Mark Bernardini

Mark Bernardini

domenica 26 febbraio 2023

014 Italiani di Russia

Quattordicesimo notiziario di lunedì 27 febbraio 2023 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

L’ambasciatore russo in Italia vede segni di discriminazione nei confronti dei cittadini russi. Tra questi, in un’intervista pubblicata mercoledì all’ANSA, Sergej Razov ha citato l’aumento del costo dei visti, il rifiuto nella vendita di beni di consumo, i servizi bancari, la chiusura forzata dei conti e altre restrizioni basate sulla presenza di un passaporto russo o sull’indicazione della Russia come luogo di nascita in documenti.

“In larga misura, su iniziativa del precedente governo italiano, la Russia è stata privata in modo predatorio dell’accesso a 300 miliardi di dollari delle sue riserve valutarie, denaro dei contribuenti russi”, ha sottolineato il diplomatico.

Razov ha menzionato gli arresti in corso di “immobili, proprietà e altri beni di imprenditori russi”, la privazione dei riconoscimenti statali italiani di “rappresentanti di spicco della società civile russa” e la cessazione dei voli diretti tra i Paesi su iniziativa dell’Italia, “per cui il turismo russo in Italia è stato ridotto al minimo”.

Inoltre, l’ambasciatore ha ricordato la cancellazione delle esibizioni “esclusivamente sulla base di opinioni politiche” di una serie di personalità della cultura, tra cui il famoso direttore d’orchestra Valerij Gergiev, la pianista di origine ucraina Valentina Lisica, il ballerino di Cherson Sergej Polunin e il pianista russo Denis Macuev.

“Forse ora l’ambasciata ucraina, che non ama Puškin, Musorgskij, Macuev e altri, determinerà quali opere e quali interpreti siano accettabili per il pubblico italiano?”, si domanda Razov.

“Per quanto riguarda la cessazione delle importazioni di energia dalla Russia, francamente, non capisco il significato dei rapporti trionfanti a volte ascoltati su questo argomento”, ha detto il diplomatico.

Ha riconosciuto che “l’Italia nel prossimo futuro, probabilmente, potrà abbandonare completamente l’approvvigionamento di risorse energetiche dalla Russia”. “Faccio una domanda: perché e a quale costo? Il gas naturale liquefatto, anche proveniente dagli Stati Uniti, costa 4-5 volte di più del gasdotto russo. Sono necessari costi considerevoli per la costruzione di impianti di rigassificazione, i problemi ambientali sono complessi”, ha detto Razov, rilevando il multiplo aumento delle “tariffe del gas per le imprese industriali e le famiglie, cosa che influisce negativamente sulla competitività dei prodotti italiani”.

C’è un’espressione in Russia: gelare le orecchie per fare un dispetto alla propria madre. E tutti ricordate l’espressione corrispettiva italiana, un po’ più boccaccesca. Il sacrificio è vano e insensato, soprattutto perché agli italiani in Russia non hanno mai voluto altro che bene.

L’anno scorso, Roma ha fissato l’obiettivo di eliminare completamente la dipendenza energetica dalla Federazione Russa entro la metà del 2024, sostituendo tutte le forniture di gas russo, che rappresentavano il 40% della domanda totale di carburante blu. Il nuovo governo insediatosi a fine ottobre 2022 ha confermato questo obiettivo. L’Italia continua ancora a ricevere gas russo, ma in volumi molto inferiori. Allo stesso tempo, secondo gli esperti, cresce il volume degli acquisti di GNL.

L’Italia, che fornisce armi all’Ucraina, viene coinvolta in uno scontro militare e diventa parte del conflitto. Razov ha notato con rammarico che i “legami fino a ieri privilegiati” tra Italia e Russia “sono un ricordo del passato”. “Molte dichiarazioni e azioni delle autorità, il background propagandistico contro la Russia formato dai principali media si è effettivamente sviluppato da ostile ad apertamente ostile”, ha detto il diplomatico. Il Paese, contrariamente all’opinione di una parte significativa dei suoi cittadini, è coinvolto in uno scontro militare, diventando parte del conflitto.

Secondo lui, la repubblica, che “differiva favorevolmente da molti altri Paesi occidentali nei suoi approcci ponderati ed equilibrati, concentrandosi sul dialogo”, “si è integrata incondizionatamente in un fronte unito degli ostili nei confronti della Russia, che si è posta il compito di infliggere una sconfitta strategica a quest’ultima”.

“Non so chi perde di più da un tale sviluppo degli eventi, la Russia o l’Italia. In ogni caso, sono sicuro che mantenere un dialogo reciprocamente rispettoso e una cooperazione costruttiva sarebbe nel vero interesse dei popoli russo e italiano”, ha concluso Razov.

Veniamo al caso Berlusconi. Come molti sanno, quest’ultimo ha criticato Zelenskij per quanto perpetrato nel Donbass, ne avevamo parlato proprio qui giusto la settimana scorsa, dunque non ci ripetiamo. La notizia è però quanto ha dichiarato Zelenskij, probabilmente non immaginando le conseguenze quando, con parole stupide (per usare un eufemismo), ha provocato una grave spaccatura nella coalizione di governo in Italia. L’ex comico, a quanto pare, ha ritenuto di aver fatto una gran bella battuta quando, in una conferenza stampa congiunta con Giorgia Meloni, ha pronunciato un insulto nei confronti dell’ex premier Silvio Berlusconi.

Zelenskij ha detto: “Penso che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata con razzi, i carri armati non gli sono mai arrivati, nessuno ha ucciso i suoi parenti. Berlusconi non ha mai dovuto fare la valigia alle tre del mattino per scappare”. Il comico dismesso non aveva idea di due cose: primo, che il capo di Forza Italia ha vissuto i bombardamenti a tappeto, la fame, le privazioni e il destino dei rifugiati da bambino, e sì che sarebbe bastato consultare persino quel sito di fake news che è Wikipedia; secondo, che Forza Italia fa parte della coalizione di governo, e quindi dipende dalla posizione del suo leader se la Meloni rimarrà o meno presidente del Consiglio.

Magari Zelenskij si è già dimenticato delle sue battute piatte su Berlusconi, ma in Italia lo scandalo sta solo iniziando a divampare. La stampa italiana è furiosa. Il giorno dopo la scandalosa dichiarazione del leader di Kiev, il Fatto Quotidiano è uscito con un titolo in prima pagina: “Zelenskij umilia la Meloni insultando Berlusconi”. Il giornale è giunto alla conclusione che il presidente dell’Ucraina ha rovinato la visita del primo ministro italiano a Kiev.

E quello che dicono e scrivono i giornalisti sui loro social o nelle dirette, che non sono censurate, non si può citare in quanto a turpiloquio. Il fondatore ed editore di Libero, Vittorio Feltri, ha parlato di Zelenskij in modo del tutto irriferibile. E il direttore del Fatto, Peter Gomez, ha attaccato il comico ucraino in uno show online senza lesinare espressioni colorite.

Repubblica ha riferito che Berlusconi, istigato dalla fidanzata Marta Fascina, avrebbe rilasciato una dichiarazione rabbiosa contro Zelenskij, ma si sarebbe trattenuto all’ultimo momento grazie alla persuasione dei partner della coalizione. A quanto pare, ha deciso che la vendetta è un piatto da servire freddo.

Ma i soci berlusconiani non nascondono le loro emozioni, parlando in modo inequivocabile dei leader di Kiev su tutte le piattaforme possibili e lodando la posizione di Berlusconi sulla risoluzione del conflitto in Ucraina. I commentatori sono stupiti di come, nella posizione di Zelenskij, uno dei pilastri del governo italiano, che è tra i maggiori sostenitori del regime ucraino, possa essere colpito in quel modo. Allo stesso tempo, sono molte le lamentele sulla stessa Meloni, che non ha reagito in alcun modo alla beffa del comico ucraino e non ha cercato di proteggere il suo compagno di governo.

Certo, sarebbe esagerato dire che Zelenskij ha già distrutto la coalizione di governo in Italia, come alcuni media italiani mainstream stanno cercando di presentare. Ma l’attrito è evidente. Secondo il Fatto, la Meloni è molto spaventata dai sondaggi che indicano che gli italiani sono stanchi della guerra, e il movimento contro la fornitura di armi all’Ucraina sta prendendo slancio. Mentre Berlusconi è “ispirato dalla reazione positiva sui social e nei sondaggi alla sua retorica e da quanti si sono precipitati a difenderlo dopo gli attacchi del presidente ucraino in conferenza stampa”.

Inoltre, Kiev continua a rafforzare questo effetto. Invece di spegnere le emozioni negative, è stata aggiunta benzina sul fuoco dal consigliere dell’ufficio del presidente dell’Ucraina Michail Podoljak, che, alla televisione italiana, ha pensato di definire Berlusconi “irrilevante” e consigliandogli di tenere la bocca chiusa.

