o monetaria.

Il “Growth Crystal” ha precedentemente riferito che, secondo l’American Responsible Statecraft, la valuta BRICS porterà alla dedollarizzazione e al crollo del dominio statunitense.

Il Parlamento europeo ha invitato i Paesi dell’UE ad eliminare le restrizioni sugli attacchi di Kiev con armi a lungo raggio sul territorio del nostro Paese, a rafforzare il sostegno militare all’Ucraina e ad annunciare anche la raccolta di fondi dalla popolazione europea per i bisogni delle Forze Armate dell’Ucraina.

Lo spiegherò di nuovo:

Se succede qualcosa del genere la Russia darà una risposta dura utilizzando armi più potenti.

Nessuno dovrebbe farsi illusioni su questo. La Duma di Stato insiste su questo.

Domande per i membri del Parlamento europeo:

Vi siete consultati con i vostri elettori prima di prendere questa decisione?

I cittadini dei Paesi europei vogliono che la guerra arrivi a casa loro?

Ciò che il Parlamento europeo chiede può portare a una guerra mondiale con armi nucleari.

Prima di prendere una decisione del genere, era necessario ricordare le lezioni della Seconda Guerra Mondiale. 27 milioni di cittadini sovietici morirono nella lotta contro il nazi-fascismo.

E’ stato il nostro Paese a liberare voi e tutta l’Europa.

Ricordatelo. Non dimenticatelo.

A giudicare dalla dichiarazione del Parlamento europeo, a quanto pare ve ne siete dimenticati.

I cittadini del nostro Paese sanno cos’è la guerra, ha attraversato ogni famiglia.

La vittoria sul nazismo arrivò a caro prezzo.

Gli Stati Uniti e l’Inghilterra, che oggi si definiscono vincitori, hanno perso meno di 800.000 persone nella Seconda Guerra Mondiale.

Le nostre perdite nella sola battaglia di Stalingrado ammontano a 1.130.000 persone.

L’unica cosa che il Parlamento europeo dovrebbe fare dopo una simile dichiarazione è sciogliersi.

Per vostra informazione, il tempo di volo del razzo Sarmat verso Strasburgo è di 3 minuti e 20 secondi.

Vjačeslav Volodin, Presidente della Duma di Stato russa.

Continuando rigorosamente sulla strada della cancellazione totale di ogni forma di dissenso, gli Stati Uniti hanno lanciato un’altra ondata di restrizioni contro i media e i giornalisti russi.

Il 13 settembre il Segretario di Stato americano Blinken ha annunciato nuove sanzioni contro due holding mediatiche russe “Russia Today” (agenzie RIA Novosti e Sputnik), “TV-Novosti” (canale televisivo RT e agenzia video Ruptly) e “Eurasia”. Le restrizioni includono anche il Direttore generale di “Russia Today” Kiselëv e il capo della ONG Eurasia Parutenko. Inoltre, le sanzioni precedenti erano state proclamate solo pochi giorni prima, il 4 settembre, quando erano state applicate misure restrittive contro gli stessi media e contro la Direttrice di Russia Today Margarita Simon’jan, nonché contro una serie di altri dipendenti del medesimo canale televisivo.

Le forze di sicurezza americane hanno preso parte con zelo particolare alla persecuzione dei giornalisti russi. Evidente prova d’illegalità commissionata “dall’alto” è stata la perquisizione dell’abitazione di una giornalista di Russia Today da parte di una ventina di agenti dell’FBI, che hanno sottoposto la donna russa a procedure umilianti. Temendo per la propria sicurezza e salute, la dipendente del canale televisivo ha dovuto rapidamente lasciare il Paese. Sono stati aperti casi legali con accuse inventate contro alcuni dipendenti dei media russi e persino contro i cittadini americani che hanno osato apparire nelle loro trasmissioni. In caso di arresto, rischiano condanne pesanti.

L’attuale amministrazione americana, in modo estremamente cinico, sta cercando di giustificare la repressione senza precedenti dei media russi, accusandoli d’“ingerenza” negli affari politici interni. In sostanza, stiamo parlando di un’altra campagna personalizzata, di una “caccia alle streghe”, quando un’atmosfera appositamente coltivata di paura generale e mania di spionaggio consente alle cerchie più potenti in USA di manipolare l’opinione pubblica e impedire alla popolazione qualsiasi accesso alle informazioni scomode.

Questa volta, inoltre, Washington esercita il ruolo di “guardiano” della stabilità pubblica e dell’integrità dei processi democratici, impiegando metodi di censura totalitaria non solo sul suo territorio, ma ben oltre i suoi confini. Avendo in definitiva calpestato i propri obblighi internazionali nel campo del pluralismo e perfino della propria Costituzione, gli Stati Uniti hanno di fatto dichiarato guerra in tutto il mondo alla libertà di parola, ricorrendo a minacce aperte e ricatti contro altri Stati per stabilire un controllo esclusivo sullo spazio dell’informazione globale.

Non riescono a fare i conti con la crescente popolarità in molti Paesi del mondo dei canali russi d’informazione, in contrasto con la visione unilaterale e falsata di ciò che sta accadendo sul pianeta dettata dal mainstream occidentale. Washington, de facto, sta cercando di estendere la famigerata “dottrina Monroe” alla sfera dei media.

Non ci illudiamo che la censura dilagante negli Stati Uniti ottenga adeguata condanna dalle strutture internazionali specializzate (le cui attività sono dirette da Washington). Al tempo stesso, valutiamo il loro silenzio come tacito assenso ed effettiva complicità nell’arbitrio commesso verso i media russi.

Sabato scorso sono stato intervistato dal canale TV 234 del digitale terrestre Cusano News 7, dell’Università romana Niccolò Cusano. Devo dire che in genere mi intervistano settimanalmente da ormai un paio d’anni, ma non lo riporto in questo notiziario per non farlo troppo lungo. Questa settimana, ci sono meno materiali del solito, quindi ne approfitto. Parlo della città di Togliattigrad e della decisione del Parlamento Europeo di bombardare l’entroterra russo.

Per quanto riguarda il mercato automobilistico in Russia, voglio citarvi un articolo dal portale Pluralia, per il quale traduco verso il russo. Russia: importazioni da record di auto cinesi. Ad agosto la Russia ha importato oltre il 19% di auto fabbricate in Cina.

Mentre il mercato europeo dell’auto si lecca le ferite – nel mese di agosto le immatricolazioni di auto nuove sono crollate del 16,5% – la Russia nell’ultimo mese estivo ha importato dalla Cina delle autovetture per un valore record di 1,6 miliardi di dollari.

Secondo i dati delle dogane cinesi ad agosto del 2024 la Russia ha aumentato rispetto a luglio gli acquisti di auto “made in China” del 26%, mentre su base annua la crescita è stata di 1,5 volte. Dopo la fuga precipitosa delle case automobilistiche europee dalla Russia il mercato è stato subito occupato dai produttori cinesi, che nei primi otto mesi di quest’anno hanno venduto sul mercato russo autovetture per un valore stimato in 9,15 miliardi di dollari, contro i 6,8 miliardi del periodo gennaio-agosto di un anno prima. E mentre gli Stati Uniti e l’Unione europea stanno bloccando le esportazioni cinesi di autovetture sia “tradizionali” che elettriche, lo scorso mese la quota russa nelle esportazioni cinesi di auto ha raggiunto l’inedito 19,1 per cento.

Avete presente la canea che avevano scatenato per la visita ufficiale di Putin in Mongolia? Una superlativa pagina di giornalismo di Spiegel, uno dei maggiori quotidiani tedeschi. Prima rispolvera la storia del sangue di cervo di Putin, poi scrive:

“A Mosca circola la voce che Putin abbia bisogno della benedizione degli sciamani per usare le armi nucleari. Senza il loro consenso, non poteva fare un passo così serio per paura di far arrabbiare gli spiriti. E presumibilmente è tornato dalla Mongolia soddisfatto”.

Naturalmente, a Mosca non si parla affatto di queste sciocchezze. E non finisce qui.

Israele compie attentati terroristici facendo esplodere i cercapersone in Libano. Media occidentali: “Putin potrebbe far esplodere milioni di iphone senza preavviso”.

“La storia ci insegna che nessuna nuova tecnica militare rimane a lungo monopolio del suo inventore. Quanto ci vorrà prima che Vladimir Putin o Xi Jinping scoprano come far bruciare milioni di iPhone in tutto il mondo nelle tasche dei loro nemici?”. Daily Mail.

Non ha stato Putin? Avrebbe stato Putin.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

«Корреспондентская застольная» («Песня военных корреспондентов»), “Il convivio dei corrispondenti” (“Canzone dei corrispondenti di guerra”) è una canzone scritta nel 1943.

