Mark Bernardini

Mark Bernardini

lunedì 18 marzo 2024

069 Italiani di Russia

Sessantanovesimo notiziario settimanale di lunedì 18 marzo 2024 degli italiani di Russia. Come promesso, oggi molto materiale sulle elezioni presidenziali russe appena concluse. Buon ascolto e buona visione.

Attualità


Estratti dalle risposte dell’Ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica Italiana Aleksej Paramonov all’agenzia “LaPresse”, 16 marzo 2024

Come potrebbe un Presidente eletto dal suo popolo indebolire la posizione del suo Paese o il suo stesso ruolo? Mi riferisco a un qualunque Paese del mondo. Gli elettori votano sempre a favore di chi, secondo loro, è in grado di portare benessere e prosperità al loro Paese, e di garantire che il suo sviluppo avvenga in maniera indipendente e sovrana.

Le parole del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin sull’Italia e sulla sua cultura hanno avuto ampia risonanza mediatica. All’Ambasciata russa in Italia sono giunti numerosi messaggi positivi in risposta alle parole del Presidente russo, cosa che dimostra che in Italia resistono i sentimenti amichevoli nei confronti del popolo russo e dei suoi rappresentanti.

Riteniamo che tali riscontri rappresentino un segnale importante e davvero molto incoraggiante: una dimostrazione del fatto che, nonostante gli sforzi mai visti messi in atto dalla propaganda antirussa in Italia, l’opinione pubblica non ha perduto il buonsenso e conserva ancora un certo ottimismo in merito al futuro delle relazioni tra Russia e Italia.

Io sono certo che le autorità italiane non trascureranno il gesto compiuto dal Presidente della Federazione Russa e che, a loro volta, appoggeranno l’iniziativa di incoraggiare una comunicazione diretta con i rappresentanti della Federazione Russa in Italia.

L’entità del sostegno elettorale al Presidente russo in carica Vladimir Putin da parte dei cittadini russi residenti in Italia la conosceremo soltanto dopo lo svolgimento delle elezioni, e a spoglio delle schede avvenuto.


I primi dati sulle elezioni russe in Italia, affluenza.

Roma: 1.560 elettori

Milano: 2.247

Genova: 532

Palermo: 196


Commento dell’Ambasciatore russo in Italia Paramonov ai rappresentanti dei media russi

“L’opportunità per i cittadini russi in Italia, per tutti noi, di partecipare alle votazioni per le elezioni del Presidente della Federazione Russa è molto importante. Ciò soddisfa il desiderio di essere coinvolti sia nel destino della Russia che nella scelta del percorso del suo sviluppo. Ciò è tanto più rilevante ora che la situazione internazionale è caratterizzata da turbolenze e la Russia è sottoposta a una pressione esterna colossale senza precedenti. Naturalmente l’elezione del Presidente della Federazione Russa rappresenta un fattore potente per unire il popolo russo e tutti i nostri connazionali all’estero.

In Italia, i seggi elettorali per il voto sono stati costituiti sulla base delle rappresentanze diplomatiche e consolari russe: l’Ambasciata a Roma, i Consolati Generali a Milano, Genova e Palermo.

Vorrei sottolineare la posizione delle autorità italiane che, a differenza della leadership di numerosi altri Paesi occidentali, non hanno interferito con l’organizzazione dei seggi elettorali e lo svolgimento delle elezioni. Inoltre, è stata assicurata l’interazione con le autorità locali e le forze dell’ordine al fine di prevenire incidenti e condurre le votazioni secondo gli standard generalmente accettati.

Ci auguriamo infine che la nostra decisione di scegliere come sede delle votazioni la storica sala dei ricevimenti dell’Ambasciata Russa a Roma ci aiuti a comprendere l’importanza e il destino del momento e a creare il buon umore. Senza esagerare, uno dei seggi elettorali più belli e insoliti del mondo.

Vorrei ringraziare i nostri connazionali che oggi partecipano al voto per la loro pazienza, poiché all’ingresso del seggio elettorale si è formata una coda. Chiedo la comprensione di tutti poiché è necessario un periodo di attesa per entrare nel seggio elettorale. Non siamo in Russia, ma in Italia. Qui, nei confronti delle istituzioni diplomatiche e consolari, vige un certo regime di sicurezza, che prevede determinate procedure di verifica”.


La Console Generale della Federazione Russa a Genova Marija Vedrinskaja ha raccontato di come hanno votato i connazionali a Genova.

