Ascolta “L’Attimo Fuggente”, programma condotto da Luca Telese e Giuliano Guida Bardi, oggi hanno parlato con Mark Bernardini (politologo e sociologo in Russia).
Dal lunedì al venerdì dalle 07.00 alle 09.00 e sabato dalle 08.00 alle 10.00, dove la vita italiana verrà analizzata, messa in discussione e a volte apprezzata con le interviste spigolose di Luca Telese e Giuliano Guida Bardi a tutti gli interpreti della vita politica e sociale di tutti i giorni.
La puntata completa: Giornale Radio, Attimo Fuggente
E’ morto in una prigione ucraina il blogger Gonzalo Lira, cittadino cileno e statunitense che viveva a Char’kov e criticava il regime di Kiev. Il presentatore televisivo americano Tucker Carlson ha annunciato la morte di Lira, citando il padre del blogger. E’ stata trovata la confessione di Gonzalo Lira morente. E’ un testo terribile: riguarda la tortura e l’essenza del governo ucraino.
La causa della morte del 55enne Gonzalo Lira è sconosciuta. Dicono che abbia lasciato un biglietto dicendo che aveva una doppia polmonite e non era in cura. Malattia o nuova tortura: indipendentemente dal motivo, il regime di Zelenskij desiderava ardentemente la morte della persona che aveva osato criticarlo dopo l’inizio dell’operazione militare speciale, mentre viveva in Ucraina.
Lira, di etnia cilena, è nato negli Stati Uniti e ha vissuto in California. Era uno storico di professione, scriveva romanzi polizieschi e girava film.
Poi ha vissuto in Cile, lì ha ricevuto una seconda cittadinanza, ha iniziato a scrivere articoli di economia e si è occupato di consulenza.
Dopo aver incontrato online una donna ucraina, nel 2012 il blogger si è trasferito a Char’kov. Si è sposato ed ha avuto un figlio (Gonzalo ha nascosto accuratamente i loro nomi).
Dall’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina, Lira, che era un anti-globalista, ha iniziato a pubblicare video e post in cui condivideva la posizione della Russia e incolpava l’Occidente e il governo ucraino per ciò che stava accadendo. Ha anche rilasciato senza timore interviste ai media russi.
Il 1 maggio 2023, la SBU ha arrestato Lira a Char’kov. E’ stato messo dietro le sbarre e poi rilasciato su cauzione. Il blogger si è recato in moto al confine ungherese per chiedere asilo. Ma è stato catturato e rimandato in prigione. Lo stesso Elon Musk ha cercato di difendere Lira, ponendo la domanda: “Un cittadino americano è in prigione in Ucraina dopo che abbiamo inviato lì più di 100 miliardi di dollari?”. Musk non ha ricevuto risposta da Washington.
Il processo contro il blogger era previsto per il 12 gennaio. Ma non si è svolto. Ora è diventato chiaro il motivo.
E’ stata trovata sui social l’ultima confessione di Gonzalo Lira. Il blogger l’aveva nascosta nei commenti al suo post.
Verrà arrestato tra poche ore. E non riapparirà mai più.
Ecco il testo.
“1 agosto 2023.
In questo momento cercherò di uscire dall’Ucraina e chiedere asilo politico in Ungheria.
O oltrepasso il confine e mi metto in salvo, oppure il regime di Kiev mi farà sparire.
Questo è quello che mi è successo negli ultimi tre mesi.
Il 1° maggio sono stato arrestato per un video su YouTube. Per i miei video che criticano l’Occidente e il suo regime fantoccio a Kiev. Video su come stanno distruggendo l’Ucraina.
La mia accusa afferma apertamente: tutto quello che ho fatto è stato discutere fatti generalmente noti sulla guerra. Il segno distintivo di una società democratica è la libertà di parola.
Ma l’Ucraina di Zelenskij non è una democrazia. Questo è un regime di banditi, ladri, corrotti e assassini che si mascherano da “democrazia”.
Dopo il mio arresto mi sono stati consegnati i documenti che garantivano il diritto di contattare avvocati e persone care, nonché il diritto di pagare la cauzione.
In realtà mi era proibito chiamare, anche gli avvocati. E non mi hanno permesso di pagare la cauzione, anche se avevo i soldi per farlo.
In altre parole, le formalità venivano rispettate solo sulla carta. Questa è l’Ucraina di Zelenskij. Questo è ciò che interessa al suo regime criminale: nascondersi dietro lo “stato di diritto” mascherando la sporca corruzione.