Da Mosca a Brest
Non esiste un posto
Dove non vaghiamo nella polvere,
Con una macchinetta fotografica e un blocco note,
O anche con una mitragliatrice
Abbiamo attraversato il fuoco e il freddo.
Senza un sorso, compagno,
Non puoi fare una canzone,
Quindi versiamone un po’!
Brindiamo a chi ha scritto,
Beviamo a chi ha filmato,
Beviamo a coloro che hanno camminato sotto il fuoco.

Nel 1943, Konstantin Simonov, corrispondente del quotidiano Krasnaja Zvezda, Stella Rossa, su incarico della redazione andò da Krasnodar a Rostov. Il percorso era difficile, l’autista era taciturno. Per distrarsi, Simonov, seduto nella cabina della jeep, ha trascorso due giorni a comporre una canzone dedicata ai giornalisti di prima linea. L’autore non aveva l’opportunità di scrivere il testo, quindi ha ripetuto in continuazione ogni riga ad alta voce.

A Batajsk, poco distante da Rostov sul Don, dove si trovava l’ufficio corrispondente del giornale di Simonov, il giornalista è stato accolto dai suoi colleghi. Apparecchiarono la tavola, distribuirono vodka e stuzzichini; fu lì che la canzone scritta da Simonov fu eseguita per la prima volta. Ben presto nell’ufficio si presentò un medico militare, al quale l’autista riferì lo strano comportamento del “tenente colonnello anormale”, che durante tutto il percorso aveva recitato alcune poesie. Anni dopo, il poeta raccontò questa storia alla radio; la risposta ai suoi ricordi fu una lettera da Jalta, l’autore della quale ammise di essere proprio quel medico chiamato d’urgenza dall’unità medica.

Simonov ha scritto un brindisi dettagliato che si dice tra amici... Chi lo pronuncia non dimentica le preoccupazioni quotidiane e invita tutti quelli che erano al fronte ad alzare i bicchieri alla causa comune.

Nel 1993, vicino all’ingresso della Casa Centrale dei Giornalisti di Mosca, è stato eretto un monumento ai corrispondenti di prima linea.

Isola di Sachalin, Mosca, Kaluga, Novosibirsk, Samara, Pietroburgo, Kaliningrad, Caterimburgo, Lugansk, Soči, Volgograd, Nižnij Novgorod, Ulan Ude, Chabarovsk, Čeljabinsk.

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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lunedì 16 settembre 2024

095 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Novantacinquesimo notiziario settimanale di lunedì 16 settembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Washington accusa RT di essere organica ai servizi segreti russi e di complottare per diffondere le “narrazioni putiniane” nei Paesi del Sud del mondo, che per questo non supportano Kiev. Margarita Simonjan risponde con un video sarcastico sui pregiudizi antislavi degli yankee.

Il segretario di Stato americano Blinken ha accusato Russia Today di partecipare a “operazioni segrete” per interferire negli affari di altri Paesi e ad “appalti militari”. Insomma, accusa la testata russa di essere in competizione con l’USAID nei Paesi del Sud Globale.

Il gruppo mediatico RT avrebbe “interferito negli affari sovrani di Paesi stranieri” e sarebbe anche coinvolto in “operazioni segrete legate all’informazione e all’influenza” condotte dal Cremlino che hanno preso di mira le elezioni degli Stati Uniti e di altri Paesi del mondo.

In particolare, il Segretario di Stato ha affermato che RT è “uno dei motivi per cui l’Ucraina non gode di così tanto sostegno in altri Paesi”.

Per questa ragione il Tesoro ha imposto sanzioni al gruppo mediatico e ai suoi giornalisti, mentre i Paesi più potenti dell’anglosfera (USA, Inghilterra e Canada) hanno lanciato una contro-campagna “diplomatica”. Esigono che le azioni dei media russi siano trattate come intelligence.

Nel frattempo, il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato che sta imponendo sanzioni contro tre entità legali (incluso lo stesso gruppo mediatico Russia Today) e due individui che hanno partecipato a tali operazioni, inclusa l’interferenza negli affari interni della Moldavia e le future elezioni nel Paese.

Sono state imposte sanzioni anche contro il direttore generale di Rossija Segodnja, Dmitrij Kiselëv.

Blinken sostiene che un’unità di intelligence russa sia infiltrata in RT e invita gli alleati a limitarne le attività. Ma non preoccupatevi, potete ottenere notizie affidabili dai “fatti” trasmessi dal “sistema di informazione globale” sviluppato dagli Stati Uniti.

Il 9 settembre sono stato invitato ad una trasmissione sulle elezioni francesi dal canale televisivo russo Zvezda. Ve lo riporto con sottotitoli italiani.

Il 7 settembre un’ennesima protesta ha riunito più di 300.000 francesi in tutto il Paese. Questa volta il motivo del malcontento è stata la decisione di Emmanuel Macron di nominare primo ministro del Paese un rappresentante del Partito dei “Republicaines” di centrodestra, Michel Barnier.

La sinistra ha accusato il presidente di aver “rubato” le elezioni al Paese. Perché molti in Francia sono convinti che Macron sia comandato a bacchetta dall’estrema destra e da Marine Le Pen, e cambierà forse qualcosa per la Russia dopo la nomina di Barnier?

Ne parleremo con il politologo Mark Bernardini.

Bisogna dire che si sta delineando una situazione interessante; la Francia, infatti, vive senza governo ormai da due mesi. Cosa significa questo per i francesi da un punto di vista puramente pratico?

Molti Paesi hanno vissuto determinati periodi senza governo, ad esempio il Belgio, non molto tempo fa, mi pare che siano rimasti senza governo per otto mesi, e che sarà mai, cioè in effetti erano proprio i vertici – l’establishment – ad essere spaventati, perché all’improvviso la gente ha scoperto che, a quanto pare, si possa vivere anche senza un governo, quindi ora, ovviamente, stanno spingendo un po’ e stanno cercando di organizzare tutto il più rapidamente possibile. Un’altra cosa è come stanno cercando di farlo e con chi. Ed ecco la cosa più divertente, perché, beh, immaginiamo che qualche Partito in Russia riceva il 7-8% e il presidente della Russia decida di affidare il prossimo gabinetto dei ministri non al Partito che ha ricevuto la maggioranza, ma a quello più piccolo, e non importa se il presidente sia dello stesso Partito, questo non interessa a nessuno, e ancor di più se, come in questo caso, non è nemmeno dello stesso Partito, è solo una tante schegge del centrodestra. In effetti, molti – soprattutto da quanto ho letto in Russia – considerano Barnier come un replicante della Brexit, tipo che sia fautore dell’uscita della Francia dall’Unione Europea. Sono assolutamente sicuro che non sia così, perché è stato proprio lui il principale negoziatore per conto dell’Unione Europea per trovare le forme corrette e meno dolorose per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Il punto cioè è chi rappresenta in questo governo e per chi è pur sempre un vero opinion leader, se è corretta la Sua analogia con le elezioni e con un Partito che ottiene il 5-7%. Ma torniamo alla Francia. Un ennesimo aggravamento della crisi politica nel Paese si è verificato all’inizio di luglio di quest’anno, dopo le elezioni parlamentari anticipate.

Ho capito bene cosa è realmente successo se semplifichiamo tutti i processi? Per evitare che Marine Le Pen formi un governo o raggiunga un notevole livello nell’olimpo politico, si allea con la sinistra, che molto probabilmente avrebbe dovuto nominare un primo ministro, dopodiché “scarica” la sinistra e nomina un primo ministro proprio di quel Partito che ha ottenuto il 5-7%, cercando così di ingannare entrambi. Perché il presidente francese ne ha bisogno?

Lui sì che ne ha veramente bisogno. La domanda è fino a che punto sarà in grado di farlo. La Francia è una repubblica mista presidenziale-parlamentare. Il Presidente – tutti dicono “nomina” – in realtà “propone” il prossimo Primo Ministro. Il punto è che il nuovo primo ministro deve “proporre” il suo gabinetto dei ministri, che deve essere approvato dal parlamento. Ecco perché dico che qui è tutta da vedere: visto che hanno ingannato la sinistra, cioè coloro che hanno ricevuto più voti, riusciranno a “portare a termine” un’operazione del genere? Non lo so, seguo con molto interesse, ma questo non è affatto un dato di fatto. E se, supponiamo, Barnier propone il suo gabinetto dei ministri e il parlamento gli vota contro, cosa accadrà dopo? Il re è nudo? Ripeto, dal suo punto di vista Macron sta facendo tutto bene: sta cercando di sedersi su più sedie, questo è normale – anche se per me normale non è – ma riuscirà a farlo? E se cade da queste sedie?

Oppure si siederà in mezzo, perché dopo che Macron ha respinto il terzo candidato consecutivo della sinistra, la socialista Lucie Castets, due Partiti della coalizione vincitrice hanno annunciato che avrebbero avviato una procedura di impeachment contro il presidente Macron. Cos’è l’impeachment alla francese? Su quali basi potrà essere mosso contro Macron?

