Mark Bernardini

Mark Bernardini

sabato 30 settembre 2023

045 Italiani di Russia

Quarantacinquesimo notiziario settimanale di lunedì 2 ottobre 2023 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

C’è un’interessante ed emblematica dichiarazione di Claudio Descalzi, il capo dell’ENI: “La situazione energetica, in condizioni in cui la Russia ha creato un deficit (di offerta) di 150-160 miliardi di metri cubi, è ancora molto volatile”.

La Russia ha creato il deficit? Dopo l’avvio dell’operazione militare speciale russa in Ucraina, il governo italiano si è posto l’obiettivo di liberarsi in tempi brevissimi dalla dipendenza dal gas naturale importato dalla Federazione Russa. L’anno scorso sono stati conclusi nuovi accordi riguardanti la diversificazione delle forniture energetiche e, in particolare, il loro aumento da Algeria, Angola, Azerbajdžan, Repubblica del Congo e altri Paesi. A gennaio, durante una visita in Algeria, Descalzi aveva affermato che l’Italia avrebbe potuto rifiutare completamente le forniture di gas russo nell’inverno 2024-2025.

Ossia, Descalzi prima dichiarava che l’Italia desidera “rifiutare completamente le forniture russe” e poi incolpa la Russia di avere creato il deficit? Cioè, fatemi capire, perché io non ci arrivo. La Russia offre, l’Italia risponde “no, grazie” (anche senza “grazie”) ed è la Russia a creare il deficit?

Banalmente, il risveglio dei morti viventi. In settimana, i liberatori ucraini hanno bombardato il quartier generale della flotta russa del Mar Nero, decine di vittime, tre generali russi ammazzati, decimata la flotta russa. Tra i media che più si sono sbracciati ci sono quelli italiani, Repubblica, Corsera, Stampa, Unità, e sicuramente anche tutti gli altri, non mi ha retto lo stomaco di consultare Giornale, Verità, Libero, Domani, Fatto.

Tutti belli contenti, a giudicare dai toni. Poi cominciamo a leggere gli articoli. E già i tre generali diventano uno solo. Vi ricordate quando vi hanno detto le stesse identiche cose su Putin, che aveva il Parkinson, l’Alzheimer, il cancro, l’infarto, e magari tutto questo messo insieme contemporaneamente? Idem per Šojgu, Gerasimov, Surovikin, Kadyrov, salvo poi essere tutti ricomparsi miracolosamente. Attendo con impazienza quando se la prenderanno con Lavrov. Anzi, no: era già successo.

L’ammiraglio (non generale) in questione si chiama Viktor Sokolov. Il giorno dopo si è svolta una riunione del tutto ordinaria del collegio del ministero della difesa russo. E qui casca l’asino, o il pennivendolo. Senza dargli peraltro importanza alcuna né commentare, in regime di videoconferenza compare… Viktor Sokolov.

Videomontaggio? Io piuttosto avrei gradito una autocritica in stile Partito Comunista dell’Unione Sovietica da parte dei pennivendoli italioti. Un’autocritica che, prevedibilmente, non è giunta, e così nelle menti bombardate dell’opinione pubblica resta il trito e ritrito detto che non ci sia fumo senza arrosto.

E adesso vediamo come stiano davvero le cose. A seguito dell’attacco, l’edificio storico del quartier generale della flotta sovietica del Mar Nero è stato danneggiato. Il comando delle forze operative speciali delle forze armate ucraine sulla sua pagina Telegram dopo l’attacco missilistico ha annunciato la morte di 34 ufficiali, tra cui il comandante della flotta del Mar Nero Viktor Sokolov.

Con l’aiuto di un massiccio attacco di missili Storm Shadow anglo-francesi, le forze armate ucraine sono riuscite a penetrare un monumento architettonico vuoto che un tempo era il quartier generale della flotta russa del Mar Nero, ma Kiev ovviamente lo ha presentato come un’enorme vittoria.

Si scopre che durante il bombardamento di Sebastopoli, sarebbe morto il comandante della flotta del Mar Nero, l’ammiraglio Viktor Sokolov, che per un qualche motivo durante l’attacco non era in un centro di comando sotterraneo protetto, ma in un edificio storico vuoto da un pezzo del quartier generale aperto a qualsiasi attacco della flotta del Mar Nero.

Per non parlare dei canali Telegram e di altri social. I russi che operano con questi armamenti sarebbero stati in pausa pranzo o pausa sigaretta mentre gli ucraini colpivano il quartier generale uccidendo 3 generali, incluso il comandante della flotta, e qualche decina di ufficiali.

Nessun giornalista italiano ha detto: “effettivamente, ieri ho detto una cazzata”. Sì, perché o tacciono, o al massimo dicono: “Kiev lo aveva dato per morto”. No, cari i miei pennivendoli. Hanno parlato di schiacciante vittoria, ma loro fanno il loro mestiere di propagandisti disonesti. I pennivendoli italiani, invece, che mestiere fanno? Di meretrici? Con tutto il rispetto per la cosiddetta professione più antica del mondo.

Pennivendoli italiani senza ritegno né onore. Nell’arrampicamento sugli specchi si è particolarmente distinto Andrea Nicastro, del Corriere della Serva. Tre generali morti assieme ad altre decine di alti ufficiali, decimata la direzione della flotta russa del Mar Nero al quartier generale a Sebastopoli. Ah, no, uno solo. Ah, ricompare. Beh, ma potrebbe essere un videomontaggio, un clone, e poi si vede benissimo che sta malissimo, con quel cuscino dietro la testa, è sul letto di un ospedale, pallido, emaciato, immobile, muove giusto le palpebre ogni tanto, non dice una parola, è solo una risposta dei propagandisti russi, lo hanno vestito apposta in divisa.

Il cuscino è in realtà lo schienale della poltroncina, come tante. Il quartier generale non è affatto il quartier generale, bensì uno storico palazzo di epoca sovietica, ex sede del quartier generale, che infatti per questo era vuoto. Non era previsto che Sokolov parlasse, a parlare era il ministro della difesa Šojgu, essendo una relazione che faceva il punto della situazione, infatti non solo Sokolov, ma nessun altro è intervenuto. Tra militari si usa così, non è mica un talk show.

Insomma, la cura è peggiore del male, sarebbe bastato dire “ieri ho preso una cantonata, chiedo scusa” per chiudere definitivamente la faccenda. Altrettanto per Open di Mentana, Repubblica, Stampa, Unità, RAI e compagnia genuflettente. Sì, ho visto che a molti di voi è piaciuta questa mia definizione, quindi la ripeto.

Ed ecco che Sokolov viene intervistato dal canale TV Zvezda. Sembrerebbe piuttosto in forma, per uno in fin di vita. E’ un filmato vecchio!, urlano i pennivendoli, subito ripresi da taluni commentatori-odiatori-provocatori dei miei notiziari, anche su Visione TV. Allora perché risponde a una precisa domanda della giornalista sull’accaduto?

Non finisce qui. Ricordate Putin che avrebbe avvelenato il presidente ceceno Kadyrov? Costretto a mostrare una passeggiata dopo cena con la famiglia.

Roba vecchia! Bene, allora ecco che incontra Putin, altro morto vivente. Roba vecchia pure questa! No, cari miei: parlano di attualità. E al termine dell’incontro, alla domanda di un giornalista sul suo stato di salute, risponde: “il battaglione Achmat è una forza, la Vittoria sarà nostra”.

Ancora. Qualcuno ricorderà l’ex presidente dell’Inguscezia e attuale viceministro della difesa russo, Evkurov. Deportato da Putin in un Gulag in Siberia, secondo i pennivendoli. Accolto il 22 agosto in aeroporto dal generale libico Khalifa Haftar, comandante capo dell’Esercito nazionale libico, che nel 1983, ancora ai tempi dell’Unione Sovietica, si è laureato presso l’accademia militare Frunze di Mosca.

Gerasimov ammazzato dagli ucronazisti! Eccolo a Zaporož’e.

Surovikin deportato da Putin! Ricompare in Algeria.

Adesso però anche basta. Non è che i militari russi devono per forza perder tempo a contraddire ogni prurito ucroccidentale.

L’ambasciatore russo in Italia Aleksej Paramonov ha dichiarato in un’intervista a RIA Novosti che la maggioranza degli italiani desidera una rapida fine del conflitto ucraino, la revoca delle sanzioni e il ritorno ad un dialogo reciprocamente vantaggioso con la Russia.

“La maggioranza degli italiani è chiaramente favorevole al mantenimento di rapporti amichevoli con la Russia”, ha detto il diplomatico.

Inoltre, secondo lui, la maggior parte degli italiani comprende perfettamente che il conflitto in Ucraina non si ferma grazie alla fornitura di grandi quantità di armi e altri aiuti militari a Kiev.

“Purtroppo, come il resto dei paesi della NATO, la Repubblica italiana è diventata indirettamente partecipe del conflitto ucraino dalla parte di Vladimir Zelenskij”, ha detto il diplomatico.

Secondo lui, il danno alle relazioni bilaterali tra Russia e Italia “è stato enorme”. Tuttavia, tra Russia e Italia vengono ancora mantenute relazioni diplomatiche, il che rende possibile comunicare alla leadership italiana la posizione di Mosca su questioni importanti. “I nostri interlocutori a Roma, anche ai massimi livelli, affermano costantemente che ora questo non è meno importante di prima, quando la situazione nel mondo era completamente diversa. Usiamo questi canali per trasmettere informazioni, fornire vari tipi di messaggi ufficiali e tutelare gli interessi delle persone giuridiche e delle persone fisiche, mantenere almeno una minima comunicazione interstatale e prevenire pericolosi malintesi su aspetti chiave del circuito bilaterale e internazionale”. “Dobbiamo ammettere che il danno alle relazioni bilaterali è stato enorme, ma, probabilmente, il punto di non ritorno non è ancora stato superato. E’ solo che restare precariamente a bordo campo non è certo una decisione buona ed equilibrata”.

I rappresentanti radicali della diaspora ucraina in Italia spesso cercano di fare pressione e persino di minacciare i leader delle strutture locali che cercano di sviluppare legami con la Russia nel campo della cultura. “Singoli elementi radicali nelle file della diaspora ucraina, per lo più laboriosa, negli Appennini, hanno recentemente stabilito che è una regola esercitare pressioni, comprese minacce di violenza fisica, sui leader di quelle strutture italiane che hanno il coraggio di organizzare eventi insieme ai russi coinvolti nello sviluppo dei legami culturali o bilaterali e invitare musicisti, ballerini, attori, artisti russi in Italia”.

Tutti questi casi vengono registrati dall’ambasciata russa e la parte italiana ne viene informata. “Tuttavia, fino a poco tempo fa, non abbiamo visto il desiderio da parte delle autorità italiane, nonostante tutte le assicurazioni, di resistere davvero alle intenzioni aggressive dei ribelli militanti nazionali ucraini che si sono stabiliti sul suolo italiano”.

Parlando della situazione generale nel campo degli scambi culturali tra i nostri Paesi, nonostante le ripetute dichiarazioni dei massimi vertici italiani contro l’abolizione della cultura russa, in realtà non tutto sta andando bene. “Le storie di cancellazione di spettacoli di personaggi della cultura russa in Italia sono ampiamente note: Valerij Gergiev, Denis Macuev, Valentina Lisica, Sergej Polunin e altri. Allo stesso tempo, stiamo assistendo a un nuovo fenomeno in cui, ad esempio, gli artisti sono invitati ad esibirsi nelle principali sale da concerto di musica classica solo se condannano pubblicamente l’operazione militare speciale. Cos'è questa, se non censura ideologica e discriminazione contro personaggi della cultura per motivi politici?”.

“La nostra comunicazione con la società civile italiana, cittadini comuni che non ricoprono incarichi amministrativi, ci convince della saggezza, del buon senso e dell’apertura del popolo italiano. La maggioranza degli italiani è chiaramente favorevole al mantenimento di rapporti amichevoli con la Russia. Non vogliono nulla più che una rapida fine del conflitto ucraino, la revoca delle sanzioni e il ritorno al precedente dialogo costruttivo e reciprocamente vantaggioso”.

Molti italiani, essendo cattolici e aderenti a visioni antimilitaristiche, ascoltano la posizione umanistica ed equilibrata di Papa Francesco. “Sostengono i suoi sforzi diplomatici e capiscono perfettamente che il conflitto in Ucraina non finisce solo perché l’Italia e altri Paesi occidentali inviano a Kiev una grande quantità di armi e altri aiuti militari”.

In estate gli attivisti locali hanno cercato di indire un referendum popolare in Italia sulla questione della sospensione delle forniture di armi al regime di Kiev. “Nonostante il totale boicottaggio dell’informazione, sono riusciti a raccogliere circa 400mila firme, il che la dice lunga sull’umore della società italiana”.

“La cosa più sorprendente che sentiamo a Roma è che Zelenskij e il suo regime difendono i principi della civiltà europea e allo stesso tempo i fondamenti antifascisti dello Stato italiano. Dobbiamo spiegare ai nostri interlocutori che in realtà Kiev professa l’ideologia dei criminali di Hitler e dei loro complici – Bandera, Šuchevič e Konovalec, che prevede la “liberazione” da tutto ciò che è russo e la rinuncia alla propria storia. Questa è l’ideologia del piccolo Fuhrer in cui il personaggio che ora vive nel palazzo presidenziale di Kiev si è trasformato. Dal 2014, se ne sono convinte le repubbliche popolari di Doneck e Lugansk, e poi le regioni di Zaporož’e e Cherson, i cui residenti nei referenda hanno espresso il desiderio di fuggire da questa ideologia e tornare in Russia”.