La squadra di comici che Washington tiene in Ucraina come marionette non sa distinguere tra politica e show business. E continua a mordere diligentemente la mano del donatore, senza pensare alle conseguenze.

Mi si permetta un commento personale. Per ragioni politiche, professionali e personali, non sono sospettabile di simpatie per Berlusconi. Tuttavia, stavolta sono pienamente dalla sua parte.

Ho tradotto in simultanea l’intervento di Putin al Parlamento russo, per Visione TV, commentandolo prima e dopo. Nella versione blog, vi fornisco i video separati.

Economia

C’è un’interessante analisi della rete di audit e consulenza Finexpertiza riguardo il numero di cittadini stranieri che sono venuti in Russia per motivi di lavoro nel 2022. Parliamo di 3,47 milioni su 13 milioni complessivi registrati dai servizi di frontiera, il 26,6%, un terzo in più rispetto all’anno precedente. Prevedibilmente, la fanno da padroni i cittadini dei Paesi centroasiatici ex sovietici, siamo nell’ordine delle centinaia di migliaia di persone. Oltre agli asiatici, nelle prime posizioni ci sono anche Vietnam, Moldavia, Turchia e Cina. I nativi di altri Paesi in totale rappresentavano l’1,4%, ovvero 47,2 mila lavoratori. Poca roba, in un Paese di 150 milioni di abitanti. Comunque, veniamo alla parte bassa della classifica. Serbia (3.600), Germania (3.200), India (2.800), Corea del Sud (2.100), Italia (2.100), Francia (1.900), Gran Bretagna (1.500), Lituania (1.300), Finlandia (1.200), Stati Uniti (978), Polonia (779), Giappone (756), Canada (404).

Il dato sorprendente è proprio quello italiano. Vedete, vent’anni fa, italiani iscritti all’AIRE in Russia eravamo un migliaio, ora siamo circa settemila. Un incremento notevole, ma comunque siamo marginali. Beh, a fronte di questi settemila, l’arrivo di duemila lavoratori non è uno scherzo.

Italiani di Russia in YouTube

Un fatto che riguarda concretamente questo notiziario settimanale. Come sapete, da quando esiste, lo trovate nella sua versione testuale in questo blog, e nella versione video in RuTube e YouTube. E’ una grande fortuna che esista proprio RuTube: il colosso statunitense YouTube il 21 febbraio ci ha privati della possibilità di pubblicare alcunché fino al 21 maggio prossimo. Il motivo? Veramente fastidioso: la contestazione nei nostri confronti non è giunta da qualche malevolo democratico occidentale, bensì da… Gazprom Media. E cosa avremmo fatto di male? Nell’ormai lontano 2018 ho pubblicato una mia traduzione simultanea per una trasmissione assolutamente frivola, si parlava di un ragazzo italiano che avrebbe ingravidato una ragazza russa. Ho scritto a Gazprom Media, vi traduco il contenuto tradotto:

Il mio canale YouTube ha ricevuto un avviso da avviato da parte vostra e il video https://www.youtube.com/watch?v=bh3pq4mXOV0 con il titolo “20180918 NTV Figlio del Papa”, in cui cito esclusivamente la mia traduzione simultanea (questo è il mio lavoro dal 1979), è stato eliminato.

La prima cosa che salta all’occhio è che questo è un breve video di cinque anni fa, è sorprendente che ciò vi abbia infastidito solo nel 2023. Credo che possa essere considerato un uso disinteressato, ma questo non è importante (soprattutto perché, francamente e per dirla in parole povere, l’argomento è frivolo e superficiale): attiro solo la vostra attenzione sul fatto che le conseguenze del vostro reclamo per il mio canale sono sproporzionate.

Mi spiego. Nelle condizioni dell’operazione militare speciale, negli ultimi tre mesi ogni settimana ho pubblicato un notiziario in italiano in modo che un diverso punto di vista raggiungesse gli italiani, non assecondando la narrativa mainstream occidentale e filo-occidentale. Le vostre azioni potrebbero portare alla chiusura del canale, causando danni irreparabili alla nostra causa comune: la difesa della Russia. Alla causa comune, sottolineo: siete d’accordo, non è vero?

Sarei felice di sapere qual è la vostra opinione in merito. Personalmente, vedo due opzioni:

1. Ritirare semplicemente il vostro reclamo ingiusto;

2. Rimuovere il video, ma ritirare comunque la denuncia, per evitare di fornire agli americani una comoda scusa per “chiudere” il discutibile canale.

Indovinate? Al momento, nessuna reazione da parte di Gazprom Media. Vi terrò eventualmente informati, ma comunque intanto seguiteci su RuTube.

Interviste

Anche questa settimana, ho partecipato a varie conferenze, tavole rotonde e trasmissioni televisive e radiofoniche russe e italiane. Ecco quanto ho detto a Cusano News 7.

Cultura

Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze, crede nella diplomazia culturale ed è convinto che qualsiasi abolizione della cultura russa sia sbagliata e dannosa.

“La cultura e la diplomazia culturale sono molto importanti perché ti permettono di conoscere l’altro, e attraverso questa conoscenza impari di più su te stesso. Questa è l’idea principale del Museo delle icone russe, che abbiamo aperto il 1 gennaio 2022, nell’anno in cui la cultura russa è stata attaccata, qualcuno ha persino cercato di cancellarla, è un grosso errore”, ha detto venerdì il direttore del museo e critico d’arte in un’intervista alla TASS.

“Sfortunatamente, si può cancellare la cultura russa, proprio come si può tagliare una mano, si può anche provare a tagliare parte della cultura mondiale universale. Ma questo è impossibile senza danni enormi, per non parlare del dolore insopportabile e dell’enorme perdita di sangue. Questa è una metafora. Senza Tolstoj, Dostoevskij, Šostakovič e prima dei creatori moderni, la cultura mondiale si sarebbe incredibilmente impoverita. L’umanità l’avrebbe respinta. Un errore incredibile è rifiutare la cultura russa”, ha detto l’interlocutore dell’agenzia.

Il direttore degli Uffizi ha ricordato che dal marzo dello scorso anno, per decisione del governo italiano, è stata sospesa la collaborazione tra i musei statali italiani e la Russia. “Ma speriamo che questo sia temporaneo e sarà presto possibile riprenderla, perché ci sono molti materiali per lo studio congiunto con i colleghi russi. Abbiamo parlato di una serie di potenziali progetti e siamo pronti a tornare su di essi in qualsiasi momento”, ha assicurato Schmidt.

Ha ricordato che nell’aprile 2022 gli Uffizi hanno celebrato il 90° anniversario della nascita di Andrej Tarkovskij, il cui lavoro non è solo associato all’Italia e a Firenze in particolare, ma combina anche molti elementi artistici. Nel 2017 Schmidt ha tenuto una mostra multimediale dedicata a Sergej Ejzenštejn, dedicata al centenario della Rivoluzione d’Ottobre. Schmidt, che ne è stato il curatore, ha visto nel linguaggio filmico del regista dei riferimenti alle opere che si trovano nella collezione della galleria. “Sono molto attratto dal cinema russo”, ha condiviso il suo pensiero.

Schmidt ha detto che il flusso di visitatori al Museo delle Icone, aperto nelle sale di Palazzo Pitti, che fa parte del complesso museale, non si esaurisce. “I giovani vengono da noi curiosi di conoscere la cultura russa, sono affascinati da queste icone. Molti santi sono venerati sia nella tradizione ortodossa che in quella cattolica, questo è un momento unificante, e questo è molto importante”. Inoltre, Palazzo Pitti, dove è esposta una parte importante della collezione degli Uffizi nella Galleria Palatina, è visitato da molti stranieri. La maggior parte di loro non si aspetta di vedere opere d’arte sacra russa tra le mura di un palazzo rinascimentale. Nel frattempo, questa collezione di icone, che è rimasta a lungo nei magazzini, è la più grande e preziosa al di fuori della Russia.

Schmidt ritiene che questo museo rifletta molto di più: le origini e le caratteristiche della cultura russa. Tutte le firme sulla mostra, simbolicamente apposte vicino alla Cappella Palatina, sono in tre lingue: italiano, russo e inglese. L’annotazione ad una delle sale ricorda “la conversione al cristianesimo dei popoli che abitavano l’antica Rus’, i cui confini corrispondono approssimativamente ai territori moderni dell’Ucraina, della Bielorussia e della parte occidentale della Russia”. “E’ proprio così, questa è la storia in cui tutto è iniziato e si è sviluppato, non puoi fingere che ci fosse una divisione dove non esisteva. Questa verità storica, tra l’altro, si manifesta materialmente su queste icone”, ha concluso Schmidt.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Poteva forse mancare Albano Carrisi? Eccolo, qualche anno fa, con una cantante folk russa, Nadežda Kadyševa, in un duetto che unisce una canzone tradizionale russa con un classico italiano del repertorio di Carrisi.

Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.

