Mark Bernardini

Mark Bernardini

giovedì 26 aprile 2018

Michail Švydkoj

Quarta trasmissione “Russia – Italia: eventi e commenti” del centro italo-russo della RANEPA. Ospite della trasmissione, Michail Švydkoj, rappresentante particolare del presidente della Federazione Russa per la cooperazione culturale internazionale, ambasciatore itinerante del Ministero degli Affari Esteri russo.

In un’ampia intervista, Michail Švydkoj ha spiegato con dovizia di particolari quale sia lo stato attuale e i problemi delle relazioni russo-europee e russo-italiane. Sono stati affrontati gli indirizzi principali della cooperazione italo-russa nella cultura e nell’economia, si è parlato anche dell’attività del Forum-Dialogo italo-russo per le società civili.

Michail Švydkoj si è detto favorevole alla costituzione di un Fondo italo-russo di sostegno alle piccole e medie imprese e di un Istituto per le PMI, compresa la fondazione di una cattedra di economia italiana, promossi dal Forum-Dialogo e dal Centro italo-russo dell’Accademia.

Incontri del genere presso l’Accademia presidenziale sono molto richiesti da un pubblico molto variegato. La trasmissione “Russia – Italia” contribuisce a sviluppare e portare ad un nuovo livello le relazioni internazionali nel campo della cultura, dell’economia, della scienza e dell’istruzione.

Michail Švydkoj ha accettato la proposta del Centro italo-russo della RANEPA di fare lui un master-class a fine maggio in Accademia per studenti russi e stranieri ed il corpo docente. Tra maggio e giugno è prevista una decina di incontri con esperti russi e stranieri.

In studio, Mark Bernardini. Iniziamo la nostra trasmissione analitica d’informazione del Centro italo-russo della RANEPA:

“Russia-Italia: eventi e commenti”.

Come preannunciato, oggi siamo ospiti da Michail Švydkoj, rappresentante particolare del presidente della FR per la cooperazione culturale internazionale, ambasciatore itinerante del MAE russo.

Buongiorno, dottor Švydkoj,

Mi permetta di ringraziarLa per avere accettato di partecipare alla nostra trasmissione. Per noi è un grande onore, vorremmo approfittarne per conoscere la Sua opinione in merito a varie questioni attuali relative alla cultura e all’economia nell’ambito della cooperazione della Russia con i suoi partner europei, soprattutto italiani: oltre che rappresentante particolare presidenziale, Lei partecipa attivamente ai lavori del Forum-Dialogo italo-russo per le società civili.

