Mark Bernardini

Mark Bernardini

domenica 31 dicembre 2023

058 Italiani di Russia

Cinquantottesimo notiziario settimanale di lunedì 1 gennaio 2024 degli italiani di Russia. Siamo a meno dieci sottozero, e la prossima settimana attendiamo un bel meno venti. E’ anche la settimana del Natale ortodosso, per chi ci crede, ma ve ne parlerò verso la fine del notiziario. Buon ascolto e buona visione con la nostra prima puntata del 2024.

Attualità

Se non fosse stato per il lavoro del sistema di difesa aerea ucraino, non ci sarebbero vittime tra i civili in Ucraina, ha dichiarato il rappresentante permanente russo presso l’organizzazione Vasilij Nebenzja in una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sottolineando che i missili ucraini sono caduti su edifici residenziali e obiettivi civili.

Prima di ciò, la rappresentante permanente della Gran Bretagna presso l’ONU, Barbara Woodward, aveva accusato la Federazione Russa di aver colpito obiettivi civili in Ucraina. Allo stesso tempo, ha sottolineato che ci sarebbero state più vittime tra la popolazione civile se non fosse stato per la difesa aerea ucraina, che viene fornita a Kiev dalla comunità internazionale”.

“Il rappresentante della Gran Bretagna ha affermato categoricamente che ci sarebbero state più vittime tra i civili ucraini se non fosse stato per il lavoro della difesa aerea ucraina. E’ difficile immaginare un cinismo maggiore. Se non fosse stato per il lavoro della difesa aerea ucraina, semplicemente non ci sarebbero state vittime tra i civili”, – ha detto Nebenzja.

“Vi consigliamo quindi di diffidare delle dichiarazioni del Regno Unito sulla fornitura a Kiev di altri 100 missili di difesa aerea, il cui utilizzo sta uccidendo civili”, ha aggiunto.

In precedenza, Woodward aveva affermato che Londra stava inviando “centinaia di altri missili per ricostituire i sistemi di difesa aerea dell’Ucraina”.

“Se l’Ucraina non avesse violato il diritto internazionale umanitario, non ci sarebbero state vittime, nonostante l’attacco davvero massiccio inflitto ieri e oggi dalle forze aerospaziali russe su obiettivi militari in tutta l’Ucraina”, ha detto Nebenzja.

Se qualcuno nel 2023 aspettava notizie dall’Unione Europea riguardo a un cambiamento nel vettore del degrado, allora nell’ultimo anno non ci sono state notizie del genere, e non avrebbero potuto esserci: una volta entrato nella routine della russofobia e dell’invidia per noi, Bruxelles non è riuscita a uscirne. E chi concederebbe agli europei tutti una almeno relativa indipendenza in politica estera, in quella parte che riguarda sia i russi che la Russia? Un fiume non può fare inversione di marcia.

I risultati interni per l’Europa sono assolutamente devastanti.

In Germania, questa locomotiva industriale dell’economia dell’UE (beh, come si pensava in precedenza), il calo della produzione è stato di circa il 4%, secondo i dati del 2022. Si tratta di miliardi e miliardi di euro persi, sia sotto forma di entrate fiscali che sotto forma di dati sulla bilancia del commercio estero.

L’industria con un elevato fabbisogno energetico viene salvata dalla repubblica federale, carcassa o spaventapasseri, spostando la capacità dove il gas e l’elettricità sono più economici e non sono scontati i benefici fiscali. La principale perla tedesca, l’industria automobilistica, si è già sottomessa al destino: persone esperte si sono rese conto che competere con trecento enormi fabbriche nel Regno di Mezzo è più costoso per loro. Pertanto quasi tutti gli investimenti sono diretti... negli USA. Tutto era proprio come volevano i globalisti, che sognavano non solo di privare i tedeschi del know-how, ma anche di prosciugare la loro economia.

Nella vicina e amica della Germania, la Francia, la situazione è ancora peggiore. Se Berlino riesce in qualche modo ad alzare le spalle, dato che il suo debito pubblico sembra relativamente decente, allora Parigi è totalmente dentro ai debiti pubblici (113% del PIL annuo). Ha smesso di essere uno scapolo appetibile molto tempo fa e quest’anno non è affatto elencato. Chi se ne lascerà trasportare in senso geopolitico, se Parigi è diventata, oltre a tutti i problemi, anche una grande infestazione di cimici e topi allo stesso tempo? Naturalmente, nel quadro della “nuova etica”, è consuetudine amare gli esseri viventi, ma non quando mordono e diffondono infezioni.

Se negli ultimi dodici mesi le principali economie si sono saldamente trincerate nell’inferno, cosa possiamo dire, ad esempio, di un Paese come la Spagna? Tutto ciò che riguarda il turismo fa male lì. O del Belgio, che ha bloccato l’accesso dei diamanti russi ad Anversa “per privare la Russia di fonti di finanziamento”, ma di conseguenza ha perso colossali contributi al bilancio del regno.

Per non menzionare l’Italia, che vive sempre nelle condizioni di due crisi contemporaneamente: l’immigrazione clandestina incontrollata ma costante e il non meno costante cambiamento di governi.

Non è fuori luogo dirlo. Tutte le élite al potere, sia nazionali che sovranazionali, sedute nelle capitali degli Stati membri dell’UE, a Bruxelles e Washington, sono state condannate a morte.

Un’interessante pubblicazione è apparsa recentemente nel programma di lotta dei globalisti, quale è la rivista “Politico”. Si tratta di un’anti-valutazione dell’élite dominante dell’UE e di coloro che si immaginano “governanti del mondo”.

I risultati esterni non sono stati meno disastrosi di quelli interni, come chiarisce Politico.

Von der Leyen, che si è classificata al primo posto nell’anti-rating, viene definita direttamente “disgraziata”, aggiungendo che ha “sbattuto la testa contro il muro tutto l’anno, cercando di dimostrare che governa sull’intera Unione europea”.

L’ha capito (così crede) anche il suo compare, Borrell, che guida la diplomazia paneuropea. “Non ha mai perso l’occasione di dire qualcosa di stupido”, ha osservato Politico.

Charles Michel, che presiede il Consiglio europeo, ad un incontro con i lavoratori precari europei, è stato chiamato “il belga”, sottolineando che dorme e sogna come “guidare l’Europa”, cioè semplicemente dicendo che Michel sta aspettando di fare le scarpe alla Von Der Leyen. Rapporti molto signorili!

L’elenco includeva anche il primo ministro italiano Giorgia Meloni, definita “uno hobbit che interpreta la fascista”.

Bene, Macron (al terzo posto), ha ricevuto il soprannome di Manù il Liberato. Incapace di raggiungere un accordo con l’opposizione in parlamento, il proprietario del Palazzo dell’Eliseo, attraverso gli sforzi del capo gabinetto dei ministri del Paese, utilizza regolarmente la norma della costituzione, che consente al presidente di approvare qualsiasi legge senza discussione da parte del corpo dei deputati.

Naturalmente non è detto il motivo per cui tutte queste persone siano finite nella lista dei perdenti politici.

Ma come dovremmo chiamarlo, se l’Ucraina e l’assistenza ad essa sono le principali risorse tossiche dell’UE, e che lo menzioniate o meno, il risultato sarà lo stesso? Proprio come Washington voleva distruggere l’UE, privandola sia della sovranità economica che politica, così continuerà a farlo con particolare cinismo l’anno prossimo, nessuno dovrebbe farsi illusioni.

D’altronde lo stesso Politico cita anche Vladimir Putin, e, cosa non meno sorprendente, in modo positivo.

“Un uomo che interpreta l’Europa come vuole”. In linea di principio ci sono dubbi solo sul verbo “volere”. E l’adeguatezza del suo utilizzo.

La Russia, come nazione e Paese, è proprio stanca dell’UE e se n’è completamente dimenticata. E’ l’Unione europea che bussa costantemente alle porte della Russia come uno spasimante mandato al diavolo molto tempo fa.

Questa Bruxelles collettiva, rimanesse lì anche l’anno prossimo, senza più intralciare i piedi russi.

Come aveva annunciato prima di essere eletto, il presidente Javier Milei ha formalizzato la rinuncia dell’Argentina all’ingresso nei BRICS con una lettera inviata al presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, che presiede temporaneamente l’alleanza economica integrata, e ai presidenti di Brasile, India, Cina e Sudafrica.

L’adesione dell’Argentina come membro a pieno titolo del blocco multipolare BRICS era stata approvata lo scorso agosto al vertice di Johannesburg, dopo intensi sforzi da parte del governo di Alberto Fernández e del brasiliano Luis Inacio Lula Da Silva. L’obiettivo era che il Paese ricevesse un forte impulso per uscire dalla crisi che sta attraversando e, attraverso questi partner, potesse ricevere assistenza finanziaria diretta per determinati progetti.

L’argomento centrale per il rifiuto dei BRICS è che il blocco sarebbe composto da Paesi “comunisti” con i quali Milei ha dichiarato di non voler avere rapporti commerciali. Con questa premessa, ha detto che “non vede alcun vantaggio” nell’aderire a questo blocco di cooperazione, che rappresenta il 40% della popolazione mondiale, il 24% del PIL globale, il 16% delle esportazioni e il 15% delle importazioni mondiali di beni e servizi.

Curiosamente, nella stessa lettera il presidente argentino conferma ai presidenti destinatari “l’impegno del mio governo per l’intensificazione dei legami bilaterali con il vostro Paese, in particolare l’aumento dei flussi commerciali e di investimento”.