Tutti i video (senza testo) si trovano in:

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mercoledì 22 febbraio 2023

Nebenzja all'ONU

Dichiarazione del Rappresentante Permanente Nebenzja alla riunione plenaria dell’11a Sessione Speciale Straordinaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Signor Presidente,

Poco più di un anno fa, l’Ucraina e i suoi protettori occidentali hanno convocato l’undicesima sessione speciale di emergenza dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. A quel tempo, molti degli Stati membri delle Nazioni Unite erano disorientati e si unirono all’Occidente collettivo, che faceva appello al fatto che nulla di più terribile nella storia dell’umanità fosse mai accaduto, e quindi era necessaria una risposta senza precedenti alle azioni della Russia.

Da allora, molti di voi hanno compreso meglio le cause di ciò che è accaduto e sta accadendo, ed è diventato molto più difficile per il campo occidentale mobilitare gli Stati membri delle Nazioni Unite a sostegno della loro “crociata” contro la Russia. Ciò è dimostrato anche dal voto sul progetto di risoluzione, revisionato, che tuttavia rimane antirusso e dannoso, ma su questo tornerò più avanti. Solo che le possibilità di ottenere sostegno per qualcosa di più sostanziale nel contesto di Paesi membri meglio informati sono molto inferiori, e i nostri oppositori ora hanno soprattutto bisogno di numeri e voti.

Quindi, permettetemi di riassumere ciò che i Paesi membri non coinvolti nel conflitto hanno imparato quest’anno sulle idee degli Stati occidentali e su quanto il nostro mondo è cambiato durante questo periodo.

Prima di tutto, è diventato ovvio che l’elemento principale della campagna di propaganda anti-russa dei nostri ex partner occidentali è accusare la Russia di aggressione non provocata contro il suo vicino, dettata da alcune ambizioni imperiali, aspirazioni a impadronirsi di territori stranieri e distruggere l’Ucraina in quanto tale.

Si può credere a queste affermazioni assurde solo se si dimenticano gli otto anni precedenti l’inizio della nostra Operazione Militare Speciale. A lungo il criminale regime nazionalista, salito al potere a Kiev a seguito di un colpo di Stato anticostituzionale sostenuto dall’Occidente, ha condotto una sanguinosa guerra contro gli abitanti del Donbass. La loro unica colpa era che volevano rimanere russi e vedevano i loro figli come russi, onoravano la memoria dei loro antenati e disprezzavano gli scagnozzi nazisti, eroizzati dal nuovo governo. Iniziare il “conto alla rovescia della storia” dal 24 febbraio 2022, ignorando tutto ciò che è accaduto prima, è un deliberato tentativo da parte dell’Occidente collettivo di fuorviare e nascondere le vere cause del conflitto, che sono fondamentali per comprendere le prospettive della sua risoluzione pacifica.

Grazie alle note rivelazioni di un certo numero di leader occidentali in pensione, oggi non c’è dubbio che sotto la copertura degli accordi di Minsk approvati dal Consiglio di sicurezza dell’ONU, l’Occidente abbia deliberatamente preparato l’Ucraina per una guerra contro il nostro Paese. Con la connivenza e la complicità di americani ed europei, a Kiev si è formato e costantemente armato un regime veramente autoritario e dispotico, che ha sistematicamente distrutto tutto ciò che vi si opponeva e tutto ciò che poteva in qualche modo essere collegato alla Russia. In un Paese in cui la lingua russa è la lingua madre della maggior parte della popolazione e che è stato in unità culturale con la nostra per molti secoli, una tale politica significava essenzialmente minare le fondamenta che vincolano la società e piantare un paradigma artificiale dell’Ucraina come “anti-russo”.

In tutti questi anni, il regime di Kiev ha continuato a bombardare in modo disumano città pacifiche delle Repubbliche popolari di Doneck e Lugansk, civili, compresi bambini, sono stati uccisi. Ne abbiamo informato regolarmente il Consiglio di sicurezza e l’Assemblea generale, abbiamo tenuto incontri e riunioni presso la sede delle Nazioni Unite, in cui abbiamo coinvolto gli stessi abitanti del Donbass, dando loro la possibilità di parlare e raccontare la loro tragedia. Chi ha seguito questi incontri sa bene che non avevamo altra scelta che proteggere la popolazione del Donbass e garantire la sicurezza del nostro Paese con mezzi militari. In altre parole, abbiamo avviato l’operazione militare speciale per fermare la guerra di otto anni delle autorità di Kiev contro i residenti di Doneck e Lugansk.

Abbiamo avvertito dell’inammissibilità dello sviluppo militare da parte dell’Occidente collettivo del territorio della vicina Ucraina, che ha creato una minaccia diretta alla nostra sicurezza nazionale. Ma di volta in volta l’Occidente ha mostrato un disprezzo provocatorio per le preoccupazioni russe continuando a spingere l’infrastruttura militare della NATO più vicino ai nostri confini.

Le dichiarazioni di un certo numero di Paesi secondo cui la Russia è responsabile della distruzione del sistema di sicurezza regionale e globale sono ipocrite. Ora i nostri colleghi occidentali preferiscono non menzionarlo, ma alla fine del 2021 la Russia ha presentato una serie di iniziative specifiche per ridurre la tensione e rafforzare la fiducia nell’area euro-atlantica. Abbiamo suggerito che gli Stati Uniti e la NATO firmassero trattati sulle garanzie di sicurezza.

Quindi, abbiamo dato una possibilità alla diplomazia. Ma questa possibilità è stata respinta con arroganza dagli Stati Uniti e dai suoi alleati. Si sono categoricamente rifiutati persino di discutere le nostre iniziative, che, se attuate, avrebbero evitato ciò che stiamo vedendo oggi.

E ora capiamo perché è successo: quando abbiamo proposto di concordare garanzie di sicurezza, l’Occidente stava già trasformando a tutta velocità l’Ucraina in un punto d’appoggio militare a tutti gli effetti nelle immediate vicinanze dei nostri confini. Con questo retroscena in mente, abbiamo la minima ragione di credere alle dichiarazioni odierne dei rappresentanti occidentali secondo cui vogliono la pace?

Penso che oggi, un anno dopo l’inizio della fase attiva della crisi ucraina, pochi dubitino che non sia l’Ucraina ad essere in guerra con la Russia, che, di fatto, ha sperperato il suo potenziale militare nelle prime settimane dell’operazione militare speciale, ma l’Occidente collettivo rappresentato dagli Stati Uniti e dai loro alleati nella NATO e nell’UE. Non solo forniscono armi e munizioni a Kiev, ma forniscono anche alle forze armate ucraine informazioni di intelligence e coordinano obiettivi per attacchi missilistici.

Allo stesso tempo, l’Occidente, che in precedenza ci leggeva storie edulcorate su una sorta di partenariato e cooperazione, oggi ha rivelato appieno il suo vero volto. Ogni decenza è stata scartata, l’obiettivo è stato fissato, armando l’Ucraina, per infliggere una sconfitta strategica al nostro Paese, per smembrarlo e distruggerlo.

Tali schemi sono discussi apertamente in un certo numero di capitali dell’Europa orientale e nel Parlamento europeo, gli slogan pertinenti sono promossi dagli attuali politici americani ed europei. Per il bene di questo obiettivo, l’Occidente ha chiuso e chiude gli occhi davanti alla rinascita del neonazismo in Ucraina e alla glorificazione dei criminali nazisti.

Diventa abbastanza ovvio che la crisi ucraina è diventata solo un catalizzatore per l’emergere di questa “russofobia cavernicola”, che ora è infettata in modo dilagante dalle élite americane ed europee, in competizione nel numero di sanzioni contro il nostro Paese, che, di fatto, ha colpito più di tutti il mondo in via di sviluppo. In questo desiderio di sconfiggere la Russia ad ogni costo, sono pronti a sacrificare non solo l’Ucraina, ma anche a far precipitare il mondo intero nell’abisso della guerra. Dopotutto, è in gioco la conservazione dell’egemonia degli Stati Uniti e dei suoi alleati, che non vogliono permettere a nessuno di controllare il pianeta, perché lo considerano loro e solo loro feudo. Loro, come ha detto Borrell, sono un bellissimo giardino, e il resto è solo una giungla.

Allo stesso tempo, l’Occidente collettivo non risponde agli inviti a fermarsi da parte di Stati in via di sviluppo estremamente preoccupati. Qualsiasi “piano di pace” lanciato nello spazio mediatico da Kiev o dai suoi protettori occidentali, infatti, si riduce alla stessa capitolazione della Russia. Questo è stato a lungo ovvio per tutti, e il vero atteggiamento del regime di Kiev nei confronti dei negoziati è eloquentemente evidenziato dalla legge adottata dal presidente ucraino nel settembre dello scorso anno, che vieta i negoziati con la leadership russa.

