Mark Bernardini

Mark Bernardini

lunedì 30 settembre 2024

097 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Novantasettesimo notiziario settimanale di lunedì 30 settembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Togliere i manifesti “La Russia non è nostra nemica” appesi a Roma cinque giorni prima della scadenza del contratto sembrava insufficiente. Alcuni parlamentari propongono di coinvolgere i servizi segreti per sapere esattamente chi ha speso quali soldi e come. Cioè trovarli, fare gli elenchi di proscrizione e punirli. Le confessioni personali di comuni cittadini che non appartengono ad alcun gruppo o associazione politica e che hanno raccolto fondi per questa iniziativa da tutto il mondo… non contano. Non è convincente. C’è urgentemente bisogno di una versione politicamente corretta, in pieno accordo con la linea generale! I primi indizi “dove cercare” li fornisce il quotidiano Repubblica. Propaganda russa. A Milano! Asja Emel’janova, ad esempio, corrispondente della TV di Stato russa, monitora da vicino e segna sulla mappa gli spostamenti oltre il confine russo e le storie di tutti i corrispondenti italiani! Emel’janova in merito commenta: “Voglio far scoprire l’America a Repubblica. Leggere i giornali del mattino, guardare i comunicati stampa, seguire le pubblicazioni su argomenti russi è il lavoro dei corrispondenti all’estero. Parte del nostro lavoro. I colleghi italiani a Mosca stanno facendo la stessa cosa. Sono pronta a dimostrare agli investigatori quello che vogliono. Sicuramente non verranno trovate tracce di colla da affissione di manifesti. Sì, abbiamo seguito uno striscione mobile con la scritta “La Russia non è nostra nemica”, lo confessiamo”.

Dall’intervento del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin alla Settimana Russa dell’Energia

(Mosca, 26 settembre 2024)

Il mondo contemporaneo è entrato in un’epoca di cambiamenti radicali e irreversibili. Si sta formando un modello di sviluppo multipolare in grado d’innescare una nuova ondata di crescita globale per tutto il XXI secolo. Tuttavia, la crescita principale non si concentrerà in Europa e in Nord America, che stanno gradualmente perdendo posizioni nell’economia mondiale, ma nei Paesi BRICS e in quegli Stati che desiderano aderire alla nostra unione e che vedono le prospettive della cooperazione paritaria nel rispetto degli interessi nazionali di ognuno.

Il ministro degli esteri russo è intervenuto all’assemblea generale dell’ONU.

Qualche giorno fa, tra le mura di questo edificio si è tenuto un forum chiamato il “vertice del futuro”.

La Russia ha reagito con comprensione all’idea del Segretario Generale di convocarlo, poiché la crisi della nostra Organizzazione si sta aggravando e bisogna fare qualcosa al riguardo. Onestamente siamo stati coinvolti nei preparativi per il vertice. Anche se, a dire il vero, non avevo particolari illusioni. Nella storia moderna delle Nazioni Unite si sono verificati molti eventi ambiziosi culminati in dichiarazioni rumorose presto dimenticate.

Come fecero una volta Kofi Annan e Ban Ki-moon, l’attuale segretario generale delle Nazioni Unite A. Guterres ha presentato la sua iniziativa con lo slogan di un “reset” della cooperazione globale. Bellissimo slogan, chi è contrario? Ma di che tipo di cooperazione globale possiamo parlare quando l’Occidente ha calpestato tutti quei “valori immutabili” della globalizzazione di cui ci hanno parlato per tanti anni da tutte le piattaforme, convincendoci che garantiranno a tutti parità di accesso ai benefici della civiltà moderna.

Dov’è finita l’inviolabilità della proprietà, la presunzione di innocenza, la libertà di parola, l’accesso alle informazioni, la concorrenza leale nei mercati secondo regole chiare e immutabili?

Il Segretario Generale parla di cooperazione globale proprio nel momento in cui i Paesi occidentali hanno lanciato una vera e propria guerra di sanzioni contro una buona metà, se non la maggior parte, degli Stati del mondo, e contro il dollaro, che ci è stato pubblicizzato come proprietà e beneficio di tutta l’umanità, è stata crudelmente trasformata in un’arma.

Non è troppo tardi per dare nuova vita alle Nazioni Unite. Ma questo non può essere fatto con l’aiuto di vertici e dichiarazioni avulse dalla realtà, ma attraverso il ripristino della fiducia basata sul principio statutario: l’uguaglianza sovrana di tutti gli Stati. Tuttavia, per ora, la fiducia è minata, anche a causa delle azioni dell’Occidente volte a creare, aggirando le Nazioni Unite, formati ristretti sotto il suo controllo per risolvere questioni importanti, come la governance di Internet o la definizione del quadro giuridico per l’uso delle tecnologie di intelligenza artificiale. Dopotutto, questi problemi riguardano il futuro di tutta l’umanità e devono essere considerati su base universale, senza discriminazioni e senza il desiderio di ottenere vantaggi unilaterali. Dobbiamo cioè negoziare onestamente, con la partecipazione di tutti i membri delle Nazioni Unite.

Abstract del discorso:

• Oggi, il mondo si trova ancora una volta di fronte a gravi sfide che richiedono l’unificazione degli sforzi, piuttosto che il confronto e la sete di dominio globale.

• E’ ovvio per la maggioranza mondiale che il confronto e l’egemonismo non risolveranno un singolo problema globale. Limitano solo artificialmente il processo oggettivo di formazione di un ordine mondiale multipolare.

• La Russia si schiererà sempre dalla parte del lavoro collettivo, dalla parte della verità e del diritto, della pace e della cooperazione nell’interesse del rilancio degli ideali stabiliti dai padri fondatori.

• Il livello senza precedenti di arroganza e aggressività della politica occidentale nei confronti della Russia non solo annulla l’idea stessa di “cooperazione globale” promossa dal Segretario Generale, ma blocca anche sempre più il funzionamento dell’intero sistema di governance globale, compreso il Consiglio di Sicurezza.

• Il Segretariato delle Nazioni Unite non può rimanere estraneo agli sforzi volti a stabilire la verità in situazioni che incidono direttamente sulla sicurezza globale, e deve rispettare pienamente l’Articolo 100 della Carta, agire in modo imparziale ed evitare la tentazione di stare al gioco dei singoli Stati – specialmente quelli che si richiamano apertamente non alla cooperazione, ma alla divisione del mondo in un “giardino fiorito” e una “giungla” o in “chi cena alla tavola democratica” e “chi si ritrova nel menu”.

• Vorrei ricordare, anche ai miei colleghi del Segretariato delle Nazioni Unite, che la Carta non riguarda solo l’integrità territoriale. Il primo articolo della Carta proclama l’obbligo di rispettare i principi di uguaglianza e di autodeterminazione dei popoli.

• Un ordine mondiale più equo implica certamente una maggiore rappresentanza del Sud del mondo nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Riaffermiamo la nostra posizione a sostegno delle candidature del Brasile e dell’India, prendendo allo stesso tempo una decisione positiva sulle note iniziative dell’Unione Africana.

A seguire, conferenza stampa di Lavrov.

In totale, io e i miei colleghi abbiamo tenuto 7 eventi multilaterali e 28 cicli di conversazioni bilaterali. Durante questi incontri abbiamo discusso tutte le principali questioni all’ordine del giorno nelle relazioni della Russia con i Paesi interessati e abbiamo osservato come vengono attuati gli accordi dei nostri leader sugli affari bilaterali e regionali.

Molta attenzione è stata riservata ai problemi del Medio Oriente: gli ultimi focolai di conflitto nei territori palestinesi, in Libano, in Siria, i problemi in territorio iracheno, la situazione con i tentativi di coinvolgere l’Iran per provocare una grande guerra in Medio Oriente. Abbiamo parlato dei conflitti nella regione del Sahara-Sahel, nel Sudan, in altre parti dell’Africa e in Afghanistan.