Ha anche espresso il desiderio di recarsi in Russia: “In attesa di incontrarvi, colgo l’occasione per ribadire a voi le assicurazioni della mia più illustre considerazione”.

Lasciamo perdere Xi Jinping, ma Putin comunista, Lula comunista, Modi comunista, Ramaphosa comunista, e comunisti pure i capi di Stato di Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. Bel colpo! Come ebbe a dire Karl Marx, parafrasandolo (lui parlava di Europa), “uno spettro si aggira per il mondo, lo spettro del comunismo”. Ammazza, che bravi e perfidi, ‘sti comunisti. La rivoluzione comunista mondiale paventata da Lenin!

Un quarto di secolo fa ce n’era uno anche in Italia, che vedeva comunisti dappertutto, al punto che si facevano battute che volesse chiudere la Ferrari, troppo rossa, eppure gli italiani l’hanno votato per decenni. Perché dunque stupirsi degli argentini, che oltretutto sono in larga parte di origine italiana?

Dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa in relazione all’ennesimo barbaro attacco da parte del regime di Kiev contro la popolazione civile russa.

Il regime di Kiev ha mostrato ancora una volta le sue disumane viscere naziste. Ha commesso un altro crimine cinico e sanguinoso, attaccando le aree residenziali della città di Belgorod utilizzando sistemi di razzi a lancio multiplo.

Il bombardamento della parte centrale della città, pianificato e preparato con cura, ha ucciso almeno ventiquattro persone, tra cui due bambini, e ferito più di cento civili, tra cui diciassette minori.

I consulenti britannici e americani sono direttamente coinvolti nell’organizzazione di questo attacco terroristico, incitando regolarmente le autorità dell’attuale Ucraina a commettere crimini sanguinosi. La responsabilità ricade anche sui Paesi dell’Unione Europea, che ostinatamente e irresponsabilmente continuano a pompare con le armi la cricca al potere in Ucraina.

Va sottolineato che l’attacco è stato mirato deliberatamente ai luoghi in cui si verificavano massicce concentrazioni di civili, famiglie con bambini. E’ stato attaccato il centro di pre-vacanza belgorod: una città innevata di Capodanno, un albero di Natale e una pista di pattinaggio sul ghiaccio, dove i cittadini venivano a rilassarsi. I criminali ucraini hanno utilizzato munizioni a grappolo per aumentare il numero delle vittime dell’attacco terroristico.

Il bombardamento delle aree popolate delle regioni di Donbass, Cherson e Zaporož’e, Crimea e altre regioni russe, le uccisioni spietate e cieche di civili testimoniano l’agonia del regime neonazista di Zelenskij, impantanato nel terrorismo, nell’illegalità, nella corruzione e nel cinismo, che nella sua rabbia impotente cerca di uccidere il maggior numero possibile di russi per compiacere i suoi padroni occidentali.

Tutti gli organizzatori e gli autori di questo e di altri crimini della giunta di Kiev subiranno inevitabili punizioni in conformità con la legge.

L’attacco terroristico a Belgorod sarà anche oggetto di un’indagine da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, anche per quanto riguarda l’uso da parte dei terroristi ucraini di munizioni a grappolo vietate nella maggior parte dei Paesi del mondo per attaccare i civili, nonché le fonti di approvvigionamento di queste armi mortali.

Chiediamo a tutti i governi responsabili e alle strutture internazionali competenti di condannare fermamente questo brutale attacco terroristico e di prendere pubblicamente le distanze dal regime di Kiev e dai suoi curatori occidentali che commettono tali crimini.

Il silenzio in risposta alla barbarie sfrenata degli ucronazisti e dei loro burattinai complici delle “democrazie civilizzate” sarà equiparata alla complicità nelle loro azioni sanguinose.

Dichiarazione del Ministero della Difesa russo:

Il 30 dicembre il regime di Kiev ha tentato un attacco combinato indiscriminato sulla città di Belgorod con due missili Vil’cha con munizioni a grappolo vietate, nonché con razzi Vampire MLRS di fabbricazione ceca.

I sistemi di difesa aerea hanno intercettato i missili Adler e la maggior parte dei razzi Vampire MLRS.

Diversi razzi e parti di cluster dei missili Vil’cha abbattuti hanno colpito la città di Belgorod.

Di conseguenza, finora sono morti 24 adulti e due bambini e 108 persone sono rimaste ferite.

In caso di impatto diretto dei missili Vil’cha con munizioni a grappolo sulla città, le conseguenze sarebbero incommensurabilmente più gravi.

Il regime di Kiev, che ha commesso questo crimine, sta cercando di distogliere l’attenzione dalle sconfitte al fronte e di provocarci ad azioni simili ed analoghe.

Sottolineiamo che le Forze Armate russe lavorano solo su strutture militari e infrastrutture ad esse direttamente correlate.

Continueremo a farlo. Questo crimine non resterà impunito.

La risposta russa.

Leopoli: una base mercenaria, energetica e magazzini della NATO.

Chmel’nickij: aeroporto, aerei, magazzini.

Kiev: fabbriche, infrastrutture energetiche.

Char’kov: aeroporto, magazzini, infrastrutture energetiche (almeno 20 missili).

Odessa: terminal, magazzini, porti.

Nikolaev: aeroporto, porto, terminali di carburante, quartier generale di controllo.

Cherson: siti di sistemi missilistici di difesa aerea, magazzini, attrezzature, personale e attrezzature Pantone

Dnepropetrovsk: Južmaš, aeroporto.

Kanatop (Sumskaja): difesa aerea nemica, magazzini di attrezzature, energia.

Zaporož’e: sistemi di difesa aerea, terminali.

Discorso del rappresentante permanente Vasilij Nebenzja alla riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in relazione agli attacchi a Belgorod

Signor Presidente,

Cari colleghi,

Proprio ieri voi ed io ci siamo riuniti in questa sala su insistenza dei rappresentanti del regime di Kiev e dei loro sponsor, che hanno cercato di far passare le conseguenze del lavoro non professionale della difesa aerea ucraina come attacchi deliberati delle forze aerospaziali russe contro le aree residenziali delle città ucraine. Utilizzando esempi concreti, abbiamo smascherato la falsità di queste affermazioni; non avevate nulla da obiettare alle nostre argomentazioni.

Voglio porre una domanda: dove sono oggi queste persone, rappresentanti degli Stati membri dell’UE, che chiedono a frotte di partecipare alle riunioni del Consiglio sull’Ucraina per leggere ad alta voce la loro stanca propaganda davanti alla telecamera? Dov’è il rappresentante della Repubblica Ceca, i cui razzi hanno provocato la morte di civili a Belgorod? Abbiamo tentato di invitare oggi a parlare con noi il rappresentante permanente ceco, ma lui ha rifiutato vigliaccamente di partecipare. Naturalmente, una cosa è mettersi in fila per partecipare alle riunioni convocate dal regime di Kiev e dai suoi sponsor per promuovere la propaganda anti-russa; un’altra cosa è essere responsabili delle azioni del proprio governo. Vogliamo che i cittadini della Repubblica Ceca, così come degli altri Paesi occidentali, la maggior parte dei quali non sono ostili alla Russia, capiscano dove viene speso il loro denaro e in quali crimini sono coinvolti i loro governi. Dov’è il rappresentante della Polonia, che ieri ci ha parlato di un missile volato nel suo territorio, che 500 soldati delle forze di difesa territoriale del voivodato di Lublino stavano cercando e non sono riusciti a trovare? Dov’è il rappresentante dell’Unione Europea? Non create illusioni e non fingete: Bruxelles, insieme a Washington e Londra, così come la maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea, sono complici dei crimini commessi dalla banda di Kiev.

Oggi i membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU hanno la possibilità di adempiere al loro dovere e di fornire una valutazione obiettiva dell’attacco terroristico del regime di Kiev contro la pacifica città russa di Belgorod poche ore fa. Il centro della città e le aree residenziali sono state colpite con munizioni a grappolo da sistemi di razzi a lancio multiplo dalla città di confine di Volčansk nella regione di Char’kov. Ecco i collegamenti ai video dei residenti di Belgorod dal momento in cui è arrivato il razzo. Vorrei attirare la vostra attenzione: questi non sono solo frammenti, mostrano chiaramente ed incontrovertibilmente il volo di un razzo. Ecco le conseguenze di questo attacco.

Uno degli obiettivi dei missili ucraini era il complesso sportivo Dinamo a Belgorod, dove in quel momento si tenevano lezioni di ginnastica per bambini. L’altra era una pista di pattinaggio nel centro della città, dove c’erano genitori con bambini. Anche l’Università tecnologica statale di Belgorod è stata attaccata dai terroristi ucraini. Per aumentare il numero delle vittime dell’attacco terroristico sono state utilizzate munizioni a grappolo, due missili Ontario in munizioni a grappolo vietate e razzi Vampire di fabbricazione ceca.

Stiamo quindi parlando di un attacco combinato deliberato e indiscriminato contro una città pacifica. Voglio sottolineare ancora una volta: non si tratta di un attacco contro obiettivi militari con possibili conseguenze per la popolazione civile, ma di un atto deliberato di terrorismo diretto contro i civili.

