Quattordicesimo notiziario di lunedì 27 febbraio 2023 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Attualità
L’ambasciatore russo in Italia vede segni di discriminazione nei confronti dei cittadini russi. Tra questi, in un’intervista pubblicata mercoledì all’ANSA, Sergej Razov ha citato l’aumento del costo dei visti, il rifiuto nella vendita di beni di consumo, i servizi bancari, la chiusura forzata dei conti e altre restrizioni basate sulla presenza di un passaporto russo o sull’indicazione della Russia come luogo di nascita in documenti.
“In larga misura, su iniziativa del precedente governo italiano, la Russia è stata privata in modo predatorio dell’accesso a 300 miliardi di dollari delle sue riserve valutarie, denaro dei contribuenti russi”, ha sottolineato il diplomatico.
Razov ha menzionato gli arresti in corso di “immobili, proprietà e altri beni di imprenditori russi”, la privazione dei riconoscimenti statali italiani di “rappresentanti di spicco della società civile russa” e la cessazione dei voli diretti tra i Paesi su iniziativa dell’Italia, “per cui il turismo russo in Italia è stato ridotto al minimo”.
Inoltre, l’ambasciatore ha ricordato la cancellazione delle esibizioni “esclusivamente sulla base di opinioni politiche” di una serie di personalità della cultura, tra cui il famoso direttore d’orchestra Valerij Gergiev, la pianista di origine ucraina Valentina Lisica, il ballerino di Cherson Sergej Polunin e il pianista russo Denis Macuev.
“Forse ora l’ambasciata ucraina, che non ama Puškin, Musorgskij, Macuev e altri, determinerà quali opere e quali interpreti siano accettabili per il pubblico italiano?”, si domanda Razov.
“Per quanto riguarda la cessazione delle importazioni di energia dalla Russia, francamente, non capisco il significato dei rapporti trionfanti a volte ascoltati su questo argomento”, ha detto il diplomatico.
Ha riconosciuto che “l’Italia nel prossimo futuro, probabilmente, potrà abbandonare completamente l’approvvigionamento di risorse energetiche dalla Russia”. “Faccio una domanda: perché e a quale costo? Il gas naturale liquefatto, anche proveniente dagli Stati Uniti, costa 4-5 volte di più del gasdotto russo. Sono necessari costi considerevoli per la costruzione di impianti di rigassificazione, i problemi ambientali sono complessi”, ha detto Razov, rilevando il multiplo aumento delle “tariffe del gas per le imprese industriali e le famiglie, cosa che influisce negativamente sulla competitività dei prodotti italiani”.
C’è un’espressione in Russia: gelare le orecchie per fare un dispetto alla propria madre. E tutti ricordate l’espressione corrispettiva italiana, un po’ più boccaccesca. Il sacrificio è vano e insensato, soprattutto perché agli italiani in Russia non hanno mai voluto altro che bene.
L’anno scorso, Roma ha fissato l’obiettivo di eliminare completamente la dipendenza energetica dalla Federazione Russa entro la metà del 2024, sostituendo tutte le forniture di gas russo, che rappresentavano il 40% della domanda totale di carburante blu. Il nuovo governo insediatosi a fine ottobre 2022 ha confermato questo obiettivo. L’Italia continua ancora a ricevere gas russo, ma in volumi molto inferiori. Allo stesso tempo, secondo gli esperti, cresce il volume degli acquisti di GNL.
L’Italia, che fornisce armi all’Ucraina, viene coinvolta in uno scontro militare e diventa parte del conflitto. Razov ha notato con rammarico che i “legami fino a ieri privilegiati” tra Italia e Russia “sono un ricordo del passato”. “Molte dichiarazioni e azioni delle autorità, il background propagandistico contro la Russia formato dai principali media si è effettivamente sviluppato da ostile ad apertamente ostile”, ha detto il diplomatico. Il Paese, contrariamente all’opinione di una parte significativa dei suoi cittadini, è coinvolto in uno scontro militare, diventando parte del conflitto.
Secondo lui, la repubblica, che “differiva favorevolmente da molti altri Paesi occidentali nei suoi approcci ponderati ed equilibrati, concentrandosi sul dialogo”, “si è integrata incondizionatamente in un fronte unito degli ostili nei confronti della Russia, che si è posta il compito di infliggere una sconfitta strategica a quest’ultima”.
“Non so chi perde di più da un tale sviluppo degli eventi, la Russia o l’Italia. In ogni caso, sono sicuro che mantenere un dialogo reciprocamente rispettoso e una cooperazione costruttiva sarebbe nel vero interesse dei popoli russo e italiano”, ha concluso Razov.
