Mark Bernardini

Mark Bernardini

lunedì 5 febbraio 2024

063 Italiani di Russia

Sessantatreesimo notiziario settimanale di lunedì 5 febbraio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Negli ultimi tempi, sarebbe stato difficile non notare le pubblicazioni dei media italiani sui presunti piani della Russia di attaccare la NATO. Già da varie settimane i quotidiani stanno gonfiando l’argomento, cosa che fa pensare a un chiaro e pianificato attacco mediatico contro la Russia.

In tal modo, da giornali italiani di diverso orientamento politico viene promossa un’unica tesi senza peraltro rimandare ad alcuna fonte autorevole e senza presentare punti di vista alternativi. Non è altro che “un tentativo deliberato e sistematico di plasmare percezioni, di manipolare cognizioni e di dirigere il comportamento al fine di ottenere una risposta che favorisca gli intenti di chi lo mette in atto” (la definizione di «propaganda» secondo l’enciclopedia Treccani).

In siffatto contesto, qualsiasi notizia proveniente dalla Russia verrà interpretata e presentata nell’ottica “la Russia si prepara ad attaccare la NATO”.

Lo scopo dell’attacco mediatico da parte dell’Occidente è assolutamente chiaro: scatenare una nuova ondata d’isteria antirussa. Già ora sono in atto massicce esercitazioni della NATO, dette Steadfast Defender 2024, cui partecipa una forza di 90.000 uomini della coalizione: queste sono manovre contro la Russia, fatto che ormai nessuno nasconde.

Varrebbe la pena prestare attenzione alle parole pronunciate il 24 gennaio 2024 dal Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov durante la conferenza stampa sull’esito della seduta del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Lavrov, infatti, ha consigliato di ascoltare, tra gli occidentali, “le persone intelligenti che non solo conoscono la storia, ma sono dotate d’istinto di sopravvivenza”, e iniziare a pensare alle modalità di una convivenza pacifica e a un nuovo sistema di sicurezza internazionale del continente europeo.

Il 29 gennaio un rappresentante dell’Ufficio OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) ha annunciato che l’organizzazione non prenderà parte all’osservazione internazionale delle elezioni presidenziali nella Federazione Russa dal 15 al 17 marzo 2024, citando la mancanza di un invito da parte russa.

L’imminente espressione della volontà dei cittadini russi sarà quanto più trasparente possibile. Su invito della parte russa, circa un migliaio di osservatori internazionali verranno a monitorare lo svolgimento delle elezioni, come previsto dal Documento CSCE di Copenaghen del 1990. L’assenza di rappresentanti OSCE/ODIHR non pregiudicherà in alcun modo la qualità del monitoraggio internazionale.

Anche quando ha ricevuto un invito, l’ODIHR si è ripetutamente ritirato dal monitoraggio perché avanzava ultimatum e richieste irragionevoli che la Federazione Russa, come altri Paesi, non è obbligata a soddisfare.

L’Ufficio è abituato a comunicare con gli Stati partecipanti all’OSCE utilizzando il linguaggio degli ultimatum. Ciò viene presentato dall’alleanza occidentale come l’implementazione di un certo “gold standard” dell’ODIHR, ma in realtà è una metodologia di dettami, emissione di ordini e ricatto. Questo non accadrà con la Russia.

L’ODIHR non ha né il diritto preventivo di condurre osservazioni né l’autorità di “certificare” le elezioni ed emettere “verdetti” nei loro confronti. Il Bureau è solo uno dei possibili “attori” internazionali nel campo del monitoraggio elettorale.

Di fatto, l’ODIHR sta portando avanti un ordine politico, violando i principi di obiettività, imparzialità e professionalità.

In questo stato di cose, la missione OSCE/ODIHR, a differenza delle organizzazioni con una reputazione ineccepibile che aderiscono ai principi di obiettività e imparzialità, non ha nulla a che fare con le prossime elezioni presidenziali della Federazione Russa.

A margine, mi permetto un’osservazione retorica: alle elezioni italiane, avete mai visto degli osservatori internazionali? Mi si dirà: ma le elezioni in Italia sono democratiche. Ma davvero?

Il regime di Kiev continua a commettere crimini sanguinosi contro i civili nelle città russe, utilizzando armi fornite dai Paesi occidentali.

