Mark Bernardini

Mark Bernardini

lunedì 11 dicembre 2023

055 Italiani di Russia

Cinquantacinquesimo notiziario settimanale di lunedì 11 dicembre 2023 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Due notizie fresche. La prima è che giovedì 14 dicembre si svolgerà la tradizionale conferenza annuale di Putin di fine anno. In realtà, in genere se ne facevano due: una per le domande della popolazione e l’altra per quelle dei giornalisti. Quest’anno sarà una sola per entrambi i formati. Sarà difficile per me rendicontare con una traduzione simultanea, perché come sempre durerà almeno quattro ore, se non di più, ed oltretutto è ovvio che buona parte delle domande riguarderanno le questioni economiche e di politica interna, che necessiterebbero di una spiegazione da parte mia. Tuttavia, qualcosa la settimana prossima vi racconterò. E poi, anch’io ho già spedito una mia domanda, a cui spero di avere una risposta, anche se lo ritengo poco probabile. La mia domanda è la seguente.

Nel 2014 è stata chiusa la redazione italiana della radio “Voce della Russia”, esattamente dopo il referendum in Crimea. Considerando la situazione attuale della propaganda occidentale, e considerando che l’Italia è il Paese in cui le persone simpatizzano di più con i russi e non sono d’accordo con il loro governo, forse vale la pena pensare ad un suo rilancio, in una forma o nell’altra? Lo scrivo ogni anno, non ho mai ricevuto alcuna risposta, vorrei ricevere almeno un rifiuto motivato.

Ne ho ricavato un sondaggio. Le possibili risposte e le percentuali:

Sì, senza se e senza ma 77%

Sì, ma bisogna pensare alle forme 17%

No, ma si può pensare alle forme 2%

No, è inutile ed inefficace 2%

Un inutile dispendio dei soldi dei contribuenti 2%.

Ne consegue che il 94% dei partecipanti è comunque favorevole alla rinascita di un canale del genere, in una forma o l’altra.

La seconda novità, che però è una non-notizia, è che le elezioni presidenziali in Russia si terranno regolarmente, come previsto, il 17 marzo 2024, e che Putin si ricandida. La reazione tra la gente, unanimemente, è stata: era ora che lo dicesse!

Quante ne sono state dette… Più di due mandati non è democratico, le elezioni sono truccate, l’economia della Russia è in ginocchio grazie alle sanzioni del civile Occidente, Putin è in crisi…

Nel frattempo, l’economia si è rapidamente convertita da occidente a oriente e al sud del mondo, e gode di migliore salute di quanto non lo fosse dopo la pandemia e prima dell’operazione militare speciale, e Putin secondo tutti i sondaggi, sia russi che occidentali gode di una popolarità dell’85% rispetto al 70% precedente.

Sia ben chiaro, ciascuno di noi qui in Russia può essere d’accordo in qualcosa e in disaccordo in qualcos’altro con Putin, ma sono questioni di cui discuteremo dopo la Vittoria. E la Vittoria ci sarà, non c’è il benché minimo dubbio. Per ora, tutti coesi attorno alla figura del capo dello Stato, perché qui nessuno dimentica cosa sia il nazifascismo.

Intanto, gli Stati Uniti sono in campagna elettorale permanente da anni, e tutto il mondo sedicente civile parla di loro, manco fossero parte integrante degli USA. In Italia, nonostante la disoccupazione galoppante, ormai non basta più manco lavorare per poter sfamare la propria famiglia. Però è più importante parlare di Biden, di Trump e di un’elezione a cui manca ancora un anno.

E la Russia è pronta ad invadere i Paesi della NATO. Lisbona? Qualcuno gli spiegasse che è la capitale del Portogallo, non quel paesotto di 2.500 anime che si trova nell’Ohio. Va beh, ma loro non hanno mai compreso la geografia, non solo tra Slovenia e Slovacchia, e passi, ma persino confondendo Austria ed Australia, facendo imbestialire non poco i loro alleati che convivono con i canguri.

Dal briefing di Marija Zacharova, rappresentante ufficiale del ministero degli affari esteri della Federazione Russa (Mosca, 6 dicembre 2023)

I neonazisti ucraini continuano a colpire edifici residenziali e infrastrutture civili nelle regioni russe. A tale scopo viene fatto un ampio uso di armi a lungo raggio fornite dagli Stati Uniti e da altri Paesi della NATO, tra le quali anche bombe a grappolo.

