Mark Bernardini

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lunedì 28 ottobre 2024

100 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Centesimo notiziario settimanale di lunedì 28 ottobre 2024 degli italiani di Russia. Ueilà, centesimo. Suona bene. Poi, tra meno di un mese, il 22 novembre, questo notiziario compirà due anni. Pazzesco. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Intervista rilasciata dal Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov al settimanale “Argumenty i fakty”(21 ottobre 2024)

Punti chiave:

* I BRICS sono un raggruppamento di Paesi nel quale non esistono “leader” e “seguaci”, e che è privo di quel tipo di apparato burocratico che invece vediamo a Bruxelles, nell’ambito del quale i funzionari europei impongono le proprie decisioni: decisioni che non rispondono alle attese degli elettori di molti dei Paesi.

* Il principale elemento distintivo dei BRICS, così come delle altre organizzazioni istituite dai Paesi della Maggioranza mondiale e dell’Est globale senza la partecipazione dei Paesi occidentali, sta nel fatto che tali raggruppamenti vengono istituiti non per lottare contro qualcuno o per fargli la guerra, bensì per trarre comune beneficio da quei vantaggi competitivi di natura oggettiva che derivano dalla posizione geografica dei Paesi che ne fanno parte, dalla loro storia comune, vicinanza e affinità, e dall’interconnessione che caratterizza i loro sistemi economici.

Europa

* Sottolineo ancora una volta che i cosiddetti conservatori di destra sono leali nei confronti del proprio Paese e del loro popolo. Noi lavoreremo con tutti coloro che si rivolgeranno a noi proponendoci di dialogare, di cercare punti di incontro e di riflettere su come poterci adoperare insieme per migliorare la vita dei nostri cittadini.

Sicurezza Eurasiatica

* Noi proponiamo di condurre un dialogo sulla creazione di un’architettura di sicurezza eurasiatica su scala continentale, e sottolineiamo espressamente che le porte saranno aperte a tutti, a inclusione dei Paesi situati nella parte occidentale del continente eurasiatico.

Presentazione del libro “Le vere cause del conflitto russo-ucraino” pubblicato da Visione Editore.

(23 ottobre 2024, Villa Abamelek)

Il 23 ottobre 2024, a Villa Abamelek, presso la residenza dell’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, si è tenuta una serata speciale: è stato presentato il volume, pubblicato su iniziativa di Visione Editore, “Le vere cause del conflitto russo-ucraino”.

Il libro offre ai lettori italiani la possibilità di leggere l’articolo del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin “Sull’unità storica di russi e ucraini” del 2021, il saggio “La creazione dell’Ucraina e il ruolo strutturante del nazionalismo ucraino” degli storici Eduard Popov e Kirill Ševčenko, nonché l’articolo “L’Ucraina come danno collaterale sulla strada dell’atlantismo militante” di György Varga, responsabile della missione OSCE in Russia nel 2017-2021.

Durante la parte ufficiale del programma, sono intervenuti Aleksej Paramonov, ambasciatore della Federazione Russa in Italia, l’editore Francesco Toscano e Bruno Scapini, scrittore, saggista, ambasciatore italiano.

A margine, segnalo che la traduzione dal russo all’italiano è stata realizzata dal sottoscritto, ma questo è secondario, irrilevante.

Dall’intervento dell’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia Aleksej Paramonov alla presentazione del libro “Le vere cause del conflitto russo-ucraino” pubblicato da Visione Editore.

(23 ottobre 2024, villa Abamelek)

* Il grande merito di questa iniziativa editoriale risiede nel fatto che prende le distanze dalla tendenza alla semplificazione che, ultimamente, sembra dominare la sfera della politica globale. E’ animata piuttosto dal desiderio di analizzare e spiegare nel dettaglio le cause e gli antefatti della tragedia che oggigiorno vediamo imperversare nell’Europa dell’Est.

* Anche nelle attuali circostanze, caratterizzate dal dominio assoluto della propaganda all’interno dei media occidentali, a farsi strada con tenacia sempre maggiore è la comprensione che l’Operazione Militare Speciale avviata dalla Russia nel febbraio 2022 aveva l’obiettivo di porre fine al conflitto in corso nell’Ucraina sud-orientale, conflitto scatenato dalle nuove autorità al potere in Ucraina contro una parte del loro stesso popolo. Come sappiamo, la Crimea, la Repubblica Popolare di Lugansk, la Repubblica Popolare di Doneck e, in seguito, anche le regioni di Zaporož’e e di Cherson si sono rifiutate di piegarsi al regime nazionalista giunto al potere a seguito del colpo di Stato anticostituzionale, sostenuto dall’esterno, che ha avuto luogo nel 2014. Dopotutto, sin dai primi giorni al potere, i nazionalisti si erano imposti di ripulire l’intero territorio ucraino da tutto ciò che c’era di russo: le persone, la lingua, la storia, la religione e i valori. E’ stato proprio così che ha avuto inizio il conflitto interno in Ucraina, costato la vita in otto anni a 14.000 civili e a quasi mille bambini.

* L’Ucraina attuale è un triste esempio di ciò che accade a un Paese che si sia lasciato sottomettere a ingerenze esterne mirate a influenzare le dinamiche interne del suo sviluppo, nel momento in cui tali forze esterne decidono di imporre una scelta geopolitica forzata e innaturale. Tra l’altro, a seguito della dissoluzione dell’URSS, nel 1991, la nuova, moderna Russia, a prescindere da ciò che se ne dice, non aveva motivo di rimproverarsi alcun tipo di condotta espansionistica. Al contrario, Mosca era pronta anche a diventare parte dello stesso Occidente, ma ha ricevuto in tal senso un sonoro rifiuto, per non dir di peggio. Nel frattempo, le strutture occidentali, ossia la NATO e l’UE, hanno dato inizio al loro infido avanzamento verso i confini della Russia.

* Il Presidente Vladimir Putin ha concluso il suo articolo del 2021 con queste parole: “La Russia non è mai stata e non sarà mai un’anti-Ucraina”. E neppure adesso lo è. Il folle, sanguinoso decennio di storia ucraina trascorso dagli eventi di Piazza Majdan del 2014 non può comunque cancellare i tre secoli e più in cui il popolo russo e quello ucraino hanno condiviso la propria esistenza. I nostri popoli sono legati da una storia e da una lingua comuni, ma anche dalla comune fede e da tradizioni culturali condivise. Char’kov, Kiev e Odessa, come altre città russe e ucraine, rimangono tuttora un lascito del grande patrimonio comune.

* Le speranze legate a una resurrezione di quell’Ucraina cristiana, ortodossa, amica, buona e amata da tutti, il cui ricordo è ancora vivo nei nostri cuori, sopravvivono tuttora. Il grande scrittore russo Nikolaj Gogol’ non fu mai del tutto sicuro di quale delle due nature prevalesse in lui: se quella russa, o quella ucraina. Ma era convinto che entrambe fossero un generoso dono di Dio e che, soltanto attraverso la loro unione e il loro divenire unitario, avrebbero potuto dare vita a qualcosa di assolutamente perfetto dal punto di vista umano.

La Stampa: Putin ha avuto un arresto cardiaco, è la fine!

Ha anche il Parkinson (Corriere)

E un cancro (Repubblica)

E poi il diabete (Secolo d’Italia)

Soffre di sindrome di Asperger (Ansa)

Per non parlare della sindrome di Cushing (SkyTg 24)

Per curarsi usa il sangue di cervo, praticamente è solo grazie a questo che resiste a tutte queste malattie (Corriere)

Ah, inoltre è ovviamente un “folle” che si crede onnipotente: “Nella sua mente una realtà parallela”! (Corriere)

Sulla convocazione al Ministero degli Esteri russo dell’Ambasciatore tedesco a Mosca.

Il 22 ottobre l’ambasciatore tedesco a Mosca è stato convocato dal Ministero degli Esteri russo per esprimere una forte protesta in relazione alla creazione, su iniziativa di Berlino, del quartier generale regionale del comando navale della NATO sulla base del quartier generale della Marina tedesca a Rostock, nella Germania orientale.

All’ambasciatore è stato detto che questo passo degli ambienti dirigenti tedeschi è la continuazione del percorso verso una revisione strisciante dei risultati della seconda guerra mondiale e della militarizzazione del Paese.

Vi è una grave violazione dello spirito e della lettera del Trattato sulla transazione definitiva nei confronti della Germania del 12 settembre 1990 (“Trattato 2+4”), in conformità con le disposizioni del paragrafo 3 dell’art. 5 che prevede l’obbligo di impedire lo stazionamento e l’impiego di truppe straniere sul territorio della ex RDT. Abbiamo chiesto spiegazioni immediate ed esaurienti a Berlino.

Emergono tragici parallelismi con la rimilitarizzazione della Renania da parte della Germania nel 1936, in violazione dei termini del Trattato di Versailles del 1919.

Da parte russa si è constatato che non solo i politici nelle capitali europee, ma anche i loro curatori a Washington sono stati contagiati da un’amnesia storica, avendo dimenticato quale disastro per i popoli dell’Europa e per la stessa Germania fosse stato allora portato dall’odio cieco verso l’URSS, e dal tacito consenso di Parigi e Londra alle azioni della leadership del Terzo Reich.

