Mark Bernardini

Mark Bernardini

domenica 10 novembre 2024

102 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Centoduesimo notiziario settimanale di lunedì 11 novembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha dichiarato di essere “aperto al dialogo” ed è “pronto ad avere discussioni” con il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, una volta che si sarà insediata la sua amministrazione.

Putin lo ha dichiarato durante una conferenza stampa, che si è tenuta a margine del forum di discussione “Club Valdai” nella città russa di Soči, sul Mar Nero.

In questo contesto il presidente russo ha sottolineato che il desiderio di Trump di porre fine al conflitto armato tra la Russia e l’Ucraina “merita attenzione”. Putin ha detto che ancora non aveva telefonato a Trump. Il leader russo ha elogiato il comportamento del 47° presidente degli Stati Uniti “dopo il tentativo di assassinio”, avvenuto lo scorso luglio. “Trump ha dimostrato di essere coraggioso”, ha detto Putin.

Parlando con i giornalisti dopo la conferenza stampa, il portavoce presidenziale, Dmitrij Peskov, ha detto che le dichiarazioni molto rispettose di Putin, indirizzate al presidente eletto degli USA, possono certamente essere considerate come un “esplicito messaggio di congratulazioni e di auguri” da parte del Cremlino.


Dall’intervento del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin in occasione della sessione plenaria del XXI incontro annuale del Club Internazionale di Discussione “Valdai” (7 novembre 2024).

Sta arrivando, per certi versi, il momento della verità.

Il vecchio ordine mondiale si sta inesorabilmente allontanando, e forse possiamo dire che se n’è già andato; mentre, nel frattempo, infuria una pericolosa e inesorabile battaglia per la creazione di quello nuovo. Inesorabile, in primo luogo, per una ragione che non è neppure quella dello scontro per il potere o per l’influenza nella sfera geopolitica, ma che è da attribuirsi a uno scontro tra i principi stessi sui quali si verranno a costruire i rapporti tra popoli e Paesi nella prossima fase storica. E dal suo esito dipenderà la nostra capacità di lavorare o meno tutti insieme, di impegnarci insieme per costruire un ordinamento mondiale che permetta a tutti noi di poter accedere allo sviluppo, di risolvere le nascenti controversie sulla base del rispetto reciproco tra diverse culture e civiltà, senza alcuna coercizione e senza fare uso della forza. Alla fine, riuscirà la società dell’uomo a rimanere “società”, con tutti i suoi fondamenti di natura umana ed etica, e l’uomo a rimanere uomo?

Verrebbe da pensare che a questo non ci siano alternative, almeno a un primo sguardo. Ma purtroppo, le alternative ci sono: alternative che vedono una discesa dell’umanità negli abissi dell’anarchia aggressiva, delle spaccature sia interne che esterne, della perdita dei valori tradizionali, delle nuove forme di tirannia, del rifiuto fattuale dei principi classici che sono propri della democrazia, così come dei diritti e delle libertà fondamentali. Ultimamente, sempre più spesso la democrazia viene interpretata come il potere non delle maggioranze, ma bensì delle minoranze, mentre addirittura si arriva a contrapporre la democrazia tradizionale e la sovranità popolare a un qualche tipo di libertà astratta, in nome della quale è concesso, come ritengono alcuni, trascurare o anche sacrificare i processi democratici, le elezioni, l’opinione della maggioranza, la libertà di parola e l’imparzialità dei media.

Rappresenta una minaccia la volontà di imporre che certe ideologie, che per loro stessa natura sono totalitarie, diventino la norma: cosa che vediamo nell’esempio del liberalismo occidentale, nel liberalismo occidentale odierno, che è degenerato nell’intolleranza estrema e nell’aggressività nei confronti di qualunque alternativa, di qualunque tipo di opinione indipendente e sovrana, e che oggi arriva a giustificare anche il neonazismo, il terrorismo, il razzismo, financo il genocidio di massa della popolazione civile.

In ultimo, si tratta di conflitti, di scontri a livello internazionale che sono forieri di distruzione reciproca. Dopotutto, le armi in grado di provocare distruzione esistono e vengono costantemente perfezionate, andando ad assumere forme sempre nuove mano a mano che il progresso tecnologico avanza. Nel frattempo, il “club” di coloro che ne sono in possesso si espande, e nessuno è in grado di garantire che queste armi non verranno dispiegate nel caso in cui l’acutizzarsi delle minacce in corso sfoci in un’escalation e le norme giuridiche e morali vengano definitivamente smantellate.