Ogni giorno giungono notizie di bombardamenti su città e villaggi della Repubblica popolare di Doneck (RPD) e della Repubblica popolare di Lugansk (RPL):

Il 2 dicembre, le forze armate ucraine hanno condotto un attacco missilistico su Lisičansk (RPL), ferendo quattro civili.

Il 3 dicembre, le forze armate ucraine hanno lanciato più di 30 ordigni su Doneck, Gorlovka e Makeevka. Sei persone sono rimaste ferite.

Il 5 dicembre, i medesimi centri abitati sono stati nuovamente presi di mira dai “Banderisti”.

Questo è il vero obiettivo: uccidere tutto ciò che è pacifico, che esiste in armonia, tutto ciò che non accetta la logica distruttiva che viene imposta agli ucraini dalla NATO e dall’Occidente collettivo.

Le forze armate ucraine non cessano di bombardare il territorio della regione di Belgorod. Il 4 dicembre hanno lanciato 66 ordigni su aree popolate situate all’interno di cinque municipalità.

I tribunali della Federazione Russa, basandosi sulle evidenze raccolte, stanno continuando a emettere condanne nei confronti dei neonazisti ucraini che si sono macchiati di gravi crimini contro la popolazione civile.

L’ucrofascista conosciuto col nome di «Taran» è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso dei civili a Mariupol’.

Il neonazista membro del battaglione «Azov» Maksim Roževeckij è stato condannato a 24 anni di prigione. Nell’eseguire gli ordini del suo comando, secondo i quali avrebbe dovuto uccidere chiunque si aggirasse liberamente nelle vicinanze delle postazioni di combattimento, inclusi i civili (tali ordini sono stati dati in violazione delle norme di diritto internazionale), questo criminale ha sparato a una donna innocente, supponendo che fosse di posizioni filo-russe.

Alla stessa pena è stato condannato anche il neonazista ucraino Maksim Djačuk. Ha ucciso un civile, presumendo che appoggiasse l’Operazione Militare Speciale.

Prosegue il lavoro per la raccolta delle prove dei crimini di guerra commessi dai militanti delle forze armate ucraine.

Nessuno sfuggirà alle proprie responsabilità.

Appello delle Camere riunite del parlamento russo all’Organizzazione delle Nazioni Unite, agli organismi parlamentari internazionali e ai parlamenti di tutte le nazioni in relazione alla violazione delle disposizioni previste dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia derivante dalle azioni criminali messe in atto dal regime di Kiev.

A causare vittime tra i minori è principalmente il fatto che:

Le formazioni armate controllate da Kiev fanno un utilizzo massiccio contro le infrastrutture civili di differenti tipologie di armi;

Utilizzo degli ordigni a grappolo e le munizioni al fosforo;

Utilizzo di sistemi a distanza per il piazzamento di mine in zone abitate;

Utilizzo di apparecchiature che permettono di piazzare mine direttamente dai velivoli.

Come conseguenza delle azioni criminali messe in atto dal regime di Kiev, è stata violata tutta una serie di norme sancite dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia del 20 novembre 1989, tra cui le norme che tutelano il diritto dei minori alla vita, a una crescita sana, alla libertà di coscienza, di pensiero, di opinione, di vedute e di convinzioni religiose, all’istruzione e all’utilizzo della propria lingua madre.

Riteniamo che sia importante denunciare l’inerzia delle istituzioni preposte e delle organizzazioni internazionali, tra i compiti delle quali rientra anche la promozione dell’osservanza dei diritti e delle libertà fondamentali dei minori.

Tale approccio parziale e davvero poco professionale sta incoraggiando i governanti ucraini a violare il diritto umanitario internazionale e a condannare così alla morte e alla sofferenza un numero sempre maggiore di bambini innocenti.

Commento della rappresentante ufficiale del ministero degli esteri russo Marija Zacharova in occasione del 75° anniversario della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948

75 anni fa, il 9 dicembre 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 260 (III), adottò la Convenzione sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, che riconosceva il genocidio come un crimine. Nel settembre 2015, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di proclamare il 9 dicembre Giornata internazionale in memoria delle vittime del crimine di genocidio, onorando la loro dignità e prevenendo questo crimine.