Veniamo al caso Berlusconi. Come molti sanno, quest’ultimo ha criticato Zelenskij per quanto perpetrato nel Donbass, ne avevamo parlato proprio qui giusto la settimana scorsa, dunque non ci ripetiamo. La notizia è però quanto ha dichiarato Zelenskij, probabilmente non immaginando le conseguenze quando, con parole stupide (per usare un eufemismo), ha provocato una grave spaccatura nella coalizione di governo in Italia. L’ex comico, a quanto pare, ha ritenuto di aver fatto una gran bella battuta quando, in una conferenza stampa congiunta con Giorgia Meloni, ha pronunciato un insulto nei confronti dell’ex premier Silvio Berlusconi.
Zelenskij ha detto: “Penso che la casa di Berlusconi non sia mai stata bombardata con razzi, i carri armati non gli sono mai arrivati, nessuno ha ucciso i suoi parenti. Berlusconi non ha mai dovuto fare la valigia alle tre del mattino per scappare”. Il comico dismesso non aveva idea di due cose: primo, che il capo di Forza Italia ha vissuto i bombardamenti a tappeto, la fame, le privazioni e il destino dei rifugiati da bambino, e sì che sarebbe bastato consultare persino quel sito di fake news che è Wikipedia; secondo, che Forza Italia fa parte della coalizione di governo, e quindi dipende dalla posizione del suo leader se la Meloni rimarrà o meno presidente del Consiglio.
Magari Zelenskij si è già dimenticato delle sue battute piatte su Berlusconi, ma in Italia lo scandalo sta solo iniziando a divampare. La stampa italiana è furiosa. Il giorno dopo la scandalosa dichiarazione del leader di Kiev, il Fatto Quotidiano è uscito con un titolo in prima pagina: “Zelenskij umilia la Meloni insultando Berlusconi”. Il giornale è giunto alla conclusione che il presidente dell’Ucraina ha rovinato la visita del primo ministro italiano a Kiev.
E quello che dicono e scrivono i giornalisti sui loro social o nelle dirette, che non sono censurate, non si può citare in quanto a turpiloquio. Il fondatore ed editore di Libero, Vittorio Feltri, ha parlato di Zelenskij in modo del tutto irriferibile. E il direttore del Fatto, Peter Gomez, ha attaccato il comico ucraino in uno show online senza lesinare espressioni colorite.
Repubblica ha riferito che Berlusconi, istigato dalla fidanzata Marta Fascina, avrebbe rilasciato una dichiarazione rabbiosa contro Zelenskij, ma si sarebbe trattenuto all’ultimo momento grazie alla persuasione dei partner della coalizione. A quanto pare, ha deciso che la vendetta è un piatto da servire freddo.
Ma i soci berlusconiani non nascondono le loro emozioni, parlando in modo inequivocabile dei leader di Kiev su tutte le piattaforme possibili e lodando la posizione di Berlusconi sulla risoluzione del conflitto in Ucraina. I commentatori sono stupiti di come, nella posizione di Zelenskij, uno dei pilastri del governo italiano, che è tra i maggiori sostenitori del regime ucraino, possa essere colpito in quel modo. Allo stesso tempo, sono molte le lamentele sulla stessa Meloni, che non ha reagito in alcun modo alla beffa del comico ucraino e non ha cercato di proteggere il suo compagno di governo.
Certo, sarebbe esagerato dire che Zelenskij ha già distrutto la coalizione di governo in Italia, come alcuni media italiani mainstream stanno cercando di presentare. Ma l’attrito è evidente. Secondo il Fatto, la Meloni è molto spaventata dai sondaggi che indicano che gli italiani sono stanchi della guerra, e il movimento contro la fornitura di armi all’Ucraina sta prendendo slancio. Mentre Berlusconi è “ispirato dalla reazione positiva sui social e nei sondaggi alla sua retorica e da quanti si sono precipitati a difenderlo dopo gli attacchi del presidente ucraino in conferenza stampa”.
Inoltre, Kiev continua a rafforzare questo effetto. Invece di spegnere le emozioni negative, è stata aggiunta benzina sul fuoco dal consigliere dell’ufficio del presidente dell’Ucraina Michail Podoljak, che, alla televisione italiana, ha pensato di definire Berlusconi “irrilevante” e consigliandogli di tenere la bocca chiusa.