Ora, nell’attuale fase storica, gli ex alleati occidentali della coalizione anti-Hitler non solo hanno benedetto Berlino per la violazione diretta di uno dei documenti giuridici fondamentali internazionali, ma ne sono anche diventati diretti complici.

Washington, Bruxelles e Berlino devono essere consapevoli che l’espansione delle infrastrutture militari della NATO nel territorio dell’ex RDT avrà conseguenze molto negative e non rimarrà senza una risposta adeguata da parte russa.

Cultura

Ve lo ricordate, dopo tre ore e mezzo, Fantozzi con l’iconica frase per cui “La corazzata Potëmkin è una cagata pazzesca”? Fin da allora io ricordavo a tutti che quel film dura appena 75 minuti, mentre per la qualità de gustibus non sputazzellam est. Fatto sta, nel film “La Corazzata Potëmkin” compaiono come attori alcuni dei collaboratori di Ejzenštejn, tra cui spicca il regista e sceneggiatore Grigorij Aleksandrov nel ruolo dell’ufficiale Giljarovskij. Anche Ejzenštejn stesso si prestò come comparsa (nel ruolo di un abitante di Odessa), così come sua madre.

Ancora più interessante è il fatto che la “donna con la carrozzina”, nota in URSS come Beatris Vetol’di, era l’attrice italiana Beatrice Vitoldi.

Nata a Salerno nel 1895, a cinque anni si era trasferita a Riga con la famiglia per seguire il padre ingegnere, assunto dalla Russisch-Baltischen Waggonfabrik. Da Riga i Vitoldi si trasferirono a San Pietroburgo, dove il padre di Beatrice iniziò a lavorare per una fabbrica di macchine utensili.

La futura attrice partecipò attivamente alla Rivoluzione d’Ottobre e lavorò per il Proletkul’t, l’organismo fondato nel 1917 allo scopo di fornire le basi di una vera arte proletaria.

Nel 1925 conobbe Ejzenštejn che nella “Corazzata Potëmkin” le assegnò il ruolo della madre che spingeva la carrozzina nella celebre scena della scalinata di Odessa. Nonostante il piccolo ruolo, Beatrice divenne molto nota in Unione Sovietica, tanto che nel 1931 fu chiamata a lavorare presso l’Ambasciata sovietica a Roma (secondo alcune fonti, fu addirittura la prima ambasciatrice in Italia del neonato Stato sovietico).

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Perché siamo piloti

Il cielo è nostro, il cielo è la nostra casa

Per prima cosa, la prima cosa: gli aeroplani

– E allora, che mi dici delle ragazze?

– E poi le ragazze!

Mosca, Snežinsk e Ozërsk (regione di Čeljabinsk), Obninsk (regione di Kaluga), Zarečnyj, Lesnoj e Novoural’sk (regione di Sverdlovsk, Caterimburgo), Kerč’ e Sebastopoli (repubblica di Crimea), Alma Ata (Kazachstan), Desnogorsk (regione di Smolensk), Sarov (regione di Nižnij Novgorod e repubblica di Mordovia), Glazov (repubblica dell’Udmurtia), Kursk (distretto federale centrale), Krasnodar e Natuchaevskaja (territorio di Krasnodar), Baku (Azerbajdžan), Taškent (Uzbekistan), Balakovo (regione di Saratov), Elektrostal’ (regione di Mosca), Usol’e-Sibirskoe (regione di Irkutsk).

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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lunedì 23 settembre 2024

096 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Novantaseiesimo notiziario settimanale di lunedì 23 settembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

La risposta del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin alla domanda sulla possibilità dell’utilizzo di armamenti occidentali a lunga gittata per attacchi sul territorio russo.

Ciò significherà che i Paesi della NATO, gli USA e i Paesi europei saranno in guerra con la Russia. E se sarà così, tenendo conto di tale cambiamento sostanziale nella natura del conflitto, noi ci troveremo a dover prendere le opportune decisioni sulla base delle minacce che ci verranno rivolte.

Il presidente del Kazachstan Kassym-Žomart Tokaev in un incontro con Scholz sul conflitto in Ucraina.

Il fatto è che militarmente la Russia è invincibile. Un’ulteriore escalation della guerra porterà a conseguenze irreparabili per tutta l’umanità e, soprattutto, per tutti i Paesi direttamente coinvolti nel conflitto russo-ucraino. Purtroppo, con il rifiuto di concludere l’accordo di Istanbul, è andata perduta una buona occasione per raggiungere almeno una tregua. Ma l’opportunità per la pace esiste ancora.

E’ necessario considerare attentamente tutte le iniziative di pace dei vari Stati e prendere la decisione di fermare le ostilità, per poi passare alla discussione delle questioni territoriali. A nostro avviso, il piano di pace proposto da Cina e Brasile merita sostegno. I leader degli Stati vanno e vengono, ma i popoli, soprattutto quelli vicini, devono vivere in pace e comprensione reciproca.

Insieme alla Russia, il Kazachstan ha il confine terrestre delimitato più lungo del mondo e la cooperazione tra i nostri Paesi si sta sviluppando nel quadro di partenariati e alleanze strategiche.

Queste dichiarazioni sono state fatte da Tokaev in un incontro con il cancelliere tedesco il 16 settembre 2024. La conferenza stampa congiunta del Presidente kazacho e di Olaf Scholz però è stata annullata prima dell’inizio su iniziativa della parte kazacha, riferisce l’agenzia tedesca DPA.

Scholz ha tenuto la conferenza stampa da solo. Al termine dell’evento gli è stato chiesto se considerasse inospitale la decisione dei rappresentanti del Kazachstan, ma il cancelliere ha evitato di rispondere.

Nella lista dei componenti italiani del Parlamento Europeo che hanno approvato la risoluzione per un attacco in territorio russo risaltano:

Guido Crosetto FdI, Nicola Procaccini FdI, Flavio Tosi FI, Stefano Bonaccini PD, Pierfrancesco Maran PD, Pina Picierno PD, Alessandro Zan PD.

Quando e se vi faranno ancora votare, ricordatevelo.

I BRICS si stanno preparando per un ripristino finanziario. La de-dollarizzazione è solo questione di tempo, afferma Asia Times.

Al vertice dei BRICS, che si terrà a Kazan- dal 22 al 24 ottobre, potrebbe essere svelata una “road map” per lo sviluppo di un’alternativa all’attuale sistema finanziario globale basato sul dollaro. Secondo gli analisti potremmo parlare di una piattaforma di pagamento multivaluta. E’ anche possibile il lancio di una valuta commerciale BRICS sostenuta dall’oro.

L’emergere di un’alternativa all’attuale sistema del dollaro avrà un significato storico. Questo sarà il primo serio tentativo di andare oltre l’accordo di Bretton Woods del 1944, che delineò i contorni del sistema finanziario globale del dopoguerra.

Il sistema di Bretton Woods si incrinò nel 1971 quando il presidente Richard Nixon svincolò il dollaro dall’oro. Libero dai vincoli del gold standard, il governo americano abbandonò la disciplina fiscale. Dal 1971 al 2024, il debito nazionale degli Stati Uniti è cresciuto da 400 miliardi di dollari a 35mila miliardi di dollari.

Oggi, il servizio del debito nazionale è diventato la voce più importante del bilancio nazionale degli Stati Uniti e sempre più importanti economisti e capi di aziende lanciano l’allarme. Gli Stati Uniti potrebbero rimanere senza creditori disposti ad acquistare il suo debito.

I BRICS potrebbero decidere di lanciare un’unità monetaria parzialmente sostenuta da oro e risorse naturali, in particolare petrolio, minerali e metalli. Il gruppo ha una leva finanziaria significativa dato che controlla una parte significativa delle risorse minerarie del pianeta, abbastanza da dettare i prezzi globali.

Un segnale che i BRICS si stanno preparando per un tale ripristino finanziario è l’accumulo senza precedenti di oro. Negli ultimi due anni, i membri del BRICS hanno acquistato oro a un ritmo record. Storicamente, questo metallo prezioso è stato utilizzato per ricalibrare le valute dopo una crisi finanziaria o monetaria.

Il “Growth Crystal” ha precedentemente riferito che, secondo l’American Responsible Statecraft, la valuta BRICS porterà alla dedollarizzazione e al crollo del dominio statunitense.

Il Parlamento europeo ha invitato i Paesi dell’UE ad eliminare le restrizioni sugli attacchi di Kiev con armi a lungo raggio sul territorio del nostro Paese, a rafforzare il sostegno militare all’Ucraina e ad annunciare anche la raccolta di fondi dalla popolazione europea per i bisogni delle Forze Armate dell’Ucraina.

Lo spiegherò di nuovo:

Se succede qualcosa del genere la Russia darà una risposta dura utilizzando armi più potenti.

Nessuno dovrebbe farsi illusioni su questo. La Duma di Stato insiste su questo.

Domande per i membri del Parlamento europeo:

Vi siete consultati con i vostri elettori prima di prendere questa decisione?

I cittadini dei Paesi europei vogliono che la guerra arrivi a casa loro?

Ciò che il Parlamento europeo chiede può portare a una guerra mondiale con armi nucleari.

