Mark Bernardini

Mark Bernardini

domenica 5 febbraio 2023

011 Italiani di Russia

Undicesimo notiziario di lunedì 6 febbraio 2023 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

La settimana scorsa siamo stati tra i primi a parlare degli attentati terroristici presunti tali in Iran. Ora gli Stati Uniti chiedono all’Iran negoziati diretti sul dossier nucleare: hanno inviato un messaggio con questa richiesta attraverso il Qatar. Gli europei, a loro volta, hanno esortato a prevenire l’escalation in relazione all’attacco all’impresa nucleare iraniana. Evidentemente, l’Occidente collettivo si è innervosito. Ancora nessun commento da Israele. E la stampa americana indica direttamente i servizi speciali israeliani.

Il ministero degli Esteri iraniano sta studiando la situazione in ogni dettaglio, ed è stato convocato l’incaricato d’affari dell’Ucraina per le dichiarazioni di Podoljak secondo cui la colpa è di Teheran e “l’Ucraina aveva avvertito”.

“L’obiettivo dell’attacco erano sei camion che, poco prima dell’attacco, hanno varcato il confine tra Siria e Iraq. E’ meglio dividere per dieci sia le parole degli attivisti che le informazioni della pubblicazione stessa, poiché il media che lo ha pubblicato appartiene all’opposizione siriana e scrive che c’erano armi nei camion iraniani. Anche se altri media parlano di generi alimentari portati nel Paese. Non è chiaro chi abbia attaccato la colonna: oltre alla versione con droni, ci sono informazioni su combattenti di affiliazione sconosciuta.

Il colpo del giorno prima contro una fabbrica di armi nella città di Isfahan: chi ha mandato i droni, si chiedevano i giornalisti. “Al Arabiya” ci ha visto la mano degli Stati Uniti, il Wall Street Journal ritiene responsabile Israele. Il Pentagono ha ufficialmente negato l’operazione, ma i funzionari ucraini sono andati in un brodo di giuggiole: hanno deciso di twittare e con ciò di tradire tutti. “Esplosioni notturne in Iran, nella fabbrica per la produzione di droni e missili, e per la raffinazione del petrolio. L’Ucraina vi aveva avvertito”, ha detto Podoljak.

L’ambasciatore ucraino è stato convocato al ministero degli Esteri iraniano per queste parole del consigliere di Zelenskij. Ovviamente, l’attacco è un tentativo di interferire con la cooperazione tecnico-militare tra Teheran e Mosca.

Letteralmente due giorni prima degli attacchi, al Congresso è stato sollevato l’argomento: “L’Iran farà tutto il possibile per garantire la vittoria di Putin. Stanno fornendo a Putin risorse, in particolare droni che vengono utilizzati in Ucraina”.

“I droni iraniani stanno alimentando questa guerra, motivo per cui abbiamo adottato sanzioni molto forti contro l’Iran negli ultimi due mesi”, ha affermato Victoria Nuland, vice segretario di Stato americano.

- Avete interrotto la produzione di droni?

- Non abbiamo interrotto la produzione di droni.

Due giorni dopo, un trio di droni sconosciuti ha colpito una fabbrica a Isfahan. L’edizione israeliana Jerusalem Post scrive del fenomenale successo. Nell’impresa in cui vengono fabbricati droni e razzi, presumibilmente si sono verificate quattro esplosioni contemporaneamente. I giornalisti iraniani sono arrivati allo stabilimento il giorno successivo e hanno visto solo lievi danni al tetto. Secondo loro, l’attacco dei tre droni è andato male. Sono stati tutti distrutti, la fabbrica funziona normalmente.

Il drone, come stabilito da esperti iraniani, è di produzione israeliana. Teheran ha denunciato una campagna di informazione lanciata contro il proprio Paese. Le segnalazioni di attacchi alle imprese iraniane si stanno moltiplicando su Internet: ora ci sono incendi, ora esplosioni. Lo stato di emergenza nel sito produttivo è stato spiegato dalle autorità con un terremoto. Potenti scosse sotterranee (fino a 6 punti) sono stati avvertiti in diverse parti del Paese, più di mille persone sono rimaste ferite. Anche le fabbriche ne hanno sofferto.

“In seguito alla notizia dell’attacco alla fabbrica del Ministero della Difesa a Isfahan, nel cyberspazio hanno iniziato a diffondersi voci su un presunto collegamento tra questo incidente e un incendio in una fabbrica di olio per motori a Tabriz, sono state segnalate esplosioni nelle province di Hamadan e Alborz, ma sono stati tutti smentiti dalle autorità provinciali”, hanno scritto i media iraniani.