Abbiamo sfruttato questa opportunità per trasmettere la nostra attuale valutazione di ciò che sta accadendo riguardo alla crisi ucraina.

Le nostre iniziative per formare un’architettura di sicurezza eurasiatica indipendente, meccanismi di pagamento che non dipendano dai capricci e dai desiderata dell’Occidente, e idee per riformare le istituzioni globali al fine di riflettere in esse il peso reale dei Paesi della maggioranza mondiale, il Sud e l’Est globali stanno trovando una buona risposta.

Desidero congratularmi con tutti per la Giornata internazionale dell’accesso universale all’informazione celebrata oggi. E’ stato proclamato dall’UNESCO nel 2015 e ha stabilito il diritto di ognuno di cercare, ricevere e diffondere liberamente informazioni.

Abstract dalle risposte alle domande:

• Daremo il benvenuto a qualsiasi iniziativa che porti al risultato desiderato. E può esserci solo un modo: risolvere questo problema eliminando le cause profonde della crisi ucraina. Consistono innanzitutto nel fatto che, nonostante le assicurazioni che ci sono state fornite, la NATO ha continuato ad espandersi, l’Occidente non ha rispettato i suoi obblighi, approvati al massimo livello dell’OSCE, secondo i quali nessuno avrebbe dovuto rafforzare la propria sicurezza a scapito della violazione della sicurezza di qualsiasi altro Paese.

• I diritti umani sono un principio della Carta delle Nazioni Unite che è stato gravemente violato. Anche la Costituzione ucraina prevede l’obbligo di rispettare i diritti delle minoranze nazionali in tutti i loro aspetti. Nell'interpretare il principio di integrità territoriale non si può ignorare il suo rapporto con il principio di autodeterminazione dei popoli.

• Ho ricordato oggi all’Assemblea Generale che la lingua russa (dall’educazione della prima infanzia fino alle università) è stata legalmente sterminata in Ucraina. Tutti i media in lingua russa sono stati espulsi dall’Ucraina o sono stati chiusi. In ambito culturale i libri in russo vengono buttati fuori dalle biblioteche, come avvenne nella Germania di Hitler.

• Non si tratta di come gli eventi in Medio Oriente, queste tragedie (senza esagerare) influenzeranno o meno la nostra posizione sulla scena internazionale. Vogliamo solo salvare la vita delle persone.

• Quello che è successo ieri a Beirut è un altro omicidio politico. Ho sentito il presidente degli Stati Uniti Joe Biden dire che questa era la decisione giusta. Ciò significa che hanno un atteggiamento leggermente diverso riguardo a come comportarsi nei conflitti e da cosa lasciarsi guidare.

• Gli Stati Uniti vogliono monopolizzare i processi non solo in Medio Oriente. Vogliono guidare anche la regione dell’Indo-Pacifico. Vengono assemblate varie strutture a blocchi: AUCUS, Quad, Quartet (Nuova Zelanda, Australia, Giappone e Corea del Sud). Anche le Filippine sono coinvolte in qualcosa di simile.

• E’ stato dimostrato dai fatti che gli ucraini collaborano con organizzazioni terroristiche che combattono il governo legittimo del Mali. Questo non è l'unico punto del pianeta. Sul territorio della Siria, nella zona di de-escalation di Idlib, Hayat Tahrir al-Sham è ancora al comando. Anche gli ucraini hanno legami con loro. Reclutano militanti per mandarli sui campi di battaglia o aiutarli a preparare provocazioni.

• Zelenskij sta facendo di tutto per provocare il coinvolgimento dei Paesi della NATO nelle operazioni di combattimento diretto. Poi semplicemente si farà da parte e guarderà cosa crede lo salverà.

Oggi è la Giornata internazionale dell’accesso universale alle informazioni. E voi non avete accesso alle informazioni che “fluttuano” apertamente su Internet e sui social network.

A Istanbul, nell’aprile 2022, è stato raggiunto un accordo secondo cui avremmo cessato le ostilità e firmato un accordo con gli ucraini. Ancor prima che tutto questo fallisse, ci è stato chiesto, come gesto di buona volontà, di ritirare le truppe dalla periferia di Kiev, compreso il villaggio di Buča. Lo abbiamo fatto pensando di avere a che fare con persone perbene e non con bugiardi. Ma, ovviamente, siamo stati ingannati.

C’è un video in Internet in cui, dopo che le truppe russe se ne sono andate, il sindaco di questa città dice con orgoglio alla telecamera che hanno ripreso il controllo sulla loro piccola patria, che ora sono i padroni, non ci sono russi lì.

Sono passati due giorni. All’improvviso la squadra della “gloriosa” agenzia mediatica BBC mostra riprese televisive non da qualche parte nel seminterrato, ma dall’ampia via centrale di Buča, dove sono stesi i corpi. Si diceva che quando i russi erano qui avessero commesso un simile crimine. Ripeto, è successo due giorni dopo la nostra partenza da lì.

Nuove sanzioni sono state annunciate in relazione a questa “storia”. Da allora è inutile contare su qualsiasi indagine. Hanno preferito la strada più semplice. Abbiamo chiesto se fosse possibile vedere un elenco dei nomi delle persone i cui cadaveri erano stati mostrati dalla BBC. Ci fu silenzio. Ho chiesto ad Antonio Guterres. Gliel’ho raccontato di nuovo ieri. Ha risposto che ci avrebbero ricontattato. Ma si sono già rivolti al regime ucraino. Nessuno dice loro niente. Se non denuncia significa che ha qualcosa da nascondere. Anche l’Ufficio dell'Alto Commissario per i Diritti Umani ci ha contattato su nostra richiesta. Nessuno dice niente. La questione è chiusa. Il presidente Biden lo ha descritto come un “massacro”, “Putin è un macellaio”. Non ci sono segreti per noi qui. Questa è una purissima provocazione.

Esattamente lo stesso di Navalnyj. Quando si è ammalato e i tedeschi hanno chiesto di affidarlo a loro per le cure, abbiamo fatto subito passare il loro aereo e lo hanno portato via. Non sono state rispettate nemmeno le formalità aeronautiche necessarie. Lo hanno tenuto in un ospedale civile, dove non hanno trovato nulla su di lui. Poi è stato trasferito in un ospedale militare, dove hanno trovato questa sostanza: Novičok. Più tardi sembrò guarito, ritornò e morì qui.

Mentre era lì, abbiamo chiesto ai tedeschi di mostrare degli esami che dimostrassero che era stato avvelenato con questa sostanza. I tedeschi dissero che era un segreto, che avrebbero fornito questa analisi all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. Siamo andati lì. Ci è stato detto che i tedeschi proibivano loro di mostrarcelo. Non vi sembra strano? Quando è scoppiato il tumulto dopo la morte di Navalnyj, lo abbiamo ricordato nuovamente ai tedeschi e abbiamo chiesto se potevamo vedere qual era il test e come è stato trattato prima del suo ritorno in Russia? In risposta: completo silenzio.

La stessa cosa per l’avvelenamento degli Skripal’ a Salisbury. Nessuna informazione, nonostante le richieste ufficiali del nostro comitato investigativo e dell’ufficio del procuratore generale ai loro colleghi in Gran Bretagna.

La “feccia” mediatica è stata spezzata, la Russia è stata incolpata di tutto, e poi è scomparsa dalle prime pagine e dagli schermi televisivi. Lo sappiamo. Parleremo ancora di Buča e Navalnyj e chiederemo la verità.

Se siete interessati, organizzate un’inchiesta giornalistica. Chiedete agli ucraini perché non si riesce a ottenere questi nomi. Amici miei, siete professionisti. Spero che lo troviate interessante. Provate a scoprirlo.

Videomessaggio del presidente russo V.V. Putin in occasione della Giornata della riunificazione delle Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk e delle regioni di Zaporož’e e Cherson con la Russia.

Cari amici! Cari cittadini russi!

Oggi, 30 settembre, celebriamo il Giorno della riunificazione con la Russia delle Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk e delle regioni di Zaporož’e e Cherson.