Ritengo che fora del genere, come il Forum-Dialogo civile “Russia-Italia”, oggi assumano un significato particolare: è chiaro che, persino in caso di una propensione positiva di qualunque governo europeo verso la Russia, pur comprendendo quanto sia necessario continuare a sviluppare le relazioni con la Federazione Russa (in primis, quelle economiche, ma anche politiche), tuttavia ogni governo nazionale non è svincolato dalle decisioni collettive adottate a Bruxelles. Per non parlare di quelle prese a Washington: sarebbe un argomento a parte, pur se simile ed affine. Non è un caso se Angela Merkel, cancelliera della Repubblica Federale di Germania, prima di stabilire le relazioni economiche della RFT con la Russia, si reca a Washington per discuterne col presidente degli Stati Uniti d’America Trump e sapere quanto gli americani saranno pronti a modificare il regime delle sanzioni, che ormai riguardano anche gli affari e l’economia europea. In tal senso penso che l’Italia non faccia eccezione, pur considerando che tradizionalmente con l’amministrazione italiana abbiamo buoni rapporti e, a memoria, non c’è mai stato un dirigente italiano che non comprendesse: la Russia per l’Italia è un partner molto importante. In effetti, gli italiani investono in Russia, c’è molta industria leggera, articoli e materiali prodotti in Italia, ma è chiaro che, persino con la recente vittoria di forze ben disposte nei confronti della Russia (per non parlare di Berlusconi, amico di lunga data non solo della Russia, ma anche di Putin, e penso che il suo ruolo politico dopo le elezioni sia comunque cresciuto), tuttavia esistono dei limiti palesi, ed è proprio in questo contesto che crescono innegabilmente i rapporti tra le società civili nella cultura, nell’istruzione, nella scienza. E’ mia opinione che quando gli italiani hanno definito l’aggressione e l’imperialismo culturali come uno degli strumenti più importanti della politica estera (e ne hanno ben donde, poiché per l’Italia la cultura è un mezzo fondamentale per creare l’immagine dell’Italia nell’arena internazionale ed influire sull’opinione pubblica mondiale), in questo ricordino la Russia: un’immagine positiva di quest’ultima non si raggiunge solo con gli idrocarburi, o forse addirittura con questi non si raggiunge affatto, e, ovviamente, nemmeno con imponenti mezzi tecnico-militari nei rapporti con gli altri Paesi. Anche per la Russia la cultura è quella fonte inesauribile tramite la quale creiamo la nostra immagine nello scenario mondiale. Capisco benissimo che la scienza russa rappresenta tuttora un valore particolare, perché non molto tempo fa al Museo della scienza di Londra si è svolta una mostra dedicata allo spazio russo e all’anniversario di Valentina Tereškova. Insomma, in tutto quello che legato all’odissea spaziale mondiale c’è una gran parte sovietica e russa. Perciò, quando oggi cerchiamo la via per conquistare il cuore del pubblico occidentale, e anche orientale, è chiaro che funzionano tutti gli aspetti culturali russi. Ne sono parte anche lo Sputnik, anche Gagarin, sono diventati parte integrante della cultura mondiale e di quella legata alla Russia popolare in tutto il mondo, forse ad eccezione di Paesi come la RFT, dove i Verdi sono riusciti ad imporre la decisione di rinunciare alle centrali nucleari.

