Mark Bernardini

Mark Bernardini

giovedì 30 novembre 2023

Lavrov: questa OSCE non serve più a niente!

Discorso del Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov alla 30a riunione del Consiglio dei Ministri dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, Skopje, 30 novembre 2023, ore 16:18

Tra poco più di un anno sarà il cinquantesimo anniversario dell’Atto finale di Helsinki. A questo proposito, mi dispiace ammettere che l’OSCE si avvicina a questo anniversario in uno stato deplorevole e che le sue prospettive rimangono poco chiare.

Dopo la fine della Guerra Fredda e il conseguente scontro ideologico si è presentata un’occasione storica per sfruttare al massimo il potenziale unificante dell’OSCE e per trasformare l’Organizzazione in una piattaforma per la più ampia cooperazione paneuropea, un elemento centrale nella formazione di un’architettura inclusiva di pari diritti in Europa e nell’area euro-atlantica e di sicurezza indivisibile in tutte e tre le dimensioni.

Nell’ambito del “paniere” politico-militare, gli Stati partecipanti hanno adottato una serie di documenti fondamentali volti a creare un’Europa senza divisioni – nel senso più ampio del termine, e a sancire l’inammissibilità del rafforzamento della propria sicurezza a scapito della sicurezza altrui. Tra questi figurano la Carta di Parigi per una Nuova Europa (1990), la Carta per la sicurezza europea (1999) e la Dichiarazione di Astana (2010).

La Russia, da parte sua, ha compiuto ogni sforzo per raggiungere i nobili obiettivi sopra menzionati. Questo è esattamente lo scopo a cui miravano le nostre numerose iniziative, compresa la conclusione del Trattato di sicurezza europeo e la creazione di uno spazio di sicurezza comune basato sulla cooperazione.

Sfortunatamente, le élite politiche occidentali, che si sono arrogate il diritto di decidere i destini dell’umanità, hanno fatto una scelta miope non a favore dell’OSCE, ma a favore della NATO. A favore della filosofia del contenimento, dei giochi geopolitici a somma zero e della logica padrone-seguace. Una delle componenti chiave di questa linea è stata la sconsiderata espansione del blocco verso est, iniziata dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia. Anche se, a quanto pare, la fine dello scontro bipolare ha privato l’Alleanza del Nord Atlantico del significato della sua esistenza.

Gli Stati della NATO e dell’UE hanno distrutto con le proprie mani la dimensione politico-militare dell’OSCE. Nel 1999, la NATO ha commesso un atto di aperta e brutale aggressione contro la Jugoslavia, membro dell’OSCE e dell’ONU. Nel 2008, in violazione della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU e del principio dell’inviolabilità dei confini in Europa sancito dall’Atto finale di Helsinki, il Kosovo è stato confiscato alla Serbia senza alcun referendum.

Gli stessi Stati della NATO che partecipano all’OSCE, al vertice dell’alleanza di Bucarest nel 2008, hanno “attirato” Tbilisi e Kiev ad aderirvi. L’obiettivo era semplice e senza pretese: metterli contro la Russia. Saakašvili, salito al potere a seguito della “Rivoluzione delle Rose” sostenuta dall’Occidente, ha adempiuto immediatamente alla carta bianca assegnatagli a Bucarest – nell’agosto dello stesso 2008, ordinando il bombardamento delle città dell’Ossezia del Sud e attaccando le posizioni delle forze di pace presenti con il consenso dell’OSCE. Questa provocazione è stata preparata dagli Stati Uniti, che hanno lanciato il programma “Addestra ed arma” in Georgia. Ciò che Washington ha “insegnato”, Saakašvili lo ha obbedientemente eseguito.