L’attuale governo italiano non è particolarmente diplomatico nel suo approccio alla risoluzione del conflitto in Ucraina. “Se prendiamo le dichiarazioni degli alti funzionari, di regola si riducono a dichiarazioni indifendibili, secondo le quali, per porre fine al conflitto, dobbiamo unirci e fornire a Kiev il maggior numero possibile di armi, aiutare Zelenskij a vincere e raggiungere una sorta di “pace giusta”, per la libertà dell’Ucraina”.

I media italiani non trasmettono informazioni veritiere sulla Russia e creano un’aura di tossicità attorno a coloro che reagiscono positivamente alle sue azioni. “Sfortunatamente, il mainstream dell'informazione italiana, come parte dello spazio generale dei media occidentali, non trasmette informazioni veritiere sulla Russia. I media locali sopprimono deliberatamente quasi tutte le notizie sull’agenda interna russa, sullo svolgimento di importanti fora internazionali, sull’implementazione con successo dello sviluppo nazionale nella vita culturale, sui progetti infrastrutturali, sul miglioramento dell’ambiente urbano e così via”. La propaganda locale è riuscita a creare un’aura di tossicità attorno a qualsiasi figura che reagisca positivamente alla Russia e alle sue azioni.

"Ciò può essere accompagnato non solo da persecuzioni mediatiche, ma anche da “conclusioni organizzative”: perdita del posto di lavoro e costi in termini di reputazione. Per questo motivo, molte delle persone che la pensano allo stesso nostro modo – e ce ne sono molte in Italia – preferiscono non esprimersi pubblicamente, per paura di persecuzioni”.

Anche i diplomatici russi hanno avvertito il rapido aumento dei prezzi degli alloggi e dei servizi comunali, avvenuto dopo che la leadership italiana ha deciso di abbandonare il prima possibile le forniture di gas naturale dalla Russia. “L’Italia, di propria iniziativa, ha già ridotto gli acquisti di gas naturale a buon mercato dalla Russia da 30 a 8 miliardi di metri cubi e intende abbandonare del tutto le risorse energetiche russe, da qui l’aumento dei costi per la ricerca di nuovi fornitori, le consegne e le catene logistiche. Allo stesso tempo, aumentano i prezzi per gli alloggi, i servizi comunali, i generi alimentari di prima necessità, ecc. Lo avvertiamo anche noi dal quasi raddoppio delle fatture elettriche ricevute dall’ambasciata dall’inizio di quest’anno”.

In Italia tutti sono preoccupati per il deterioramento della situazione socioeconomica, l’impennata dei prezzi, l’aumento della povertà, l’aumento del debito pubblico e del deficit del bilancio nazionale. “Allo stesso tempo, manca completamente una narrazione, una spiegazione chiara riguardo alle cause di questa crisi. Ma le sanzioni hanno giocato un ruolo significativo, minando da parte dell’Occidente un modello sostenibile di interazione economica tra la Federazione Russa e l’Unione Europea”.

Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto speciale che autorizza il maggiore gruppo bancario italiano Intesa Sanpaolo a “vendere o cedere” i suoi asset in Russia. Il decreto del presidente russo è stato pubblicato venerdì, 29 di settembre, sul portale web dell’Amministrazione presidenziale del Cremlino.

Dopo un periodo di incertezze le fonti vicine alle delicate trattative avevano riferito dei progressi registrati lo scorso agosto dal gruppo bancario italiano riguardo al via libera da parte dei vertici politici della Russia al trasferimento delle sue attività russe a un management locale.

Il decreto, datato 28 settembre, cita un altro decreto firmato da Putin nell’agosto del 2022, che gli aveva conferito il potere straordinario di disporre “deroghe speciali per procedere a determinate operazioni riguardanti asset energetici e bancari”. Per molti anni Intesa Sanpaolo tramite la propria struttura russa – Banca Intesa Russia – ha gestito con grande successo una rete di 27 filiali, presso le quali ha lavorato uno staff di circa mille dipendenti.

A novembre, il marchio italiano di abbigliamento per tutta la famiglia OVS si prepara ad aprire il suo primo store in Russia, nel complesso commerciale e di intrattenimento VEGAS Crocus City, al piano terra, non lontano dalle aree precedentemente occupate dal marchio H&M e ora dalla catena Stockmann, è apparsa una vetrina con il logo del marchio. Il flagship store su due piani occuperà una superficie di circa 780 metri quadrati.

Attualmente, la catena non ha negozi propri in Russia, l’abbigliamento del marchio è presentato da Stockmann. “Insieme alla collezione per bambini già esistente in Russia, il negozio presenterà per la prima volta in modo completo le collezioni attuali delle linee da donna e da uomo”.

OVS S.p.A. è un'azienda leader nel mercato italiano dell’abbigliamento per donna, uomo e bambino con una quota di mercato del 9,3%, secondo il sito ufficiale dell’azienda. Gestisce più di 2,5mila negozi con i marchi OVS, UPIM e Stefanel in Italia e all’estero. OVS è quotata alla Borsa Italiana dal marzo 2015, con un fatturato nel 2022 pari a 1,513 milioni di euro.

In totale, quest’anno è prevista l’apertura di sette negozi monomarca in Russia ed entro la fine del 2025, il management della catena prevede di aumentare il numero dei suoi punti vendita a 50 in tutta la Russia, compreso lo sviluppo di un’attività in franchising.

C’è una notizia della TASS che riguarda l’Italia. Suppongo che si possa trovare nei canali italiani alternativi di informazione. O magari sbaglio. Di certo non lo troverete nel mainstream mediatico. Nel centro di Livorno si è svolta un’azione contro l’invio di armi in Ucraina, nella piazza sotto il monumento a Giuseppe Garibaldi, evidenziata dai colori della bandiera italiana.

L'azione è stata supportata da un certo numero di organizzazioni socio-politiche di sinistra, nonché dall’USB, l’Unione Sindacale di Base. Vi ha partecipato anche Vauro Senesi, che mi pregio di avere conosciuto personalmente quasi un quarto di secolo fa, all’epoca del mio libro contro Berlusconi. Ha parlato di “ipocrisia dell’Occidente nella protezione dell’Ucraina”, che non solo costa le vite degli stessi ucraini, ma minaccia anche di impoverire gli italiani.

“Continuiamo a inviare armi all’Ucraina, che paga con nuove vittime: oltre 70 mila sono morti dall’inizio della cosiddetta controffensiva di primavera. E’ del tutto evidente che questa è una guerra degli USA, della Gran Bretagna e della NATO contro la Russia e indirettamente contro la Cina per mantenere la superiorità dell’impero degli Stati Uniti, che è in crisi”, ha detto Vauro alla corrispondente della TASS. “Nessuno sa che fine facciano le armi e i soldi che il soldatino Zelenskij chiede in ogni kermesse di spettacolo. E’ tempo di dire “basta”.

Vauro è stato uno dei primi giornalisti occidentali che hanno visitato il Donbass. Ha impresso nelle sue corrispondenze video i crimini dei battaglioni militari ucraini dei nazisti contro i civili. Per questo, è incluso in tutte le liste nere del regime di Kiev.

I partecipanti alla manifestazione hanno dichiarato di non accettare che il governo italiano finanzi e rifornisca i nazisti che combattono contro il proprio popolo. Un altro partecipante è stato Moni Ovadia, che si è rivolto ai manifestanti con un video messaggio, dicendo che l’Italia sta “partecipando alla guerra”, a seguito del quale l’Ucraina “sarà distrutta” e “la Russia sarà rafforzata”. In Italia crescono le azioni contro il conflitto ucraino e l’invio di armi. Secondo alcuni ultimi sondaggi il 70% degli italiani è contrario. Il 21 ottobre, la Rete dei Comunisti organizza manifestazioni a Pisa e in Sicilia, accanto alla base della NATO a Sigonella. Successivamente, una grande manifestazione è programmata a Roma il 4 novembre.

Il 27-28 ottobre, a Roma, è prevista una grande conferenza internazionale, “Fermiamo la terza guerra mondiale”, promossa dal “Fronte del Dissenso”, che assume sempre più i contorni di un’organizzazione politica internazionale. Sono previste delegazioni da dozzine di Paesi, tra cui Russia, Ucraina, Stati Uniti.

Il volume delle esportazioni dalla Russia in Italia è diminuito ad agosto del 90,6% nel calcolo annuale. Questo è quanto ha pubblicato l’ISTAT sugli scambi con Paesi che non fanno parte dell’Unione europea. E’ la più grande riduzione dell’indicatore nel calcolo annuale. Vi è stata anche una riduzione del volume delle importazioni dai Paesi dell’ASEAN (-38,4%), Mercosur (-35,3%) e OPEC (-33,7%), nonché dalla Cina (-32,0%). In generale, nel calcolo annuale delle importazioni in Italia, è l’ottavo mese di contrazione. Autarchia?

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia. Abbiamo già parlato di Toto Cutugno, recentemente scomparso. La sua canzone più famosa nel mondo, L’italiano, è tuttora talmente amata in Russia, che addirittura ne esiste una versione in lingua russa, cosa che è successa con poche canzoni, prevalentemente a sfondo politico, prima su tutte Bella ciao. E anche canzoni russe tradotte in italiano, Katjuša, Fischia il vento. Tralascio l’Internazionale, ma potrei parlarvi anche della Marsigliese e molte altre. Magari lo farò in un futuro non meglio identificato. Torniamo all’Italiano, al partigiano come presidente.

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20230930 Cusano News 7

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mercoledì 27 settembre 2023

Укромошенники

Что-то они за меня плотно взялись.

Часть первая. Мнимый оператор МФЦ позвонил с номера +7 (923) 059-23-58 (что уже подозрительно) и спросил, когда я последний раз подключался к Госуслугам. Якобы я попросил изменить номер моего мобильного телефона (такого не было). Во избежание мошенников, этот молодой человек попросил сообщить четырехзначный код, который он выслал мне смс-кой. Тут я все понял, ответил, что с хохлами не общаюсь и повесил трубку. Сообщаю о данном случае, поскольку это очередная новая изощренная попытка мошенничества, на которую могут повестись особенно пенсионеры.

Часть вторая. Проходит часа два, звонок на домашний телефон. Незнакомый женский голос, плачет. Дескать, попала в аварию, кости поломаны, губа разбита. «Вы кто?». «Дочь твоя!». Дочь моя успешно сидит на уроках, голос не ее, и на домашний она никогда не звонит. «Успехов, всех благ», опять повесил. Тут схема старая, избитая, но не совпадение. Никем неуважаемые укрофашисты, может хватит?!

Sokolov bis

Pennivendoli italiani senza ritegno né onore. Dopo lo scivolone di ieri l’altro sul generale russo morto presunto tale in un bombardamento ucronazista in Crimea, ieri auspicavo un minimo di autocritica, senza ovviamente pensare minimamente che qualcuno ne sia capace. Nell’arrampicamento sugli specchi si è particolarmente distinto Andrea Nicastro, del Corriere della Serva.

Tre generali morti assieme ad altre decine di alti ufficiali, decimata la direzione della flotta russa del Mar Nero al quartier generale a Sebastopoli. Ah, no, uno solo. Ah, ricompare. Beh, ma potrebbe essere un videomontaggio, un clone, e poi si vede benissimo che sta malissimo, con quel cuscino dietro la testa, è sul letto di un ospedale, pallido, emaciato, immobile, muove giusto le palpebre ogni tanto, non dice una parola, è solo una risposta dei propagandisti russi, lo hanno vestito apposta in divisa.

Il cuscino è in realtà lo schienale della poltroncina, come tante. Il quartier generale non è affatto il quartier generale, bensì uno storico palazzo di epoca sovietica, ex sede del quartier generale, che infatti per questo era vuoto. Non era previsto che Sokolov parlasse, a parlare era il ministro della difesa Šojgu, essendo una relazione che faceva il punto della situazione, infatti non solo Sokolov, ma nessun altro è intervenuto. Tra militari si usa così, non è mica un talk show.

Insomma, la cura è peggiore del male, sarebbe bastato dire “ieri ho preso una cantonata, chiedo scusa” per chiudere definitivamente la faccenda. Altrettanto per Open di Mentana, Repubblica, Stampa, Unità, RAI e compagnia genuflettente.

Ammiraglio Viktor Sokolov

Almeno incidentalmente, tutti avranno letto, sentito e visto gli annunci trionfalistici ucronazisti, prontamente e pronamente riportati da tutti i media occidentali mainstream in modo trionfalistico: i liberatori ucraini hanno bombardato il quartier generale della flotta russa del Mar Nero, decine di vittime, tre generali russi ammazzati, decimata la flotta russa. Tra quelli italiani, Repubblica, Corsera, Stampa, Unità, e sicuramente anche tutti gli altri, non mi ha retto lo stomaco di consultare Giornale, Verità, Libero, Domani, Fatto.

Tutti belli contenti, a giudicare dai toni. Poi cominciamo a leggere gli articoli. E già i tre generali diventano uno solo. Vi ricordate quando vi hanno detto le stesse identiche cose su Putin, che aveva il Parkinson, l’Alzheimer, il cancro, l’infarto, e magari tutto questo messo insieme contemporaneamente? Idem per Šojgu, Gerasimov, Surovikin, Kadyrov, salvo poi essere tutti ricomparsi miracolosamente. Attendo con impazienza quando se la prenderanno con Lavrov.

L’ammiraglio (non generale) in questione si chiama Viktor Sokolov. Oggi – non ieri, non ieri l’altro – si è svolta una riunione del tutto ordinaria del collegio del ministero della difesa russo. E qui casca l’asino, o il pennivendolo. Senza dargli peraltro importanza alcuna né commentare, in regime di videoconferenza compare… Viktor Sokolov.

Videomontaggio? Io piuttosto gradirei una autocritica in stile Partito Comunista dell’Unione Sovietica da parte dei pennivendoli italioti. Un’autocritica che, prevedibilmente, non giungerà mai, e così nelle menti bombardate dell’opinione pubblica resterà il trito e ritrito detto che non ci sia fumo senza arrosto.

