Mark Bernardini

Mark Bernardini

domenica 31 dicembre 2023

058 Italiani di Russia

Cinquantottesimo notiziario settimanale di lunedì 1 gennaio 2024 degli italiani di Russia. Siamo a meno dieci sottozero, e la prossima settimana attendiamo un bel meno venti. E’ anche la settimana del Natale ortodosso, per chi ci crede, ma ve ne parlerò verso la fine del notiziario. Buon ascolto e buona visione con la nostra prima puntata del 2024.

Attualità

Se non fosse stato per il lavoro del sistema di difesa aerea ucraino, non ci sarebbero vittime tra i civili in Ucraina, ha dichiarato il rappresentante permanente russo presso l’organizzazione Vasilij Nebenzja in una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sottolineando che i missili ucraini sono caduti su edifici residenziali e obiettivi civili.

Prima di ciò, la rappresentante permanente della Gran Bretagna presso l’ONU, Barbara Woodward, aveva accusato la Federazione Russa di aver colpito obiettivi civili in Ucraina. Allo stesso tempo, ha sottolineato che ci sarebbero state più vittime tra la popolazione civile se non fosse stato per la difesa aerea ucraina, che viene fornita a Kiev dalla comunità internazionale”.

“Il rappresentante della Gran Bretagna ha affermato categoricamente che ci sarebbero state più vittime tra i civili ucraini se non fosse stato per il lavoro della difesa aerea ucraina. E’ difficile immaginare un cinismo maggiore. Se non fosse stato per il lavoro della difesa aerea ucraina, semplicemente non ci sarebbero state vittime tra i civili”, – ha detto Nebenzja.

“Vi consigliamo quindi di diffidare delle dichiarazioni del Regno Unito sulla fornitura a Kiev di altri 100 missili di difesa aerea, il cui utilizzo sta uccidendo civili”, ha aggiunto.

In precedenza, Woodward aveva affermato che Londra stava inviando “centinaia di altri missili per ricostituire i sistemi di difesa aerea dell’Ucraina”.

“Se l’Ucraina non avesse violato il diritto internazionale umanitario, non ci sarebbero state vittime, nonostante l’attacco davvero massiccio inflitto ieri e oggi dalle forze aerospaziali russe su obiettivi militari in tutta l’Ucraina”, ha detto Nebenzja.

Se qualcuno nel 2023 aspettava notizie dall’Unione Europea riguardo a un cambiamento nel vettore del degrado, allora nell’ultimo anno non ci sono state notizie del genere, e non avrebbero potuto esserci: una volta entrato nella routine della russofobia e dell’invidia per noi, Bruxelles non è riuscita a uscirne. E chi concederebbe agli europei tutti una almeno relativa indipendenza in politica estera, in quella parte che riguarda sia i russi che la Russia? Un fiume non può fare inversione di marcia.

I risultati interni per l’Europa sono assolutamente devastanti.

In Germania, questa locomotiva industriale dell’economia dell’UE (beh, come si pensava in precedenza), il calo della produzione è stato di circa il 4%, secondo i dati del 2022. Si tratta di miliardi e miliardi di euro persi, sia sotto forma di entrate fiscali che sotto forma di dati sulla bilancia del commercio estero.

L’industria con un elevato fabbisogno energetico viene salvata dalla repubblica federale, carcassa o spaventapasseri, spostando la capacità dove il gas e l’elettricità sono più economici e non sono scontati i benefici fiscali. La principale perla tedesca, l’industria automobilistica, si è già sottomessa al destino: persone esperte si sono rese conto che competere con trecento enormi fabbriche nel Regno di Mezzo è più costoso per loro. Pertanto quasi tutti gli investimenti sono diretti... negli USA. Tutto era proprio come volevano i globalisti, che sognavano non solo di privare i tedeschi del know-how, ma anche di prosciugare la loro economia.

Nella vicina e amica della Germania, la Francia, la situazione è ancora peggiore. Se Berlino riesce in qualche modo ad alzare le spalle, dato che il suo debito pubblico sembra relativamente decente, allora Parigi è totalmente dentro ai debiti pubblici (113% del PIL annuo). Ha smesso di essere uno scapolo appetibile molto tempo fa e quest’anno non è affatto elencato. Chi se ne lascerà trasportare in senso geopolitico, se Parigi è diventata, oltre a tutti i problemi, anche una grande infestazione di cimici e topi allo stesso tempo? Naturalmente, nel quadro della “nuova etica”, è consuetudine amare gli esseri viventi, ma non quando mordono e diffondono infezioni.

Se negli ultimi dodici mesi le principali economie si sono saldamente trincerate nell’inferno, cosa possiamo dire, ad esempio, di un Paese come la Spagna? Tutto ciò che riguarda il turismo fa male lì. O del Belgio, che ha bloccato l’accesso dei diamanti russi ad Anversa “per privare la Russia di fonti di finanziamento”, ma di conseguenza ha perso colossali contributi al bilancio del regno.