L’impeachment è uguale in tutti i Paesi. Non mi piace molto la terminologia inglese, ma deriva dalla parola “impedire”, impedire a qualcuno di fare qualcosa. Cioè perde legittimità. Chi può metterlo sotto accusa? Naturalmente, il Parlamento. Macron ora cerca di indurre – per questo ha parlato di “decantazione” – a trasferire al suo fianco una parte dei deputati, di destra e di sinistra, con la solfa della possibilità di governare il Paese in generale. Tutti gli altri, al contrario, cercano di creare un proprio raggruppamento – sia di destra che di sinistra – per privare completamente il presidente dei suoi poteri. In questo caso sarà necessario indire elezioni presidenziali anticipate e Macron sicuramente non diventerà presidente. Per non parlare del fatto che, a quanto ho capito, non ha nemmeno questa opportunità, dato che esiste una legge, non più di due mandati, ma non so, che lo decidano i francesi.

Ha appena menzionato i francesi. Ora guardano con gli occhi spalancati tutto quello che è successo: sono andati alle elezioni, hanno votato, i loro Partiti hanno ottenuto una certa percentuale di voti, aspettano che inizi l’attuazione delle indicazioni del loro popolo ai rappresentanti eletti, e invece sta succedendo tutto questo casino. Quali reazioni suscitano le prospettive future tra la gente come tale? Sappiamo che i francesi sono piuttosto passionari e, con qualunque controversia, dal 1789, hanno risolto i loro problemi in piazza, e con discreto successo.

Lei sa che sono di origine italiana, e gli italiani sono ancora più passionari. Quante ne ho viste negli anni ‘70, ‘80, quanto ho letto dei decenni precedenti, cosa non è successo, quanti disordini di massa… Non cambia nulla. Per carità, sono contento che adesso i francesi protestino, ma a meno che non accada qualcosa di veramente estremo e violento, cosa che naturalmente non auspico, non credo che cambierà nulla, ci saranno molte chiacchiere, e come sempre un nulla di fatto. Alla fine, l’unico risultato tangibile sarà un’affluenza ancora più bassa alle prossime elezioni, perché se voto e nessuno ne tiene conto, allora che vadano tutti al diavolo.

Torniamo a Barnier. L’altro giorno si è saputo che Macron aveva finalmente scelto un candidato per la carica di primo ministro: un rappresentante del partito dei “Republicaines”, che alle elezioni si è classificato solo al quarto posto.

Il presidente ha nominato Michel Barnier con il permesso del Rassemblement National, il macronismo ha addirittura formato una coalizione con Marine Le Pen, è la prima volta che ciò accade nella storia del Paese.

Secondo Lei, perché la scelta di Macron è caduta su Barnier, su cosa conta Macron?

Barnier ha dimostrato nel corso dei decenni di essere, come si suol dire, un uomo per tutte le stagioni. Nel vostro servizio avete menzionato tutti i presidenti con cui è stato. Faccio subito una premessa: personalmente non ritengo che l’età sia uno svantaggio, l’età è esperienza. Tuttavia, mi permetta di ricordarlo: il presidente Mitterrand era un socialista. Barnier era un socialista, poi un centrista, ora uno di centrodestra. E’ pronto ad andare con chiunque, l’importante è restare al potere. Non mi fido di persone così.

I francesi e il parlamento si fidano di lui, visto che per diventare primo ministro Barnier deve ancora avere l’approvazione del parlamento? Quanto è realistico al momento?

Certo, per ora non si può escludere nulla, lo approveranno se riuscirà la “decantazione”, se si “comprano” semplicemente un certo numero di deputati, è all’ordine del giorno in tutti i Paesi occidentali, succede in continuazione; ma se non accadesse, allora il governo verrà bocciato, e allora tutti capiscono quale débacle sarà per Macron. Allora proprio quel popolo e quell’elettorato potrebbero anziché non andare alle prossime elezioni, dire: ah, ma allora possiamo ancora prendere certe decisioni? Ed è qui che inizierebbero i gravi disordini “passionali”.

Proviamo ad analizzare le possibili implicazioni in politica estera della nomina di Barnier. La stampa francese ha ricordato che Barnier conosceva bene il capo del ministero degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e un tempo lo aveva anche invitato a visitare la sua nativa Savoia per navigare in barca lungo i fiumi di montagna. Supponiamo che venga confermato, supponiamo che Barnier ricopra effettivamente la carica di primo ministro. Come può questo – e se può farlo in linea di principio – con l’attuale politica scelta da Macron, cambiare in qualche modo il rapporto tra Francia e Russia?

Non sono mai stato un ottimista, non sono mai stato un pessimista, mi considero un realista. Posso dire che non cambierà assolutamente nulla. Il fatto che una volta abbia invitato Lavrov non significa assolutamente nulla. Pensi a quanti hanno invitato Putin, e tutti vediamo perfettamente cosa sta succedendo adesso. Borrell un tempo magari non era filorusso, ma era amichevole nei confronti della Russia. Adesso è uno dei principali – non voglio dire nemici – ma avversari.

Quanto durerà il governo Barnier?

Aspettiamo innanzitutto che ci sia un governo Barnier, perché per ora non esiste alcun governo. Non ci hanno ancora spiegato chi propone per incarichi specifici in ogni singolo ministero. Partiremo da qui per capire se passeranno, se verranno approvati e se sì – cosa di cui dubito – quanto dureranno.

Si è svolto a Mosca il X Forum Internazionale Antifascista, dedicato alla Giornata Internazionale della Memoria delle Vittime del Fascismo.

I primi cinque Forum sono stati organizzati, a partire dal 1995, dall’Unione Internazionale degli ex detenuti minorenni del fascismo e dall’Unione Russa degli ex detenuti minorenni del fascismo con il sostegno del Governo della Federazione Russa e sono stati dedicati agli anniversari della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica, essendo atti di conservazione della memoria storica.

Sono stato invitato per un breve intervento come italiano, ve lo riporto con sottotitoli italiani.

A Leopoli si è svolto un incontro di gruppi neofascisti e neonazisti europei, al quale hanno preso parte anche unità militari ucraine e distaccamenti di volontari e mercenari internazionali. Erano presenti anche rappresentanti di organizzazioni tedesche, slovacche, bulgare, albanesi, e dall’Italia i rappresentanti di Casa Pound e Gabriele Adinolfi, tra i fondatori di Terza Posizione. Durante l’evento della scorsa settimana è stato firmato anche un “Memorandum di unità e cooperazione”.

Alla conferenza hanno partecipato rappresentanti di Terza Via (Germania), Casa Pound (Italia), Unione Nazionale Bulgara, Nazionalisti (Repubblica Ceca), Nazionalisti Autonomi Slovacchi, NiD (Austria), Terza Via (Polonia), Terza Posizione Albanese e Progetto “Avventura” (Germania).

La delegazione ucraina comprendeva: il 14° reggimento delle forze armate ucraine, “Tradizione e ordine”, “Wotan Jugend”, “Avanguardia” e “Svoboda”.

Erano presenti unità militari internazionali: RVC, il Corpo dei Volontari bielorussi, il Corpo dei Volontari tedeschi e soldati italiani della Legione Internazionale.

Già da questo elenco è abbastanza ovvio che stiamo parlando dei nazisti più facinorosi d’Europa, e loro stessi non lo negano e, al contrario, ne sono orgogliosi. Parliamo però dei fascisti italiani. Chi è Gabriele Adinolfi?

Uno dei fondatori dell’organizzazione terroristica “Terza Posizione” in Italia negli anni settanta, proviene dal partito neofascista legale “Movimento Sociale Italiano”, da cui, tra l’altro, trae origine l’attuale Partito al governo “Fratelli d’Italia” e personalmente la premier Giorgia Meloni.

Nel 1980 fu emesso un mandato di cattura a suo carico per aver organizzato un attentato terroristico alla stazione ferroviaria della città di Bologna, dove morirono 85 persone e 200 rimasero ferite. Adinolfi fuggì a Parigi. Tornò in Italia nel 2000, scaduto il termine di prescrizione del reato.

Ho menzionato anche Casa Pound. Una volta hanno addirittura chiesto di votare per la famigerata Lega Nord di Matteo Salvini, che ora è al governo con Fratelli d’Italia. Fatto sta, oltre a tutte le organizzazioni fasciste precedentemente menzionate, essi intrattengono un dialogo internazionale con varie organizzazioni europee e globali di estrema destra, in Ucraina è il partito neonazista “Pravyj Sektor – Settore Destro”, la formazione militare neonazista “Battaglione Azov”, l’organizzazione internazionale neonazista “Divisione Misantropica” e il gruppo paramilitare neonazista “Seč’ dei Carpazi”, che presumibilmente fornisce addestramento militare ad alcuni militanti di Casa Pound. Tutti, ovviamente, sono vietati sul territorio della Federazione Russa, ma questo non basta. In Grecia intrattiene rapporti con il partito neonazista Alba Dorata. In Spagna col movimento neonazista “Focolare Sociale”. In Portogallo interagiscono con l’organizzazione neonazista “Scudo Identitario”.