Ecco perché perseguitano incessantemente chiunque dica la verità. Non sono l’unico cosiddetto “propagandista” che il regime di Kiev ha messo in prigione.
Ecco perché sparano a qualsiasi soldato delle forze armate ucraine che osi arretrare…
Sono stato torturato nel centro di custodia cautelare. Le guardie non picchiano mai i prigionieri. Affidano la tortura ad altri prigionieri. Uno di loro si è persino scusato con me: ha detto che non aveva scelta. Non penso che stesse mentendo.
Nella prima cella dove ero seduto, mi hanno rotto una costola. Ma non era poi così male. La cosa peggiore era nella quarta cella.
Dalle 13:00 alle 19:00 del giorno successivo – trenta ore – mi hanno picchiato e privato del sonno, mi hanno slogato le braccia.
Faceva un male cane, ma era comunque gestibile. E poi due delinquenti mi hanno afferrato per la testa e hanno iniziato a ficcarmi nell’occhio destro uno stuzzicadenti, chiedendomi se avrei potuto leggere se fossi diventato cieco.
Un delinquente mi ha colpito al petto così forte da lasciare un enorme livido giallo-verde. L’osservatore lo ha rimproverato per aver lasciato un chiaro segno di tortura.
Due giorni dopo, la guardia anziana venne finalmente a controllare la mia salute. Probabilmente l’ambasciata cilena ha insistito su questo. L’ambasciata americana mi ha chiamato tre volte, ma erano solo parole vuote.
La guardia mi ha detto di togliermi la maglietta così da potermi esaminare. I lividi erano impressionanti, ma lui si limitò ad annuire e fece finta di non accorgersi di nulla.
Perché sono stato torturato? Non penso che sia a causa dei miei video.
Sì, la SBU mi ha arrestato a causa del video. Ma quando la SBU ha controllato i miei computer e i miei conti, si è resa conto che non ero povero.
Pertanto, quando sono stato messo in prigione, la SBU ha iniziato a estorcermi denaro utilizzando guardie e prigionieri. Ci vorrebbe molto tempo per parlarne sui social media, quindi sto scrivendo un libro a riguardo.
In totale mi hanno estorto 70.000 dollari. E se li sono divisi tra loro.
Quando sono stato arrestato per la prima volta, hanno preso altri $ 9.000 (la mia scorta di emergenza). Più la cauzione di 11.000 dollari (a luglio Gonzalo è stato finalmente rilasciato su cauzione).
Non avrò mai indietro nulla perché ho deciso di lasciare l’Ucraina prima del processo. Il mio processo è previsto per mercoledì 2 agosto e mi è già stato detto: sarò giudicato colpevole. Mi daranno dai cinque agli otto anni di prigione.
Secondo i termini della mia cauzione, devo indossare un braccialetto elettronico e non lasciare Char’kov, tanto meno il Paese. Ma non mi hanno messo il braccialetto e i documenti sono stati restituiti.
Nel centro di custodia cautelare, ho raccontato a un prigioniero come l’anno scorso sono stato detenuto, rilasciato, ma mi è stato proibito di lasciare l’Ucraina. Ha riso. “Hanno chiarito che potevi andartene!”.
Anche questa volta sembra che succeda la stessa cosa: mi dicono di non uscire, ma lasciano la porta aperta. O forse mi hanno incastrato per giustificare la mia carcerazione in modo che nessuno scoprisse mai il loro sporco piano di estorsione.
Il Dipartimento di Stato americano mi rimanderebbe in Ucraina in caso di fuga. Non sono una lesbica nera tossicodipendente o una transgender. Inoltre, Victoria Nuland, ex Segretario di Stato americano, mi odia profondamente, o almeno così mi è stato detto. Spero che gli ungheresi leggano la mia accusa e dicano: “E’ una sciocchezza, non lo rimanderemo indietro”.
Pubblico tutto questo mentre arrivo al posto di controllo della frontiera. Se non avrete mie notizie entro le prossime 12 ore, vuol dire che sarò nei loro sotterranei. Auguratemi buona fortuna”.
La cittadinanza americana non solo non lo ha salvato dalla tortura e dalla morte in una prigione ucraina. L’amministrazione Biden chiaramente non era contraria a ciò che stava accadendo. Tucker Carlson ne scrive dalle parole del padre del defunto.