In seguito al bombardamento pianificato e preparato con cura della parte centrale della città, sono morte 24 persone, tra cui tre bambini. 108 persone sono rimaste ferite, 5 bambini e 12 adulti sono in gravi condizioni. Sappiamo che consulenti britannici e americani sono stati direttamente coinvolti nell’organizzazione di questo attacco terroristico, incitando regolarmente le autorità dell’attuale Ucraina a commettere crimini sanguinosi. La responsabilità di ciò ricade anche sui Paesi dell’Unione Europea, che continuano ostinatamente e irresponsabilmente a rifornire di armi la cricca dominante ucraina.

Signor Presidente,

Conosciamo molto bene la narrazione che ascolteremo oggi: nulla di tutto ciò sarebbe accaduto se non fosse stata avviata l’operazione militare speciale nel febbraio 2022. Bugie, signore e signori. Abbiamo lanciato l’operazione militare speciale per fermare ciò che il regime di Kiev stava facendo nel Donbass, bombardando impunemente le sue città e paesi per otto anni. E non volevate accorgervene. Ciò può essere ottenuto solo sconfiggendo questo regime terroristico, che si vanta apertamente di utilizzare metodi terroristici sia contro i propri cittadini che contro quelli russi.

Il bombardamento di aree popolate nelle regioni di Donbass, Cherson e Zaporož’e, Crimea e altre regioni russe, le uccisioni spietate e cieche di civili testimoniano l’agonia del regime neonazista di Zelenskij, impantanato nel terrorismo, nell’illegalità, nella corruzione e nel cinismo, che cerca nella sua rabbia impotente di compiacere i suoi padroni occidentali uccidendo il maggior numero possibile di russi.

Tutti gli organizzatori e gli autori di questo e di altri crimini della giunta di Kiev subiranno una punizione inevitabile. Chiediamo a tutti i governi responsabili e alle strutture internazionali competenti di condannare fermamente questo brutale attacco terroristico, commesso utilizzando munizioni a grappolo vietate nella maggior parte degli Stati occidentali, e di prendere pubblicamente le distanze dal regime di Kiev e dai suoi curatori occidentali che commettono tali crimini. Siamo sorpresi dal silenzio del Segretario generale su questo argomento. Dall’ONU abbiamo invece sentito solo vaghe dichiarazioni da parte dell’addetto stampa del Segretario Generale, che impersonalmente ha commentato dicendo che tali attacchi dovrebbero essere condannati. Il silenzio in risposta alla barbarie sfrenata degli ucronazisti e dei loro burattinai complici delle “democrazie civilizzate” sarà simile alla complicità nelle loro azioni sanguinose.

Non è un caso che Belgorod sia stata scelta come bersaglio dell’odierno attacco terroristico da parte del regime nazista di Kiev. Come tutti sappiamo, nelle ultime settimane gli ucronazisti hanno perso molte posizioni ben fortificate nella periferia di Doneck, da dove bombardano da 9 anni le zone pacifiche di questa città. Mar’inka è stata liberata, i nazisti stanno per essere espulsi da Avdeevka, l’esercito russo respinge i militanti ucraini lungo tutta la linea della resistenza combattiva. Qui i nazionalisti non hanno tempo per i soliti bombardamenti: pensano a salvarsi la vita riempiendo le posizioni di combattimento con i cadaveri di reclute non addestrate. Ma nella regione di Char’kov, soprattutto più vicina al confine russo, la situazione è diversa. Più precisamente, per ora è diverso. Naturalmente lo correggeremo: come abbiamo già affermato, uno degli obiettivi dell’operazione militare speciale nel quadro della smilitarizzazione dell’Ucraina è quello di eliminare le minacce provenienti dai territori confinanti con le regioni russe, compresi quelli che sono entrati a far parte della Russia dopo l’inizio dell’operazione militare speciale. Quanto più creano per noi queste minacce, tanto più duro agiremo, penso che questo dovrebbe essere chiaro a tutti.

E a quelli di voi che ieri avevano chiesto il negoziato, oggi ha risposto Podoljak, consigliere del capo di gabinetto del presidente dell’Ucraina. Ecco la sua citazione: “Non ci saranno trattative. Nel senso classico del termine. Ci saranno richieste di ultimatum alla Federazione Russa ai massimi livelli e la Russia le accetterà”. Queste sono le associazioni che i leader del regime di Kiev hanno con la parola “negoziati”. Loro, come Hitler nel 1943-1944, sono fiduciosi nella loro invincibilità e che l’Occidente alla fine salverà loro la pelle.

Ieri in questa sala, un rappresentante della cricca di Kiev, seduto dietro un cartello dell’ex Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, ha cercato di farci la morale e di insegnarci la presenza o l’assenza di una coscienza. Il regime di Kiev si vanta di essere uno dei membri fondatori dell’ONU, tacendo timidamente che ciò è stato possibile solo grazie al compagno Stalin, che ha insistito su questo tenendo conto dell’enorme contributo alla Vittoria che Bielorussia e Ucraina hanno dato, e i sacrifici subiti durante la seconda guerra mondiale. Lo stesso compagno Stalin, che i nazionalisti ucraini e i nazisti odiano ferocemente, acquistò le terre per l’Ucraina occidentale per la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, che a quel tempo non ne facevano parte da secoli.

Tutto questo, ovviamente, è stato dimenticato e calpestato dall’attuale governo di Kiev. Ora c’è una storia diversa e altri eroi, condannati come criminali di guerra dal Tribunale di Norimberga, a cui tanto piace fare riferimento al rappresentante della banda di Kiev, collaboratori e ammiratori di Adolf Hitler. E il Führer tedesco, come sapete, ha detto che la coscienza è una chimera. E i metodi utilizzati dagli attuali strateghi di Kiev non sono diversi da quelli utilizzati da Bandera e altri membri dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, uccidendo in massa “moscoviti” (come loro chiamano tutti i russi), ebrei, polacchi e gli stessi ucraini. Solo che ora hanno in mano le armi occidentali a lungo raggio, che permettono loro di raggiungere il centro delle città. E non mirano a obiettivi militari, ma a civili.

Signor Presidente,

In conclusione, vorremmo ricordare una metafora molto precisa utilizzata durante la “Settimana ad alto livello” dal Presidente polacco Duda. In quell’occasione ha paragonato l’Ucraina a un uomo che sta annegando e che può trascinare a fondo tutti quelli a cui si aggrappa. Oggi vediamo come Zelenskij, Podoljak, Ermak e altra plebaglia neonazista cercano di trascinare con sé non solo il popolo ucraino, ma anche coloro che gli forniscono equipaggiamento militare e munizioni, presumibilmente per la difesa contro la Russia. Naturalmente non c’è speranza per gli Stati Uniti e la Gran Bretagna: per loro sostenere il regime di Kiev non è solo un’impresa geopolitica redditizia, ma anche commerciale. Ma per tutti gli altri, voglio credere, l’uso cinico dei proiettili cechi per sparare sui civili può ancora far riflettere.

Grazie per l’attenzione.

Replica finale:

Signor Presidente,

Vorrei fare alcuni commenti.

Molti di voi amano dire che non si può permettere alla Russia di ingannarvi e distrarvi. Questa è una tesi ben nota: quando l’argomento è scomodo per voi. Inoltre sentiamo costantemente dire che non è stata l’Ucraina a iniziare questa guerra. Se in Ucraina nel 2013 non ci fosse stato un colpo di Stato sostenuto e benedetto dagli Stati occidentali, se coloro che avevano preso il potere non avessero iniziato una guerra nel Donbass contro i propri cittadini nel 2014, se gli accordi di Minsk, approvati con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, fosse stato attuato, allora non sarebbe successo nulla di ciò che è accaduto nel 2022.

Il rappresentante di Malta ha affermato oggi che l’Ucraina ha il diritto di proteggere i propri cittadini. Voglio porre una domanda: ha anche lei il diritto di uccidere deliberatamente e selettivamente i civili? Il rappresentante permanente della Francia afferma che l’Ucraina si tutela ai sensi dell’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite. E l’Ucraina lo fa anche nel bombardare infrastrutture civili – non militari – sulla base dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite?

La Russia non prende di mira i pacifici cittadini ucraini, non importa quanto ne parliate. Naturalmente, non tutti, ma alcuni di voi. Tutti sanno chi. Stiamo prendendo di mira solo le infrastrutture militari dell’Ucraina. Inoltre, non dirigiamo intenzionalmente e deliberatamente le armi contro i civili.

Guardate i messaggi dei propagandisti ucronazisti sui social network. Quanta rabbia e quanta gioia esprimono quando commentano la morte dei civili a Belgorod! Non troverete nulla di simile nei social network russi riguardo ai cittadini ucraini. Non avete idea di quanto sia disgustoso per le persone in Russia e per quelle persone in Ucraina che non sostengono il regime di Kiev ascoltare i vostri discorsi cinici e ingannevoli. Vergognatevi, signori.

Grazie.

Quest’anno, in Ucraina, è stato imposto di celebrare il Natale alla occidentale, e cioè il 25 dicembre anziché il 7 gennaio, vietando di fatto ai cristiani ortodossi ucraini di celebrare il Natale secondo il loro calendario.

Il discorso festivo di Zelenskij è stato registrato dal santuario della Chiesa ortodossa, la Pečërskaja Lavra (il Monastero delle Grotte di Kiev), che il governo ucraino ha sequestrato espellendo i monaci e calpestando i sentimenti religiosi dei credenti.