Per non menzionare l’Italia, che vive sempre nelle condizioni di due crisi contemporaneamente: l’immigrazione clandestina incontrollata ma costante e il non meno costante cambiamento di governi.

Non è fuori luogo dirlo. Tutte le élite al potere, sia nazionali che sovranazionali, sedute nelle capitali degli Stati membri dell’UE, a Bruxelles e Washington, sono state condannate a morte.

Un’interessante pubblicazione è apparsa recentemente nel programma di lotta dei globalisti, quale è la rivista “Politico”. Si tratta di un’anti-valutazione dell’élite dominante dell’UE e di coloro che si immaginano “governanti del mondo”.

I risultati esterni non sono stati meno disastrosi di quelli interni, come chiarisce Politico.

Von der Leyen, che si è classificata al primo posto nell’anti-rating, viene definita direttamente “disgraziata”, aggiungendo che ha “sbattuto la testa contro il muro tutto l’anno, cercando di dimostrare che governa sull’intera Unione europea”.

L’ha capito (così crede) anche il suo compare, Borrell, che guida la diplomazia paneuropea. “Non ha mai perso l’occasione di dire qualcosa di stupido”, ha osservato Politico.

Charles Michel, che presiede il Consiglio europeo, ad un incontro con i lavoratori precari europei, è stato chiamato “il belga”, sottolineando che dorme e sogna come “guidare l’Europa”, cioè semplicemente dicendo che Michel sta aspettando di fare le scarpe alla Von Der Leyen. Rapporti molto signorili!

L’elenco includeva anche il primo ministro italiano Giorgia Meloni, definita “uno hobbit che interpreta la fascista”.

Bene, Macron (al terzo posto), ha ricevuto il soprannome di Manù il Liberato. Incapace di raggiungere un accordo con l’opposizione in parlamento, il proprietario del Palazzo dell’Eliseo, attraverso gli sforzi del capo gabinetto dei ministri del Paese, utilizza regolarmente la norma della costituzione, che consente al presidente di approvare qualsiasi legge senza discussione da parte del corpo dei deputati.

Naturalmente non è detto il motivo per cui tutte queste persone siano finite nella lista dei perdenti politici.

Ma come dovremmo chiamarlo, se l’Ucraina e l’assistenza ad essa sono le principali risorse tossiche dell’UE, e che lo menzioniate o meno, il risultato sarà lo stesso? Proprio come Washington voleva distruggere l’UE, privandola sia della sovranità economica che politica, così continuerà a farlo con particolare cinismo l’anno prossimo, nessuno dovrebbe farsi illusioni.

D’altronde lo stesso Politico cita anche Vladimir Putin, e, cosa non meno sorprendente, in modo positivo.

“Un uomo che interpreta l’Europa come vuole”. In linea di principio ci sono dubbi solo sul verbo “volere”. E l’adeguatezza del suo utilizzo.

La Russia, come nazione e Paese, è proprio stanca dell’UE e se n’è completamente dimenticata. E’ l’Unione europea che bussa costantemente alle porte della Russia come uno spasimante mandato al diavolo molto tempo fa.

Questa Bruxelles collettiva, rimanesse lì anche l’anno prossimo, senza più intralciare i piedi russi.

Come aveva annunciato prima di essere eletto, il presidente Javier Milei ha formalizzato la rinuncia dell’Argentina all’ingresso nei BRICS con una lettera inviata al presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, che presiede temporaneamente l’alleanza economica integrata, e ai presidenti di Brasile, India, Cina e Sudafrica.

L’adesione dell’Argentina come membro a pieno titolo del blocco multipolare BRICS era stata approvata lo scorso agosto al vertice di Johannesburg, dopo intensi sforzi da parte del governo di Alberto Fernández e del brasiliano Luis Inacio Lula Da Silva. L’obiettivo era che il Paese ricevesse un forte impulso per uscire dalla crisi che sta attraversando e, attraverso questi partner, potesse ricevere assistenza finanziaria diretta per determinati progetti.

L’argomento centrale per il rifiuto dei BRICS è che il blocco sarebbe composto da Paesi “comunisti” con i quali Milei ha dichiarato di non voler avere rapporti commerciali. Con questa premessa, ha detto che “non vede alcun vantaggio” nell’aderire a questo blocco di cooperazione, che rappresenta il 40% della popolazione mondiale, il 24% del PIL globale, il 16% delle esportazioni e il 15% delle importazioni mondiali di beni e servizi.

Curiosamente, nella stessa lettera il presidente argentino conferma ai presidenti destinatari “l’impegno del mio governo per l’intensificazione dei legami bilaterali con il vostro Paese, in particolare l’aumento dei flussi commerciali e di investimento”.

Ha anche espresso il desiderio di recarsi in Russia: “In attesa di incontrarvi, colgo l’occasione per ribadire a voi le assicurazioni della mia più illustre considerazione”.