Prima di prendere una decisione del genere, era necessario ricordare le lezioni della Seconda Guerra Mondiale. 27 milioni di cittadini sovietici morirono nella lotta contro il nazi-fascismo.

E’ stato il nostro Paese a liberare voi e tutta l’Europa.

Ricordatelo. Non dimenticatelo.

A giudicare dalla dichiarazione del Parlamento europeo, a quanto pare ve ne siete dimenticati.

I cittadini del nostro Paese sanno cos’è la guerra, ha attraversato ogni famiglia.

La vittoria sul nazismo arrivò a caro prezzo.

Gli Stati Uniti e l’Inghilterra, che oggi si definiscono vincitori, hanno perso meno di 800.000 persone nella Seconda Guerra Mondiale.

Le nostre perdite nella sola battaglia di Stalingrado ammontano a 1.130.000 persone.

L’unica cosa che il Parlamento europeo dovrebbe fare dopo una simile dichiarazione è sciogliersi.

Per vostra informazione, il tempo di volo del razzo Sarmat verso Strasburgo è di 3 minuti e 20 secondi.

Vjačeslav Volodin, Presidente della Duma di Stato russa.

Continuando rigorosamente sulla strada della cancellazione totale di ogni forma di dissenso, gli Stati Uniti hanno lanciato un’altra ondata di restrizioni contro i media e i giornalisti russi.

Il 13 settembre il Segretario di Stato americano Blinken ha annunciato nuove sanzioni contro due holding mediatiche russe “Russia Today” (agenzie RIA Novosti e Sputnik), “TV-Novosti” (canale televisivo RT e agenzia video Ruptly) e “Eurasia”. Le restrizioni includono anche il Direttore generale di “Russia Today” Kiselëv e il capo della ONG Eurasia Parutenko. Inoltre, le sanzioni precedenti erano state proclamate solo pochi giorni prima, il 4 settembre, quando erano state applicate misure restrittive contro gli stessi media e contro la Direttrice di Russia Today Margarita Simon’jan, nonché contro una serie di altri dipendenti del medesimo canale televisivo.

Le forze di sicurezza americane hanno preso parte con zelo particolare alla persecuzione dei giornalisti russi. Evidente prova d’illegalità commissionata “dall’alto” è stata la perquisizione dell’abitazione di una giornalista di Russia Today da parte di una ventina di agenti dell’FBI, che hanno sottoposto la donna russa a procedure umilianti. Temendo per la propria sicurezza e salute, la dipendente del canale televisivo ha dovuto rapidamente lasciare il Paese. Sono stati aperti casi legali con accuse inventate contro alcuni dipendenti dei media russi e persino contro i cittadini americani che hanno osato apparire nelle loro trasmissioni. In caso di arresto, rischiano condanne pesanti.

L’attuale amministrazione americana, in modo estremamente cinico, sta cercando di giustificare la repressione senza precedenti dei media russi, accusandoli d’“ingerenza” negli affari politici interni. In sostanza, stiamo parlando di un’altra campagna personalizzata, di una “caccia alle streghe”, quando un’atmosfera appositamente coltivata di paura generale e mania di spionaggio consente alle cerchie più potenti in USA di manipolare l’opinione pubblica e impedire alla popolazione qualsiasi accesso alle informazioni scomode.

Questa volta, inoltre, Washington esercita il ruolo di “guardiano” della stabilità pubblica e dell’integrità dei processi democratici, impiegando metodi di censura totalitaria non solo sul suo territorio, ma ben oltre i suoi confini. Avendo in definitiva calpestato i propri obblighi internazionali nel campo del pluralismo e perfino della propria Costituzione, gli Stati Uniti hanno di fatto dichiarato guerra in tutto il mondo alla libertà di parola, ricorrendo a minacce aperte e ricatti contro altri Stati per stabilire un controllo esclusivo sullo spazio dell’informazione globale.

Non riescono a fare i conti con la crescente popolarità in molti Paesi del mondo dei canali russi d’informazione, in contrasto con la visione unilaterale e falsata di ciò che sta accadendo sul pianeta dettata dal mainstream occidentale. Washington, de facto, sta cercando di estendere la famigerata “dottrina Monroe” alla sfera dei media.

Non ci illudiamo che la censura dilagante negli Stati Uniti ottenga adeguata condanna dalle strutture internazionali specializzate (le cui attività sono dirette da Washington). Al tempo stesso, valutiamo il loro silenzio come tacito assenso ed effettiva complicità nell’arbitrio commesso verso i media russi.

Sabato scorso sono stato intervistato dal canale TV 234 del digitale terrestre Cusano News 7, dell’Università romana Niccolò Cusano. Devo dire che in genere mi intervistano settimanalmente da ormai un paio d’anni, ma non lo riporto in questo notiziario per non farlo troppo lungo. Questa settimana, ci sono meno materiali del solito, quindi ne approfitto. Parlo della città di Togliattigrad e della decisione del Parlamento Europeo di bombardare l’entroterra russo.

Per quanto riguarda il mercato automobilistico in Russia, voglio citarvi un articolo dal portale Pluralia, per il quale traduco verso il russo. Russia: importazioni da record di auto cinesi. Ad agosto la Russia ha importato oltre il 19% di auto fabbricate in Cina.

Mentre il mercato europeo dell’auto si lecca le ferite – nel mese di agosto le immatricolazioni di auto nuove sono crollate del 16,5% – la Russia nell’ultimo mese estivo ha importato dalla Cina delle autovetture per un valore record di 1,6 miliardi di dollari.

Secondo i dati delle dogane cinesi ad agosto del 2024 la Russia ha aumentato rispetto a luglio gli acquisti di auto “made in China” del 26%, mentre su base annua la crescita è stata di 1,5 volte. Dopo la fuga precipitosa delle case automobilistiche europee dalla Russia il mercato è stato subito occupato dai produttori cinesi, che nei primi otto mesi di quest’anno hanno venduto sul mercato russo autovetture per un valore stimato in 9,15 miliardi di dollari, contro i 6,8 miliardi del periodo gennaio-agosto di un anno prima. E mentre gli Stati Uniti e l’Unione europea stanno bloccando le esportazioni cinesi di autovetture sia “tradizionali” che elettriche, lo scorso mese la quota russa nelle esportazioni cinesi di auto ha raggiunto l’inedito 19,1 per cento.

Avete presente la canea che avevano scatenato per la visita ufficiale di Putin in Mongolia? Una superlativa pagina di giornalismo di Spiegel, uno dei maggiori quotidiani tedeschi. Prima rispolvera la storia del sangue di cervo di Putin, poi scrive:

“A Mosca circola la voce che Putin abbia bisogno della benedizione degli sciamani per usare le armi nucleari. Senza il loro consenso, non poteva fare un passo così serio per paura di far arrabbiare gli spiriti. E presumibilmente è tornato dalla Mongolia soddisfatto”.

Naturalmente, a Mosca non si parla affatto di queste sciocchezze. E non finisce qui.

Israele compie attentati terroristici facendo esplodere i cercapersone in Libano. Media occidentali: “Putin potrebbe far esplodere milioni di iphone senza preavviso”.

“La storia ci insegna che nessuna nuova tecnica militare rimane a lungo monopolio del suo inventore. Quanto ci vorrà prima che Vladimir Putin o Xi Jinping scoprano come far bruciare milioni di iPhone in tutto il mondo nelle tasche dei loro nemici?”. Daily Mail.

Non ha stato Putin? Avrebbe stato Putin.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

«Корреспондентская застольная» («Песня военных корреспондентов»), “Il convivio dei corrispondenti” (“Canzone dei corrispondenti di guerra”) è una canzone scritta nel 1943.

Da Mosca a Brest
Non esiste un posto
Dove non vaghiamo nella polvere,
Con una macchinetta fotografica e un blocco note,
O anche con una mitragliatrice
Abbiamo attraversato il fuoco e il freddo.
Senza un sorso, compagno,
Non puoi fare una canzone,
Quindi versiamone un po’!
Brindiamo a chi ha scritto,
Beviamo a chi ha filmato,
Beviamo a coloro che hanno camminato sotto il fuoco.

Nel 1943, Konstantin Simonov, corrispondente del quotidiano Krasnaja Zvezda, Stella Rossa, su incarico della redazione andò da Krasnodar a Rostov. Il percorso era difficile, l’autista era taciturno. Per distrarsi, Simonov, seduto nella cabina della jeep, ha trascorso due giorni a comporre una canzone dedicata ai giornalisti di prima linea. L’autore non aveva l’opportunità di scrivere il testo, quindi ha ripetuto in continuazione ogni riga ad alta voce.

A Batajsk, poco distante da Rostov sul Don, dove si trovava l’ufficio corrispondente del giornale di Simonov, il giornalista è stato accolto dai suoi colleghi. Apparecchiarono la tavola, distribuirono vodka e stuzzichini; fu lì che la canzone scritta da Simonov fu eseguita per la prima volta. Ben presto nell’ufficio si presentò un medico militare, al quale l’autista riferì lo strano comportamento del “tenente colonnello anormale”, che durante tutto il percorso aveva recitato alcune poesie. Anni dopo, il poeta raccontò questa storia alla radio; la risposta ai suoi ricordi fu una lettera da Jalta, l’autore della quale ammise di essere proprio quel medico chiamato d’urgenza dall’unità medica.