Beh, anche in Italia…

Nel caso in questione l’Italia è simile alla RFT. Ecco perché ritengo che proprio lo spazio sia l’aspetto più propriamente russo della scienza. Per la cultura, qui è tutto chiaro: quest’anno celebriamo il bicentenario di Petipa, ed è ovvio che un simile fenomeno franco-russo, quale è il balletto russo, continua ad essere un’espressione della Russia e, per quanto possa sembrare sorprendente, della collaborazione russa con l’Europa. A proposito: a me non piace quando dicono “la Russia «E» l’Europa”. In realtà, la Russia è un Paese europeo di cui una parte si trova in Asia. Vladivostok è una città europea, non asiatica. Oggi, quando parliamo delle nostre relazioni con l’Italia, risaltano i rapporti culturali e in quella parte dell’economia che è soggetta a sanzioni: le macchine italiane, le costruzioni meccaniche (compresi gli elettrodomestici, dai frigoriferi alle caldaie per il riscaldamento, fino alle automobili), tutto questo ci arriva esattamente come, voglio ripetere, l’industria leggera italiana, la moda (marchio riconosciuto dell’economia italiana), si sviluppano impetuosamente, e in Russia mantengono le loro posizioni. Quando però parliamo di cultura, in questo ambito negli ultimi tre lustri è stato fatto molto. Gli italiani sono attivissimi nel promuovere la loro cultura. Tutti gli ambasciatori italiani con cui ho avuto a che fare negli anni erano persone che comprendevano: grazie alla cultura si possono raggiungere davvero molti obiettivi. Questo riguarda sia i pittori contemporanei, sia quelli classici, in tutto questo tempo in Russia si sono tenute mostre di incredibile qualità dell’arte classica italiana. Da parte nostra, come Lei sa, quest’anno in Italia abbiamo organizzato le “Stagioni russe”, iniziate con un concerto a Roma di Gergiev. Prevedo che nel corso dell’anno questo evento avrà molto successo tra il pubblico italiano, perché comprende la musica sinfonica, l’arte scenica, la pittura, l’arte moderna e molto altro ancora. Penso quindi che in questo siamo molto attivi. Tra l’altro, in questi giorni Andrej Končalovskij sta terminando un film dedicato a Michelangelo. E’ una coproduzione italo-russa, ma è più un film russo fatto in buona parte con l’aiuto dei nostri colleghi italiani. Secondo me sarà un bel film, ho letto il copione e mi ha impressionato. Gli italiani hanno anche un altro progetto molto importante: daranno in locazione gratuita ai musei russi (di tutta la Russia) delle opere d’arte dai fondi di riserva dei musei italiani. Magari non servono al “Museo di Stato russo”, all’Ermitage, o al museo Puškin, ma è ovvio che godranno di enorme interesse tra i direttori dei musei in provincia. Penso che a breve questo progetto sarà piuttosto appariscente, perché è previsto che la locazione non sia a breve termine, tre o quattro mesi, bensì tre o quattro anni, con possibili rotazioni. Gli italiani stanno facendo una cosa estremamente di buon senso. Se parliamo di una sorta di competizione sul mercato linguistico e culturale mondiale, questa cosa indubbiamente dovrà attrarre l’attenzione, anche per la lingua italiana. Gli italiani organizzano le olimpiadi di lingua italiana in Russia (esattamente come noi quelle di lingua russa in Italia), ma, ripeto, attualmente sul mercato dello studio delle lingue c’è una concorrenza enorme. Ovviamente, l’inglese è fuori concorso, in quanto riconosciuto come prima lingua straniera al mondo, ma poi sono in competizione il tedesco, il francese, lo spagnolo, l’italiano. E’ una faccenda seria, perché proprio tramite la lingua la gente familiarizza con la cultura di un altro Paese, inizia a conoscerlo meglio. Il tradizionale interesse dei critici d’arte e degli storici verso la lingua italiana esiste, ma dobbiamo affrontare seriamente la formazione e l’educazione delle nuove generazioni di traduttori dall’italiano, che si occupino di prosa letteraria. Recentemente abbiamo festeggiato gli 85 anni di Evgenij Solonovič, insigne traduttore che ha tradotto la letteratura italiana classica e contemporanea, ma è chiaro che persone di questo livello, che si occupino di prosa letteraria, di fatto non ce n’è, siamo onesti. Fra qualche tempo, bisognerà ritradurre lo stesso i classici italiani. Idem dicasi degli slavisti in Italia. Sono il presidente del centro culturale russo alla Ca’ Foscari, dove c’è un’ottima scuola di slavisti e russisti (ovviamente, non solo lì, anche a Milano, a Roma), ma un conto sono le traduzioni commerciali, quando la lingua è un semplice mezzo di comunicazione, altro è costituire un corpo di traduttori in grado di tradurre letteratura seria. Oggi, la questione si pone in modo impellente per tutte le lingue europee, per non parlare di quelle orientali, per il cinese, il giapponese… Tradizionalmente, abbiamo sempre tradotto la poesia e la prosa giapponese, medievale e moderna, ed anche quella cinese. Recentemente, ho dato un’occhiata ad alcune traduzioni dal cinese: diventa tutto obsoleto, rapidamente, cambiano certi riferimenti ideologici, addirittura il sistema espressivo, qualcosa è scomparso irrimediabilmente dalla lingua russa. Ecco perché la formazione dei traduttori…

…Cambia addirittura la stilistica…

…Sì, le lingue si semplificano, che sia un bene o un male, è tutt’altra questione, ma cominciano ad esistere in modo diverso, quindi qui di lavoro ce n’è a iosa.

Lei come nessun altro conosce le solide relazioni culturali di lunga data tra Russia e Italia. A che punto siamo, oggi, e quali eventi culturali congiunti più importanti sono previsti in futuro? Approfitto anche per una domanda più generale: secondo Lei, può la cultura far uscire i nostri rapporti economici da quella situazione che si è andata formando negli ultimi anni con l’Europa, e in particolare con l’Italia?