Zelenskij ha spiegato che gli ortodossi sono stati privati della loro festa il 7 gennaio a causa “dell’unità con il mondo civilizzato”. Ha detto: “Celebriamo tutti il Natale insieme, in una data unica, come una grande famiglia, come una nazione, come un Paese. E oggi la nostra preghiera comune è più forte che mai… senza una differenza di due settimane”.

C’è già stato un periodo nella storia dell’Ucraina in cui ai residenti veniva ordinato di festeggiare il Natale il 25 dicembre. Durante l’occupazione nazista.

Nel dicembre 1941, le autorità di occupazione informarono gli abitanti dell’Ucraina: “La celebrazione delle vacanze di Natale quest’anno si terrà contemporaneamente alle forze armate tedesche, vale a dire il 24, 25 e 26 dicembre” (pubblicato su “La voce di Poltava”, il 21 dicembre 1941). Tutte le istituzioni ucraine furono obbligate dai nazisti a dichiarare una giornata lavorativa breve il 24 dicembre e un giorno libero il 25 (Dnepropetrovskaja Gazeta, 24 dicembre 1941).

Non trovate qualche similitudine? “Dopo l’eroico ingresso dell’esercito tedesco nel territorio dell’Ucraina e l’annessione dell’Ucraina alla famiglia delle nazioni europee, è giunto il momento di unificare la cronologia del calendario di tutti i popoli civili e di passare a una nuova cronologia in tutte le sfere della nostra vita per regolare sia le nostre attività che le vacanze” (“Vozroždenie”, Rinascita, 24 dicembre 1941).

A parte questa cosa emblematica, la settimana scorsa ho parlato di Natale cattolico. A parte i soliti provocatori seriali, che non esito a definire spostati mentali, del tipo che con quel mio “per chi ci crede” volevo offendere i sentimenti religiosi perché sono ateo, non battezzato e comunista, mi è però stato fatto notare che il 25 dicembre non è solo cattolico. Ed è vero. Se però avessi detto “Natale gregoriano”, diciamocelo, pochi mi avrebbero capito.

In questo notiziario ne avevo parlato giusto un anno fa, penso che per voi sarà interessante rivedere il mio servizio di allora, per rimettere le cose a posto.

Pochi sanno le ragioni per cui il Natale ortodosso, anziché il 25 dicembre, si celebra il 7 gennaio. Io ne scrissi una decina di anni fa, pubblicandolo nella allora rivista di mio padre, Slavia.

Il tempo di rivoluzione della Terra attorno al Sole e quello della Terra attorno a se stessa sono due grandezze incommensurabili, un po’ come il lato di un quadrato e la sua diagonale. Infatti, prendendo per numero razionale la rivoluzione della Terra attorno a se stessa, e cioè un giorno di ventiquattro ore, ci vogliono 365,2421897 giorni per fare il giro intorno al Sole. Non mi soffermo su alcune differenziazioni tra l’anno siderale, quello tropicale, eclittico, anomalo, gaussiano, besseliano e chissà quanti altri: ciò esula dal presente contesto.

Il calendario giuliano (da Giulio Cesare, pur essendo stato inventato dall’astronomo greco Sosigene di Alessandria), che viene tuttora seguito dalla chiesa ortodossa russa, prevede l’aggiunta del 29 febbraio ogni quattro anni (l’anno bisestile). A Roma fu in uso dal 46 a.C. al 1582.

E’ intuitivo il fatto che, ogni quattro anni, ci scostiamo di 0,0312412 giorni. Dunque, da un rapido e semplice calcolo, dopo 128 anni ci siamo scostati di circa un giorno dalla realtà. In 1628 anni, fanno 12,7151684 giorni.

In un mondo dove i marinai si basavano sulle stelle e i contadini sulle stagioni per la semina e il raccolto, la questione non era per nulla un mero esercizio mentale per matematici forbiti. Per cercare di ovviare al problema, l’astronomo crotonese Luigi Lilio propose al Papa Gregorio XIII quello che passerà alla storia come calendario gregoriano, che è quello che tuttora usiamo. La differenza col calendario giuliano consiste solo nel fatto che non tutti gli anni divisibili per quattro sono bisestili: per la precisione, non lo sono gli anni di fine secolo se il numero di secoli non è divisibile per quattro.

In altre parole, l’anno gregoriano dura 365,2425 giorni, per scostarsi di un giorno, anziché 128 anni, ce ne vogliono ben 3.300.

Ci stiamo avvicinando al nocciolo, coraggio. Dunque, il calendario gregoriano ha permesso di rallentare notevolmente lo scostamento. Non ha risolto, però, il problema di come recuperare le giornate perse in sedici secoli. Fu così che, con bolla papale, il giorno successivo al 4 ottobre 1582 fu il 15 ottobre. L’anno successivo, il Concilio di Costantinopoli respinse la proposta di Gregorio XIII. Fu così che tra i due calendari – e quindi tra le chiese cristiane d’oriente e d’occidente – si stabilì una differenza di dieci giorni. Nel 1700 la differenza diventò di undici, nel 1800 di dodici e nel 1900 di tredici giorni. Nel 1600 e nel 2000 non è successo nulla, proprio perché 16 e 20 sono divisibili per 4. Dal 2100 la differenza salirà a quattordici giorni.

Da qui, la Rivoluzione d’Ottobre ha avuto luogo la notte fra il 7 e l’8 novembre, Natale è la notte fra il 6 e il 7 gennaio, l’Epifania è il 19 gennaio, e il cosiddetto “Vecchio anno nuovo” la notte fra il 13 e il 14 gennaio.

La Prussia è passata al calendario gregoriano nel 1610; i protestanti tedeschi nel 1700; l’Inghilterra nel 1752; il Giappone nel 1873; la Cina nel 1911; la Grecia nel 1924.

Per decreto del Sovnarkom (il Consiglio dei Commissari del Popolo) del 26 gennaio 1918, il giorno successivo al 31 gennaio fu il 14 febbraio. E’ stato uno dei primi decreti della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, assieme a quelli sul voto alle donne (governo provvisorio, 15 aprile 1917) e sulla riforma dell’alfabeto (da 43 a 33 lettere, 23 dicembre 1917). Dal 1923 la maggior parte delle chiese ortodosse adottò il cosiddetto calendario neogiuliano, che coinciderà con quello gregoriano fino al 2800, ad eccezione delle chiese russa, di Gerusalemme, georgiana, serba e del monte Athos, che seguono tuttora il calendario giuliano.

Discorso di Capodanno del presidente russo Vladimir Putin.

Cari concittadini! Cari amici!

Stiamo salutando il 2023. Tra pochissimo, diventerà parte della storia, mentre noi dovremo andare avanti, costruire il futuro.

Nell’anno che ci sta abbandonando, abbiamo lavorato intensamente, e abbiamo fatto molto, siamo stati fieri di quanto abbiamo raggiunto insieme, eravamo felici dei successi, e siamo stati risoluti nel salvaguardare i nostri interessi nazionali, la nostra libertà e la nostra sicurezza. I nostri valori, che per noi erano e restano il nostro sostegno incrollabile.

La cosa più importante che ci univa e ci unisce è il destino della nostra Patria, la profonda comprensione del valore supremo di quella fase storica profonda che sta attraversando la Russia, della portata degli obiettivi che la società ha di fronte. Della colossale responsabilità per la Patria che percepisce ciascuno di noi.

Abbiamo piena coscienza estrema e netta quanto in questo periodo dipenda da noi stessi, dalla nostra disposizione al meglio, alla nostra aspirazione di sostenerci l’un con l’altro con la parola e nei fatti. Lavorare per il bene comune ha unito la società, siamo uniti nei nostri intenti, nel lavoro come nella lotta, nella quotidianità e nel festeggiare, manifestando le principali caratteristiche della Russia: la solidarietà, la misericordia, la fermezza.

Oggi voglio rivolgermi ai nostri militi, a tutti coloro che si trovano nei luoghi di combattimento, in prima linea nella lotta per la verità e la giustizia: voi siete i nostri eroi, con voi sono i nostri cuori. Siamo fieri di voi, ammiriamo il vostro coraggio. Sono convinto che proprio ora sentiate l’amore dei vostri congiunti, dei vostri cari, di coloro che vi amano, il sostegno possente e sincero di milioni di cittadini della Russia, il sostegno del popolo tutto.

Abbiamo dimostrato più volte che sappiamo affrontare le situazioni più complesse e non recediamo mai, perché non esiste forza al mondo che sia in grado di disunirci, di costringerci a dimenticare la memoria e la fede dei nostri padri, di fermare il nostro sviluppo.

Cari amici!

In qualunque epoca, festeggiare l’anno nuovo sono le speranze radiose, il desiderio sincero di fare felici le persone care. Il 2024 che verrà è stato dichiarato nel nostro Paese l’anno della famiglia. E la vera e grande famiglia è indubbiamente quella dove crescono i bambini, dove c’è attenzione, calore spirituale, la cura per i genitori, l’amore e il rispetto reciproco. Proprio da questa comunanza di tutte le generazioni, dall’amore per la casa natia nasce e si educa la fedeltà alla propria terra natale.

Nell’anno che sta arrivando voglio augurare a tutte le famiglie russe quanto di meglio, perché dalla storia di ogni famiglia si tesse e si compone la storia del nostro Paese, enorme, meraviglioso e amato. Il suo destino lo creiamo, lo compiamo proprio noi, tutti noi, popolo multietnico, multinazionale della Russia. Siamo un unico Paese, un’unica grande famiglia, e garantiremo il sicuro sviluppo del Paese, il benessere dei nostri cittadini, diventeremo ancora più forti.