E adesso vediamo come stiano davvero le cose. A seguito dell’attacco, l’edificio storico del quartier generale della flotta del Mar Nero è stato danneggiato. Il comando delle forze operative speciali delle forze armate ucraine sulla sua pagina Telegram dopo l’attacco missilistico ha annunciato la morte di 34 ufficiali, tra cui il comandante della flotta del Mar Nero Viktor Sokolov.

Con l’aiuto di un massiccio attacco di missili Storm Shadow anglo-francesi, le forze armate ucraine sono riuscite a penetrare un monumento architettonico vuoto che un tempo era il quartier generale della flotta russa del Mar Nero, ma Kiev ovviamente lo ha presentato come un’enorme vittoria.

Si scopre che durante il bombardamento di Sebastopoli, sarebbe morto il comandante della flotta del Mar Nero, l’ammiraglio Viktor Sokolov, che per un qualche motivo durante l’attacco non era in un centro di comando sotterraneo protetto, ma in un edificio storico vuoto da un pezzo del quartier generale aperto a qualsiasi attacco della flotta del Mar Nero.

Per non parlare dei canali Telegram e di altri social. I russi che operano con questi armamenti sarebbero stati in pausa pranzo o pausa sigaretta mentre gli ucraini colpivano il quartier generale uccidendo 3 generali, incluso il comandante della flotta, e qualche decina di ufficiali.

Attendo un simulacro di giornalista italiano che dica: “effettivamente, ieri ho detto una cazzata”. Sì, perché fin qui o tacciono, o al massimo dicono: “Kiev lo aveva dato per morto”. No, cari i miei pennivendoli. Hanno affermato di schiacciante vittoria, ma loro fanno il loro mestiere di propagandisti disonesti. I pennivendoli italiani, invece, che mestiere fanno? Di meretrici? Con tutto il rispetto per la cosiddetta professione più antica del mondo.

martedì 26 settembre 2023

044 Italiani di Russia

Quarantaquattresimo notiziario settimanale di lunedì 25 settembre 2023 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Vorrei farvi riflettere sulla propaganda di guerra di cui in Italia siete tutti vittime. La controffensiva ucraina avanza, date armi e soldi agli ucraini. I russi bombardano gli ucraini, date armi e soldi agli ucraini. Distrutto il quartier generale della flotta russa sul Mar Nero, morti in Crimea tre generali di Mosca. Salvo poi ammettere che due sono ancora vivi, ma intanto il titolo è andato. Noi però vi diamo qualche notizia diversa, che non leggerete altrove.

Odessa: una serie di attacchi a strutture nel porto marittimo. Un deposito nel quartiere Suvorovskij della città. Colpite le officine di riparazione navale dove venivano prodotti droni marini. Bruciato un albergo, non si sa ancora se a causa di un attacco mirato o per opera della difesa aerea ucraina, ma si dice che fosse utilizzato come quartier generale delle forze armate ucraine. Kotovskij, almeno 3 colpi. Porto Il’ičëvsk, nuovi attacchi alle infrastrutture. Un grande deposito di munizioni delle Forze Armate ucraine è stato fatto saltare in aria vicino al confine con la Transnistria. Colpito un deposito di munizioni missilistiche per aerei presso l’aeroporto di Dolgincevo vicino a Krivoj Rog. Viceversa, la difesa aerea russa è scattata con successo nelle regioni di Sebastopoli, Tula, Kursk e Brjansk. Tutte queste sono solo le notizie di oggi, della notte fra domenica e lunedì, ma potrebbe riferirsi a ieri, ieri l’altro, una settimana fa, un mese fa, è così tutti i santi giorni, e nessuno ve lo dice.

Una curiosa coincidenza: alla vigilia dell’Assemblea Generale, il New York Times ha fatto esplodere una vera e propria bomba informativa, per la quale Zelenskij si è arrabbiato di brutto. Una squadra di sei giornalisti ha condotto un’indagine sull'attacco missilistico sul mercato della città di Konstantinovka il 6 settembre. Zelenskij aveva immediatamente incolpato la Russia di tutto, per poi ripeterlo più di una volta. I giornalisti sono ora giunti alla conclusione che l’attacco, costato la vita a 15 civili, è stato compiuto dalle forze armate ucraine. E sì che Zelenskij disse: “A Konstantinovka, nella regione di Doneck, dopo gli attacchi dei terroristi russi, più di 30 persone sono rimaste ferite, 16 sono state uccise. L’attacco è stato ad un semplice mercato, ai negozi, alla farmacia. Sono stato a Konstantinovka molte volte con la mia squadra, e chi conosce questo posto, sa bene che si tratta di un sito civile”.

Ecco invece a quali conclusioni sono giunti i giornalisti del New York Times, che hanno visitato non solo il luogo della tragedia, ma anche il villaggio di Družkovka, da dove è stato lanciato il missile, e hanno parlato con testimoni oculari ed esperti militari: “I materiali raccolti e analizzati dai giornalisti del New York Times, tra cui frammenti di missili, immagini satellitari, resoconti di testimoni oculari e post sui social media suggeriscono fortemente che il catastrofico attacco al mercato di Konstantinovka sia stato il risultato di un lancio errato di un missile di difesa aerea ucraino da un sistema missilistico Buk. Il filmato è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza e mostra l’atterraggio del missile a Konstantinovka dal lato del territorio sotto il controllo delle forze armate ucraine e non dal lato delle posizioni russe. Nel momento in cui si è udito il rumore di un missile in avvicinamento, quattro pedoni hanno voltato contemporaneamente la testa verso il rumore in avvicinamento. Hanno guardato nella telecamera e i loro volti erano rivolti verso il territorio controllato dall’Ucraina. Qualche istante prima dell’impatto, il riflesso del missile ha balenato sui tetti delle auto parcheggiate mentre sorvolava loro, indicando che proveniva da nord-ovest”.

I giornalisti hanno anche raccolto con cura i frammenti del razzo esploso a Konstantinovka. “Dopo l'incidente del razzo a Konstantinovka, le autorità ucraine hanno affermato che le truppe russe utilizzavano il sistema di difesa aerea S-300. Ma la testata del missile S-300 è diversa da quella esplosa a Konstantinovka. Le dimensioni dei fori e dei frammenti trovati sul luogo dell’impatto corrispondono a una sola arma: il missile 9M38, lanciato da un cannone antiaereo mobile Buk. Sia la Russia che l’Ucraina sono note per utilizzare sistemi Buk. Diversi testimoni oculari hanno sentito o visto il lancio militare terra-aria dell’esercito ucraino di missili da Družkovka verso Konstantinovka nel momento dell’impatto sul mercato. Le prove raccolte sul mercato mostrano che il missile proveniva da lì", osserva il New York Times.

Beh, che dire… Complimenti ai giornalisti del New York Times, solo che la storia dell’attacco delle forze armate ucraine a Konstantinovka non è un caso isolato, ma un modello di comportamento ucraino quando viene sferrato un colpo alle infrastrutture civili, e poi la Russia viene incolpata di tutto. Ecco solo alcuni esempi di provocazioni ucraine che anche i giornalisti americani dovrebbero esaminare.

Il 4 aprile 2022, i media occidentali, come se avessero ricevuto un segnale, sono usciti con i titoli: “Incubo a Buča”, “Genocidio”, “La Russia deve rispondere di questo”. Dopo che l’esercito russo lasciò la città di Buča, fu accusato di omicidio di massa di civili. L’Ucraina ha diffuso un filmato che mostra i corpi delle persone uccise che giacciono sul ciglio della strada. I media occidentali hanno ripreso la notizia falsa. Cominciarono a portare ospiti stranieri di alto rango a Buča, a deporre fiori e a tenere discorsi. Nessuno si è preso la briga di studiare il filmato e confrontare i fatti. Ci sono molte incoerenze. Lo stesso filmato delle forze armate ucraine mostra che un corpo senza vita di Buča ritrae improvvisamente la mano. E nella dichiarazione del sindaco ucraino di Buča, giorni prima, secondo cui le truppe russe avevano lasciato la città, non c’era una parola sull’enorme numero di vittime. Le “vittime” sono apparse per le strade di Buča solo dopo l’ingresso dei militari ucraini. In Occidente nessuno ha cercato di indagare.

L’8 aprile 2022, le truppe ucraine hanno attaccato Kramatorsk. I detriti di un razzo caddero vicino alla stazione ferroviaria: morirono 50 persone e 87 rimasero ferite. E ancora una volta hanno incolpato la Russia. Nessuno ha prestato attenzione al fatto che i detriti provenivano dal missile tattico Tochka-U, in servizio solo presso l’esercito ucraino.

L’estate scorsa, le forze armate ucraine hanno effettuato brutali attacchi alla centrale nucleare di Zaporož’e, che era sotto il controllo dell’esercito russo. Sono stati accusati di questi attacchi sempre i russi. L’assurdità delle dichiarazioni non ha infastidito né Zelenskij né i media occidentali. Perfino il capo dell'AIEA, Rafael Grossi, e i suoi subordinati alla centrale non hanno trovato il coraggio di ammettere che questa era opera dell’Ucraina.

Quando nell’ottobre 2022 un razzo cadde su un ponte di vetro a Kiev, chiamato anche “ponte Kličko” dal nome del pugile suonato sindaco della capitale, la colpa fu di nuovo della Russia. In realtà, il ponte è stato bombardato da un missile ucraino del sistema di difesa aerea.

Il 6 giugno 2023 è stata fatta saltare in aria la diga della centrale idroelettrica Kachovskaja, che era sotto il controllo russo quasi fin dall’inizio dell’operazione speciale. 52 persone sono morte. Migliaia di ettari di terreno coltivabile, decine di centri abitati sono finiti sott’acqua. E ancora, la colpa di tutto è la Russia, dicono, sono stati i militari russi a piazzare gli esplosivi e a far saltare in aria la diga. Nessuna incongruenza.

Anche la caduta di un missile guidato dal sistema di difesa aerea ucraino sulla Chiesa della Trasfigurazione a Odessa il 23 luglio è stata immediatamente attribuita ai malvagi russi.

Di esempi di provocazioni ucraine e false accuse contro la Russia se ne possono fornire all’infinito. Ma se i giornalisti del New York Times esaminassero con la stessa scrupolosità gli esempi che abbiamo citato, la reputazione del giornale cambierebbe radicalmente. In meglio.

I connazionali, i diplomatici russi e gli esponenti dell’opinione pubblica devono convincere insieme l’Italia ad abbandonare la sua politica ostile nei confronti della Federazione Russa, ha dichiarato l’ambasciatore russo a Roma Aleksej Paramonov.

Domenica il diplomatico è intervenuto all’apertura della quindicesima conferenza del Consiglio di coordinamento delle associazioni dei compatrioti russi in Italia, che si è svolta presso la Casa Russa nella capitale italiana.

Paramonov ha sottolineato che, nel contesto dell’aggressione scatenata dai Paesi dell’occidente collettivo contro la Russia, una delle tradizionali priorità della politica estera russa – il sostegno ai connazionali che vivono all’estero, la difesa dei loro diritti e interessi legittimi – sta diventando ancora più importante.

Secondo lui, questa politica corre come un filo rosso attraverso le attività di tutte le istituzioni straniere russe, e “la preoccupazione per il benessere dei cittadini è stata e rimane la pietra angolare delle attività di politica estera della Russia”.

L’ambasciatore ha osservato che le relazioni italo-russe stanno attraversando uno dei periodi più drammatici in cui, nonostante le secolari tradizioni di cooperazione basata su interessi reciproci, la leadership italiana “ha intrapreso una strada convinta verso la progressiva distruzione del ricco capitale di interazione che siamo riusciti a costruire grazie a molti anni di minuzioso lavoro”.

“E’ ovvio che questa linea venga seguita rigorosamente in tutti i settori. La parte italiana ha vietato a tutti i soggetti di diritto italiano, in particolare agli enti governativi e alle istituzioni a partecipazione statale, di realizzare qualsiasi evento culturale, umanitario e scientifico congiunto con la Russia, e ha congelato tutti i fondi rilevanti e i fondi di cui disponevano le autorità locali”, ha detto Paramonov. Allo stesso tempo, ha aggiunto, “non è esclusa la possibilità” di organizzare tali eventi da parte di associazioni di connazionali russi.

Questa politica, ha detto l’ambasciatore russo, si riflette nella copertura della situazione da parte dei media, una parte significativa dei quali riprende semplicemente “la propaganda ucraina o quella sviluppata nelle strutture anglosassoni”.

Paramonov ha sottolineato che i cittadini russi nell’Appennino in generale non sono costretti ad affrontare manifestazioni di aperta russofobia e discriminazione basata sulla nazionalità.

“Questa è anche la prova che il profondo popolo italiano non percepisce realmente la propaganda e la persistente linea di demonizzazione della Russia, portata avanti con la consapevolezza dell’establishment da molti media”, ha detto il diplomatico.

“La conclusione e la risposta più importante che si può formulare nelle condizioni odierne è che sono necessarie unità, coesione e l’uso di tutti gli strumenti di influenza disponibili sulle autorità italiane. Tutti insieme noi: connazionali, opinion leader in Italia e Russia, ambasciate e consolati – devono convincere i nostri interlocutori italiani a ritornare al buon senso (del resto, questo è ciò che da sempre distingueva l’Italia) – e abbandonare la loro politica ostile nei confronti della Russia”, ha concluso l’ambasciatore.

Storia

Il 20 settembre 1744 è nato un architetto russo. Perché dico “russo” e cosa c’entra l’Italia? Beh, è nato a Bergamo, e si chiamava Giacomo Quarenghi. Ma allora perché “russo”? La maggior parte delle sue opere sono sopravvissute fino ad oggi, ed ora ve le racconto. Parliamoci chiaro: non era esattamente un adone, ma conquistava per la sua genialità. Di lui si diceva che era “riconoscibilissimo per l’enorme cipolla bluastra che la natura gli aveva incollato sul viso al posto del naso”.