Per creare una testa di ponte anti-russa in Ucraina, ci è voluto molto di più: un sanguinoso colpo di Stato nel 2014 e otto anni di operazioni punitive contro la popolazione del Donbass con l’incoraggiamento dell’Occidente e in violazione del “Pacchetto di misure” di Minsk approvato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Vorrei ricordare ancora una volta le ciniche ammissioni dell’ex cancelliere tedesco Angela Merkel, degli ex presidenti di Francia e Ucraina François Hollande e Pëtr Porošenko secondo cui avevano bisogno degli accordi di Minsk non per il bene della pace in Ucraina, ma solo per dare al regime di Kiev il tempo di sviluppare le proprie capacità militari contro la Russia.

Tra i tentativi contrastati di risolvere i problemi acuti del nostro continente secondo i principi dell’OSCE c’è il “memorandum di Kozak”, che avrebbe potuto risolvere in modo affidabile la situazione in Moldavia 20 anni fa. Bruxelles della NATO e dell’UE hanno poi silurato senza troppe cerimonie il documento già siglato da Kišinëv e Tiraspol’. Ora viene soppresso anche il formato “5+2”, l’ultima cosa rimasta degli sforzi congiunti per la soluzione della Transnistria.

La Moldavia, infatti, è destinata a diventare la prossima vittima della guerra ibrida scatenata dall’Occidente contro la Russia. Ogni Paese in cui sono ora attivi emissari occidentali, fondi e le cosiddette ONG, vale la pena che ci pensi.

I membri della NATO, su istigazione degli Stati Uniti, hanno bloccato l’entrata in vigore dell’Accordo sull’adattamento del Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa, il CFE, e hanno ignorato specifiche proposte russe per ripristinare la vitalità del regime di controllo degli armamenti convenzionali in Europa. Con le loro azioni, gli americani hanno “seppellito” il Trattato sui Cieli Aperti e svalutato una serie di altri documenti fondamentali volti a rafforzare la fiducia reciproca nel campo della sicurezza.

Le vere intenzioni dei politici occidentali sono state rivelate ancora una volta quando Washington e Bruxelles hanno respinto le proposte avanzate dalla Russia nel dicembre 2021 per assicurare garanzie di sicurezza giuridicamente vincolanti in Europa. Non volevano nemmeno parlare con noi. In risposta al mio messaggio ai ministri degli Esteri degli Stati Uniti e dei Paesi membri della NATO del 28 gennaio 2022, chiedendo una risposta alla domanda “Come interpretate gli impegni assunti ai vertici dell’OSCE di non rafforzare la vostra sicurezza a livello mondiale a scapito della sicurezza degli altri?” nessuno di loro ha nemmeno risposto. Invece, ci sono stati inviati “pezzi di carta” vuoti dal servizio di politica estera dell’UE e dal Segretario generale della NATO, ai quali il messaggio non era nemmeno indirizzato. L’essenza della posizione dell’Occidente: non importa ciò che i loro presidenti e primi ministri hanno firmato in seno all’OSCE, solo la NATO può fornire garanzie legali di sicurezza. E’ così che un gruppo di Paesi guidati da una potenza “eccezionale” tratta la nostra organizzazione, che evidentemente non rispetta più.

La situazione nel “secondo paniere” dell’OSCE non è meno triste. Nel tentativo di abbattere l’economia russa, gli Stati Uniti e i suoi satelliti europei hanno imposto migliaia di sanzioni contro la Russia, ponendo così fine ad un’ampia cooperazione pratica tra Est e Ovest nella nostra regione, un tempo comune. Il regime di Kiev è un investimento di Washington nei suoi interessi egoistici di contenere la Russia e risolvere i propri problemi a spese degli altri, inclusa l’eliminazione dei concorrenti economici, principalmente nella persona dell’Unione Europea. Nonostante tutto, l’UE continua a svolgere diligentemente il suo ruolo poco invidiabile, sopportando il peso delle conseguenze dell’avventura statunitense-ucraina e abbandonando umilmente le forme di partenariato economico che hanno assicurato la prosperità dell’Unione Europea per decenni. L’impressione è che l’UE abbia abbandonato gli obiettivi originali dei suoi creatori di migliorare il benessere dei cittadini dei Paesi membri e si sia trasformata – in gran parte grazie agli sforzi della burocrazia di Bruxelles – in un progetto geopolitico aggressivo.

