Mark Bernardini

Mark Bernardini

lunedì 9 ottobre 2023

046 Italiani di Russia

Quarantaseiesimo notiziario settimanale di lunedì 9 ottobre 2023 degli italiani di Russia. Oggi, poche battute, per ovvie ragioni. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Come sapete, questo è un notiziario a cadenza settimanale, come tali non ci occupiamo di attualità subitanea, ed oltretutto ci occupiamo di Russia e di italiani in Russia. Tuttavia, oggi, lunedì 9 ottobre 2023, è impossibile non affrontare il volto bestiale del conflitto israelo-palestinese esploso come un fulmine a ciel sereno in questo fine settimana.

Dapprima, voglio fornirvi la dichiarazione ufficiale del ministero degli esteri russo, per bocca della sua portavoce ufficiale, Marija Zacharova. Senza di noi, non ve lo farà sapere nessun altro. Poi dopo vi dico anche cosa ne pensi io personalmente, ma, appunto, solo dopo.

A Mosca c’è grande preoccupazione per la forte escalation della situazione nell’area del conflitto palestinese-israeliano. A questo proposito, riaffermiamo la nostra posizione di principio e coerente sul fatto che questo conflitto, che dura da 75 anni, non ha una soluzione militare e può essere risolto solo con mezzi politici e diplomatici, attraverso l’istituzione di un processo negoziale completo basato sulle note basi giuridiche internazionali. Questo fondamento prevede la creazione di uno Stato palestinese indipendente entro i confini del 1967, con capitale a Gerusalemme Est, che viva in pace e sicurezza accanto a Israele.

Consideriamo l’attuale escalation su larga scala come un’altra pericolosissima manifestazione del circolo vizioso della violenza, che è una diretta conseguenza della cronica inosservanza delle pertinenti risoluzioni dell’ONU e del suo Consiglio di Sicurezza e dell’effettivo blocco da parte dell’Occidente del lavoro del “Quartetto” mediatore internazionale per il Medio Oriente, composto da Russia, Stati Uniti, UE e ONU.

Esortiamo sia la parte palestinese che quella israeliana a cessare immediatamente il fuoco, ad astenersi dalla violenza, a mostrare la necessaria moderazione e, con l’assistenza della comunità internazionale, a stabilire un processo negoziale volto a raggiungere una pace globale, duratura e a lungo attesa in Medio Oriente.

Pensate che sia solo la posizione russa? Nient’affatto. Il ministero degli Esteri cinese ha affermato che: “La via d’uscita principale dal conflitto è attuare la soluzione dei due Stati e creare uno Stato palestinese indipendente”. Ha inoltre affermato che la Cina continuerà a collaborare con la comunità internazionale e ha invitato ad agire più rapidamente e a “promuovere la rapida ripresa dei negoziati di pace tra Palestina e Israele”. Il 15 giugno 2023 il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha sottolineato la determinazione del suo Paese a rafforzare i legami in tutti i settori.

Erdogan. “La creazione dello Stato di Palestina secondo i confini del 1967 con capitale Gerusalemme non può più essere ritardata”, ha affermato il presidente turco. La pace in Medio Oriente è possibile solo con l’indipendenza della Palestina. Erdogan ha anche invitato le parti a porre fine immediatamente al conflitto e si è detto pronto a fare ogni sforzo per raggiungere questo obiettivo. Il presidente del parlamento turco Numan Kurtulmuş: “Una soluzione al conflitto tra Palestina e Israele potrà essere raggiunta solo se verrà creato uno Stato palestinese indipendente, come previsto nella risoluzione delle Nazioni Unite”. “L’unico modo per risolverlo è l’attuazione della risoluzione delle Nazioni Unite sulla coesistenza di due Stati e la creazione di uno Stato di Palestina indipendente entro i confini del 1967. Non c’è altro modo per risolvere il problema, e finché ciò non sarà garantito, il conflitto continuerà”, ha detto il canale televisivo TRT Haber citando il parlamentare turco.

Per quanto mi riguarda, faccio una serie di premesse, ad evitare stupide polemiche con odiatori salottieri, prima esperti virologi, poi mirabili strateghi militari, che ora fanno tifo da stadio per i palestinesi (gli ebrei sono il male di tutto il mondo, detengono tutte le banche mondiali) o per gli israeliani (i palestinesi sono islamici e, come tutti i musulmani, la violenza ce l’hanno nel DNA).