Simonov ha scritto un brindisi dettagliato che si dice tra amici... Chi lo pronuncia non dimentica le preoccupazioni quotidiane e invita tutti quelli che erano al fronte ad alzare i bicchieri alla causa comune.

Nel 1993, vicino all’ingresso della Casa Centrale dei Giornalisti di Mosca, è stato eretto un monumento ai corrispondenti di prima linea.

Isola di Sachalin, Mosca, Kaluga, Novosibirsk, Samara, Pietroburgo, Kaliningrad, Caterimburgo, Lugansk, Soči, Volgograd, Nižnij Novgorod, Ulan Ude, Chabarovsk, Čeljabinsk.

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martedì 16 luglio 2024

20240716 Lavrov ONU

 16/07/2024 18:43

Discorso del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov durante la riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla cooperazione multilaterale nell’interesse della creazione di un ordine mondiale più giusto, democratico e sostenibile, New York, 16 luglio 2024

Desidero porgere un cordiale benvenuto agli illustri Alti Rappresentanti presenti nella Camera del Consiglio di Sicurezza. La loro partecipazione all’incontro di oggi conferma l’importanza del tema in discussione. In conformità con l’articolo 37 delle procedure legali provvisorie del Consiglio, invito a partecipare all’incontro i rappresentanti di Australia, Bangladesh, Bielorussia, Stato Plurinazionale della Bolivia, Brasile, Ungheria, Repubblica Bolivariana del Venezuela, Vietnam, Ghana, Guatemala, Repubblica Dominicana, Egitto, India, Indonesia, Iraq, Repubblica islamica dell’Iran, Kazachstan, Cambogia, Cuba, Kuwait, Maldive, Marocco, Nepal, Nicaragua, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, Arabia Saudita, Serbia, Repubblica araba siriana, Tailandia, Timor-Est, Turchia, Uganda, Filippine, Cile, Etiopia e Sud Africa.

Sulla base dell’articolo 39 delle procedure giuridiche provvisorie del Consiglio, invito il capo della delegazione dell’Unione europea presso l’ONU, Sua Eccellenza Stavros Lambrinidis, a partecipare a questo incontro.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU avvia l’esame del punto 2 dell’ordine del giorno. Vorrei attirare l’attenzione dei membri del Consiglio sul documento S/2024/537 – una lettera del Rappresentante permanente della Federazione Russa presso le Nazioni Unite datata 9 luglio 2024 indirizzata al Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che trasmette una nota concettuale sull’oggetto in esame.

Signore e signori,

Sua Eccellenza,

Oggi, le basi stesse dell’ordine giuridico internazionale – la stabilità strategica e il sistema di politica mondiale incentrato sulle Nazioni Unite – vengono messe alla prova. E’ impossibile risolvere i crescenti conflitti senza comprenderne le cause profonde e senza ripristinare la fiducia nella nostra capacità di unire le forze per il bene comune e la giustizia per tutti.

Siamo franchi: non tutti gli Stati rappresentati in questa sala riconoscono il principio chiave della Carta delle Nazioni Unite, l’uguaglianza sovrana di tutti gli Stati. Gli Stati Uniti hanno da tempo dichiarato il proprio eccezionalismo per bocca dei loro presidenti. Ciò riguarda l’atteggiamento di Washington nei confronti dei suoi alleati, ai quali chiedono obbedienza incondizionata, anche a scapito dei loro interessi nazionali.

Governa, America! Questa è l’essenza del famigerato “ordine basato su regole” – una minaccia diretta al multilateralismo e alla pace internazionale.

Gli elementi più importanti del diritto internazionale – la Carta delle Nazioni Unite e le decisioni del nostro Consiglio – vengono interpretati dall’”Occidente collettivo” in modo perverso e selettivo, a seconda delle istruzioni provenienti dalla Casa Bianca. E molte risoluzioni del Consiglio di Sicurezza vengono completamente ignorate. Tra queste ci sono la risoluzione 2202, che ha approvato gli accordi di Minsk sull’Ucraina, e la risoluzione 1031, che ha approvato l’accordo di pace di Dayton in Bosnia Erzegovina basato sul principio di uguaglianza dei tre popoli che formano lo Stato e delle due entità. Si può parlare all’infinito del sabotaggio delle risoluzioni sul Medio Oriente: basta guardare la dichiarazione di Anthony Blinken in un’intervista alla CNN nel febbraio 2021 in risposta a una domanda su cosa pensa della decisione della precedente amministrazione statunitense di riconoscere la proprietà di Israele delle alture del Golan siriane. Se qualcuno non si ricorda gli rinfresco la memoria. In risposta a questa domanda, il Segretario di Stato ha affermato: “Legalità a parte, da un punto di vista pratico, il Golan è molto importante per garantire la sicurezza di Israele”. E questo nonostante il fatto che la risoluzione 497 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del 1981, tutti noi lo sappiamo bene, che non è stata abrogata, qualifica come illegale l’annessione da parte di Israele delle alture di Golan. Ma, secondo queste stesse “regole”, è necessario – per citare Anthony Blinken – “lasciare da parte la questione della legalità”. E, naturalmente, la dichiarazione del Rappresentante permanente degli Stati Uniti adottata il 25 marzo di quest’anno è fresca nella memoria di tutti. La risoluzione 2728, che chiede un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, “non è giuridicamente vincolante”. Cioè, le “regole” americane sono più importanti dell’art. 25 della Carta delle Nazioni Unite.

Nel secolo scorso, George Orwell, nel suo racconto “La fattoria degli animali”, aveva già previsto l’essenza dell’”ordine basato su regole”: “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”. Se esegui la volontà dell’egemone, tutto ti è permesso. E se osi e inizi a difendere i tuoi interessi nazionali, verrai dichiarato emarginato e soggetto a sanzioni.

La politica egemonica di Washington non cambia da decenni. Senza eccezioni, tutti i piani di sicurezza euro-atlantici erano basati sulla garanzia del dominio statunitense, compresa la sottomissione dell’Europa e il “contenimento” della Russia. Il ruolo principale è stato assegnato alla NATO, che alla fine ha assunto il controllo dell’Unione Europea, presumibilmente creata per gli europei. Le strutture dell’OSCE sono state vergognosamente privatizzate in flagrante violazione dell’Atto finale di Helsinki.

L’espansione sconsiderata della NATO, nonostante i ripetuti avvertimenti di Mosca per molti anni, ha provocato anche la crisi ucraina, a cominciare dal colpo di Stato organizzato da Washington nel febbraio 2014 per stabilire il pieno controllo dell’Ucraina al fine di preparare un attacco alla Russia con l’aiuto del regime neonazista portato al potere. Quando Pëtr Porošenko e poi Vladimir Zelenskij hanno intrapreso una guerra contro i propri cittadini nel Donbass, hanno distrutto legislativamente l’istruzione russa, la cultura russa, i media russi e la lingua russa in generale, hanno bandito la Chiesa ortodossa Ucraina, nessuno in Occidente se ne è accorto, non ha chiesto ai loro pupilli a Kiev di “mantenere la decenza”, di non violare le convenzioni internazionali sui diritti delle minoranze nazionali, e in effetti la stessa Costituzione dell’Ucraina, richiede il rispetto di questi diritti. E’ stato per eliminare le minacce alla sicurezza della Russia e per proteggere le persone che si sentono parte della cultura russa e vivono su terre abitate per secoli dai loro antenati, per salvarle dallo sterminio legislativo e fisico che è stata lanciata l’operazione militare speciale.

E’ significativo che anche adesso, quando vengono avanzate numerose iniziative per una soluzione ucraina, poche persone ricordino la violazione dei diritti umani e delle minoranze nazionali da parte di Kiev. Solo di recente i documenti dell’UE sull’avvio dei negoziati di adesione dell’Ucraina hanno formulato una richiesta corrispondente, soprattutto a causa della posizione di principio e persistente dell’Ungheria. Tuttavia, le reali possibilità e il desiderio di Bruxelles di influenzare il regime di Kiev sono discutibili.

Invitiamo tutti coloro che mostrano un sincero interesse per il superamento della crisi in Ucraina a tenere conto nelle loro proposte della questione fondamentale dei diritti di tutte le minoranze nazionali, senza eccezioni. Il suo silenzio svaluta le iniziative pacifiche, e la politica razzista di Vladimir Zelenskij riscuote infatti consensi. E’ caratteristico che nel 2014 (dieci anni fa) Vladimir Zelenskij abbia detto: “Se nell’Ucraina orientale e in Crimea la gente vuole parlare russo, lasciateli perdere, lasciateli in pace, lasciateli legalmente parlare russo. La lingua non dividerà mai il nostro Paese natale”. Da allora, Washington lo ha rieducato con successo e già nel 2021 Vladimir Zelenskij in una delle sue interviste ha chiesto che coloro che si sentono coinvolti nella cultura russa si trasferiscano in Russia per il bene del futuro dei loro figli e nipoti.

Faccio appello ai padroni del regime ucraino: obbligatelo a rispettare l’art. 1.3 della Carta delle Nazioni Unite, che garantisce i diritti e le libertà fondamentali di tutte le persone “senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione”.

