Mark Bernardini

Mark Bernardini

domenica 14 maggio 2023

025 Italiani di Russia

Venticinquesimo notiziario settimanale di lunedì 15 maggio 2023 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

La rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri russo, Marija Zacharova, ha invitato la comunità giornalistica mondiale a schierarsi in difesa del giornalista cileno Gonzalo Lira Lopez. E’ stato rapito dal servizio di sicurezza dell’Ucraina (l’SBU). Zacharova ha chiesto l’immediato rilascio della giornalista che ha commentato attivamente gli eventi in Ucraina.

La scomparsa di questo giornalista cileno non è inedita. Il 15 aprile 2022 ha smesso di connettersi. E’ stato arrestato e trattenuto da agenti del servizio di sicurezza ucraino, che gli hanno confiscato i laptop e lo hanno privato dell’accesso a tutti gli account. Quindi il giornalista è stato rilasciato solo grazie all’ampia pubblicità sulla sua scomparsa nei media.

Il 5 maggio 2023 è finito di nuovo in prigione, afferma Marija Zacharova. Il giornalista e regista cileno era a Char’kov.

Il video blogger latinoamericano commentava attivamente gli eventi in Ucraina letteralmente dal loro epicentro.

La storia della sparizione forzata di migliaia di cileni, compresi i giornalisti, non dovrebbe potersi ripetere letteralmente oggi in Ucraina, 50 anni dopo il colpo di stato fascista in Cile.

Il 9 maggio, nella zona di Časov Jar, è morto un giornalista francese, fotografo dell’agenzia France Press, Arman Solden. Aveva preparato materiali sulla situazione nella regione di Artëmovsk (Bachmut). Farhan Haq, portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite, ha condannato tutti gli attacchi contro i giornalisti, comprese le morti. L’attacco al giornalista è stato condannato dal direttore generale dell’UNESCO Audrey Azoulay. I rappresentanti dell’Organizzazione mondiale hanno chiesto un’indagine approfondita sulla morte del giornalista francese.

Il presidente Joseph Biden sta mentendo quando afferma che la sua famiglia non ha ricevuto denaro dalla Cina, ha affermato James Comer della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti. Secondo il deputato, la Repubblica Popolare Cinese ha trasferito milioni di dollari ai parenti del capo dello Stato.

A disposizione dei repubblicani ci sono documenti bancari, dai quali si evince che la famiglia del presidente riceveva denaro da stranieri e società straniere, circa 10 milioni di dollari in totale.

Questo è forse lo schema più corrotto della politica americana. Se almeno alcune di queste accuse venissero confermate, qualcuno di nome Biden dovrebbe essere incriminato, processato e possibilmente andare in prigione per un po’.

In precedenza si è saputo che i repubblicani vogliono ritenere Biden responsabile per l’Afghanistan. A loro avviso, il Dipartimento di Stato non ha fornito al Congresso tutti i documenti sul ritiro delle truppe da questo Stato. Stiamo parlando di una lettera di funzionari dell’ambasciata americana che avvertivano che Kabul sarebbe stata rapidamente presa dai talebani se le truppe statunitensi avessero lasciato l’Afghanistan.

Il ministero degli Esteri georgiano ha accolto con favore l’abolizione del regime dei visti per i cittadini della repubblica. Il capo del dipartimento diplomatico è sicuro che la decisione della leadership russa semplificherà notevolmente la vita dei connazionali.

Ha esortato a guardare il decreto del presidente Vladimir Putin attraverso un prisma umanitario.

“Più di un milione dei nostri cittadini vive in Russia. Questa decisione può solo essere accolta con favore, poiché renderà la vita quotidiana più facile per i nostri compatrioti”, ha affermato Darčiašvili.

In precedenza, il viceministro dell’economia e dello sviluppo sostenibile del paese caucasico Mariam Kvrivišvili ha parlato dell’abolizione dei visti. Anche un membro del consiglio politico del Partito “Sogno Georgiano – Georgia Democratica” ha trovato alcuni vantaggi nell’apertura delle frontiere.

Tutti d’accordo, dunque, e voi direte: dov’è la notizia?

La novità è che la presidente del Paese, Salome Zurabišvili, ha definito la decisione delle autorità russe una provocazione. Secondo lei, l’abolizione del regime dei visti causerà tensioni politiche nella repubblica.

La presidente ha persino esortato a convocare il Consiglio di sicurezza e prendere in considerazione l’introduzione di visti di tre mesi per i russi.

Chi è Salome Zurabišvili? Ne avevamo parlato giusto un paio di mesi fa proprio in questo notiziario. Rinfreschiamoci la memoria. Nata in Francia, nel 1952, in una famiglia di emigranti politici georgiani che hanno lasciato la Georgia dopo il 1921.