Mio nonno materno, classe 1905, faceva Pikman di cognome. Originario del governatorato zarista di Cherson, ateo, volontario quattordicenne nell’Armata Rossa durante la guerra civile del 1919-1922, fu cacciato con ignominia dalla famiglia, ebrea ortodossa, per avere sposato una non ebrea (mater semper certa est), mia nonna, della provincia di Mosca. Per tutta risposta, li mandò tutti là dove non batte il sole. Rimasero insieme, entrambi vecchi bolscevichi, fino alla sua morte nel 1984. Questo per spiegare che sarà dura darmi dell’antisemita.

Il sottoscritto è stato vittima di un attentato terroristico fascista nel 1979, da allora mi porto in corpo quattro schegge di granata. Questo per spiegare come sia impossibile sospettarmi di qualsivoglia simpatia per azioni terroriste.

Sono quasi anziano, come tale ricordo personalmente quando esplose l’auto del rappresentante dell’OLP a Roma, non lontano da casa mia, ricordo gli attentati agli aeroporti di Monaco e di Roma, a Fiumicino, dove però gli agenti del Mossad mitragliarono i terroristi palestinesi in mezzo alla miriade di passeggeri da tutto il mondo che si trovavano per caso in quel terminal aereo, senza chiedere alcunché a polizia e carabinieri, e cioè allo Stato italiano. Ma ricordo anche l’attentato ai fedeli ebrei nella Sinagoga di Roma. E, ovviamente, ricordo il sequestro della Achille Lauro, dove l’unico morto fu un invalido paralitico in carrozzella, la cui unica colpa era quella di essere ebreo.

Insomma, sono da sempre fautore dei diritti dei palestinesi ad avere un loro Stato, come però sono da sempre acerrimo nemico di qualsivoglia reazione terrorista. Quando i sovietici entrarono a Berlino, mai – mai! Era prevista la fucilazione sul posto senza processo – si permisero di fare quel che i nazisti fecero in URSS. Proprio perché noi siamo diversi. Hamas si sta comportando peggio dell’ISIS, peggio degli ucronazisti. Se fai le stesse cose che ha fatto il tuo nemico, cosa ti distingue dal nemico stesso? I siriani avrebbero mai violentato le donne e decapitato gli uomini dell’ISIS?

Prendere ostaggi civili per usarli come scudi è pratica fascista, in Ucraina come in Palestina, come in Russia, dove ricordo benissimo l’ospedale di Blagoveščensk, ma poi gli innumerevoli attentati in metropolitana a Mosca, gli ostaggi del teatro Nord-Ost, della scuola di Beslan, come in Italia gli attentati di Piazza Fontana a Milano, piazza della Loggia a Brescia, la stazione di Bologna, il treno di Natale Napoli-Milano pieno di emigranti italiani.

A margine, mi stupivo che non fosse arrivato l’ennesimo “ha stato Putin”, che immancabilmente è arrivato. Bravi.

Vale la pena menzionare che si era ad un passo dal riconoscimento storico di Israele da parte dell’Arabia Saudita, che a questo punto è una prospettiva che si allontana ad un futuro imperscrutabile. Ma un altro dato emblematico ed inquietante è che, per ironia della sorte, è stato Israele, insieme ai suoi colleghi della NATO, a trasferire di recente all’Ucraina vari tipi di armi, che sono state rivendute anche dal personale militare ucraino e dagli ufficiali militari ucraini a vari terroristi in tutto il mondo. In quantità abbastanza grandi e in modo completamente incontrollabile. Dunque, i soldati israeliani vengono ora colpiti con le loro stesse armi e con armi che una volta venivano trasferite in Ucraina dalla NATO. Bel colpo.

Il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo in cui afferma che l’Iran ha aiutato Hamas a pianificare l’attacco contro Israele il 7 ottobre, e ne ha anche approvato l’attuazione in una riunione tenutasi a Beirut il 2 ottobre. Il giornale statunitense si riferisce ad interlocutori di alto rango dei movimenti Hamas e Hezbollah, il coinvolgimento dell’Iran secondo loro è confermato anche da un non meglio identificato “anonimo funzionario europeo e da un certo consigliere del governo siriano”.