Come vediamo nell’esempio dell’Ucraina moderna, fascismo e terrorismo sono in realtà sinonimi. In Italia lo sappiamo bene, o meglio, nella mia generazione. Citerò solo gli attentati terroristici neofascisti più noti. E questo senza contare centinaia – centinaia – di studenti, comunisti, giudici, agenti di polizia nell’arco di due decenni.

12 dicembre 1969, Milano. Banca Nazionale dell’Agricoltura, 17 persone uccise, 88 ferite. Inizialmente, ovviamente, furono incolpati gli anarchici, ma in seguito si scoprì che l’autore era l’organizzazione fascista “Ordine Nuovo”, collusa con i servizi segreti dello Stato.

28 maggio 1974, Brescia. Una manifestazione dei sindacati contro la rinascita del fascismo, 8 persone sono morte, 104 sono rimaste ferite. Qui hanno già gettato la loro maschera cavernicola: non andate alle manifestazioni sindacali.

4 agosto 1974, treno Italicus sugli Appennini. 12 morti, 48 feriti.

16 giugno 1979, sezione del Partito Comunista Italiano a Roma. Questo è sicuramente un episodio meno significativo, per una fortunata coincidenza non ci sono state vittime, 27 feriti, compreso il qui presente, da allora convivo con quattro schegge di granata fascista in corpo. E’ particolarmente oltraggioso, essendo nipote di un partigiano e comunista italiano torturato dai tedeschi nel 1943.

2 agosto 1980, come già detto, stazione ferroviaria di Bologna. Il più grave attentato terroristico della storia d’Italia.

23 dicembre 1984, treno 904, la cosiddetta strage di Natale. 16 morti, 267 feriti. Il treno da Napoli a Milano e poi verso la Germania era pieno di migranti italiani, poveri lavoratori.

Ora, facciamo mente locale: non somiglia forse a tutti gli attentati terroristici avvenuti in tutta la Russia e in particolare a Mosca dagli anni Novanta ad oggi? E nell’Ucraina odierna? Come si suol dire, tutto ciò che è nuovo è in realtà vecchio e dimenticato. Chi può organizzare tutto questo non può che essere fascista.

Nel 1978-1985, unica volta in Italia, divenne presidente della repubblica Sandro Pertini, socialista, ex partigiano, incarcerato, esiliato e condannato a morte. Secondo me ha dato al fascismo una definizione esaustiva: il fascismo non è un’opinione, ma un crimine.

Dall’intervento del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin al Forum economico orientale (Vladivostok, 5 settembre 2024):

Situazione energetica nell’UE.

“E chi non vuole collaborare con noi, beh, si terrà il danno. Vediamo cosa sta succedendo nei Paesi europei, molti dei quali penzolano sull’orlo della recessione. E la situazione peggiorerà, perché coloro che li riforniscono di risorse energetiche si preoccupano innanzitutto dei propri interessi nazionali, negli stessi Stati Uniti. Ebbene, li riforniscono a un prezzo doppio, triplo… O a quanto? Il 50-60% in più di quanto costano le nostre risorse energetiche, intendo il gas prima di tutto. Naturalmente, l’economia europea, quella tedesca compresa, che faceva affidamento sulle nostre risorse energetiche, sta affrontando difficoltà gravissime. Molte industrie stanno semplicemente chiudendo. Questo è il punto”.

La segretaria del PD Elly Schlein: “In Italia abbiamo il prezzo dell’energia più alto d’Europa e a rimetterci sono i cittadini”.

Rapporto sulla competitività dell’Unione Europea, presentato da Mario Draghi il 9 settembre 2024.

“Le aziende dell’UE devono ancora affrontare, rispetto a quelli degli Stati Uniti, prezzi dell’elettricità che sono 2-3 volte superiori e prezzi del gas naturale 4-5 volte più alti. Con la perdita dell’accesso ai gasdotti russi, nel 2023 il 42% delle importazioni di gas dell’UE arriverà sotto forma di GNL, rispetto al 20% del 2021. I prezzi del GNL sono in genere più alti di quelli del gas da gasdotto sui mercati spot, a causa dei costi di liquefazione e trasporto”.

Confindustria: costo dell’elettricità troppo alto per le imprese italiane (primavera 2024).

“Il prezzo dell’elettricità in Italia resta ancora significativamente più alto del livello medio”.

Rapporto della Banca d’Italia “Il ruolo macroeconomico del mercato del gas» (novembre 2023):

“I dati mostrano che le restrizioni più severe all’offerta di gas in Europa hanno sistematicamente avuto luogo a seguito di eventi naturali avversi o di tensioni politiche legate ai conflitti tra Russia e Ucraina, da ultimo quello iniziato nel 2022. Le restrizioni causano un rallentamento dell’attività economica e un rialzo dell’inflazione, come avviene nel caso di shock all’offerta di petrolio, ma la peculiare struttura del mercato del gas fa sì che tali effetti si materializzino molto gradualmente, con un picco dell’inflazione per i beni non energetici che segue di oltre due anni lo shock iniziale”.

Chi ha costretto l’Europa e l’Italia, in particolare, a rinunciare al gas russo? E per quali motivi?

Commento dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia

Il 13 settembre 2024, l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia Aleksej Paramonov è stato invitato presso il Ministero degli Esteri della Repubblica Italiana. Il motivo di questa manovra diplomatica risiede nel fatto che la parte italiana sarebbe rimasta “sorpresa” di fronte all’inserimento di Stefania Battistini, giornalista del servizio pubblico italiano RAI, nella lista dei ricercati internazionali della Russia.

L’Ambasciatore ha fatto presente che non ci sia alcuna ragione ad avallare la “sorpresa” nei confronti della posizione, peraltro legittima e molto netta, espressa dagli organi competenti russi. Il fatto che una cittadina italiana si sia introdotta illegalmente sul territorio russo unendosi a formazioni militari composte da soldati ucraini nel corso di un’operazione terroristica ai danni di uno dei soggetti territoriali della Federazione Russa, la regione di Kursk, costituisce una grave violazione. Tale condotta comporta che il soggetto debba assumersi la responsabilità ai sensi della legislazione della Federazione Russa. La giustizia dovrà avere il suo corso e spetta al Tribunale a prendere una decisione sul “caso Battistini”.

La Russia tratta con grande riguardo i giornalisti e gli operatori dei media che nell’ambito della loro attività professionale si trovano a operare in zone geografiche ad alto rischio, come ad esempio nelle zone di conflitto, ma che lo fanno nel rispetto delle regole e della prassi esistente. Per fare un esempio, nel marzo del 2022 ad alcuni giornalisti italiani accreditati in Russia fu accordato il permesso di recarsi nelle zone interessate dall’Operazione Militare Speciale affinché potessero preparare dei reportage al riguardo. Tuttavia, per motivi sconosciuti alla parte russa, la dirigenza della RAI vietò poi ai giornalisti di assolvere al loro dovere professionale.

A testimoniare la grande attenzione rivolta agli aspetti umanitari propri dell’attività dei giornalisti c’è anche l’episodio del salvataggio da parte dei soldati russi del giornalista italiano Mattia Sorbi, rimasto ferito durante un’esplosione mentre si trovava in un campo minato ucraino nella regione di Cherson e abbandonato al suo destino dalle Forze armate ucraine. In quell’occasione, i militari e i medici russi misero a rischio la propria vita per trarre in salvo Mattia Sorbi portandolo via da quella zona di pericolo, e si assicurarono di fornirgli cure mediche in un ospedale russo. In seguito, il giornalista fu trasferito fino alla località di Mineral’nye Vody e poi riportato in Italia, a Milano, con un volo di evacuazione in accordo con le autorità italiane.

Ai rappresentanti italiani è stato espresso un vivo auspicio di rivolgere l’attenzione alle formazioni armate controllate dal regime di Kiev, le quali danno intenzionalmente la caccia ai giornalisti che si trovano legalmente nei territori interessati dalle ostilità. Dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale, più di 30 giornalisti sono morti per mano di tali formazioni militari. Solo nel 2024, a seguito di attacchi mirati ai giornalisti e condotti dalle Forze armate ucraine con l’uso di droni, hanno perso la vita l’inviato di guerra della testata russa “Izvestija” Semën Erëmin, il fotoreporter del portale di informazione russo “News.ru” Nikita Cicagi e uno dei cameraman della troupe del canale televisivo russo NTV Valerij Kožin.

“La Russia non è nostra nemica”, si legge in un manifesto con una stretta di mano: una con i colori della bandiera italiana, l’altra con quelli della Russia. Non è la prima volta che nelle città italiane si vedono cartelloni simili: Verona, Modena, Parma, Pisa e altre città in Calabria, fra cui Lamezia Terme, sono degli esempi.