La storia del mondo contiene molti fatti di distruzione di gruppi umani, distinti da caratteristiche nazionali, etniche, razziali o religiose, avvenuti nel corso di molte centinaia di anni.

Durante il processo di colonizzazione dell’America, gli europei distrussero attivamente la popolazione indigena. E’ mostruoso che il numero delle vittime nel continente americano sia stimato dai ricercatori fino a 15 milioni di persone dalla fine del XV secolo al 1910. Un destino simile a quello degli indiani d’America toccò agli aborigeni australiani.

Lo sviluppo secolare dell’umanità, purtroppo, non ha portato allo sradicamento della pratica di sterminio dei gruppi etnico-religiosi. Al contrario, nel XX secolo il numero di tali atti è aumentato e la loro portata è diventata davvero terrificante.

I tragici eventi della Prima Guerra Mondiale, lo sterminio dei popoli slavi nei territori occupati dell’Europa orientale da parte della Germania nazista e l’Olocausto portarono alla consapevolezza della necessità di un riconoscimento giuridico internazionale del crimine di genocidio.

La giustizia deve essere ripristinata: i crimini dei nazisti durante la Grande Guerra Patriottica, basati sulle idee di misantropia e superiorità razziale, devono e saranno smascherati.

Anche chi oggi professa l’ideologia nazista si assumerà le proprie responsabilità.

La Russia farà tutto il possibile affinché il crimine di genocidio – uno dei più gravi crimini contro l’umanità – non rimanga impunito.

Intervista della rappresentante ufficiale del ministero degli esteri russo Marija Zacharova all’agenzia francese AFP circa le posizioni russe, invariate, su questioni chiave dell’agenda mondiale, in primo luogo riguardo alla situazione relativa all’Ucraina e alle restrizioni illegali del sedicente “Occidente collettivo”.

Gli eventi accaduti dopo il 24 febbraio 2022 hanno pienamente confermato la giustezza dello svolgimento dell’operazione militare speciale. Il regime di Kiev ha mostrato al mondo la sua vera essenza neonazista e ha dimostrato chiaramente che le vite umane non hanno alcun valore per esso: fin dall’inizio delle ostilità, i neonazisti usano cinicamente la popolazione civile come “scudo umano” e trattano brutalmente i prigionieri di guerra russi. Il loro obiettivo principale in questo conflitto è uccidere quanti più russi possibile.

Kiev non disdegna la distruzione di libri e la demolizione di monumenti storici. La messa al bando della Chiesa ortodossa ucraina e il sequestro delle sue proprietà costituiscono una flagrante violazione del paragrafo 3 dell'articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite sul rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti, senza distinzione di razza, sesso, lingua e religione.

Gli applausi di Zelenskij al nazista ed ex soldato delle SS Gun’ko presso il parlamento canadese mostrano tutta l’essenza del sistema politico ucraino, completamente permeato dall’ideologia fascista. E’ anche interessante notare che l’ex punitore delle SS ha definito l’attuale presidente ucraino un degno successore del suo lavoro.

Non permetteremo l’esistenza di uno Stato nazista aggressivo ai nostri confini, dal cui territorio potrebbe esserci pericolo per la Russia e i Paesi vicini.

L’Occidente deve smettere di rifornire di armi le Forze Armate dell’Ucraina, e Kiev deve porre fine alle ostilità e ritirare le sue truppe dal territorio russo. E’ necessario confermare lo status neutrale, non allineato e privo di nucleare dell’Ucraina, procedere alla smilitarizzazione e denazificazione, riconoscere nuove realtà territoriali e garantire i diritti dei cittadini di lingua russa e delle minoranze nazionali che vivono in questo Paese.

Coloro che “strombazzano” sull'isolamento della Russia, sul desiderio di limitarci in qualche modo, tacciono sul fatto che l’85% della popolazione mondiale vive in Stati che non hanno imposto alcuna sanzione contro di noi e apprezzano le buone relazioni con Mosca.