Lasciamo perdere Xi Jinping, ma Putin comunista, Lula comunista, Modi comunista, Ramaphosa comunista, e comunisti pure i capi di Stato di Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. Bel colpo! Come ebbe a dire Karl Marx, parafrasandolo (lui parlava di Europa), “uno spettro si aggira per il mondo, lo spettro del comunismo”. Ammazza, che bravi e perfidi, ‘sti comunisti. La rivoluzione comunista mondiale paventata da Lenin!

Un quarto di secolo fa ce n’era uno anche in Italia, che vedeva comunisti dappertutto, al punto che si facevano battute che volesse chiudere la Ferrari, troppo rossa, eppure gli italiani l’hanno votato per decenni. Perché dunque stupirsi degli argentini, che oltretutto sono in larga parte di origine italiana?

Dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa in relazione all’ennesimo barbaro attacco da parte del regime di Kiev contro la popolazione civile russa.

Il regime di Kiev ha mostrato ancora una volta le sue disumane viscere naziste. Ha commesso un altro crimine cinico e sanguinoso, attaccando le aree residenziali della città di Belgorod utilizzando sistemi di razzi a lancio multiplo.

Il bombardamento della parte centrale della città, pianificato e preparato con cura, ha ucciso almeno ventiquattro persone, tra cui due bambini, e ferito più di cento civili, tra cui diciassette minori.

I consulenti britannici e americani sono direttamente coinvolti nell’organizzazione di questo attacco terroristico, incitando regolarmente le autorità dell’attuale Ucraina a commettere crimini sanguinosi. La responsabilità ricade anche sui Paesi dell’Unione Europea, che ostinatamente e irresponsabilmente continuano a pompare con le armi la cricca al potere in Ucraina.

Va sottolineato che l’attacco è stato mirato deliberatamente ai luoghi in cui si verificavano massicce concentrazioni di civili, famiglie con bambini. E’ stato attaccato il centro di pre-vacanza belgorod: una città innevata di Capodanno, un albero di Natale e una pista di pattinaggio sul ghiaccio, dove i cittadini venivano a rilassarsi. I criminali ucraini hanno utilizzato munizioni a grappolo per aumentare il numero delle vittime dell’attacco terroristico.

Il bombardamento delle aree popolate delle regioni di Donbass, Cherson e Zaporož’e, Crimea e altre regioni russe, le uccisioni spietate e cieche di civili testimoniano l’agonia del regime neonazista di Zelenskij, impantanato nel terrorismo, nell’illegalità, nella corruzione e nel cinismo, che nella sua rabbia impotente cerca di uccidere il maggior numero possibile di russi per compiacere i suoi padroni occidentali.

Tutti gli organizzatori e gli autori di questo e di altri crimini della giunta di Kiev subiranno inevitabili punizioni in conformità con la legge.

L’attacco terroristico a Belgorod sarà anche oggetto di un’indagine da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, anche per quanto riguarda l’uso da parte dei terroristi ucraini di munizioni a grappolo vietate nella maggior parte dei Paesi del mondo per attaccare i civili, nonché le fonti di approvvigionamento di queste armi mortali.

Chiediamo a tutti i governi responsabili e alle strutture internazionali competenti di condannare fermamente questo brutale attacco terroristico e di prendere pubblicamente le distanze dal regime di Kiev e dai suoi curatori occidentali che commettono tali crimini.

Il silenzio in risposta alla barbarie sfrenata degli ucronazisti e dei loro burattinai complici delle “democrazie civilizzate” sarà equiparata alla complicità nelle loro azioni sanguinose.

Dichiarazione del Ministero della Difesa russo:

Il 30 dicembre il regime di Kiev ha tentato un attacco combinato indiscriminato sulla città di Belgorod con due missili Vil’cha con munizioni a grappolo vietate, nonché con razzi Vampire MLRS di fabbricazione ceca.

I sistemi di difesa aerea hanno intercettato i missili Adler e la maggior parte dei razzi Vampire MLRS.

Diversi razzi e parti di cluster dei missili Vil’cha abbattuti hanno colpito la città di Belgorod.

Di conseguenza, finora sono morti 24 adulti e due bambini e 108 persone sono rimaste ferite.

In caso di impatto diretto dei missili Vil’cha con munizioni a grappolo sulla città, le conseguenze sarebbero incommensurabilmente più gravi.

Il regime di Kiev, che ha commesso questo crimine, sta cercando di distogliere l’attenzione dalle sconfitte al fronte e di provocarci ad azioni simili ed analoghe.

Sottolineiamo che le Forze Armate russe lavorano solo su strutture militari e infrastrutture ad esse direttamente correlate.

Continueremo a farlo. Questo crimine non resterà impunito.

La risposta russa.

Leopoli: una base mercenaria, energetica e magazzini della NATO.

Chmel’nickij: aeroporto, aerei, magazzini.

Kiev: fabbriche, infrastrutture energetiche.

Char’kov: aeroporto, magazzini, infrastrutture energetiche (almeno 20 missili).

Odessa: terminal, magazzini, porti.

Nikolaev: aeroporto, porto, terminali di carburante, quartier generale di controllo.