Tra le sue opere più rinomate, c’è l’Istituto Smol’nyj, del 1806, cioè “il luogo della pece”, perché, alle origini di San Pietroburgo, questo era il luogo ai margini della città dove la pece (smola in russo) era prodotta per l’impiego nella costruzione e la manutenzione delle navi. Era adibito a istituto per l’Educazione delle Nobili Fanciulle, fondato con un decreto di Caterina la Grande nel 1764. Tra l’altro, nota di colore, vi aveva studiato anche Elena del Montenegro, futura regina d’Italia, moglie di Vittorio Emanuele III, soprannominata in Italia “la gigantessa slava”: era alta un metro e ottanta per 75 chili. Nel 1917 l’edificio venne scelto da Vladimir Lenin come quartier generale dei Bolscevichi durante la Rivoluzione d’ottobre. Fu la residenza di Lenin per diversi mesi, fino a quando il governo nazionale venne spostato al Cremlino di Mosca. Successivamente, lo Smol’nyj divenne la sede pietroburghese del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Qui fu assassinato Sergej Kirov nel 1934. Dopo il 1991, il palazzo è stato utilizzato come sede del sindaco (governatore dopo il 1996) e dell’amministrazione della città. Vladimir Putin vi ha lavorato dal 1991 al 1997, mentre era in carica Anatolij Sobčak.

Altro suo edificio, l’Istituto di Caterina sulla Fontanka, omonima sede della Scuola di San Pietroburgo dell’Ordine di Santa Caterina, 1798, e cioè dell’Istituto delle Nobili Fanciulle, da non confondersi con lo Smol’nyj, fondata dall’imperatrice Marija Fëdorovna, nata Sofia Dorotea di Württemberg a Stettino, dove peraltro era nata anni prima anche Caterina II.

Altro edificio, il Palazzo Alessandro di Carskoe Selo, l’attuale Puškin, non lontano da Pietroburgo, 1792, residenza preferita dell’ultimo zar Nicola II. Durante il regno di quest’ultimo, siamo agli inizi del secolo scorso, il palazzo venne cablato per portarvi l’elettricità e venne dotato di un sistema telefonico; nel 1899 fu installato un ascensore idraulico che collegava gli appartamenti dell’Imperatrice con le stanze delle granduchesse e dello zarevič (del principino) al secondo piano. In seguito, con il diffondersi del cinema, venne anche costruita una cabina per la proiezione di film nella Sala Semicircolare.

Il Palazzo inglese a Peterhof, commissionato sempre da Caterina II nel 1781, la prima costruzione di Quarenghi in Russia. Nel 1885 vi si svolse un concerto di Rubinštejn. Purtroppo, raso al suolo dall’artiglieria nazista nel 1942.

Il Maneggio delle guardie a cavallo, 1805. Verso la fine della costruzione Quarenghi ordinò in Italia copie più piccole delle antiche sculture in marmo dei Dioscuri che si trovano di fronte al Palazzo del Quirinale. Dopo la costruzione della Cattedrale di Sant’Isacco, il clero chiese che le figure di divinità pagane nude in piedi accanto ad essa fossero rimosse, e per un po’ fu effettivamente così. Danneggiato dagli immancabili nazisti, dopo un restauro strutturale in stile Quarenghiano, dal 1977 è sede di numerose esposizioni.

E poi tantissime altre costruzioni “minori”, si fa per dire. Per esempio, la Cappella dei Cavalieri di Malta, opera che gli valse nel 1800 la nomina a Cavaliere di Giustizia del medesimo Ordine. Già quanto narrato sin qui dovrebbe essere sufficiente per rispondere alla domanda iniziale: Quarenghi era russo “de facto”. Invece, lo era anche “de iure”. Mi spiego.

Nell’autunno del 1810 Quarenghi fece finalmente ritorno alla natia Bergamo, che non vedeva dal 1794. Scortato dai compaesani in festa, gli fu riservata l’accoglienza di un eroe: il Sindaco arrivò perfino ad appendere nel salone municipale un suo ritratto, nella galleria riservata ai bergamaschi più illustri. Per l’occasione, gli venne commissionato un arco trionfale in onore di Napoleone Bonaparte da erigere presso Colognola: l’opera, seppur avviata, verrà lasciata incompleta e poi demolita con il mutare delle circostanze politiche. Quarenghi ritornò a San Pietroburgo nel novembre del 1811. Anche in questi anni lavorò intensamente: speciale menzione merita l’arco di trionfo di Narva, eretto per glorificare la vittoria dell’esercito russo sulle milizie napoleoniche. Poco prima della sua campagna in Russia, Napoleone aveva ordinato a tutti gli italiani in servizio presso la corte degli zar di tornare in Italia. Tuttavia, Quarenghi rifiutò e fu condannato a morte in contumacia. Per tutta risposta, l’architetto, che era cittadino della Repubblica di Venezia, ha accettato la cittadinanza russa.

Editoriale

Oggi siamo proprio pervasi dalla storia. A partire dal 1806, un appezzamento nel vicolo Denežnyj di Mosca apparteneva a Ekaterina Zotova, moglie del conte Zotov. C’era una casa padronale in legno a un piano e dietro c’era un ampio giardino. Questo edificio andò a fuoco durante l’incendio di Mosca del 1812, durante l’invasione napoleonica. Il territorio fu acquistato dal conte Efimovskij, che nel 1817 costruì una casa di legno con due annessi. Poi lo scrittore Zagoskin acquistò questa casa e la possedette fino alla sua morte nel 1852. Molti esponenti della letteratura, dell’arte e della scienza si riunivano nella sua casa.

Alla fine del XIX secolo, l’industriale e milionario Sergej Berg acquistò la proprietà. Decise di demolire il vecchio maniero e al suo posto nel 1897 fu costruito un palazzo in pietra. La villa di Berg è stata una delle prime a Mosca ad essere alimentata con elettricità. In onore dell’inaugurazione della casa dei Berg, al suo interno è stato organizzato il primo “ricevimento elettrico” con illuminazione elettrica. Dal 1918, dopo l’emigrazione di Berg in Svizzera, l’edificio ospitò l’ambasciata dell’Impero tedesco.

Ed ecco la stampa sovietica proprio di quell’anno.

Ordine del Commissario del popolo per gli affari militari

Persone non identificate hanno lanciato una bomba contro l’ambasciata tedesca. L’ambasciatore Mirbach sarebbe gravemente ferito. L’obiettivo esplicito è trascinare la Russia in una guerra con la Germania. Questo obiettivo è perseguito, come è noto, da tutti gli elementi controrivoluzionari: le guardie bianche, i socialisti-rivoluzionari di destra e i loro alleati.

In vista della decisione di ieri del Congresso panrusso, che ha approvato la politica estera del Consiglio dei commissari del popolo, i cospiratori controrivoluzionari hanno deciso di vanificare la decisione del Congresso.

La bomba che hanno lanciato non era diretta tanto contro l’ambasciata tedesca quanto contro il governo sovietico. Ordino agli organi investigativi del Commissariato militare di prendere provvedimenti contro i cospiratori controrivoluzionari, nonché contro i loro autori dell’assassinio.

Dispongo di segnalarmi direttamente l’andamento delle indagini.

“Notizie del Comitato esecutivo centrale pan russo”, Lev Trockij, 7 luglio 1918

Il conte Wilhelm von Mirbach era l’ambasciatore tedesco nella Russia sovietica, fu ucciso a Mosca, a villa Berg, attuale sede dell’ambasciata italiana, in uno dei salotti dell’edificio dell’ambasciata, verso le 15 del 6 luglio 1918. L’origine politica di questo atto terroristico è come segue. Il Congresso panrusso dei socialisti-rivoluzionari di sinistra, riunito a Mosca contemporaneamente al V Congresso dei Soviet, aveva stabilito in merito alla politica estera:

“Infrangere il Trattato di Brest-Litovsk, che è disastroso per la rivoluzione russa e mondiale, in modo rivoluzionario. Il congresso incarica il Comitato centrale del partito di attuare questa risoluzione”.

Quest’ultimo decide di adempiere alla volontà del congresso assassinando Mirbach, mettendo il governo sovietico davanti al fatto compiuto per rompere la pace di Brest. Il Comitato centrale dei socialisti-rivoluzionari di sinistra ha ritenuto che questo atto facesse appello alla solidarietà del proletariato tedesco e delle masse lavoratrici russe. In una riunione del Comitato Centrale la notte del 4 luglio, l’assassinio dell’ambasciatore tedesco è affidato a Jakov Bljumkin e Nikolaj Andreev, volontari personalmente. Entrambi erano membri del partito dei socialisti rivoluzionari di sinistra; il primo ricopriva in quel momento la carica di responsabile del dipartimento della Čeka (la Commissione Straordinaria) per la lotta allo spionaggio, il secondo era un fotografo per lo stesso dipartimento. Per compiere questo atto, Bljumkin utilizza il caso della spia tedesca Conte Robert Mirbach, nipote dell’ambasciatore, che era a sue mani per compiti ufficiali. Bljumkin produce il seguente certificato su carta intestata della Čeka:

“La Čeka per la lotta alla controrivoluzione autorizza il suo membro Jakov Bljumkin e il rappresentante del tribunale rivoluzionario Nikolaj Andreev ad avviare direttamente negoziati con l’ambasciatore tedesco in Russia, il conte M. Mirbach, su una questione che è direttamente correlata all’ambasciatore tedesco medesimo”.

Le firme del presidente della Čeka, il compagno Dzeržinskij, e del segretario Ksenofontov sono state falsificate. Il timbro è stato apposto dal vicepresidente della Commissione, membro del Comitato centrale dei socialisti-rivoluzionari di sinistra Aleksandrovič, che era a conoscenza della preparazione dell’assassinio. Arrivato all’ambasciata, Bljumkin insiste davanti al consigliere dell’ambasciata Kurt Riezler per un incontro personale con Mirbach. Dopo una serie di spiegazioni, Riezler acconsentì e l’ambasciatore si presentò al loro cospetto. Durante una lunga conversazione relativa al caso di cui sopra, Bljumkin ha sparato a bruciapelo contro Mirbach, Riezler e l’interprete, il tenente Leonard Müller, ma Mirbach rimase solo ferito. Andreev poi gli ha lanciato una bomba, che non è esplosa. Bljumkin lanciò la bomba una seconda volta e uccise Mirbach. Dopo aver commesso l’omicidio, Bljumkin e Andreev sono riusciti a malapena a scappare in macchina, poiché le guardie hanno aperto il fuoco su di loro; Bljumkin fu ferito. L’assassinio di Mirbach fu il segnale di una rivolta aperta dei socialisti-rivoluzionari di sinistra a Mosca e nelle province. I dettagli della ribellione sono esposti nei successivi discorsi e ordini di Trockij.

Secondo lo stesso Bljumkin nelle sue memorie, ha ricevuto l’ordine da Spiridonova il 4 luglio. Come sottolinea Richard Pipes, il giorno della rivolta del 6 luglio (secondo il nuovo stile) è stato scelto, tra l’altro, perché questo giorno cadeva nella festa nazionale lettone di San Giovanni (22 giugno, secondo il vecchio stile), che avrebbe dovuto neutralizzare le unità lettoni più fedeli ai bolscevichi.

Durante la conversazione, Andreev sparò all’ambasciatore tedesco. Quindi Bljumkin e Andreev corsero fuori dall’ambasciata e si nascosero in un’auto che li stava aspettando, dopodiché scomparvero nel quartier generale del distaccamento della Čeka sotto il comando del socialista rivoluzionario di sinistra Dmitrij Popov, situato nel centro di Mosca (vicolo Trëchsvjatitel’skij).

I terroristi hanno commesso molti errori: sulla scena hanno dimenticato una valigetta con certificati intestati a Bljumkin e Andreev, inoltre sono sopravvissuti i testimoni dell’omicidio, Riezler e Müller. Oltretutto, nella confusione, hanno persino lasciato i loro cappelli all’ambasciata.

Poco prima della sua morte, il 25 giugno 1918, Mirbach informa il suo capo, il segretario di Stato del ministero degli Esteri tedesco Richard von Kühlmann, della profonda crisi politica del governo bolscevico: “Oggi, dopo più di due mesi di attenta osservazione, non posso più fare una diagnosi favorevole del bolscevismo: noi, senza dubbio, siamo al capezzale di un grave malato; e sebbene possano esserci momenti di apparente miglioramento, alla fine è condannato”. A maggio telegrafò a Berlino che “la Triplice Intesa starebbe spendendo ingenti somme per portare al potere l’ala destra del Partito socialista-rivoluzionario e riprendere la guerra… I marinai sulle navi… sono probabilmente completamente corrotti, poiché così come l’ex reggimento Preobraženskij, scorte di armi… dalla fabbrica di armi nelle mani dei socialisti rivoluzionari”. Il diplomatico tedesco Karl von Bothmer ha anche testimoniato che l’ambasciata tedesca, a partire da metà giugno 1918, ha ricevuto ripetutamente minacce su cui il “servizio di sicurezza bolscevico” ha indagato, ma senza successo.