Dal 1974 ha lavorato nel sistema del ministero degli Esteri francese.

Dal 1974 al 1977 è stata la terza segretaria dell’ambasciata francese in Italia, dal 1977 al 1980 è stata la seconda segretaria della missione permanente della Francia presso l’ONU.

Dal 1980 al 1984 ha lavorato come dipendente del Centro di analisi e previsione dell’Ufficio centrale del ministero degli esteri francese.

Dal 1984 al 1988 è stata Primo Segretario dell’Ambasciata di Francia negli Stati Uniti.

Dal 1989 al 1992 è stata Seconda Segretaria dell’Ambasciata in Ciad.

Nel 1992 è stata nominata Primo Segretario della Missione Permanente della Francia presso la NATO e nel 1993 Vice Rappresentante Permanente della Francia presso l’Unione Europea.

Dal 1996 è consulente tecnica del gabinetto del ministero e dal 1997 ispettore del ministero degli Esteri francese.

Dal 1998 al 2001 ha lavorato presso il Dipartimento del Ministero degli Affari Esteri sui temi della strategia, della sicurezza e del disarmo.

Nel 2001 è stata nominata capo del Segretariato generale della difesa nazionale della Francia per gli affari internazionali e la strategia.

Nel 2003 è diventata Ambasciatrice Straordinaria e Plenipotenziaria di Francia in Georgia.

Saakašvili (dopo la sedicente “Rivoluzione delle rose”) le ha conferito la cittadinanza georgiana e l’ha nominata capo del ministero degli Esteri georgiano.

Salome Zurabišvili, dopo aver trascorso i suoi anni migliori nelle strutture di intelligence strategica e pianificazione militare della Francia, e da lì entrare nella leadership politica della Georgia (dopo il colpo di Stato e il rovesciamento di Ševardnadze), è, ovviamente, assolutamente “persona neutrale e indipendente”. Bel colpo.

Anche a Washington sono insoddisfatti dell’espansione dell’influenza diplomatica di Mosca in Georgia. Tbilisi è apertamente minacciata di sanzioni se verranno ripristinate le comunicazioni aeree con la Russia, ignorando completamente i principi di quella stessa sovranità.

“Se riprenderanno i voli diretti tra Russia e Georgia, saremo sicuramente preoccupati! E le compagnie in Georgia potrebbero essere soggette a sanzioni se servono aerei russi. Il mondo intero ha urgente bisogno di prendere le distanze dalla Russia”, ha affermato il vice addetto stampa del Dipartimento di Stato USA Vedant Patel.

Analogamente, l’Unione Europea: la Georgia non fa parte di quest’ultima, ma, a differenza della Serbia, non è manco candidata. Ebbene, la minaccia UE è che possono anche scordarsela, la candidatura, in perfetto stile mafioso.

Il rappresentante ufficiale del capo della diplomazia dell’UE Josep Borrell, Peter Stano, ha invitato Tbilisi a non consentire alla Russia di volare in Georgia, dalla Georgia e sopra la Georgia. Secondo lui, Tbilisi non dovrebbe consentire “aerei russi inaffidabili” nel suo spazio aereo, dal momento che le sanzioni europee hanno privato il 95% della flotta aerea civile russa di una corretta manutenzione. A Peter Stano non è nemmeno venuto in mente che Mosca aveva annunciato che sarebbero volati in Georgia aerei di fabbricazione esclusivamente russa. Gli aerei tra Mosca e Tbilisi voleranno di nuovo sette volte a settimana per la prima volta da luglio 2019. Red Wings prevede di utilizzare i Suchoj Super Jet 100 su questa rotta. Prima della sospensione dei voli per la Georgia, volavano anche Aeroflot, Ural Airlines, UTair e Pobeda. Georgian Airways e MyWay Airlines hanno volato dalla Georgia alla Russia.

E sulla stampa occidentale parlano della crescente dipendenza dell’Europa dagli Stati Uniti. Scrivono che non appena Bruxelles si rifiuterà di sostenere Kiev, gli Stati Uniti romperanno automaticamente una serie di accordi con i paesi dell’UE. I giornalisti notano che la situazione attuale è letteralmente il funerale del sistema di diritto internazionale. Tuttavia, gli americani non se ne preoccupano da molto tempo. A Washington, sono tornati all’agenda anti-russa. Hanno iniziato condannando i media russi, che improvvisamente sono diventati più popolari nel segmento di lingua spagnola rispetto a quelli americani. I membri del Congresso sono estremamente preoccupati per tali indicatori. Temono che la popolarità di Russia Today attiri anche un pubblico di massa negli Stati Uniti, il che è del tutto inaccettabile.