Parlando del destino dell’OSCE, non si può fare a meno di soffermarsi sulla dimensione umana. Questo “paniere” era pieno di un ampio insieme di obblighi rivolti (lo sottolineerò in particolare) a tutti i Paesi partecipanti.

Ma anche qui si pone il problema dell’uguaglianza e dell’obiettività. L’ODIHR, l’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’OSCE, senza alcuna regola o procedura, ha concentrato il proprio lavoro esclusivamente sui Paesi “a est di Vienna”. Gli osservatori dell’OSCE si recano alle elezioni con le conclusioni preparate in anticipo. Allo stesso tempo, l’ODIHR chiude un occhio sulle numerose violazioni dei diritti umani in Occidente. Anche il “Meccanismo di Mosca”, con esperti impegnati, adempie diligentemente all’ordine politico. Il Rappresentante per la libertà dei media tace quando i media non occidentali vengono repressi.

Da diversi anni ormai non riusciamo a raggiungere un accordo sull’ordine del giorno della Riunione di Revisione sulla Dimensione Umana, anche a causa del fatto che alcune delegazioni impediscono con insistenza di includere in essa il problema del neonazismo. E questo nonostante il fatto che in Europa, soprattutto in Ucraina e negli Stati baltici, si registri un’impennata dell’ideologia e della pratica nazista, nonché di altre forme di intolleranza razziale e religiosa. Lodano i collaboratori di Hitler, demoliscono i monumenti alla liberazione dei soldati e consacrano queste azioni criminali nella legge.

Il regime neonazista al potere a Kiev “ha superato” anche i Paesi baltici nelle sue azioni volte a sradicare legalmente tutto ciò che è russo. Si nega l’esistenza stessa dei russi, il loro contributo decisivo alla storia dell’Ucraina. Alle persone è vietato comunicare, leggere e studiare nella propria lingua madre e avere accesso ai media e alla cultura in lingua russa. I fatti sono numerosi, ma l’OSCE e le sue istituzioni specializzate tacciono. Sono rimasti in silenzio anche quando il regime di Kiev ha fatto eccezioni alla legislazione apertamente discriminatoria sulla “lingua di Stato” solo per le lingue dell’Unione Europea e non per il russo. Del resto, anche la “illuminata” Bruxelles è rimasta in silenzio, senza pronunciarsi in alcun modo sulla necessità di rispettare le numerose convenzioni dell’ONU, dell’UNESCO e del Consiglio d’Europa, garantendo pari diritti a tutte le minoranze nazionali.

L’altro giorno il presidente della Verchovna Rada Stefančuk ha dichiarato “ciecamente” che “non esistono e non possono esistere minoranze russe” in Ucraina. A quanto pare, il capo del parlamento ucraino non ha mai letto il seguente testo: “E’ garantito il libero sviluppo e la protezione del russo e delle altre lingue delle minoranze nazionali; lo Stato promuove il consolidamento della nazione, lo sviluppo della sua identità storica, delle tradizioni e della cultura, dell’identità linguistica e religiosa di tutte le minoranze nazionali; non è consentito restringere il contenuto dei diritti e delle libertà; non possono esserci privilegi o restrizioni basati sulla razza, sulle convinzioni politiche, religiose o di altro tipo; è garantito il diritto allo studio nella propria lingua madre”. Queste sono solo alcune citazioni dell’attuale Costituzione dell’Ucraina, che nessuno ha cancellato e sulla quale Zelenskij, e prima di lui Porošenko, hanno prestato giuramento tra gli applausi dell’Occidente. Ma ancora una volta tutti tacciono: l’OSCE, la Commissione di Venezia, l’UE e gli USA, senza notare la violazione della legge fondamentale dell’Ucraina.