Stavolta, però, a far scattare l’allarme è stata la stessa ambasciata ucraina dopo aver visto il manifesto anche nella capitale. Così ha denunciato la presenza dei cartelloni con un post su X in cui, oltre a condividere l’immagine del manifesto in strada a Roma, ha espresso la propria preoccupazione.

“Siamo profondamente preoccupati dall’arroganza della propaganda russa nella Città Eterna – scrivono su X dall’ambasciata ucraina – Chiediamo al Comune di Roma di riesaminare la concessione dei permessi per tali manifesti che hanno un chiaro scopo di riabilitare l’immagine dello Stato aggressore”, sottolineano.

Non hanno tardato ad arrivare le reazioni degli utenti, alcuni dei quali si dicono stupiti dalla possibilità che il Campidoglio stesso abbia concesso l’autorizzazione per i manifesti. “In tal caso la questione sarebbe di una gravità spaventosa”, scrive un utente. “Come vi permettete di intromettervi nei fatti italiani?”, è invece il commento di Simone Angelosante, di Forza Italia. E c’è chi, invece, non si oppone: “Anche la pubblicità volete controllare? – scrive un altro utente – Il popolo russo non è nemico del popolo italiano. E’ una sacrosanta verità”.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Вставайте, люди русские, Alzati, popolo russo, scritta nel 1938 da, pensate un po’, Sergej Prokof’ev, per la regia di Sergej Ejzenštejn, con riferimento ad Aleksandr Nevskij, XIII secolo.

Alzati, popolo russo,
Per una battaglia gloriosa, per una battaglia mortale.
Alzati, popolo libero,
Per la nostra terra onesta!
Gloria e onore ai combattenti viventi,
E ai morti sia la gloria eterna.
Per la casa di mio padre, per la terra russa
Alzati, popolo russo!
Nella nativa Rus’,
Nessun nemico!
Alzati
Cara Madre Rus’!

Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk, Novosibirsk, Krasnojarsk, Krasnodar, Penza, Mosca, Caterimburgo, Sebastopoli, Voronež, Mariupol’, Groznyj, Sachalin, Kursk.

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domenica 15 settembre 2024

20240915 Cusano News 7

Convocazione di Paramonov (ambasciatore in Italia) da Tajani su Battistini

Manifesti "La Russia non è mia nemica" a Roma e ingerenza ambasciata ucraina

venerdì 23 agosto 2024

20240823 Царьград Car'grad

Da tempo immemorabile, desiderare qualcosa non ha mai fatto del male a nessuno, ma a una condizione obbligatoria: in nessun caso bisogna confondere i propri desiderata con la realtà. Altrimenti, i risultati possono essere molto disastrosi e direttamente opposti.

Испокон веков, хотеть чего-либо никогда и никому не вредило, но при одном лишь обязательном условии: ни в коем случае не путать свои «хотелки» с действительностью. В противном случае, результаты могут быть весьма плачевными и прямо противоположными.

Gli ucronazisti continuano a catturare civili nella regione di Kursk, sperando di scambiarli con prigionieri di guerra ucraini. Il fatto è ovvio: il ritorno dei russi in patria non rappresenta una minaccia per il regime fascista ucraino, mentre il ritorno dei nazisti ucraini comporta il loro rientro nelle file degli occupanti di Kiev. Inoltre, il nemico parla della formula “tutti per tutti”, anche se attualmente il rapporto tra prigionieri civili russi e prigionieri di guerra ucraini è di uno a cinque. Non ha senso.

Укронацисты продолжают захватывать в плен мирное население Курской области, в надежде обменять их на украинских военнопленных. Факт налицо: возвращение на родину россиян ничем не грозит укрофашистскому режиму, тогда как возвращение украинских нациков чревато их повторным становлением в ряды Киевских оккупантов. Кроме того, враг говорит о формуле «все на всех», хотя в настоящее время соотношение российских пленных и украинских военнопленных – один к пяти. Нелогично.

Tutto questo – e la coesa narrazione occidentale su presunti negoziati immaginari dietro le quinte – fa il gioco di Zelenskij, non certo della Russia. E Putin ne ha parlato in modo inequivocabile:

Di che tipo di negoziati possiamo parlare con persone che colpiscono indiscriminatamente civili, infrastrutture civili o cercano di creare minacce agli impianti di energia nucleare? Di cosa puoi parlare con loro?

Все это – и дружный западный нарратив о каких-то мнимых закулисных переговорах – играет на руку Зеленскому, но никак не России. И об этом высказался однозначно президент Путин:

О каких переговорах вообще может идти речь с людьми, которые без разбора наносят удары по мирным людям, по гражданской инфраструктуре либо пытаются создать угрозы для объектов ядерной энергетики? О чем с ними вообще можно говорить?

Zelenskij non si è mai distinto per lungimiranza politica, e questo ne è un altro esempio. Permettetemi di ricordarvi ancora una volta che le favole occidentali secondo cui ogni guerra finisce con i negoziati sono semplicemente una sostituzione dei fatti storici con i propri desideri. La Guerra Patriottica si concluse con la resa incondizionata e la capitolazione senza precondizioni dei nazisti. Possiamo ripeterlo. E così sia.

Зеленский никогда не отличался политической дальновидностью, и это тому очередной пример. Еще раз напомню, что западные басни о том, что любая война заканчивается переговорами – просто подмена исторических фактов собственными желаниями. Отечественная Война закончилась безоговорочной капитуляцией нацистов, без предварительных условий. Можем повторить. Так тому и быть.

Fonte: Car'grad (in russo)

Источник: Царьград (на русском языке)

lunedì 12 agosto 2024

090 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Novantesimo notiziario settimanale di lunedì 12 agosto 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Commento di Marija Zacharova, rappresentante ufficiale del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, sulla situazione in Ucraina.

Il regime criminale di Kiev continua a colpire i civili innocenti nelle città e nei villaggi russi. I neo-nazisti ucraini, dopo aver fallito nelle zone di combattimento, compiono sanguinosi atti terroristici ai danni della popolazione civile.

Nella notte tra il 5 e il 6 agosto, le Forze Armate Ucraine hanno attaccato la cittadina di Sudža, nella regione di Kursk. Cinque persone sono rimaste ferite, tra le quali tre bambini. Inoltre, diversi edifici residenziali sono stati danneggiati.

Tra il 6 e il 7 agosto, i neonazisti ucraini hanno condotto un enorme attacco terroristico nella regione di Kursk, ricorrendo a ingenti forze di fanteria e a pesanti veicoli corazzati. E Zelenskij ha mandato i cittadini ucraini in questo tritacarne così da poter prolungare per altri tre mesi questa estrema mobilitazione ucraina. Oggi ha firmato la relativa legge.

Le Forze Armate Russe hanno opposto una feroce resistenza al nemico, che ha subito ingenti perdite. Allo stesso tempo, secondo quanto è stato reso noto, a seguito di alcuni bombardamenti messi in atto da parte di militanti ucraini, 24 civili nella regione di Kursk, tra cui 6 bambini, hanno subito lesioni e ferite. Dopo l’attacco del drone ucraino contro un’ambulanza, sono morti un infermiere e l’autista.

Con il loro brutale attacco condotto nella regione di Kursk, i banderisti ucraini hanno tentato di seminare il panico tra i residenti della regione e di dare prova di una qualche parvenza di attività, visti i fallimenti riportati dalle Forze Armate Ucraine nella zona di conflitto. Ovviamente, neppure qui i calcoli dei neo-nazisti ucraini hanno trovato riscontro.

Tutti questi sanguinosi crimini vengono commessi mentre l’Occidente tace con cinismo e continua a coprire i suoi burattini di Kiev. Tutto ciò rafforza la sensazione che i neo-nazisti ucraini rimangano impuniti, certi che la passeranno liscia dopo aver commesso qualsiasi tipo di crimine. Esortiamo la comunità internazionale a non rimanere in disparte e a condannare in maniera perentoria le azioni criminali del regime di Kiev.

Il 4 agosto, in Ucraina si è tenuta una pomposa presentazione dei caccia F-16 consegnati dai Paesi della NATO. Il Presidente Zelenskij, durante l’evento, ha elargito ringraziamenti in quantità ai suoi sostenitori della NATO per la fornitura dei velivoli militari.

Questo passo è in linea con la politica dell’Occidente che mira a un’esacerbazione della crisi ucraina e non cerca invece di creare le condizioni per una sua risoluzione con metodi politici e diplomatici.

La fornitura di aerei caccia F-16 alle Forze Armate dell’Ucraina non funzionerà certo da “bacchetta magica”, cosa su cui stanno facendo affidamento a Kiev. Non saranno in grado di avere un impatto sulla situazione attuale nella zona di guerra e saranno inesorabilmente distrutti dalle Forze Armate Russe.