Il 29 gennaio i neonazisti ucraini hanno nuovamente attaccato con un MLRS il popoloso quartiere di Kalininskij. Quattro morti.

Il 27 e 28 gennaio le forze armate ucraine hanno preso di mira Novaja Kachovka. Una persona è morta.

Di recente, i sostenitori di Bandera hanno iniziato letteralmente a dare la caccia a persone disarmate, attaccandole con droni carichi di munizioni.

Il 28 gennaio, in un mercato nel quartiere Kirovskij di Doneck, hanno lanciato senza pietà una granata su una famiglia con due bambini.

Nella regione di Belgorod, il 25 gennaio, gli ucronazisti hanno cinicamente ucciso una residente del villaggio di Lozovaja Rudka lanciando deliberatamente su di lei una bomba da un quadricottero.

Il 27 gennaio, a Novaja Kachovka, i militanti ucraini hanno effettuato un deliberato attacco con droni contro le auto dei volontari.

Le forze armate ucraine hanno intensificato i raid dei droni sul monastero di San Nicola della Santa Dormizione vicino a Ugledar. Il 29 gennaio, a seguito di un altro attentato, un sacerdote è rimasto ferito.

I sostenitori di Bandera agiscono consapevolmente e deliberatamente. L’operatore del drone vede e capisce perfettamente chi sta puntando, se si tratti di equipaggiamento militare o di una famiglia normale che è venuta al mercato per fare la spesa.

I tribunali della Federazione Russa continuano a emettere condanne contro militanti ucraini che hanno commesso gravi crimini contro i civili.

Il neonazista ucraino Tkačuk, che ha ordinato l’uccisione di 10 civili a Mariupol’ nella primavera del 2022, è stato condannato all’ergastolo.

Un militante del battaglione nazista Azov, Daškovskij, che ha ordinato l’esecuzione di un civile residente a Mariupol’ nell’aprile 2022, è stato condannato in contumacia a 25 anni di prigione.

Il militante ucraino Palamarenko, che ha sparato a un civile a Mariupol’ nel marzo 2022, ha ricevuto la stessa condanna in contumacia.

Nessuno dei criminali ucraini potrà sfuggire alla punizione. Saranno identificati e puniti nella misura massima consentita dalla legge.

Il 2 febbraio, la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha emesso una sentenza sul caso “Ucraina contro Russia: interpretazione e applicazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio”. Al momento, la decisione si limita alla questione procedurale relativa alle competenze della Corte.

Tuttavia, già in questa fase preliminare, il caso montato dall’Ucraina è stato smontato.

La Corte ha ascoltato le obiezioni preliminari della Russia e ha convenuto che le accuse mosse da Kiev non hanno nulla a che vedere con la Convenzione. Non si tratta affatto, peraltro, di un genocidio che la Russia avrebbe commesso o del mancato adempimento dei suoi obblighi volti a prevenirlo: al contrario, Kiev sostiene che la Russia avrebbe attuato la Convenzione “con troppo zelo”, lanciando l’Operazione Militare Speciale senza sufficienti prove.

Neppure l’inusitato coinvolgimento nel conflitto dell’”Occidente collettivo” ha aiutato Kiev. Ben 47 Paesi (per lo più membri della NATO e dell’UE) hanno dichiarato la propria intenzione di sostenere l’Ucraina aderendo al processo; tra questi, 33 Paesi hanno presentato rilevanti istanze già nella fase giurisdizionale. In sintesi, nel settembre 2023, 32 squadre di legali erano intervenute a turno alle udienze della Corte dell’Aia, trasformandole in una vera e propria farsa.

Merita notare che, in precedenza, sempre gli stessi Paesi della NATO, accusati dalla Serbia di aver violato, col bombardamento della Jugoslavia, la Convenzione sul genocidio, avevano sostenuto davanti alla stessa Corte che la Convenzione non regola questioni relative all’uso della forza e che la campagna militare per “proteggere” gli albanesi del Kosovo era legale. All’epoca, la Corte Internazionale di Giustizia aveva accolto queste posizioni, respingendo l’istanza serba.