“La nostra votazione è stata attiva. L’affluenza è stata alta. Siamo lieti che i nostri cittadini abbiano esercitato attivamente il loro diritto di voto. Rispetto alle elezioni del 2021, l’affluenza alle urne è stata tre volte superiore. A Genova hanno lavorato osservatori tra i cittadini russi approvati dalla Camera Civica della Federazione Russa. Inoltre tra gli elettori c’erano molti cittadini delle nuove regioni russe che ora vivono in Liguria”.

Se le persone in fila all’estero per votare alle elezioni presidenziali in Russia avessero preso parte all’azione di “mezzogiorno”, si sarebbero disperse tutte dopo mezzogiorno. Ma no. Erano in fila venerdì, sabato e domenica. Non sono andate via nemmeno la domenica dopo le 13:00. Non si sono sciolti fino a tarda sera.

Le ambasciate russe hanno ufficialmente esteso l’orario di voto e hanno inviato personale aggiuntivo in modo che le persone potessero recarsi ai seggi elettorali ed esprimere la propria volontà.


I cittadini russi non sono venuti alle proteste o agli spettacoli, come cercano di presentare i regimi ostili e i loro servizi di informazione a pagamento. Sono venuti per votare, approfittando dell’opportunità che, nonostante tutte le minacce dell’Occidente, è stata loro offerta dal loro Paese: la Russia. Per chi e come hanno votato è una loro libera scelta. Ma il fatto che abbiano rifiutato gli appelli degli emarginati è evidente a tutti.

E’ interessante: i propagandisti occidentali chiameranno “protesta di mezzanotte” il fatto che cittadini russi di diversi continenti si siano recati ai seggi elettorali per votare la sera e siano rimasti in fila fino al tramonto, o ci saranno abbastanza residui di coscienza per vedere i fatti oggettivi?

A proposito, nel 2018, le stesse file allo stesso tempo erano davanti alle stesse ambasciate a Berlino, Bangkok, Madrid, Parigi e in molte altre città.

Questi stessi propagandisti occidentali non vi diranno mai che nella stessa Germania le autorità tedesche hanno chiuso il consolato generale russo a Francoforte sul Meno, Lipsia, Amburgo e Monaco di Baviera, nell’ordine, tra altre cose, per impedire ai cittadini russi di votare. Autorità di USA, Gran Bretagna, Germania, Italia, Spagna, Paesi Bassi, ecc. un totale di centinaia di diplomatici furono espulsi. Cercando di complicare il più possibile lo svolgimento delle elezioni, in Austria, alla vigilia del voto, due dipendenti della nostra Ambasciata sono stati dichiarati “persona non grata” senza spiegazione.


Nei media italiani ne ho lette, sentite e viste di ogni. Grandi eroine quelle che hanno gettato le molotov e una presunta vernice verde nei seggi e nelle urne elettorali. E poi gli elettori erano costretti a votare, prova ne sia che ai seggi c’erano i militari. E le elezioni non erano democratiche perché le urne erano in plexiglass trasparente. E anche perché c’è stato un 74% di affluenza. E perché l’87% ha votato per Putin. Proviamo ad analizzare punto per punto.

Sapete perché le molotov si chiamano molotov? Le hanno inventate i nazisti finlandesi nel 1939, gettandole contro l’Armata Rossa, come saluto all’allora premier sovietico Molotov. Da quel momento, per 85 anni, vi hanno spiegato che era un’invenzione dei russi e dei comunisti.

La sedicente “vernice verde” è in realtà un antisettico, simile alla tintura di iodio, ma meno invasivo. Di colore verde, appunto, зеленка. I meno obnubilati dalla propaganda occidentale, tuttavia, dovrebbero ricordare come, già all’indomani del colpo di Stato fascista a Kiev, i governatori regionali ucraini venivano straziati, poi presi di peso e gettati nei cassonetti, cospargendogli infine il capo proprio con la зеленка. Qual era l’effetto desiderato dai burattinai occidentali? Quello di delegittimare le elezioni. Quale effetto, invece, hanno raggiunto? Qualche centinaio di pensionati, perché sono loro che, in genere, votano di prima mattina, sono stati privati del loro diritto di esprimere la volontà del popolo sovrano. Si chiama democrazia. Per non parlare delle molotov.

I militari ai seggi. Suppongo che le elezioni in Italia non siano democratiche, vista la presenza dei carabinieri ai seggi. Che siano lì proprio per cercare di impedire episodi come quelli testé descritti è un dettaglio del tutto trascurabile.