Il capo della Direzione Principale dell’intelligence del Ministero della Difesa ucraino Kirill Budanov ha nuovamente annunciato l’intenzione di colpire il ponte di Crimea. Secondo lui, è in corso il relativo “lavoro” di preparazione a tali attacchi terroristici. In precedenza, il 17 giugno, il portavoce della Marina militare ucraina Pletenčuk ha ammesso che il ponte di Crimea non svolge più lo stesso ruolo che aveva in precedenza per la logistica dell’esercito, e che quindi non è più un obiettivo militare. Ovviamente, l’obiettivo principale dei terroristi di Kiev nel loro intento maniacale di distruggere questa struttura civile è quello di creare il panico tra la popolazione della penisola e tra i turisti.

Questi fatti confermano ancora una volta quanto siano rilevanti gli obiettivi dell’Operazione Militare Speciale al fine di poter denazificare e smilitarizzare l’Ucraina e di poter eliminare le minacce provenienti dal suo territorio. Tutti questi obiettivi saranno certamente raggiunti.

Forbes: Ciò che sta accadendo a Kursk non è un raid, ma un’invasione.

“Di ora in ora diventa sempre più chiaro che quello che sta accadendo a Kursk non è un raid delle forze armate ucraine, ma una vera e propria invasione. Potrebbero esserci 10mila soldati ucraini nella zona di invasione”, scrive la pubblicazione americana.

“L’operazione ucraina, iniziata martedì, è diversa dalle altre. Coinvolge almeno tre brigate, ciascuna con un massimo di 2mila soldati: la 22a e l’88a brigata meccanizzata e l’80a brigata aviotrasportata. Artiglieria, droni e sistemi di difesa aerea svolgono un ruolo di supporto vitale”, chiarisce Forbes.

L’80a brigata aviotrasportata delle forze armate ucraine, “una delle più potenti, equipaggiate e veloci”, utilizza sia equipaggiamenti sovietici che occidentali: carri armati T-64BV e T-80BV, veicoli di sminamento UR-77, veicoli ingegneristici IMR-2, BTR-80, veicoli corazzati da trasporto truppe americani Stryker e veicoli da combattimento della fanteria tedesca Marder.

Allo stesso tempo, la pubblicazione osserva: “Il fatto che gli ucraini stiano investendo ingenti risorse in questa invasione, ovviamente, non ne garantisce il successo. Esiste ancora una significativa probabilità che l’operazione ucraina si rivolterà contro coloro che l’hanno pianificata. Kiev sta rischiando migliaia di militari”.

Forbes si è così unito ad altri media americani esprimendo forte sconcerto per la presunta “decisione di Kiev” sull’operazione nella regione di Kursk. Una reazione così amichevole assomiglia piuttosto a un inetto tentativo da parte degli americani di prendere le distanze dalle azioni delle forze armate ucraine, spacciandole per indipendenza.

Notiamo che invece del termine “incursione” emerso l’altro giorno, uno dei pilastri della stampa americana usa qui la parola “invasione”. Il che, come minimo, comporta il sequestro e il mantenimento del territorio.

Aggiungiamo ulteriore adeguatezza tenendo conto dell’effettiva integrazione delle Forze armate dell’Ucraina con le Forze alleate della NATO. L’invasione della regione di Kursk è un’invasione delle forze della NATO su un territorio che loro stessi considerano territorio russo sovrano.

Elena Panina, vicepresidente della Confindustria russa.

Ed eccovi il commento ufficiale del ministero della difesa francese:

L’offensive des Forces Armées Ukrainiennes dans la région de Koursk, bénéficiant de l’effet de surprise et opposée à des forces moins préparées que sur le front Est, semble avoir rencontré un certain succès initial. Cette attaque pourrait obliger les Forces Armées de la Fédération de Russie à engager des troupes d’autres secteurs relâchant ainsi la pression localement en des points où les Forces Armées Ukrainiennes étaient jusque-là en difficulté.

Les frappes dans la profondeur se poursuivent des deux côtés, les FAU continuant à cibler les aéroports et les infrastructures énergétiques russes.

Traduco.

L’offensiva delle Forze armate ucraine nella regione di Kursk, beneficiando dell’elemento sorpresa e opponendosi a forze meno preparate rispetto al fronte orientale, sembra aver ottenuto un primo successo. Questo attacco potrebbe costringere le Forze Armate della Federazione Russa a ingaggiare truppe di altri settori, allentando così la pressione a livello locale nei punti in cui Forze armate ucraine erano precedentemente in difficoltà.

Continuano gli attacchi profondi da entrambe le parti, con le Forze armate ucraine che continuano a prendere di mira gli aeroporti e le infrastrutture energetiche russe.

Notare i toni trionfalistici.

Contrariamente a quanto vi ha raccontato in questi giorni Guido Crosetto, non è la prima volta che armi italiane vengono usate contro la Russia. Nei giorni scorsi il canale Rybar’ ha pubblicato le immagini del ritrovamento di alcune armi italiane, in particolare delle bombe da mortaio da 120 mm.

Durante i reportage in Donbass di Andrea Lucidi, gli è capitato diverse volte di incontrare armi italiane, come in questo video di ottobre 2023, dove in una scuola di Severodoneck, nella Repubblica Popolare di Lugansk, ha trovato delle munizioni da mortaio italiane insieme a granate e proiettili.

La differenza di questo nuovo ritrovamento però è enorme. Si tratta di armi utilizzate per colpire direttamente il territorio russo.

I ministri Tajani e Crosetto hanno più volte dichiarato che le armi italiane non sarebbero state utilizzate contro il territorio russo internazionalmente riconosciuto. Dunque questo significa che l’Italia e la NATO in generale non ha controllo sulle armi che inviano all’Ucraina.

Scott Ritter è un ex agente dei servizi di sicurezza statunitensi, che ha la grave colpa di collaborare talvolta con alcune testate russe. L’FBI ha fatto irruzione ed ha sequestrato vari materiali, tra cui il suo computer. Ed ecco cosa ha dichiarato Ritter subito dopo.

Non sono un agente straniero. Non sto violando la legge sulla registrazione degli agenti stranieri e loro lo sanno. Questo è stato un atto di intimidazione da parte del governo degli Stati Uniti progettato per avere un effetto agghiacciante. Questa irruzione in casa mia era pensata per avere un effetto agghiacciante, per farmi riflettere due volte prima di parlare apertamente, scrivere, fare podcast. Come ho detto all’FBI, e ve lo dirò adesso, non c'è la minima possibilità che mi tirerò indietro perché non sto facendo nulla di male. Sto facendo ciò che ogni americano preoccupato dovrebbe fare quando crede che il proprio governo si comporta in un modo che non è conforme ai valori e ai principi stabiliti dai padri fondatori nella Costituzione degli Stati Uniti d’America. Oggi il governo degli Stati Uniti mi ha dichiarato guerra. Hanno dichiarato guerra alla mia capacità di scrivere, alla mia capacità di parlare, alla mia capacità di interagire con il popolo americano e, in effetti, con un pubblico internazionale più ampio. Così sia. Siamo in guerra. Non è una guerra che intendo perdere.

Sapete che non amo le dichiarazioni eccessivamente retoriche ed inutilmente violente di Dmitrij Medvedev. Stavolta, invece, sono totalmente d’accordo con lui. Ecco cosa ha detto, tra l’altro, in una lunga intervista.

Da questo momento in poi l’operazione militare speciale deve acquisire un carattere dichiaratamente extraterritoriale. Questa non è più solo un’operazione per restituire i nostri territori ufficiali e punire i nazisti. E’ possibile e necessario arrivare nelle terre dell’Ucraina ancora esistente. A Odessa, a Char’kov, a Dnepropetrovsk, a Nikolaev. A Kiev e oltre. Non dovrebbero esserci restrizioni nel senso di determinati confini riconosciuti del Reich ucraino. E ora questo può e deve essere discusso apertamente, senza imbarazzo o riverenze diplomatiche. L’operazione terroristica dei seguaci di Bandera dovrebbe rimuovere ogni tabù da questo argomento. Fatelo capire a tutti, compresi i bastardi inglesi: ci fermeremo solo quando lo riterremo accettabile e vantaggioso per noi stessi.

Sono stato intervistato dalla Rossijskaja Gazeta, vi traduco quanto da me detto.

Le ennesime dichiarazioni infondate di Zelenskij hanno raggiunto il loro primo obiettivo, soprattutto in Occidente: la risonanza. E’ subito evidente che “preparare le basi per concludere la pace” non significa “condurre negoziati”, cosa che lui stesso ha proibito a chiunque, compreso se stesso, con il suo decreto del settembre 2022. Si scopre che sta violando sempre più la legislazione ucraina e dovrebbe quindi essere processato.