Poco tempo dopo, nel 1919, a villa Berg venne ospitato il comitato esecutivo centrale dell’Internazionale Comunista. Era quindi frequentata da Lenin, sua moglie Nadežda Krupskaja, Jakov Sverdlov, vi lavoravano Zinov’ev, Trockij, Radek, Bucharin. Dopo il riconoscimento della Russia sovietica da parte italiana, un anno dopo, nel 1924, divenne sede dell’ambasciata d’Italia. All’inizio della seconda guerra mondiale, il palazzo Berg fu affidato alle cure dell’ambasciatore giapponese a Mosca. Nel 1944 furono ripristinate le relazioni diplomatiche e, nel 1949, l’ambasciata italiana tornò a palazzo Berg, dove si trova tuttora.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia. Anche stavolta l’Italia non c’entra, ma penso che apprezzerete quanto sia struggente questo brano, come quasi solo la Russia sa essere, ed oltretutto è uno spaccato di quella multietnicità del Paese di cui vi parlo molto spesso.

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Парфенон?

На Западе изобретают скандальные заголовки, чтобы вынудить аудиторию кликнуть на статью. Далее оказывается, что порой это не соответствует статье, а порой просто ложь. А тем временем ты все же кликнул. Между прочим, некоторым редакторам платят за количество лайков и просмотров.

Так вот. Эта медийная чума, увы, начинает распространяться и на российские СМИ, причем, вполне себе респектабельных.

Сегодня утром, открываю РИА Новости, а у них там часто одни и те же новости дублируются на Радио Спутник. На этом последнем читаю: разрушен храм Парфенон. Бог ты мой, что случилось? Вроде, войны в Греции нет. Может, землетрясение? Кликнул.

26 сентября 1687 года при обстреле Афин венецианской армией был разрушен храм Парфенон. Это случилось во время войны европейской «Священной лиги» против Османской империи. Часть скульптур древнего храма уцелела. Дож Франческо Морозини хотел вывезти их в Венецию, однако при демонтаже монументы разрушились. Несколько осколочных фрагментов все-таки отправили в Италию, остальное бросили на месте. А Парфенон с того времени так и стоит полуразрушенным.

Стыдно, дорогие мои нетоварищи.

sabato 23 settembre 2023

Lavrov ONU Conferenza Stampa

Introduzione e risposte alle domande dei media del Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov alla conferenza stampa al termine della settimana ad alto livello della 78a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, New York, 23 settembre 2023

Signore e signori,

Grazie per il vostro interesse per il lavoro della delegazione russa. Sono sicuro che conoscete i discorsi tenuti alla riunione del Consiglio di Sicurezza del 20 settembre di quest’anno e al dibattito politico generale dell’Assemblea Generale di oggi. Il nostro compito era quello di trasmettere nel modo più chiaro possibile la visione del nostro Paese sull’evoluzione delle relazioni internazionali e la comprensione di ciò che è necessario fare per risolvere in qualche modo i problemi che si stanno accumulando senza precedenti. Innanzitutto attraverso la ricerca di un accordo reciproco basato sul mutuo rispetto di tutti gli Stati senza eccezioni.

Questa linea sta ottenendo un grande sostegno da parte dei Paesi del Sud del mondo. Ma ad essa resiste l’“Occidente collettivo” – la minoranza globale. In politica, economia, ambiente dell’informazione, cultura e sport, vogliono mantenere il loro dominio o espandere la loro posizione egemonica con mezzi disonesti.

Nei contatti con i nostri colleghi dei Paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, rispondendo alle loro domande, abbiamo parlato in dettaglio di aspetti specifici dell’attuale fase della crisi della sicurezza europea. E’ nata come conseguenza del fatto che l’Occidente, nel corso degli anni, ha trasformato l’Ucraina in una “anti-Russia”. Questo Paese si stava preparando per essere “trascinato” nella NATO, il regime di Kiev, salito al potere a seguito di un colpo di Stato, è stato incoraggiato a creare minacce dirette alla sicurezza della Federazione Russa ai nostri confini e a sterminare tutto ciò che è russo in Ucraina: nelle sue leggi, nel sistema educativo, nelle sfere dell’informazione e della cultura di massa, ecc.

La crisi della sicurezza europea continua. Ci auguriamo che i politici che hanno l’abitudine di notare e analizzare i fatti traggano le conclusioni da ciò che sta accadendo. Ce ne sono pochi, ma ce ne sono ancora alcuni.

Vediamo con quanta fermezza i Paesi del Sud del mondo e della maggioranza mondiale si trovano nella posizione di garantire in primo luogo i propri interessi nazionali. Da questo punto di vista, non vogliono aderire alle sanzioni anti-russe e partecipare ad alcune campagne organizzate dall’Occidente, quando radunano letteralmente le persone a vari eventi per parlare a favore dell’Ucraina e condannare la Russia, accusandola di tutti i suoi peccati.

Procediamo dai nostri interessi nazionali. Tutti coloro che agiscono in questo modo sono promettenti partner della Russia. “A margine” della Settimana di alto livello della 78a Assemblea generale delle Nazioni Unite, ho avuto più di 30 incontri. Abbiamo discusso con tutti i colleghi delle prospettive delle relazioni bilaterali. Ci sono molti nuovi progetti interessanti che noi, insieme ai nostri amici, siamo pronti a realizzare sulla base del reciproco vantaggio. Continueremo a sviluppare la cooperazione all’interno dei BRICS. Si sono svolte riunioni separate dei ministri degli Esteri di BRICS, OCS, OTSC e CICA (la Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia). Ci aspettiamo che tutte queste associazioni regionali sostengano attivamente il processo di riforma delle Nazioni Unite, aggiungendogli maggiore stabilità e legittimità, anche nel quadro delle discussioni in corso sulla riforma del Consiglio di Sicurezza, che noi sosteniamo.

Non voglio più fare il solista. Pronto per le domande.

Domanda (traduzione dall’inglese): Se il presidente dell’Ucraina abroga la legge che vieta i contatti con la Russia, Mosca siederà al tavolo delle trattative? A quali condizioni? L’ONU dovrebbe fungere da mediatore?

Pensa che le elezioni presidenziali in Russia potrebbero diventare un ostacolo ai negoziati di pace prima del marzo 2024? Come valuta il “vertice di pace” annunciato dall’Ucraina contro “l’aggressione russa”?

Lavrov: E’ facile rispondere a questa domanda. Si compone di presupposti e modi congiuntivi. Non siamo guidati dalle fantasie. Vladimir Zelenskij non ha ancora annullato il suo decreto. Nessuno gli darà tale ingaggio. Corre in giro per il mondo chiedendo soldi, armi, attenzione, ecc. Questo non è nelle nostre regole.

Siamo guidati dalla “nuda” realtà: il presidente dell’Ucraina e tutti coloro che lo guidano a Washington, Londra e Bruxelles affermano all’unanimità che non esiste altra base per la pace oltre alla “formula di Zelenskij”. Questa “formula” può essere descritta in diversi modi, ma è irrealizzabile. Tutti lo sanno. Allo stesso tempo, dicono che questa è l’unica base per i negoziati, e in generale la Russia deve essere sconfitta “sul campo di battaglia”.

Questo è ciò che sentiamo come fatto. Traiamo la conclusione che nessuno vuole mostrare seriamente di comprendere ciò che sta accadendo. Compreso chi capisce, ma non vuole farlo pubblicamente. E in queste condizioni, se si dice “sul campo di battaglia”, allora va bene, lo facciamo.

Domanda: Durante il suo discorso al Consiglio di Sicurezza, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato che la Russia avrebbe rapito bambini dal territorio dell’Ucraina. Dopodiché lei ha avuto l’opportunità di parlare con lui. E’ stato possibile chiarire cosa intendesse e su quali dati si basasse? Come valuta l’impegno di una persona a capo di un’organizzazione internazionale creata, tra l’altro, dalla Russia?

Lavrov: Molti sono rimasti sorpresi dal discorso del segretario generale dell’ONU Antonio Guterres alla riunione del Consiglio di Sicurezza. Oltre ad altre dichiarazioni su ciò che sta accadendo in Ucraina che non corrispondono alla realtà, ha improvvisamente deciso di fare un ampio passaggio sul tema dei bambini scomparsi, rapiti, nascosti e di coloro che muoiono di fame, ecc.

E’ stato particolarmente sorprendente sentire parlare di bambini. Il Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per i bambini e i conflitti armati, Virginia Gamba, ha visitato la Russia nel maggio di quest’anno. Ha trascorso diversi giorni in discussioni dettagliate, riunioni e chiarimenti su questioni che la interessavano. Tutte le risposte sono state fornite, anche durante un incontro con il Commissario sotto la presidenza della Federazione Russa per i diritti dei bambini, Marija L’vova-Belova, con la quale lavoriamo a stretto contatto.

Quando abbiamo sentito ciò che ha detto Guterres al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, poi durante i negoziati con lui, tra le altre domande, gli ho chiesto sulla base di quali fatti faccia tali dichiarazioni, perché non sono stati forniti riferimenti. Non ho ancora sentito una risposta, ma l’ho chiesta. Questa è roba seria.

E’ successo così che ogni anno sorgono nuove domande senza risposta nei rapporti con Guterres. Quando nel 2022 al Consiglio di sicurezza dell’ONU si discusse la prossima dimensione della questione ucraina, furono mosse accuse contro la Russia in relazione alla tragedia nel villaggio di Buča. A quel punto erano passati sei mesi e ho detto al microfono che stavamo cercando senza successo di capire cosa fosse successo lì. Innanzitutto, vogliamo ottenere un elenco dei nomi di quelle persone i cui corpi sono stati mostrati al mondo intero e sono diventati motivo di un altro scoppio di rabbia, elenchi di sanzioni, ecc. Ha detto che nessuno poteva darci la risposta. Abbiamo contattato diverse strutture. Alla presenza di tutti i membri del Consiglio di Sicurezza e degli altri Paesi membri delle Nazioni Unite, ho chiesto al microfono a Guterres di usare le sue capacità e autorità per fare una cosa non molto difficile: ottenere un elenco dei nomi delle persone i cui corpi sono stati mostrati a Buča. Non abbiamo ancora niente. Oltre a spiegazioni su una serie di altre questioni, a cominciare dall’“avvelenamento” degli Skripal’. Non vengono presentati documenti. “Avvelenamento” di Aleksej Navalnyj – la Germania dice che non permetterà di vedere i suoi test. L’OPAC (l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) dice di avere i risultati, ma Berlino vieta di mostrarli. Perché?

Dovreste chiederglielo voi. Rendere un’indagine giornalistica sugli eventi “più fresca” rispetto all’omicidio dell’ex presidente degli Stati Uniti John Kennedy (anche questo non può essere completamente indagato). Tuttavia, sono stati utilizzati dall’Occidente per creare una certa atmosfera nelle discussioni internazionali e utilizzare impudentemente i falsi per promuovere soluzioni che non hanno nulla a che fare con la realtà e le prospettive di attuazione.

Un Boeing malese è stato abbattuto nel luglio 2014. Una domanda semplice a cui è anche impossibile rispondere. Quando è iniziata l’indagine, la Russia ha fornito dati provenienti da satelliti e radar. L’Ucraina ha detto che i suoi radar non funzionavano quel giorno. Gli Stati Uniti hanno detto: i dati dei satelliti americani confermano che lo hanno fatto i russi, ma non li daranno a nessuno. Il tribunale dei Paesi Bassi, esaminando la questione, ha affermato che gli Stati Uniti hanno confermato i loro dati satellitari. Quando gli avvocati hanno chiesto dove fossero, hanno risposto che si trattava di dati segreti. Washington non li ha forniti, ma l’Aja, dicono, non ha motivo di non credergli. Inoltre, 13 testimoni dell’accusa sono rimasti anonimi e non sono stati mostrati a nessuno. Non come a Buča (spero che siano tutti vivi), ma non ci sono i nomi di coloro che sono stati mostrati. Anche i testimoni del Boeing non hanno cognomi.

Ritornando alla questione dei figli. Aspettiamo che il segretario generale Guterres confermi le sue dichiarazioni. Deve agire per conto del Segretariato delle Nazioni Unite in qualità di principale funzionario amministrativo, come scritto nella Carta delle Nazioni Unite. Senza consentire alcuna deviazione dall’articolo 100 della Carta, secondo il quale tutti i dipendenti del Segretariato, guidato dal Segretario Generale, devono lavorare in modo imparziale, neutrale, senza ricevere istruzioni da alcun governo. Stiamo aspettando risposte.

Domanda (traduzione dall’inglese): ha menzionato i bambini ucraini. Secondo Kiev, la Corte penale internazionale e la Procura, il numero dei bambini portati via dall’Ucraina è di circa 19.000, diverse centinaia sono stati rimpatriati. Posso mostralei un video con esempi specifici e interviste con bambini che sono stati salvati. Quando prevede che la Russia incontrerà il rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per i bambini e i conflitti armati, Virginia Gamba, per avviare le discussioni sul ritorno dei bambini?

Lavrov: Ho appena detto che il rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per i bambini e i conflitti armati, Virginia Gamba, ci ha visitato e ha trascorso diversi giorni dove si trovano i bambini prelevati dalle zone di conflitto. Continuiamo a contattarla.

Ho visto i diversi video di cui lei parla. Sappiamo come vengono girati e realizzati questi video. A Buča hanno anche mostrato un video di come giacevano i cadaveri. E allora?

Abbiamo ripetutamente diffuso informazioni su ciò che sta realmente accadendo ai bambini. Per quanto riguarda i suoi video. Chiederò sicuramente alla nostra Missione di inviarvi il materiale che abbiamo distribuito più volte, anche alle Nazioni Unite, spiegando che è disponibile l’elenco di tutti i bambini senza genitori (a differenza dei corpi di Buča). C’è l’elenco dei bambini vivi e le coordinate su come contattare chi sarà pronto a consegnare questi bambini ai genitori o ai parenti stretti qualora si presentassero. Questa è una cosa che è stata spiegata molte volte. Le invieremo sicuramente i materiali.