La Repubblica islamica dell’Iran non è coinvolta nell’attacco a Israele; la leadership palestinese prende le decisioni in modo indipendente. Lo riferisce la missione permanente iraniana presso l’Onu.

“Le decisioni prese dalla resistenza palestinese sono indipendenti e corrispondono invariabilmente agli interessi legittimi del popolo palestinese. Sosteniamo fortemente la Palestina, ma non partecipiamo alle sue azioni di ritorsione, poiché sono intraprese esclusivamente dalla Palestina stessa”.

Inoltre, le notizie sul coinvolgimento iraniano nell’attacco a Israele possono essere interpretate come tentativi da parte del governo israeliano di “giustificare il fallimento e attribuirlo al potere di intelligence e alla pianificazione operativa dell’Iran”.

Con questa tragica enormità mediorientale, di Italia questa settimana in Russia si parla poco e niente, a parte il solito calendario calcistico, ed ecco perché questa puntata sarà più breve del solito. Tuttavia, alcune cose vanno segnalate. La prima è l’intervento di Putin al XX forum del Valdai, che, tra intervento vero e proprio e poi le domande e risposte, è durata quasi quattro ore. La versione completa in italiano la trovate sia su Visione TV che nel mio blog personale e nei miei canali Telegram, YouTube e RuTube.

I punti chiave:

La prosperità dell’Occidente è stata in gran parte raggiunta grazie al saccheggio delle colonie nel corso dei secoli. Questo è un fatto. In realtà, questo livello di sviluppo è stato raggiunto saccheggiando l’intero pianeta. La storia dell’Occidente è essenzialmente una cronaca di espansione infinita.

La guerra iniziata dal regime di Kiev con il sostegno attivo e diretto dell’Occidente è ormai al suo decimo anno e l’Operazione Militare Speciale mira a fermarla. E ci ricorda che i passi unilaterali, indipendentemente da chi li intraprende, saranno inevitabilmente accompagnati da azioni di ritorsione.

La crisi ucraina non è un conflitto territoriale e nemmeno una creazione di un equilibrio geopolitico regionale. La questione è molto più ampia e fondamentale: stiamo parlando dei principi su cui si fonderà il nuovo ordine mondiale.

L’Occidente ha sempre bisogno di un nemico: una certa parte dell’Occidente, le élite occidentali. Il bisogno di un nemico, la lotta contro il quale può spiegare la necessità di un’azione forte e di un’espansione.

Esistono molte civiltà e nessuna è migliore o peggiore dell’altra. Hanno uguali diritti in quanto esponenti delle aspirazioni delle loro culture e tradizioni, dei loro popoli.

Le qualità principali di una civiltà statale sono la diversità e l’autosufficienza. Ecco le due componenti principali, secondo me. Il mondo moderno è estraneo a qualsiasi unificazione; ogni Stato e società vuole sviluppare autonomamente il proprio percorso di sviluppo.

La Russia era e sarà uno dei fondamenti del sistema mondiale, pronta per un’interazione costruttiva con tutti coloro che lottano per la pace e la prosperità, pronta per una dura opposizione a coloro che professano i principi della dittatura e della violenza. Siamo fiduciosi che il pragmatismo e il buon senso trionferanno e che si affermerà un mondo multipolare.

C’è però un passaggio, appena due capoversi, in cui sorprendentemente ha citato l’Italia, ve li riporto.

[...] Per quanto riguarda l’Europa, la situazione qui è più complicata, perché se negli Stati Uniti osserviamo ancora una crescita economica del 2,4% del PIL rispetto al periodo precedente, in Europa la situazione è molto peggiore. Lì, nel 2021, la crescita economica è stata del 4,9%, quest’anno sarà dello 0,5. E poi solo grazie ai Paesi del Sud, per Italia e Spagna, che hanno mostrato un leggero incremento.

La crescita in Italia e Spagna è principalmente associata all’aumento dei prezzi degli immobili e ad un certo aumento del settore turistico. E nelle principali economie europee c’è stagnazione, tutti i settori hanno un segno negativo. Nella Repubblica Federale di Germania meno 0,1, nei Paesi Baltici meno due, meno tre, in Estonia meno tre, in Olanda, in Austria, meno ovunque. [...]