Cherson: siti di sistemi missilistici di difesa aerea, magazzini, attrezzature, personale e attrezzature Pantone

Dnepropetrovsk: Južmaš, aeroporto.

Kanatop (Sumskaja): difesa aerea nemica, magazzini di attrezzature, energia.

Zaporož’e: sistemi di difesa aerea, terminali.

Discorso del rappresentante permanente Vasilij Nebenzja alla riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in relazione agli attacchi a Belgorod

Signor Presidente,

Cari colleghi,

Proprio ieri voi ed io ci siamo riuniti in questa sala su insistenza dei rappresentanti del regime di Kiev e dei loro sponsor, che hanno cercato di far passare le conseguenze del lavoro non professionale della difesa aerea ucraina come attacchi deliberati delle forze aerospaziali russe contro le aree residenziali delle città ucraine. Utilizzando esempi concreti, abbiamo smascherato la falsità di queste affermazioni; non avevate nulla da obiettare alle nostre argomentazioni.

Voglio porre una domanda: dove sono oggi queste persone, rappresentanti degli Stati membri dell’UE, che chiedono a frotte di partecipare alle riunioni del Consiglio sull’Ucraina per leggere ad alta voce la loro stanca propaganda davanti alla telecamera? Dov’è il rappresentante della Repubblica Ceca, i cui razzi hanno provocato la morte di civili a Belgorod? Abbiamo tentato di invitare oggi a parlare con noi il rappresentante permanente ceco, ma lui ha rifiutato vigliaccamente di partecipare. Naturalmente, una cosa è mettersi in fila per partecipare alle riunioni convocate dal regime di Kiev e dai suoi sponsor per promuovere la propaganda anti-russa; un’altra cosa è essere responsabili delle azioni del proprio governo. Vogliamo che i cittadini della Repubblica Ceca, così come degli altri Paesi occidentali, la maggior parte dei quali non sono ostili alla Russia, capiscano dove viene speso il loro denaro e in quali crimini sono coinvolti i loro governi. Dov’è il rappresentante della Polonia, che ieri ci ha parlato di un missile volato nel suo territorio, che 500 soldati delle forze di difesa territoriale del voivodato di Lublino stavano cercando e non sono riusciti a trovare? Dov’è il rappresentante dell’Unione Europea? Non create illusioni e non fingete: Bruxelles, insieme a Washington e Londra, così come la maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea, sono complici dei crimini commessi dalla banda di Kiev.

Oggi i membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU hanno la possibilità di adempiere al loro dovere e di fornire una valutazione obiettiva dell’attacco terroristico del regime di Kiev contro la pacifica città russa di Belgorod poche ore fa. Il centro della città e le aree residenziali sono state colpite con munizioni a grappolo da sistemi di razzi a lancio multiplo dalla città di confine di Volčansk nella regione di Char’kov. Ecco i collegamenti ai video dei residenti di Belgorod dal momento in cui è arrivato il razzo. Vorrei attirare la vostra attenzione: questi non sono solo frammenti, mostrano chiaramente ed incontrovertibilmente il volo di un razzo. Ecco le conseguenze di questo attacco.

Uno degli obiettivi dei missili ucraini era il complesso sportivo Dinamo a Belgorod, dove in quel momento si tenevano lezioni di ginnastica per bambini. L’altra era una pista di pattinaggio nel centro della città, dove c’erano genitori con bambini. Anche l’Università tecnologica statale di Belgorod è stata attaccata dai terroristi ucraini. Per aumentare il numero delle vittime dell’attacco terroristico sono state utilizzate munizioni a grappolo, due missili Ontario in munizioni a grappolo vietate e razzi Vampire di fabbricazione ceca.

Stiamo quindi parlando di un attacco combinato deliberato e indiscriminato contro una città pacifica. Voglio sottolineare ancora una volta: non si tratta di un attacco contro obiettivi militari con possibili conseguenze per la popolazione civile, ma di un atto deliberato di terrorismo diretto contro i civili.

In seguito al bombardamento pianificato e preparato con cura della parte centrale della città, sono morte 24 persone, tra cui tre bambini. 108 persone sono rimaste ferite, 5 bambini e 12 adulti sono in gravi condizioni. Sappiamo che consulenti britannici e americani sono stati direttamente coinvolti nell’organizzazione di questo attacco terroristico, incitando regolarmente le autorità dell’attuale Ucraina a commettere crimini sanguinosi. La responsabilità di ciò ricade anche sui Paesi dell’Unione Europea, che continuano ostinatamente e irresponsabilmente a rifornire di armi la cricca dominante ucraina.

Signor Presidente,

Conosciamo molto bene la narrazione che ascolteremo oggi: nulla di tutto ciò sarebbe accaduto se non fosse stata avviata l’operazione militare speciale nel febbraio 2022. Bugie, signore e signori. Abbiamo lanciato l’operazione militare speciale per fermare ciò che il regime di Kiev stava facendo nel Donbass, bombardando impunemente le sue città e paesi per otto anni. E non volevate accorgervene. Ciò può essere ottenuto solo sconfiggendo questo regime terroristico, che si vanta apertamente di utilizzare metodi terroristici sia contro i propri cittadini che contro quelli russi.