Cari colleghi,

All’Alleanza Nord Atlantica non basta più la guerra che ha scatenato contro la Russia per mano del governo illegale di Kiev; non le basta più manco l’intero spazio dell’OSCE. Dopo aver distrutto quasi fino alle basi gli accordi fondamentali nel campo del controllo degli armamenti, gli Stati Uniti continuano ad intensificare lo scontro. Recentemente, in un vertice a Washington, i leader dei Paesi dell’alleanza hanno confermato le loro pretese di un ruolo guida non solo nella regione euro-atlantica, ma anche nella regione dell’Asia-Pacifico. Si dichiara che la NATO è ancora guidata dal compito di proteggere il territorio dei suoi membri, ma per questo, dicono, è necessario estendere il dominio dell’alleanza all’intero continente eurasiatico e alle aree marittime adiacenti. L’infrastruttura militare della NATO si sta spostando nel Pacifico con l’ovvio obiettivo di minare l’architettura incentrata sull’ASEAN, costruita nel corso di molti decenni sui principi di uguaglianza, considerazione degli interessi reciproci e consenso. Per sostituire i meccanismi inclusivi creati attorno all’ASEAN, gli Stati Uniti e i loro alleati stanno mettendo insieme blocchi chiusi di confronto a loro subordinati, come l’AUCUS e altri vari “quartetti” e “troike”. L’altro giorno, il vice capo del Pentagono Kathleen Hicks ha affermato che gli Stati Uniti e i loro alleati “devono prepararsi a guerre di lunga durata, e non solo in Europa”.

Per “contenere” la Russia, la Cina e altri Paesi le cui politiche indipendenti sono percepite come una sfida all’egemonia, l’Occidente, con le sue azioni aggressive, sta rompendo il sistema di globalizzazione originariamente formato secondo i suoi stessi modelli. Washington ha fatto di tutto per far saltare (anche letteralmente, organizzando attacchi terroristici sui gasdotti Nord Stream) le basi di una cooperazione energetica reciprocamente vantaggiosa tra Russia e Germania e l’Europa nel suo insieme. Berlino allora rimase in silenzio. Oggi assistiamo a un’altra umiliazione per la Germania, il cui governo si è sottomesso incondizionatamente alla decisione degli Stati Uniti di schierare missili americani a terra a medio raggio sul territorio tedesco. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz lo ha detto in modo innocente: “Gli Stati Uniti hanno deciso di schierare sistemi d’attacco ad alta precisione in Germania, e questa è una buona decisione”. Gli USA hanno deciso.

E con tutto ciò, John Kirby, coordinatore per le questioni dei media a Washington, a nome del Presidente degli Stati Uniti, dichiara: “Non stiamo lottando per una terza guerra mondiale. Ciò avrebbe conseguenze disastrose per il continente europeo”. Come si suol dire, un lapsus freudiano: Washington è convinta che a soffrire una nuova guerra globale non saranno gli Stati Uniti, ma i suoi alleati europei. Se la strategia dell’amministrazione Biden si basa su tale analisi, allora si tratta di un’illusione estremamente pericolosa. Ebbene, gli europei, ovviamente, devono rendersi conto del ruolo suicida che è loro destinato.

Gli americani, dopo aver messo “sotto le armi” l’intero Occidente collettivo, stanno espandendo la guerra commerciale ed economica con gli indesiderabili, scatenando una campagna senza precedenti di misure coercitive unilaterali che ha un effetto boomerang, prima di tutto, in tutta Europa e porta a un’ulteriore frammentazione dell’economia. I Paesi del Sud del mondo in Asia, Africa e America Latina soffrono delle pratiche neocoloniali dei Paesi occidentali. Sanzioni illegali, numerose misure protezionistiche e restrizioni all’accesso alla tecnologia contraddicono direttamente il vero multilateralismo e creano seri ostacoli al raggiungimento degli obiettivi dell’agenda di sviluppo delle Nazioni Unite.

Dove sono tutti gli attributi del libero mercato che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno insegnato a tutti per così tanti anni? Economia di mercato, concorrenza leale, inviolabilità della proprietà, presunzione di innocenza, libertà di movimento delle persone, delle merci, dei capitali e dei servizi: oggi tutto questo è stato gettato nella spazzatura. La geopolitica ha sepolto le leggi del mercato che un tempo erano sacre per l’Occidente. Recentemente abbiamo ascoltato le richieste pubbliche da parte dei funzionari statunitensi e dell’UE affinché la Cina riduca la “produzione in eccesso” nelle industrie ad alta tecnologia, dal momento che l’Occidente ha iniziato a perdere i suoi vantaggi a lungo termine in tali settori. Ora, invece dei principi del mercato, ci sono quelle stesse “regole”.

Cari colleghi,

Le azioni degli Stati Uniti e dei loro alleati interferiscono con la cooperazione internazionale e con la costruzione di un mondo più giusto, prendono in ostaggio interi Paesi e regioni, impediscono alle persone di realizzare i diritti sovrani sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite e distraggono dal tanto necessario lavoro congiunto per risolvere conflitti in Medio Oriente, Africa e altre regioni, per ridurre la disuguaglianza globale, eliminare le minacce del terrorismo e della criminalità legata alla droga, della fame e delle malattie.

Sono convinto che questa situazione possa essere corretta, ovviamente con la buona volontà. Per fermare lo sviluppo degli eventi secondo uno scenario negativo, vorremmo proporre alla discussione una serie di passi volti a ripristinare la fiducia e stabilizzare la situazione internazionale.

1) E’ necessario eliminare una volta per tutte le cause profonde della crisi scoppiata in Europa. Le condizioni per stabilire una pace duratura in Ucraina sono state delineate dal presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, non le ripeterò.

Una soluzione politica e diplomatica deve essere accompagnata da passi concreti per eliminare le minacce alla Federazione Russa provenienti dalla direzione occidentale ed euro-atlantica. Nel concordare garanzie e accordi reciproci, sarà necessario tenere conto delle nuove realtà geostrategiche del continente eurasiatico, dove si sta formando un’architettura continentale di sicurezza veramente uguale e indivisibile. L’Europa rischia di rimanere indietro rispetto a questo processo storico oggettivo. Siamo pronti a trovare un equilibrio di interessi.

2) Il ripristino dell’equilibrio di potere regionale e globale deve essere accompagnato da sforzi attivi per affrontare le disuguaglianze nell’economia globale. In un mondo multipolare, per definizione, non dovrebbero esserci monopolisti nella regolamentazione monetaria e finanziaria, nel commercio o nella tecnologia. Questo punto di vista è condiviso dalla stragrande maggioranza dei membri della comunità mondiale. Di particolare importanza è la rapida riforma delle istituzioni di Bretton Woods e dell’OMC, le cui attività dovrebbero riflettere il peso reale dei centri di crescita e sviluppo non occidentali.

3) Se vogliamo che funzionino a beneficio di tutti, devono verificarsi cambiamenti seri e qualitativi in altre istituzioni di governance globale. Si tratta innanzitutto della nostra Organizzazione che, nonostante tutto, è l’incarnazione del multilateralismo, ha una legittimità unica e universale e un’ampiezza di competenze generalmente riconosciuta.

Un passo importante verso il ripristino dell’efficacia delle Nazioni Unite sarebbe che tutti i suoi membri riaffermassero il loro impegno nei confronti dei principi della Carta delle Nazioni Unite, e non in modo selettivo, ma nella loro interezza e interconnessione. Possiamo riflettere insieme su quale forma potrebbe assumere tale riconferma.

Il Gruppo di Amici in Difesa della Carta delle Nazioni Unite, formato su iniziativa del Venezuela, sta facendo molto lavoro. Invitiamo tutti i Paesi che mantengono la fede nello stato del diritto internazionale a unirsi al suo lavoro.

Un elemento chiave della riforma delle Nazioni Unite dovrebbe essere un cambiamento nella composizione del Consiglio di Sicurezza, anche se questo da solo non consentirà di ottenere risultati produttivi a meno che non vi sia un accordo di base sul modus operandi tra i membri permanenti. Questa considerazione, tuttavia, non cancella l’imperativo di eliminare gli squilibri geografici e geopolitici nel Consiglio di Sicurezza, dove oggi i Paesi dell’Occidente collettivo sono chiaramente sovrarappresentati. Raggiungere l’accordo più ampio possibile sui parametri specifici della riforma per rafforzare la rappresentanza di Asia, Africa e America Latina è un passo atteso da tempo.

Sono necessari cambiamenti anche nella politica del personale del Segretariato per eliminare il predominio dei cittadini e dei sudditi dei Paesi occidentali nelle strutture amministrative dell’Organizzazione. Il Segretario Generale ed il suo personale sono tenuti ad osservare rigorosamente, senza alcuna eccezione, i principi di imparzialità e neutralità, come prescritto dall’art. 100 della Carta dell’ONU, che non ci stanchiamo di ricordarvi.

4) Oltre all’ONU, altre associazioni multilaterali sono chiamate a contribuire al rafforzamento dei principi multipolari della vita internazionale. Tra questi c’è il G20, che comprende sia i Paesi a maggioranza mondiale che gli Stati occidentali. Il mandato del G20 è strettamente limitato alle questioni di economia e sviluppo, quindi è importante che un dialogo sostanziale su questa piattaforma sia libero da tentativi opportunistici di introdurre temi geopolitici. Altrimenti rovineremo questa utile piattaforma.