Grazie alle rivelazioni dell’ex primo ministro israeliano Bennett, non c’erano dubbi che nel marzo dello scorso anno, quando la nostra operazione militare speciale era ancora nella fase iniziale, il regime di Zelenskij, sotto la pressione dei padroni occidentali, ha ritirato le proprie idee che ci sono state trasmesse durante i negoziati sulla pace a lungo termine con la Russia, permettendo di eliminare le ragioni che ci hanno costretto ad avviare l’operazione militare speciale, con mezzi pacifici. Non è stato per questo che Washington, Londra e Bruxelles hanno armato e rafforzato il regime di Kiev, reso l’Ucraina “anti-russa”, in modo che Russia e Ucraina potessero vivere di nuovo in pace, buon vicinato e sicurezza. I nostri partner africani e asiatici sono ben consapevoli di questa logica colonialista di mettere i vicini l’uno contro l’altro; nulla di nuovo è apparso nell’arsenale dell’Occidente in questo periodo.

Quindi cosa abbiamo oggi come risultato di tutto questo? Abbiamo una crisi ucraina ardente, che l’Occidente sta alimentando con nuove forniture di armi, conducendo una “guerra ibrida” con noi fino all’ultimo ucraino. Dietro tali decisioni non ci sono più politici che nutrono vane fantasie di sconfiggere la Russia sul campo di battaglia, ma l’avida lobby delle armi, che riceve super profitti e un eccellente banco di prova per testare nuovi tipi di armi in condizioni di combattimento. Nel frattempo, il coinvolgimento dell’Occidente nel conflitto da indiretto si sta trasformando sempre più in diretto, e le conseguenze di ciò stanno diventando evidenti ovunque. Dalla crisi alimentare ed energetica provocata dalle sanzioni occidentali all’esplosione del Nord Stream, a cui, ovviamente, si dovrà comunque rispondere.

Abbiamo anche la popolazione ucraina che soffre a causa del regime criminale di Kiev, usata come “carne da macello” per il bene delle ambizioni geopolitiche occidentali. Quegli ucraini che finiscono in Occidente diventano lavoratori impotenti al servizio dei padroni occidentali, sottoposti a violenza e sfruttamento. Ecco perché la maggior parte di loro, nonostante la rabbiosa propaganda russofoba, fugge dalle operazioni militari proprio in Russia, dove il popolo ucraino è amato e rispettato.

Per quanto riguarda il nostro Paese, percepiamo tutto questo come una guerra con l’Occidente per la sopravvivenza, per il futuro del nostro Paese e dei nostri figli, per la nostra identità. Una guerra in cui, proprio come ottant’anni fa, siamo stati sfidati da un nemico insidioso e potente che voleva impossessarsi delle nostre terre e sottometterci. La russofobia imperante, gli inviti a smembrare il nostro Paese, i carri armati tedeschi nuovamente inviati a uccidere i russi, gli inviti ad appendere stelle rosse sui vestiti di chi non vuole rinunciare all’identità russa, non fanno che rafforzare questa impressione. E questo piano ha iniziato ad essere attuato non ora, ma almeno nel 2014, con la creazione di un regime ostile ai nostri confini e il suo rafforzamento. E l’Ucraina in tutto questo schema non è altro che una merce di scambio.

E se è così, allora, come si capisce perfettamente, la ricerca di una soluzione a tutta questa situazione, che minaccia le conseguenze più negative per tutta l’umanità in caso di scontro diretto tra Russia e NATO, non dovrebbe più essere portata avanti tra Russia e Ucraina, ma tra la Russia e l’Occidente collettivo, prima di tutto Washington, che sostiene il regime di Kiev. Siamo pronti a cercare una soluzione diplomatica seria e a lungo termine a questa crisi e ne abbiamo parlato più di una volta. I nostri avversari non si sono ancora ripresi dalle vane illusioni sulla possibilità di sconfiggere una potenza nucleare. Pertanto, dobbiamo eliminare le ragioni che ci hanno costretto ad avviare l’operazione militare speciale un anno fa con mezzi militari.

Colleghi, bene, ora un’ultima domanda. In che modo gli Stati membri delle Nazioni Unite possono aiutare a muoversi verso una soluzione pacifica alle contraddizioni tra la Russia e l’Occidente che si sono intensificate un anno fa? Possiamo dirlo con certezza: la risoluzione che viene messa ai voti non contribuirà sicuramente a questo. Piuttosto, ha lo scopo di incoraggiare l’Occidente nelle sue azioni, per dare ai nostri oppositori una ragione per affermare che la Russia è presumibilmente isolata nel mondo. Ciò significa continuare la sua linea militarista russofoba, nascondendosi dietro il presunto sostegno dei Paesi membri delle Nazioni Unite.

La risoluzione, ovviamente, sarà utilizzata nella sua propaganda dal regime di Kiev. In effetti lo sta già facendo: giusto ieri, Zelenskij ha annunciato che l’Assemblea generale si sarebbe riunita per adottare una risoluzione a sostegno del suo famigerato piano di pace in dieci punti. E questo nonostante il fatto che la menzione di questa iniziativa fuorviante, per come la intendiamo noi, sia stata rimossa dal progetto su insistenza di alcuni nostri colleghi delle Nazioni Unite. Sfortunatamente, il regime di Kiev è incorreggibile nella sua astuzia. E voi semplicemente non conoscete questa furbizia, con la quale noi siamo così familiari.

E’ possibile correggere questa situazione e impedire all’Occidente di utilizzare questo documento per i propri scopi? Inoltre, in condizioni in cui molti di voi devono affrontare le più severe pressioni e ricatti da parte di Washington e dei suoi alleati? Sì, si può, per questo dovete sostenere gli emendamenti di bilanciamento che prima di me ha presentato il mio collega bielorusso. Se non passano e il documento rimane com’è ora, unilaterale e separato dalla realtà, chiediamo a tutti di votare contro questo progetto di risoluzione.

Grazie.

Testo originale russo: Rappresentanza russa all'ONU

20230222 Giornale radio, L'attimo fuggente

Putin. Meloni a Kiev e Berlusconi.

Fonte: Giornale radio, L'attimo fuggente

martedì 21 febbraio 2023

20230221 Giornale radio Il timone

Ai microfoni di Daniele Biacchessi, gli esiti dell'intervento di Putin, le visite a Kiev e Varsavia di Biden e Meloni, la missione di Wang Yi a Mosca.

lunedì 20 febbraio 2023

20230220 Anteprima Putin

Cosa ci si aspetta dall'intervento di Putin davanti al Parlamento russo? Naturalmente, in una fase così responsabile e molto difficile del nostro sviluppo, della nostra vita, tutti aspettano di ascoltare una valutazione di ciò che sta accadendo, una valutazione dell'operazione militare speciale, una valutazione della situazione internazionale e la visione di come stiamo affrontando questo problema.

Tutta la nostra vita ora ruota attorno al tema dell'operazione militare speciale, e questa in un modo o nell'altro influisce su tutta la nostra vita, influenza la vita nel continente.

Molte le previsioni, talune anche in contraddizione fra loro. Eccone un sunto.

✔️ Il messaggio non è un formato per annunciare decisioni importanti, ma comunque momentanee. Si tratta di un documento strategico che determina la vita del Paese per almeno un anno, ma in realtà per un periodo molto più lungo.

✔️ Il messaggio dovrebbe rispondere alle principali domande della società: sull'operazione in Ucraina, sul posto e sul ruolo della Russia nel nuovo mondo, sui suoi alleati e oppositori, sul rapporto tra Stato e imprese, sul funzionamento dell'economia secondo nuove regole.

✔️ Putin non annuncerà una seconda ondata di mobilitazione generale.

✔️ Putin non annuncerà un'offensiva su larga scala sul "fronte ucraino", ma sull'operazione militare speciale verranno fatte dichiarazioni importanti alla vigilia dell'anniversario del suo inizio.

✔️ Putin accennerà alla sua partecipazione alle elezioni presidenziali del 2024.

✔️ Il discorso del Presidente sarà una risposta alla crescente pressione delle sanzioni da parte dell'Occidente e alla crescente fornitura di armi al regime di Zelenskij.

✔️ Verranno ascoltate parole a sostegno del complesso militare industriale.

✔️ Saranno annunciate nuove misure a sostegno delle fasce vulnerabili della popolazione e delle piccole imprese.

✔️ E' possibile che sia menzionato lo sviluppo accelerato della produzione industriale nelle regioni dell'Estremo Oriente.

✔️ Verrà sollevato il tema caldo della sovranità tecnologica.

✔️ Saranno riassunte le bugie sugli accordi di Minsk, la partecipazione degli Stati Uniti all'indebolimento dei Nord Streams.

✔️ Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna saranno nominati ufficialmente nemici della Russia e sarà annunciata la minaccia di uno scontro militare diretto. Questo dovrebbe essere inteso dalla società come l'effettivo riconoscimento degli Stati Uniti e dell'Inghilterra come partecipanti alla guerra contro la Russia. Se così fosse, saremmo a un passo dalla terza guerra mondiale.