La squadra di comici che Washington tiene in Ucraina come marionette non sa distinguere tra politica e show business. E continua a mordere diligentemente la mano del donatore, senza pensare alle conseguenze.
Mi si permetta un commento personale. Per ragioni politiche, professionali e personali, non sono sospettabile di simpatie per Berlusconi. Tuttavia, stavolta sono pienamente dalla sua parte.
Ho tradotto in simultanea l’intervento di Putin al Parlamento russo, per Visione TV, commentandolo prima e dopo. Nella versione blog, vi fornisco i video separati.
Economia
C’è un’interessante analisi della rete di audit e consulenza Finexpertiza riguardo il numero di cittadini stranieri che sono venuti in Russia per motivi di lavoro nel 2022. Parliamo di 3,47 milioni su 13 milioni complessivi registrati dai servizi di frontiera, il 26,6%, un terzo in più rispetto all’anno precedente. Prevedibilmente, la fanno da padroni i cittadini dei Paesi centroasiatici ex sovietici, siamo nell’ordine delle centinaia di migliaia di persone. Oltre agli asiatici, nelle prime posizioni ci sono anche Vietnam, Moldavia, Turchia e Cina. I nativi di altri Paesi in totale rappresentavano l’1,4%, ovvero 47,2 mila lavoratori. Poca roba, in un Paese di 150 milioni di abitanti. Comunque, veniamo alla parte bassa della classifica. Serbia (3.600), Germania (3.200), India (2.800), Corea del Sud (2.100), Italia (2.100), Francia (1.900), Gran Bretagna (1.500), Lituania (1.300), Finlandia (1.200), Stati Uniti (978), Polonia (779), Giappone (756), Canada (404).
Il dato sorprendente è proprio quello italiano. Vedete, vent’anni fa, italiani iscritti all’AIRE in Russia eravamo un migliaio, ora siamo circa settemila. Un incremento notevole, ma comunque siamo marginali. Beh, a fronte di questi settemila, l’arrivo di duemila lavoratori non è uno scherzo.
Italiani di Russia in YouTube
Un fatto che riguarda concretamente questo notiziario settimanale. Come sapete, da quando esiste, lo trovate nella sua versione testuale in questo blog, e nella versione video in RuTube e YouTube. E’ una grande fortuna che esista proprio RuTube: il colosso statunitense YouTube il 21 febbraio ci ha privati della possibilità di pubblicare alcunché fino al 21 maggio prossimo. Il motivo? Veramente fastidioso: la contestazione nei nostri confronti non è giunta da qualche malevolo democratico occidentale, bensì da… Gazprom Media. E cosa avremmo fatto di male? Nell’ormai lontano 2018 ho pubblicato una mia traduzione simultanea per una trasmissione assolutamente frivola, si parlava di un ragazzo italiano che avrebbe ingravidato una ragazza russa. Ho scritto a Gazprom Media, vi traduco il contenuto tradotto:
Il mio canale YouTube ha ricevuto un avviso da avviato da parte vostra e il video https://www.youtube.com/watch?v=bh3pq4mXOV0 con il titolo “20180918 NTV Figlio del Papa”, in cui cito esclusivamente la mia traduzione simultanea (questo è il mio lavoro dal 1979), è stato eliminato.
La prima cosa che salta all’occhio è che questo è un breve video di cinque anni fa, è sorprendente che ciò vi abbia infastidito solo nel 2023. Credo che possa essere considerato un uso disinteressato, ma questo non è importante (soprattutto perché, francamente e per dirla in parole povere, l’argomento è frivolo e superficiale): attiro solo la vostra attenzione sul fatto che le conseguenze del vostro reclamo per il mio canale sono sproporzionate.
Mi spiego. Nelle condizioni dell’operazione militare speciale, negli ultimi tre mesi ogni settimana ho pubblicato un notiziario in italiano in modo che un diverso punto di vista raggiungesse gli italiani, non assecondando la narrativa mainstream occidentale e filo-occidentale. Le vostre azioni potrebbero portare alla chiusura del canale, causando danni irreparabili alla nostra causa comune: la difesa della Russia. Alla causa comune, sottolineo: siete d’accordo, non è vero?
Sarei felice di sapere qual è la vostra opinione in merito. Personalmente, vedo due opzioni:
1. Ritirare semplicemente il vostro reclamo ingiusto;
2. Rimuovere il video, ma ritirare comunque la denuncia, per evitare di fornire agli americani una comoda scusa per “chiudere” il discutibile canale.