Il bombardamento di aree popolate nelle regioni di Donbass, Cherson e Zaporož’e, Crimea e altre regioni russe, le uccisioni spietate e cieche di civili testimoniano l’agonia del regime neonazista di Zelenskij, impantanato nel terrorismo, nell’illegalità, nella corruzione e nel cinismo, che cerca nella sua rabbia impotente di compiacere i suoi padroni occidentali uccidendo il maggior numero possibile di russi.

Tutti gli organizzatori e gli autori di questo e di altri crimini della giunta di Kiev subiranno una punizione inevitabile. Chiediamo a tutti i governi responsabili e alle strutture internazionali competenti di condannare fermamente questo brutale attacco terroristico, commesso utilizzando munizioni a grappolo vietate nella maggior parte degli Stati occidentali, e di prendere pubblicamente le distanze dal regime di Kiev e dai suoi curatori occidentali che commettono tali crimini. Siamo sorpresi dal silenzio del Segretario generale su questo argomento. Dall’ONU abbiamo invece sentito solo vaghe dichiarazioni da parte dell’addetto stampa del Segretario Generale, che impersonalmente ha commentato dicendo che tali attacchi dovrebbero essere condannati. Il silenzio in risposta alla barbarie sfrenata degli ucronazisti e dei loro burattinai complici delle “democrazie civilizzate” sarà simile alla complicità nelle loro azioni sanguinose.

Non è un caso che Belgorod sia stata scelta come bersaglio dell’odierno attacco terroristico da parte del regime nazista di Kiev. Come tutti sappiamo, nelle ultime settimane gli ucronazisti hanno perso molte posizioni ben fortificate nella periferia di Doneck, da dove bombardano da 9 anni le zone pacifiche di questa città. Mar’inka è stata liberata, i nazisti stanno per essere espulsi da Avdeevka, l’esercito russo respinge i militanti ucraini lungo tutta la linea della resistenza combattiva. Qui i nazionalisti non hanno tempo per i soliti bombardamenti: pensano a salvarsi la vita riempiendo le posizioni di combattimento con i cadaveri di reclute non addestrate. Ma nella regione di Char’kov, soprattutto più vicina al confine russo, la situazione è diversa. Più precisamente, per ora è diverso. Naturalmente lo correggeremo: come abbiamo già affermato, uno degli obiettivi dell’operazione militare speciale nel quadro della smilitarizzazione dell’Ucraina è quello di eliminare le minacce provenienti dai territori confinanti con le regioni russe, compresi quelli che sono entrati a far parte della Russia dopo l’inizio dell’operazione militare speciale. Quanto più creano per noi queste minacce, tanto più duro agiremo, penso che questo dovrebbe essere chiaro a tutti.

E a quelli di voi che ieri avevano chiesto il negoziato, oggi ha risposto Podoljak, consigliere del capo di gabinetto del presidente dell’Ucraina. Ecco la sua citazione: “Non ci saranno trattative. Nel senso classico del termine. Ci saranno richieste di ultimatum alla Federazione Russa ai massimi livelli e la Russia le accetterà”. Queste sono le associazioni che i leader del regime di Kiev hanno con la parola “negoziati”. Loro, come Hitler nel 1943-1944, sono fiduciosi nella loro invincibilità e che l’Occidente alla fine salverà loro la pelle.

Ieri in questa sala, un rappresentante della cricca di Kiev, seduto dietro un cartello dell’ex Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, ha cercato di farci la morale e di insegnarci la presenza o l’assenza di una coscienza. Il regime di Kiev si vanta di essere uno dei membri fondatori dell’ONU, tacendo timidamente che ciò è stato possibile solo grazie al compagno Stalin, che ha insistito su questo tenendo conto dell’enorme contributo alla Vittoria che Bielorussia e Ucraina hanno dato, e i sacrifici subiti durante la seconda guerra mondiale. Lo stesso compagno Stalin, che i nazionalisti ucraini e i nazisti odiano ferocemente, acquistò le terre per l’Ucraina occidentale per la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, che a quel tempo non ne facevano parte da secoli.

Tutto questo, ovviamente, è stato dimenticato e calpestato dall’attuale governo di Kiev. Ora c’è una storia diversa e altri eroi, condannati come criminali di guerra dal Tribunale di Norimberga, a cui tanto piace fare riferimento al rappresentante della banda di Kiev, collaboratori e ammiratori di Adolf Hitler. E il Führer tedesco, come sapete, ha detto che la coscienza è una chimera. E i metodi utilizzati dagli attuali strateghi di Kiev non sono diversi da quelli utilizzati da Bandera e altri membri dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, uccidendo in massa “moscoviti” (come loro chiamano tutti i russi), ebrei, polacchi e gli stessi ucraini. Solo che ora hanno in mano le armi occidentali a lungo raggio, che permettono loro di raggiungere il centro delle città. E non mirano a obiettivi militari, ma a civili.