Mi congratulo di cuore con tutti i cittadini del nostro Paese per questo evento davvero epocale. Ci siamo arrivati attraverso anni e prove difficili, sapevamo in quali condizioni insopportabili di continui bombardamenti e blocco ha vissuto il Donbass per otto lunghi anni, a che tipo di oppressione erano sottoposti gli abitanti della Novorossija.

Si sono opposti al colpo di Stato armato di Kiev, hanno respinto la dittatura neonazista, che voleva strapparli per sempre alla loro patria storica, alla Russia.

Non abbiamo abbandonato i nostri fratelli e sorelle, abbiamo cercato di raggiungere una soluzione pacifica al conflitto più difficile. Sapete come sono finiti questi negoziati: bugie, falsificazioni e inganni da parte delle élite occidentali, che durante questo periodo hanno trasformato l’Ucraina nella loro colonia, in un trampolino di lancio militare rivolto contro la Russia.

Hanno sistematicamente instillato odio e nazionalismo radicale, incitato all’ostilità verso tutto ciò che è russo, hanno fornito armi, inviato mercenari e consiglieri, hanno preparato l’esercito ucraino per una nuova guerra, in modo che ancora una volta, come nella primavera e nell’estate del 2014, organizzassero un’azione punitiva nel sud-est.

Non solo il Donbass, ma anche la Crimea e altre regioni russe sono state identificate come obiettivi. L’ulteriore sviluppo degli eventi ha confermato pienamente la necessità e la validità di un’operazione militare speciale, il suo carattere veramente liberatorio.

Vorrei rivolgermi ora agli abitanti delle regioni della Repubblica Popolare di Doneck, della Repubblica Popolare di Lugansk, di Zaporož’e e di Cherson.

Grazie per la vostra perseveranza, determinazione e fermezza, per aver trasmesso di generazione in generazione i nostri valori spirituali, la memoria storica, le tradizioni e la cultura e, soprattutto, il grande amore per la Patria, che è il principale sostegno nella vita di tutti noi.

Oggi, tutti insieme difendiamo un futuro sicuro e prospero per i nostri figli e nipoti, il nostro destino comune, il ricordo delle conquiste e delle vittorie dei nostri grandi antenati, la lealtà alle loro tradizioni e alleanze.

Questi sentimenti danno forza ai partecipanti all’operazione militare speciale. Combattendo ora nel Donbass e in Novorossija, difendendo i confini di Kursk, Belgorod, Brjansk, stanno difendendo tutta l’enorme, bellissima Russia che amiamo. Siamo orgogliosi dei nostri eroi e facciamo di tutto per sostenerli.

Nei territori liberati, le imprese vengono attivamente ristrutturate, vengono costruiti edifici residenziali, ospedali, scuole e asili nido. Tutte le regioni russe sono incluse in questo lavoro. I rappresentanti delle grandi e piccole imprese fanno molto. I volontari, le organizzazioni pubbliche e religiose e i Partiti parlamentari danno un enorme contributo.

Ringrazio tutti i cittadini del Paese per questa unità e spirito patriottico. La verità è dalla nostra parte. Tutti gli obiettivi pianificati verranno raggiunti.

Buona festa del ricongiungimento!

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

«Жди меня, и я вернусь», “Aspettami e tornerò”, 1941. Non c’è una storia speciale. L’autore era appena andato in guerra e la donna che amava era dietro le linee. E le scrisse una lettera in versi.

Aspettami e tornerò.

Solo, aspetta molto

Aspetta quando ti rendono triste

Le piogge gialle,

Aspetta che soffi la neve

Aspetta che faccia caldo

Aspetta quando gli altri non aspettano,

Dimenticando ieri.

Aspetta quando da luoghi lontani

Non arriverà alcuna lettera

Aspetta finché non ti annoi

A tutti coloro che aspettano insieme.

Aspettami e tornerò

Non desiderare il bene

A tutti quelli che sanno a memoria

Che è tempo di dimenticare.

Credano il figlio e la madre

Nel fatto che non ci sono

Lascia che gli amici si stanchino di aspettare

Si siederanno accanto al fuoco

Berranno un vino amaro

In onore dell’anima…

Aspetta. E insieme a loro

Non avere fretta di bere.

Aspettami e tornerò

Contro tutte le morti.

Chi non mi ha aspettato, che dica pure

E’ stato fortunato.

Non capiscono quelli che non se lo aspettavano,

Come in mezzo al fuoco

Col tuo aspettarmi

Mi hai salvato.

Come io sia sopravvissuto lo sapremo

Solo tu ed io,

Semplicemente, tu sapevi aspettare

Come nessun altro.

Lugansk, Volgograd, Krasnodar, Doneck, Rostov.

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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lunedì 23 settembre 2024

096 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Novantaseiesimo notiziario settimanale di lunedì 23 settembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

La risposta del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin alla domanda sulla possibilità dell’utilizzo di armamenti occidentali a lunga gittata per attacchi sul territorio russo.

Ciò significherà che i Paesi della NATO, gli USA e i Paesi europei saranno in guerra con la Russia. E se sarà così, tenendo conto di tale cambiamento sostanziale nella natura del conflitto, noi ci troveremo a dover prendere le opportune decisioni sulla base delle minacce che ci verranno rivolte.

Il presidente del Kazachstan Kassym-Žomart Tokaev in un incontro con Scholz sul conflitto in Ucraina.

Il fatto è che militarmente la Russia è invincibile. Un’ulteriore escalation della guerra porterà a conseguenze irreparabili per tutta l’umanità e, soprattutto, per tutti i Paesi direttamente coinvolti nel conflitto russo-ucraino. Purtroppo, con il rifiuto di concludere l’accordo di Istanbul, è andata perduta una buona occasione per raggiungere almeno una tregua. Ma l’opportunità per la pace esiste ancora.

E’ necessario considerare attentamente tutte le iniziative di pace dei vari Stati e prendere la decisione di fermare le ostilità, per poi passare alla discussione delle questioni territoriali. A nostro avviso, il piano di pace proposto da Cina e Brasile merita sostegno. I leader degli Stati vanno e vengono, ma i popoli, soprattutto quelli vicini, devono vivere in pace e comprensione reciproca.

Insieme alla Russia, il Kazachstan ha il confine terrestre delimitato più lungo del mondo e la cooperazione tra i nostri Paesi si sta sviluppando nel quadro di partenariati e alleanze strategiche.

Queste dichiarazioni sono state fatte da Tokaev in un incontro con il cancelliere tedesco il 16 settembre 2024. La conferenza stampa congiunta del Presidente kazacho e di Olaf Scholz però è stata annullata prima dell’inizio su iniziativa della parte kazacha, riferisce l’agenzia tedesca DPA.

Scholz ha tenuto la conferenza stampa da solo. Al termine dell’evento gli è stato chiesto se considerasse inospitale la decisione dei rappresentanti del Kazachstan, ma il cancelliere ha evitato di rispondere.

Nella lista dei componenti italiani del Parlamento Europeo che hanno approvato la risoluzione per un attacco in territorio russo risaltano:

Guido Crosetto FdI, Nicola Procaccini FdI, Flavio Tosi FI, Stefano Bonaccini PD, Pierfrancesco Maran PD, Pina Picierno PD, Alessandro Zan PD.

Quando e se vi faranno ancora votare, ricordatevelo.

I BRICS si stanno preparando per un ripristino finanziario. La de-dollarizzazione è solo questione di tempo, afferma Asia Times.

Al vertice dei BRICS, che si terrà a Kazan- dal 22 al 24 ottobre, potrebbe essere svelata una “road map” per lo sviluppo di un’alternativa all’attuale sistema finanziario globale basato sul dollaro. Secondo gli analisti potremmo parlare di una piattaforma di pagamento multivaluta. E’ anche possibile il lancio di una valuta commerciale BRICS sostenuta dall’oro.