Domanda (traduzione dall’inglese): Ma non sto parlando di Buča, bensì dei bambini della lista…

Lavrov: L’ho appena detto. Probabilmente non stava ascoltando. A differenza di Buča (dove nessuno ci dice i cognomi), noi abbiamo mostrato a tutti i cognomi dei bambini vivi (grazie a Dio) molto tempo fa. Stiamo aspettando che uno dei loro parenti si presenti e confermi che sono imparentati. Quindi porteranno via immediatamente il bambino. La maggior parte di queste persone sono coloro che vivevano negli orfanotrofi, che i loro genitori vi avevano trasferito per vari motivi. Quando è iniziata l’operazione militare speciale, li abbiamo portati in un luogo sicuro. Ma non abbiamo mai nascosto i nomi dei bambini portati via e il luogo in cui si trovano. Abbiamo sempre invitato e continuiamo ad invitare i genitori, se si presentano, a venire a prendere i propri figli. Dovreste venire lì voi stesso e parlare con i bambini. Non si vede così bene da qui.

Marija Zacharova: Volevo dire alla CBS che il 16 ottobre è prevista una conferenza stampa del Commissario per i diritti dell’infanzia sotto il presidente della Federazione Russa, Marija L’vova-Belova. Vi invitiamo a partecipare di persona. Potrà porre tutte le domande. Se invia prima del materiale, lei sarà felice di commentarlo.

Domanda (tradotta dall’inglese): Dicono che è giunto il momento di ripristinare la fiducia reciproca tra Armenia e Azerbajdžan. Questa settimana abbiamo visto accuse dell’Armenia e proteste anti-russe a Erevan. La Russia ha perso la sua influenza nella regione o sta diminuendo, dato il conflitto militare in Ucraina?

Lavrov: Non sta a me giudicare. E’ immodesto dire che in una determinata regione la nostra influenza aumenta e in un’altra rimane la stessa. Decida lei. Molte cose stanno ora diventando più chiare davanti ai nostri occhi.

Il fatto che in Armenia, come in numerosi altri Paesi dell’ex Unione Sovietica, esista una potente lobby rappresentata da un insieme di organizzazioni non governative create (anche attraverso molte fondazioni occidentali) che promuovono gli interessi degli Stati Uniti e i suoi alleati (consistono nel minare l’influenza della Russia lì), questo è un dato di fatto. Ci sono molte di queste organizzazioni lì.

Quando ci sono stati precedenti disordini, il signor Nikol Pašinjan si è espresso contro il governo precedente e ha chiesto giustizia, tutto ciò si è manifestato. Trattiamo questo come passioni infiammate artificialmente. Sappiamo chi è interessato a questo e chi lo sta guidando. Sfortunatamente, la leadership armena periodicamente “getta benzina sul fuoco”.

Ad esempio, il primo ministro armeno Pašinjan e il presidente dell’Azerbajdžan Il’dar Aliev, sotto gli auspici dell’Unione europea, hanno firmato un documento in cui affermano di riconoscere reciprocamente l’integrità territoriale entro i confini del 1991. Ciò significa che il Nagorno-Karabach è Azerbajdžan. Tutto lì.

A proposito, quando hanno firmato questo documento sotto gli auspici dell’Unione Europea, si sono dimenticati di scrivere che è necessario garantire i diritti del popolo del Karabach come minoranza nazionale. Quando nella società armena sono iniziate le discussioni (di recente riprese) su come è successo tutto, chi ha consegnato il Karabach a chi e chi no, il presidente del parlamento armeno non si è vergognato di dire che il Karabach è stato dato all’Azerbajdžan da Putin nel novembre 2020, quando abbiamo firmato gli accordi per porre fine alla guerra dei 44 giorni. Tali accordi (se è interessato a questo argomento) stabilivano che il Karabach è l’area di responsabilità del contingente russo di mantenimento della pace. Era inteso (se ne è discusso durante i negoziati) che lo status del Karabach sarebbe stato rinviato e sarebbe stato preso in considerazione in seguito. Pertanto, dopo che il primo ministro armeno Pašinjan ha firmato che il Karabach è Azerbajdžan, accusandoci di averlo fatto noi…

Sfortunatamente, ci sono molti politici di questo tipo qui. Comprendiamo approssimativamente la loro biografia. Siamo fermamente convinti che il popolo armeno ricordi la nostra storia comune e colleghi la propria storia con la Russia e altri Paesi amici. Innanzitutto dai Paesi di questa regione, e non da chi viene da oltreoceano.

Domanda (tradotta dall’inglese): Potrebbe per favore spiegare qual è l’obiettivo e il valore della Russia nel continuare la sua partecipazione alle Nazioni Unite, dato l’isolamento e le critiche esistenti da parte delle organizzazioni internazionali (comprese le Nazioni Unite) a causa del fatto che la parte russa ha violato i principi fondamentali, inclusa la sovranità territoriale?

Lavrov: Dal nostro ultimo incontro, le domande della CNN sono diventate ancora più semplici.

Lavoro perché c’è qualcosa da fare qui. Se vuole descrivere il presunto isolamento, lo descriva. Osservi la nostra delegazione, come trascorriamo il nostro tempo, chi incontriamo, cosa facciamo, a quali eventi multilaterali partecipiamo.

Lavoriamo con coloro che rispettano se stessi e che non tradiranno mai i propri interessi nazionali perché sono stati “nobilitati” da Washington.

Sappiamo che gli americani viaggiano in tutto il mondo e vietano gli incontri con i nostri diplomatici e i rappresentanti russi in generale.

Dirò questo: gli Stati Uniti sono una grande potenza. Questo è chiaro a tutti. Ma andare in giro in quel modo e minacciare tutti solo per mostrare la propria ossessione per il dominio è vergognoso per una grande potenza che faccia queste cose.

Lavoriamo con coloro che sono pronti a interagire con noi. Ad essere sincero, non ho avuto tempo per annoiarmi. Ieri ho iniziato a lavorare alle 8 di mattina e ho finito alle 20 di sera.

Domanda (traduzione dall’inglese): sull’“iniziativa del Mar Nero”. I vostri colleghi occidentali accusano la Russia di usare il cibo come arma, ma non vogliono continuare i negoziati sull’“accordo”. Quale sarà la risposta della Russia? Ne ha parlato con il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres?

E’ passato un anno da quando i gasdotti Nord Stream sono stati fatti saltare. Vediamo un silenzio generale in relazione a questo fatto. L’ONU è imbarazzata nell’esprimere preoccupazione al riguardo? Ha nuovi dati?

Lavrov: L’Iniziativa del Mar Nero era composta da due parti. Si trattava di un “pacchetto” frutto di negoziati. Rifletteva tutti gli interessi delle parti, insieme agli interessi degli altri partecipanti. Ma mentre la parte ucraina del “pacchetto” è stata implementata in modo abbastanza efficace e rapido, la parte russa non è stata affatto implementata.

Allo stesso tempo, più volte (mentre la parte ucraina dell’“iniziativa” era ancora in funzione), questi corridoi nel Mar Nero, che i nostri marinai aprirono per il passaggio sicuro delle navi portarinfuse con grano, furono utilizzati più volte per lanciare navi di superficie con droni per attaccare le navi russe. Abbiamo avvisato più volte. Non li hanno fermati.

Ma il motivo principale per cui abbiamo abbandonato questo accordo ed essa ha cessato di esistere è che tutto ciò che ci era stato promesso si è rivelato un inganno.

Rispetto gli sforzi del Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres e della Segretaria generale della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD) Rebeca Grynspan. Ci stanno provando sinceramente. Ma non si è realizzato né il ritorno della Rossel’chozbank al sistema SWIFT, né la soluzione dei problemi dell’ingresso senza ostacoli delle navi russe nei porti (principalmente mediterranei e altri europei), né la soluzione del problema dell’assicurazione, che è quadruplicata come costi, né tutta una serie di altre cose.

La parte ucraina del “pacchetto”, firmato nel 2022, conteneva l’impegno a ripristinare le forniture di ammoniaca nel contesto dell’espansione delle esportazioni di fertilizzanti. Sapete tutti che ancor prima che lasciassimo questa “iniziativa”, l’oleodotto dell’ammoniaca Togliattigrado-Odessa era stato fatto saltare in aria. Proprio come nel caso dei Nord Stream, nessuno si ricorda di questo gasdotto dell’ammoniaca e nessuno indagherà.

Per quanto riguarda il Nord Stream, questo è un altro esempio (non posso elencare tutto) di come i fatti più importanti vengono nascosti “sotto traccia”, di come si prepara l’ennesima menzogna, per poter poi costruire su di essa i propri schemi geopolitici. Dell’elenco fanno parte: Buča, Salisbury, Navalnyj – c’è di tutto. Anche il Nord Stream e l’oleodotto dell’ammoniaca Togliattigrado-Odessa. Queste sono solo le cose più gravi.

Ritornando alla “storia” del grano. Continuiamo a lavorare sia con Guterres che con Rebeca Grynspan. Ma sono rimasto un po’ sorpreso quando il Segretario Generale, in un’intervista alla vigilia della sessione dell’Assemblea Generale, ha cominciato a dire che stava ancora cercando di attuare il Memorandum tra l’ONU e la Russia per iniziare a utilizzare questo canale per l’esportazione di fertilizzanti e cereali russi. In tutte le sue azioni non esce di un centimetro dal regime di restrizioni e non viola il regime di sanzioni unilaterali imposte illegalmente alla Federazione Russa dagli americani e dai loro alleati occidentali. Questa è una risposta significativa. Capisce che non può fare nulla. Per più di un anno gli hanno fatto capire di non pensare nemmeno al fatto che le sanzioni sarebbero state allentate per attuare questa parte del “pacchetto”. Sta cercando modi artificiali per aggirare le sanzioni e ammette che sta lavorando nel loro quadro.

Da qui salta fuori non più la Rossel’chozbank, bensì una sua filiale in Lussemburgo, che non ha nemmeno la licenza per svolgere operazioni bancarie, tentando di negoziare bonifici bancari una tantum con alcune banche americane. Cioè, quello che ci hanno offerto significa questo: domani riprenderemo la parte ucraina dell’accordo, e proveremo a discutere la vostra tra un paio di mesi per raggiungere una soluzione.

Domanda (traduzione dall’inglese): E’ in fase di sviluppo la questione dell’“Iniziativa del Mar Nero”. Lei ha menzionato la lettera del segretario generale delle Nazioni Unite Guterres. La Russia accetterà di rinnovare l’“accordo”? Se le proposte relative al collegamento di Rossel’chozbank allo SWIFT vengono accettate, siete pronti a concordare con il Segretario generale?

Lavrov: Ho già risposto alla lettera del Segretario generale delle Nazioni Unite. Lui stesso ha descritto le sue proposte come strutturate non con l’obiettivo di ottenere esenzioni dalle sanzioni, ma in qualche modo di non violare queste sanzioni, e allo stesso tempo di trovare delle “vie”.

Lei ha menzionato la filiale della Rossel’chozbank in Lussemburgo. Guterres ha detto che saremmo d’accordo sul fatto che se la parte ucraina dell’accordo verrà aperta “domani”, allora questo ramo sarà collegato entro due mesi. Innanzitutto non ha nemmeno una licenza bancaria. In secondo luogo, è già inattivo e in fase di chiusura. Ciò dimostra come gli esperti delle Nazioni Unite approfondiscano l’essenza della questione.

Domanda (tradotta dall’inglese): la Russia invierà ancora più forze di pace nel Nagorno-Karabach?

Lavrov: Le nostre forze di pace stanno ora aiutando i contatti tra i rappresentanti del Karabach e i funzionari azeri. Si sono incontrati il 21 settembre di quest’anno. Le nostre forze di pace sono presenti lì perché il loro ruolo è importante per rafforzare la fiducia in modo che la popolazione del Karabach, soprattutto all’inizio, si senta al sicuro.

Quanto tempo e quante forze di pace saranno necessarie: questi problemi si risolvono sul posto, “sul campo”.

Domanda (traduzione dall’inglese): è giusto dire che la Russia ha ufficialmente respinto le proposte del segretario generale delle Nazioni Unite Guterres contenute in questa lettera?

Lavrov: Se vuole assolutamente scrivere cose brutte e le piace la parola “rifiutato”, allora questa è una sua scelta. Prego. Abbiamo spiegato al Segretario Generale perché le sue proposte non possono funzionare. Non le rifiutiamo. Sono semplicemente irrealizzabili come tali. Scriva la verità la prossima volta!

Domanda (traduzione dall’inglese): Riguardo ai recenti attacchi alla Crimea. Nella zona è stato avvistato un aereo da ricognizione americano. Ciò suggerisce che Washington potrebbe aver fornito informazioni per l’attacco. Inoltre, c’è la promessa del presidente Biden di inviare missili ATACMS in Ucraina. A che punto gli Stati Uniti diventeranno parte di questo conflitto? Quando diventerà un conflitto diretto con gli Stati Uniti senza un “delegato” sotto forma di Ucraina? Quando verrà coinvolta Washington?

Lavrov: Esistono norme legali in base alle quali un Paese è definito partecipante diretto alle ostilità. Gli Stati occidentali cercano in ogni modo di evitarle e di non ricordarle. In realtà stanno combattendo contro di noi con le mani e i corpi degli ucraini. Tutti i qui presenti che siano anche solo leggermente interessati all’enorme flusso di informazioni e materiali analitici riguardanti la situazione ucraina sanno molto bene che gli americani, gli inglesi e molti altri stanno combattendo. Lo fanno fornendo sempre più armi.

Oggi, nel mio discorso alla discussione politica generale della 78a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ho citato le cifre – quanto è stato investito finora – almeno 170 miliardi di dollari sono stati investiti solo in Ucraina rispetto allo sfondo (queste statistiche sono disponibili) dei volumi e dei termini promessi che i Paesi occidentali hanno dato agli africani e ad altri Stati bisognosi di assistenza, principalmente in termini di sviluppo e di risoluzione delle questioni legate al cambiamento climatico. Non può essere manco paragonato.