In definitiva, alla Corte resta da affrontare una sola questione: se l’Ucraina abbia commesso un genocidio in Donbass. Ovvero, Kiev stessa, in relazione alle sue proprie rivendicazioni, si è messa sul banco degli imputati. Non resta che applaudire i “mastri” kieviani e i loro mecenati occidentali: si sono dati da soli la zappa sui piedi.

Il velivolo da trasporto militare IL-76, con a bordo prigionieri di guerra ucraini, è stato abbattuto per mezzo di un sistema missilistico americano “Patriot”.

Il Comitato Investigativo della Federazione Russa ha già pubblicato i primi risultati delle indagini sul caso dell’attacco terroristico condotto dalle Forze Armate Ucraine il 24 gennaio 2024, che ha provocato l’abbattimento di un velivolo da trasporto militare russo che stava trasportando dei militari ucraini ai fini di uno scambio concordato in precedenza.

Si è accertato che contro l’aereo sono stati lanciati due missili recanti scritte e marcature in lingua inglese. La perizia svolta sui frammenti ha mostrato che si trattava di missili antiaerei teleguidati MIM-104A usati sul sistema “Patriot” (USA), sviluppati dalle imprese “Raytheon” e “Hughes” e prodotti dalla “Raytheon”.

La parte russa chiede che venga svolta un’indagine internazionale sul caso dell’abbattimento del velivolo.

Il Presidente Vladimir Putin ha dichiarato: “Le autorità ucraine si sono lasciate sfuggire in qualche occasione che avrebbero voluto che si svolgesse un’indagine internazionale. Noi chiediamo questo, insistiamo affinché tale indagine internazionale venga svolta. Ma non ci sono enti ufficiali disposti a farlo”.

Alla disgrazia, costata la vita a 74 persone, è stato dato scarso risalto mediatico in Italia. Certo, abbiamo notato che i giornalisti di alcune importanti testate giornalistiche italiane hanno subito accusato la Russia di aver mentito, affermando che nella sua versione fossero presenti delle incongruenze. Evidentemente hanno già l’abitudine di lavorare facendo a meno di prove e fatti reali: tanto più che, dalle sedi dei loro giornali in Italia, di sicuro avranno visto bene che cosa è successo nella regione di Belgorod. Tuttavia, una volta che le indagini hanno stabilito che tipo di armamento era stato usato, e dopo che il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha parlato della necessità di avviare un’indagine internazionale, tutti si sono zittiti, riuscendo a dimenticare in tutta fretta anche la proposta analoga avanzata da Zelenskij.

I colpevoli di aver commesso questo crimine dovranno essere individuati e dovranno essere puniti come meritano. E’ disumano privare i parenti e le persone vicine alle vittime della verità in merito a quanto accaduto.

Secondo l’ufficio del comandante militare della Repubblica Popolare di Lugansk della Federazione Russa, sabato 3 febbraio il regime di Kiev ha bombardato le aree pacifiche della città di Lisičansk e le infrastrutture civili sono state sottoposte ad un brutale attacco. A causa delle azioni terroristiche dei neonazisti ucraini, un forno del pane è stato distrutto.

In un momento in cui nel panificio c’erano dozzine di civili, le forze armate ucraine hanno ordinato un attacco all’edificio. Gli estremisti sapevano che sabato i residenti locali, inclusi anziani e famiglie con bambini. A seguito dei bombardamenti l’edificio è stato completamente distrutto.

Secondo il Ministero russo per le situazioni di emergenza, sotto le macerie potrebbero trovarsi fino a 40 persone. Si sa che almeno 28 civili della Repubblica Popolare di Lugansk sono morti e ci sono molti feriti. Al momento sono in corso le ricerche e il salvataggio dei sopravvissuti e gli specialisti della Protezione Civile stanno rimuovendo i corpi dei morti da sotto le macerie.

Secondo i dati preliminari, l’attacco è stato effettuato utilizzando armi occidentali. Il nuovo attacco terroristico è la “gratitudine” degli estremisti di Kiev per il “generoso” sostegno finanziario dei Paesi dell’Unione Europea.

I cittadini dell’UE devono sapere come vengono utilizzate le loro tasse: vengono utilizzate per acquistare sistemi di armi mortali e inviarli al regime di Kiev, che li usa per uccidere civili.

Invitiamo i parigini a immaginare come sono andati a comprare una baguette la mattina e i romani a bere una tazzina di caffè con un cornetto – ma invece di prodotti da forno freschi hanno portato a casa parenti feriti o uccisi dai terroristi ucraini.