I rapporti con l’Italia e l’Europa sono millenari, per la precisione siamo al secondo millennio. Se parliamo di Novgorod Velikij, ci troviamo tracce tedesche, italiane e molte altre europee, non solo di Paesi orientali, a partire dal nono secolo d.C. lo stesso si può dire anche di Kiev, che a qualcuno piaccia o meno, è comunque uno spazio slavo comune che successivamente ha generato tre popoli: quello russo, quello bielorusso e quello ucraino. Tra l’altro furono proprio i principi di Kiev a fondare Mosca: come ora dice il presidente Porošenko, lo fecero a Zales’e, e “chi gliel’ha fatto fare”, tuttavia, fatto sta. E’ la progenitrice comune di tutto il mondo slavo orientale, e i rapporti di Kiev con l’Europa e l’Italia erano molto attivi e abbastanza intensi, nel senso migliore del termine. Per quel che riguarda le città russe, basta andare a Vladimir e osservare l’architettura in pietra bianca, che, pur se eretta da maestri russi, lo fu sotto la direzione di architetti italiani. Per non parlare banalmente del Cremlino di Mosca. In questo, l’apporto italiano alla cultura russa è molto alto, in primo luogo nell’architettura. Questo aveva formato determinate immagini dell’Italia. Quel che facevano gli italiani assieme ai francesi a Pietroburgo durante la costruzione di quest’ultima. Anche in questo c’è una costante influenza dell’ambiente e della musica architettonica urbana sulla coscienza delle persone. Un fatto di grande sostanza. Pietroburgo davvero è stata costruita da maestri italiani, francesi, russi, ma poi a sua volta ha influenzato moltissimo lo stile artistico della letteratura russa del diciottesimo e diciannovesimo secolo, persino del ventesimo: sono convinto che Iosif Brodskij non avrebbe potuto nascere a Mosca, è una percezione, una struttura linguistica, un ritmo totalmente diversi. Era un poeta palesemente non moscovita. In questo senso l’influenza degli italiani è stata ben più profonda di quel che talvolta immaginiamo. Gli italiani hanno influenzato moltissimo la cucina. Naturalmente, più di tutti hanno influito i cinesi, che sono stati in grado di protendere le loro tagliatelle fino alle spaghettate italiche, poi però gli spaghetti sono tornati a noi, i pel’meni (agnolotti, tortelloni) li hanno chiamati ravioli, e così il tutto ha iniziato ad esistere in una dimensione culturale totalmente diversa.

La interrompo un momento. In Italia si dice che Marco Polo ha portato gli spaghetti dalla Cina, Cristoforo Colombo i pomodori dall’America, e gli italiani hanno unito i due prodotti e ne hanno ricavato il tipico piatto italiano…