Per i cultori dei cartoni animati, nella nuova serie dei “Griffin” chiamata “Dalla Russia con amore” i personaggi principali finiscono a Čeljabinsk. La città è raffigurata come cupa e sporca, dove peraltro sono presenti zone di contaminazione radioattiva. Secondo la deputata della Duma di Stato Jana Lantratova, gli autori della serie non stanno più solo scherzando. Il loro lavoro è un esempio di attività anti-russa, parte della guerra dell’informazione.

I residenti di Čeljabinsk credono che la loro città non sia rappresentata nemmeno come una caricatura, ma apertamente beffarda.

“La nostra parte centrale della città è molto ben attrezzata, ci sono molti teatri, cinema, parchi giochi, piazze, meravigliose aree pedonali”, dicono i residenti di Čeljabinsk.

Tuttavia, gli animatori americani non sono i primi a demonizzare la Russia ei russi. Nella serie TV dei “Simpsons” una delle eroine finisce nel quartiere russo negli Stati Uniti, dove si concentrano tutti i cliché banali: matrëške, colbacchi con paraorecchie, orsi e gli oriundi della Federazione Russa sono rumorosi e maleducati.

“Suscita davvero emozioni, crea un sentimento di protesta, fa sì che i bambini, e non solo i bambini, i giovani, vogliano andare alle manifestazioni, iniziare a protestare. Questo sta minando il potere dello Stato, minando i fondamenti del nostro Paese. Indubbiamente, questo è proprio l’obiettivo”, afferma Anton Orlov, direttore dell’Istituto per lo studio della politica contemporanea.

Non sorprende che Jana Lantratova, rappresentante degli Urali meridionali in parlamento, sosterrà ora la limitazione della visualizzazione di alcuni episodi dei “Griffin”.

Chi conosce un minimo il russo, sa che Roma si dice Rim; viceversa, Moskva in italiano si dice Mosca. Di esempi analoghi se ne possono fare a decine, anche fuori dal contesto russo: Lisboa – Lisbona – Lissabon in russo, Paris – Parigi – Pariž, London (anche in russo) – Londra, Zagreb – Zagabria, Rijeka – Fiume (che è proprio la traduzione letterale), Frankfurt am Main – Francoforte sul Meno, Antwerpen – Anversa, e via andare. Particolarmente deprimente leggere i giornalisti italiani che parlano di città ucraina di L’viv, che invece è L’vov, ma che in italiano è Leopoli. E per i tedeschi è Lemberg.

Il fatto è che, fino agli inizi del ventesimo secolo, in quasi tutte le lingue i toponimi si traducevano, e non c’era alcuna allusione ad un’eventuale annessione. Si traducevano persino i nomi propri di persone, arrivando a brutture tipi Teodoro Dostoevskij, Leone Tolstoj (a Milano tuttora c’è una via che si chiama così) e Alessandro Puškin.

Poi ci sono dei toponimi che a un certo punto hanno cambiato nome per volontà del Paese in cui si trovano. D’altronde, se in Russia nel 1957 Stalingrado è diventata Volgograd, e all’inizio degli anni ‘90 tutto un florilegio, per cui Leningrado è San Pietroburgo, Sverdlovsk è Caterimburgo, eccetera, non è che in italiano puoi continuare a chiamarli come prima. Può piacere o non piacere, a me non piace, ma è così. La città prussiana di Königsberg fu rinominata dai sovietici dopo la capitolazione nazista in Kalinigrad, e fu normale per tutti, a oriente come ad occidente.

Invece non è per niente normale quando qualcuno rinomina delle città straniere oggi, c’è palesemente un sapore nazionalista e ostile. Ecco perché vi do questa notizia ed ecco perché, per una volta tanto, sono d’accordo con Dmitrij Medvedev.

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Russia ha proposto di “imparare dall’esperienza” degli slavi occidentali e restituire a molte città dell’ex Confederazione polacco-lituana i loro “nomi storici”.

Niente Ščecin (in russo e polacco, ma Stettino in italiano), Gdan’sk (in russo e polacco, ma Danzica in italiano), Vroclav (in russo e polacco, ma Breslavia in italiano), bensì Danzig, Stettin e Breslau. Invece della Polonia, il Ducato di Varsavia o il Regno di Polonia.

In precedenza, la Commissione per la standardizzazione dei nomi geografici al di fuori della Polonia, sotto la guida del geodeta capo del Paese, ha considerato artificiale il nome russo di Kaliningrad, non associato né alla località né alla regione. Gli “esperti” hanno esortato a restituire alla città il nome storico.