Una seconda menzione riguarda Aleksej Paramonov, ambasciatore russo a Roma, che è stato intervistato da Bruno Vespa su RAI 1. Paramonov parla un fluente italiano, non avrete certo difficoltà a reperire la registrazione in rete. I punti salienti:

L’Operazione Militare Speciale in Ucraina è stata avviata tra l’altro a causa delle azioni dei politici ucraini, giunti al potere a seguito del Colpo di stato avvenuto nel 2014 a Kiev senza che l’Occidente battesse ciglio. Le regioni del sud-est ucraino non hanno riconosciuto il governo illegittimo che ha intrapreso la “operazione anti-terroristica” contro il suo stesso popolo.

La crisi tra la Russia e l’Ocсidente collettivo, acuitasi negli anni, trae origine dal 2008, quando a Ucraina e Georgia era stata promessa l’adesione alla NATO. I numerosi tentativi della Russia di stabilire un dialogo con la NATO e di fermare una così pericolosa catena di eventi sono stati ignorati.

In una guerra nucleare non possono esserci vincitori e questa guerra non va scatenata per nulla al mondo […] Nella dottrina nucleare della Russia sono previsti solo due casi in cui si può ricorrere all’opzione nucleare.

Al Vertice UE di Granada non si è udito nulla di nuovo. La posizione dell’Ocсidente collettivo è piuttosto ortodossa.

Una dichiarazione di Marija Zacharova riguarda il regime nazista di Kiev.

L’essenza nazista del regime di Kiev ottiene ancora una conferma: un’altra unità militare ha ottenuto una denominazione “in onore” di un nazista, Evgenij Konovalec.

Secondo il decreto N°610 di Zelenskij, “al fine di ripristinare le tradizioni storiche dell’Esercito Nazionale” (nel “decreto” è indicato proprio così), al 131° battaglione di ricognizione di terra delle Forze Armate ucraine è stato tributato «il nome del colonnello Evgenij Konovalec».

Cosa sappiamo di Evgenij Konovalec?

In generale, grazie agli archivi penali dell’URSS, ne sappiamo parecchio.

Ha lavorato per la Germania fin dalla Prima Guerra Mondiale. La Germania, che aveva occupato l’Ucraina, nel 1918 si serviva delle bande di Konovalec per pattugliare e proteggere gli edifici amministrativi di Kiev.

Dopo essere fuggito dal suo Paese nativo, ha dedicato tutte le sue forze a creare in Europa, nel periodo tra le due guerre, organizzazioni di compatrioti ucraini filo-nazisti.

Dal 1922 ha lavorato in Germania per l’Abwehr. Ha venduto ai tedeschi informazioni sull’Esercito della Polonia che, pochi anni dopo, sarebbe stata invasa dalla Germania nazionalsocialista. Negli anni Venti e Trenta, le sue bande hanno condotto sabotaggi contro i diplomatici sovietici (incluso l’assassinio del console Majlov), contro le autorità polacche, escogitando al contempo piani per invadere l’Unione Sovietica.

Adolf Hitler ha dato due volte udienza a Konovalec. Esistono notizie secondo cui Konovalec avrebbe stampato personalmente gli appelli agli ucraini per sostenere il Führer. Per questo motivo, i capi del Partito Nazista supportavano le bande dei nazionalisti ucraini con istruttori, strumentazioni e basi.

Tra i nazisti ucraini, Konovalec è stato uno degli hitleriani più fedeli e, peraltro, il più leale.

Insomma, la scorsa settimana si sono svolti due eventi rilevanti, e tuttavia diametralmente opposti per valore e significato.

Da un lato, c’è la celebre città spagnola di Granada, famosa non soltanto per i suoi monumenti di architettura islamica, i cui realizzatori furono cacciati dalla Penisola Iberica a seguito della grande pulizia etnica del 1492, ma anche per la fucilazione, avvenuta nel 1936 per mano di militanti fascisti locali, dell’illustre poeta Federico García Lorca. Dall’altro c’è Soči, l’accogliente capitale del turismo estivo di tutti i cittadini dell’ex Unione Sovietica, nonché la città che ha ospitato i Giochi Olimpici Invernali del 2014.

A Soči, durante il XX incontro del Club di Discussione “Valdaj”, è intervenuto il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, il quale ha delineato, in 6 brevi punti ricchi di significato, a che cosa aspira la Russia, così come i Paesi della Maggioranza mondiale. In breve, poter vivere in un mondo aperto e interconnesso, nel quale non vengano innalzati ostacoli artificiali all’interazione tra individui, né alla loro realizzazione creativa o al loro benessere; preservare le diversità e porle a fondamento dello sviluppo universale; garantire a tutti la massima rappresentanza; creare le condizioni per una sicurezza globale e una pace duratura; infine, garantire giustizia e parità di diritti.