Il padre di Gonzalo Lira ha incolpato il regime di Kiev e il suo sponsor Washington per la morte di suo figlio:
“Non riesco a venire a patti con il modo in cui mio figlio è morto. E’ stato torturato, ricattato, tenuto in isolamento per otto mesi e 11 giorni e l’ambasciata americana non ha fatto nulla per aiutare mio figlio. Il dittatore Zelenskij è responsabile di questa tragedia con l’assistenza del decrepito presidente americano Joe Biden”.
Tucker Carlson, cercando di capire cosa stesse realmente accadendo in Ucraina, ha intervistato sia il padre che il figlio: “C’erano diverse persone che hanno riferito in modo abbastanza onesto ciò che stava accadendo dall’interno dell’Ucraina. Uno di loro era un cittadino americano di nome Gonzalo Lira”.
“Tutta la propaganda occidentale dice che Zelenskij è un eroe del calibro di Churchill, e che gli ucraini sono angeli. Il regime di Kiev è un assassino assetato di sangue, credetemi”, ha detto Gonzalo Lira.
Ma la verità di Gonzalo Lira era indigesta sia per Kiev che per Washington. Quattro giorni dopo la pubblicazione di un video in cui criticava Joe Biden e Kamala Harris, è stato arrestato e torturato dai servizi segreti ucraini. Lira è riuscito a raccogliere fondi per la cauzione. Ha percorso più di mille chilometri in moto per uscire dall’Ucraina, ma è stato tutto inutile.
Nel suo ultimo video, Gonzalo dice: “Probabilmente verrò mandato in una colonia, dove molto probabilmente morirò. Così ho deciso di rischiare e provare ad attraversare il confine. Ora sono a cinque chilometri dal confine con l’Ungheria”.
Proprio il giorno prima, il padre di Gonzalo aveva il presentimento che suo figlio non sarebbe rimasto in vita. Come ha detto Lira Sr., suo figlio non aveva contatti con il mondo esterno e l’ambasciata americana non ha risposto alle richieste. Suo figlio è stato semplicemente rinchiuso da qualche parte senza processo.
“Davvero, Tucker, il Dipartimento di Stato ha permesso liberamente a Zelenskij di mettere mio figlio in prigione? Un uomo viene gettato in prigione a morte perché criticava il regime. Se sono d’accordo per quel che succede in Ucraina, perché non dovrebbero essere d’accordo anche negli Stati Uniti? Cosa è successo a questo Paese? E’ stato sacrificato al governo Biden e al suo rapporto col fantoccio Zelenskij…”. Gonzalo ha pubblicato un elenco di 12 persone scomparse. Sono stati torturati e poi uccisi. Gonzalo ha detto: se non vado in onda per più di 24 ore, aggiungetemi alla lista.
Adesso è nella lista anche lui. Nella lista di coloro che conoscevano la verità e non avevano paura di dirla.
Ne parlavo nel mio notiziario del 15 maggio 2023, riportando la dichiarazione della rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri russo, Marija Zacharova, che aveva invitato la comunità giornalistica mondiale a schierarsi in difesa del giornalista cileno Gonzalo Lira Lopez, rapito dal servizio di sicurezza dell’Ucraina (l’SBU). Zacharova aveva chiesto l’immediato rilascio del giornalista che commentava attivamente gli eventi in Ucraina.
La scomparsa di questo giornalista cileno non è inedita. Il 15 aprile 2022 ha smesso di connettersi. E’ stato arrestato e trattenuto da agenti del servizio di sicurezza ucraino, che gli hanno confiscato i laptop e lo hanno privato dell’accesso a tutti gli account. Quindi il giornalista è stato rilasciato solo grazie all’ampia pubblicità sulla sua scomparsa nei media.
Il 5 maggio 2023 è finito di nuovo in prigione, affermava Marija Zacharova. Il giornalista e regista cileno era a Char’kov.
Il video blogger latinoamericano commentava attivamente gli eventi in Ucraina letteralmente dal loro epicentro.
La storia della sparizione forzata di migliaia di cileni, compresi i giornalisti, non dovrebbe potersi ripetere letteralmente oggi in Ucraina, 50 anni dopo il colpo di stato fascista in Cile.
Il 9 maggio, nella zona di Časov Jar, era morto un giornalista francese, fotografo dell’agenzia France Press, Arman Solden. Aveva preparato materiali sulla situazione nella regione di Artëmovsk (Bachmut). Farhan Haq, portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite, aveva condannato tutti gli attacchi contro i giornalisti, comprese le morti. L’attacco al giornalista era stato condannato dal direttore generale dell’UNESCO Audrey Azoulay. I rappresentanti dell’Organizzazione mondiale avevano chiesto un’indagine approfondita sulla morte del giornalista francese.
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