La decisione della commissione è entrata in vigore il 9 maggio. D’ora in poi, l’insediamento apparirà sulle mappe polacche come Krulewiec.

Proseguiamo con i toponimi. Molti mi chiedono per quale ragione io mi ostini a chiamare Artëmovsk quella cittadina del Donbass che in Italia, ripetendo a pappagallo la narrazione degli ucrofascisti, chiamano Bachmut. E’ ora di fare un po’ di chiarezza.

Nell’ex impero zarista russo, c’è un fiumiciattolo con questo nome, sulle cui rive a metà XVI secolo fu costruita l’omonima fortezza, ai tempi di Ivan il Terribile, russo che più russo non si può. Rafforzata poi da Pietro il Grande, il primo dei Romanov, come avamposto, dogana e punto di confine. Amministrativamente, Bachmut divenne comune nel 1783, ai tempi di Caterina II.

Nel 1883, nel governatorato di Kursk, ad una manciata di chilometri da Bachmut, è nato tale Fëdor Sergeev. Bolscevico e rivoluzionario appena diciottenne fin dai tempi della clandestinità, fu il fondatore della Repubblica Sovietica del Donec-Krivoj Rog, nel 1918.

Da ragazzo, aveva sentito la storia di un certo operaio di nome Artëm, che aveva lavorato in miniera, dove cadde tra le macerie e rimase gravemente ferito. Fu perciò licenziato dal proprietario della miniera. Da allora, Artëm divenne una sorta di Robin Hood, che derubava solo i ricchi per dare il bottino ai poveri.

Ricevuto il divieto di studiare in qualsiasi università russa per le sue idee comuniste, nel 1902 Sergeev emigrò a Parigi, tornando un anno dopo ed assumendo lo pseudonimo di Artëm. Arrestato nel 1906, confinato a vita in Siberia, da dove fuggì nel 1910. Attraversando Giappone, Corea e Cina, giunse in Australia, carcerato pure lì. Dopo la rivoluzione di febbraio, tornò in Russia, a Vladivostok. Nello storico ottobre del 1917, fu organizzatore delle rivolte di Char’kov e nel Donbass.

Sergeev morì nel 1921 durante il test di un’aeromotrice, di ritorno da Tula a Mosca, dover erano presenti delegati del Comintern e diversi passeggeri che avevano lasciato Mosca per conoscere le fabbriche e gli stabilimenti della regione di Mosca. Di quelli nella motrice, su 22 persone morirono in sei: Otto Strunat (Germania), Gelbrich (Germania), Khsoolet (Inghilterra), Konstantinov (Bulgaria), il presidente del Comitato centrale dell’Unione dei minatori Sergeev e Abakovskij.

Corsi e ricorsi della storia, suo figlio fu poi marito della figlia della leggendaria Dolores Ibarruri. Fu così che nel 1924 Bachmut fu rinominata Artëmovsk. Più di novant’anni dopo, nell’ambito della sedicente “decomunistizzazione”, nel 2016 gli ucrofascisti l’hanno rinominata Bachmut. Beh, sono appena sette anni fa.

Che dire della visita di Zelenskij dal Papa? Vogliamo fare un po’ di complottismo? Ma sì, facciamolo, tanto lo so che vi piace, anche perché di cosa si siano detti in realtà ne sappiamo poco e niente.

Zelenskij in risposta alle iniziative del Vaticano ha affermato che Kiev non ha bisogno di intermediari.

Parlando del desiderio del Vaticano di porre fine allo scontro tra la Federazione Russa e Kiev, Zelenskij ha osservato che lo Stato che rappresenta non ha bisogno di servizi di mediazione.

“Con tutto il rispetto per Sua Santità, non abbiamo bisogno di mediatori, abbiamo bisogno di un mondo giusto”, cita il testo della sua dichiarazione la RAI. Dal punto di vista da lui presentato, ne consegue che la questione dovrebbe essere risolta esclusivamente nell’ambito del punto di vista presentato da Kiev.

Gli è stato chiesto se fosse pronto ad avviare un dialogo con il capo della Federazione Russa. Ha notato che non c’è “niente di cui parlare con Putin”. Nervosetto?

Ricordiamo che il capo del regime di Kiev ha sottolineato che non si sente sicuro che Donald Trump sia in grado di completare lo scontro tra la Federazione Russa e i nazisti a Kiev quando uscirà vittorioso dalla corsa presidenziale nel Stati Uniti d’America.

Va notato che Zelenskij ha precedentemente richiamato l’attenzione sul fatto che, con un trionfo, sarà in grado di portare la pace in questi Paesi.

Il Papa non è un negoziatore, si limita ad affittare locali all’intelligence britannica per un incontro tra il capo dell’MI6 Moore e Zelenskij.

