Mark Bernardini

Mark Bernardini

lunedì 20 novembre 2023

052 Italiani di Russia

Cinquantaduesimo notiziario settimanale di lunedì 20 novembre 2023 degli italiani di Russia. Il 22 novembre questo notiziario compie un anno esatto. Auguri a tutti voi, auguri a tutti noi. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Russia e Bielorussia non pagheranno i contributi obbligatori all’Agenzia mondiale antidoping (WADA) nel 2023, ha affermato il direttore generale dell’organizzazione Olivier Niggli.

Il contributo annuale della Russia è di 1,267 milioni di dollari, quello della Bielorussia è di 46mila dollari. L’entità del contributo annuale della Russia è inferiore a quella del Canada (1,709 milioni), degli Stati Uniti (3,419 milioni), del Giappone (1,502 milioni) e simile ai contributi di Francia, Germania, Italia e Regno Unito. Tutti questi Paesi hanno effettuato i pagamenti obbligatori.

“Abbiamo ricevuto informazioni che né la Russia né la Bielorussia pagheranno il contributo quest’anno, poiché non riconoscono più il meccanismo di distribuzione dei contributi attraverso il Consiglio d’Europa, di cui non sono membri. Questo è un problema per la WADA, poiché questo contributo non può essere rimborsato con altri mezzi. Stiamo aspettando una dichiarazione finale da parte dell’UNESCO e discuteremo ulteriormente questa situazione”, ha detto Niggli in una riunione del consiglio dei fondatori della WADA.

A settembre, il Ministero dello Sport russo ha annunciato che il Paese è parte della convenzione internazionale contro il doping nello sport (convenzione UNESCO) e sostiene il principio della parità di finanziamento del bilancio annuale principale della WADA, mentre lavora su un nuovo formato di pagamento dopo la fine dell’adesione della Russia al Consiglio d’Europa.

Nel dicembre 2019, dopo una serie di scandali antidoping riguardanti lo sport russo, il Comitato esecutivo della WADA ha riconosciuto l’Agenzia antidoping russa (RUSADA) come non conforme al codice antidoping e ha imposto sanzioni di quattro anni agli sport russi. Il 17 dicembre 2020, il Tribunale Arbitrale dello Sport (CAS) ha ammorbidito le sanzioni della WADA e ne ha ridotto la durata a due anni. Gli atleti russi non avevano il diritto di competere sotto la bandiera nazionale nelle principali competizioni internazionali, compresi i Giochi Olimpici e i Campionati del mondo.

Il presidente della WADA Witold Banka ha dichiarato che RUSADA non verrà automaticamente ripristinata allo stato di conformità WADA dopo il 17 dicembre perché RUSADA non rispetta il codice dell’organizzazione, anche perché il Codice mondiale antidoping non è completamente integrato nelle leggi russe.

Il direttore generale dell’Agenzia mondiale antidoping (WADA), Olivier Niggli, ha affermato che la Russia non è idonea a ospitare i Giochi mondiali dell’amicizia a causa della mancanza di status di conformità da parte dell’Agenzia antidoping russa (RUSADA).

In precedenza, Inside the Games ha citato il Direttore delle relazioni con i Comitati Olimpici Nazionali (NOC) del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), James McLeod, che ha affermato che il CIO sta chiedendo ai NOC di vari paesi di “prestare cautela riguardo ai Giochi mondiali dell’amicizia”, che dovrebbero tenersi nel 2024 in Russia. McLeod ha affermato che qualsiasi partecipazione della NOC ai Giochi dell’Amicizia sarebbe contraria alle raccomandazioni del CIO e “preserverebbe l’indipendenza e l’autonomia di questo sport”. Successivamente, il comitato organizzatore dei Giochi dell’Amicizia ha affermato che lo scopo del torneo non è mai stato il confronto con il CIO, né la creazione di competizioni in opposizione al movimento olimpico. Il ministro dello Sport russo Oleg Matycin ha affermato che la Russia non ha mai posizionato i Giochi dell’Amicizia come un’alternativa ad altre competizioni internazionali. Il presidente del Comitato Olimpico Russo (ROC) Stanislav Pozdnjakov ha osservato che gli obiettivi del torneo rientrano in tutti i principi olimpici e corrispondono agli ideali olimpici.