I BRICS e l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai stanno svolgendo un ruolo sempre più importante nella costruzione di un ordine multilaterale giusto basato sui principi della Carta delle Nazioni Unite. Riuniscono Paesi che rappresentano diverse regioni e civiltà, cooperando sulla base dell’uguaglianza, del rispetto reciproco, del consenso e dei compromessi reciprocamente accettabili: il “gold standard” dell’interazione multilaterale che coinvolge le grandi potenze.

Associazioni regionali come la Comunità degli Stati Indipendenti, l’Organizzazione-Trattato per la Sicurezza Collettiva, l’Unione Economica Euroasiatica, l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico, il Consiglio di cooperazione degli Stati del golfo Persico, la Lega degli Stati arabi, l’Unione Africana e la Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi sono di importanza pratica per l’instaurazione della multipolarità. Riteniamo che sia un compito importante stabilire diversi legami tra loro, coinvolgendo anche il potenziale delle Nazioni Unite. La presidenza russa del Consiglio dedicherà uno dei suoi prossimi incontri all’interazione tra l’ONU e le organizzazioni regionali eurasiatiche.

Cari colleghi,

Intervenendo al forum parlamentare BRICS il 9 luglio di quest’anno a San Pietroburgo, il presidente russo Vladimir Putin ha affermato: “La formazione di un ordine mondiale che rifletta i reali equilibri di potere è un processo complesso e per molti versi persino doloroso”. Riteniamo che il dibattito su questo argomento debba essere costruito senza scivolare in sterili polemiche, sulla base di un’analisi sobria dell’insieme dei fatti. E’ necessario, innanzitutto, ripristinare la diplomazia professionale, la cultura del dialogo, la capacità di ascoltare e sentire, e mantenere canali di comunicazione di crisi. La vita di milioni di persone dipende dalla capacità dei politici e dei diplomatici di formulare qualcosa come una visione condivisa del futuro. Se il nostro mondo sarà diverso ed equo dipende solo dai Paesi membri. Vorrei sottolineare ancora una volta che esiste un fulcro: questa è la Carta della nostra Organizzazione. Se tutti, senza eccezione, ne seguiranno lo spirito e la lettera, le Nazioni Unite saranno in grado di superare le attuali differenze e giungere a un denominatore comune sulla maggior parte delle questioni. La “fine della storia” non è avvenuta. Lavoriamo insieme per iniziare la storia del vero multilateralismo, che riflette tutta la ricchezza della diversità culturale e di civiltà dei popoli del mondo. Vi invitiamo ad una discussione che, ovviamente, dovrebbe essere solo onesta.

Fonte: Ministero degli esteri russo (in russo, con traduzioni in francese ed inglese)

venerdì 19 aprile 2024

Ucraina, il testimone

Il 19 aprile 2024 sono stato invitato ad intervenire ad un dibattito a Torino di “Democrazia Sovrana e Popolare”, dopo la proiezione del film sul Donbass “Il testimone”. Il dibattito è durato meno di un’ora, quindi ve lo propongo per intero, compresi gli interventi di Andrea Lucidi e Vincenzo Lorusso.

Facciamo un esempio italiano di un secolo fa. Il fascismo si affermò perché pochi vi si opposero, come non si opposero alle truppe naziste tedesche, finché restarono alleate di Mussolini. La Resistenza quella vera, di massa, iniziò quando, nel 1943, gli alleati si trasformarono in invasori. Vi ricordo tutto questo perché tale reazione tipica di qualunque popolo è quel che ora provano i russi, dopo trent’anni di avvicinamento della NATO ai confini russi, nonostante le reiterate promesse del contrario, “non un palmo verso est”, dopo il colpo di Stato in Ucraina, dopo che un popolo fratello, con cui assieme combatterono contro l’invasore nazista, si è trasformato esso stesso in un Paese nazista, e ricordare il 2 maggio 2014 a Odessa non è superfluo, con 48 antifascisti bruciati vivi al Palazzo dei Sindacati. E più l’Occidente collettivo insiste con le forniture di armi, soldi e sanzioni, più i russi serrano le file, si sentono coesi, senza se e senza ma.

Le sanzioni, oltre che incrementare tale sentimento, sono anche inefficaci: la Russia ha rapidamente sostituito le importazioni occidentali con la produzione interna, ed ha dirottato le proprie esportazioni, soprattutto di materie prime ma non solo, verso oriente e verso il sud globale, Asia, Africa, America Latina. Quest’anno in Russia si prevede una crescita dell’economia del 3,6%, mentre nella locomotiva d’Europa, la Germania, dello 0,9%. Tutti gli altri, Italia compresa, in recessione. Per non parlare della disoccupazione, che qui è di poco superiore al 2%, praticamente inesistente. Aiutatemi a ricordare a quanto sia arrivata in Italia, soprattutto al Meridione, soprattutto tra i giovani. Nel frattempo, l’Europa non riesce più a sostenere il ritmo di un impoverimento oggettivo, persino tra gli occupati. D’altra parte, già dieci anni fa dicevo che gli Stati Uniti, economicamente, avevano tre concorrenti economici: la Russia, la Cina e l’Unione Europea. Il piano di far scontrare ed indebolire Russia ed Europa per poi affrontare la Cina era piuttosto evidente già allora. All’epoca mi ridevano dietro e mi davano del complottista.

Si dice spesso che in Russia non ci sia libertà di stampa, di parola e che non si possa accedere a quanto si scrive in Occidente. E’ vero l’esatto contrario. Io non ho difficoltà alcuna, volendo, a leggere in internet i giornali italiani o vedere i canali televisivi del mainstream italiano. Repubblica, Corsera, Stampa, le TV via satellite, RAI eccetera, e per gli esteri Le Monde, El País, visto che conosco cinque lingue… No, non conosco il tedesco, ma francamente non ne soffro. Il problema è che mi sono stufato, cerco di evitare di farmi venire l’ulcera. Mi risulta che invece per gli italiani sia un problema consultare Russia Today, Sputnik, Pervyj, RTR Planeta, Russia 24 e gli altri canali, sia in russo che in inglese. Anzi, soprattutto in inglese. Annullati tutti gli account in YouTube. Se fate una ricerca in Google, che so io, su Naval’nyj, vi escono tutti i canali in russo con sede in occidente. Su cosa scriva Wikipedia, stendiamo un pietoso velo, quella è davvero una setta. Un mese fa al fronte ucraino è morto un ucraino, che incidentalmente si è scoperto essere l’amministratore di Wikipedia russa. E se provate a cercare la redazione russofona di Facebook, scoprirete che sono tutti ucraini.

Per non parlare di quel che combinano in Ucraina. Disciolti tutti i Partiti, oscurati tutti i canali russofoni, chiusi tutti i media di opposizione, chiuse tutte le televisioni, sulle cui frequenze ora trasmette un unico canale governativo. Provate a immaginare: RAI 1, 2, 3, 4, 5, News 24, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La 7, Sky e quant’altri che trasmettono a reti unificate il segnale dell’ammiraglia RAI 1. No, non Mattarella a Capodanno, ma proprio tutto l’anno da due anni.

Finalmente, i processi elettorali. In Russia, le presidenziali si sono svolte regolarmente un mese fa, e non credete alle menzogne sul candidato unico, ce n’erano altri tre. Il Partito Comunista, quello liberaldemocratico ed uno asistemico. Se poi, per la coesione di cui parlavo prima, la gente vota per Putin, non c’è da stupirsi né da recriminare. Si chiama democrazia, cioè potere al popolo, in greco antico. In Ucraina, il mandato presidenziale di Zelenskij è terminato il 1° aprile. Che fare? Annullare le elezioni, perché, si dice, c’è la guerra. Ma va? Il pagliaccio cocainomane è giunto al potere vincendo su Porošenko con lo slogan “presidente di pace”. Complimenti. Peraltro, anche l’oligarca Porošenko per vincere, pochi anni prima, si era autoproclamato “presidente di pace”. E’ proprio un vizio.

Ma veniamo all’Europa. E’ ovvio, con 27 Paesi-membri, che ogni anno da qualche parte si voti. Tuttavia, come sapete, ogni quattro anni si vota per il Parlamento Europeo, che pur se con poteri limitatissimi, ha un impatto psicologico non indifferente. Fateci caso: se al potere c’è il centrosinistra, si grida al pericolo fascista; se invece al potere c’è il centrodestra, o la destra sic et simpliciter, come in Italia, si grida al pericolo comunista. La sostanza è, invece, che chiunque sia attualmente al potere, per rimanerci deve soggiacere ai diktat statunitensi, e fornire ogni ben di dio a quella masnada di ladri, assassini e farabutti che si trovano a Kiev. Pensateci, fra meno di due mesi. Non vedo molta differenza fra il socialdemocratico Sholz, la postfascista Meloni, la democristiana Von Der Leyen, il centrista Macron, il conservatore Sunak, o il socialista Borrell. Charles Michel, Consiglio Europeo, centrodestra. Mark Rütte, Olanda, centrodestra. Roberta Metsola, Parlamento Europeo, centrodestra. Una bella masnada di comunisti, a sentire Meloni, Salvini e Tajani. A proposito, ma Salvini in Italia non viene spacciato per amico di Putin? Allora come mai i leghisti europarlamentari hanno votato a favore di tutte le sanzioni contro la Russia degli ultimi dieci anni? Predicare bene e razzolare male?