Signor Presidente,

In conclusione, vorremmo ricordare una metafora molto precisa utilizzata durante la “Settimana ad alto livello” dal Presidente polacco Duda. In quell’occasione ha paragonato l’Ucraina a un uomo che sta annegando e che può trascinare a fondo tutti quelli a cui si aggrappa. Oggi vediamo come Zelenskij, Podoljak, Ermak e altra plebaglia neonazista cercano di trascinare con sé non solo il popolo ucraino, ma anche coloro che gli forniscono equipaggiamento militare e munizioni, presumibilmente per la difesa contro la Russia. Naturalmente non c’è speranza per gli Stati Uniti e la Gran Bretagna: per loro sostenere il regime di Kiev non è solo un’impresa geopolitica redditizia, ma anche commerciale. Ma per tutti gli altri, voglio credere, l’uso cinico dei proiettili cechi per sparare sui civili può ancora far riflettere.

Grazie per l’attenzione.

Replica finale:

Signor Presidente,

Vorrei fare alcuni commenti.

Molti di voi amano dire che non si può permettere alla Russia di ingannarvi e distrarvi. Questa è una tesi ben nota: quando l’argomento è scomodo per voi. Inoltre sentiamo costantemente dire che non è stata l’Ucraina a iniziare questa guerra. Se in Ucraina nel 2013 non ci fosse stato un colpo di Stato sostenuto e benedetto dagli Stati occidentali, se coloro che avevano preso il potere non avessero iniziato una guerra nel Donbass contro i propri cittadini nel 2014, se gli accordi di Minsk, approvati con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, fosse stato attuato, allora non sarebbe successo nulla di ciò che è accaduto nel 2022.

Il rappresentante di Malta ha affermato oggi che l’Ucraina ha il diritto di proteggere i propri cittadini. Voglio porre una domanda: ha anche lei il diritto di uccidere deliberatamente e selettivamente i civili? Il rappresentante permanente della Francia afferma che l’Ucraina si tutela ai sensi dell’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite. E l’Ucraina lo fa anche nel bombardare infrastrutture civili – non militari – sulla base dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite?

La Russia non prende di mira i pacifici cittadini ucraini, non importa quanto ne parliate. Naturalmente, non tutti, ma alcuni di voi. Tutti sanno chi. Stiamo prendendo di mira solo le infrastrutture militari dell’Ucraina. Inoltre, non dirigiamo intenzionalmente e deliberatamente le armi contro i civili.

Guardate i messaggi dei propagandisti ucronazisti sui social network. Quanta rabbia e quanta gioia esprimono quando commentano la morte dei civili a Belgorod! Non troverete nulla di simile nei social network russi riguardo ai cittadini ucraini. Non avete idea di quanto sia disgustoso per le persone in Russia e per quelle persone in Ucraina che non sostengono il regime di Kiev ascoltare i vostri discorsi cinici e ingannevoli. Vergognatevi, signori.

Grazie.

Quest’anno, in Ucraina, è stato imposto di celebrare il Natale alla occidentale, e cioè il 25 dicembre anziché il 7 gennaio, vietando di fatto ai cristiani ortodossi ucraini di celebrare il Natale secondo il loro calendario.

Il discorso festivo di Zelenskij è stato registrato dal santuario della Chiesa ortodossa, la Pečërskaja Lavra (il Monastero delle Grotte di Kiev), che il governo ucraino ha sequestrato espellendo i monaci e calpestando i sentimenti religiosi dei credenti.

Zelenskij ha spiegato che gli ortodossi sono stati privati della loro festa il 7 gennaio a causa “dell’unità con il mondo civilizzato”. Ha detto: “Celebriamo tutti il Natale insieme, in una data unica, come una grande famiglia, come una nazione, come un Paese. E oggi la nostra preghiera comune è più forte che mai… senza una differenza di due settimane”.

C’è già stato un periodo nella storia dell’Ucraina in cui ai residenti veniva ordinato di festeggiare il Natale il 25 dicembre. Durante l’occupazione nazista.

Nel dicembre 1941, le autorità di occupazione informarono gli abitanti dell’Ucraina: “La celebrazione delle vacanze di Natale quest’anno si terrà contemporaneamente alle forze armate tedesche, vale a dire il 24, 25 e 26 dicembre” (pubblicato su “La voce di Poltava”, il 21 dicembre 1941). Tutte le istituzioni ucraine furono obbligate dai nazisti a dichiarare una giornata lavorativa breve il 24 dicembre e un giorno libero il 25 (Dnepropetrovskaja Gazeta, 24 dicembre 1941).

Non trovate qualche similitudine? “Dopo l’eroico ingresso dell’esercito tedesco nel territorio dell’Ucraina e l’annessione dell’Ucraina alla famiglia delle nazioni europee, è giunto il momento di unificare la cronologia del calendario di tutti i popoli civili e di passare a una nuova cronologia in tutte le sfere della nostra vita per regolare sia le nostre attività che le vacanze” (“Vozroždenie”, Rinascita, 24 dicembre 1941).