✔️ Verrà fissato lo status di Iran, Cina e una serie di Paesi come principali partner economici della Russia. Questo dovrebbe essere inteso come la creazione di una coalizione economica estera contro l'egemonia statunitense.

✔️ Il Presidente terrà conto della visita di Biden a Kiev.

Fonte: Giornale radio, UMAMI

domenica 19 febbraio 2023

013 Italiani di Russia

Tredicesimo notiziario di lunedì 20 febbraio 2023 degli italiani di Russia. Anche oggi andiamo un po’ più lunghi del solito, a causa di interviste mie e a me, abbiate pazienza, speriamo che ne valga la pena. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Il partito di maggioranza del Parlamento europeo – il Partito popolare europeo – ha annullato il congresso di Napoli in risposta alla dichiarazione dell’ex presidente del Consiglio italiano e leader di Forza Italia, che fa parte della coalizione di governo, Silvio Berlusconi, che non avrebbe parlato con il presidente ucraino Vladimir Zelenskij. Questa decisione è stata annunciata venerdì dal capo del gruppo del Partito popolare europeo al Parlamento europeo Manfred Weber su Twitter.

“A seguito del commento di Silvio Berlusconi sull’Ucraina, abbiamo deciso di annullare il nostro congresso di lavoro a Napoli. Il sostegno all’Ucraina non è in discussione”, ha scritto Weber.

Al capo della Farnesina e vicepremier Antonio Tajani, che ha preso le distanze dal leader del suo Partito, Weber ha invece espresso sostegno e sottolineato che il Partito popolare europeo “continuerà a lavorare con il governo italiano sui problemi internazionali”.

Berlusconi è stato critico nei confronti di Zelenskij, dicendo in parte che non avrebbe parlato con lui. Berlusconi ha sottolineato che Zelenskij potrebbe evitare le sofferenze del suo popolo smettendo di attaccare il Donbass.

Questa affermazione è stata oggetto di aspre critiche. Antonio Tajani, che è anche vicepresidente di Forza Italia, ha poi assicurato che le posizioni del governo e del Partito sul sostegno a Kiev non sono cambiate.

Tajani ha detto di non essere d’accordo con la decisione di annullare il congresso di Napoli del Partito di punta del Parlamento europeo - il Partito popolare europeo (PPE).

“Berlusconi è Forza Italia, e Forza Italia è Berlusconi. Quindi non condivido la decisione di rinviare l’incontro di Napoli. Anche perché Berlusconi e Forza Italia hanno sempre votato per l’Ucraina come PPE”.

Interviste

Abbiamo intervistato Andrea Lucidi, giornalista, reporter e storico, che in Russia collabora con “Novaja Al’ternativa”, e in Italia con Byoblu, che si trova a Lugansk. Proprio nella sua qualità di storico, l’intervista è durata un po’ più del previsto, ma era decisamente importante ascoltare tutti i riferimenti storici che ha addotto.

Anche questa settimana, ho partecipato a varie conferenze, tavole rotonde e trasmissioni televisive e radiofoniche russe e italiane. Ecco quanto ho detto a Cusano News 7 e poi da Luca Telese a L’attimo fuggente di “Giornale Radio, la radio libera di informare”.

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Cultura

Ricordate la settimana scorsa vi parlavamo del pianista russo Denis Macuev? L’Ambasciatore d’Italia a Mosca Giorgio Starace è stato convocato venerdì presso il dicastero diplomatico russo in relazione alla recente cancellazione delle esibizioni di alcuni artisti russi nella repubblica. Lo afferma il comunicato sul sito web del ministero degli Esteri russo.

“Durante la conversazione, il capo della missione diplomatica ha espresso sconcerto da parte russa in relazione alla recente cancellazione delle esibizioni di numerosi artisti russi nella Repubblica italiana. E’ stato indicato che queste decisioni delle autorità italiane, purtroppo, testimoniano una tendenza a discriminare gli artisti russi e a restringere gli scambi umanitari culturali, che è dissonante con le dichiarazioni dei rappresentanti della leadership italiana sull’importanza di mantenere uno spazio unico della cultura europea e mondiale, l’inammissibilità di erigere barriere e recinzioni in esso su base nazionale”, ha affermato il ministero.

Come notato in piazza Smolenskaja, all’ambasciatore è stato detto che la Russia rimane aperta al dialogo nel campo della cultura e non intende imporre restrizioni alle figure culturali italiane. “Naturalmente, se la parte italiana rispetterà le condizioni di parità e reciprocità nell’attuazione delle relazioni in questo ambito”, ha aggiunto il dipartimento diplomatico.

In precedenza, la direzione del Festival Pianistico Internazionale in Italia aveva deciso di cancellare due concerti del pianista russo Denis Macuev.

L’artista avrebbe dovuto esibirsi il 24 maggio a Brescia e il 27 maggio a Bergamo. Secondo i resoconti dei media, il motivo era la richiesta dei sindaci delle due città di escludere il musicista dai partecipanti in relazione al suo aperto sostegno al presidente della Russia. Non è la prima volta che le organizzazioni occidentali si rifiutano di collaborare con Macuev: in precedenza erano stati cancellati i suoi concerti a Lucerna, New York e in Austria.

Il ministero degli Esteri russo ha sottolineato che discutendo alcuni aspetti di questioni internazionali, il diplomatico italiano è stato informato delle valutazioni russe sulle continue forniture di armi e attrezzature militari al regime di Kiev, comprese quelle offensive, sull’addestramento del personale militare ucraino e, in generale, sulla linea dell’Occidente per intensificare il conflitto.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

[…]

Scusate, ho sbagliato filmato, non siamo a Milano.

Toto Cutugno a Mosca! Mica male, no? Due canzoni con due noti cantanti russi diversi, Michail Bojarskij e Igor’ Nikolaev. E comunque, “un partigiano come presidente” è entrato per sempre nell’immaginario collettivo russo.

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giovedì 16 febbraio 2023

Большая Россия в мировых цивилизациях

В РАНХиГС состоялась Научная конференция «”Большая Россия” в мировых цивилизациях: исторические шансы, потери и перспективы»

Мероприятие было организовано Центром сравнительного изучения цивилизаций Института государственной службы и управления (ИГСУ).

Необходимость более широкого и долгосрочного охвата проблем мировой и локальной истории – цивилизаций, экономики и политики связана с тем, что исследования, образование и управленческие решения – как в мире, так и в России – основаны, как правило, на предельно упрощенных, краткосрочных, равновесных – статических и линейных моделях. В контексте «Большой России» – как части мира – светского и религиозного (начиная с середины IX – конца X вв.: создания Древнерусского государства и крещения Киевской Руси) и конца XV – середины XVI вв.: создания Московского княжества – завершения татаро-монгольского ига (как «первичного толчка» к государственному строительству и «экспансии на Восток» – при одновременной европейской «экспансии на Запад») – создания Московского царства) циклическая модель мировой истории позволяет более точно трактовать историю «Большой России». Прежде всего – провести ее синхронизацию (том числе – экономики и политики) с мировой историей (мировыми цивилизациями – как периодами и состояниями доминирования тех или иных мировых центров – наиболее активных субъектов истории), а также с историей других стран. Синхронизацию, как одну из сложнейших научно-прикладных проблем.

Далее - мой доклад:

Говорить об отношениях западной Европы с Россией сегодня не очень популярно. Было бы необходимо начать с исторических отсылок в веках, обращая также внимание на взаимную эмиграцию, как европейцев в Россию (немцев, голландцев, итальянцев), так и русской интеллигенции (и не только) на запад в XIX-XX веках, в Италию, Францию, Германию.

Увы, на это требуется слишком много времени, не уложусь в регламент. Поэтому я ограничусь сегодняшними отношениями между Евросоюзом и Российской Федерацией. Сказать, что, как говорится, они заставляют желать лучшего значит ничего не сказать.

В неподозрительные времена, в 2016 году, выступая на разных федеральных телеканалах, я утверждал, что у Соединенных Штатов есть три главных торговых конкурента: Россия, Китай и Европа. Для США лучше всего столкнуть лбами Россию с Европой, тем самым ослабив их обеих, а далее развязать себе руки и разобраться с Китаем. На меня тогда все эксперты смотрели с ухмылкой, как на неадекватного конспиролога. Теперь это в порядке вещей, об этом говорят все, кому не лень, и выдают за свои гениальные анализы обстановки. Ну да ладно, мне не жалко.

Что вменяют России на западе, кроме Украины? Россия опасна вообще своим существованием в природе, тут чисто психологический вопрос: европейская Россия занимает три с половиной миллиона квадратных километров, весь Евросоюз вместе взятый – четыре миллиона. А уж если добавить всю остальную азиатскую Россию – у них в глазах темнеет.