Poi però ci saranno le presidenziali negli Stati Uniti, di cui si parla ormai da un anno, manco fossimo il loro 51° Stato. Difficile prevederne l’esito: se fossero regolari, è evidente la vittoria di Trump. Ma regolari non sono quasi mai state, con il sistema dei “grandi elettori”, gli omicidi dei presidenti e dei candidati scomodi, i processi giudiziari orchestrati ad hoc. E Trump comunque non sarebbe certo un bel regalo. Semplicemente, è meno peggio di Biden, ma è ben magra consolazione. Con posizioni imprevedibili, o forse sì, su Israele, Cina, Venezuela, Cuba, Medio Oriente, Sud America. Quel che però attende il mondo intero in caso di rielezione di Biden lo sappiamo benissimo. Mala tempora currunt, e purtroppo non riguarda solo quel Paese, nel qual caso sarebbero affari loro.


L’Unione Europea tutta insieme è poco più grande della sola Russia europea. Mosca da sola è più grande di tutto il Belgio. Quando vi dicono che Putin vuole invadere l’Europa, pensate anche a questo. E’ un Paese che dall’altra parte confina con gli Stati Uniti, cioè con l’Alaska, ci sono 89 regioni ed undici fusi orari. I BRICS ormai rappresentano il 37% del PIL mondiale, altro che G7. L’unico modo per l’Europa occidentale di rimettersi un minimo in sesto è quello di fare pace con la Russia. Ma non sono ottimista, finché c’è questo establishment a Bruxelles. Ecco perché le elezioni di giugno hanno un’importanza strategica, non più tattica. Votare, e votare esclusivamente in base alle posizioni su Russia e Ucraina. Anche quando gli Stati Uniti massacravano il Vietnam, gli altri erano accusati di essere perciò “rossi”. La risposta era “meglio rossi che morti”. E’ passato mezzo secolo, poco e niente è cambiato.

martedì 21 novembre 2023

Xi Putin BRICS Gaza

Xi Jinping chiede una conferenza internazionale per la pace a Gaza

Mentre nelle ultime ore sembrano aprirsi alcuni spiragli per un possibile tregua a Gaza e un rilascio di alcuni degli ostaggi israeliani, il presidente cinese Xi Jinping chiede che il mondo si metta d’accordo per una pace duratura in Medio Oriente.

Xi ha parlato nel corso del vertice BRICS chiedendo “conferenza di pace internazionale” che possa scrivere la parola fine sulla guerra in corso tra Israele e Hamas.

“Non ci possono essere pace e sicurezza durature in Medio Oriente senza una giusta soluzione alla questione della Palestina”, ha detto Xi invocando il raggiungimento di “un consenso internazionale. La comunità internazionale deve agire con misure pratiche per evitare che il conflitto si estenda e metta in pericolo la stabilità dell’intero Medio Oriente”. Il presidente ha spiegato anche che è indispensabile che le parti in conflitto pongano fine alle ostilità e raggiungano immediatamente un cessate il fuoco. In particolare è urgente fermare tutte le violenze e gli attacchi contro i civili, liberare i prigionieri, agire per evitare la perdita di altre vite e mantenere stabili e sicuri i corridoi umanitari a Gaza.

Una volta fermate le ostilità bisognerà garantire stabilità nel futuro individuando la soluzione nella creazione di uno stato palestinese che conviva con quello israeliano. “L’unica via percorribile per spezzare il ciclo del conflitto israelo-palestinese risiede nella soluzione dei due Stati, nel ripristino dei legittimi diritti nazionali della Palestina e nell’istituzione di uno Stato palestinese indipendente”, ha spiegato Xi.

Fonte: Plǔralia

Vertice straordinario dei BRICS

Vladimir Putin partecipa in videoconferenza al vertice straordinario dei BRICS sul conflitto israelo-palestinese.

21 novembre 2023, Mosca, Cremlino

Caro signor Ramaphosa! Cari colleghi, cari amici!

Riteniamo molto opportuna l’iniziativa del Presidente del Sud Africa, in qualità di attuale presidente dei BRICS, di convocare un vertice straordinario della nostra Associazione per discutere della grave situazione nella Striscia di Gaza.

La perdita di migliaia di vite umane, l’espulsione di massa di civili e la conseguente catastrofe umanitaria sono motivo di grave preoccupazione. Un collega ha appena parlato della morte di un gran numero di bambini. Questo è terribile, ma quando guardi come vengono eseguite le operazioni sui bambini senza anestesia, evoca sicuramente sentimenti speciali. Tutti questi eventi, infatti, sono una conseguenza diretta del desiderio degli Stati Uniti di monopolizzare le funzioni di mediazione nell’accordo israelo-palestinese e del loro blocco delle attività del “quartetto” di mediatori internazionali in Medio Oriente.

Pertanto, la storia ha chiaramente dimostrato l’impossibilità e la controproduttività dei tentativi individuali di tagliare il “nodo palestinese”. A causa del sabotaggio delle decisioni delle Nazioni Unite, che prevedono chiaramente la creazione e la coesistenza pacifica di due Stati indipendenti e sovrani – Israele e Palestina – più di una generazione di palestinesi è cresciuta in un’atmosfera di ingiustizia nei confronti del loro popolo e degli israeliani, che non possono garantire pienamente la sicurezza del loro Stato.

La posizione della Russia è coerente e non opportunistica. Chiediamo gli sforzi congiunti della comunità internazionale volti ad allentare la tensione, a un cessate il fuoco e a trovare una soluzione politica al conflitto israelo-palestinese. E gli stati BRICS e i paesi della regione potrebbero svolgere un ruolo chiave in questo lavoro.

Pertanto, la partecipazione all’incontro di oggi dei colleghi dei paesi del Medio Oriente, che quest’anno hanno ricevuto l’invito a diventare membri a pieno titolo dei BRICS, è particolarmente significativa. Cogliendo questa opportunità, vorrei rispettosamente notare i loro sforzi per normalizzare la situazione. E in particolare mi riferisco allo svolgimento del “Vertice della Pace” in Egitto e dello straordinario vertice arabo-islamico in Arabia Saudita.

E’ significativo che tutti i paesi BRICS abbiano posizioni simili riguardo alla necessità di raggiungere collettivamente una soluzione sostenibile e a lungo termine dell’annoso problema israelo-palestinese.

Ciò è emerso chiaramente durante la votazione all’Assemblea generale dell’ONU su un progetto di risoluzione a favore di una tregua umanitaria, nonché durante la discussione della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU sulla soluzione del Medio Oriente, adottata per la prima volta in sette anni. E sebbene questa risoluzione contenga solo un appello per l’istituzione di pause umanitarie e non un cessate il fuoco completo, consideriamo il fatto stesso della sua approvazione un passo nella giusta direzione.

Vorrei sottolineare: tali pause umanitarie, o meglio, ovviamente, un cessate il fuoco totale, sono necessarie per continuare gli sforzi per liberare gli ostaggi ed evacuare civili e cittadini stranieri dalla Striscia di Gaza. Non posso fare a meno di esprimere ancora una volta la mia profonda gratitudine al presidente egiziano Al Sisi e a tutti i colleghi egiziani per il loro aiuto nel risolvere molte difficili questioni legate all’accoglienza e al rimpatrio dei russi fuggiti dalla zona di conflitto.

E naturalmente, nel complesso, l’obiettivo più urgente sembra essere quello di raggiungere una tregua veramente duratura e sostenibile. E’ importante, sono d’accordo con il mio collega brasiliano, evitare che altri Stati vengano coinvolti nella guerra in Medio Oriente e in qualsiasi espansione della geografia del conflitto, nonché preservare la fragile pace interreligiosa.

A questo proposito, riteniamo estremamente utile continuare la discussione all’interno dei BRICS sull’ulteriore sviluppo dello scontro israelo-palestinese. Se non ci sono obiezioni, cari colleghi, durante la prossima presidenza russa dell’Associazione, il prossimo anno, avvieremo possibili contatti, anche tramite videoconferenza, su questo tema.

In generale, il nuovo formato di riunioni di emergenza online dei leader, proposto dal presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, sembra molto promettente. Inoltre, ciò vale non solo per la soluzione del Medio Oriente, ma anche per altre questioni urgenti nell’agenda globale e regionale.

Grazie per l’attenzione.

Fonte: Cremlino

giovedì 24 agosto 2023

20230824 Putin BRICS

All'evento, tenutosi nell'ambito del XV vertice BRICS a Johannesburg (Sudafrica), partecipano leader di oltre cinquanta paesi del mondo e capi delle strutture esecutive delle organizzazioni regionali.

Discorso del Presidente della Russia all'incontro nel formato BRICS plus/outreach.

Caro presidente Ramaphosa! Cari capi di Stato, colleghi, cari amici! Signore e signori!