A parte questa cosa emblematica, la settimana scorsa ho parlato di Natale cattolico. A parte i soliti provocatori seriali, che non esito a definire spostati mentali, del tipo che con quel mio “per chi ci crede” volevo offendere i sentimenti religiosi perché sono ateo, non battezzato e comunista, mi è però stato fatto notare che il 25 dicembre non è solo cattolico. Ed è vero. Se però avessi detto “Natale gregoriano”, diciamocelo, pochi mi avrebbero capito.

In questo notiziario ne avevo parlato giusto un anno fa, penso che per voi sarà interessante rivedere il mio servizio di allora, per rimettere le cose a posto.

Pochi sanno le ragioni per cui il Natale ortodosso, anziché il 25 dicembre, si celebra il 7 gennaio. Io ne scrissi una decina di anni fa, pubblicandolo nella allora rivista di mio padre, Slavia.

Il tempo di rivoluzione della Terra attorno al Sole e quello della Terra attorno a se stessa sono due grandezze incommensurabili, un po’ come il lato di un quadrato e la sua diagonale. Infatti, prendendo per numero razionale la rivoluzione della Terra attorno a se stessa, e cioè un giorno di ventiquattro ore, ci vogliono 365,2421897 giorni per fare il giro intorno al Sole. Non mi soffermo su alcune differenziazioni tra l’anno siderale, quello tropicale, eclittico, anomalo, gaussiano, besseliano e chissà quanti altri: ciò esula dal presente contesto.

Il calendario giuliano (da Giulio Cesare, pur essendo stato inventato dall’astronomo greco Sosigene di Alessandria), che viene tuttora seguito dalla chiesa ortodossa russa, prevede l’aggiunta del 29 febbraio ogni quattro anni (l’anno bisestile). A Roma fu in uso dal 46 a.C. al 1582.

E’ intuitivo il fatto che, ogni quattro anni, ci scostiamo di 0,0312412 giorni. Dunque, da un rapido e semplice calcolo, dopo 128 anni ci siamo scostati di circa un giorno dalla realtà. In 1628 anni, fanno 12,7151684 giorni.

In un mondo dove i marinai si basavano sulle stelle e i contadini sulle stagioni per la semina e il raccolto, la questione non era per nulla un mero esercizio mentale per matematici forbiti. Per cercare di ovviare al problema, l’astronomo crotonese Luigi Lilio propose al Papa Gregorio XIII quello che passerà alla storia come calendario gregoriano, che è quello che tuttora usiamo. La differenza col calendario giuliano consiste solo nel fatto che non tutti gli anni divisibili per quattro sono bisestili: per la precisione, non lo sono gli anni di fine secolo se il numero di secoli non è divisibile per quattro.

In altre parole, l’anno gregoriano dura 365,2425 giorni, per scostarsi di un giorno, anziché 128 anni, ce ne vogliono ben 3.300.

Ci stiamo avvicinando al nocciolo, coraggio. Dunque, il calendario gregoriano ha permesso di rallentare notevolmente lo scostamento. Non ha risolto, però, il problema di come recuperare le giornate perse in sedici secoli. Fu così che, con bolla papale, il giorno successivo al 4 ottobre 1582 fu il 15 ottobre. L’anno successivo, il Concilio di Costantinopoli respinse la proposta di Gregorio XIII. Fu così che tra i due calendari – e quindi tra le chiese cristiane d’oriente e d’occidente – si stabilì una differenza di dieci giorni. Nel 1700 la differenza diventò di undici, nel 1800 di dodici e nel 1900 di tredici giorni. Nel 1600 e nel 2000 non è successo nulla, proprio perché 16 e 20 sono divisibili per 4. Dal 2100 la differenza salirà a quattordici giorni.

Da qui, la Rivoluzione d’Ottobre ha avuto luogo la notte fra il 7 e l’8 novembre, Natale è la notte fra il 6 e il 7 gennaio, l’Epifania è il 19 gennaio, e il cosiddetto “Vecchio anno nuovo” la notte fra il 13 e il 14 gennaio.

La Prussia è passata al calendario gregoriano nel 1610; i protestanti tedeschi nel 1700; l’Inghilterra nel 1752; il Giappone nel 1873; la Cina nel 1911; la Grecia nel 1924.

Per decreto del Sovnarkom (il Consiglio dei Commissari del Popolo) del 26 gennaio 1918, il giorno successivo al 31 gennaio fu il 14 febbraio. E’ stato uno dei primi decreti della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, assieme a quelli sul voto alle donne (governo provvisorio, 15 aprile 1917) e sulla riforma dell’alfabeto (da 43 a 33 lettere, 23 dicembre 1917). Dal 1923 la maggior parte delle chiese ortodosse adottò il cosiddetto calendario neogiuliano, che coinciderà con quello gregoriano fino al 2800, ad eccezione delle chiese russa, di Gerusalemme, georgiana, serba e del monte Athos, che seguono tuttora il calendario giuliano.