Gli attacchi all’Iran sono stati commentati anche dal ministro degli esteri iraniano. Hossein Amir Abdollahian ha incontrato il suo omologo del Qatar. Quest’ultimo, come intermediario, ha portato un messaggio degli americani a Teheran. Che poi, loro stessi non è che siano tanto lontani. Durante i misteriosi attacchi la regione ha ospitato la più grande esercitazione militare della storia tra Israele e Stati Uniti.

Una spia americana stava girando nelle vicinanze mentre i droni attaccavano il territorio iraniano. Ufficialmente il Pentagono nega la sua partecipazione, ma in conversazioni informali fonti confermano ai giornalisti che gli americani erano coinvolti negli attentati.

“Vediamo come l’Iran stia sostenendo la Russia nella sua guerra di aggressione contro l’Ucraina fornendole droni e possibilmente altri sistemi d’arma. Peraltro, continuiamo a pensare che la diplomazia è il modo più efficace per affrontare le preoccupazioni della comunità internazionale sul programma nucleare iraniano, sebbene Joe Biden abbia detto chiaramente che sono determinati a impedire all’Iran di ottenere un’arma nucleare, e tutte le opzioni rimangono sul tavolo dei negoziati perché ciò non accada mai. Ma la nostra strada preferita è la diplomazia”, ha affermato Anthony Blinken, Segretario di Stato americano.

Blinken ha rilasciato questa dichiarazione alla vigilia della sua visita in Israele. Il giorno dopo il Segretario di Stato americano è volato a Tel Aviv per colloqui. L’Iran è stato un argomento chiave nell’incontro con Netanyahu. Nel frattempo, negli stessi Stati Uniti, il pubblico si sta preparando ai cambiamenti in Medio Oriente. Mostra manifestazioni in California, dove diverse centinaia di persone chiedono un cambio di potere in Iran.

Sempre come strascico delle notizie della settimana scorsa, segnaliamo e leggiamo per intero la lettera aperta dell’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergej Razov, al Ministro della Difesa della Repubblica Italiana, Guido Crosetto. Anche perché, se non lo facciamo noi, non lo fa nessuno.

Egregio signor Ministro,

Il 30 gennaio di quest’anno Lei ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui, tra l’altro, ha affermato che l’Europa non deve chiudere le porte ai russi e percepire il popolo russo come un nemico. “Non ho mai condiviso chiusure verso gli artisti, gli sportivi, la popolazione civile. Dobbiamo lasciare dei canali di dialogo aperti”, ha detto. E ha aggiunto: “Perché negare i visti ai cittadini russi? Sarebbe meglio che le persone venissero in Europa anche per ascoltare una voce diversa”.

Concordiamo di rado con le Sue dichiarazioni e azioni soprattutto per quanto riguarda la fornitura di armi italiane all’Ucraina, ma credo che quasi tutti i cittadini russi sottoscriverebbero senza esitazione queste parole. E lo stesso farebbero, suppongo, anche in Italia. Ma in che misura tali parole corrispondono alla realtà? Esaminiamo i fatti concreti. Chi è che sta riducendo le opportunità di contatto e di dialogo tra i popoli dei nostri Paesi?

La Russia, fondamentalmente per iniziativa del precedente governo italiano, è stata privata dell’accesso a 300 miliardi di dollari delle proprie riserve valutarie. Ora si discute della possibilità di uno scippo definitivo. E stiamo parlando dei soldi dei contribuenti russi.

L’Italia continua a sequestrare immobili, proprietà e altri beni di uomini d’affari russi dichiarati “oligarchi”. Su questa base, giuridicamente traballante, viene discriminata un’intera categoria di cittadini del nostro Paese che ha investito i propri capitali nello sviluppo dell’Italia.

Con pretesti inverosimili e con la scusa della “solidarietà”, sono stati ingiustificatamente espulsi dall’Italia 30 dipendenti dell’ambasciata russa a Roma (con i familiari: 72 in totale), persone che tanto si erano adoperate per sviluppare e rafforzare le relazioni bilaterali. Tra questi, anche coloro che, nel periodo più difficile della pandemia di coronavirus, hanno contribuito a organizzare l’operazione militare-umanitaria russa svoltasi in Italia nel marzo-maggio 2020 per aiutare le popolazioni colpite del Paese amico. In segno di “gratitudine”, l’Italia ha riconosciuto ai nostri diplomatici lo status di “persona non grata”.