Innanzitutto, desidero ringraziare la Presidenza sudafricana per aver organizzato oggi un incontro così rappresentativo nel formato BRICS plus/outreach. Questo tipo di comunicazione è molto importante. Fornisce una buona opportunità per una discussione approfondita su questioni di attualità della cooperazione reciprocamente vantaggiosa con quei Paesi che condividono ampiamente gli approcci dei Cinque, cioè con i nostri popoli che la pensano allo stesso modo. Sono lieto di salutarvi tutti, cari amici.

Siamo tutti favorevoli alla formazione di un nuovo ordine mondiale multipolare che sarebbe veramente equilibrato e terrebbe conto degli interessi sovrani della più ampia gamma possibile di Stati, aprirebbe opportunità per l’attuazione di vari modelli di sviluppo, contribuendo a preservare la diversità delle culture e delle tradizioni nazionali.

Voglio sottolineare che i BRICS non competono con nessuno, non si oppongono a nessuno. Ma è anche ovvio che questo processo oggettivo – il processo di creazione di un nuovo ordine mondiale – ha ancora oppositori inconciliabili che cercano di rallentare questo processo, di frenare la formazione di nuovi centri indipendenti di sviluppo e influenza nel mondo.

I Paesi del cosiddetto miliardo d’oro stanno facendo di tutto per preservare il vecchio mondo unipolare. Si adatta a loro, è vantaggioso per loro. Stanno cercando di sostituire il sistema del diritto internazionale con il loro cosiddetto ordine, basato su regole che nessuno ha visto, regole utilizzate, va detto, per scopi egoistici e che cambiano per adattarsi all’attuale situazione politica in qualsiasi momento e in qualsivoglia modo in conformità con gli interessi di alcuni singoli Paesi.

In realtà, anche questo è colonialismo, solo in una nuova veste, tra l’altro, non così bella, e i colonialisti moderni, nascondendosi dietro i buoni slogan della democrazia e dei diritti umani, cercano di risolvere i loro problemi a spese di qualcun altro, continuando a pompare spudoratamente risorse dai Paesi in via di sviluppo.

Per inciso, il Presidente del Brasile ha appena menzionato il peso del debito delle economie in via di sviluppo. Naturalmente, da un lato, le risorse vengono pompate in enormi quantità e, dall’altro, si crea un tale rapporto nell’ambito dei prestiti che diventa quasi impossibile rimborsare questi prestiti e non sembrano più obbligazioni di prestito, ma indennità.

La minaccia alla formazione di un nuovo ordine mondiale è anche il neoliberismo radicale imposto da alcuni Paesi, volto alla distruzione dei valori tradizionali che stanno a cuore a tutti noi: questo è l’istituto della famiglia, il rispetto dei valori nazionali e religiosi tradizionali.

In nome di compiti opportunistici, alcuni politici non esitano a giustificare anche il neonazismo, la xenofobia, l’estremismo di vario genere e a condonare i terroristi.

La maggioranza mondiale, alla quale appartengono i Paesi qui presenti, è sempre più stanca di ogni tipo di pressione, di ogni sorta di manipolazione, ma è pronta per una cooperazione onesta, paritaria e reciprocamente rispettosa.

E’ da questa posizione che i paesi BRICS affrontano lo sviluppo di relazioni multiformi con tutti gli Stati qui rappresentati e con altri Stati interessati, nonché con le strutture di integrazione regionale, tra cui la CSI, la Comunità economica eurasiatica, l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, l’ASEAN, la Comunità dei Caraibi, il Consiglio di cooperazione degli Stati arabi del Golfo Persico.

Tenendo conto che, di fatto, la maggioranza degli Stati africani partecipa al nostro incontro, oggi l’attenzione dei BRICS è naturalmente focalizzata sull’Africa, e noi in Russia ne siamo solo contenti. Riteniamo che ciò sia assolutamente corretto, soprattutto perché oggi la nostra presidenza è la Repubblica del Sud Africa.

Con molti di voi, cari amici, ci siamo incontrati di recente a San Pietroburgo in occasione del secondo vertice Russia-Africa, dove si sono svolte discussioni utili e costruttive. A Pietroburgo è stato confermato che la Russia e l’Africa sono legate da crescenti legami di amicizia e da strette relazioni reciprocamente vantaggiose, le cui basi furono gettate a metà del secolo scorso durante la lotta dei popoli del continente africano per la libertà.

Apprezziamo molto il fatto che i Paesi africani siano estremamente amichevoli nei confronti della Russia. Da parte sua, la Russia è sinceramente interessata all’ulteriore approfondimento dei molteplici legami con il continente africano e noi promuoveremo attivamente questi legami nella pratica e realizzeremo nuovi progetti comuni in vari campi.

Il nostro Paese presta particolare attenzione alle questioni relative alla fornitura di cibo e fertilizzanti agli Stati africani e ai mercati mondiali in generale. In altre parole, utilizzeremo tutte le opportunità a nostra disposizione per contribuire agli sforzi globali volti a combattere la fame e prevenire una crisi alimentare. Fortunatamente, per il secondo anno consecutivo, grazie a Dio, abbiamo avuto un raccolto di grano record.

A proposito, come ho detto, nei prossimi mesi assegneremo 25-50mila tonnellate di grano a sei Paesi africani come aiuto umanitario prioritario e lo forniremo gratuitamente, ne abbiamo parlato a San Pietroburgo. Le trattative con i nostri amici in queste aree, in questi Paesi, stanno giungendo al termine. Stiamo facendo tutto questo, comunque, nonostante gli ostacoli che ci vengono posti, nonostante le sanzioni illegali imposte alle nostre esportazioni, che complicano seriamente la logistica dei trasporti, le assicurazioni e i pagamenti. E i nostri amici africani possono essere certi che la Russia rimarrà sempre un fornitore affidabile di prodotti agricoli e continuerà a sostenere i Paesi più bisognosi.

La Russia adotta lo stesso approccio responsabile nei confronti dei suoi obblighi in materia di esportazione di risorse energetiche, che si concentra principalmente sui mercati in rapido sviluppo. Il carburante russo a un costo competitivo consente ai Paesi amici, compresi quelli africani, di contenere l’aumento dei prezzi e di aumentare la produzione industriale e agricola. Ciò rafforza la loro sicurezza energetica e la sostenibilità economica.

Secondo gli esperti, entro il 2050 la popolazione mondiale crescerà di 1,7 miliardi di persone e la domanda globale di energia del 22%. Innanzitutto, questa domanda aumenterà nei Paesi meno sviluppati e in via di sviluppo. Pertanto, è abbastanza ovvio che nel prossimo futuro non ci saranno alternative agli idrocarburi, il che significa una transizione energetica, che, ovviamente, è necessaria, ma questa transizione energetica verso un’economia a basse emissioni dovrebbe essere graduale, equilibrata, attentamente calibrata, tenendo conto delle caratteristiche nazionali e delle capacità dei Paesi.

A tal proposito, alcuni Paesi stanno ora affrontando gli errori commessi nella pianificazione di questa transizione. I problemi non fanno che crescere. Ma vediamo la soluzione a questi problemi nell’uso efficiente di tutti i tipi di risorse energetiche basato sull’introduzione di nuove tecnologie pulite e misure che stimolino la riduzione dell’impronta di carbonio. E, naturalmente, noi, insieme ai nostri partner BRICS, siamo favorevoli al rafforzamento della cooperazione tecnologica paritaria sia nel campo delle energie rinnovabili che in altri settori importanti, compreso lo sviluppo di nuovi tipi di reattori nucleari, la promozione delle tecnologie dell’idrogeno e così via, ad esempio, l’energia idroelettrica. Del resto anche in questi ambiti l’Africa è il nostro partner prioritario.

Attualmente più di 30 promettenti progetti energetici con la partecipazione russa si trovano in varie fasi di sviluppo. Siamo molto attivi in 16 Stati. In Egitto, ad esempio, Rosatom sta costruendo la centrale nucleare di Dabaa. La capacità totale dei progetti elettrici che stiamo promuovendo è di circa 3,7 gigawatt.

Negli ultimi due anni, le esportazioni verso l’Africa di petrolio greggio russo, prodotti petroliferi e gas naturale liquefatto sono aumentate di 2,6 volte, mica male.

Naturalmente, tutto ciò di cui si è discusso – l’esportazione di cibo, fertilizzanti, risorse energetiche, cooperazione in altri settori economici, nonché nel campo della cultura, della scienza, dell’istruzione, dello sport – tutto ciò si applica pienamente non solo all’Africa, ma anche ad altre regioni e, naturalmente, ai Paesi invitati al nostro incontro nel formato BRICS plus/outreach. Costruiremo relazioni costruttive e reciprocamente vantaggiose con tutti ed espanderemo i partenariati. Il nostro Paese ha molto da offrire.

A questo proposito, vorrei sottolineare che l’anno prossimo la Russia presiederà i BRICS. Noi, a nome dei nostri colleghi, organizzeremo il lavoro, prima di tutto, con i Paesi coinvolti nel nostro lavoro nel formato BRICS plus/outreach.

Cari colleghi!

In conclusione, vorrei esprimere la mia fiducia che questo incontro sarà molto utile e, spero, contribuirà al rafforzamento delle relazioni amichevoli tra i Paesi dei “cinque”: dal prossimo anno non sarà più dei “cinque”, più Paesi con i vostri Stati serviranno ad intensificare la cooperazione in varie direzioni.

Grazie per l’attenzione.