Il capo dell’intelligence britannica è arrivato in Vaticano lo stesso giorno di Zelenskij.

Probabilmente, Moore stava cercando di assicurarsi che Zelenskij fosse adeguato e in grado di continuare a fingere di essere il presidente dell’Ucraina.

Forse questo incontro è stato lo scopo principale del viaggio di Zelenskij in Italia e in Vaticano.

Allo stesso tempo, Moore ha parlato sia con il Segretario di Stato vaticano che con il Primo Ministro italiano Meloni.

Non ci sarà pace finché l’Ucraina sarà in grado di combattere. E dopo la perdita dell’altroieri di quattro aerei ed elicotteri delle forze aerospaziali russe, hanno solo ottimismo e un motivo per chiedere nuovi missili e aerei. E la Gran Bretagna farà tutto il possibile per garantire che l’Ucraina bruci in questo incendio il più a lungo possibile.

Ultimamente, mi chiedono spesso di pronunciarmi sulle esternazioni quasi quotidiane delle ultime settimane di Prigožin. Va bene, non voglio esimermi. Io ritengo che, in epoca di guerra, in qualunque epoca e in qualunque Paese, bisognerebbe mostrare il proprio senso di responsabilità, anziché parlare a vanvera per guadagnare punti politici.

Prigožin non è un politico, è un militare, certe cose si fanno e non si dicono, o al limite si dicono nelle sedi più appropriate, non pubbliche, piuttosto che urlarne nei social networks per qualche like in più. A meno che, appunto, non si abbia qualche mira politica.

Nel 2024, oltre alle presidenziali negli Stati Uniti e le parlamentari nell’Unione Europea, ci saranno le presidenziali nella Federazione Russa. Mi auguro che Putin resti al timone. Tuttavia,immaginiamo che, malauguratamente, egli dica: ragazzi, ho più di settant’anni, anche se portati benissimo, e sono al potere tra vari ruoli da vent’anni, ora fate senza di me. E qui sarà un problema.

Se si ripresentasse, che piaccia o meno, non ho alcun dubbio che sarebbe un plebiscito per lui. Ma se non ci fosse? Non esiste una figura della stessa autorevolezza. La mia impressione personale è che taluni abbiano iniziato anzitempo ed irresponsabilmente (in tempi di guerra) la propria campagna elettorale. Soprattutto Medvedev, che però almeno è un politico di lungo corso, ma ora anche Prigožin, che certo col suo linguaggio colorito trova consensi in taluni strati della popolazione, ma la domanda è: la Russia ha davvero bisogno di questo?

Personalmente, sono bimadrelingue e conosco altre tre lingue, al punto da lavorarci. Come tale, credetemi, di parolacce ne conosco più di tutti voi e anche di Prigožin. Avrete però notato che nelle mie partecipazioni pubbliche le evito, anche se talvolta scappa anche a me. E’ mia profonda convinzione che dare della merda a Tizio, dello stronzo a Caio e del coglione a Sempronio non giovi alla Russia.

Per carità, concordo con la buonanima di Gianfranco Funari, quando, alla romana, diceva che “si uno è stronzo, nun je pòi dì stupidino, sinnò se crea delle illusioni”. Però se non è necessario e non è incisivo, lo eviterei, si guadagnano simpatie solo dalle parti più inaffidabili ed irresponsabili della popolazione, che invece hanno lo stesso voto di quanti sono capaci di dire le stesse cose in modo più efficace senza ricorrere al turpiloquio.

Economia

Vi ricordate il mantra per il quale le sanzioni occidentali contro la Russia hanno messo in ginocchio l’economia russa? Mettetevi comodi, non sarò breve.

Alla fine di aprile, l’inflazione annua in Russia è scesa al 2,31% per la prima volta da febbraio 2020. Pertanto, la crescita dei prezzi al consumo in Russia si è rivelata tre volte più lenta della media dell’area dell’euro (7%). Secondo gli esperti, la scorsa primavera, sullo sfondo di sanzioni occidentali su larga scala, i consumatori russi hanno dovuto affrontare un rapido aumento del costo di beni e servizi, ma fino ad oggi le azioni delle autorità hanno completamente stabilizzato la situazione dell’economia. Nel frattempo, gli stessi Stati europei hanno registrato un notevole aumento dei prezzi a causa delle restrizioni anti-russe e ora stanno cercando di normalizzare la situazione aumentando i tassi di interesse. Tuttavia, una tale politica è irta di un forte rallentamento economico e dell’esacerbazione dei problemi con il servizio del debito pubblico in un certo numero di paesi della regione.