Ci siamo avvicinati a un confine pericoloso.

Gli appelli dell’Occidente affinché si infligga una sconfitta strategica alla Russia, Paese che è in possesso del più grande arsenale nucleare al mondo, mostrano l’entità dell’avventurismo dei politici occidentali, che ormai sta superando ogni limite. O almeno, dell’avventurismo di alcuni politici occidentali.

Tale fede cieca nella propria impunità e nel proprio eccezionalismo potrebbe dare luogo a un disastro di portata mondiale. Eppure, coloro che in passato sono stati egemoni, e che sono abituati ancora oggi, sin dai tempi del colonialismo, a dominare il mondo, sempre più spesso si rendono conto con stupore che gli altri non gli obbediscono più come prima.

Per quanto riguarda l’elezione di Donald Trump, ognuno si può porre nei suoi confronti come meglio crede. All’inizio tutti, dal momento del suo primo mandato presidenziale, dicevano che era un uomo d’affari, che di politica ne capiva ben poco, che avrebbe potuto commettere degli errori.

Per quanto riguarda la politica, durante il suo primo mandato, e lo dico sinceramente, ho avuto la sensazione che abbiano fatto di tutto per attaccarlo su ogni fronte, che non gli abbiano dato modo di muoversi. Aveva paura di fare un passo falso in una direzione o nell’altra, di dire qualcosa di troppo.

Io non so che cosa succederà adesso, non ne ho idea.

E ciò che è stato detto pubblicamente da lui finora, nel corso del confronto elettorale, non intendo commentarlo adesso. Ma quello che lui ha detto in merito all’intenzione di ripristinare i rapporti con la Russia, riguardo al cercare di promuovere una risoluzione della crisi ucraina, mi sembra che meriti attenzione, come minimo. Con l’occasione, desidero congratularmi con lui per la sua elezione a Presidente degli Stati Uniti d’America.

Ho già detto che noi avremmo collaborato con chiunque fosse il capo di Stato al quale il popolo americano avrebbe deciso di dare fiducia. Ed è così che sarà anche nei fatti.

Economia

Russia: calano le importazioni di vini dai Paesi “ostili”. Secondo il Servizio doganale federale della Russia, nei 10 mesi del 2024 l’export di vini russi è aumentato del 20% su base annua.

Nel periodo gennaio-ottobre del 2024 gli importatori russi hanno ridotto del 33% gli acquisti all’estero dei vini, che sono scesi da 532.400 tonnellate (10 mesi del 2023) a 357.700 tonnellate nell’analogo periodo del 2024. Come ha dichiarato il capo della Direzione per regolamento tariffario del Servizio doganale federale della Russia, Maksim Čmora, il “calo è dovuto all’impennata dei dazi sui vini provenienti dai cosiddetti Paesi ostili alla Russia”.

Attualmente i dazi applicati ai vini importati dall’Italia, dalla Francia e da altri Paesi “non amichevoli” è pari al 25%, ma il 7 novembre il vicepremier con delega all’agricoltura, Dmitrij Patrušev, ha proposto di aumentare i dazi sui vini importati dai “Paesi ostili” fino al 50% e utilizzare i ricavi per lo sviluppo dell’industria del vino della Russia. Nei primi 10 mesi del 2024 le esportazioni di vini russi sono aumentate del 20% rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso, salendo da 1.400 a 1.680 tonnellate. In vetta della classifica dei principali Paesi-importatori del vino russo si trova la Cina, che nel periodo indicato ha importato il 48% del totale export vinicolo russo. Al secondo posto c’è la Turchia, seguita dalla Lettonia e da Israele.

Per quanto riguarda le importazioni russe di vini, al primo posto si trova la Georgia, che importa il mosto dai Paesi europei e lo “trasforma” in vini “georgiani”. Grazie a questa operazione poco ingegnosa la quota della Georgia tra gli esportatori dei vini verso la Russia, rispetto all’anno precedente, è aumentata nel periodo gennaio-ottobre del 2024 dal 17 al 25 per cento. La classifica degli Stati che esportano la maggiore quantità di vini in Russia non è cambiata: oltre alla Georgia, al “vero” primo posto si trova l’Italia, seguita dalla Spagna, dalla Francia e dal Portogallo.