Putin ha ripetutamente affermato che per avviare i negoziati, il regime di Kiev deve ritirare le sue truppe dall'intero territorio delle nuove regioni della Russia: le regioni delle due repubbliche popolari, di Cherson e di Zaporož’e. Inoltre, Kiev deve notificare ufficialmente il rifiuto di aderire alla NATO: per una soluzione, Mosca ha bisogno dello status neutrale, non allineato e libero dal nucleare del Paese vicino.

C’è un’altra sfumatura. Fino a un certo punto, Zelenskij ha chiesto all’Occidente armi moderne, che l’Ucraina avrebbe utilizzato per combattere contro la Russia. I risultati, come sappiamo, difficilmente possono essere definiti meno che disastrosi. Ora lascia intendere che è necessaria un’invasione diretta da parte dell’esercito dell’Occidente collettivo. Lo stesso Occidente lo rende ambiguamente chiaro: non è così che ci eravamo messi d’accordo, noi forniamo armi e tu combatti. In risposta, Zelenskij ora ammette che il conflitto finisca in un qualche modo. Si rivolge con ciò non tanto alla Russia, quanto all’Occidente. Un altro ricatto.

Tuttavia, la sua retorica belligerante continua a includere i confini del 1991 e il ritorno della Crimea e del Donbass. Su questa base non ha senso perdere tempo, che è il fattore più importante che consentirebbe all’Occidente di riempire l’Ucraina di più armi di quante ne continui a perdere.

Nonostante le forti dichiarazioni, tutto è chiaro a tutti, compresa l’élite fascista di Kiev. Allora perché queste agitazioni? La logica è disarmante, nella sua semplicità: dicono, vedi? Non siamo noi, siamo sempre pronti per la pace, è Putin, e se ci sconfigge andrà a Lisbona. Se l’Occidente crede davvero in queste fandonie, allora sono affari suoi.

Editoriale

Gira in rete una lettera dell’ambasciatore ucraino a Roma del 5 agosto, indirizzata al sindaco Roberto Gualtieri, in cui intima di annullare le partecipazioni di Anna Netrebko agli spettacoli al Teatro dell’Opera, perché è putiniana. Il giornalista Vincenzo Lorusso giustamente ci scherza sopra, affermando che “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, la sovranità appartiene al Presidente degli Stati Uniti d’America, che la esercita tramite l’ambasciatore ucraino”.

Io però, da linguista, mi soffermo su una frase, verso la fine: “Riteniamo che ignorare questi fatti e invitare Netrebko e altri portatori della cosiddetta “pace russa” a esibirsi su uno dei palcoscenici più prestigiosi del mondo sia inaccettabile nelle condizioni attuali”.

Cos’è questa pace russa? In russo, “pace” si dice “mir”, che però vuole anche dire “mondo”, “universo”, “pianeta”. L’ambasciatore si riferisce alla formula “Russkij mir”. Confondendo, per ignoranza o per volontà cosciente, i due significati. Tutto nasce più di un secolo fa. Dal 1711 al 1917 l’alfabeto russo era composto da 43 lettere. Tra queste, c’erano due “i”, ovvero “и” cirillica e “i” latina. Nella parola “mir” quella propriamente cirillica indicava la “pace” (basta pensare alle prime edizioni di “Guerra e pace” di Lev Tolstoj), mentre quella latina indicava il “mondo”.

Nel 1917 fu fatta una riforma, per cui le lettere diventarono 33 e la “i” latina sparì. Tuttavia, a seconda del contesto, si capisce benissimo cosa si intenda. Ad esempio, il circuito russo delle carte di credito alternativo alle varie VISA, MasterCard e American Express si chiama MIR, e non vuol dire “pace”. A maggior ragione, la Stazione orbitale internazionale MIR non si chiama “pace”, è piuttosto intuitivo.

E’ doveroso per un diplomatico essere istruito, ma ormai vige l’ignoranza anche tra i diplomatici di tutto il mondo (mondo, non pace). L’ambasciatore ucraino, Jaroslav Mel’nik, è nato nel 1980 ed era un interprete di inglese. Il russo lo conosce perfettamente. Dunque, sa benissimo che “russkij mir” sta per “mondo russo”, inteso come fenomeno culturale. Voglio dire che no, non è ignorante, mi verrebbe da usare altri epiteti offensivi, che però non aggiungerebbero nulla alla figura barbina che ha fatto con questa ennesima sparata.

Economia

Ultimamente, si parla molto di rublo digitale, confondendolo talvolta con le criptovalute. Vediamo di fare chiarezza. Si tratta appunto di una valuta digitale della banca centrale di Russia, la terza forma di valuta nazionale russa che si aggiunge alle forme di denaro contante e non contante già esistenti. Tutte le forme del rublo sono equivalenti tra loro.

Il rublo digitale sarà emesso dalla Banca di Russia. Il rublo digitale combina le proprietà dei rubli contanti e non contanti. La Banca Centrale non considera il rublo digitale come un sostituto del contante o dei rubli non contanti, ma lo vede solo come un’aggiunta alle forme di denaro esistenti.

I rubli digitali saranno archiviati nei conti in rubli digitali (nei portafogli digitali) di cittadini ed aziende. I portafogli verranno aperti sulla piattaforma della Banca di Russia. Le transazioni con rubli digitali avverranno su questa piattaforma utilizzando la tecnologia blockchain. L’accesso ai portafogli digitali avverrà attraverso i consueti canali remoti: applicazioni e siti online delle banche. Ogni cittadino e ogni azienda avrà un solo portafoglio digitale sulla piattaforma della Banca di Russia.

L’introduzione del rublo digitale può offrire numerosi vantaggi, tra cui: lo sviluppo di una nuova infrastruttura di pagamento, l’assenza di commissioni per i cittadini per pagamenti e trasferimenti in rubli digitali, la possibilità di accedere al portafoglio digitale tramite l’applicazione mobile di qualsiasi banca, e anche, in futuro, pagamenti in rubli digitali con accesso limitato a Internet. Il rublo digitale dovrebbe anche ridurre i costi per le imprese quando effettuano i pagamenti, aumentando la competitività dell’economia russa. Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali, con sede a Basilea, entro il 2020, oltre l’80% di tutte le banche centrali stava sviluppando la propria valuta digitale.

Nell’ottobre 2020, la Banca Centrale della Federazione Russa ha pubblicato un rapporto dedicato alla creazione di un rublo digitale. E’ stato sottolineato che il rublo digitale non diventerà una criptovaluta, poiché sarà emesso centralmente dalla Banca di Russia, che diventerà garante della sicurezza dei trasferimenti. Le unità del rublo digitale saranno identificate da un codice digitale univoco. Il rublo digitale deve combinare le funzioni del contante e del non contante: può essere utilizzato per pagare sia da remoto che tramite un portafoglio offline; il rublo digitale potrà essere convertito in contanti e non in contanti al cambio di 1:1. Il rapporto presenta 4 possibili modelli per implementare la circolazione del rublo digitale, a seconda di chi, come e a chi apre i portafogli ed effettua i pagamenti. Allo stesso tempo, il portavoce presidenziale Dmitrij Peskov ha stimato il periodo di tempo per l’introduzione del rublo digitale in 3-7 anni.

Nell’aprile 2021, la Banca Centrale della Federazione Russa ha pubblicato il concetto di rublo digitale. E’ stato scelto un modello in cui la Banca di Russia apre e mantiene portafogli per le istituzioni finanziarie, che, a loro volta, aprono e mantengono portafogli per i clienti. Nel giugno 2021, la Banca Centrale ha identificato 12 banche che successivamente hanno preso parte al test della piattaforma digitale del rublo, tra queste VTB (Vneštorgbank, che al 61% appartiene al governo), Gazprombank (il 100% delle azioni privilegiate di tipo A appartiene al Ministero delle Finanze) e Sberbank (il 50% è del governo).

Nel dicembre 2021 è stata completata la realizzazione di un prototipo della piattaforma digitale del rublo. I suoi test sono iniziati già nel gennaio 2022.

Nella prima fase sono stati testati l’emissione di un rublo digitale, l’apertura di portafogli digitali da parte di banche e cittadini, nonché i potenziali trasferimenti C2C (consumer to consumer) e C2B (consumer to business).

Il 21 aprile 2022, il capo della Banca Centrale della Federazione Russa, El’vira Nabiullina, durante un rapporto alla Duma di Stato, ha dichiarato che le operazioni pilota sia all’interno del Paese che negli insediamenti internazionali inizieranno ad essere effettuate in un volume limitato dal 2023: “L’anno prossimo condurremo gradualmente accordi pilota con il rublo digitale nell’economia reale. Il rublo digitale dovrebbe rendere i pagamenti più economici. Ci aspettiamo che venga utilizzato anche nei pagamenti internazionali”.

In una conferenza stampa tenutasi il 16 settembre 2022, El’vira Nabiullina ha annunciato che i test del rublo digitale con clienti reali potrebbero iniziare il 1° aprile 2023. Tuttavia, a questo punto il quadro legislativo corrispondente non era stato preparato.