L’emergere di un’alternativa all’attuale sistema del dollaro avrà un significato storico. Questo sarà il primo serio tentativo di andare oltre l’accordo di Bretton Woods del 1944, che delineò i contorni del sistema finanziario globale del dopoguerra.

Il sistema di Bretton Woods si incrinò nel 1971 quando il presidente Richard Nixon svincolò il dollaro dall’oro. Libero dai vincoli del gold standard, il governo americano abbandonò la disciplina fiscale. Dal 1971 al 2024, il debito nazionale degli Stati Uniti è cresciuto da 400 miliardi di dollari a 35mila miliardi di dollari.

Oggi, il servizio del debito nazionale è diventato la voce più importante del bilancio nazionale degli Stati Uniti e sempre più importanti economisti e capi di aziende lanciano l’allarme. Gli Stati Uniti potrebbero rimanere senza creditori disposti ad acquistare il suo debito.

I BRICS potrebbero decidere di lanciare un’unità monetaria parzialmente sostenuta da oro e risorse naturali, in particolare petrolio, minerali e metalli. Il gruppo ha una leva finanziaria significativa dato che controlla una parte significativa delle risorse minerarie del pianeta, abbastanza da dettare i prezzi globali.

Un segnale che i BRICS si stanno preparando per un tale ripristino finanziario è l’accumulo senza precedenti di oro. Negli ultimi due anni, i membri del BRICS hanno acquistato oro a un ritmo record. Storicamente, questo metallo prezioso è stato utilizzato per ricalibrare le valute dopo una crisi finanziaria o monetaria.

Il “Growth Crystal” ha precedentemente riferito che, secondo l’American Responsible Statecraft, la valuta BRICS porterà alla dedollarizzazione e al crollo del dominio statunitense.

Il Parlamento europeo ha invitato i Paesi dell’UE ad eliminare le restrizioni sugli attacchi di Kiev con armi a lungo raggio sul territorio del nostro Paese, a rafforzare il sostegno militare all’Ucraina e ad annunciare anche la raccolta di fondi dalla popolazione europea per i bisogni delle Forze Armate dell’Ucraina.

Lo spiegherò di nuovo:

Se succede qualcosa del genere la Russia darà una risposta dura utilizzando armi più potenti.

Nessuno dovrebbe farsi illusioni su questo. La Duma di Stato insiste su questo.

Domande per i membri del Parlamento europeo:

Vi siete consultati con i vostri elettori prima di prendere questa decisione?

I cittadini dei Paesi europei vogliono che la guerra arrivi a casa loro?

Ciò che il Parlamento europeo chiede può portare a una guerra mondiale con armi nucleari.

Prima di prendere una decisione del genere, era necessario ricordare le lezioni della Seconda Guerra Mondiale. 27 milioni di cittadini sovietici morirono nella lotta contro il nazi-fascismo.

E’ stato il nostro Paese a liberare voi e tutta l’Europa.

Ricordatelo. Non dimenticatelo.

A giudicare dalla dichiarazione del Parlamento europeo, a quanto pare ve ne siete dimenticati.

I cittadini del nostro Paese sanno cos’è la guerra, ha attraversato ogni famiglia.

La vittoria sul nazismo arrivò a caro prezzo.

Gli Stati Uniti e l’Inghilterra, che oggi si definiscono vincitori, hanno perso meno di 800.000 persone nella Seconda Guerra Mondiale.

Le nostre perdite nella sola battaglia di Stalingrado ammontano a 1.130.000 persone.

L’unica cosa che il Parlamento europeo dovrebbe fare dopo una simile dichiarazione è sciogliersi.

Per vostra informazione, il tempo di volo del razzo Sarmat verso Strasburgo è di 3 minuti e 20 secondi.

Vjačeslav Volodin, Presidente della Duma di Stato russa.

Continuando rigorosamente sulla strada della cancellazione totale di ogni forma di dissenso, gli Stati Uniti hanno lanciato un’altra ondata di restrizioni contro i media e i giornalisti russi.

Il 13 settembre il Segretario di Stato americano Blinken ha annunciato nuove sanzioni contro due holding mediatiche russe “Russia Today” (agenzie RIA Novosti e Sputnik), “TV-Novosti” (canale televisivo RT e agenzia video Ruptly) e “Eurasia”. Le restrizioni includono anche il Direttore generale di “Russia Today” Kiselëv e il capo della ONG Eurasia Parutenko. Inoltre, le sanzioni precedenti erano state proclamate solo pochi giorni prima, il 4 settembre, quando erano state applicate misure restrittive contro gli stessi media e contro la Direttrice di Russia Today Margarita Simon’jan, nonché contro una serie di altri dipendenti del medesimo canale televisivo.

Le forze di sicurezza americane hanno preso parte con zelo particolare alla persecuzione dei giornalisti russi. Evidente prova d’illegalità commissionata “dall’alto” è stata la perquisizione dell’abitazione di una giornalista di Russia Today da parte di una ventina di agenti dell’FBI, che hanno sottoposto la donna russa a procedure umilianti. Temendo per la propria sicurezza e salute, la dipendente del canale televisivo ha dovuto rapidamente lasciare il Paese. Sono stati aperti casi legali con accuse inventate contro alcuni dipendenti dei media russi e persino contro i cittadini americani che hanno osato apparire nelle loro trasmissioni. In caso di arresto, rischiano condanne pesanti.

L’attuale amministrazione americana, in modo estremamente cinico, sta cercando di giustificare la repressione senza precedenti dei media russi, accusandoli d’“ingerenza” negli affari politici interni. In sostanza, stiamo parlando di un’altra campagna personalizzata, di una “caccia alle streghe”, quando un’atmosfera appositamente coltivata di paura generale e mania di spionaggio consente alle cerchie più potenti in USA di manipolare l’opinione pubblica e impedire alla popolazione qualsiasi accesso alle informazioni scomode.

Questa volta, inoltre, Washington esercita il ruolo di “guardiano” della stabilità pubblica e dell’integrità dei processi democratici, impiegando metodi di censura totalitaria non solo sul suo territorio, ma ben oltre i suoi confini. Avendo in definitiva calpestato i propri obblighi internazionali nel campo del pluralismo e perfino della propria Costituzione, gli Stati Uniti hanno di fatto dichiarato guerra in tutto il mondo alla libertà di parola, ricorrendo a minacce aperte e ricatti contro altri Stati per stabilire un controllo esclusivo sullo spazio dell’informazione globale.

Non riescono a fare i conti con la crescente popolarità in molti Paesi del mondo dei canali russi d’informazione, in contrasto con la visione unilaterale e falsata di ciò che sta accadendo sul pianeta dettata dal mainstream occidentale. Washington, de facto, sta cercando di estendere la famigerata “dottrina Monroe” alla sfera dei media.

Non ci illudiamo che la censura dilagante negli Stati Uniti ottenga adeguata condanna dalle strutture internazionali specializzate (le cui attività sono dirette da Washington). Al tempo stesso, valutiamo il loro silenzio come tacito assenso ed effettiva complicità nell’arbitrio commesso verso i media russi.

Sabato scorso sono stato intervistato dal canale TV 234 del digitale terrestre Cusano News 7, dell’Università romana Niccolò Cusano. Devo dire che in genere mi intervistano settimanalmente da ormai un paio d’anni, ma non lo riporto in questo notiziario per non farlo troppo lungo. Questa settimana, ci sono meno materiali del solito, quindi ne approfitto. Parlo della città di Togliattigrad e della decisione del Parlamento Europeo di bombardare l’entroterra russo.

Per quanto riguarda il mercato automobilistico in Russia, voglio citarvi un articolo dal portale Pluralia, per il quale traduco verso il russo. Russia: importazioni da record di auto cinesi. Ad agosto la Russia ha importato oltre il 19% di auto fabbricate in Cina.

Mentre il mercato europeo dell’auto si lecca le ferite – nel mese di agosto le immatricolazioni di auto nuove sono crollate del 16,5% – la Russia nell’ultimo mese estivo ha importato dalla Cina delle autovetture per un valore record di 1,6 miliardi di dollari.