Vero. Devo anche dire che la quantità di ristoranti italiani in Russia, quantomeno nelle città e nella sua parte centrale, cede il passo giusto a New York o a Roma. La cucina italiana è entrata a far parte della vita dei russi. Non sia d’offesa per gli italiani, essa è più semplice di quella francese, ma è incantevole proprio per questo, è più naturale, spontanea, capisci cosa mangi. Quando mangi una fiorentina, capisci cos’è, non è una costata, è tutt’altro cibo. Va detto che con l’Italia abbiamo moltissimi progetti in comune, i più diversi. Ho già menzionato le “stagioni russe”, ma di rimando aspettiamo la formazione del programma di “stagioni italiane” in Russia. Sono in allestimento tutta una serie di mostre congiunte. Ovviamente, il Vaticano non è proprio Italia, ma è anche Italia. Un altro Stato, tuttavia è tutto nel territorio di Roma. Alla pinacoteca Tret’jakov c’è stata una mostra senza precedenti dai Musei Vaticani, e una altrettanto inedita esposizione dalla Tret’jakov ai Musei Vaticani. Sottolineo ancora una volta, lo so che l’Italia e il Vaticano sono due Stati diversi, e però gli italiani hanno potuto vederla recandosi in Vaticano. Questo progetto è esattamente quello di cui parlavo prima: locazione a lungo termine della pittura italiana ai musei russi. Penso che il successo sarà strepitoso. Anche la coproduzione cinematografica oggi diventa indubbiamente un importante elemento di legami culturali, mentre per quanto riguarda i nostri musicisti, di fatto sono residenti in Italia, esattamente come alcuni cantanti italiani vivono in Russia. In tal senso, non è necessario contrassegnarlo come “anno” speciale. Non so quanti concerti faccia Valerij Gergiev a Roma, ma sicuramente non meno che a San Pietroburgo o a Mosca. Questo vale per tutti i maggiori musicisti, Vladimir Jurovskij, Denis Macuev e molti altri. Per quel che attiene all’economia, è del tutto evidente che la Camera di Commercio Italo-Russa intraprende serissimi sforzi per conservare il volume degli scambi commerciali. Nonostante che, come è noto, in risposta alle sanzioni europee siano state adottate le contro-sanzioni per i prodotti agricoli, tuttavia alcuni segmenti dell’industria alimentare, come il vino e i derivati vinicoli, sono ben rappresentati sul mercato russo ed occupano una parte importante degli scambi commerciali complessivi. Anche sul mercato enologico esiste molta concorrenza: i vini dal Nuovo Mondo, in particolare dall’America Latina, incalzano quelli europei, ciò nonostante quelli italiani occupano posizioni di tutto rispetto. Poi c’è tutta una serie di altri prodotti non vietati in importazione in Russia, dolciumi, ecc. Un altro settore che nel 2014-2015, per ovvie ragioni, è “sprofondato”, per poi risorgere nel 2016-2017, è quello del turismo. I russi vanno volentieri in Italia, e per lo più non si tratta di “turismo da spiaggia” (anche, ma non solo), bensì conoscitivo, legato al visitare tutti i monumenti culturali. In questo è simile a quel che fanno gli italiani quando vengono in Russia: per loro è pur sempre il desiderio di vedere Pietroburgo, Mosca, i beni culturali, tutti i musei possibili, i teatri. Suppongo che, nonostante tutte le difficoltà, questo segmento si conserverà, persino nonostante che l’Italia non sia il Paese più a buon mercato, non è la Turchia e nemmeno la Grecia, però il desiderio di vedere il Colosseo dal vivo è superiore a quello di rosolarsi al mare, pur se il litorale italiano è splendido sia a nord che a sud e riscuote successo tra il pubblico russo. Ci attendono molti eventi interessanti, e i “mantra” che sia finito tutto e che domani cesserà ogni cosa sono stupidi e privi di senso: in ogni caso, viviamo in un mondo globalizzato, i tedeschi, come ha scritto Sergej Dubinin, compreranno gas russo, che andrà pagato, e per pagare lo SWIFT resterà in vigore. Forse gli italiani non sono i maggiori consumatori di gas russo, ma come che sia sono interessati agli idrocarburi russi che arrivano in Italia. Gli italiani sono decisamente più orientati all’amicizia con la Russia, rispetto agli abitanti di altri Paesi. Mi pare che la stampa italiana non sia poi così aggressiva. E’ chiaro che stiamo vivendo in un periodo di ambiente particolarmente aggressivo dell’informazione nei confronti della Russia, persino in quei Paesi dove ciò non succedeva tradizionalmente. Ad esempio, nella stampa francese è sempre stato così, fin dagli anni ‘40. E non sto a ricordare periodi antecedenti. Insomma, la stampa francese, soprattutto quella intellettuale, è sempre stata abbastanza ostile. La stampa britannica, persino quando i nostri rapporti erano migliori, ad esempio, agli inizi degli anni 2000, era critica. Questa non è mai stata una caratteristica della stampa tedesca, ma dal 2008 in poi c’è stata un’impennata di aggressività piuttosto severa. Non sto a discuterne le cause, ma ho l’impressione che la stampa italiana non sia così critica. Talvolta, l’ostilità dei media nei confronti di Berlusconi, che non è esattamente popolare nella stampa italiana, ci si ritorce contro, a causa dei buoni rapporti tra lui e il nostro presidente. Eppure, sono meno critici. Meno di loro, forse gli spagnoli, che hanno una posizione critica indipendente, ma meno aggressiva. Ci sono tutti i presupposti per avere buoni rapporti con l’Italia, tanto più che, come esempio, la recente prima del “Ballo in maschera” al Bol’šoj sottolinea ancora una volta che l’opera italiana è presente costantemente sui palcoscenici russi, la musica italiana è sempre presente sui palchi delle sale da concerto, persino quei cantanti di musica leggera che in Italia non sono più così popolari riscuotono invece successo in Russia, gli vogliono bene, quelli degli anni ’70 e ’80, ricordano quella degli anni ’60 del secolo scorso. Abbiamo delle buone prospettive nelle relazioni, l’attività del corpo diplomatico italiano dimostra che si tratta di un orientamento importante del governo italiano, nonostante tutte le sanzioni.