Le urne trasparenti. Faccio notare che è così in buona parte dei Paesi, compresi quelli occidentali, e compresa la democratica Ucraina. Però in Russia è segno di assenza di democrazia, non di trasparenza. In Italia, continuano ad essere di cartone (ma io le ricordo addirittura di legno), solo che lo Stivale è in fiera minoranza.

Affluenza, che, per ragioni a me sconosciute, viene definita “bulgara”. Non mi risulta che i bulgari votino più degli altri, ma non ci troverei nulla di disdicevole. Fatto sta che nel 1976, quando l’Italia era ancora democratica, votò il 93% degli aventi diritto, e nessuno si è mai sognato di accostarli a quel Paese balcanico. Il punto non è questo. Il punto è il plebiscito per Putin. Beh, è più democratico che un Paese sia governato da chi è gradito all’87% dell’elettorato, con un’affluenza di tre quarti degli aventi diritto, e cioè, quindi, ai due terzi della popolazione maggiorenne, in termini assoluti, o invece da chi, come in Italia, prende un quarto dei voti validi quando vota metà della popolazione, e dunque gradito ad appena un ottavo degli italiani?

Veniamo agli altri candidati. In genere evito le previsioni, faccio analisi, ma stavolta ero abbastanza sicuro di un’affluenza superiore al 70% e ad un gradimento per Putin superiore all’80%, e l’ho anche ripetutamente dichiarato, sono quindi moderatamente soddisfatto di come sia andata. Questi miei dati previsti però sono addirittura parecchio inferiori a quelli reali. Ecco perché le percentuali dei rimanenti candidati sono state inferiori alle mie previsioni, visto che la somma deve comunque dare cento. Io prognosticavo un 6% al comunista Charitonov, un 5% al liberaldemocratico Sluckij e un 4% al sedicente giovane Davankov. In effetti, Charitonov è arrivato secondo, con il 4,3%, e fin qui ci siamo, nonostante il mio 6% previsto: arrivare secondi vuol dire che il Partito al potere dovrà in ogni caso ascoltare le rivendicazioni di questa opposizione, che nel caso dei comunisti sono quelle sociali. Terzo, però, non è arrivato il liberaldemocratico Sluckij che fu della buonanima di Žirinovskij, bensì il quarantenne Davankov, col 3,84%. La differenza con le mie previsioni è dell’appena 0,16%, però io lo davo ultimo. Non avevo considerato psicologicamente che i giovani, per istinto, votano per il nuovo. Sluckij ha preso un misero 3,21%. Una ragione potrebbe essere che ha un difetto vocale per il quale, quando parla anche delle cose più banali, sembra che stia dichiarando guerra alla radio. Un esaltato. Beh, avendolo conosciuto, posso dire che non è affatto così, ma purtroppo viviamo nella società delle apparenze.

Questa volta le elezioni presidenziali hanno suscitato un’eccitazione senza precedenti all’estero. Enormi code in fila ai seggi elettorali di tutto il mondo. Inoltre, in Paesi sia amichevoli che non così amichevoli. Ho raccontato cosa ha potuto causare un così forte risveglio dei russi.

Bisogna tener conto che questo vale per qualsiasi emigrante di qualsiasi Paese e in qualsiasi Paese. Il processo elettorale è una delle poche cose che ci lega ancora alla terra di origine. Ma per quanto riguarda i russi, lo riassumo in modo molto semplice: “Ne abbiamo abbastanza!” A Milano, ad esempio, gli ucraini di lingua russa sono venuti alle elezioni, i seguaci di Naval’nyj sono accorsi tutti… Sono venuti con i loro manifesti, hanno attaccato quelli che erano in fila, hanno cercato di intimidirli perché non votassero. Penso che la reazione di chiunque sia, in primo luogo, “adesso basta”, e in secondo luogo, “vado malgrado tutti”.

Come sapete, collaboro con varie testate italiane. Da venerdì scorso, ce n’è una in meno, e non certo per mia volontà. Il motivo? Ecco quanto ho spiegato qualche giorno fa.


Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Stavolta vi puppate Pupo! Perché? Perché Enzo Ghinazzi è venuto qui a Mosca e ha cantato al Cremlino. Vi faccio ascoltare le sue ragioni in conferenza stampa, che non posso riportare per intero, essendo durata più di un’ora, e, a seguire, uno dei suoi brani, in entrambe le lingue.

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