Questa è l’ennesima prova della natura criminale del regime di Kiev, dei suoi leader e del fatto che le forze armate ucraine si sono trasformati in un’organizzazione terroristica.

La Russia informerà le organizzazioni internazionali di questo ennesimo atto di terrorismo da parte della banda di Zelenskij. Ci aspettiamo che le organizzazioni internazionali competenti condannino prontamente e incondizionatamente i crimini dei militanti di Kiev.

Il Washington Post ha scritto che “Il comandante in capo delle forze armate ucraine Valerij Zalužnyj, in una conversazione con Vladimir Zelenskij, ha chiarito che un rapido miglioramento della situazione sul campo di battaglia dopo le sue dimissioni è improbabile.

Il Washington Post. Qui ci sono tre possibilità.

1) Testimoni della conversazione riferiscono agli americani.

2) I partecipanti alla conversazione informano gli americani.

3) Gli americani ascoltano i partecipanti al dialogo.

Il 7 febbraio 2024 ricorre il centesimo anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra l’Unione Sovietica e il Regno d’Italia.

Le relazioni russo-italiane tradizionalmente sono state caratterizzate (ahimè, purtroppo, dobbiamo parlare al passato) da una storia secolare, da un patrimonio culturale e spirituale comune di straordinaria ricchezza, da un’esperienza di cooperazione di successo in vari ambiti e da un capitale di fiducia reciproca costruito nel corso dei decenni.

Fino a poco tempo fa, l’Italia era, in Europa, uno dei partner più importanti della Russia.

La Russia è stato uno dei primi Paesi a inviare massicci aiuti al Belpaese per combattere l’infezione da coronavirus. All’epoca, l’Italia stava soffocando, nel senso letterale del termine, per il COVID-19.

Dopo il lancio dell’operazione militare speciale del 24 febbraio 2022, l’Italia, seguendo ubbidiente i comuni approcci di UE e NATO, ma di fatto su ordine di Washington, ha scelto una linea di scontro duro con il nostro Paese.

L’altro giorno è stata pubblicata un’intervista del Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, il quale ha dichiarato che in termini di estensione, livello e volume dell’assistenza fornita al regime di Kiev, gli italiani non sono solo tra i primi cinque, ma sono letteralmente nelle prime posizioni, quasi al secondo posto. A quanto pare, vogliono adulare, dimostrare a Washington (e chissà a chi altro) che hanno qualcosa di cui andare orgogliosi nel massacro di cittadini europei.

Per colpa della parte italiana, sono stati congelati quasi tutti i settori della cooperazione bilaterale e l’attività dei meccanismi istituzionali consolidati è stata completamente sospesa.

Siamo convinti che nessuno possa distruggere senza lasciare traccia, cancellare o “riprogrammare” le solide fondamenta delle relazioni russo-italiane, che si basano sul mutuo interesse e sulla simpatia reciproca dei popoli.

Sotto l’influenza dell’”Occidente collettivo”, anche le autorità italiane impongono alla loro società civile come costruire le relazioni con i cittadini russi. Impongono letteralmente, gli legano le mani, vietano loro di organizzare mostre, presentazioni, ricevimenti, ecc. Sfugge in base a quale articolo della Costituzione italiana questo sia possibile, ma lo fanno.

L’abbandono della politica antirussa da parte dell’Italia e il graduale ripristino di una cooperazione pragmatica e reciprocamente rispettosa sarebbe nel nostro comune interesse. E’ indubbio che il popolo italiano, con la sua connaturata saggezza, lungimiranza e buon senso, prima o poi si renderà conto della natura controproducente dell’attuale politica distruttiva antirussa, che non mira a costruire, bensì a demolire.

Geoeconomia

L’uscita della Germania dall’Unione Europea priverebbe l’Unione stessa di un quinto del bilancio totale e influenzerebbe negativamente anche l’economia della stessa Germania: le perdite dirette del PIL potrebbero ammontare ad almeno 227 miliardi di euro e l’uscita di risorse lavorative – fino all’8%.