Secondo i dati delle dogane cinesi ad agosto del 2024 la Russia ha aumentato rispetto a luglio gli acquisti di auto “made in China” del 26%, mentre su base annua la crescita è stata di 1,5 volte. Dopo la fuga precipitosa delle case automobilistiche europee dalla Russia il mercato è stato subito occupato dai produttori cinesi, che nei primi otto mesi di quest’anno hanno venduto sul mercato russo autovetture per un valore stimato in 9,15 miliardi di dollari, contro i 6,8 miliardi del periodo gennaio-agosto di un anno prima. E mentre gli Stati Uniti e l’Unione europea stanno bloccando le esportazioni cinesi di autovetture sia “tradizionali” che elettriche, lo scorso mese la quota russa nelle esportazioni cinesi di auto ha raggiunto l’inedito 19,1 per cento.

Avete presente la canea che avevano scatenato per la visita ufficiale di Putin in Mongolia? Una superlativa pagina di giornalismo di Spiegel, uno dei maggiori quotidiani tedeschi. Prima rispolvera la storia del sangue di cervo di Putin, poi scrive:

“A Mosca circola la voce che Putin abbia bisogno della benedizione degli sciamani per usare le armi nucleari. Senza il loro consenso, non poteva fare un passo così serio per paura di far arrabbiare gli spiriti. E presumibilmente è tornato dalla Mongolia soddisfatto”.

Naturalmente, a Mosca non si parla affatto di queste sciocchezze. E non finisce qui.

Israele compie attentati terroristici facendo esplodere i cercapersone in Libano. Media occidentali: “Putin potrebbe far esplodere milioni di iphone senza preavviso”.

“La storia ci insegna che nessuna nuova tecnica militare rimane a lungo monopolio del suo inventore. Quanto ci vorrà prima che Vladimir Putin o Xi Jinping scoprano come far bruciare milioni di iPhone in tutto il mondo nelle tasche dei loro nemici?”. Daily Mail.

Non ha stato Putin? Avrebbe stato Putin.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

«Корреспондентская застольная» («Песня военных корреспондентов»), “Il convivio dei corrispondenti” (“Canzone dei corrispondenti di guerra”) è una canzone scritta nel 1943.

Da Mosca a Brest
Non esiste un posto
Dove non vaghiamo nella polvere,
Con una macchinetta fotografica e un blocco note,
O anche con una mitragliatrice
Abbiamo attraversato il fuoco e il freddo.
Senza un sorso, compagno,
Non puoi fare una canzone,
Quindi versiamone un po’!
Brindiamo a chi ha scritto,
Beviamo a chi ha filmato,
Beviamo a coloro che hanno camminato sotto il fuoco.

Nel 1943, Konstantin Simonov, corrispondente del quotidiano Krasnaja Zvezda, Stella Rossa, su incarico della redazione andò da Krasnodar a Rostov. Il percorso era difficile, l’autista era taciturno. Per distrarsi, Simonov, seduto nella cabina della jeep, ha trascorso due giorni a comporre una canzone dedicata ai giornalisti di prima linea. L’autore non aveva l’opportunità di scrivere il testo, quindi ha ripetuto in continuazione ogni riga ad alta voce.

A Batajsk, poco distante da Rostov sul Don, dove si trovava l’ufficio corrispondente del giornale di Simonov, il giornalista è stato accolto dai suoi colleghi. Apparecchiarono la tavola, distribuirono vodka e stuzzichini; fu lì che la canzone scritta da Simonov fu eseguita per la prima volta. Ben presto nell’ufficio si presentò un medico militare, al quale l’autista riferì lo strano comportamento del “tenente colonnello anormale”, che durante tutto il percorso aveva recitato alcune poesie. Anni dopo, il poeta raccontò questa storia alla radio; la risposta ai suoi ricordi fu una lettera da Jalta, l’autore della quale ammise di essere proprio quel medico chiamato d’urgenza dall’unità medica.

Simonov ha scritto un brindisi dettagliato che si dice tra amici... Chi lo pronuncia non dimentica le preoccupazioni quotidiane e invita tutti quelli che erano al fronte ad alzare i bicchieri alla causa comune.

Nel 1993, vicino all’ingresso della Casa Centrale dei Giornalisti di Mosca, è stato eretto un monumento ai corrispondenti di prima linea.

Isola di Sachalin, Mosca, Kaluga, Novosibirsk, Samara, Pietroburgo, Kaliningrad, Caterimburgo, Lugansk, Soči, Volgograd, Nižnij Novgorod, Ulan Ude, Chabarovsk, Čeljabinsk.

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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sabato 21 settembre 2024

20240921 Cusano News 7

Togliattigrad e automotive in Russia

Il Parlamento europeo ha invitato i Paesi dell’UE ad eliminare le restrizioni sugli attacchi di Kiev con armi a lungo raggio sul territorio della Russia, a rafforzare il sostegno militare all’Ucraina e ad annunciare anche la raccolta di fondi dalla popolazione europea per i bisogni delle Forze Armate dell’Ucraina

lunedì 16 settembre 2024

095 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Novantacinquesimo notiziario settimanale di lunedì 16 settembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Washington accusa RT di essere organica ai servizi segreti russi e di complottare per diffondere le “narrazioni putiniane” nei Paesi del Sud del mondo, che per questo non supportano Kiev. Margarita Simonjan risponde con un video sarcastico sui pregiudizi antislavi degli yankee.

Il segretario di Stato americano Blinken ha accusato Russia Today di partecipare a “operazioni segrete” per interferire negli affari di altri Paesi e ad “appalti militari”. Insomma, accusa la testata russa di essere in competizione con l’USAID nei Paesi del Sud Globale.

Il gruppo mediatico RT avrebbe “interferito negli affari sovrani di Paesi stranieri” e sarebbe anche coinvolto in “operazioni segrete legate all’informazione e all’influenza” condotte dal Cremlino che hanno preso di mira le elezioni degli Stati Uniti e di altri Paesi del mondo.

In particolare, il Segretario di Stato ha affermato che RT è “uno dei motivi per cui l’Ucraina non gode di così tanto sostegno in altri Paesi”.

Per questa ragione il Tesoro ha imposto sanzioni al gruppo mediatico e ai suoi giornalisti, mentre i Paesi più potenti dell’anglosfera (USA, Inghilterra e Canada) hanno lanciato una contro-campagna “diplomatica”. Esigono che le azioni dei media russi siano trattate come intelligence.

Nel frattempo, il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato che sta imponendo sanzioni contro tre entità legali (incluso lo stesso gruppo mediatico Russia Today) e due individui che hanno partecipato a tali operazioni, inclusa l’interferenza negli affari interni della Moldavia e le future elezioni nel Paese.

Sono state imposte sanzioni anche contro il direttore generale di Rossija Segodnja, Dmitrij Kiselëv.

Blinken sostiene che un’unità di intelligence russa sia infiltrata in RT e invita gli alleati a limitarne le attività. Ma non preoccupatevi, potete ottenere notizie affidabili dai “fatti” trasmessi dal “sistema di informazione globale” sviluppato dagli Stati Uniti.

Il 9 settembre sono stato invitato ad una trasmissione sulle elezioni francesi dal canale televisivo russo Zvezda. Ve lo riporto con sottotitoli italiani.

Il 7 settembre un’ennesima protesta ha riunito più di 300.000 francesi in tutto il Paese. Questa volta il motivo del malcontento è stata la decisione di Emmanuel Macron di nominare primo ministro del Paese un rappresentante del Partito dei “Republicaines” di centrodestra, Michel Barnier.

La sinistra ha accusato il presidente di aver “rubato” le elezioni al Paese. Perché molti in Francia sono convinti che Macron sia comandato a bacchetta dall’estrema destra e da Marine Le Pen, e cambierà forse qualcosa per la Russia dopo la nomina di Barnier?