Indovinate? Al momento, nessuna reazione da parte di Gazprom Media. Vi terrò eventualmente informati, ma comunque intanto seguiteci su RuTube.
Interviste
Anche questa settimana, ho partecipato a varie conferenze, tavole rotonde e trasmissioni televisive e radiofoniche russe e italiane. Ecco quanto ho detto a Cusano News 7.
Cultura
Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze, crede nella diplomazia culturale ed è convinto che qualsiasi abolizione della cultura russa sia sbagliata e dannosa.
“La cultura e la diplomazia culturale sono molto importanti perché ti permettono di conoscere l’altro, e attraverso questa conoscenza impari di più su te stesso. Questa è l’idea principale del Museo delle icone russe, che abbiamo aperto il 1 gennaio 2022, nell’anno in cui la cultura russa è stata attaccata, qualcuno ha persino cercato di cancellarla, è un grosso errore”, ha detto venerdì il direttore del museo e critico d’arte in un’intervista alla TASS.
“Sfortunatamente, si può cancellare la cultura russa, proprio come si può tagliare una mano, si può anche provare a tagliare parte della cultura mondiale universale. Ma questo è impossibile senza danni enormi, per non parlare del dolore insopportabile e dell’enorme perdita di sangue. Questa è una metafora. Senza Tolstoj, Dostoevskij, Šostakovič e prima dei creatori moderni, la cultura mondiale si sarebbe incredibilmente impoverita. L’umanità l’avrebbe respinta. Un errore incredibile è rifiutare la cultura russa”, ha detto l’interlocutore dell’agenzia.
Il direttore degli Uffizi ha ricordato che dal marzo dello scorso anno, per decisione del governo italiano, è stata sospesa la collaborazione tra i musei statali italiani e la Russia. “Ma speriamo che questo sia temporaneo e sarà presto possibile riprenderla, perché ci sono molti materiali per lo studio congiunto con i colleghi russi. Abbiamo parlato di una serie di potenziali progetti e siamo pronti a tornare su di essi in qualsiasi momento”, ha assicurato Schmidt.
Ha ricordato che nell’aprile 2022 gli Uffizi hanno celebrato il 90° anniversario della nascita di Andrej Tarkovskij, il cui lavoro non è solo associato all’Italia e a Firenze in particolare, ma combina anche molti elementi artistici. Nel 2017 Schmidt ha tenuto una mostra multimediale dedicata a Sergej Ejzenštejn, dedicata al centenario della Rivoluzione d’Ottobre. Schmidt, che ne è stato il curatore, ha visto nel linguaggio filmico del regista dei riferimenti alle opere che si trovano nella collezione della galleria. “Sono molto attratto dal cinema russo”, ha condiviso il suo pensiero.
Schmidt ha detto che il flusso di visitatori al Museo delle Icone, aperto nelle sale di Palazzo Pitti, che fa parte del complesso museale, non si esaurisce. “I giovani vengono da noi curiosi di conoscere la cultura russa, sono affascinati da queste icone. Molti santi sono venerati sia nella tradizione ortodossa che in quella cattolica, questo è un momento unificante, e questo è molto importante”. Inoltre, Palazzo Pitti, dove è esposta una parte importante della collezione degli Uffizi nella Galleria Palatina, è visitato da molti stranieri. La maggior parte di loro non si aspetta di vedere opere d’arte sacra russa tra le mura di un palazzo rinascimentale. Nel frattempo, questa collezione di icone, che è rimasta a lungo nei magazzini, è la più grande e preziosa al di fuori della Russia.
Schmidt ritiene che questo museo rifletta molto di più: le origini e le caratteristiche della cultura russa. Tutte le firme sulla mostra, simbolicamente apposte vicino alla Cappella Palatina, sono in tre lingue: italiano, russo e inglese. L’annotazione ad una delle sale ricorda “la conversione al cristianesimo dei popoli che abitavano l’antica Rus’, i cui confini corrispondono approssimativamente ai territori moderni dell’Ucraina, della Bielorussia e della parte occidentale della Russia”. “E’ proprio così, questa è la storia in cui tutto è iniziato e si è sviluppato, non puoi fingere che ci fosse una divisione dove non esisteva. Questa verità storica, tra l’altro, si manifesta materialmente su queste icone”, ha concluso Schmidt.
Musica
Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.
Poteva forse mancare Albano Carrisi? Eccolo, qualche anno fa, con una cantante folk russa, Nadežda Kadyševa, in un duetto che unisce una canzone tradizionale russa con un classico italiano del repertorio di Carrisi.
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