Al momento, il Forum-Dialogo ed il Centro italo-russo sono in fase di istituzione di un fondo italo-russo di sostegno alle PMI. Con la partecipazione di partner italiani, è prevista anche la costituzione di un Istituto per le piccole e medie imprese, compresa una facoltà di economia italiana. Lei cosa pensa di iniziative del genere? Pensa che siano realizzabili?

L’iniziativa è senz’altro tempestiva. La creazione congiunta di un fondo di sostegno alle piccole e medie imprese è importantissima: in questo, gli italiani hanno un’esperienza colossale. Le attività familiari, talvolta addirittura le micro-attività in Italia sono particolarmente sviluppate. Gli italiani sanno benissimo come funzionino le piccole e medie imprese, innanzitutto nel terziario, ma anche nella produzione: nelle tecnologie informatiche, nelle piccole costruzioni meccaniche, cioè nella creazione di prodotti reali, non solo nei servizi. Per la Russia è importante: la stabilità di qualunque economia è legata all’esistenza di una base tributaria, che viene creata proprio dalle PMI, non dalle grandi corporazioni. In Italia vuol dire il 70% della grande industria. E’ quel che rende stabile quest’ultima. In tal senso, gli italiani sono esperti nella sopravvivenza. Esiste un’economia italiana distinta? Mi riferisco all’idea della facoltà di economia: la sua costituzione presuppone l’esistenza di una qualche peculiarità dell’economia italiana. Non ne sono convinto, come non esiste una matematica o una chimica nazionale. Però organizzare una cattedra o un programma voluminoso che rifletta le particolarità dell’economia italiana ha un senso eccome: per noi è un argomento relativamente nuovo, è nato 25-27 anni fa, il concetto di proprietà privata, che in Unione Sovietica non c’è mai stata. Qualunque piccola, media, microeconomia inizia da un nuovo concetto qualitativo di proprietà privata, come vacca sacra inviolabile. Non abbiamo questa tradizione. E’ più un problema psicologico, e in tal senso gli italiani possono fare molto: da un punto di vista economico, l’Italia non è un Paese ricco, ma con ricche tradizioni, cultura, ossia con quelle cose di cui anche noi siamo ricchi. Vero è che, per nostra fortuna, siamo ricchi anche di idrocarburi, ma gli italiani hanno mostrato una “scuola di sopravvivenza”, la stessa, per esempio, dei polacchi…

Non stiamo però parlando tanto di economia, quanto di un suo modello…

Il modello italiano di economia ha mostrato un’alta capacità di sopravvivenza: sembrava che avrebbe dovuto crollare tutto da un pezzo, ci sono state tante pesanti crisi economiche, invece gli italiani hanno dimostrato che il loro modello funziona ed è abbastanza stabile. E’ ovvio che il clima della Sicilia è diverso da quello della Jacuzia, lì le attività familiari possono essere altre, ma bisogna conoscere questo modello, studiarlo, può tornare utile ovunque.

Secondo Lei, il formato della nostra trasmissione può essere considerato un’opportunità per organizzare incontri, popolari tra un pubblico molto ampio, con esperti russi ed esteri (non solo italiani) per portare i rapporti internazionali nella cultura e nel commercio, nella scienza e nell’istruzione, ad un nuovo livello? Che consigli potrebbe dare per realizzare questo obiettivo, dall’alto della Sua esperienza e delle Sue competenze?

