Mark Bernardini

Mark Bernardini

venerdì 8 dicembre 2023

Esequibo

Prevedibilmente ed inevitabilmente, dico la mia sul territorio di Esequibo, già in Guayana, ora in Venezuela. Di cosa parliamo, in buona sostanza?

La Guayana, l’unico Stato anglofono dell’America Latina, sostiene il suo diritto sull’Esequibo in base a un lodo arbitrale del 1899 che le assegnò la sovranità sul territorio (allora sotto il dominio del Regno Unito), mentre Caracas difende l’Accordo bilaterale raggiunto a Ginevra nel 1966 quale meccanismo per risolvere la controversia.

Il territorio in questione è ricchissimo di petrolio, oro e diamanti. Come vedete, la faccenda non è geopolitica, bensì geoeconomica. Allora, direte voi, stiamo parlando di quale dei due Stati abbia il diritto di sfruttare queste risorse naturali? Nient'affatto. Attualmente, Esequibo si trova in Guayana, epperò a sfruttare le sue risorse sono... ExxonMobil. Prego? Stati Uniti. Comunisti! Urlano i fogliacci di destra in Italia. Il Venezuela come la dittatura argentina con le Falkland nel 1982!

Invito sommessamente, anche col caso delle Malvinas, a prendere in mano una piantina geografica, per capire dove sono le Malvinas, dov'è l'Argentina e dove il Paese coloniale che si fa chiamare Regno Unito.

Non è questo il punto, torniamo all'Esequibo. Il punto non è Venezuela o Guayana: il punto è sfruttatori yankee come è adesso o Stato, cioè la collettività, cioè il popolo, attraverso la compagnia petrolifera statale PDVSA e la Corporación Venezolana de Guayana, un conglomerato metallurgico pubblico venezuelano.

Questo è tutto, non c'è altro da capire.

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