“Sappiamo dell’intenzione della Russia di organizzare i Giochi dell’Amicizia. Comprendiamo che non saranno organizzati nell’ambito dello sport mondiale. Basta guardare il fatto che l’organizzazione è portata avanti dal presidente della federazione, che è privato del riconoscimento del CIO. Non conosciamo molti dettagli, ma crediamo che sia necessario attirare l’attenzione su questo evento dal punto di vista antidoping. Sarà organizzato da un Paese il cui sistema antidoping non rispetta le norme del codice. Non potremo monitorare questa competizione, non coinvolgerà l’AIU (Organismo Indipendente per il Controllo degli Eventi Avversi nell’Atletica Leggera), pertanto, agli atleti non sarà fornito un sistema equo. Inoltre, ai sensi del codice, un Paese la cui agenzia antidoping è stata privata dello status di conformità non ha il diritto di organizzare competizioni importanti”, ha detto Niggli.

E qui, consentitemi una domanda ingenua. “Un Paese la cui agenzia antidoping è stata privata dello status di conformità non ha il diritto di organizzare competizioni importanti”. In altre parole, una certa organizzazione di cui un determinato Paese non fa parte, proibisce a questo Paese di organizzare eventi sportivi di cui si occupa l’organizzazione in questione? Ma chi siete, il Marchese del Grillo?

Il burlone russo Vovan (Vladimir Kuznecov), cioè il pranker, ha detto che lui e Lexus (Aleksej Stoljarov) faranno uno scherzo a uno dei politici tedeschi, e ha anche notato che lui e il suo collega sono pronti a leggere istruzioni ai funzionari stranieri su come non abboccare alla loro esca.

In precedenza, il giornale Bild aveva riferito che il servizio di controspionaggio tedesco aveva avvertito i politici di possibili chiamate da parte dei burloni russi Vovan e Lexus, che in precedenza avevano ripetutamente fatto scherzi ai politici europei. E’ stato notato che il dipartimento ha inviato istruzioni speciali a tutte le regioni del Paese con raccomandazioni per combattere la “campagna di disinformazione russa”. In particolare, il servizio consiglia di verificare con maggiore attenzione l’identità del chiamante, di prestare attenzione ai cambiamenti di indirizzo email e di terminare la conversazione non appena sorgono dubbi sull’identità dell’interlocutore.

“Penso che faremo uno scherzo ai tedeschi, penso presto, con uno dei politici tedeschi, probabilmente a dicembre. E così verificheremo il loro servizio di sicurezza”, ha detto Kuznecov.

Ha notato che le istruzioni per prevenire gli scherzi non sempre aiutano. “Quindi penso che non ci sia niente di sbagliato, e noi stessi possiamo dare loro istruzioni in merito. Sarebbe più facile per loro invitarci almeno tramite collegamento video: leggeremmo loro le istruzioni su cosa fare. Ma per qualche motivo hanno anche paura di invitarci, perché probabilmente pensano che verranno derisi e sfottuti ovunque. In questi Paesi, a quanto pare, i loro servizi speciali funzionano così, servizi speciali così tristanzuoli che per loro proteggersi anche da due singoli privati è un problema”, ha detto il burlone.

Egli ha chiarito che in precedenza anche i servizi segreti britannici avevano informato i politici europei di una minaccia simile. “In effetti, questa storia non è nuova, perché quando abbiamo fatto uno scherzo con il Primo Ministro italiano, solo un paio di settimane fa, è emerso un dettaglio molto interessante, che i servizi segreti britannici avevano già informato i loro colleghi europei, vari ministri e affini, che ci sia una minaccia da parte di due noti burloni russi”, ha detto Kuznecov.

Ha aggiunto che sembra che lui e Lexus stiano minacciando l’ordine costituzionale della Germania. “Si scopre che siamo già una minaccia per la sicurezza nazionale sia della Gran Bretagna che della Germania. Inoltre, i media tedeschi, il quotidiano Bild, scrivono che non è solo il servizio segreto tedesco a mettere in guardia, ma un servizio speciale per la protezione dell’ordine costituzionale. Cioè, l’impressione è che stiamo già minacciando il sistema costituzionale della Germania, praticamente l’esistenza di questo Paese, due persone stanno minacciando l’esistenza della Germania. Questo è molto divertente, se ci considerano una minaccia così terribile, allora temo per le loro forze armate e per il sistema di sicurezza in generale”.

Ci sono delle interessanti statistiche sugli “aiuti” occidentali dall’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina. Fonte: Visual Capitalist.