Siamo insieme, e questo è il presupposto più affidabile per il Paese. Auguri, miei cari, per il nuovo anno 2024!

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Nel 1956 fu girato un film sovietico, Карнавальная ночь, “La notte di carnevale”, che però parla del Capodanno. Una canzone in esso contenuta è tuttora uno degli inni non ufficiali dell’inizio dell’anno, quando mancano appena cinque minuti.

Era talmente popolare che fu trasmessa anche da una delle radio più antisovietiche dell’epoca, la statunitense Radio Liberty. Per puro caso, in quel momento nella loro sala di registrazione era presente Louis Armstrong, che iniziò a suonare la tromba, improvvisando. Ecco perché stavolta ve la faccio ascoltare due volte di seguito: la prima in originale, e la seconda con la registrazione “pirata” di Armstrong…

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giovedì 28 dicembre 2023

20231228 Lavrov La Stampa

Il ministro degli esteri russo, Lavrov, ha rilasciato una lunga intervista a RIA Novosti e Russia 24. Adesso vi spiego come funziona la propaganda di guerra occidentale, e in particolare i giornalisti italiani vassalli atlantisti. La Stampa riferisce:

Ed ecco invece cosa ha detto Lavrov in realtà, ve lo traduco. L’intervista integrale in originale è disponibile sul sito del ministero, mid.ru.

Il primo ministro israeliano Netanyahu ha annunciato che Hamas deve essere distrutto completamente e come forza militare. Questo è simile alla smilitarizzazione. Ha anche affermato che l’estremismo deve essere eliminato a Gaza. Questo è simile alla denazificazione. Inoltre, non capisco davvero perché il precedente governo israeliano, quando Lapid era primo ministro (prima era ministro degli affari esteri, poi divenne primo ministro), abbia reagito così tanto all’inizio della nostra operazione militare speciale. La sua reazione mi ha sorpreso. Ad esempio, come osa la Russia usare la forza contro la popolazione civile e annettere i territori ucraini?

Non era giusto. Ne abbiamo parlato con lui. Non so come ora analizzi e descriva gli eventi, ma il Primo Ministro israeliano Netanyahu, nonostante le numerose dichiarazioni critiche provenienti da tutto il mondo e il fatto di trovarsi in una situazione grave, non si è permesso e non si permette di rilasciare dichiarazioni in relazione alla Russia. Due volte hanno avuto luogo conversazioni telefoniche con il presidente russo Putin. Gli israeliani, come gli egiziani, ci hanno aiutato a evacuare i nostri cittadini che erano tenuti in ostaggio o che semplicemente volevano lasciare la Striscia di Gaza.

Dobbiamo stare molto attenti alla nostra storia condivisa con Israele. E soprattutto alla storia della lotta al nazismo. Questa è la cosa principale che ci unisce storicamente. Se vogliamo, è il fondamento del nostro codice genetico.

L’Olocausto e lo sterminio del popolo sovietico multinazionale sono cose dello stesso ordine, fatta eccezione per i numeri. 6 milioni di persone l’Olocausto e più di 20 milioni di persone i popoli dell’Unione Sovietica.

Un anno fa, l’ambasciatore israeliano a Kiev, durante una conferenza stampa in occasione del Giorno della Memoria dell’Olocausto, quando gli fu chiesto come si sentisse riguardo al fatto che in Ucraina glorifichino Bandera, Šuchevič e altri nazisti, usino e onorino questo simbolismo, lui rimase in silenzio. Gli è stato chiesto se ciò significasse che Israele aveva cambiato atteggiamento. Lui rispose “no” e disse che per gli israeliani erano ancora nazisti, inaccettabili, e che sarebbe stato così per sempre. Ma, dicono, l’Ucraina ha una storia complicata. Capisco perché gli ucraini trattano queste figure e strutture politiche in questo modo. Queste sue affermazioni sono già spaventose di per se.

Riassumo. Lavrov ha detto: “Netanyahu ha detto che” eccetera. Che fa La Stampa? “Lavrov ha detto che”. Ignobili e infami.

Intervista originale: Ministero degli Esteri della Federazione Russa

mercoledì 27 dicembre 2023

20231227 Giornale Radio Attimo Fuggente

Ascolta “L’Attimo Fuggente”, programma condotto da Luca Telese e Giuliano Guida Bardi, oggi hanno parlato con Mark Bernardini (politologo e sociologo in Russia).

Dal lunedì al venerdì dalle 07.00 alle 09.00 e sabato dalle 08.00 alle 10.00, dove la vita italiana verrà analizzata, messa in discussione e a volte apprezzata con le interviste spigolose di Luca Telese e Giuliano Guida Bardi a tutti gli interpreti della vita politica e sociale di tutti i giorni.

La puntata completa: Giornale Radio, Attimo Fuggente

martedì 26 dicembre 2023

20231226 Спас

Вне эфира, интересная дискуссия с ведущим. Он продвигал тезис, согласно которому Евросоюзу грозят семьдесят лет коммунизма, как раньше в России. Я вылупил глаза: Вы это сейчас серьезно? А он: я бывал долго и неоднократно в Европе, знаю, о чем говорю.

Я уж не говорю, что ведущий слишком молод, чтобы помнить Советскую Россию. Но в Западной Европе, и в частности в Италии, я прожил тридцать лет, плюс два года в Бельгии, исколесил всю Европу, даже в таких неизвестных карликовых государствах, как Андорра, Люксембург, Лихтенштейн. Ни разу не был в Ирландии и Исландии, а так – был везде.

Итак. Грядет коммунизм? Премьер-министр Италии Мелони – глава правой пост-фашистской партии. Действующий премьер-министр Нидерландов Марк Рютте – правоцентрист. Предполагаемый будуший премьер министр Нидерландов Герт Вилдерс – правый. Французский президент Эмманюэль Макрон – центрист. Глава Еврокомиссии Урсула Фон Дер Ляйен – правоцентрист. Глава Европейского Совета Шарль Мишель – правоцентрист. Глава Европарламента Роберта Метсола – правоцентрист. Замечу, кстати, что все они выступают за поставки оружия Украине. Коммунизм, говоришь? Ну-ну…

Полный выпуск передачи: Спас, Рутюб

domenica 24 dicembre 2023

057 Italiani di Russia

Cinquantasettesimo notiziario settimanale di lunedì 25 dicembre 2023 degli italiani di Russia. Buon Natale cattolico per chi ci crede, buon ascolto e buona visione con la nostra ultima puntata del 2023.

Attualità

C’è una notizia, citata da due delle maggiori agenzie di informazione della Russia, RIA Novosti e Russia Today, che riguarda l’Italia. Personalmente, ritengo che sia più un’operazione di facciata, di scarsa o nulla realizzabilità, ma è comunque una notizia, e come tale ve la riporto. E’ più interessante l’analisi successiva condotta approfittando dell’occasione.

Il capo della Camera di commercio italo-russa, Ferdinando Pelazzo, ha affermato che la CCIR intende varare entro il 14 febbraio 2024 un sistema che consentirà alle aziende russe di acquistare in rubli merci italiane autorizzate all’importazione in Russia.

Secondo Pelazzo, la Camera potrà preparare proposte al consiglio di amministrazione sugli strumenti per attuare tale iniziativa entro il 14 febbraio.

“E praticamente dal giorno dopo tutto funzionerà”, ha detto.

In precedenza, il primo vice primo ministro russo Andrej Belousov aveva affermato che la quota dei pagamenti del Paese in rubli e valute amichevoli nel 2023 è aumentata al 65%.

“Il nostro consiglio di amministrazione si riunirà il 14 febbraio del prossimo anno. Siamo convinti che il 14 febbraio offriremo l’intero strumento al nostro consiglio di amministrazione e quasi dal giorno dopo tutto funzionerà. Dobbiamo solo riferire e ottenere il via libera”, ha detto Pelazzo.

Ha aggiunto che restano ancora alcune “questioni finanziarie”, ma c’è ancora tempo prima della data stabilita.

Pelazzo aveva precedentemente riferito che il sistema consente a un acquirente russo di pagare beni italiani in rubli alla CCIR, e la Camera stessa potrebbe poi trasferire questi soldi dal suo conto in un Paese terzo all’Italia.

“Ci siamo accordati con una banca di un Paese terzo che abbiamo scelto: l’Armenia... Non controlliamo solo i pagamenti, ma anche la logistica. Ora i costi per l’invio di merci attraverso l’Armenia e attraverso l’Europa sono più o meno gli stessi. Il Paese non è molto lontano dall’Italia, possiamo monitorare l’intero processo in modo più trasparente”, ha detto il responsabile della CCIR.

Secondo lui, ora la CCIR sta per aprire un conto in una banca armena, ma ha incontrato difficoltà: l’Armenia non è membro della Convenzione dell’Aja sull’Apostille, ma ha aderito alla Convenzione di Minsk, quindi quando si traduce la documentazione è necessario coinvolgere traduttori accreditati presso l’ambasciata armena.

“Abbiamo dedicato molto tempo ad ottenere alcune autorizzazioni. In particolare abbiamo verificato se ci fossero obiezioni da parte della Banca Centrale d’Italia. Abbiamo ottenuto il via libera, quindi ora siamo in fase di apertura del conto”, sottolinea Pelazzo.