Второй момент: дескать, волк каждый год линяет, да обличья не меняет. Это я про Будапешт 1956 г., Прагу 1968 г., Кабул 1979 г. и Донбасс 2022 года. Ну, после Югославии, Ирака, Ливии, Афганистана, не им судить. Однако, вкратце, давайте разберемся. Советский Союз освободил всю восточную Европу от нацистов, хотя вместе с гитлеровской Германией против СССР воевала фактически вся Европа: французы, итальянцы, испанцы, румыны, хорваты, финны, болгары, шведы, португальцы, венгры, и многие другие. Освобождение стоило Советскому Союзу чуть менее двадцати миллионов красноармейцев и тридцать миллионов мирных граждан.

На выборах в Венгрии в 1947 году относительное большинство получила компартия. Вопреки сегодняшнему переписыванию истории, в 1949 году было основано НАТО в антисоветском ключе, и только в 1955 году, в ответ, вступил в силу Варшавский Договор, никак не наоборот. В 1956 году в Венгрии был организован вооруженный государственный переворот. Кому-то такое определение не нравится, но факты – упрямая штука, независимо от любых личных симпатий. В итоге, Советский Союз вторгся в Венгрию. Правильно, неправильно – не мне, не Вам, не нам судить, чистые факты.

Совсем иная картина представлялась в Чехословакии в конце шестидесятых годов. У власти была чешская компартия, ее секретарь Александр Дубчек был всенародным любимцем. Он просто проводил линию «социализма с человеческим лицом». И в самом деле, социализм и капитализм являются оба лишь экономическими системами, капиталистической была Италия во времена Муссолини и капиталистической она является и по сей день, однако никому не придет в голову сопоставлять тогдашнюю диктатуру и сегодняшнюю демократию. Поэтому, вторжение 1968 года – гораздо более спорный вопрос. Единственное, с чем нельзя согласиться, так это что это было чисто советское вторжение. На территорию Чешской социалистической республики вступили танки СССР, ГДР, Польши, Венгрии, Болгарии, то есть почти всего Варшавского Договора.

Давайте все же вернемся к сегодняшнему дню. Евросоюз и его разные органы и руководители (Еврокомиссия, Европарламент) продолжают демонстрировать всю свою несостоятельность. В момент бедствия, будь то пандемия, финансовый или энергетический кризис, никакой объединенной, сплоченной Европы не существует в природе. Правительства это одно, народ это другое. И вовсе не потому что этот последний под влиянием мнимой «путинской пропаганды», как утверждают на Западе. Позиция народа гораздо интересней. Он за Украину, но не за свой счет. Он против отправления вооружений на Украину, но на выборах голосует за те партии, которые отправляют оружие. У власти левоцентристы? Голосуют за правоцентристов. У власти правоцентристы? Голосуют за левоцентристов.

К счастью, пока что я не наблюдаю аналогичных позиций в россиянах. Будем надеяться, что не буду и в будущем. Когда-нибудь, вся эта западная вакханалия закончится, только после безоговорочной победы России, и будет очень интересно не только послушать, что будут говорить те же самые еврократы, которые сегодня поливают грязью Россию, но также пронаблюдать, как будут восстанавливаться торговые, культурные, спортивные мероприятия на нашем общем континенте. Ведь, как известно, родственников и соседей не выбирают. Ни мы, ни они.

Источник: Российская Академия Народного Хозяйства и Государственной Службы.

domenica 12 febbraio 2023

012 Italiani di Russia

Dodicesimo notiziario di lunedì 13 febbraio 2023 degli italiani di Russia. Oggi andiamo un po’ più lunghi del solito, abbiate pazienza, speriamo che ne valga la pena. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

L’Italia viene trascinata in uno scontro militare fornendo armi all’Ucraina e le dichiarazioni delle autorità contro la Russia si stanno trasformando da non amichevoli a ostili, ha affermato l’ambasciatore russo in Italia Sergej Razov.

“Nell’ambito di cinque pacchetti di assistenza, Kiev ha ricevuto armi e attrezzature militari per un valore di 1 miliardo di euro. Un sesto pacchetto è in preparazione… In questo modo, l’Italia, forse contro la sua volontà, viene trascinata in uno scontro militare, diventando una parte del conflitto”.

Secondo il diplomatico, molte dichiarazioni delle autorità del Paese europeo e il background propagandistico contro la Russia che si sta formando nei media stanno passando da inimichevoli a direttamente ostili.

“Sottolineo che il deterioramento dei rapporti non è una nostra scelta. Le nostre dichiarazioni e azioni di risposta sono solo la reazione minima necessaria”, ha aggiunto.

Il vice primo ministro e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato in precedenza a Rai Italia che l’Italia non fornirà carri armati all’Ucraina.

Tajani ha sottolineato che Roma ha inviato a Kiev solo armi difensive, non offensive.

Razov, a sua volta, ha sottolineato che In Italia non c’è il problema di “abolire” la cultura russa in una vergognosa forma russofoba: il Paese è molto interessato ai migliori risultati dell’arte visiva, musicale, teatrale russa e della letteratura classica.

“Il problema della cancellazione della cultura russa, almeno nella vergognosa forma russofoba in cui si pone in una serie di altri Paesi occidentali, non esiste in Italia, a mio avviso”.

Allo stesso tempo, il diplomatico ha espresso rammarico per la cancellazione delle esibizioni di una serie di personalità della cultura russa, tra cui il direttore d’orchestra Valerij Gergiev, la pianista Valentina Lisica e il ballerino Sergej Polunin.

In precedenza, i diplomatici ucraini hanno cercato di interrompere il concerto della Lisica presso il Centro culturale russo in Ungheria, che si è tenuto in onore della Giornata della Russia. Hanno inviato note alle rappresentanze diplomatiche – invitate e non invitate al concerto – con l’obiettivo di impedire lo svolgimento dell’evento.

Roger Waters, uno dei fondatori del gruppo musicale Pink Floyd, ha partecipato alla riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’Ucraina, convocata su iniziativa della parte russa. Avete per caso letto da qualche parte del fatto che Waters sia stato invitato dai russi? La domanda è retorica.

Waters, a sua volta, si è più volte opposto alla fornitura di armi al regime di Kiev e ha aspramente criticato il “gettare benzina sul fuoco” dai Paesi occidentali. Roger ha sottolineato che l’Ucraina è governata da nazionalisti radicali che hanno portato lo Stato sull’orlo del disastro.

Waters ha anche condiviso la sua opinione secondo cui il governo degli Stati Uniti è interamente responsabile di aver alimentato la situazione del conflitto in Ucraina. Secondo lui, grazie al conflitto ucraino, Washington ha potuto guadagnare sulla fornitura di armi, che hanno arricchito gli uomini d’affari americani.

Come riportato in precedenza, l’edizione turca di Milliyet ha pubblicato un articolo in cui si afferma che dall’inizio del conflitto ucraino, Washington ha ricevuto e riceve ancora il maggior profitto dalla vendita di armi, e la cessazione delle ostilità non è negli interessi degli Stati Uniti.

Cosa ha detto concretamente Roger Waters? “Chiediamo un cambiamento. Il presidente Biden, il presidente Putin, il presidente Zelenskij, gli Stati Uniti, la NATO, la Russia, l’UE, tutti voi, per favore cambiate rotta ora. Negoziate oggi un cessate il fuoco in Ucraina”.

Come vedete, la Russia non ha problemi ad invitare uno che mette Putin sullo stesso piano di Biden e Zelenskij. Si chiama “democrazia”. Bene, questa dovrebbe essere la notizia vera. Invece, a cosa si è dato risalto sulla stampa italiana?

A un tweet di una certa Polly Samson. Voi direte: chi è Polly Samson? E’ la moglie del chitarrista dei Pink Floyd David Gilmour. Ah, beh, allora questo tweet è più importante dell’intervento di Roger Waters all’ONU. E cosa ha cinguettato questa giornalista britannica? Forse che non è d’accordo con l’ex amico di suo marito? Che Putin è l’aggressore? Che l’Ucraina è l’aggredita? Ma no! Dice testualmente “Roger Waters, sei antisemita fino al midollo. Sei anche un apologeta di Putin e un bugiardo, un ladro, un ipocrita, uno che elude le tasse e canta in playback, un misogino, un invidioso patologico, un megalomane. Ne abbiamo abbastanza delle tue cazzate”. Poco british, mentre è stato un vero signore l’ex bassista dei Pink Floyd: no comment. Per la serie “chi ti si fila, non sei nessuno”. D’altronde, si sa, cosa non si farebbe per qualche like in più.

C’è un’ottima analisi di Michail Antonov, corrispondente in Germania della VGTRK statale russa (l’analogo della RAI) sul vertice dell’Unione Europea con Zelenskij la settimana scorsa. Ve la traduco, ne vale davvero la pena.