Cultura

A proposito dell’amore che i russi storicamente provano per gli italiani. Ci sono moltissime strade in Russia che si chiamano “Ital’janskaja ulica”, “Via italiana”. Ciascuna ha la sua storia, voglio parlarvi di quelle più rinomate.

La più famosa in assoluto è quella di San Pietroburgo. Il Ponte Italiano sul Canale Griboedov, costruito alla fine del XIX secolo, ha preso il nome dalla strada. Il nome della via venne dato nel 1739 in onore del vicino Palazzo Italiano, costruito a immagine e somiglianza delle case di piacere italiane. Il palazzo fatiscente fu smantellato all’inizio del XIX secolo e al suo posto fu eretto l’Istituto Caterina.

Nel periodo dal 1871 al 1902, la strada si chiamava Bol’šaja Ital’janskaja (maggiore), mentre quella inferiore, Malaja Ital’janskaja era la moderna via Žukovskij. Nel 1923 la strada prese il nome dal commissario Aleksandr Rakov, morto durante la guerra civile.

La via è piena di palazzi e costruzioni a cui hanno messo mano gli italiani. Luigi Rusca, ticinese, nato ad Agno, sul lago di Lugano, morto a Valenza, in provincia di Alessandria, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo ha lavorato per 35 anni a San Pietroburgo, su raccomandazione di Giacomo Quarenghi, di cui vi avevamo parlato mesi fa. Rusca come architetto ha costruito il Palazzo dell’Ordine dei Gesuiti, una scuola femminile e il Palazzo delle Quattro Colonne.

Carlo Rossi era invece napoletano, pur essendo nato a Venezia, o almeno così si dice, mentre la madre era di Monaco di Baviera. Ha messo mano anche al Cremlino di Mosca, ma a noi interessa il contesto della via italiana pietroburghese. Qui ha costruito il Palazzo Jacqueau, in cui per un certo periodo poi ha vissuto la famosa ballerina Anna Pavlova, la chiesa di Santa Caterina, dove nel XVIII secolo si trovava la comunità della Chiesa cattolica Romana, il palazzo Viel’gorskij, la Filarmonica, il Palazzo Jakovlev, il Palazzo Abamelek-Lazareva.

Luigi Fontana, nato a Castel San Pietro, in Svizzera, e morto a Milano. Suo è il Grand Hôtel Europa, che durante l’assedio di Leningrado fungeva da ospedale militare. Insomma, via italiana di nome e di fatto.

In provincia di Zaporož’e c’è una cittadina, si chiama Berdjansk, rasa al suolo dai nazisti tedeschi ed ora liberata dall’occupazione degli ucrofascisti due anni e mezzo fa. La via italiana fu rinominata tale in epoca sovietica, nel 1921, poi per vari anni via Djumin, ammazzato dalla Guardia Bianca nel 1918.

A Odessa, fondata da Caterina II, una città russa che più russa non si può, e anche molto italiana. La via italiana per un certo periodo fu via Puškin, avendoci egli vissuto. Vi si trova tuttora il Consolato onorario italiano. Un palazzo, quello della Società di mutuo credito, fu costruito dall’architetto Aleksandr Bernardazzi, che era russo, ma suo padre era ticinese, di Pambio, da cui il cognome. Il Palazzo Francov fu costruito da Gaetano Dall’Acqua, originario dal Regno delle Due Sicilie.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Tre anni fa è venuto a mancare un compositore russo, Aleksandr Gradskij, appena settantaduenne, con un’estensione vocale di oltre due ottave. Un omaggio doveroso, una canzone del 1975.

Guardati attorno, passante straniero,
Conosco il tuo sguardo incorruttibile.
Forse sono io, solo più giovane
Non sempre ci riconosciamo.
Allora siamo stati accolti senza sorrisi
Tutti i fiori sulle strade della terra.
Abbiamo perdonato i nostri amici per i loro errori,
Semplicemente non potevamo perdonare il tradimento.
Abbiamo già giocato il primo tempo
E siamo riusciti a capire solo una cosa:
Per non perderti sulla terra,
Cerca di non perderti.
Lampi bruciati nel cielo,
E la tempesta nei nostri cuori si placa.
Non dimentichiamo i nostri volti preferiti,
Non dimentichiamo i nostri cari occhi.
Niente sulla terra passa senza lasciare traccia,
E la giovinezza che se n’è andata è ancora immortale,
Quanto eravamo giovani
Quanto sinceramente amavamo
Come credevamo in noi stessi.

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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