Le sanzioni occidentali stanno penalizzando pesantemente non la Russia, ma in primo luogo i Paesi Europei e soprattutto il “made in Italy”. Nei giorni scorsi l’Unione europea ha adottato il 12° pacchetto di sanzioni contro la Russia, ampliando la lista di prodotti la cui esportazione verso la Russia sarà vietata. Nel 2014 il Cremlino, rispondendo alla politica sanzionatoria degli Stati Uniti e dei loro alleati europei, ha sottoposto all’embargo l’export verso la Russia di molti tipi di prodotti industriali, ma soprattutto di generi alimentari europei, dalla frutta fresca ai prodotti ittici, ai salumi e ai formaggi.

Inoltre il Regolamento UE 428/2022 ha introdotto l’anno scorso un divieto di esportazione verso la Russia dei “beni di lusso”. Tale misura comprende numerose merci caratteristiche del “made in Italy”, come vini, prodotti alimentari, abbigliamento e gioielli del valore superiore a 300 euro per articolo. Il risultato è che il 49% del “made in Italy” esportato verso la Russia è stato soggetto alle sanzioni e agli embarghi, danneggiando seriamente gli interessi economici di migliaia di aziende italiane. Nel 2021, l’anno precedente all’inizio del conflitto armato con l’Ucraina, l’Italia si era confermata uno dei principali partner commerciali della Russia, raggiungendo un aumento del 43,89% di interscambio rispetto al 2020.

Sempre Pelazzo ha affermato che le nuove sanzioni anti-russe dell’UE mettono a rischio parte del commercio tra Italia e Russia, il nuovo sistema di revisione dei codici doganali potrebbe portare ad un divieto automatico anche per le merci che non sono soggette a restrizioni.

“Se prima certe merci erano sanzionate, poi dopo un esame approfondito ne erano esentate, ora leggo che è prevista una sorta di “arrotondamento” dei codici doganali”, ha spiegato Pelazzo.

Ciò porterà a far sì che un ampio elenco di merci che prima non erano incluse nell’elenco delle sanzioni ricadranno sotto il codice doganale comune, poiché sono stati considerati speciali “sottocodici”.

Riceviamo e pubblichiamo il messaggio di fine anno del Presidente di GIM Unimpresa Vittorio Torrembini:

L’anno che sta per concludersi è stato assai complicato e pieno di incertezze. Il clima geopolitico internazionale si è ulteriormente aggravato con la incredibile vicenda di Gaza. Per il momento non si intravedono segnali che lascino pensare ad un miglioramento della situazione. Tuttavia noi continueremo a sostenere il lavoro delle nostre aziende e gli sforzi che da più parti vengono fatti per arrivare ad una risoluzione dei gravi problemi che ci affliggono. Nel 2024 avremo un nuovo Ambasciatore, la Dr.ssa Cecilia Piccioni, che crediamo continuerà il generoso lavoro del Dr. Giorgio Starace che ha dovuto lasciare Mosca in modo repentino.

Colgo questa occasione per ringraziare tutti i funzionari della nostra Ambasciata, con il Ministro Pietro Sferra Carini che avrà il compito di dirigere la nostra Missione Diplomatica fino all’arrivo della nuova Ambasciatrice. Il Console Favilli con tutto il suo staff per il difficile lavoro che stanno portando avanti per la nostra comunità, i colleghi della Camera di Commercio Italo Russa con il Presidente Pelazzo per il lavoro di collaborazione che stiamo portando avanti. Un grande ringraziamento a tutti voi che con grande impegno e generosità sostenete il lavoro della nostra Associazione e un particolare grazie alla nostra Direttrice Anita Mengon per l’impegno quotidiano a favore di tutti gli Associati!

Buon 2024, che sia un anno di pace e di prosperità!

Intervista a Sergej Lavrov, Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, alla trasmissione russa “Bol’šaja Igra” (“Il Grande Gioco”). Per l’ennesima volta, ringrazio per la traduzione l’ambasciata russa in Italia.

(Mosca, 18 dicembre 2023)

Possiamo dire che il fallimento dell’offensiva ucraina ha ridato spazio alla diplomazia e all’interesse per i negoziati con la Russia?

Perché c’è stato un cambiamento nelle narrazioni occidentali? In primo luogo, i soldi stanno finendo. In Ucraina sono stati “pompati” circa 200 miliardi di dollari o di euro (a seconda di come li si conta). Si tratta di una cifra decine di volte superiore a quella promessa (e nemmeno versata) ai Paesi africani.

Il motivo principale è che il popolo americano e la popolazione dei Paesi europei cominciano a rendersi conto che non hanno nulla da guadagnarci. Inoltre, hanno iniziato a sentire l’impatto negativo della “ucrainizzazione” dell’intera agenda che l’Occidente sta promuovendo sulla scena internazionale: deindustrializzazione in Germania, trasferimento della produzione negli Stati Uniti, perdita dei mercati russi.

Il cambiamento della narrativa su ciò che sta accadendo “ai margini” della battaglia in Ucraina non ha ancora portato a un’intensificazione della diplomazia costruttiva con la Russia. E’ corretto?

Cambiare la narrazione non cambia l’essenza della politica occidentale. Loro continuano a considerare la Russia un avversario, una minaccia e, come ha detto il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin, persino un nemico.

Periodicamente, i politici europei e americani si lasciano andare a una “freudiana” rigida determinazione a non deporre le armi, a non arrendersi e a “finire” la Russia.

Per anni abbiamo creduto, ci siamo fidati, siamo stati creduloni. Da questa “radice dell’attendibilità” si possono trarre molte parole. Più di una volta ci siamo convinti che l’Occidente non avesse le mani pulite, ma ogni volta, secondo la tradizione del nostro popolo, abbiamo sperato nel meglio, perdonato, dimenticato, deciso di non sollevare uno scandalo.

[…]

Punti chiave:

Capiamo perfettamente (come abbiamo detto molti anni fa) che tutto questo non riguarda l’Ucraina, ma il contenimento della Russia. Kiev era necessaria solo per creare uno strumento di costante minaccia militare alla Federazione Russa, uno strumento di annientamento della nostra influenza fino a distruggere le tradizioni, la lingua, la cultura russa e persino gli stessi russi fisicamente.

Ogni giorno sentiamo dire che gli americani (e anche altri Paesi occidentali lo ripetono) non partecipano alle ostilità ma si limitano a “sostenere” l’Ucraina, che sta conducendo una guerra “giusta” per la sua sovranità, la sua integrità territoriale e i valori europei. Ci sono molti fatti, anche video, sui mercenari provenienti dalla Polonia e da altri Paesi europei. Anche da alcuni Paesi del Medio Oriente, in cui gli americani, in particolare in Siria, mantengono ancora la base militare di Al-Tanf, dove i militanti dell’ISIS si sentono a loro agio. Alcuni dei quali sono già “sbucati” in Ucraina.

La nostra nuova versione della Concezione della politica estera utilizza per la prima volta l’espressione “la Russia è uno Stato-civiltà”. Questo ci impegna in molte cose. È la dichiarazione di un fatto oggettivo che conferma che siamo un tutt’uno.

Non abbiamo dispute territoriali con i Paesi della NATO. In realtà, non abbiamo dispute territoriali con nessun altro. Anche con il Giappone, tutte le dispute territoriali sono state chiuse.

Ancora una volta, per fare un paragone: l’Europa e gli Stati Uniti stanno ora “girando” in Medio Oriente, invitando libanesi, iraniani, iracheni e siriani a fare tutto il possibile per evitare che la guerra a Gaza si estenda ai territori vicini. Forse dovrebbero applicare lo stesso fervore per evitare che ciò accada in Ucraina.

Mosca è stata addobbata ed è pronta per le feste di fine anno. Il centro cittadino, da sempre, è il luogo che più attrae gli abitanti e gli ospiti della capitale. Qui ogni adulto, ogni bimbo troverà quello che fa al caso suo. Sulla Piazza Rossa c’è la giostra o la pista di pattinaggio su ghiaccio, si può bere un tè caldo con le tradizionali prelibatezze invernali o visitare gratuitamente la mostra degli alberi di Natale del GUM, il celebre centro commerciale moscovita, e tutto questo col sottofondo musicale.

Il conflitto in Ucraina deve essere risolto con mezzi politici, è fiducioso il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto. Ha espresso questa opinione durante la visita al contingente italiano della NATO in Polonia.

E già mi verrebbe da chiedere retoricamente: che diavolo ci fa un contingente italiano in Polonia? Voi lo sapevate?

“Parallelamente all’azione militare e al sostegno all’Ucraina, è importante valutare i percorsi che porteranno a una soluzione politica”, ha affermato il ministro.

Ciò che non può essere ottenuto con mezzi militari può essere ottenuto sul fronte diplomatico, ritiene Crosetto.

E qui siamo alla totale inversione delle cause e degli effetti: a me risultava, infatti, che quando non si riesce a raggiungere un risultato diplomatico si fa la guerra, mentre per il ministro se non si raggiunge un risultato in guerra allora si ricorre alla diplomazia.

«Con mezzi politici per ottenere risultati e arrivare alla pace», cita l’ANSA. Allo stesso tempo, il 4 novembre, Crosetto aveva osservato che non era ancora giunto il momento per una tregua politica in Ucraina.

Dunque, niente diplomazia, giusto?

Un’illuminante analisi per bocca di Marija Zacharova, la portavoce del ministero degli esteri russo.