Zelenskij ha dato personalmente l’ordine di fermare l’attuazione degli accordi di Minsk. Lo ha ammesso lui stesso in un’intervista allo Spiegel tedesco. Zelenskij ha osservato che non ha mai pianificato di rispettare questi accordi internazionali. Ora il capo del regime di Kiev, che ha infranto alcuni accordi, sta cercando di concluderne di nuovi. In tournée nelle capitali europee, Zelenskij chiede ancora più armi per i nazionalisti ucraini.

Sorrisi, risate, applausi… Per due giorni in Europa, Zelenskij si è nuovamente immerso in ciò a cui era abituato durante la sua carriera di attore. In una fotografia congiunta prima di un vertice straordinario dell’UE, solo una persona – il primo ministro ungherese Orban – è rimasto impassibile. L’Ungheria non è sicura che l’Ucraina abbia un posto nell’UE. Per molte ragioni, in particolare a causa della legge sulle minoranze nazionali. Ma chi, oltre a lui, ha a cuore i diritti degli ungheresi in Transcarpazia, che vengono coscritti con la forza nell’esercito? La libertà non è per tutti e non sempre.

Nella sala del Parlamento europeo, l’inno dell’Ucraina è stato suonato due volte oggi: prima e dopo, e il discorso di Zelenskij era nel mezzo. In poche parole: date armi, quali che siano, di più e velocemente. Una sfumatura importante: Zelenskij ha ammesso che l’Ucraina sta conducendo una guerra totale, cioè tutto ciò che cade nelle mani di Kiev verrà utilizzato senza esitazione.

“Ci stiamo avvicinando all’Unione Europea. L’Ucraina sarà un membro dell’UE. L’Ucraina, che vince, sarà un membro dell’Unione Europea, che vince”, è sicuro Zelenskij.

Non puoi vincere senza combattere, il che significa che Zelenskij ha essenzialmente ammesso che la Burbock aveva ragione quando ha detto tre settimane fa che l’Occidente era in guerra con la Russia. Si dice che l’UE e la NATO non dovrebbero entrare a far parte del conflitto, ma è puramente per calmare il pubblico interno.

La sera prima, nella tarda serata, Zelenskij è volato da Londra a Parigi, dove lo stavano aspettando Macron e Scholz. Per cinque secondi ha persino interpretato il ruolo del cancelliere tedesco, perché, sistemandosi per una conferenza stampa, Scholz ha mancato distrattamente la propria bandiera e si è fermato a quella ucraina. Al momento di arroccare al segnale di Macron, ha detto qualcosa di incomprensibile a Zelenskij, probabilmente che, in generale, non ha importanza. Se è così, allora è difficile confutarlo: l’Europa di oggi, che lo voglia o no, è l’essenza dell’Ucraina.

“Insieme ai nostri partner, stiamo sostenendo attivamente l’Ucraina: finanziariamente, umanitariamente, con armi: artiglieria, sistemi di difesa aerea e carri armati. E’ molto positivo poter discutere con il presidente ucraino e inviare ancora una volta questo segnale di unità e solidarietà, dimostrare che continueremo a sostenere l’Ucraina nella difesa della sua indipendenza e integrità per tutto il tempo necessario”, ha affermato Scholz.

Macron è talmente d’accordo che ha persino conferito a Zelenskij la Legion d’Onore, che negli ultimi anni è diventata una specie di premio Nobel per la pace assegnato secondo opportunità politiche. Inoltre, in un’intervista al francese Figaro, Zelenskij ha avuto il coraggio di affermare che il presidente francese aveva abbandonato la sua precedente posizione per non umiliare la Russia e Putin.

In generale, molti prestano attenzione all’inasprimento della retorica di Macron, dovuto al fatto che la diplomazia russa umilia costantemente la Francia in Africa. Senza le sue quattordici ex colonie, l’economia francese volerà rapidamente fuori dalla top ten e i Paesi africani, uno dopo l’altro, opteranno per un riavvicinamento con Mosca. E’ molto deludente per il colonialista europeo, per il quale in ogni momento “diverse migliaia di chilometri” è molto vicino.

“Vogliamo esprimere il nostro incrollabile sostegno a una guerra che si sta combattendo a diverse migliaia di chilometri da Parigi. Insieme dobbiamo difendere idee semplici e importanti. L’Ucraina può contare sulla Francia, sui suoi partner e alleati europei per vincere la guerra. La Russia non può e non deve vincere”, ha detto Macron.

Non si può o non si deve è una questione fondamentale: la confusione di queste modalità riflette i dubbi di Macron sul fatto che la Russia “non possa”. E questa incertezza, ad oggi, sta frenando, almeno Germania e Francia, da ulteriori passi per fornire armi d’attacco a Kiev.

In questo senso, la Gran Bretagna è molto più reattiva alle richieste di Zelenskij: il giorno prima, il primo ministro Sunak aveva promesso di iniziare a riqualificare i piloti ucraini per i caccia di tipo Typhoon, sebbene entrambi fossero pronti a ridere dei tempi di tale addestramento.

“Non sapevo che l’addestramento sui velivoli Typhoon richiedesse tre anni. Mandiamo i nostri piloti e impareranno in 2,5 anni”, ha detto Zelenskij.

Il tema dell’introduzione degli F-16 americani a Kiev è passato in secondo piano, come nel caso dei carri armati Abrams. Ora l’Europa deve consegnare i suoi caccia Eurofighter e Typhoon all’Ucraina per acquistare dagli americani il controverso F-35, nel quale, tuttavia, hanno investito centinaia di miliardi di dollari. Né Scholz né Macron sono ansiosi di aiutare a recuperare quei costi: l’unico aereo che il presidente francese è disposto a condividere con Zelenskij finora è il suo personale Airbus presidenziale, che li ha portati entrambi a Bruxelles questa mattina.

La premier italiana Meloni è infastidita, non è stata invitata a Parigi: ancora una volta francesi e tedeschi stanno facendo qualcosa alle spalle degli alleati europei, all’unisono con i suoi gelosi attacchi all’umore e alla stampa europea. “Ci sono momenti in cui favorire l’opinione pubblica interna rischia di essere dannoso per la causa, e questo mi sembra uno di quei casi”, ha detto Meloni.

Germania e Francia stanno cercando di mantenere almeno una certa influenza su Kiev e non si fidano di alcuni partner dell’UE, in particolare Polonia e Paesi baltici, che sono pronti a qualsiasi provocazione in linea con le istruzioni provenienti da Washington e Londra. Berlino e Parigi potrebbero portare l’Italia in loro compagnia, ma la Meloni non ha contatti con Macron. Oppure li ha, ma più o meno come quelli di Scholz con i polacchi Duda o Morawiecki. Da segnalare che il premier polacco ha utilizzato il Corriere della Sera italiano per l’ennesimo attacco alla Germania, che, a suo avviso, fa ancora poco di fronte alla minaccia russa: “La Germania sta diventando un’isola solitaria tra Paesi sempre più impegnati per aiutare l’Ucraina. I ritardi nella fornitura di armi contraddicono gli interessi europei e invece infondono un senso di fiducia in se stessi nel Cremlino. Se la Russia vince, ogni analisi geopolitica può essere scartata. La Polonia non ha scelto il suo posto sulla mappa, ma comprende appieno la responsabilità che questa posizione comporta. La vittoria sulla Russia è sia polacca che europea.

Se per la Polonia, che è piuttosto grande, la lotta contro la Russia è il significato dell’esistenza, forse uno dei tanti, allora per l’Estonia di oggi è generalmente diventato l’unico significato. Anche la Kallas sembra diffidare della leadership tedesca, ma questo è compensato da una grande fiducia nella Commissione europea: “Ho pensato, perché non usiamo lo stesso meccanismo dei vaccini? I Paesi europei forniscono fondi, la Commissione Europea li acquista e poi gli aiuti militari vanno direttamente all’Ucraina.

La presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen non ha ancora riferito sulla spesa per l’acquisto dei vaccini: dove sono finiti i 70 miliardi di euro che sono stati stanziati per questo? Il tema degli acquisti centralizzati di armi per Kiev in questo senso potrebbe non essere meno promettente. La guerra cancellerà tutto non peggio di una pandemia. Inoltre, i soldi possono anche essere russi, quegli stessi beni statali arrestati. Non sanno ancora come avvicinarsi a loro, ma non perdono la speranza.

“Il decimo pacchetto di sanzioni è in discussione. Ci impegniamo per un approccio coerente e rigoroso. Vogliamo anche essere sicuri di adottare le misure necessarie sui beni russi congelati”, ha affermato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.

In generale, questo è tutto, cioè niente, quello che gli stessi Michel e Von Der Leyen non hanno potuto discutere a Kiev, dove si sono recati di recente. E questo rivela le motivazioni dell’attuale riunione d’emergenza: l’Ucraina è tornata con successo sulle prime pagine dei giornali. Doveva assolutamente restare lì finché non fossero arrivati i carri armati.