Discorso di Capodanno del presidente russo Vladimir Putin.

Cari concittadini! Cari amici!

Stiamo salutando il 2023. Tra pochissimo, diventerà parte della storia, mentre noi dovremo andare avanti, costruire il futuro.

Nell’anno che ci sta abbandonando, abbiamo lavorato intensamente, e abbiamo fatto molto, siamo stati fieri di quanto abbiamo raggiunto insieme, eravamo felici dei successi, e siamo stati risoluti nel salvaguardare i nostri interessi nazionali, la nostra libertà e la nostra sicurezza. I nostri valori, che per noi erano e restano il nostro sostegno incrollabile.

La cosa più importante che ci univa e ci unisce è il destino della nostra Patria, la profonda comprensione del valore supremo di quella fase storica profonda che sta attraversando la Russia, della portata degli obiettivi che la società ha di fronte. Della colossale responsabilità per la Patria che percepisce ciascuno di noi.

Abbiamo piena coscienza estrema e netta quanto in questo periodo dipenda da noi stessi, dalla nostra disposizione al meglio, alla nostra aspirazione di sostenerci l’un con l’altro con la parola e nei fatti. Lavorare per il bene comune ha unito la società, siamo uniti nei nostri intenti, nel lavoro come nella lotta, nella quotidianità e nel festeggiare, manifestando le principali caratteristiche della Russia: la solidarietà, la misericordia, la fermezza.

Oggi voglio rivolgermi ai nostri militi, a tutti coloro che si trovano nei luoghi di combattimento, in prima linea nella lotta per la verità e la giustizia: voi siete i nostri eroi, con voi sono i nostri cuori. Siamo fieri di voi, ammiriamo il vostro coraggio. Sono convinto che proprio ora sentiate l’amore dei vostri congiunti, dei vostri cari, di coloro che vi amano, il sostegno possente e sincero di milioni di cittadini della Russia, il sostegno del popolo tutto.

Abbiamo dimostrato più volte che sappiamo affrontare le situazioni più complesse e non recediamo mai, perché non esiste forza al mondo che sia in grado di disunirci, di costringerci a dimenticare la memoria e la fede dei nostri padri, di fermare il nostro sviluppo.

Cari amici!

In qualunque epoca, festeggiare l’anno nuovo sono le speranze radiose, il desiderio sincero di fare felici le persone care. Il 2024 che verrà è stato dichiarato nel nostro Paese l’anno della famiglia. E la vera e grande famiglia è indubbiamente quella dove crescono i bambini, dove c’è attenzione, calore spirituale, la cura per i genitori, l’amore e il rispetto reciproco. Proprio da questa comunanza di tutte le generazioni, dall’amore per la casa natia nasce e si educa la fedeltà alla propria terra natale.

Nell’anno che sta arrivando voglio augurare a tutte le famiglie russe quanto di meglio, perché dalla storia di ogni famiglia si tesse e si compone la storia del nostro Paese, enorme, meraviglioso e amato. Il suo destino lo creiamo, lo compiamo proprio noi, tutti noi, popolo multietnico, multinazionale della Russia. Siamo un unico Paese, un’unica grande famiglia, e garantiremo il sicuro sviluppo del Paese, il benessere dei nostri cittadini, diventeremo ancora più forti.

Siamo insieme, e questo è il presupposto più affidabile per il Paese. Auguri, miei cari, per il nuovo anno 2024!

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Nel 1956 fu girato un film sovietico, Карнавальная ночь, “La notte di carnevale”, che però parla del Capodanno. Una canzone in esso contenuta è tuttora uno degli inni non ufficiali dell’inizio dell’anno, quando mancano appena cinque minuti.

Era talmente popolare che fu trasmessa anche da una delle radio più antisovietiche dell’epoca, la statunitense Radio Liberty. Per puro caso, in quel momento nella loro sala di registrazione era presente Louis Armstrong, che iniziò a suonare la tromba, improvvisando. Ecco perché stavolta ve la faccio ascoltare due volte di seguito: la prima in originale, e la seconda con la registrazione “pirata” di Armstrong…

Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.

Tutti i video (senza testo) si trovano in:

Rutube, Youtube e www.flipnews.org.

Ci trovate anche in Telegram (in italiano) e Телеграм (in russo).

Per donazioni (anonime) e sponsorizzazioni (pubbliche) in rubli:

4211 7045 8356 7049 (Banca Intesa Russia)
2202 2023 9503 8031 (Sberbank)

Per donazioni (anonime) e sponsorizzazioni (pubbliche) in euro:

Correspondent bank: INTESA SANPAOLO SPA, MILAN
Swift: BCITITMM
Beneficiary Bank: 100100004730 BANCA INTESA 101000 MOSCOW RUSSIAN FEDERATION
SWIFT: KMBBRUMM
Beneficiary’s account number: 40817978800004524011
Beneficiary’s name: Bernardini Mark

Nessun commento:

Posta un commento