Il 12 dicembre la Commissione europea, guidata da Ursula von der Leyen, ha presentato il “Pacchetto per la difesa della democrazia”. E’ un altro passo verso l’introduzione di una legge europea sugli agenti stranieri, che obbligherà tutti i lobbisti di influenza straniera a sottoporsi a una procedura di registrazione e a presentare relazioni periodiche obbligatorie alle autorità di vigilanza.

Che ci crediate o no, questa è una versione ancora più dura dell’American Foreign Agents Registration Act (FARA). E lo ha fatto la Commissione Europea, che per molti anni ha criticato la Russia per “l’allontanamento dalla democrazia” in relazione alla comparsa del termine “agente straniero”.

Il Pacchetto di Ursula von der Leyen opera come parte di un programma più ampio e completo, denominato “Piano d’azione per la democrazia europea”.

Il Piano della Commissione Europea prevede il rafforzamento della democrazia in Europa (per qualche motivo, attraverso il controllo sugli agenti stranieri), e affinché tale Piano possa finalmente funzionare, Ursula von der Leyen ha introdotto il Pacchetto.

Grazie agli sforzi di un ex ginecologo, la democrazia nell’UE è protetta in modo affidabile dal Piano e dal Pacchetto. Non resta che accettare l’Ucraina tra le proprie fila.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Tempo addietro, vi ho già parlato di un cartone animato famosissimo in Unione Sovietica, quando ancora i cartoni si facevano a mano. “Nu, pogodi”, con gli eterni amici nemici, il lupo e il coniglio. Una puntata del 1974 conteneva una canzoncina di Capodanno, e visto che siamo sotto le feste ve la riporto.

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mercoledì 20 dicembre 2023

20231220 Giornale Radio ZTL

20/12/2023 | ZTL con Francesco Borgonovo

ZTL è un appuntamento con accesso limitato agli ascoltatori dotati di analisi critica, alto senso di responsabilità, altezza variabile tra 1,50 e 2 metri e attenti a seguire la trasmissione fuori dai luoghi comuni, senza pregiudizi e censure. ZTL è in onda su Giornale Radio, dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 20.

La puntata completa: Giornale Radio, ZTL

martedì 19 dicembre 2023

20231219 Putin

Il 19 dicembre 2023, Putin è intervenuto al Centro Nazionale Difesa della Federazione Russa nell’ambito della riunione allargata del Consiglio del Ministero della Difesa

Gli eventi dell’anno in corso hanno confermato, lo vediamo tutti: l’Occidente continua a condurre una guerra ibrida contro la Russia, fornisce attivamente al regime di Kiev i dati da ricognizione in tempo reale, dirige i consulenti militari, trasferisce i moderni sistemi di armi, inclusi i sistemi di missili a lancio multiplo ed alta mobilità, missili a lungo raggio, munizioni a grappolo e un gran numero di nuovi velivoli senza pilota. Ha in programma di trasferire all’Ucraina, come sappiamo, i caccia multifunzionali F-16: è in corso l’addestramento dei piloti ucraini in Occidente.

Di recente, l’attività del blocco militare della NATO in generale è cresciuta bruscamente. Forze significative dagli Stati Uniti, compresi gli aeromobili, sono state trasferite ai nostri confini. Il numero di truppe di alleanza nell’Europa orientale e centrale è aumentato. La Finlandia, come sappiamo, è già stata attratta nella NATO, si prevede altrettanto per la Svezia. In effetti, questa è la fase successiva nell’approccio dell’alleanza ai nostri confini.

Sappiamo tutti bene e ricordiamo che nel 1991 hanno promesso a Gorbačëv: no, no, non un pollice a est. Ecco qui. Bei partner. Mentono spudoratamente, in continuazione. Allo stesso tempo, la natura aggressiva del blocco non è più nascosta dietro le formulazioni “difensive”. A suo tempo mi dicevano: non è un blocco militare, la nostra è un’organizzazione politica. E nessuno ha mai cancellato l’articolo cinque. Allo stesso tempo, il carattere aggressivo, come ho detto, non viene nascosto. Nei documenti dottrinali statunitensi, le affermazioni sulla superiorità globale sono direttamente sancite.

L’Occidente non recede dalla sua strategia di deterrenza della Russia e dai suoi obiettivi aggressivi in Ucraina. Bene, anche noi non recediamo dagli obiettivi della nostra operazione militare speciale.

Valutando la situazione attuale “sul campo”, sulla linea di contatto del combattimento, possiamo dire con fiducia che l’iniziativa è in mano alle nostre truppe. In effetti, facciamo ciò che consideriamo necessario, ciò che desideriamo. Laddove i comandanti considerano consigliabile aderire alle tattiche della difesa attiva, ciò accade, mentre, dove è opportuno, miglioriamo le nostre posizioni.

Il nemico subisce forti perdite e ha in gran parte sprecato le riserve, cercando di mostrare ai suoi veri proprietari almeno un certo risultato della sua cosiddetta controffensiva. A proposito, anche il mito dell’invulnerabilità delle attrezzature militari occidentali è crollato.

Tutti i tentativi, come hanno detto in Occidente, di infliggerci una sconfitta militare, una sconfitta strategica, si sono schiantati sul coraggio e sulla resistenza del nostro soldato, hanno affrontato il maggiore potere delle nostre forze armate, il potenziale dell’industria domestica e delle industrie di difesa.

Voglio tornare ancora una volta all’argomento relativo alle cause del conflitto che stiamo vivendo. Qui il pubblico è preparato, tuttavia, ritengo importante enfatizzare di nuovo alcune cose, parlare delle cause del conflitto di oggi in Ucraina.

Ricordiamo che immediatamente dopo il crollo dell’URSS, l’Occidente ha iniziato a lavorare nel modo più attivo sia in Russia in generale che sulla nostra “quinta colonna”, attorno alla quale saltellavamo tutto il tempo, accarezzandogli la testa, persuadendoli con toni patriottici. Non importa. Ci sono persone diverse lì, non facciamo di tutt’erba un fascio. Tuttavia, il nemico sapeva perché lo stava facendo e sapeva con chi aveva bisogno di lavorare – sia con questa “quinta colonna”, sia con i terroristi, comprese le organizzazioni internazionali, e con i separatisti, con i quali hanno lavorato attivamente sulla decomposizione della Russia stessa. Parallelamente, ha agito attivamente nello spazio post-sovietico, dividendo tutti gli Stati indipendenti di recente istituzione – le ex repubbliche dell’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche. Un’enfasi speciale sempre, anche prima del crollo dell’Unione Sovietica, fu fatta dal nemico in Ucraina.

In primo luogo, sulla base di una serie di considerazioni storiche, in base al fatto che molti ex nazisti si sono trasferiti nel continente americano, in particolare in Canada, negli Stati Uniti, c’era una buona base e hanno lavorato con loro, sono state create intere istituzioni dedicate. Si stavano preparando. E non appena si è verificato il crollo, sono passati alla fase attiva. Hanno lavorato al nostro interno – ed esternamente con una forza raddoppiata e triplicata. Perché? Perché credevano sempre che la Russia, avendo perso tale potenziale, non sarebbe mai tornata alle sue precedenti posizioni geopolitiche e non avrebbe rappresentato alcuna minaccia come concorrente, o almeno come concorrente.

E, come sappiamo, prevedevano di dividerci in almeno cinque entità. Non lo nascondevano, ne discutevano apertamente.

Hanno lavorato separatamente in Ucraina, ovviamente, hanno fatto prima una scommessa sui nazionalisti, dimenticando che questi stessi nazionalisti estremi sono ex nazisti che hanno collaborato con Hitler. E hanno permesso ai nazionalisti ucraini di trasformare questi ex nazisti in eroi nazionali, come Bandera e altri come lui. Eppure, abbiamo fatto di tutto per decenni per costruire relazioni normali con questo Stato vicino. Abbiamo sempre detto, ed io continuo a dire, che questo è un popolo fraterno. Ma il nemico si è comportato diversamente.

In termini politici, la Russia poneva l’accento sul sud-est ucraino. Perché? Perché queste sono regioni storiche russe, ci vivono i russi, e non importa cosa sia scritto sul passaporto. Hanno un’unica lingua madre – quella russa, tutta la cultura, le tradizioni sono russe, tutto… questa è gente nostra.

Ci siamo sempre concentrati su questa parte dell’Ucraina e questo ha avuto importanti conseguenze politiche interne, perché non ha permesso ai nazionalisti estremi di raggiungere il potere reale con mezzi politici legali. Sempre quelle forze politiche e quei leader politici che hanno rivendicato posti più elevati nello Stato avrebbero dovuto prendere in considerazione l’opinione degli elettori del sud-est dell’Ucraina, sempre. Senza di loro, era impossibile salire al potere. Ma non appena sono saliti al potere, si sono immediatamente dimenticati di loro, nessuno ha ricordato i loro interessi e hanno immediatamente obbedito alle azioni dei nazionalisti estremi che si sono comportati attivamente, offensivi, in modo aggressivo. E immediatamente si sono trasferiti nella politica dei nazionalisti.

Abbiamo cercato di combattere tutto questo. In che modo? Prima di tutto, con mezzi economici: a prezzi stracciati, abbiamo venduto energia, e poi prestiti, cooperazione – abbiamo fatto di tutto, davvero, per costruire relazioni. No, l’Occidente con enfasi su queste forze nazionaliste attive e aggressive in Ucraina semplicemente non ci ha lasciato alcuna possibilità.