Il 29 dicembre 2022, un disegno di legge sul rublo digitale è stato presentato alla Duma di Stato da un gruppo di deputati guidati dal presidente del comitato per il mercato finanziario, Anatolij Aksakov. Ha proposto modifiche a diversi atti legislativi in relazione all’introduzione del rublo digitale. In particolare, la legge “Sul sistema dei pagamenti nazionale”. Si prevedeva inoltre di garantire alla Banca centrale lo status di operatore unico della piattaforma. Il 16 gennaio 2023 il disegno di legge è stato esaminato e messo all’ordine del giorno in prima lettura dal Consiglio della Duma di Stato. E’ stato notato che si tratta di un quadro normativo e che la Banca Centrale deve sviluppare un quadro normativo dettagliato. Il 16 marzo 2023 il disegno di legge sul rublo digitale è stato approvato in prima lettura alla Duma di Stato. La Banca Centrale ha riferito di essere pronta ad avviare un progetto pilota con i rubli digitali non appena il quadro normativo e legislativo sarà pronto. Gli eventi hanno visto la partecipazione di un numero limitato di clienti di 13 banche. Nell’aprile 2023 si prevedeva l’inizio dell’uso ufficiale del rublo digitale, ma a causa dell’impreparazione del quadro legislativo, ciò è stato rinviato a un periodo successivo.

Il 20 giugno 2023, la Duma di Stato della Federazione Russa ha approvato un disegno di legge che riconosce la valuta digitale come oggetto di patto, proprietà ed eredità, e l’11 luglio, in seconda e terza lettura, ha adottato una legge sull’attuazione del rublo digitale. La legge è stata firmata dal Presidente della Federazione Russa il 24 luglio 2023. Le sue principali disposizioni sono entrate in vigore il 1° agosto 2023. Ciò ha consentito alla Banca Centrale di iniziare a pilotare la valuta con denaro e clienti reali. E’ noto che i test verranno effettuati con un numero limitato di clienti e dipendenti di grandi istituti di credito.

Il 3 agosto 2023, la Banca Centrale ha stabilito le tariffe per il pagamento di beni e servizi per le imprese: 0,3% dell’importo del pagamento, ma non più di mille cinquecento rubli per transazione (stiamo parlando di circa 16 €). Per i fornitori di servizi di pubblica utilità la commissione è dello 0,2%, ma non superiore a 10 rubli per transazione (circa 11 centesimi di €). Per i trasferimenti tra persone giuridiche siamo al livello di 15 rubli per transazione (circa 16 centesimi di €). Allo stesso tempo, si registra che per i cittadini tutte le transazioni con rubli digitali vengono effettuate senza addebitare alcuna commissione.

Il 9 agosto 2023, la prima vicepresidente della Banca centrale Ol’ga Skorobogatova ha annunciato l’avvio di un progetto pilota sull’utilizzo di rubli digitali reali con il coinvolgimento di un numero limitato di clienti bancari a partire dal 15 agosto 2023. Il progetto pilota testa l’apertura e la chiusura dei portafogli digitali, effettuando acquisti in rubli digitali e trasferimenti tra cittadini, nonché semplici pagamenti automatici. In totale partecipano al progetto pilota circa 600 clienti e 30 aziende provenienti da 11 città. L’implementazione su vasta scala del rublo digitale è prevista non prima del 2025.

Nell’agosto 2023 è diventato noto l’elenco finale delle banche partecipanti alla prima fase di test delle transazioni reali con il rublo digitale. Il 1 settembre 2023, la Banca Centrale della Federazione Russa ha riferito che nel mese di agosto sono state effettuate diverse migliaia di transazioni reali con rubli digitali.

Il 3 ottobre 2023 sono iniziati i test del rublo digitale nella metropolitana di Mosca. Va notato che “questo è il primo progetto nel campo delle tecnologie finanziarie, implementato nel trasporto urbano in Russia insieme alla Banca Centrale della Federazione Russa”. Per ora con valuta digitale si può solo acquistare la carta Trojka, che è un abbonamento a consumo.

Altre 17 banche si stanno preparando ad aderire al progetto pilota. Hanno già firmato un accordo per aderire alla piattaforma digitale del rublo della Banca di Russia e stanno ora configurando i loro sistemi per entrare nel progetto pilota quando sarà ampliato. Un elenco di tali istituti di credito è apparso sul sito web dell’autorità di regolamentazione e verrà aggiornato.

Al forum Finopolis sulle tecnologie finanziarie innovative, che si è svolto dall’8 al 10 novembre 2023, il presidente della Banca centrale russa ha annunciato che i test si stavano svolgendo secondo i piani. Nel 2024 si prevede di espandere il progetto pilota in termini di numero di partecipanti e tipologie di operazioni. Un’introduzione più diffusa del rublo digitale potrebbe avvenire nel 2025. La prima vicepresidente della Banca centrale Ol’ga Skorobogatova ha detto ai giornalisti che, secondo i dati del 9 novembre 2023, sono già state effettuate più di 10mila transazioni con il rublo digitale.

A luglio 2024, utilizzando il rublo digitale sono stati effettuati più di 27mila trasferimenti e 7mila transazioni per pagare servizi. Dal 1° settembre 2024 si prevede di coinvolgere nei test ulteriori 9mila persone fisiche e mille duecento persone giuridiche.

Il capo del Ministero delle Finanze della Federazione Russa, Anton Siluanov, ha definito il rublo digitale promettente. Il ministro ha spiegato la sua affidabilità con il fatto che l’emittente della moneta è la Banca Centrale. Secondo Siluanov il progetto sarà interessante dal punto di vista del budget per la sua trasparenza.

Alla fine del 2020, Sberbank ha criticato il rapporto, stimando il flusso di fondi nel rublo digitale a 2-4 trilioni di rubli (21-42 miliardi di €), il che potrebbe portare ad un aumento dei tassi di credito. Circa la metà delle banche in quel momento considerava inutile la creazione di un rublo digitale. Sberbank ha anche messo in guardia sui rischi associati alla scarsa stabilità informatica della nuova forma di valuta. Per aumentarlo, dal punto di vista del vicepresidente del consiglio di amministrazione della banca, Stanislav Kuznecov, è necessario creare un sistema unico, che costerà 20-25 miliardi di rubli (212-266 milioni di €).

Al centro Skolkovo della Scuola commerciale di Mosca, oltre ai vantaggi, hanno sottolineato che con l’introduzione del rublo digitale la Banca Centrale potrebbe essere coinvolta nel mercato dei servizi finanziari. Ciò potrebbe comportare la perdita dello status di indipendenza e della fiducia nella funzione di regolamentazione. Gli esperti del Centro per l’analisi macroeconomica e le previsioni a breve termine hanno espresso il timore che il rublo digitale possa comportare una perdita di liquidità per le banche. Esiste il rischio di un deflusso di almeno 9mila miliardi di rubli (96 miliardi di €) dai conti delle persone fisiche e giuridiche entro la fine del 2024.

I rischi derivanti dall’introduzione del rublo digitale comprendono un’eccessiva regolamentazione, la monopolizzazione del sistema finanziario della Federazione Russa, i tentativi di porre limiti alla circolazione del denaro per cittadini, organizzazioni e istituzioni statali e municipali, nonché la possibilità di privare il denaro della sua funzione principale: la funzione di accumulazione. Da un sondaggio condotto dal portale e motore di ricerca Mail.ru nell’agosto 2023 è emerso che i russi in generale non esprimono interesse per il rublo digitale: solo il 12% degli intervistati prevede di utilizzarlo. Tra gli svantaggi ci sono la sfiducia nei confronti delle valute digitali in generale, la paura del controllo statale sulle finanze, la mancanza di vantaggi evidenti rispetto ai soliti pagamenti non in contanti, l’impossibilità di prelevare contanti da un bancomat, il cashback (in italiano, ristorno) e gli interessi sui depositi.

Rappresentanti di banche ed esperti hanno sottolineato gli alti costi legati all’introduzione della valuta digitale. Ad esempio, Rosbank ha stimato le spese in 150 milioni di rubli (poco meno di un milione e 600 mila €) in due anni.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Altra canzone del 1945, in un’esecuzione moderna: “Пора в путь-дорогу”, dedicata ai piloti d’aviazione della guerra, ma canzone assolutamente “leggera”.

Čeljabinsk (sugli Urali), Mosca, Samarcanda (in Uzbekistan), Volgograd (la ex Stalingrado), Alma Ata (in Kazachstan), Tambov, Udmurtia (sempre sugli Urali), Mordovia, Sebastopoli (in Crimea), Krasnodar (nel Caucaso), Odessa (ancora per poco in Ucraina), Kaluga, Kerč’ (in Crimea), Baku (in Azerbajdžan), Irkutsk (sul lago Bajkal), Soči, Caterimburgo, Kišinëv (in Moldavia), Krasnojarsk (in Siberia).

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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