Su impulso degli allora vertici del Ministero degli Esteri italiano, membri di spicco della società civile russa sono stati privati dei riconoscimenti statali italiani. Molti di loro erano stati premiati, tra l’altro, per la loro assistenza disinteressata nella ricostruzione della città dell’Aquila, colpita da un devastante terremoto nel 2009.

Su iniziativa della parte italiana, sono stati interrotti i collegamenti aerei diretti tra i nostri Paesi, riducendo così al minimo il turismo russo in Italia. I nostri connazionali che riescono a raggiungere il Belpaese devono affrontare complicate procedure di rilascio dei visti, il cui costo è più che raddoppiato, e una volta in Italia si scontrano con il rifiuto, da parte di alcune aziende, di vendere loro merci per un valore superiore ai 300 euro.

Il reale atteggiamento nei confronti degli esponenti del mondo culturale russo risulta evidente dai casi di annullamento delle esibizioni in Italia del direttore d’orchestra di fama mondiale Valerij Gergiev, della pianista Lisica o del ballerino Polunin, annullamento determinato unicamente dalla loro posizione politica.

L’atteggiamento nei confronti dei contatti nel campo dello sport è illustrato in modo eloquente dal rifiuto delle autorità italiane, nel marzo 2022, di consentire l’organizzazione di un volo umanitario per trasportare una squadra di atleti paralimpici russi con disabilità, bloccati dalla chiusura dello spazio aereo.

Servizi bancari rifiutati senza motivo, chiusure forzate di conti correnti e altre restrizioni discriminatorie legate al possesso di passaporto russo o semplicemente all’indicazione sui documenti della Russia come luogo di nascita, sono diventati un fenomeno comune nella vita dei nostri connazionali presenti in Italia.

E questo non è assolutamente un elenco esaustivo dei passi compiuti dall’anno scorso da parte italiana per impedire unilateralmente i contatti, distruggere i canali di dialogo bilaterale attivi in precedenza. E qui, signor Ministro, sono sicuro che troverebbe molto difficile citare una qualsiasi iniziativa adottata nella stessa direzione da parte russa.

In Russia siamo abituati a giudicare in base ai fatti piuttosto che alle parole. E i fatti sono molto lontani dalle Sue parole, alla cui sincerità, pur volendolo, è difficile credere.

Ricordate la polemica relativa alla smentita da parte di Crosetto circa quanto detto da Lavrov il 1 dicembre 2022 sull’addestramento dei militari ucraini sul suolo italiano? Bene, ci sono novità.

Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha affermato che l’esercito ucraino viene addestrato sul territorio del Paese. Lo ha annunciato, secondo il Corriere della Sera del 3 febbraio, durante una riunione di un’apposita commissione parlamentare.

Secondo il quotidiano, i preparativi in Italia sono iniziati durante il governo di Mario Draghi.

“Quando si forniscono sistemi d’arma complessi, è necessario addestrare coloro che li useranno”, hanno detto fonti del dipartimento della difesa citando la pubblicazione.

Il 1 dicembre 2022, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, in una conferenza stampa sulle questioni della sicurezza europea, ha affermato che gli Stati Uniti e la NATO sono direttamente coinvolti nel conflitto in Ucraina, fornendo armi e addestrando personale militare. L’addestramento militare, ha affermato, viene svolto nel Regno Unito, in Germania, in Italia e in altri Paesi. Allo stesso tempo, il Ministero della Difesa italiano ha successivamente rilasciato un’assicurazione che sul territorio del Paese non sono stati svolti eventi di addestramento per i militari ucraini.

Repubblica, a sua volta, ha scritto a dicembre che i militari ucraini sono stati introdotti alle tattiche delle forze speciali, compresa la tecnica delle incursioni e la preparazione del sabotaggio. Si trattava, presumibilmente, di diverse dozzine di ucraini. Allo stesso tempo, ha sottolineato il quotidiano, si tratta di informazioni segrete che il ministero della Difesa italiano non confermerà.

Repubblica ha ricordato anche le parole dell’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Nell’agosto 2022 ha annunciato lo svolgimento di attività di addestramento mirato per il personale ucraino al fine di rendere più sicuro l’utilizzo delle armi inviate.

Insomma, la domanda, un po’ retorica, ma inevitabile, è: i militari ucraini sono in Italia sì o no?