Ma anche loro hanno affrontato il fatto che è impossibile raggiungere finalmente i loro obiettivi con mezzi legali e trascinare l’intera Ucraina dalla loro parte. Non funziona, c’è questo sud-est che arriva ai sondaggi e ai voti per coloro che parlano della necessità di buoni rapporti con la Russia. Questo è quello che è successo nella vita reale. Non funziona, di decennio in decennio non funziona in alcun modo. E cosa hanno intrapreso a quel punto? Il colpo di Stato.

Sì, ovviamente, ci sono stati molti problemi in Ucraina: interni, economici, sociali, ingiustizie. Ma a che pro un colpo di Stato? Andate alle elezioni, come ci è stato detto tutto il tempo: solo con mezzi politici, solo in questo modo, solo all’interno del quadro della Costituzione! E dov’è tutto questo? Qui c’è riluttanza a mostrarlo, giusto? Si sono resi conto che non era possibile “staccare” l’Ucraina esclusivamente con mezzi politici, usavano gli errori delle allora autorità dell’Ucraina – di nuovo, con enfasi su queste forze aggressive nazionaliste – e fecero un colpo di Stato. Non è chiaro perché, solo per risolvere il problema una volta per tutte, tutto lì.

In questo senso, ovviamente, hanno raggiunto i loro obiettivi. Non avevamo altra scelta che sostenere la Crimea, altrimenti avrebbero organizzato un massacro lì.

Ma è sorto il problema del Donbass. Abbiamo cercato di metterci d’accordo con calma. In generale, eravamo pronti a garantire, a determinate condizioni prescritte negli accordi di Minsk, di ripristinare gradualmente l’integrità territoriale dell’Ucraina, incluso il Donbass, al fine di non mettere in pericolo le persone che vivono lì, in modo che le necessarie condizioni fossero create lì a garanzia della loro sicurezza. Questo è l’intero significato degli accordi di Minsk.

Sebbene, se le autorità ucraine e i loro proprietari in Occidente fossero andati a questo, per implementare l’attuazione di questi accordi, tutto gradualmente sarebbe diventato fattibile. Non lo hanno fatto, hanno subito organizzato la guerra nel 2014.

Parlo francamente, infatti, per coloro che hanno partecipato a quegli eventi non è un segreto: non abbiamo fatto nulla, ma siamo stati gradualmente costretti a essere coinvolti per proteggere le persone, in modo che non fossero sterminate. E’ iniziata così.

L’Occidente, specialmente oltreoceano, osservava con piacere. In questo senso, ovviamente, se posso dirlo, ci hanno fregati. L’uso di questa posizione aggressiva ci ha costretto ad una risposta. E poi hanno semplicemente abbandonato tutti gli accordi di Minsk, lo hanno detto pubblicamente al riguardo, e poi i leader occidentali non sono stati timidi riguardo a questo pubblicamente – che era solo una “copertura” per far rivivere o, al contrario, nemmeno rilanciare, ma costruire moderne forze armate dell’Ucraina.

Per cosa? Ma questa è la seconda parte del tiro al piccione, al fine di trascinare l’Ucraina nella NATO. E mi hanno detto tutto il tempo: di cosa hai paura, oggi non li prenderemo. Dicevo: oggi, e domani? E quando arriverà questo domani? Tra un anno, tra due? Dal punto di vista delle prospettive storiche e degli interessi strategici dello Stato russo, anche dopo 10 anni, dopo 15 anni questo è inaccettabile. Che vuol dire “oggi no”? E domani? L’obiettivo è inequivocabile: attirare l’Ucraina nella NATO.

Come ho già ricordato, nel 1991 hanno detto: non un pollice a est. Col cavolo, “non un pollice” – eccoli qui, già alle nostre porte, si sono già presentati. E sono presenti. Si sono presi gli Stati baltici, tutta l’Europa orientale. Anche questi, a che pro? C’erano tutti i tipi di opzioni diverse abbastanza accettabili per tutti. Semplicemente un Paese come la Russia non è necessario, è troppo grande. Bisogna dividerlo, soggiogarlo a pezzi di come soggiogano l’Europa, a pezzi.

Bene, lo hanno fatto nella pratica, scatenando la guerra nel 2014, in cui gradualmente, purtroppo o meno, ma non avevamo altra scelta, abbiamo dovuto essere coinvolti. Allo stesso tempo, hanno risolto un altro importante problema per se stessi: erano molto preoccupati per il riavvicinamento della Russia con l’Europa, molto. Dovrebbero essere loro i padroni lì. Hanno sempre paura: la Russia malvagia ti minaccia! Ho parlato con molti leader e mi hanno detto: perché ci stanno spaventando? Comprendiamo che la Russia non combatterà con l’Europa. Sì, e non lo faremo manco adesso. Le leadership degli Stati Uniti e della NATO affermano: se la Russia vincerà in Ucraina ora, i seguenti sono i Paesi della NATO. Perché abbiamo bisogno di questi Paesi della NATO? Non ne abbiamo mai avuto bisogno – e ora non sono necessari e in futuro non saranno necessari. E allora perché lo dicono? Per spronarli a pagare soldi, ecco perché.

Gli Stati Uniti, avendo risolto i loro problemi subitanei, “staccando”, come credono, l’Ucraina, rompendo le relazioni della Russia con l’Europa, a questo proposito, hanno raggiunto ciò che volevano, purtroppo. E’ solo che non potevamo più comportarci in modo diverso, altrimenti dovevamo consegnare tutto e guardare come si mangiano tutto quel che è russo. Non potremmo farlo e hanno capito che non potevamo farlo, ma loro si comportavano così apposta. Hanno trascinato appositamente noi e l’Europa in questo conflitto, hanno raggiunto i loro obiettivi in questo senso: hanno “separato” la Russia e l’Europa, e ora trasferiscono sull’Europa anche l’onere della responsabilità finanziaria e dei pagamenti.

E la generazione inerte e senza spina dorsale dei politici di oggi in Europa non può resistere, tenendo presente una colossale dipendenza nei media, nell’economia, nella politica. Ovunque vai a vedere, in qualunque grande media in Europa, il beneficiario finale sono alcuni fondi americani, attraverso tre o quattro passaggi. Tutto è lì, tutto è oltreoceano. E questo è un impatto sulla vita politica. Fin da giovani, da una panchina di studenti, i servizi speciali dei loro sostenitori li “acquisiscono”, ci lavorano, li trascinano nell’Olimpo politico dei Paesi europei.

Ma non così semplice: i cittadini europei iniziano a rendersi conto di ciò che sta accadendo e quindi un certo cambiamento inizia nella stessa Europa. Ora non sto nemmeno parlando di problemi di natura economica – ci sono, sono ben noti a tutti, è tutto nei documenti, non solo nelle manifestazioni nei Paesi europei. Le principali economie industriali in Europa entrano in recessione.

Ma anche nella coscienza politica di molti popoli d’Europa, stanno avvenendo cambiamenti. Vedono che gli Stati Uniti sfruttano sfacciatamente senza pietà l’Europa nei loro interessi e in ultima analisi ci sputano sopra.

Ma questa è la loro scelta, questa è la scelta dei popoli d’Europa. Non siamo mai intervenuti, non interferiamo e non interferiremo. Quel che invece faremo esattamente è di difendere i nostri interessi. Perché ciò che gli Stati hanno fatto in Ucraina è di non dare, privare di un modo normale e politico di costruire relazioni con questo Paese. Hanno agito illegalmente. Nel 2014, hanno fatto un colpo di Stato ed hanno proseguito sulla strada dell’illegalità. Ci hanno semplicemente costretto a rispondere a questa illegalità.

Per quanto riguarda l’Europa, ripeto: sta arrivando la comprensione da parte della popolazione che altri Paesi li usano nei loro interessi, soprattutto gli Stati Uniti. Bene, affari loro, non interferiremo.

Quello che però vorrei dire in conclusione: l’unico garante della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina era la Russia. La Russia, quando ha creato l’Unione Sovietica, ha trasferito enormi territori storici russi, insieme alla popolazione, un potenziale enorme, e ha investito risorse colossali in questi territori.

Le terre occidentali dell’Ucraina? Sappiamo come l’Ucraina li ha ricevuti. Gliele diede Stalin dopo la seconda guerra mondiale. Ha dato parte delle terre polacche, Leopoli e così via, diverse grandi aree, ci vivono 10 milioni di persone. Per non offendere i polacchi, ha compensato le loro perdite a spese della Germania: ha dato le terre orientali della Germania, del corridoio di Danzica e di Danzica stessa. Una parte l’ha presa alla Romania, un’altra all’Ungheria, tutto trasferito all’Ucraina.

E le persone che vivono lì – molte in ogni caso – vogliono tornare alla loro patria storica. E quei Paesi che hanno perso questi territori, principalmente la Polonia, sognano di riprenderseli.

In questo senso, solo la Russia potrebbe essere un garante dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Non vogliono, pazienza. La storia metterà tutto al suo posto. Non interferiremo, ma non daremo nulla di quel che è nostro. Questo è ciò che tutti dovrebbero capire in Ucraina, coloro che sono aggressivi nei confronti della Russia, sia in Europa che negli Stati Uniti. Vogliono negoziare, che si mettano pure d’accordo. Ma per quanto ci riguarda lo faremo solo in base ai nostri interessi.