Ne parleremo con il politologo Mark Bernardini.

Bisogna dire che si sta delineando una situazione interessante; la Francia, infatti, vive senza governo ormai da due mesi. Cosa significa questo per i francesi da un punto di vista puramente pratico?

Molti Paesi hanno vissuto determinati periodi senza governo, ad esempio il Belgio, non molto tempo fa, mi pare che siano rimasti senza governo per otto mesi, e che sarà mai, cioè in effetti erano proprio i vertici – l’establishment – ad essere spaventati, perché all’improvviso la gente ha scoperto che, a quanto pare, si possa vivere anche senza un governo, quindi ora, ovviamente, stanno spingendo un po’ e stanno cercando di organizzare tutto il più rapidamente possibile. Un’altra cosa è come stanno cercando di farlo e con chi. Ed ecco la cosa più divertente, perché, beh, immaginiamo che qualche Partito in Russia riceva il 7-8% e il presidente della Russia decida di affidare il prossimo gabinetto dei ministri non al Partito che ha ricevuto la maggioranza, ma a quello più piccolo, e non importa se il presidente sia dello stesso Partito, questo non interessa a nessuno, e ancor di più se, come in questo caso, non è nemmeno dello stesso Partito, è solo una tante schegge del centrodestra. In effetti, molti – soprattutto da quanto ho letto in Russia – considerano Barnier come un replicante della Brexit, tipo che sia fautore dell’uscita della Francia dall’Unione Europea. Sono assolutamente sicuro che non sia così, perché è stato proprio lui il principale negoziatore per conto dell’Unione Europea per trovare le forme corrette e meno dolorose per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Il punto cioè è chi rappresenta in questo governo e per chi è pur sempre un vero opinion leader, se è corretta la Sua analogia con le elezioni e con un Partito che ottiene il 5-7%. Ma torniamo alla Francia. Un ennesimo aggravamento della crisi politica nel Paese si è verificato all’inizio di luglio di quest’anno, dopo le elezioni parlamentari anticipate.

Ho capito bene cosa è realmente successo se semplifichiamo tutti i processi? Per evitare che Marine Le Pen formi un governo o raggiunga un notevole livello nell’olimpo politico, si allea con la sinistra, che molto probabilmente avrebbe dovuto nominare un primo ministro, dopodiché “scarica” la sinistra e nomina un primo ministro proprio di quel Partito che ha ottenuto il 5-7%, cercando così di ingannare entrambi. Perché il presidente francese ne ha bisogno?

Lui sì che ne ha veramente bisogno. La domanda è fino a che punto sarà in grado di farlo. La Francia è una repubblica mista presidenziale-parlamentare. Il Presidente – tutti dicono “nomina” – in realtà “propone” il prossimo Primo Ministro. Il punto è che il nuovo primo ministro deve “proporre” il suo gabinetto dei ministri, che deve essere approvato dal parlamento. Ecco perché dico che qui è tutta da vedere: visto che hanno ingannato la sinistra, cioè coloro che hanno ricevuto più voti, riusciranno a “portare a termine” un’operazione del genere? Non lo so, seguo con molto interesse, ma questo non è affatto un dato di fatto. E se, supponiamo, Barnier propone il suo gabinetto dei ministri e il parlamento gli vota contro, cosa accadrà dopo? Il re è nudo? Ripeto, dal suo punto di vista Macron sta facendo tutto bene: sta cercando di sedersi su più sedie, questo è normale – anche se per me normale non è – ma riuscirà a farlo? E se cade da queste sedie?

Oppure si siederà in mezzo, perché dopo che Macron ha respinto il terzo candidato consecutivo della sinistra, la socialista Lucie Castets, due Partiti della coalizione vincitrice hanno annunciato che avrebbero avviato una procedura di impeachment contro il presidente Macron. Cos’è l’impeachment alla francese? Su quali basi potrà essere mosso contro Macron?

L’impeachment è uguale in tutti i Paesi. Non mi piace molto la terminologia inglese, ma deriva dalla parola “impedire”, impedire a qualcuno di fare qualcosa. Cioè perde legittimità. Chi può metterlo sotto accusa? Naturalmente, il Parlamento. Macron ora cerca di indurre – per questo ha parlato di “decantazione” – a trasferire al suo fianco una parte dei deputati, di destra e di sinistra, con la solfa della possibilità di governare il Paese in generale. Tutti gli altri, al contrario, cercano di creare un proprio raggruppamento – sia di destra che di sinistra – per privare completamente il presidente dei suoi poteri. In questo caso sarà necessario indire elezioni presidenziali anticipate e Macron sicuramente non diventerà presidente. Per non parlare del fatto che, a quanto ho capito, non ha nemmeno questa opportunità, dato che esiste una legge, non più di due mandati, ma non so, che lo decidano i francesi.

Ha appena menzionato i francesi. Ora guardano con gli occhi spalancati tutto quello che è successo: sono andati alle elezioni, hanno votato, i loro Partiti hanno ottenuto una certa percentuale di voti, aspettano che inizi l’attuazione delle indicazioni del loro popolo ai rappresentanti eletti, e invece sta succedendo tutto questo casino. Quali reazioni suscitano le prospettive future tra la gente come tale? Sappiamo che i francesi sono piuttosto passionari e, con qualunque controversia, dal 1789, hanno risolto i loro problemi in piazza, e con discreto successo.

Lei sa che sono di origine italiana, e gli italiani sono ancora più passionari. Quante ne ho viste negli anni ‘70, ‘80, quanto ho letto dei decenni precedenti, cosa non è successo, quanti disordini di massa… Non cambia nulla. Per carità, sono contento che adesso i francesi protestino, ma a meno che non accada qualcosa di veramente estremo e violento, cosa che naturalmente non auspico, non credo che cambierà nulla, ci saranno molte chiacchiere, e come sempre un nulla di fatto. Alla fine, l’unico risultato tangibile sarà un’affluenza ancora più bassa alle prossime elezioni, perché se voto e nessuno ne tiene conto, allora che vadano tutti al diavolo.

Torniamo a Barnier. L’altro giorno si è saputo che Macron aveva finalmente scelto un candidato per la carica di primo ministro: un rappresentante del partito dei “Republicaines”, che alle elezioni si è classificato solo al quarto posto.

Il presidente ha nominato Michel Barnier con il permesso del Rassemblement National, il macronismo ha addirittura formato una coalizione con Marine Le Pen, è la prima volta che ciò accade nella storia del Paese.

Secondo Lei, perché la scelta di Macron è caduta su Barnier, su cosa conta Macron?

Barnier ha dimostrato nel corso dei decenni di essere, come si suol dire, un uomo per tutte le stagioni. Nel vostro servizio avete menzionato tutti i presidenti con cui è stato. Faccio subito una premessa: personalmente non ritengo che l’età sia uno svantaggio, l’età è esperienza. Tuttavia, mi permetta di ricordarlo: il presidente Mitterrand era un socialista. Barnier era un socialista, poi un centrista, ora uno di centrodestra. E’ pronto ad andare con chiunque, l’importante è restare al potere. Non mi fido di persone così.

I francesi e il parlamento si fidano di lui, visto che per diventare primo ministro Barnier deve ancora avere l’approvazione del parlamento? Quanto è realistico al momento?

Certo, per ora non si può escludere nulla, lo approveranno se riuscirà la “decantazione”, se si “comprano” semplicemente un certo numero di deputati, è all’ordine del giorno in tutti i Paesi occidentali, succede in continuazione; ma se non accadesse, allora il governo verrà bocciato, e allora tutti capiscono quale débacle sarà per Macron. Allora proprio quel popolo e quell’elettorato potrebbero anziché non andare alle prossime elezioni, dire: ah, ma allora possiamo ancora prendere certe decisioni? Ed è qui che inizierebbero i gravi disordini “passionali”.