“A partire da luglio 2023, le istituzioni dell’Unione europea sono state il principale donatore, convogliando circa 90 miliardi di dollari attraverso vari meccanismi come prestiti o sovvenzioni, nonché aiuti militari attraverso il Fondo europeo per la pace”. Gli USA detengono la quota maggiore di fondi per il sostegno militare, l’UE si è concentrata sull’assistenza finanziaria”.

Eppure è stata l’UE a dare più soldi, non gli Stati Uniti. Vero è che ci sono più persone in termini di popolazione, nell’UE e tre dozzine di Paesi.

Ma gli europei hanno sponsorizzato soprattutto l’esistenza dell’Ucraina.

Gli Stati Uniti hanno sviluppato costantemente il loro complesso militare-industriale, l’UE ha speso (in miliardi di dollari) 5,9 per le esigenze militari dell’Ucraina, 2,2 per le esigenze umanitarie e 81,4 per le esigenze finanziarie. Totale: 89,5 miliardi.

USA: spese militari 44,4, umanitarie 3,7, finanziarie 25,1. Totale: 73,2 miliardi.

In totale, tutti i Paesi che Washington è riuscita a riunire per combattere la Russia, con la scusa dell’Ucraina, hanno raccolto 232,9 miliardi di dollari.

Immaginate se questi soldi, senza guerra, venissero utilizzati per lo sviluppo dell’Ucraina: la vita non sarebbe peggiore che in Svizzera.

Ma l’Occidente ha più bisogno della guerra.

Il 21 novembre cade il decennale dall’inizio delle proteste antigovernative nel centro di Kiev, il cosiddetto “Euromaidan” (novembre 2013 – febbraio 2014).

Basta rivedere le prime pagine dei giornali italiani del 2014 per convincersi che la drammatica crisi ucraina e la guerra in Ucraina non sono iniziate nel 2022, ma nel febbraio 2014, dopo il sanguinoso colpo di Stato incostituzionale, organizzato dalle forze dell’estrema destra, nazionaliste e filo-naziste, con il sostegno diretto della leadership di Stati Uniti, Regno Unito, NATO e UE.

Manifestazioni su larga scala si svolsero a Dnepropetrovsk, Doneck, Lugansk, Char’kov, Odessa e in altre città: i manifestanti non volevano riconoscere i nuovi rappresentanti del potere e delle loro politiche liberticide.

In risposta, Kiev accusò di “tradimento” e “terrorismo” tutti gli abitanti del sud-est ucraino. Il 13 aprile 2014, il Consiglio per la Sicurezza e la Difesa Nazionale dell’Ucraina decise di lanciare nel Donbass la cosiddetta “Operazione antiterrorismo” e Aleksandr Turčinov, Capo dello Stato ad interim, diede l’ordine di utilizzare all’uopo le Forze Armate.

Successivamente, nel dicembre 2022, l’ex cancelliera tedesca Angela Merkel e l’ex Presidente francese François Hollande hanno ammesso che gli Аccordi di Minsk erano necessari non per fermare i combattimenti, ma solo per dare a Kiev il tempo di rafforzare il proprio Esercito. L’avvento al potere del presidente Zelenskij in Ucraina nel 2019 non ha migliorato la situazione.

In sostanza, dall’aprile 2014, le Forze Armate ucraine stanno conducendo una guerra nel Donbass.

Alla fine del 2021, la Russia ha preparato e inviato proposte ai suoi partner occidentali affinché fornissero garanzie legali di sicurezza, tra cui la non espansione della NATO a Еst e il ritorno delle proprie infrastrutture militari alla configurazione del 1997, quando era stato firmato l’Atto fondatore del consiglio Russia-NATO. Queste proposte sono state ignorate.

Grave preoccupazione è stata causata quando, nel febbraio 2022, alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, Zelenskij ha pubblicamente dichiarato che Kiev ambiva a possedere armi nucleari. Questo avrebbe rappresentato un rischio reale per la sicurezza della Russia e per quella internazionale in generale.

Di conseguenza, alla Russia non è stata lasciata altra scelta che quella di riconoscere, il 21 febbraio 2022, l’indipendenza della Repubblica Popolare di Doneck (RPD) e della Repubblica Popolare di Lugansk (RPL) e di lanciare, il 24 febbraio 2022, un’operazione militare speciale per proteggere il Donbass, per smilitarizzare e denazificare l’Ucraina, nonché per eliminare le minacce alla propria sicurezza provenienti dal territorio dell’Ucraina.

