Mark Bernardini

Mark Bernardini

martedì 3 aprile 2018

Espulsione dall'Italia di due diplomatici russi

Ho bisogno soltanto di qualche migliaio di morti – disse Mussolini – per potermi sedere da ex-belligerante al tavolo delle trattative. 10 giugno 1940, dalla dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna. La Germania aveva già invaso la Francia da un mese. Quattro giorni dopo, il 14 giugno, i nazisti annichilivano la “Linea Maginot”.

Più o meno lo stesso con l’invasione dell’ARMIR in URSS, 9 luglio 1942 (i tedeschi avevano invaso l’Unione Sovietica il 22 giugno 1941).

Secondo quanto riportato nei diari del conte Ciano, egli si rivolse agli ambasciatori francese e britannico con: “Probabilmente avete già compreso le ragioni della mia chiamata”, cui l’ambasciatore francese rispose: “Benché io sia poco intelligente, questa volta ho capito” e, dopo aver ascoltato la lettura della dichiarazione, aggiunse: “E’ un colpo di pugnale ad un uomo in terra. Vi ringrazio comunque di usare un guanto di velluto”, precisando che non vedeva in Ciano un nemico, né poteva considerare tale alcun italiano e concludendo che “I tedeschi sono padroni duri, ve ne accorgerete anche voi. Cercate di non farvi ammazzare”. Il diplomatico britannico, Sir Percy Loraine, invece, ascoltò con calma ed in silenzio la dichiarazione “senza battere ciglio” e, dopo aver chiesto conferma dell’ufficialità della dichiarazione, si congedò dal conte Ciano con una educata stretta di mano.

Il giudizio di Churchill sull’ingresso dell’Italia nel conflitto bellico e sull’operato di Mussolini fu affidato al commento pronunciato a Radio Londra: “Questa è la tragedia della storia italiana. E questo è il criminale che ha tessuto queste gesta di follia e vergogna”.

Quando venne raggiunto dalla notizia dell’intervento italiano contro un nemico ormai sconfitto, il Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt rilasciò a Charlottesville una dura dichiarazione radiofonica: “In questo 10 giugno, la mano che teneva il pugnale l’ha affondato nella schiena del suo vicino”.

Perché rievoco tutto questo? Siamo nel 2018. L’Italia al momento non ha un governo e, per legge, il governo dimissionario resta in carica esclusivamente per il disbrigo degli affari correnti. L’espulsione dal Paese di due diplomatici russi a me appare come provvedimento straordinario, non da affari correnti.

Corsi e ricorsi della storia. Mi sento di sposare la risposta dell’ambasciatore francese di allora, André François-Poncet, al ministro degli esteri italiano Galeazzo Ciano, parafrasandola: “Gli yankee, gli albionici e gli eurocrati sono padroni duri, ve ne accorgerete anche voi. Cercate di non farvi ammazzare”.

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