Proviamo ad analizzare le possibili implicazioni in politica estera della nomina di Barnier. La stampa francese ha ricordato che Barnier conosceva bene il capo del ministero degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e un tempo lo aveva anche invitato a visitare la sua nativa Savoia per navigare in barca lungo i fiumi di montagna. Supponiamo che venga confermato, supponiamo che Barnier ricopra effettivamente la carica di primo ministro. Come può questo – e se può farlo in linea di principio – con l’attuale politica scelta da Macron, cambiare in qualche modo il rapporto tra Francia e Russia?

Non sono mai stato un ottimista, non sono mai stato un pessimista, mi considero un realista. Posso dire che non cambierà assolutamente nulla. Il fatto che una volta abbia invitato Lavrov non significa assolutamente nulla. Pensi a quanti hanno invitato Putin, e tutti vediamo perfettamente cosa sta succedendo adesso. Borrell un tempo magari non era filorusso, ma era amichevole nei confronti della Russia. Adesso è uno dei principali – non voglio dire nemici – ma avversari.

Quanto durerà il governo Barnier?

Aspettiamo innanzitutto che ci sia un governo Barnier, perché per ora non esiste alcun governo. Non ci hanno ancora spiegato chi propone per incarichi specifici in ogni singolo ministero. Partiremo da qui per capire se passeranno, se verranno approvati e se sì – cosa di cui dubito – quanto dureranno.

Si è svolto a Mosca il X Forum Internazionale Antifascista, dedicato alla Giornata Internazionale della Memoria delle Vittime del Fascismo.

I primi cinque Forum sono stati organizzati, a partire dal 1995, dall’Unione Internazionale degli ex detenuti minorenni del fascismo e dall’Unione Russa degli ex detenuti minorenni del fascismo con il sostegno del Governo della Federazione Russa e sono stati dedicati agli anniversari della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica, essendo atti di conservazione della memoria storica.

Sono stato invitato per un breve intervento come italiano, ve lo riporto con sottotitoli italiani.

A Leopoli si è svolto un incontro di gruppi neofascisti e neonazisti europei, al quale hanno preso parte anche unità militari ucraine e distaccamenti di volontari e mercenari internazionali. Erano presenti anche rappresentanti di organizzazioni tedesche, slovacche, bulgare, albanesi, e dall’Italia i rappresentanti di Casa Pound e Gabriele Adinolfi, tra i fondatori di Terza Posizione. Durante l’evento della scorsa settimana è stato firmato anche un “Memorandum di unità e cooperazione”.

Alla conferenza hanno partecipato rappresentanti di Terza Via (Germania), Casa Pound (Italia), Unione Nazionale Bulgara, Nazionalisti (Repubblica Ceca), Nazionalisti Autonomi Slovacchi, NiD (Austria), Terza Via (Polonia), Terza Posizione Albanese e Progetto “Avventura” (Germania).

La delegazione ucraina comprendeva: il 14° reggimento delle forze armate ucraine, “Tradizione e ordine”, “Wotan Jugend”, “Avanguardia” e “Svoboda”.

Erano presenti unità militari internazionali: RVC, il Corpo dei Volontari bielorussi, il Corpo dei Volontari tedeschi e soldati italiani della Legione Internazionale.

Già da questo elenco è abbastanza ovvio che stiamo parlando dei nazisti più facinorosi d’Europa, e loro stessi non lo negano e, al contrario, ne sono orgogliosi. Parliamo però dei fascisti italiani. Chi è Gabriele Adinolfi?

Uno dei fondatori dell’organizzazione terroristica “Terza Posizione” in Italia negli anni settanta, proviene dal partito neofascista legale “Movimento Sociale Italiano”, da cui, tra l’altro, trae origine l’attuale Partito al governo “Fratelli d’Italia” e personalmente la premier Giorgia Meloni.

Nel 1980 fu emesso un mandato di cattura a suo carico per aver organizzato un attentato terroristico alla stazione ferroviaria della città di Bologna, dove morirono 85 persone e 200 rimasero ferite. Adinolfi fuggì a Parigi. Tornò in Italia nel 2000, scaduto il termine di prescrizione del reato.

Ho menzionato anche Casa Pound. Una volta hanno addirittura chiesto di votare per la famigerata Lega Nord di Matteo Salvini, che ora è al governo con Fratelli d’Italia. Fatto sta, oltre a tutte le organizzazioni fasciste precedentemente menzionate, essi intrattengono un dialogo internazionale con varie organizzazioni europee e globali di estrema destra, in Ucraina è il partito neonazista “Pravyj Sektor – Settore Destro”, la formazione militare neonazista “Battaglione Azov”, l’organizzazione internazionale neonazista “Divisione Misantropica” e il gruppo paramilitare neonazista “Seč’ dei Carpazi”, che presumibilmente fornisce addestramento militare ad alcuni militanti di Casa Pound. Tutti, ovviamente, sono vietati sul territorio della Federazione Russa, ma questo non basta. In Grecia intrattiene rapporti con il partito neonazista Alba Dorata. In Spagna col movimento neonazista “Focolare Sociale”. In Portogallo interagiscono con l’organizzazione neonazista “Scudo Identitario”.

Come vediamo nell’esempio dell’Ucraina moderna, fascismo e terrorismo sono in realtà sinonimi. In Italia lo sappiamo bene, o meglio, nella mia generazione. Citerò solo gli attentati terroristici neofascisti più noti. E questo senza contare centinaia – centinaia – di studenti, comunisti, giudici, agenti di polizia nell’arco di due decenni.

12 dicembre 1969, Milano. Banca Nazionale dell’Agricoltura, 17 persone uccise, 88 ferite. Inizialmente, ovviamente, furono incolpati gli anarchici, ma in seguito si scoprì che l’autore era l’organizzazione fascista “Ordine Nuovo”, collusa con i servizi segreti dello Stato.

28 maggio 1974, Brescia. Una manifestazione dei sindacati contro la rinascita del fascismo, 8 persone sono morte, 104 sono rimaste ferite. Qui hanno già gettato la loro maschera cavernicola: non andate alle manifestazioni sindacali.

4 agosto 1974, treno Italicus sugli Appennini. 12 morti, 48 feriti.

16 giugno 1979, sezione del Partito Comunista Italiano a Roma. Questo è sicuramente un episodio meno significativo, per una fortunata coincidenza non ci sono state vittime, 27 feriti, compreso il qui presente, da allora convivo con quattro schegge di granata fascista in corpo. E’ particolarmente oltraggioso, essendo nipote di un partigiano e comunista italiano torturato dai tedeschi nel 1943.

2 agosto 1980, come già detto, stazione ferroviaria di Bologna. Il più grave attentato terroristico della storia d’Italia.

23 dicembre 1984, treno 904, la cosiddetta strage di Natale. 16 morti, 267 feriti. Il treno da Napoli a Milano e poi verso la Germania era pieno di migranti italiani, poveri lavoratori.

Ora, facciamo mente locale: non somiglia forse a tutti gli attentati terroristici avvenuti in tutta la Russia e in particolare a Mosca dagli anni Novanta ad oggi? E nell’Ucraina odierna? Come si suol dire, tutto ciò che è nuovo è in realtà vecchio e dimenticato. Chi può organizzare tutto questo non può che essere fascista.

Nel 1978-1985, unica volta in Italia, divenne presidente della repubblica Sandro Pertini, socialista, ex partigiano, incarcerato, esiliato e condannato a morte. Secondo me ha dato al fascismo una definizione esaustiva: il fascismo non è un’opinione, ma un crimine.

Dall’intervento del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin al Forum economico orientale (Vladivostok, 5 settembre 2024):

Situazione energetica nell’UE.