Lavrov è intervenuto a una riunione del Partito “Russia Unita” sulla cooperazione internazionale e il sostegno ai connazionali all’estero. Vi forniamo un riassunto di quanto ha detto, per tesi.

Non è un segreto che le conseguenze del colonialismo e la feroce pratica delle sue manifestazioni moderne siano una delle ragioni principali delle profonde sproporzioni nello sviluppo degli Stati del nostro mondo.

I crimini dei colonialisti non hanno termini di prescrizione e privano per sempre le élite occidentali del diritto di rivendicare qualsiasi leadership morale. Inoltre, gli istinti coloniali non sono affatto scomparsi, da nessuna parte.

Oggi, l’“Occidente collettivo” sta cercando di mantenere il suo dominio globale, sperando, come prima, di risolvere i problemi del suo sviluppo, mantenendo le proprie economie a spese degli altri.

L'Occidente continua a rallentare il processo di democratizzazione delle relazioni internazionali. A tal fine, impone in modo aggressivo alla maggioranza mondiale un “ordine basato sulle regole” neocoloniale e americanocentrico. Che loro stessi inventano e applicano secondo il principio “faccio come mi pare”.

Gli Stati Uniti e il resto dell’Occidente, pienamente responsabili nei suoi confronti, hanno intrapreso un corso per dividere il mondo in un piccolo gruppo di “eccezionali” e “schiavi”. A tal fine si sta lanciando un nuovo paradigma in bianco e nero, partendo dal fatto che il mondo è costituito da democrazie “corrette” approvate da Washington, da un lato, e dall’altro, le autocrazie, tra cui Russia, Cina, Iran, Venezuela, Cuba, Corea del Nord e altri Paesi. Coloro che perseguono un corso indipendente vengono frenati attraverso sanzioni unilaterali, ricatti, minacce, intimidazioni e spesso anche vere e proprie pressioni violente. Coloro che invece mostrano lealtà possono fare qualsiasi cosa. Prendiamo, ad esempio, il sostegno aperto dei neonazisti ucraini che hanno inscenato persecuzioni, epurazioni e rappresaglie fisiche lungo linee etniche e linguistiche. Lo fanno da molti anni. Gli Stati Uniti, infatti, intendono diffondere nel resto del mondo la filosofia della famigerata “Dottrina Monroe”, inventata per l’emisfero occidentale. Vogliono trasformare l’intero pianeta nel loro cortile.

Allo stesso tempo, stanno cercando con tutte le loro forze di falsificare la storia, di cancellare la memoria storica dei mostruosi crimini dei colonialisti, tra cui il genocidio, la pulizia etnica, la tratta degli schiavi, il razzismo, il saccheggio e la distruzione del patrimonio naturale e culturale di civiltà antiche.

Il nostro Paese per molti decenni ha assistito pienamente i popoli del mondo nella loro lotta per la liberazione dall’oppressione coloniale. Oggi siamo in prima linea negli sforzi internazionali per sostenere i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite, inclusa la necessità di rispettare l’uguaglianza sovrana degli Stati.

Siamo solidali con le richieste dei Paesi in via di sviluppo di completare il processo di decolonizzazione nel pieno rispetto della decisione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tuttavia, ad esempio, la Francia conserva ancora la sovranità e il controllo sull’isola di Mayotte, separata dalle Comore. E questo nonostante le ripetute risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che invitano Parigi a restituirlo allo Stato delle Comore. Lo stesso vale per l’arcipelago di Chagos, strappato a Mauritius da Londra. Ci sono anche altri esempi. Continueremo a sostenere i nostri colleghi africani nelle loro giuste richieste.

E’ naturale che circa tre quarti dei Paesi del mondo, pur mantenendo la propria dignità e indipendenza, non abbiano aderito alle sanzioni antirusse.

Russia Unita ha escogitato una prossima iniziativa per tenere a Mosca il Forum internazionale dei sostenitori della lotta contro le pratiche moderne del neocolonialismo. Ha ricevuto il sostegno del presidente Vladimir Putin. Il ministero degli Esteri russo è pronto a concorrere in ogni modo possibile all’attuazione di questa iniziativa.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia. Questa settimana, una piccola sorpresa: il Coro dell’Armata Rossa. Voi direte: sì, va beh, ma che c’entra? C’entra, c’entra: dovreste riconoscere il motivo fin dai primi accordi. Altro che “cancellazione della cultura” e “cultura della cancellazione”…



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1 commento:

  1. Привет Марк
    Я читаю/слушаю.
    Спасибо
    Gabriele

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