Le restrizioni illegali dell’“Occidente collettivo” non hanno ridotto l’influenza geopolitica della Russia. Al contrario, i tentativi falliti di “strangolarlo” hanno solo confermato l’autorità internazionale dello Stato russo come attore indipendente, autonomo e influente nell’arena geostrategica ed economica globale. Le sanzioni hanno avuto un effetto boomerang proprio contro coloro che, con l’aiuto di restrizioni unilaterali, stanno cercando ad ogni costo di mantenere le loro posizioni perdute, recentemente dominanti nel mondo.

La Russia continua ad esportare cibo e fertilizzanti nazionali, il che ne garantirà la disponibilità e contribuirà ad un’ulteriore stabilizzazione dei prezzi mondiali. Inoltre, non interrompiamo i nostri sforzi per donare i nostri prodotti ai Paesi bisognosi: entro la fine dell'anno sono previste forniture gratuite di grano russo alla Somalia (già trasferito a Repubblica Centrafricana, Burkina Faso, Zimbabwe, Mali ed Eritrea, come affermato da Putin al vertice Russia-Africa di luglio. I dettagli di tali consegne sono attualmente in fase di accordo.

In settimana, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg si è presentato a Dubai alla Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28). Sembrerebbe, che c’entra la NATO col clima?

Stoltenberg ha parlato del gas russo e della responsabilità dell’Alleanza. Sembrerebbe, che c’entra la NATO col gas russo?

Il Segretario generale dell’Alleanza, purtroppo, non ha parlato degli sforzi della NATO per interrompere le catene di approvvigionamento dei suoi membri più rispettose dell’ambiente alle fonti energetiche di idrocarburi con emissioni minime di CO2 dalla Russia.

E non ha detto una parola sul fatto che alla vigilia della Conferenza COP28, il quotidiano svedese Dagens Nyheter ha pubblicato un materiale sull’impatto dell’attacco terroristico sui gasdotti Nord Stream 1 e 2 sull’ecologia della Scandinavia.

In una sola parola, è catastrofico.

L’esplosione ha rilasciato 14 milioni di tonnellate di gas serra nell’atmosfera sopra Svezia e Danimarca, secondo gli esperti tra cui Joel Bengtsson, analista climatico presso l’Agenzia svedese per la protezione ambientale. Considerando la bassa densità del gas, è difficile persino immaginare di quale volume reale di emissioni stiamo parlando, se gli esperti hanno contato 14.000.000 di tonnellate.

Le emissioni si sono rivelate così gravi da causare cambiamenti nella rendicontazione annuale della Svezia nelle statistiche complessive delle emissioni del Paese. La quota svedese – circa 6 milioni di tonnellate – è 10 volte superiore alle emissioni annuali di tutta l’aviazione nazionale e corrisponde al fatturato annuo dell’agricoltura sviluppata di un grande Stato.

A causa dell’attacco terroristico, i paesi scandinavi dell’UE sono stati minacciati di multe a causa del mancato adempimento degli obblighi climatici, anche se non hanno fatto nulla, semplicemente i gasdotti attraversavano il territorio della loro zona economica di competenza.

Sembrerebbe, che c’entra l'attacco terroristico al Nord Stream con la NATO?

Da qualche parte… alla Casa Bianca. Proprio lì, sei mesi prima dell’attacco terroristico, che ha comportato conseguenze ambientali così devastanti, sono stati annunciati i piani ai massimi livelli per distruggere questo progetto infrastrutturale.

Facciamoci due risate, è proprio il caso di dirlo. Le Figaro ha detto che Lavrov non sorride mai e che è il tipico rappresentante dei tempi della guerra fredda. Immagino facessero il paragone con Andrej Gromyko.

Non ho tempo di cercare video d’epoca su quest’ultimo, ma per Lavrov, anche per averlo conosciuto personalmente, voglio solo mettervi a parte di un materiale di risposta preparato dal ministero degli esteri russo.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Non c’è niente da fare, siamo sotto le feste, per qualche settimana dovrete sorbirvi da parte mia canzoncine per bambini positive. Di questo brano di più di quarant’anni fa mi saranno grati gli spettatori russi residenti in Italia, e sto scoprendo che non sono pochi. Per gli spettatori italiani, penso che gli farà piacere vedere dei panorami invernali mozzafiato.

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1 commento:

  1. Buongiorno Mark e grazie per il tuo lavoro, molti in Italia non sono d'accordo con le decisioni dei nostri😖🖤 governanti!

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