Guardate come vengono concessi prestiti ai Paesi in via di sviluppo da parte del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale e persino dell’Associazione internazionale per lo sviluppo. All’Ucraina sono stati concessi prestiti per quasi il 700% della sua quota. Nessuno lo ha mai fatto prima. E non è stato permesso di saldare il significativo debito del Paese fino al 2027. Decisioni così rapide e preferenziali non sono mai state prese in relazione a nessun altro Paese.

Armamenti: qui è tutto chiaro. Gli istruttori sono gli stessi. Insegnano in Polonia, Germania, Gran Bretagna. Sappiamo che lavorano in grandi quantità sul territorio dell’Ucraina. Naturalmente ci sono molti mercenari lì. Una parte significativa dei quali sono ufficiali di carriera. Lo status di mercenario ti consente di evitare di oltrepassare quella linea prettamente legale.

Informazioni dai satelliti. Leggiamo dichiarazioni sulla posizione di Elon Musk e della sua azienda Starlink. I satelliti militari lavorano a pieno ritmo. Sono in volo anche aerei da ricognizione (soprattutto americani e britannici). Non solo mirano al bersaglio, ma monitorano anche da dove opera la nostra difesa aerea per “aiutare” la prossima volta.

Può chiamarlo come vuole. Sono direttamente in guerra con noi. Chiamiamo questa guerra “ibrida”. Ma questo non cambia la questione.

Domanda (tradotta dall’inglese): Nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha affermato che sta emergendo un ordine mondiale multipolare. Renderà il mondo più sicuro o porterà a una corsa agli armamenti e a una nuova Guerra Fredda?

Gli Stati Uniti dicono sempre che se gli ucraini smetteranno di combattere, l’Ucraina non esisterà più. La Russia riconoscerà la sovranità dell’Ucraina?

Lavrov: Nel 1991 abbiamo riconosciuto la sovranità dell’Ucraina sulla base della Dichiarazione di Indipendenza, adottata dopo aver lasciato l’URSS. La Dichiarazione contiene molte cose positive, incluso il fatto che rispetteranno i diritti delle minoranze nazionali, del russo (vi è menzionato direttamente) e di altre lingue. Poi tutto questo è stato incluso nella loro Costituzione. Nella Dichiarazione di Indipendenza, uno dei punti principali per noi era che l’Ucraina sarebbe stata un Paese non allineato e non avrebbe stretto alcuna alleanza militare. In quell’edizione, a quelle condizioni, sosteniamo l’integrità territoriale di questo Stato.

Hanno avuto un mini-colpo di Stato nel 2004. Gli americani lo hanno “introdotto” illegalmente, costringendo gli ucraini a tenere un terzo turno di elezioni, non previsto dalla Costituzione, per la presidenza di un “loro” uomo. Anche allora abbiamo comunicato bene con loro e abbiamo lavorato normalmente.

Capisco di aver spiegato “male” le cose in tutti questi mesi. Anche ieri e il 21 settembre non mi sono spiegato bene. Il secondo colpo di Stato è avvenuto il giorno dopo la firma di un accordo transattivo, secondo il quale si sarebbero dovute tenere elezioni anticipate. La mattina dopo l’opposizione ha occupato tutti gli edifici amministrativi. Quando abbiamo iniziato a chiamare i garanti di questo accordo, Francia, Polonia e Germania, per qualche motivo non ci è stato detto molto chiaramente che a volte la democrazia assume forme così “insolite”.

Innanzitutto questi “democratici”, che hanno compiuto un colpo di Stato e ucciso più di un centinaio di persone, hanno annunciato che avrebbero abolito lo status della lingua russa in Ucraina. Hanno immediatamente annunciato una campagna di militanti armati in Crimea per impadronirsi del Consiglio Supremo di Crimea. Queste persone si sono semplicemente alzate per difendere le loro case, la loro lingua, le loro tradizioni. Si è tenuto un referendum. Quindi la Crimea si unì immediatamente alla Russia.

Contro il Donbass, non appena si sono tenuti i referenda, Kiev ha scagliato aerei e carri armati militari. Città e paesi furono bombardati. Tutta questa disgrazia venne fermata un anno dopo con la firma degli accordi di Minsk. L’anno scorso, tutti coloro che li hanno firmati (tranne il presidente russo Putin) – l’ex cancelliere tedesco Angela Merkel, l’ex presidente francese François Hollande, l’ex presidente ucraino Pëtr Porošenko – hanno affermato che non intendevano attuare nulla, avevano semplicemente bisogno di tempo per dare armi all’Ucraina contro la Russia.

Spesso ci viene detto (dallo stesso segretario generale dell’ONU Guterres) che è necessario attuare la risoluzione sull’Ucraina, perché l’Assemblea generale dell’ONU l’ha adottata. Bene. Se seguiamo questa logica, fatelo. Perché allora non vengono attuate risoluzioni su molte altre questioni, compresa quella sulla decolonizzazione – sull’isola di Mayotte e nell’arcipelago di Chagos? Perché la Gran Bretagna si sta allontanando dall’attuazione della risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sulle Isole Malvinas? Se prendiamo in considerazione le risoluzioni che conosciamo sui metodi di pressione promosse dai nostri colleghi occidentali, allora sono state tutte votate. Un buon terzo dei Paesi non le ha sostenute. E c’è una risoluzione di cui ora voglio parlare che è stata adottata all’unanimità: la Dichiarazione dei principi del diritto internazionale sulle relazioni amichevoli e la cooperazione tra gli Stati in conformità con la Carta delle Nazioni Unite. Si parla sia di sovranità che di integrità territoriale: ognuno è obbligato a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale di quei Paesi i cui governi rispettano il principio di autodeterminazione dei popoli e, quindi, rappresentano l’intera popolazione che vive in un dato territorio. Per essere rispettato, devi rispettare la tua popolazione.

Il nostro stimato Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres ha affermato in uno dei suoi discorsi che il principio che apre la Carta delle Nazioni Unite “Noi siamo i popoli...” significa democrazia, che i governanti devono avere il consenso di coloro che governano.

L’Assemblea Generale dell’ONU a suo tempo dichiarò che avrebbe rispettato l’integrità territoriale di coloro che rappresentano l’intera popolazione che vive sul suo territorio.

Di fatto, hanno iniziato una guerra contro il Donbass e la Crimea. Come si può dire che il governo dei golpisti rappresenti il popolo, o quel popolo dei territori che hanno indetto un referendum sull’adesione alla Federazione Russa nel 2022?

Non abbiamo problemi con l’integrità territoriale dell’Ucraina. E’ stata distrutta da coloro che hanno effettuato e sostenuto il colpo di Stato, i cui leader hanno dichiarato guerra al proprio popolo e hanno iniziato a bombardarlo.

Domanda (tradotta dall’inglese): in che modo la visita del presidente nordcoreano Kim Jong-un influenzerà le relazioni bilaterali con la Russia? Di cosa parlerà durante la sua visita in Corea del Nord a ottobre?

Ci sono ragioni particolari per cui non ha ascoltato il discorso del presidente dell’Ucraina alla riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite?

Lavrov: Dopo la visita del presidente della RPDC Kim Jong-un nella Federazione Russa, il presidente Vladimir Putin ha rilasciato commenti ai media. Ha parlato dei settori di cooperazione discussi e concordati da sviluppare e integrare. Secondo gli accordi dei presidenti, organizzeremo i miei negoziati a Pyongyang, che potrebbero svolgersi il mese prossimo.

Per quanto riguarda il discorso di Zelenskij. So cosa può dire. A proposito, non era dell’umore giusto, non era allegro. Tutti sapevano cosa avrebbe detto. Perché perdere tempo? Ho le mie cose da fare. Sono stati programmati 33 incontri bilaterali. Erano molto più utili.

Domanda (traduzione dall’inglese): Alcuni giorni fa, la rappresentante permanente degli Stati Uniti presso l’ONU Linda Thomas-Greenfield ha parlato dei principi degli Stati Uniti, delle priorità nel mantenimento del diritto internazionale e dei principi della Carta delle Nazioni Unite. In una conferenza stampa, le è stata posta una domanda sulle alture del Golan. Ha ribadito che i Paesi sostengono la risoluzione 497 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul riconoscimento delle alture del Golan come parte di Israele. Vorrei un commento su questa politica di doppi standard.

Continuiamo questo argomento. Ogni volta che pongo una domanda sul diritto dei palestinesi a difendersi, così come vale per altri popoli che affrontano il problema della dominazione esterna e del colonialismo, parliamo di una soluzione a due stati al problema, molti parlano dell’esempio del Mahatma Gandhi, ciò che è necessario, dicono affinché la Palestina segua le sue orme. Ma Gandhi era sostenuto da miliardi di persone, a differenza dei palestinesi, che erano “messi al muro”. Il popolo palestinese ha il diritto di resistere all’occupazione e alla dominazione esterna da parte di Israele?

Lavrov: Sulla questione palestinese esistono risoluzioni sia del Consiglio di Sicurezza che dell’Assemblea Generale. Vogliamo che tutti si lascino guidare da queste risoluzioni.

Per quanto riguarda la prima parte della sua domanda. Leggerò un testo e lei poi mi dirà. “Il Donbass è molto importante per la sicurezza della Russia. Ma finché Zelenskij sarà al potere in Ucraina, finché la NATO sarà presente lì, i gruppi di milizie sostenuti dalla NATO, lo stesso regime di Zelenskij, rappresentano tutti una minaccia significativa per la sicurezza della Russia. Il controllo sul Donbass in questa situazione, penso che questa questione sia di grande interesse per la sicurezza della Russia. Le questioni legali sono un’altra cosa. Nel tempo, se la situazione in Ucraina cambierà, sarà possibile esaminarla. Non siamo ancora vicini a questo”. E questo è il Segretario di Stato americano Anthony Blinken in un’intervista con Wolf Blitzer l’8 febbraio 2022. Gli è stato chiesto del Golan. Lui ha risposto: “A parte le questioni legali, dal punto di vista pratico è importante per la sicurezza di Israele. Finché Assad è al potere in Siria, mentre l’Iran è presente in Siria, i gruppi ribelli che sostengono il regime di Assad rappresentano una minaccia significativa per la sicurezza di Israele. In pratica, il controllo delle questioni del Golan rimane importante per la sicurezza di Israele. Le questioni legali sono un’altra cosa”. Ecco la sua risposta.

Domanda (traduzione dall’inglese): Ieri lei ha incontrato il Vice Primo Ministro, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica dell’Iraq Fuad Hussein. Le aziende russe operano in Iraq e Kurdistan. Il governo iracheno non può pagare i propri debiti a causa delle sanzioni statunitensi. Come risolverete la questione con il governo iracheno mentre gli Stati Uniti si rifiutano di attuare le esenzioni dalle sanzioni?

Avete buoni rapporti con la regione del Kurdistan iracheno e con il governo iracheno. I governi dell’Iraq e della regione del Kurdistan presentano alcune differenze. Avete interazioni con entrambe le parti per superare controversie e disaccordi? Ha contatti con loro?

Donald Trump ha affermato che se tornerà alla Casa Bianca, sarà in grado di risolvere rapidamente la crisi ucraina. Che ne pensa?

Lavrov: Trump o coloro che lo aiuteranno a farlo.

La prima domanda è: e se Zelenskij annullasse il decreto? Non ci impegniamo in tali “fantasie” e non inventiamo situazioni ipotetiche in cui dovremmo lavorare. Lavoriamo in una situazione reale che si è sviluppata. A Kiev c’è un regime nazista che vieta i negoziati con noi. Prima del divieto le trattative si sono svolte a marzo e aprile 2022. Eravamo d’accordo, era già tutto siglato. Ma due giorni dopo c’è stata Buča, che “ha avuto luogo” perché, credo, qualcuno a Londra o a Washington non voleva che questa guerra finisse.

Legga cosa ha detto il senatore Mitch McConnell su come il sostegno all’Ucraina non sia un atto di beneficenza, ma un investimento nel settore militare-industriale americano, che incoraggia l’intero Occidente a investire denaro nella produzione di armi negli Stati Uniti, aumentando così la propria influenza sull’Europa e preparandosi per il confronto con la Cina. Raccontano tutto con franchezza. Pertanto, non so chi potrà fare qualcosa lì.

Vorrei sottolineare che non solo eravamo pronti, ma abbiamo accettato i negoziati, raggiungendo un accordo nell’aprile 2022. Successivamente, a quanto ho capito, a Zelenskij è stato detto che, poiché i russi hanno dato il loro assenso così rapidamente, impoveriamoli ancora di più. E hanno detto: solo “sul campo di battaglia”.

Pertanto, quando ora ci dicono “negoziati”… il presidente russo Putin lo ha commentato e ha detto chiaramente che siamo pronti per i negoziati, ma non prenderemo più in considerazione alcuna proposta di cessate il fuoco. Perché l’abbiamo già fatto una volta e ci hanno ingannati.

A proposito delle compagnie petrolifere. Funzionano e continuano a funzionare. E’ già in corso il processo per trovare una soluzione che renderà le relazioni russo-irachene indipendenti da chiunque a Washington o in qualsiasi altra capitale, dove sono salite al potere persone che si immaginano padroni del mondo.

Accogliamo con favore il dialogo tra il governo dell’Iraq e del Kurdistan. Quando ero in Iraq la volta precedente, ho visitato anche Erbil. Mi sembrava che l’umore sia a Baghdad che a Erbil fosse quello di risolvere i problemi. Siamo fautori di questo. Come negoziare concretamente. E’ necessario che i rappresentanti di questi gruppi, nonché i curdi e il governo, cerchino essi stessi un compromesso.

