Quarantaduesimo notiziario settimanale di lunedì 11 settembre 2023 degli italiani di Russia. L’8 settembre è stato il natale di Mosca, 876 anni. Buon ascolto e buona visione.
Attualità
Nelle scorse settimane abbiamo già parlato delle forniture USA all’Ucraina di missili all’uranio impoverito, ricordandone le conseguenze vent’anni fa sulla popolazione civile serba e anche sui militari italiani in Jugoslavia. Ora la Casa Bianca ha affermato che i proiettili all’uranio impoverito trasferiti a Kiev non rappresentano una minaccia radioattiva.
C’è una sintomatica dichiarazione in merito di Marija Zacharova, la portavoce del ministero degli esteri russo. Di cosa si tratta: bugie o stupidità? La tossicità dell’uranio impoverito, il suo particolare pericolo per il corpo umano sotto forma di polvere radioattiva, nonché l’effetto della contaminazione del suolo con radionuclidi sono stati scritti più volte esplicitamente.
Ricordiamo che nei luoghi in cui sono state utilizzate munizioni all’uranio impoverito si registra un aumento multiplo delle malattie oncologiche. Lo hanno verificato, ignari delle conseguenze, i soldati della NATO, primi fra tutti, i militari italiani durante l’aggressione dell’Alleanza Nord Atlantica contro la Jugoslavia. Anni dopo, il Parlamento italiano ha pubblicato un rapporto di 252 pagine che contiene dati di ricerca dettagliati.
Quindi, su 7.500 esposti a sostanze tossiche e radiazioni, morirono 372 persone (il 5% di letalità: una persona ogni 20). Inoltre, altre centinaia morirono per dolorose complicazioni oncologiche: disfunzione renale, cancro ai polmoni, cancro alle ossa, cancro dell’esofago, sviluppo degenerativo della pelle, linfoma di Hodgkin, leucemia.
Le vittime dell’uso di armi all’uranio impoverito furono anche vittime dirette dell’aggressione alla Jugoslavia: i serbi. Secondo il Ministero della Salute della Serbia, si registra un aumento significativo delle regioni sottoposte ai bombardamenti e ai colpi della NATO le seguenti malattie: oncologia, infertilità negli uomini, malattie autoimmuni di un’ampia patologia, complicanze patologiche della gravidanza, disturbi mentali nei bambini.
In Russia in questo fine settimana si è votato per gli enti locali. In Italia, ne hanno scritto di ogni: “elezioni farsa anche nelle 4 regioni ucraine annesse tra minacce e bombardamenti”, “in territori già annessi illegalmente con dei referendum senza alcun valore legale internazionale lo scorso autunno”. E chi lo dice? Lo dice il sindaco ucraino in esilio di Melitopol alla Associated Press statunitense, che rincara la dose: “gli abitanti sono costretti a recarsi alle urne, quando hai di fronte una persona armata, è difficile dire di no”. Oltre a Russia Unita, sono presenti, “ma di fatto si tratta di una messinscena, anche altri Partiti come il Partito Comunista e il Partito nazionalista Liberal Democratico”. Questa l’ho presa dall’Unità, tra i maggiori nemici del Partito Comunista russo. Povero Antonio Gramsci. E i russi continuerebbero a bombardare i territori da loro stessi “occupati” (io dico “liberati”). Questo chi lo dice? Il ministro ucraino degli Interni Klimenko su Telegram. E chi lo scrive? Il Guardian britannico. Dunque, sarà vero, no? Il governo avrebbe “impedito la candidatura a molti politici contrari a Putin, mentre diverse formazioni di opposizione sono state dichiarate illegali: secondo diversi analisti (non meglio identificati, dico io) solo in una piccola regione della Siberia il Partito di Putin potrebbe incorrere in una sconfitta per la riconferma del governatore uscente del Partito Comunista (ma come, i comunisti non sarebbero parte della messinscena?). Lì infatti il candidato di Russia Unita si è improvvisamente ritirato, forse anche per evitare quella che sarebbe una clamorosa e unica sconfitta imbarazzante per il regime dello Zar.
Come è noto, uno zar (da “Cesare”) non viene eletto, si trasmette per sangue. Putin è stato eletto col 77% dei suffragi. Voglio sommessamente ricordare, invece, che, su 27 membri dell’Unione Europea, ci sono 6 monarchie, e cioè la Spagna, il Belgio, la Danimarca, l’Olanda, il Lussemburgo e la Svezia. Il 22%.