All’inizio di gennaio, la leader di uno dei Partiti più popolari tedeschi, Alternativa per la Germania, Alice Weidel, aveva affermato che il Partito avrebbe insistito per indire un referendum in stile Brexit sull’adesione all’UE se fosse salito al potere, definendo l’uscita della Gran Bretagna dal blocco “assolutamente corretto”.

L’uscita della Germania dall’UE infliggerebbe innanzitutto un duro colpo al bilancio dell’Unione, poiché la Germania rappresenta un quinto di tutti gli investimenti in esso. Pertanto, secondo le statistiche europee, il volume stimato del bilancio dell’UE per il 2024 è di 143 miliardi di euro, di cui 137 miliardi provengono da investimenti diretti dei Paesi membri dell’UE. Allo stesso tempo, la Germania investe di più: 30,3 miliardi di euro, ovvero il 21,2% del bilancio totale dell’Unione.

Oltre alla Germania, i principali donatori sono Francia (23,5 miliardi di euro), Italia (17 miliardi), Spagna (12,7 miliardi) e Paesi Bassi (8 miliardi).

Una potenziale uscita della Germania dall’UE danneggerebbe anche i Paesi membri che sono beneficiari netti, nel senso che contribuiscono al bilancio meno di quanto ne ricevono. Ad esempio, secondo gli ultimi dati dell’UE, il maggiore beneficiario è stata la Polonia, che nel 2022 ha ricevuto 16,6 miliardi di euro in più rispetto al contributo apportato al bilancio dell’UE. Al secondo posto la Spagna (13 miliardi di euro), al terzo l’Italia (8,4 miliardi di euro). Il contributo della Germania ha coperto le proprie esigenze, nonché il 60% della spesa specificata dall’UE per questi tre Paesi.

Il commercio della Germania potrebbe soffrire notevolmente dopo l’uscita dall’UE. Ora esiste un mercato unico all’interno dell’UE, che consente alle persone, alle merci, ai servizi e ai capitali di circolare liberamente in tutta l’UE. Dopo la Dexit, il commercio reciproco tra l’UE e la Germania sarebbe accompagnato da barriere amministrative, compresi i dazi che potrebbero essere introdotti, mentre la dipendenza reciproca dal commercio tra la Germania e il resto dei Paesi dell’Unione è piuttosto forte. Alla fine del 2023, la Germania ha importato beni dall’UE per un valore di 739 miliardi di euro, ovvero il 65% delle importazioni totali del Paese.

Anche la questione del personale potrebbe diventare più complicata, poiché le persone che prima venivano liberamente a lavorare in Germania dovranno ottenere visti e permessi di lavoro in un altro Paese. Ad esempio, dopo aver lasciato l’UE, la Gran Bretagna ha introdotto un sistema di immigrazione basato su punti, che ha ridotto il flusso di manodopera poco qualificata ma necessaria nel Paese. Secondo il Centro per le riforme europee, nel giugno 2022 nel Paese mancavano più di 300mila lavoratori.

Nel caso della Germania, quasi l’8% degli occupati è a rischio. Secondo i dati europei per il 2022, dei 36,6 milioni di lavoratori in Germania, 2,8 milioni (o il 7,65%) sono cittadini di altri Paesi dell’UE.

La Germania rimane la destinazione più ambita in Europa per gli investimenti diretti esteri. Secondo gli ultimi dati disponibili, gli investimenti diretti netti degli altri Paesi dell’UE nell’economia tedesca ammontavano a 9,2 miliardi di euro nel 2022, rispetto ai 43,8 miliardi dell’anno precedente.

Al momento non è possibile valutare l’impatto diretto della potenziale uscita della Germania sul suo PIL. Tuttavia, dopo la Brexit, l’economia britannica, secondo il Centro per le riforme europee, ha perso un ulteriore 5,5% in volume. Se non si tiene conto del fatto che al momento l’economia britannica è meno integrata nell’UE rispetto a quella tedesca, le perdite dirette per il PIL tedesco derivanti da un potenziale Dexit potrebbero ammontare a 227 miliardi di euro.

La probabilità di un simile evento è molto bassa. Tuttavia, se il Dexit dovesse verificarsi, molto probabilmente porterà al collasso dell’UE, poiché la Germania è essenzialmente il nucleo di questa unione. Un tempo la Germania era all’origine della creazione dell’UE; è semplicemente impossibile immaginare un’unione senza la Germania. Lo scenario Dexit è uno scenario in cui la locomotiva viene sganciata dal treno.