Domanda (traduzione dall’inglese): Vorrei citare ciò che ha detto il Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres al Consiglio di Sicurezza: “L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è una grave violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Esacerba le tensioni geopolitiche. Ciò minaccia la stabilità regionale, aumenta la minaccia nucleare e rappresenta una minaccia per un mondo multipolare”.

Lei sa che l’enfasi di questa Assemblea Generale è sullo sviluppo sostenibile, ma non tutti gli obiettivi sono stati raggiunti. Questa guerra sta distogliendo risorse dall’agenda dello sviluppo sostenibile?

Lavrov: Non è la guerra a distogliere l’attenzione, ma l’Occidente sta facendo di tutto per distogliere l’attenzione dai problemi che crea da molti anni nell’economia globale, compresi i mercati alimentari ed energetici (anche prima del COVID-19). Non entrerò nei dettagli. Ne abbiamo parlato molte volte.

Vogliono ridurre tutti i problemi dello sviluppo mondiale al fatto che c’è una guerra. E non perché abbiano annunciato sanzioni che non ci permettono di fornire cibo, fertilizzanti ed energia. Non perché lo proibiscano. Alcuni gruppi di Paesi si riuniscono e gli occidentali inevitabilmente iniziano ad esigere ossessivamente di iniziare a condannare la Russia.

C’è stato un vertice tra America Latina e Unione Europea. Cosa c’entra la Russia? Abbiamo tenuto il vertice Russia-Africa. Non abbiamo condannato nessuno nella dichiarazione finale. E questi “guardiani della democrazia” hanno semplicemente rovinato i nervi a tutti i presenti. Hanno causato un affaticamento fisico tale che nei documenti finali ci avrebbero condannati definitivamente. Ecco di cosa si tratta. Vogliono ridurre tutti i problemi a noi, alle azioni russe in Ucraina. Non possono farlo.

Il G20 si è appena riunito in India. Credo che sia un testo obiettivo non solo sull’Ucraina, di cui si è parlato una sola volta, ma sulla situazione geopolitica in generale. Tutti i conflitti devono essere considerati e non concentrarsi solo su ciò che interessa.

Ora stavamo parlando della Palestina. Sappiamo cosa sta succedendo lì. Come gli americani vogliono fare di tutto per non creare uno Stato palestinese. E nessuno è molto preoccupato per questo argomento, tranne il nostro collega che ha posto una domanda su questo tema.

Per quanto riguarda la situazione reale. Su questa “iniziativa del Mar Nero” si è gridato che ora “moriranno” tutti. In primo luogo, per la parte ucraina che funzionava lì, solo il 3% del grano fornito ai mercati è andato ai Paesi poveri inclusi nella lista del Programma alimentare mondiale. Sono tutti in Africa. Il 48% è andato all’Unione Europea. Il resto va ai Paesi con un reddito superiore alla media, che hanno soldi e possono comprare tutto da soli. Compenseremo questo 3% che è arrivato in Africa durante il periodo della parte ucraina dell’“iniziativa”. Proprio questi volumi. Aggiungeremo anche “un po’ in più”.

Su cosa sto attirando l’attenzione? Ci sono queste grida contro la crisi, la carestia, il “grano come arma”. Qualcuno ha guardato le statistiche dei mercati alimentari mondiali? I prezzi, dopo essere saliti un po’, hanno ormai raggiunto il livello del 2021. Guardate le statistiche e cercate di tenerne conto in qualche modo quando scrivete di tutto questo. Non dimentichiamo che il grano ucraino viene offerto in abbondanza ai Paesi dell’UE. Molti di questi Paesi non vogliono comprarlo perché hanno i propri agricoltori, non hanno bisogno della concorrenza che possa rovinarli. La Commissione europea spende decine di miliardi di dollari per l’Ucraina. Ora ha nuovamente promesso 50 miliardi per tre anni. Questo è il grano che l’Ucraina vuole vendere, ma i Paesi dell’UE non vogliono acquistare a causa della concorrenza, lasciamo che lo compri la Commissione europea e lo invii in Africa. Perché 260mila tonnellate di fertilizzanti di cui gli africani hanno bisogno nei porti settentrionali dei Paesi dell’UE, negli Stati baltici e ad Amsterdam, sono rimaste inattive dal 2022? Abbiamo detto che li hanno arrestati violando ogni norma commerciale immaginabile, ma stiamo dando questi fertilizzanti ai Paesi africani gratuitamente. Ci sono voluti 6 mesi perché il primo lotto di 20mila tonnellate arrivasse in Malawi. Altri 3 mesi affinché 34mila tonnellate raggiungessero il Kenya. Ora non possiamo inviare 34mila tonnellate in Nigeria. Il resto è ancora “giacente lì”, nessuno fa niente. Nessuno chiede loro, durante le conferenze stampa, perché trattengono i fertilizzanti di cui hanno bisogno i Paesi in via di sviluppo. Stanno già marcendo. Guardi le statistiche di ciò che sta accadendo in generale nel mercato alimentare e nel mercato dei fertilizzanti. Molto diventerà chiaro.

Domanda: Il nostro alleato BRICS, l’Arabia Saudita, ha dichiarato che potrebbe acquisire armi nucleari in risposta alla minaccia iraniana. Come reagisce Mosca a tali affermazioni?

Lavrov: Io invece ho sentito dire che se l’Iran acquisisce armi nucleari, anche l’Arabia Saudita sarà costretta a pensarci. Considero questo come un dato di fatto. Nessuno sul pianeta vuole l’emergere di nuovi Stati nucleari.

La Repubblica islamica dell’Iran ha ripetutamente confermato che non esiste tale intenzione. Il loro leader spirituale ha addirittura emesso una fatwa a riguardo. Partiamo dal presupposto che non avranno una bomba. E i vicini dell’Iran non saranno tentati di seguire questa strada.

Domanda (traduzione dall’inglese): La prossima settimana si terrà a Mosca una riunione del formato di consultazioni di Mosca sull’Afghanistan. Quali sono le sue aspettative da questo evento?

La Russia, come la Cina, prevede di inviare un ambasciatore a Kabul?

Un paio di giorni fa, il segretario di Stato americano Blinken ha dichiarato quanto segue in una riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU: “La Russia utilizza droni iraniani per effettuare attacchi contro i civili in Ucraina. Questa è una violazione delle disposizioni della risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. Come risponderebbe a questa affermazione? Considerando il nuovo “accordo” tra Usa e Iran. Pensa che i negoziati sull’Accordo sul nucleare iraniano, il PACG (Piano d’azione congiunto globale), possano iniziare?

Lavrov: La questione dell’accordo con l’Iran non riguarda me. Spero che avrete l’opportunità di chiedere a inglesi, francesi e tedeschi, che hanno già dichiarato che il 18 ottobre scade il requisito della risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza dell’ONU riguardante i programmi missilistici iraniani, che non hanno nulla a che fare con il programma nucleare. Sono stati inclusi in questa risoluzione per raggiungere un compromesso. Gli iraniani ci sono riusciti. Tutte le restrizioni in materia missilistica scadono il 18 ottobre. Londra, Parigi e Berlino hanno già annunciato che rispetteranno queste restrizioni a livello nazionale.

Questo non dà da pensare? Come dovrebbe reagire l’Iran a queste cose? Da un lato gli accordi raggiunti poco più di un anno fa sul testo del rinnovo del PACG restano immobili, perché gli europei non hanno molta fretta. D’altra parte, questa è una “torsione” del rifiuto di attuare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in termini di fine delle sanzioni sui missili. In terzo luogo, dobbiamo essere pragmatici. Gli occidentali onestamente non vogliono riprendere ciò che è stato approvato, ciò che ha funzionato, ciò che l’amministrazione americana ha preso e chiuso. Vogliono ancora una volta ingannare tutti e inventare qualcosa in più: questo è disonesto. C’era una risoluzione. L’Occidente, gli americani lo hanno cancellato. Nessuno degli europei ha protestato. Poi ci sono tornati sopra ma in modo non molto onesto.

Non dimentichi che presto ci saranno le elezioni in America. Non so come la prossima amministrazione tratterà il PACG.

Per quanto riguarda il formato delle consultazioni di Mosca sull’Afghanistan. Non si riunirà a Mosca, ma a Kazan’. Attendiamo con ansia un dialogo su come i Paesi vicini possano aiutare l’Afghanistan a superare le sue attuali difficoltà.

Non capisco la sua domanda su quando invieremo un ambasciatore a Kabul. Non se n’è mai andato da lì. Continua a lavorare come prima. E anche la nostra ambasciata.

A proposito di droni. Oggi abbiamo già elencato le dichiarazioni di vari personaggi, sia nazionali che internazionali, che non hanno alcun fondamento nei fatti. Quantomeno i fatti non sono stati presentati a nessuno. Gli iraniani hanno commentato molte volte questi droni. Chiesero di mostrarne almeno uno che dimostrasse che era il loro. Non posso commentare tali affermazioni. Blinken annuncia molte cose con entusiasmo e pathos. Annunciava che era arrivata la fine dell’era post-Guerra Fredda. Adesso il Gruppo dei Sette deve essere al comando, il che farà del bene non solo al proprio popolo, ma anche a quello del resto del mondo. Se obbediranno. Possiamo discuterne.

Domanda: Vorrei chiederle degli sforzi della nostra diplomazia in direzione africana. Ha tenuto numerosi incontri con i suoi colleghi africani. Come sono andati nel complesso? Qual è secondo lei il motivo del crescente interesse dei Paesi africani per la Russia? In cosa differisce il nostro approccio da quello degli altri principali attori geopolitici della regione?

Lavrov: I negoziati sono stati costruttivi e fruttuosi. Innanzitutto, abbiamo considerato i compiti che devono essere svolti per attuare le decisioni del vertice Russia-Africa, tenutosi nel luglio di quest’anno a San Pietroburgo.

Naturalmente, ogni Paese ha la propria agenda bilaterale. Ci sono due direzioni principali: il commercio in quanto tale e gli investimenti congiunti, i progetti infrastrutturali, nonché i settori dell’istruzione, della cultura, della medicina e dell’assistenza sanitaria. In molti Paesi c’è la consapevolezza che non si arriva solo per sviluppare le risorse naturali, esportarle e trasformarle, ma per creare le basi della propria economia, che produrrà valore aggiunto, aumentando così il loro PIL.

Il Presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, è intervenuto al vertice Russia-Africa. Ha citato interessanti statistiche sul mercato mondiale del caffè, stimato in circa quattrocentosessanta miliardi di dollari l’anno. L’Africa ottiene circa 2,5 miliardi di dollari di questo denaro perché vende i chicchi di caffè alle multinazionali, che li tostano, li trasformano, li macinano, li confezionano e li consegnano. Questo è un esempio chiaro ed eloquente di come l’Africa continui ad essere utilizzata come fonte di risorse in modo simile ai tempi coloniali.

Tutti i nostri piani mirano allo sviluppo di tecnologie moderne. Stiamo parlando con molti Stati dello spiegamento di strutture a terra per il nostro sistema di navigazione satellitare GLONASS, della creazione di strutture sotto la corporazione statale Rosatom, comprese quelle non energetiche, come la medicina nucleare, l’uso delle tecnologie nucleari in agricoltura, così come progetti infrastrutturali e la costruzione di ferrovie. Numerosi Paesi hanno istituito laboratori per individuare e combattere le malattie infettive. L’elenco potrebbe richiedere molto tempo. Naturalmente è anche l’istruzione. Un gran numero di africani studiano da noi. Inclusi molti a scapito del nostro bilancio dello Stato. Non so come i Paesi occidentali parlino agli africani, ma immagino un po’ dall’alto in basso. Noi non lo facciamo mai e, dal punto di vista puramente umano, secondo me, sono impressionati dai metodi della nostra comunicazione con loro.

Domanda (traduzione dall’inglese): Questa settimana, durante il suo discorso al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il Segretario generale Guterres ha affermato che molti si chiedono se la Russia sia interessata ad estendere l’accordo sul Mar Nero. Ha informazioni su questo argomento? Ci sono informazioni sui negoziati tra Turchia e Russia su questo tema?

Lavrov: Per quanto riguarda la dichiarazione del signor Guterres. Non posso essere responsabile dell’uno o dell’altro dei suoi stati d’animo in un momento o nell’altro della giornata. Ad essere sincero, oggi ho già spiegato tutto questo in dettaglio.

Ci hanno mentito e hanno costretto il Segretario Generale delle Nazioni Unite a cadere nell’illusione che l’Occidente stesse per fare qualcosa. Da tempo hanno affermato apertamente che non allenteranno le sanzioni per aiutare l’esportazione di fertilizzanti e cereali russi. Lo hanno affermato direttamente. Lo stesso Guterres ha recentemente affermato di non violare le sanzioni, ma di cercare modi per implementarle. Si scopre che il Segretario generale delle Nazioni Unite applicherà le sanzioni, ma allo stesso tempo cercherà approcci per garantire che l’Occidente ceda e, in via eccezionale, faccia qualcosa da qualche parte.

Questa non è la nostra questione. Questo è stato presentato oggi ai rappresentanti delle Nazioni Unite in modo molto dettagliato. Il mio vice Sergej Veršinin sta lavorando con Rebeca Grynspan e continuerà con Martin Griffiths. Sanno tutto. Mica ce le siamo inventate noi le proposte che il Segretariato ONU aveva inserito nel testo originale dell’iniziativa. Hanno elencato tutto. Niente di tutto questo è stato fatto.

Permettetemi di ricordarvi ancora una volta che, in linea di principio, il presidente russo Putin ha affermato che non appena tutto ciò che è scritto nella parte russa del “pacchetto” inizierà a funzionare, la parte ucraina dell’iniziativa del Segretario generale delle Nazioni Unite riprenderà stesso giorno.

Marija Zacharova (rivolgendosi ai giornalisti in inglese): Grazie. Dobbiamo ritornare al nostro “isolamento” e “isolarci” da voi.