“E chi non vuole collaborare con noi, beh, si terrà il danno. Vediamo cosa sta succedendo nei Paesi europei, molti dei quali penzolano sull’orlo della recessione. E la situazione peggiorerà, perché coloro che li riforniscono di risorse energetiche si preoccupano innanzitutto dei propri interessi nazionali, negli stessi Stati Uniti. Ebbene, li riforniscono a un prezzo doppio, triplo… O a quanto? Il 50-60% in più di quanto costano le nostre risorse energetiche, intendo il gas prima di tutto. Naturalmente, l’economia europea, quella tedesca compresa, che faceva affidamento sulle nostre risorse energetiche, sta affrontando difficoltà gravissime. Molte industrie stanno semplicemente chiudendo. Questo è il punto”.

La segretaria del PD Elly Schlein: “In Italia abbiamo il prezzo dell’energia più alto d’Europa e a rimetterci sono i cittadini”.

Rapporto sulla competitività dell’Unione Europea, presentato da Mario Draghi il 9 settembre 2024.

“Le aziende dell’UE devono ancora affrontare, rispetto a quelli degli Stati Uniti, prezzi dell’elettricità che sono 2-3 volte superiori e prezzi del gas naturale 4-5 volte più alti. Con la perdita dell’accesso ai gasdotti russi, nel 2023 il 42% delle importazioni di gas dell’UE arriverà sotto forma di GNL, rispetto al 20% del 2021. I prezzi del GNL sono in genere più alti di quelli del gas da gasdotto sui mercati spot, a causa dei costi di liquefazione e trasporto”.

Confindustria: costo dell’elettricità troppo alto per le imprese italiane (primavera 2024).

“Il prezzo dell’elettricità in Italia resta ancora significativamente più alto del livello medio”.

Rapporto della Banca d’Italia “Il ruolo macroeconomico del mercato del gas» (novembre 2023):

“I dati mostrano che le restrizioni più severe all’offerta di gas in Europa hanno sistematicamente avuto luogo a seguito di eventi naturali avversi o di tensioni politiche legate ai conflitti tra Russia e Ucraina, da ultimo quello iniziato nel 2022. Le restrizioni causano un rallentamento dell’attività economica e un rialzo dell’inflazione, come avviene nel caso di shock all’offerta di petrolio, ma la peculiare struttura del mercato del gas fa sì che tali effetti si materializzino molto gradualmente, con un picco dell’inflazione per i beni non energetici che segue di oltre due anni lo shock iniziale”.

Chi ha costretto l’Europa e l’Italia, in particolare, a rinunciare al gas russo? E per quali motivi?

Commento dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia

Il 13 settembre 2024, l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia Aleksej Paramonov è stato invitato presso il Ministero degli Esteri della Repubblica Italiana. Il motivo di questa manovra diplomatica risiede nel fatto che la parte italiana sarebbe rimasta “sorpresa” di fronte all’inserimento di Stefania Battistini, giornalista del servizio pubblico italiano RAI, nella lista dei ricercati internazionali della Russia.

L’Ambasciatore ha fatto presente che non ci sia alcuna ragione ad avallare la “sorpresa” nei confronti della posizione, peraltro legittima e molto netta, espressa dagli organi competenti russi. Il fatto che una cittadina italiana si sia introdotta illegalmente sul territorio russo unendosi a formazioni militari composte da soldati ucraini nel corso di un’operazione terroristica ai danni di uno dei soggetti territoriali della Federazione Russa, la regione di Kursk, costituisce una grave violazione. Tale condotta comporta che il soggetto debba assumersi la responsabilità ai sensi della legislazione della Federazione Russa. La giustizia dovrà avere il suo corso e spetta al Tribunale a prendere una decisione sul “caso Battistini”.

La Russia tratta con grande riguardo i giornalisti e gli operatori dei media che nell’ambito della loro attività professionale si trovano a operare in zone geografiche ad alto rischio, come ad esempio nelle zone di conflitto, ma che lo fanno nel rispetto delle regole e della prassi esistente. Per fare un esempio, nel marzo del 2022 ad alcuni giornalisti italiani accreditati in Russia fu accordato il permesso di recarsi nelle zone interessate dall’Operazione Militare Speciale affinché potessero preparare dei reportage al riguardo. Tuttavia, per motivi sconosciuti alla parte russa, la dirigenza della RAI vietò poi ai giornalisti di assolvere al loro dovere professionale.

A testimoniare la grande attenzione rivolta agli aspetti umanitari propri dell’attività dei giornalisti c’è anche l’episodio del salvataggio da parte dei soldati russi del giornalista italiano Mattia Sorbi, rimasto ferito durante un’esplosione mentre si trovava in un campo minato ucraino nella regione di Cherson e abbandonato al suo destino dalle Forze armate ucraine. In quell’occasione, i militari e i medici russi misero a rischio la propria vita per trarre in salvo Mattia Sorbi portandolo via da quella zona di pericolo, e si assicurarono di fornirgli cure mediche in un ospedale russo. In seguito, il giornalista fu trasferito fino alla località di Mineral’nye Vody e poi riportato in Italia, a Milano, con un volo di evacuazione in accordo con le autorità italiane.

Ai rappresentanti italiani è stato espresso un vivo auspicio di rivolgere l’attenzione alle formazioni armate controllate dal regime di Kiev, le quali danno intenzionalmente la caccia ai giornalisti che si trovano legalmente nei territori interessati dalle ostilità. Dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale, più di 30 giornalisti sono morti per mano di tali formazioni militari. Solo nel 2024, a seguito di attacchi mirati ai giornalisti e condotti dalle Forze armate ucraine con l’uso di droni, hanno perso la vita l’inviato di guerra della testata russa “Izvestija” Semën Erëmin, il fotoreporter del portale di informazione russo “News.ru” Nikita Cicagi e uno dei cameraman della troupe del canale televisivo russo NTV Valerij Kožin.

“La Russia non è nostra nemica”, si legge in un manifesto con una stretta di mano: una con i colori della bandiera italiana, l’altra con quelli della Russia. Non è la prima volta che nelle città italiane si vedono cartelloni simili: Verona, Modena, Parma, Pisa e altre città in Calabria, fra cui Lamezia Terme, sono degli esempi.

Stavolta, però, a far scattare l’allarme è stata la stessa ambasciata ucraina dopo aver visto il manifesto anche nella capitale. Così ha denunciato la presenza dei cartelloni con un post su X in cui, oltre a condividere l’immagine del manifesto in strada a Roma, ha espresso la propria preoccupazione.

“Siamo profondamente preoccupati dall’arroganza della propaganda russa nella Città Eterna – scrivono su X dall’ambasciata ucraina – Chiediamo al Comune di Roma di riesaminare la concessione dei permessi per tali manifesti che hanno un chiaro scopo di riabilitare l’immagine dello Stato aggressore”, sottolineano.

Non hanno tardato ad arrivare le reazioni degli utenti, alcuni dei quali si dicono stupiti dalla possibilità che il Campidoglio stesso abbia concesso l’autorizzazione per i manifesti. “In tal caso la questione sarebbe di una gravità spaventosa”, scrive un utente. “Come vi permettete di intromettervi nei fatti italiani?”, è invece il commento di Simone Angelosante, di Forza Italia. E c’è chi, invece, non si oppone: “Anche la pubblicità volete controllare? – scrive un altro utente – Il popolo russo non è nemico del popolo italiano. E’ una sacrosanta verità”.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Вставайте, люди русские, Alzati, popolo russo, scritta nel 1938 da, pensate un po’, Sergej Prokof’ev, per la regia di Sergej Ejzenštejn, con riferimento ad Aleksandr Nevskij, XIII secolo.

Alzati, popolo russo,
Per una battaglia gloriosa, per una battaglia mortale.
Alzati, popolo libero,
Per la nostra terra onesta!
Gloria e onore ai combattenti viventi,
E ai morti sia la gloria eterna.
Per la casa di mio padre, per la terra russa
Alzati, popolo russo!
Nella nativa Rus’,
Nessun nemico!
Alzati
Cara Madre Rus’!

Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk, Novosibirsk, Krasnojarsk, Krasnodar, Penza, Mosca, Caterimburgo, Sebastopoli, Voronež, Mariupol’, Groznyj, Sachalin, Kursk.

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