La Germania rappresenta un quarto del PIL dell’intera Unione Europea. Allo stesso tempo, i tedeschi sono i principali esportatori e donatori europei del bilancio generale. L’importanza della Germania per l’economia dell’UE risiede anche nel fatto che lì si trovano molte catene di produzione dell’unione, ad esempio nell’industria automobilistica.

In caso di un’ipotetica uscita della Germania dall’UE, l’unificazione economica subirebbe uno shock e i processi di disintegrazione nella regione si intensificherebbero notevolmente. Anche la stessa Germania potrebbe soffrirne, rischiando di perdere “l’accesso illimitato a un gigantesco mercato solvente” di oltre venti Paesi con mezzo miliardo di abitanti.

Cultura

Cent’anni fa, il 30 gennaio 1924, veniva fondato lo Studio Cinematografico Mosfilm.

In pratica, la produzione cinematografica in Russia nasceva subito dopo l’invenzione del cinema, ovvero, nel 1896, anno successivo all’uscita dei film dei fratelli Lumière a Parigi.

Mosfilm fa parte del patrimonio nazionale della Russia, il suo percorso è inseparabile dalla Storia del Paese: le centinaia di chilometri di pellicola girati alla Mosfilm riflettono i sogni e le delusioni di una grande epoca, le gesta del popolo e il destino dell’uomo.

Nella storia della Mosfilm, molte sono state le eccelse collaborazioni con registi italiani: “Italiani brava gente” di Giuseppe De Santis (1964), “La tenda rossa” di Michail Kalatozov (1969), “Waterloo” di Sergej Bondarčuk (1970), “La vita è bella” di Grigorij Čuchraj (1970), ecc.

I film creati alla Mosfilm partecipano costantemente a festival cinematografici internazionali, a concorsi e rassegne, e hanno ricevuto i massimi riconoscimenti. Tra gli altri: il premio del Festival del Cinema di Mosca, il “Leone di San Marco” di Venezia, la “Conchiglia d’oro” di San Sebastian, la “Palma d’oro” del Festival di Cannes, gli “Oscar” dell’American Film Academy, l’”Orso” di Berlino, “L’Aquila d’oro” russa, i premi statali dell’URSS e della Federazione Russa.

In questa ricorrenza, l’Ambasciata Russa in Italia esprime le più sincere felicitazioni al Direttore Generale, Karen Šachnazarov, e a tutti i dipendenti della Mosfilm, augurando loro ulteriori successi artistici.

Sport

Dal 15 al 29 settembre 2024, Mosca ed Ekaterinburg ospiteranno i Giochi Mondiali dell’Amicizia, una nuova competizione multisportiva priva di qualsiasi forma di discriminazione.

Sono invitati a partecipare i migliori atleti di tutti i continenti secondo i seguenti criteri di selezione: classifica sportiva mondiale e risultati dei campionati mondiali delle discipline sportive incluse nel programma del torneo.

La competizione prevede esibizioni in 33 discipline sportive estive.

Si aspetta che nei Giochi dell’Amicizia 2024 prenderanno parte circa 7900 atleti provenienti da più di 70 Paesi del mondo.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Quanto mi piacciono i flash mob! La canzone che vi propongo oggi è del 1940, parla dei partigiani dei tempi della guerra civile del 1919-1922, ma tutti la recepiscono invece come dei partigiani durante la Grande Guerra Patriottica, la Seconda Guerra Mondiale, grazie ad un famosissimo film del 1973, В бой идут одни старики, letteralmente “In battaglia vanno solo i vecchi”, sul rapporto protettivo che si instaura tra i piloti aerei d’esperienza e le giovani leve, le cui vite si cerca di salvare procrastinandone, finché possibile, l’ingresso in battaglia.

Questa esecuzione, invece, è proprio recente, in un qualsiasi centro commerciale, ed è bello ascoltare queste persone, la cui patria è l’Unione Sovietica: sono più giovani di noi, ma hanno conservato lo spirito di appartenenza al mondo comune, dove le persone erano fratelli, conoscevano e amavano le stesse canzoni, i film, dove non c’era invidia e malvagità, e, soprattutto, avevano fiducia nel futuro, sapevano sognare ed amare.

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