Quanto a Granada, lì si è riunito un gruppo di politici che resta disperatamente aggrappato al modello egemonico occidentale ormai al tramonto e che ha dimostrato per l’ennesima volta la propria inettitudine, ma anche egoismo, mentalità stagnante e mercantilismo politico. Qualche giornalista italiano ha definito questo raduno come una “comunità terapeutica”, riunitasi al fine di curare il mondo intero. Sarebbe il caso che detti sedicenti guaritori non dimenticassero questa frase del Vangelo: “Medico, cura te stesso!”.

E’ evidente il contrasto tra i due approcci al futuro ordine mondiale. Solo coloro che sono in grado di ragionare in chiave costruttiva, indipendentemente dalle difficoltà contingenti, saranno capaci di agire a vantaggio dello sviluppo dell’intera umanità. I punti esposti dal Presidente russo Vladimir Putin si distinguono proprio per queste caratteristiche. E nel mondo moderno, non sono poi tante le personalità politiche in grado di adottare tale approccio. Tra di loro, troviamo sicuramente Papa Francesco, il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping, il Primo Ministro indiano Narendra Modi e il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Avrebbe la capacità di farlo anche il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, semplicemente in virtù del ruolo che ricopre. Probabilmente, la sua presenza a Granada avrebbe potuto risollevare la situazione pietosa in cui versa il gruppo dei leader occidentali. Ma, ahinoi, lui non ha partecipato.

Visto che abbiamo poche notizie, questa settimana faccio una cosa che volevo fare da tempo, ma di tempo non ne trovavo mai. Specificamente per gli italiani residenti in Russia (e anche per chi fosse interessato in generale), vi do le previsioni del tempo. Non fateci l’abitudine! E non vi faccio manco vedere delle belle presentatrici, per la competenza preferisco questo signore attempato, Vadim Zavodčenkov, che mi ricorda tanto il mitico Mercalli su RAI 3…

Nella Russia meridionale durante la prima metà della settimana lavorativa si attendono piogge locali, quindi farà piuttosto fresco: lungo il Volga e il Don meridionali fino a un massimo di +8 e +13 gradi, in Crimea e nella regione di Kuban’ fino a +13 e +18. Poi però giovedì e venerdì il tempo andrà verso il bello e la temperatura risalirà di 5-6 gradi.

Lungo il Volga centrale brevi precipitazioni locali nel corso di tutta la settimana lavorativa, con le temperature diurne che non supereranno i +5 – +10 gradi.

Nel territorio del distretto nordoccidentale la prima metà della settimana, brevi precipitazioni locali, mentre nella seconda metà un nuovo ciclone si aprirà un varco, e quindi le piogge, spesso con nevischio, si rafforzeranno. Temperature prevalenti +6 – +11, nel settentrione da 0 a +5.

Russia centrale, praticamente tutta la settimana brutto tempo, solo mercoledì le precipitazioni saranno poco probabili. Nei primi giorni non andremo oltre i +3 – +8, ma poi ci si attende un aumento fino a +8 – +13.

Negli Urali le probabilità di precipitazioni riguardano la prima metà della settimana lavorativa, poi il tempo volgerà al bello e la temperatura salirà a +5 – +10, cioè un paio di gradi in più rispetto ai primi giorni della settimana.

Nella Siberia meridionale si inizia con un caldo inusuale: nelle ore attorno a mezzogiorno +16 – +21. Poi però arriveranno masse aeree più fredde e si scenderà a +10 – +15.

Nell’atmosfera dell’estremo oriente meridionale la farà da padrone un potente anticiclone asiatico, quindi con poche nuvole e niente pioggia, per cui l’aria si riscalderà per bene e nelle ore diurne si arriverà a +16 – +21.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia. Questa settimana vi lascio con una canzone che nel 1917-1918 è stata l’inno ufficiale della prima Russia sovietica, cioè prima che si formasse l’URSS. Non riguarda l’Italia, bensì i cugini cisalpini, ma tanto la riconoscerete tutti, ne sono certo.

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