Innanzitutto, bisognerebbe incontrarsi più spesso. Il problema della politica e dei processi politici mondiali è che le persone non si ascoltano più: pronunciano dei monologhi, fanno un certo gioco, ma la sensazione è che facciano giochi diversi su diversi tavoli. Per dire, qualcuno gioca a domino, e l’altro comincia a giocare a dama, ed entrambi ci restano malissimo, quando capiscono che sono due giochi differenti. Dunque, cultura, socializzazione, contatti commerciali, colloqui, dialogo… In Occidente ci sono molti pregiudizi. Si doveva svolgere una mostra-asta, la dovevano portare qui i francesi, compresi molti quadri. Non sono venuti: hanno paura, non capiscono che succede in Russia. Forse quest’autunno. Insomma, tanti, troppi timori, e questo è sempre pericoloso: la diffidenza e la paura in politica internazionale fanno male, ma nei rapporti fra Paesi fanno malissimo. Quando le persone hanno paura di qualcosa e non si fidano le une delle altre, possono accadere le cose le più incredibili e addirittura tragiche. E’ molto importante mantenere il dialogo, avere rapporti il più possibile ampi e frequenti, non limitarsi alla televisione, alle dichiarazioni, bensì dal vivo. Questo può fare la differenza. Dico delle ovvietà: ci sono dei momenti quando si interrompono anche queste relazioni, questi contatti, questi discorsi. Temo occorra fare uno sforzo, affinché nei più diversi contesti, nei Paesi più differenti, si possa realizzare questo dialogo. Il Forum-Dialogo italiano è una delle prime arene della società civile che permetta di esplicitare quelle posizioni che non sempre giungono ai cittadini dei Paesi con cui abbiamo rapporti. Tra l’altro, in larga misura, questo contribuisce a mettere chiarezza anche negli affari, che ovviamente si basa sulle proprie circostanze e convenienze. Ad esempio, adesso il mercato russo è calato di prezzo, gli americani non hanno introdotto le loro seconde sanzioni, e gli investitori si sono buttati sugli acquisti. E’ quasi un gioco speculativo sui titoli, ma bisogna spiegarlo anche alle sfere d’affari: non è mica casuale la tempestiva visita del ministro delle finanze Anton Siluanov negli Stati Uniti d’America. Ha spiegato quali siano le regole del gioco oggi, perché anche questo non lo sa nessuno. Tengono d’occhio qualcosa, seguono tutto, le modifiche nella legislazione, nelle regole, nelle delibere governative, ma quando il ministro delle finanze di un Paese viene in un altro Paese e spiega come stiano le cose, questo imprime maggiore fiducia. Quello che fate Voi, il fatto che ora ci sia questa possibilità di contatti almeno televisivi, è molto importante: di solito si dice che la notte sia più buia poco prima dell’alba. La questione è solo se abbiamo o meno raggiunto il culmine di questa notte scura, o se ci attendano ancora delle nuove svolte prima che sorga il sole. La politica internazionale, però, evolve altrimenti: sono troppo gravi i rischi, se ai tempi della crisi dei Caraibi i tempi di volo di un missile erano di quindici minuti, quindi ancora si potevano prendere delle decisioni importanti, oggi sono di tre minuti, non c’è tempo perché un presidente riesca a telefonare all’altro. Il problema è serio. Oggi bisogna fare tutto il possibile affinché non abbia luogo un atto inconsulto, un errore spropositato. E’ il maggiore pericolo del mondo d’oggi. Ecco perché bisogna pur parlare alla gente: in ultima istanza, decide tutto l’intelletto di quelle persone che sono in possesso di quell’arma incredibile, e molto dipende da quanto esse siano in grado di decidere velocemente, da quanto siano limitate nel potere decisionale, molto dipende proprio da questo. Non dico nulla di nuovo: in questo senso, la RANEPA fa molto, e non mi riferisco solo alle “Conferenze di Gajdar”, ma anche a tutta un’altra serie di progetti che realizzate con grande successo.

Dottor Švydkoj, La ringrazio molto per questa discussione interessante e multiforme. Ci auguriamo che il nostro prossimo incontro si svolga alla RANEPA.

Volentieri. Grazie per l’invito e per questa chiacchierata.

Vorremmo organizzare con Lei un master-class per il nostro numeroso pubblico di studenti ed insegnanti.

Master-class… Ma cosa vuole che gli insegni? Solo cose da poco!

Noi siamo pronti ad organizzarlo quanto prima. L’aspettiamo in accademia!

La ringrazio ancora. Approfitterò senz’altro del Suo invito.

Nessun commento:

Posta un commento