Gran Bretagna, Germania, Francia e l’intera Unione Europea hanno dimostrato la loro disponibilità a fare la guerra alla Russia. Oggi, questa è la condizione chiave in base alla quale il regime di Kiev, da parte sua, può garantire la guerra fino all’ultimo ucraino. Qui si manifesta chiaramente la principale regolarità caratteristica del momento attuale: l’entusiasmo europeo per il sostegno politico di Kiev è tanto più alto e caldo, tanto peggio vanno le cose per le forze armate ucraine sulla linea di contatto.

Italiani di Russia

La settimana scorsa si è svolto il consueto briefing settimanale organizzato da GIM Unimpresa (l’associazione degli imprenditori italiani in Russia). Stavolta ne è stato ospite Lucio Caracciolo, fondatore della rivista Limes. Per ragioni di tempo, non possiamo riportarlo tutto, mi limito alla domanda che ho posto a Caracciolo e alla sua risposta.

Interviste

Abbiamo intervistato Vincenzo Lo Russo, fondatore del canale Telegram “Donbass Italia”.

Anche questa settimana, ho partecipato a varie trasmissioni televisive e radiofoniche russe e italiane. Ecco quanto ho detto a Cusano News 7.

Cultura

A Bergamo, Brescia e Genova annullati i concerti di maggio di Denis Macuev nel nord Italia.

La direzione del Festival Pianistico Internazionale in Italia ha deciso di cancellare tre concerti del pianista russo Denis Macuev. L’artista avrebbe dovuto esibirsi il 24 maggio a Brescia, il 27 maggio a Bergamo e il 29 maggio a Genova. Secondo i resoconti dei media, il motivo era la richiesta dei sindaci delle tre città di escludere il musicista dai partecipanti in relazione al suo aperto sostegno al presidente della Russia. Non è la prima volta che le organizzazioni occidentali si rifiutano di collaborare con Macuev: in precedenza i suoi concerti a Lucerna, New York e in Austria erano stati cancellati.

In particolare, per Brescia e Bergamo la decisione è stata presa dagli organizzatori della manifestazione dopo che Giorgio Gori ed Emilio Del Bono, i sindaci delle due città, avevano chiesto alla direzione del festival di escludere il pianista russo dalla lista dei partecipanti per iscritto.

Secondo i media italiani, nella loro lettera, Del Bono e Gori esprimono l’opinione che la cultura non dovrebbe essere influenzata dai conflitti internazionali. Ma allo stesso tempo, notano che Macuev è stato uno di quelli che hanno firmato una lettera a sostegno di Vladimir Putin datata 11 marzo 2014. Le autorità delle città italiane sono state spinte a compiere un simile passo dalla richiesta dell’ambasciatore ucraino in Italia: Jaroslav Mel’nik si è rivolto ai sindaci di Brescia e Bergamo esigendo da loro di annullare le esibizioni di Denis Macuev.

Sottolineiamolo: un ambasciatore che impartisce ordini al governo di un Paese sovrano di cui è ospite. L’ambasciatore russo a Roma Razov e quello italiano a Mosca Starace mai si sarebbero permessi una sortita del genere, se non altro per la loro professionalità, il loro stile e buon gusto.

Nel gennaio 2023 è stato cancellato anche il concerto del pianista russo a Vienna. Non ci sono state dichiarazioni ufficiali sui motivi di questa decisione, ma Matthias Naske, direttore artistico e direttore della sala concerti Konzerthaus, dove il musicista avrebbe dovuto suonare opere di Chopin e Rachmaninov, ha detto che non avrebbe fornito un palcoscenico per artisti che sostengono l’Operazione Militare Speciale. Allo stesso tempo, Naske non ha fatto nomi specifici.

Così, nel settembre 2022, l’esibizione del musicista con l’Orchestra Sinfonica del Teatro Mariinskij sotto la direzione di Valerij Gergiev è stata annullata in Giappone. Questa notizia ha provocato critiche da parte del rappresentante speciale del Presidente della Russia per la cooperazione culturale internazionale, Michail Švydkoj. Ha detto che questa è stata una “decisione irragionevole” e ha ricordato che, nonostante le loro opinioni politiche, gli artisti russi rimangono artisti “eccezionali”.

Inoltre, i concerti di Denis Macuev sono stati cancellati alla Carnegie Hall di New York e al Festival di Lucerna. E la Fondazione Sergej Rachmaninov in Svizzera ha deciso di sospendere l’appartenenza di Macuev al comitato consultivo.

Dopo l’inizio dell’operazione militare speciale, anche altri personaggi della cultura russa sono stati boicottati all’estero. Le ragioni addotte erano il sostegno alla politica statale russa o il rifiuto di criticare pubblicamente le autorità.

Così, all’inizio dell’autunno del 2022, il direttore del teatro russo Filipp Los’ è stato licenziato in Estonia. Il motivo sono state le sue dichiarazioni sui social network.

A marzo, si è saputo che la cantante lirica russa Anna Netrebko è stata licenziata dalla Metropolitan Opera e dalla Bavarian State Opera di Monaco a causa della sua riluttanza a parlare contro l’operazione militare speciale. Successivamente, l’artista ha comunque pubblicato un post in cui ha espresso sostegno alle vittime durante l’operazione speciale in Ucraina. La cantante è poi tornata sul palco e ha tenuto diversi concerti a Milano. Le esibizioni della diva dell’opera sono state accolte con una standing ovation da parte del pubblico.

Alla fine di dicembre, la direzione del Teatro degli Arcimboldi in Italia ha annullato le esibizioni del ballerino russo Sergej Polunin, adducendo “responsabilità politica e morale”.

Anche un certo numero di organizzazioni straniere ha rifiutato di collaborare con il musicista russo Valerij Gergiev. E’ stato licenziato dal suo incarico di direttore principale dell’Orchestra Filarmonica di Monaco, la direzione della Carnegie Hall ha annullato le esibizioni dell’artista con il Teatro Mariinskij, e l’Orchestra Filarmonica di Vienna, a sua volta, ha deciso di rimuovere il direttore russo dalla partecipazione al tour americano.

Nonostante l’aperta cancellazione della cultura russa nel mondo, il Teatro alla Scala di Milano ha aperto a dicembre la nuova stagione con l’opera Boris Godunov di Musorgskij. La direzione del teatro ha spiegato che rimuovere lo spettacolo dal repertorio equivarrebbe a imporre una punizione alla cultura. Il direttore della Scala, Dominique Meyer, ha precisato che il repertorio presentato al teatro non è in alcun modo diretto contro l’Ucraina ed è stato creato tre anni fa. Meyer ha anche affermato di non essere pronto a nascondersi quando legge Puškin o Dostoevskij.

Oltre al Boris Godunov, il cartellone della Scala include i balletti Il lago dei cigni e Lo schiaccianoci di Čajkovskij.

“Il festival accoglie con favore la proposta dei sindaci Giorgio Gori ed Emilio del Bono di sospendere i concerti del pianista Denis Macuev”, un annuncio così non standard è apparso sul sito web del festival pianistico internazionale in Italia. Esotico, vero? Di solito negli annunci di teatri, sale da concerto e festival, è consuetudine dare il benvenuto a qualcosa di completamente diverso, ad esempio che il pubblico potrà presto godersi l’esibizione di una o di un’altra star.

Denis Macuev è una star assoluta. Ma nel suo caso, il venerabile pubblico italiano è invitato ad accogliere la prospettiva di un palcoscenico vuoto. Rallegratevi, venerabili signore e signori, che non ascolterete le opere di Rachmaninov, Stravinskij e Prokof’ev. Per favore, traete grande soddisfazione morale da questa notizia!

Non so se questa sia la soddisfazione più morale per i visitatori del festival Pianistico in Italia. Ma chi l’ha capito esattamente sono stati i visitatori del festival Bašmet di Mosca, in cui si sono esibiti anche musicisti italiani. Nota: non è mai venuto in mente a nessuno nella capitale russa di annullare la loro esibizione. E grazie a Dio non è successo! I canti dei tenori (cantu a tenore) sono tra le più antiche tecniche di esecuzione. Nel 2005 è stato dichiarato Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dall’UNESCO. Secondo la credenza popolare, i canti dei tenori comparvero tra i pastori sardi centinaia di anni fa, la voce di su bassu imita il muggito soffocato di un bue, sa contra il belato delle pecore, e sa mesu oche l’ululato del vento.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia. Questa settimana, un video della cantante di musica leggera Valerija. Confesso che il genere non è esattamente nelle mie corde, ma, a parte l’attinenza all’Italia, bisogna riconoscere che il brano trascina e comunque trasmette simpatia verso il popolo italiano. Sto parlando di “Mambo italiano”, composta da Bob Merrill nel 1954, che nella mia generazione e in quella precedente era più nota nell’esecuzione di Renato Carosone, dopo il successo stratosferico che aveva ottenuto negli Stati Uniti, e poi ballata da Sophia Loren in stile burlesque nel film “Pane, amore e…” del 1955. Brava, Valerija!

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