Non proseguo in questo florilegio, parliamo piuttosto di cose serie, e cioè di numeri. La tornata elettorale ha coinvolto un’ottantina di regioni su una novantina di “soggetti di Federazione”. Le elezioni ormai per tradizione durano tre giorni, dal venerdì alla domenica. Si è potuto votare sia nel modo classico, recandosi ai seggi, sia online, in 25 regioni, e anche questo ormai è diventato abituale. Hanno partecipato due dozzine di Partiti, alla faccia degli impedimenti sbandierati in Occidente. Gli elettori sono stati 65 milioni, su 150 milioni di abitanti e 110 milioni di maggiorenni. La settimana prossima analizzeremo l’affluenza e i risultati. In 21 soggetti della federazione sono stati eletti i capi delle regioni, in 20 le assemblee legislative locali e in quattro ulteriori elezioni per la Duma di Stato, la Camera bassa. L’importanza del voto è testimoniata anche da attivi tentativi di ingerenza, soprattutto dall’estero, Ucraina in primis, ma poi Georgia, Moldavia, Romania, Polonia, Paesi baltici. Nella sola prima giornata, sono stati bloccati 5.024 attacchi. Gli osservatori internazionali sono stati 219mila. Sempre venerdì 8 settembre, nella sola Mosca, con 13 milioni di abitanti ufficiali, una ventina reali, poco più di 7 milioni di elettori, hanno votato alle urne 169 mila elettori, mentre online sono stati un milione e mezzo. E con questo è detto tutto, su quanto sia andato avanti il progresso tecnologico in Russia. Anch’io, ho preferito votare elettronicamente.
Una piccola chiosa sui referenda dell’anno scorso nel Donbass. Questi riflettevano il diritto dei popoli all’autodeterminazione, la cui forma, secondo la Dichiarazione dei principi del diritto internazionale del 1970, può essere “la creazione di uno Stato sovrano e indipendente, la libera adesione ad uno Stato indipendente o ad un’associazione con esso”.
Più di un centinaio di osservatori internazionali provenienti da Italia, Germania, Venezuela, Lettonia e altri Paesi che hanno seguito il processo di voto hanno riconosciuto i risultati come legittimi. I risultati dei referendum parlano da soli. La stragrande maggioranza dei votanti, il 99% nella Repubblica Popolare di Doneck, il 98% in quella di Lugansk, il 93% nella regione di Zaporož’e e l’87% in quella di Cherson, ha fatto una scelta consapevole e libera a favore della Russia. Nonostante la difficile situazione di sicurezza e le provocazioni del regime di Kiev, la stragrande maggioranza degli elettori ha deciso di votare, dal 76% nella regione di Cherson al 97% nella Repubblica Popolare di Doneck.
Tutto ciò detto, torniamo a oggi. Si dice che il voto elettronico è più facile da manipolare. E’ vero l’esatto contrario. Ricordo all’inizio degli anni ’80, ero scrutatore o rappresentante di lista, a Roma. Arrivarono due sorelle rappresentanti del Movimento Sociale, anche molto carine, tutte curate, col rossetto e le unghie laccate. Durante lo spoglio delle schede, le ho beccate mettere la croce sul simbolo dell’MSI con la grafite sotto alle unghie sulle schede bianche. Bel colpo.
Per la tanto sbandierata eventuale applicazione dell’articolo 5 dello Statuto NATO, c’è un problema. E’ vero sì che questi preveda una risposta militare collettiva in caso di attacco a uno dei membri, ma è sempre lo Statuto a specificare che ciò non si applica qualora sia proprio quel membro ad avere intrapreso il primo attacco all’origine della risposta di un Paese non membro.
La domanda, quindi, è piuttosto elementare ancorché retorica: fornire armi sempre più letali ad uno dei due contendenti in un conflitto tra due Paesi non membri, può essere considerato un primo attacco?
Vero è che la NATO storicamente se ne frega del proprio Statuto: vi è scritto, infatti, che trattasi di un’alleanza difensiva. Jugoslavia, Iraq, Libia, Afghanistan. Ditemi quale di questi Paesi vi risulti abbia attaccato per primo un Paese membro della NATO.
Nei prossimi giorni qui a Mosca si svolgerà l’annuale forum antifascista internazionale, a cui parteciperò anch’io, per l’Italia. E’ organizzato dal movimento “Russia forte”, dall’associazione degli ufficiali russi e dal comitato dei bambini ex prigionieri dei campi di concentramento nazisti. Se ci sarà qualcosa di degno di nota, ve ne parlerò nel prossimo notiziario.
Editoriale
Si tratta di un mio vecchio articolo di otto anni fa, lo trovate qui:
Musica
Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia. Stavolta l’Italia non c’entra. C’è un cantautore russo, molto giovane, trentaduenne, a dimostrazione che non sono solo canzonette, che ha composto una canzone commovente, ripresa da tutti i cantanti russi più famosi. Lui si chiama Šaman, e la canzone è Vstanem, Alziamoci, Insorgiamo. Nessun commento, oggi parla la musica.
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