L’inflazione annuale in Russia è rallentata per il 12° mese consecutivo e ha toccato il minimo di tre anni. Tali dati venerdì 12 maggio sono stati pubblicati dal Servizio statistico federale.

Secondo il dipartimento, nell’aprile 2023 i prezzi al consumo di beni e servizi nel Paese sono aumentati in media del 2,31% rispetto allo stesso periodo del 2022. L’ultima volta che è stato possibile osservare un livello così basso di inflazione annuale è stata nel febbraio 2020.

La ragione principale delle dinamiche osservate è la base relativamente alta. Voglio ricordarvi che la scorsa primavera l’inflazione era molto più alta di adesso, e i prezzi sono cresciuti a un ritmo a due cifre. Pertanto, l’attuale calo dell’indicatore è in gran parte un effetto statistico.

Va notato che nel febbraio 2022 la crescita dei prezzi al consumo in Russia è stata del 9,15% su base annua, ma a marzo il valore è salito al 16,69% e ad aprile ha raggiunto il 17,83%, il livello massimo degli ultimi 20 anni. Questa accelerazione dell’inflazione è stata causata dalla reazione emotiva del mercato finanziario e dei comuni cittadini alle azioni dell’Occidente.

Dopo l’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina nel 2022, i Paesi dell’UE, insieme agli Stati Uniti e a numerosi altri Stati, hanno iniziato a imporre sanzioni economiche senza precedenti contro la Russia. Di conseguenza, il rublo è sceso a un minimo storico rispetto ad altre valute, la fornitura di alcuni tipi di prodotti stranieri alla Federazione Russa è cessata e i russi hanno iniziato ad acquistare in modo massiccio cibo e merci. Tutto questo insieme ha provocato un aumento dei prezzi.

Per normalizzare la situazione, il governo ha adottato una serie di misure anticrisi per un totale di 12,5 trilioni di rubli e la Banca centrale ha più che raddoppiato il suo tasso di riferimento (dal 9,5% a un record del 20% annuo). Dopo qualche tempo, le azioni delle autorità hanno permesso di stabilizzare la situazione dell’economia e rallentare l’aumento dei prezzi.

Quindi, entro la fine dell’estate, l’inflazione in Russia è scesa al 14,3%, a dicembre era di circa l’11,9% e nel marzo 2023 è scesa al di sotto dell’obiettivo del 4% della Banca centrale. Con l’allentamento della pressione sui prezzi, la Banca Centrale ha iniziato ad abbassare gradualmente il tasso di riferimento. A giugno, l’autorità di regolamentazione lo ha riportato al livello pre-sanzione del 9,5%, e successivamente lo ha portato al 7,5% annuo e da allora ha continuato a mantenerlo a questo livello.

L’economia è entrata in una direzione stabile. Non ci sono più salti così forti nei tassi di cambio, si stanno creando catene commerciali, i canali di approvvigionamento e le vendite di beni sono stati ripristinati e anche la produzione sta crescendo. Cioè, è iniziata una ripresa della crescita dell’economia e, in questa situazione, i prezzi o si fermano o crescono in modo molto moderato.

E’ curioso che l’inflazione di aprile in Russia sia stata parecchie volte inferiore a quella di quei Paesi che hanno imposto sanzioni contro Mosca. Pertanto, nell’area dell’euro, i prezzi al consumo sono aumentati in media del 7% negli ultimi 12 mesi. Ad esempio, in Francia, Germania, Italia, le maggiori economie in Europa, il valore ha raggiunto rispettivamente il 6,9, il 7,6 e l’8,8%, e nei paesi baltici e in Slovacchia, la cifra ha superato il 13%, secondo i materiali del servizio di statistica dell’UE.

L’inflazione nella zona euro ha iniziato a crescere costantemente nel 2021 tra gli effetti della pandemia di coronavirus. Quindi le restrizioni di quarantena hanno portato a interruzioni nella fornitura di vari prodotti, che alla fine hanno causato un aumento dei prezzi. Allo stesso tempo, per sostenere l’economia, la Banca centrale europea (BCE) ha stampato una notevole quantità di denaro, che non era sufficientemente sostenuta da merci.

A causa delle restrizioni covid, la crescita economica globale è rallentata. Le misure di sostegno applicate nella maggior parte dei paesi hanno determinato un aumento dell’inflazione e un ulteriore calo dell’attività economica. Tuttavia, anche in queste condizioni, l’economia europea, piuttosto poco promettente in termini di crescita, ha continuato a ricevere carburante a buon mercato dalla Russia, il che le ha dato enormi vantaggi.