In questo silenzio e con l’incoraggiamento dell’Occidente, il regime di Kiev ha lanciato una campagna disgustosa contro la Chiesa ortodossa ucraina, comprendente il sequestro delle chiese, la persecuzione dei credenti e la violenza fisica contro il clero.

Vorrei attirare un’attenzione particolare: tutti questi crimini contro i diritti umani non sono iniziati nel febbraio 2022, ma subito dopo il sanguinoso colpo di Stato del febbraio 2014, quando i neonazisti presero il potere, stracciando l’accordo transattivo firmato il giorno prima con le garanzie di Germania, Polonia e Francia, che si rassegnarono rapidamente a questa umiliazione.

In questo contesto, gli incantesimi dei leader di Bruxelles secondo cui Zelenskij “protegge i valori europei” in tutte le sue azioni colpiscono per il loro cinismo. Adesso vogliono aprire rapidamente le porte dell’UE anche al regime di Kiev. Come si suol dire, accettiamo i nazisti senza fargli fare la fila. Vergogna.

La domanda sorge spontanea: perché abbiamo bisogno di istituzioni imperfette per i diritti umani che si stanno trasformando in strumenti di coloro che hanno avviato un percorso di privatizzazione dei segretariati delle organizzazioni internazionali per soddisfare le loro esigenze? A quali interessi di sicurezza e cooperazione paneuropea serve una tale OSCE?

La situazione attuale è una conseguenza diretta dei persistenti tentativi dei nostri vicini occidentali di assicurarsi il proprio dominio, utilizzando spudoratamente l’OSCE per far passare in modo aggressivo interessi meschini e egoistici e distruggendo deliberatamente il principio fondamentale del consenso e la cultura stessa della diplomazia. Qualsiasi persona imparziale capisce che non sarà possibile risolvere i problemi di sicurezza europei in modo serio e onesto. Tuttavia, le capitali occidentali con un’invidiabile ossessione stanno “eliminando” le possibilità di rilancio dell’OSCE. Hanno già creato una “Comunità politica europea” senza Russia e Bielorussia. Si è così tracciata un’altra linea di demarcazione nel nostro continente, distruggendo lo spazio dell’OSCE. I promotori di questa idea dovrebbero riflettere attentamente su come la loro idea si collega ai nobili ideali che hanno guidato i padri fondatori del processo di Helsinki e gli autori della Carta di Parigi per una nuova Europa.

Tradizionalmente è consuetudine concludere i discorsi delle nostre riunioni con una nota ottimistica e positiva. Tuttavia, al momento non vi è alcun motivo particolare per essere ottimisti. L’OSCE viene sostanzialmente trasformata in un’appendice della NATO e dell’UE. L’organizzazione (diciamocelo) è sull’orlo del baratro. Sorge una semplice domanda: ha senso investire sforzi per rilanciarla? Riuscirà mai ad adattarsi alle realtà oggettive dello sviluppo mondiale e a diventare ancora una volta una piattaforma per considerare i problemi di sicurezza regionale sulla base dei principi dell’Atto finale di Helsinki, primo fra tutti il principio di uguaglianza di tutti i Paesi partecipanti? Finora ci sono molte più domande che risposte.

Nel frattempo, la vita non si ferma. I processi di integrazione eurasiatica e di cooperazione paritaria basati su un onesto equilibrio di interessi si stanno sviluppando nel nostro continente in formati costruttivi, indipendentemente dall’immersione sempre più profonda dell’OSCE nell’agenda conflittuale che le viene imposta.

Fonte: MAE russo

2 commenti:

  1. È semplicemente vergognoso ed inaccettabile il comportamento
    di buona parte dei rappresentanti delle loro nazioni ( San Marino
    in particolare ) , che nemmeno degnarono mettere le cuffie di traduzione per ascoltare il discorso particolarmente giusto e
    veritiero del ministro degli esteri russo !

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    1. Bravo Lavrov come cittadina moldava i politici europei dovrebbero risolvere i loro problemi non dei altri

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