Dal 24 febbraio 2022, la Russia ha ripetutamente affermato che l’obiettivo principale dell’Operazione Militare Speciale è porre fine alla guerra iniziata in Ucraina nel 2014.

Molti in Italia mi chiedono che fine ha fatto Putin. Guardate che, se non ne parlano i media italiani, non vuol dire affatto che Putin sia scomparso. Basta consultare il sito del Cremlino per constatare che:

Il 9 novembre era ad Astana, la capitale del Kazachstan, dove ha avuto un lungo colloquio col presidente Tokaev.

Il 10 novembre, inaspettatamente, da Astana è volato a Rostov sul Don, quasi alla linea del fronte, per consultazioni col quartier generale dell’esercito russo nel distretto meridionale del Paese.

Il 13 novembre, incontro col capo dell’agenzia delle telecomunicazioni Rjumin.

Sempre il 13, colloquio telefonico col presidente senegalese Sal.

Il 14 novembre, incontro col ministro dell’edilizia Fajzullin.

Sempre il 14, colloquio telefonico col presidente egiziano Al Sisi.

Il 15 novembre, incontro con la commissione elettorale centrale.

Il 16 novembre, riunione del Consiglio di Sicurezza russo.

Il 17 novembre, intervento e conferenza stampa (domande risposte) al Forum delle Culture.

Magari sbaglio, ma se nei prossimi giorni vi diranno per l’ennesima volta che Putin è scomparso, che ha l’Alzheimer, il Parkinson, l’infarto, il cancro, e magari tutto questo contemporaneamente, che in realtà è morto da un pezzo, provate ad accendere il cervello e smettete di acquistare giornali e televisioni pagati da oltreoceano.

A margine della Conferenza dell’Asia-Pacifico a San Francisco, c’è stato l’atteso incontro Biden – Xi Jinping. Il presidente cinese è stato accolto da folle festanti di cinesi lungo le strade della città americana, con tanto di bandierine e inni. Ma come, i cinesi emigranti non erano tutti anticomunisti?

Fatto sta che mezzora dopo i colloqui, durati quattro ore, Biden evidentemente si è già dimenticato di averlo incontrato e lo ha di nuovo definito un dittatore (la faccia di Blinken non ha prezzo), azzerando ogni accordo raggiunto, in quanto capo di uno Stato comunista che, parole sue, “è perciò diverso da noi”. Avete capito bene? Diverso da noi, dunque un dittatore. Non commento.

Un’altra considerazione emblematica. Sono sicuro che in ambito APEC si sia discusso anche di Ucraina e Medio Oriente, ma nella dichiarazione finale non si fa menzione di nessuno dei due. Segno che non è stata raggiunta una concordia, una posizione univoca.

Sembra proprio che l’Occidente collettivo stia mollando Zelenskij. No, non l’Ucraina, ma Zelenskij. Ed ecco che compaiono candidati alle presidenziali sempre più improbabili, come il suo ex portavoce Arestovič, affidabile quanto un Totò Riina nella lotta antimafia, il comandante in capo delle forze armate ucraine Zalužnyj, arcinoto per la sua crudeltà nei confronti dei suoi stessi soldati, uno sconosciuto Tarasovskij ex capo dei servizi segreti per l’estero (il corrispettivo dell’italiano AISE), perciò immediatamente destituito da Zelenskij stesso, e si vocifera addirittura del sindaco di Kiev, il pugile suonato Kličko, e del redivivo Jacenjuk, dal suo esilio dorato negli Stati Uniti.

A quel punto che fa Zelenskij? Esatto: annulla le elezioni. In realtà, personalmente lo trovo anche logico, in tempi di guerra, ma siamo davvero sicuri che non abbia fatto di testa sua? Gli Stati Uniti erano e sono proprio i maggiori sponsor di queste elezioni, e quando qualcuno non obbedisce, abbiamo visto negli ultimi cento anni come risolvono le faccende con gli indisciplinati. Tanto poi sarà colpa di Putin lo stesso, no? E Kennedy lo ha ammazzato un emissario di Chruščëv, dormite tranquilli.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

C’è un bel valzer di oltre cento anni fa, dei tempi della guerra russo-giapponese del 1905. Si chiama “Sulle colline della Manciuria”. Voglio riportarvelo eseguito ai giorni nostri da un coro che è un po’ particolare: è il personale femminile del tribunale della Transbajkalia.

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