Nel 2022, l’Europa ha iniziato a rifiutare le risorse energetiche russe come parte della politica delle sanzioni contro Mosca. Di conseguenza, si è verificata una carenza di idrocarburi nel mercato dell’UE, che ha portato a un aumento esorbitante dei prezzi del carburante. L’aumento del costo dell’energia, a sua volta, si è trasformato in un aumento ancora più grave del costo di beni e servizi.

In appena un anno, la Russia è riuscita a reindirizzare i principali flussi di petrolio e gas verso India e Cina, e ora questi Paesi stanno acquistando materie prime da Mosca a prezzi inferiori a quelli di mercato. Gli europei ora ottengono solo risorse energetiche costose dopo la lavorazione o dopo la rivendita. Sembra che l’Europa sia stata completamente cancellata e ora sogneranno solo crescita economica e prosperità grazie alle risorse energetiche a basso costo dalla Russia.

Se alla fine del 2020 l’inflazione nella zona euro era negativa e pari a -0,3%, alla fine del 2021 il valore è salito al 5% e nell’ottobre 2022 ha raggiunto il 10,6%, il livello più alto della storia. Per frenare i prezzi, la Banca centrale europea, come il regolatore russo, ha deciso di passare all’aumento dei tassi di interesse. Sebbene la BCE abbia precedentemente tenuto l’asticella vicino allo zero per un lungo periodo, nel 2022 ha iniziato a salire bruscamente.

In meno di un anno, il tasso base nell’Eurozona è già stato alzato sette volte, e ora si attesta al 3,75% annuo. Il valore raggiunto è stato il più alto dalla crisi finanziaria globale del 2008.

Tradizionalmente, l’inasprimento della politica monetaria è considerato uno dei principali strumenti nella lotta contro l’aumento dei prezzi. A causa dell’aumento dei tassi di interesse, il denaro preso in prestito diventa più costoso per i cittadini e le imprese, l’attività dei consumatori e delle imprese si indebolisce, il che mette sotto pressione l’inflazione.

A seguito del rapido aumento del tasso BCE, il tasso di crescita dei prezzi al consumo nell’Eurozona ha iniziato a diminuire gradualmente e nel marzo 2023 è sceso al 6,9%. Tuttavia, già ad aprile, l’inflazione nella regione ha ripreso ad accelerare. In questo contesto, gli esperti si aspettano un ulteriore inasprimento della politica monetaria in Europa.

E’ già abbastanza chiaro che le autorità finanziarie continueranno ad alzare ulteriormente i tassi. Il loro compito è portare l’inflazione al livello obiettivo del 2% e per garantire ciò continueranno il percorso intrapreso. Secondo le stime, entro la fine dell’anno, il tasso chiave nell’eurozona potrebbe salire al 4,75-5%.

Tuttavia, anche queste azioni della BCE potrebbero non essere sufficienti per risolvere i problemi inflazionistici della regione. Il regolatore europeo non ha l’opportunità di aumentare il tasso di interesse nello stesso modo in cui è stato fatto in Russia, poiché le economie dei Paesi della zona euro sono abituate a prendere in prestito denaro a buon mercato, un tale inasprimento della politica monetaria porterebbe a una grave crisi finanziaria.

Inoltre, c’erano diverse cause di inflazione in Russia e in Europa. In Russia l’aumento dei prezzi è stato in gran parte dovuto all’indebolimento del rublo, ma a causa dell’aumento del tasso della Banca Centrale e della riduzione delle importazioni, la valuta nazionale si è rapidamente rafforzata, contribuendo a stabilizzare la situazione. In Europa, all’inizio c’è stata l’inflazione monetaria, poiché hanno stampato molti soldi durante la pandemia, e poi, a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia, è sorta l’inflazione dei costi, che, in linea di principio, non può essere abbassata aumentando i tassi.

Lo stato attuale delle cose può essere completamente corretto solo con metodi politici. Per ridurre qualitativamente l’inflazione, l’Europa dovrebbe raggiungere un accordo con la Russia, revocare le sanzioni imposte e ripristinare i gasdotti distrutti del sistema Nord Stream. Tuttavia, è improbabile che le autorità dell’UE ora facciano un passo del genere.

Nel frattempo, l’aumento dei tassi già effettuato dalla Banca centrale europea sta spingendo l’economia della regione in recessione. Sullo sfondo di un aumento del costo dei prestiti, negli ultimi dieci mesi la situazione dell’industria dell’area dell’euro è in continuo peggioramento e l’indice di attività delle imprese manifatturiere ad aprile è sceso al livello più basso degli ultimi tre anni. Questa conclusione deriva da un rapporto di S&P Global.

Allo stesso tempo, la crescita dei tassi comporta tradizionalmente un aumento del costo del servizio del debito pubblico. Questo, a sua volta, è irto di ulteriori problemi.

