Mark Bernardini

Mark Bernardini

mercoledì 13 aprile 2016

Andiamo in Russia

Redazione Bustoweb, Busto Arsizio - Trasmissione in live streaming
Da Mosca Mark ci illustra la sua storia e tanti aspetti della città

domenica 10 aprile 2016

I (falsi) misteri della Novokuzneckaja

L'ingresso. Sullo sfondo, quella
che era la sede di "Radio Mosca"
Sarebbe interessante, ogni tanto, raccontare la storia e le storie meno note legate ad alcune fermate “storiche” della metropolitana di Mosca. Iniziamo, non certo in ordine di importanza, dalla Novokuzneckaja, sopra alla quale fino a due anni fa si trovava la radio “La Voce della Russia” (in un centinaio di lingue, compreso l’italiano), già “Radio Mosca”, da cui parlava Togliatti durante la Resistenza (ma la radio era lì solo dagli anni ’70 del secolo scorso, nel palazzo che originariamente doveva essere assegnato al direttorato per l’industria orafa del ministero sovietico per la metallurgia non ferrosa). Ora, purtroppo, la radio è stata chiusa.

La fermata Novokuzneckaja fu aperta ufficialmente nel novembre del 1943, in piena guerra, pochi mesi dopo la vittoria fondamentale dell’Armata Rossa a Stalingrado. Diamo questo riferimento non per caso: è opinione comune che debba il suo nome alla nota città mineraria di Novokuzneck, negli Urali. Al contrario, quest’ultima, dal 1932 al 1961, si chiamava Stalinsk. Infatti, il nome della stazione è motivato dalla via adiacente Novokuzneckaja, e questa, a sua volta, deve il suo nome alla “Čërnaja kuzneckaja sloboda”, fondata a fine XV secolo – letteralmente, “sobborgo dei fabbri tributari”, di coloro cioè che pagavano un dazio all’erario per esercitare la propria professione – che si trovava attorno alla chiesa di San Nicola benedettore taumaturgo.

Torniamo però alla fermata della metropolitana. In effetti, i marmi utilizzati nei rivestimenti dell’atrio provengono proprio dalle cave degli Urali, ma ci sono decine di altre fermate dove si può dire altrettanto. Quel che però è interessante notare è che i sei mosaici presenti furono creati da Vladimir Frolov, morto un anno prima nell’assedio di Leningrado. I mosaici furono portati a Mosca dalla città assediata ad opera dei marinai della Flottiglia del lago Ladoga. Essi rappresentano gli uomini del lavoro in tempo di pace, essendo stati concepiti negli anni ’30 per la fermata metropolitana Paveleckaja (aperta anch’essa nel novembre del ’43) della omonima stazione ferroviaria.

Notevoli anche le splendide panchine in marmo bianco siberiano. Contrariamente a quanto si usa dire, non esistono prove che esse provengano dalla cattedrale del Cristo Salvatore, distrutta nel ’31.

La Novokuzneckaja interseca la fermata Tret’jakovskaja di altre due linee. Addentrandosi tra i vari sottopassaggi, se ne può notare uno che, curiosamente, risulta perennemente chiuso con delle saracinesche. Pare che esso porti alla cosiddetta D6 – o Metro-2 – di cui molti avranno sentito parlare, anche grazie ad alcuni romanzi, film e videogiochi di fantasia. Sarebbe la presunta metropolitana segreta costruita in epoca staliniana ed ampliata nel periodo della guerra fredda per evacuare il governo in caso di bombardamento nucleare. Ma di questo si potrà parlare un’altra volta.

[Pubblicato in Slavia, N°3 2016]