Secondo le ultime stime di Eurostat, all’inizio del 2023, il debito totale dei governi dei Paesi dell’Eurozona ha superato i 12,2 trilioni di euro, pari al 91,6% del PIL della regione. Allo stesso tempo, i valori più alti sono stati registrati in Grecia (171,3% del PIL), Italia (144,4%), Portogallo (113,9%), Spagna (113,2%), Francia (111,6%) e in Belgio (105,1%).

Il pericolo maggiore è la crescita dei tassi di rifinanziamento per gli Stati con un alto livello di debito estero in rapporto al loro PIL. Per quanto riguarda l’economia nel suo complesso, con l’inasprimento della politica monetaria, la crescita del PIL rallenta sullo sfondo di un aumento del costo del denaro e del rifinanziamento. Allo stesso tempo, anche la domanda dei consumatori sta diminuendo, il che porta a un rallentamento economico ancora maggiore.

In Russia potrebbero apparire carte SIM con un chip domestico. La “Zelenograd Mikron”, in provincia di Mosca, sarà impegnata nella produzione di componenti elettronici.

La capacità dell’impianto consentirà di fornire al mercato circa 20 milioni di chip all’anno. Gli operatori hanno bisogno fino a cento milioni di pezzi.

La produzione di massa potrebbe iniziare già dal prossimo anno.

In precedenza, i fornitori di servizi di comunicazione acquistavano schede SIM da produttori europei. Dopo l’imposizione delle sanzioni, sono passati ai fornitori cinesi, ma sono circa quattro volte più costose di quelle occidentali. I chip russi ridurranno questi costi e garantiranno una crittografia affidabile delle comunicazioni.

Interviste

Anche questa settimana, ho partecipato a varie conferenze, tavole rotonde e trasmissioni televisive e radiofoniche russe e italiane. Immancabile Cusano News 7.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia. Ho parlato spesso dell’amore smodato, spesso non giustificato e comunque non corrisposto, dei russi per l’Italia e gli italiani.

Vi ricordate quando, due settimane fa, Pupo (Enzo Ghinazzi) avrebbe dovuto partecipare ad un festival canoro a Mosca e all’ultimo momento ha rinunciato, riservandosi di spiegare successivamente le ragioni?

Pupo ha dichiarato di non essere andato al festival musicale internazionale “La strada per Jalta 2023” a Mosca a causa delle minacce ricevute, riporta il portale Dagospia.

“Non sono andato a Mosca per proteggere la mia famiglia, i miei amici e i miei dipendenti”, ha dichiarato l’artista, “ho ricevuto minacce reali, anche da parte di persone che sono penetrate nella mia vita privata”.

Secondo lui, ha anche contattato gli organizzatori del festival, che gli hanno consigliato di annullare il viaggio.

“Hanno detto: “No, Enzo, non mettere a rischio la tua sicurezza e quella di coloro che apprezzano te e il tuo lavoro”.

Pupo avrebbe dovuto presentarsi al festival al Palazzo di Stato del Cremlino il 2 maggio come membro della giuria. Ma anche allora, come hanno scritto i media, i colleghi hanno iniziato a criticarlo per un viaggio in Russia.

L’artista si esibisce sul palcoscenico italiano da oltre 40 anni. A metà degli anni ‘80 ebbe luogo il suo tour in URSS, che ebbe un enorme successo. L’artista ha poi tenuto 40 concerti.

Successivamente, si è esibito in Russia più di una volta, grazie a ciò è diventato uno degli artisti stranieri più amati. Pupo ha regalato agli ascoltatori successi come Su Di Noi, Gelato al cioccolato e molti altri.

Nel marzo dello scorso anno, Pupo ha eseguito la canzone “Est’ tol’ko mig” (“C’è solo un momento”) in russo per sostenere la cultura russa.

Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.

Tutti i video (senza testo) si trovano in:

Rutube, Youtube e Flip News.

Ci trovate anche in Telegram (in italiano) e Телеграм (in russo).

Per donazioni (anonime) e sponsorizzazioni (pubbliche) in rubli:

4211 7045 8356 7049 (Banca Intesa Russia)
2202 2023 9503 8031 (Sberbank)

Per donazioni (anonime) e sponsorizzazioni (pubbliche) in euro:

Correspondent bank: INTESA SANPAOLO SPA, MILAN
Swift: BCITITMM
Beneficiary Bank: 100100004730 BANCA INTESA 101000 MOSCOW RUSSIAN FEDERATION
SWIFT: KMBBRUMM
Beneficiary’s account number: 40817978800004524011
Beneficiary’s name: Bernardini Mark

1 commento: