Mark Bernardini

Mark Bernardini

lunedì 9 gennaio 2023

007 Italiani di Russia

Notiziario di lunedì 9 gennaio 2023 degli italiani di Russia. E’ passato da poche ore il Natale ortodosso, da oggi si torna alla vita attiva. Per gli appassionati del fare bisboccia, ci sarebbe ancora il “Vecchio anno nuovo”, ma non è un festivo ufficiale. Tuttavia, quest’anno cade nella notte tra venerdì 13 e sabato 14, si può fare. Infine, il 19 gennaio sarà l’Epifania ortodossa, che, giustamente, in Russia si chiama “Battesimo”: in origine era un aggettivo neutro tardo latino e stava per «feste dell’apparizione» e quindi «manifestazione della divinità», come commemorazione della visita dei re Magi a Gesù in Betlemme; passò nel mondo cristiano a designare la celebrazione delle principali manifestazioni della divinità di Gesù Cristo (battesimo nel Giordano, adorazione dei Magi e primo miracolo), restringendosi nella Chiesa occidentale e nella tradizione popolare a indicare la venuta e l’adorazione dei Magi. In questo giorno, i più arditi in Russia fanno un buco nel ghiaccio e fanno il bagno. Ma di questo eventualmente parleremo la prossima settimana. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Inevitabile oggi parlare del tentativo di colpo di Stato fascista in Brasile, visto però anche con un occhio alla Russia, visto che il Brasile fa parte dei BRICS, che rappresentano oltre tre miliardi di persone, il 42% della popolazione mondiale, e si estende per 40 milioni di chilometri quadri, un quarto delle terre emerse del pianeta.

Il golpe è già stato condannato dalle autorità statunitensi, dai leader europei e dall’ex presidente Jair Bolsonaro. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha definito “oltraggiosa” la situazione nella capitale brasiliana. Anche il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha condannato le azioni dei manifestanti, definendole “minacce alla democrazia” nel Paese. Il segretario di Stato americano Anthony Blinken ha affermato che Washington sostiene il presidente del Brasile e chiede la fine immediata dei disordini.

Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha sostenuto da Silva e ha chiesto “rispetto per le istituzioni democratiche" in Brasile. I disordini sono stati condannati anche dal primo ministro italiano Giorgia Meloni, dal ministro degli Esteri britannico James Cleverley e dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

Bolsonaro, a sua volta, ha affermato che le azioni dei suoi sostenitori vanno oltre la democrazia. “Le manifestazioni pacifiche fanno legalmente parte della democrazia. Tuttavia, il saccheggio e il sequestro di edifici pubblici avvenuti oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, non rientrano in questa regola. Durante il mio mandato, ho sempre aderito a quattro punti della costituzione rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà”, ha twittato. E figuriamoci se non era colpa della sinistra.

Dunque, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il leader francese Emmanuel Macron, il primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente argentino Alberto Fernandez, il leader cileno Gabriel Boric, il presidente cubano Miguel Diaz-Canel, il primo ministro indiano Narendra Modi, il presidente messicano Andres Lopez Obrador e il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres hanno condannato i disordini a Brasilia.

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell hanno affermato che l’Unione europea condanna il sequestro del Parlamento e degli uffici governativi in Brasile da parte dei manifestanti ed esprime il suo pieno sostegno a Lula da Silva.

Il vicepresidente del Senato russo Konstantin Kosačëv ha definito i disordini uno strano e insensato “colpo di Stato verso il nulla”.

Il ministro degli Esteri britannico James Cleverley ha affermato che il suo Stato sostiene pienamente Lula da Silva sullo sfondo delle proteste antigovernative in questo Paese.

Il segretario di Stato americano Anthony Blinken ha chiesto la fine immediata delle proteste in Brasile.

Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha descritto i sostenitori partecipanti dell’ex presidente Jair Bolsonaro come neofascisti.

Il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Vice Primo Ministro italiano Antonio Tajani, ha affermato che i risultati delle elezioni presidenziali brasiliane devono essere rispettati.

Il capo dell’Equador, Guillermo Lasso, ha definito le proteste irrispettose della democrazia.

Il presidente colombiano Gustavo Petro ha chiesto una riunione urgente dell’Organizzazione degli Stati americani (OSA) in relazione agli eventi in Brasile, che ha definito un colpo del fascismo alla democrazia. Il segretario generale dell’OSA Luis Almagro ha definito “fascisti” gli attacchi dei sostenitori di Bolsonaro alle istituzioni statali.

Il ministro degli Esteri argentino Santiago Cafiero ha definito le azioni dei sostenitori di Bolsonaro un tentativo di colpo di Stato.

Le autorità nicaraguegne hanno definito le proteste un tentativo di colpo di stato terroristico.

Per il resto, il parallelo con l’assalto al Campidoglio statunitense del 6 gennaio 2021 è inevitabile. Però, se i vari Obama, Trump, Biden, Hillary Clinton, Condoleeza Rice, Victoria Nuland, Holland, Merkel, Steinmeier, Renzi, Letta, fossero stati altrettanto risoluti durante il colpo di Stato fascista in Ucraina nel 2014, forse non saremmo al punto in cui siamo.

Luiz Inácio Lula da Silva ha sicuramente più punti di contatto con l’UE rispetto al suo predecessore, Jair Bolsonaro. Ma su questioni chiave, come il conflitto in Ucraina, non può essere definito un alleato di Bruxelles. L’Europa non deve sperare che Lula diventi suo alleato: la politica estera del Paese latinoamericano è sempre stata neutrale, e sotto Lula può diventare anche “neutralissima”. Nel maggio 2022, Lula aveva affermato che Zelenskij era ugualmente responsabile dello scoppio delle ostilità. Se non voleva il conflitto, era disposto a negoziare, aveva spiegato Lula.

Insomma, Lula non parlerà contro Putin. E questa sua posizione riflette in gran parte l’antiamericanismo diffuso nella sinistra latinoamericana. Inoltre, gli amici di Lula includono quelli che l’occidente collettivo definisce “dittatori”: Daniel Ortega e Nicolas Maduro del Nicaragua e del Venezuela. Per la sinistra in Europa, Lula rimane un’immagine positiva. Lo percepiscono come una vittima e la sua rielezione come un ripristino della giustizia.

Economia

L’Italia potrebbe entrare in una crisi del debito della zona euro mentre la Banca centrale europea aumenta i tassi di interesse e cerca di acquistare meno obbligazioni nei prossimi mesi, ha riferito il Financial Times il 3 gennaio.

Come indicato nel materiale, nove economisti su dieci che hanno preso parte al sondaggio della pubblicazione hanno definito l’Italia il Paese dell’eurozona più a rischio di una caduta non correlata dei mercati dei titoli di Stato. Il giornale ha anche definito questo Stato l’anello più debole della zona euro.

Il governo del primo ministro Giorgia Meloni sta cercando di ridurre il deficit di bilancio del Paese dal 5,6% del PIL al 4,5% nel 2023 e al 3% nel 2024, ha osservato l’autore.

Tuttavia, si sottolinea che il debito pubblico italiano rimane uno dei più alti d’Europa e ammonta a poco più del 145 per cento del prodotto interno lordo. Marco Valli, capo economista della banca italiana UniCredit, ha affermato che “le maggiori esigenze di rifinanziamento del debito” del Paese e un ambiente politico “potenzialmente difficile” lo rendono più vulnerabile a un calo dei mercati obbligazionari.

Meloni ha espresso insoddisfazione per la volontà della BCE di continuare ad alzare i tassi nonostante i rischi per la crescita e la stabilità finanziaria.

“Sarebbe utile se la Bce facesse un buon lavoro di comunicazione, […] altrimenti rischia di provocare, se non panico, fluttuazioni di mercato che annulleranno gli sforzi compiuti dai governi”, così la Meloni citata dal Financial Times.

Alcuni membri del governo italiano hanno criticato la BCE per l’inasprimento aggressivo della politica monetaria. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha twittato che la politica del regolatore “non ha senso”, mentre il vice primo ministro Matteo Salvini ha affermato che l’aumento dei tassi “brucerebbe miliardi di risparmi italiani”.

La regione più inflazionistica del mondo nell’ottobre dello scorso anno è stata l’Europa, dove il 58% di tutti i Paesi a metà autunno ha dovuto affrontare un’accelerazione della crescita dei prezzi in termini annuali, secondo i calcoli di RIA Novosti, pubblicati il 4 gennaio.

Lo studio è stato condotto da RIA Novosti sulla base dei dati dei servizi statistici nazionali di 193 paesi membri dell’ONU. Il campione finale comprendeva 155 Paesi che hanno reso noti i dati di ottobre a metà dicembre di sei regioni del mondo: Asia, Africa subsahariana, Medio Oriente e Nord Africa, Europa, Sud e Nord America.

La crescita annuale dei prezzi ha accelerato nell’ottobre 2022 in 24 Paesi europei, ovvero nel 58% dei Paesi della regione. Allo stesso tempo, l’inflazione ha rallentato in 15 Stati rispetto a settembre, mentre in due è rimasta invariata. La più alta inflazione annua nella regione in ottobre è stata in Moldavia al 33,6%, mentre la più bassa al 3% è stata in Svizzera e Liechtenstein.

Allo stesso tempo, in Europa, la crescita annua dei prezzi nel mese di ottobre ha accelerato soprattutto in Italia, di 3 punti percentuali, dall’8,9% all’11,9%. L’Ucraina è al secondo posto, qui i prezzi in termini annuali sono aumentati del 26,6% in ottobre contro il 24,6% di settembre, chiude la top tre la Macedonia del Nord con un’inflazione in accelerazione di 1,1 punti percentuali, al 19,8%. In altri cinque paesi, Belgio, Gran Bretagna, Ungheria, Irlanda e Serbia, gli aumenti dei prezzi sono aumentati di 1 punto percentuale.

Insieme all’Europa, un numero significativo di Paesi con un’accelerazione dell’inflazione a ottobre si trovava nell’Africa subsahariana: ce n’erano 17, pari al 45% nella regione. Il più grande aumento dei tassi di crescita annuale dei prezzi a metà autunno si è verificato in Ruanda, di 7,1 punti percentuali, fino al 31%, così come in Sierra Leone, di 3,9 punti percentuali, fino al 33%. Allo stesso tempo, il Benin, dove già a settembre c’era la deflazione in termini annuali, in ottobre è passato nella “categoria inflazionistica”, registrando un tasso di crescita dei prezzi del 2,1%.

Nella regione Medio Oriente e Nord Africa, il 40% dei Paesi ha registrato un’accelerazione dell’inflazione nel mese di ottobre, in Nord America, 36% degli Stati, e in Asia e Sud America, un terzo dei Paesi.

Editoriale

Una breve osservazione sul prezzo del gas ed il tetto a quest’ultimo stabilito dall’Unione Europea. Il prezzo alla borsa di Amsterdam lo stabilisce Putin? La Russia si adegua al prezzo stabilito dall’Occidente, nulla di meno, nulla di più. Il prezzo diminuisce, ma le bollette dei consumatori italiani continuano a salire. Prendetevela con Amsterdam, non col Cremlino.

Ho sentito che, a seguito del rifiuto di acquistare risorse energetiche russe ed il conseguente aumento generalizzato dei prezzi, a Milano il biglietto dei trasporti pubblici urbani ora costa 2,20 €. Ho sessant’anni, sono nato nel secolo scorso, addirittura nel passato millennio, ma non esattamente durante le guerre puniche. Ricordo, da bambino, quando a Roma c’erano ancora i “vetturini”, cioè i bigliettai, ed il biglietto costava 45 lire. Era importante, perché il “vetturino” aveva una cospicua scorta di monete da 5 lire per dare il resto. Così anche i giornalai, giacché pure il giornale costava 45 lire. Ebbene, l’ascensore nel nostro condominio costava esattamente 5 lire. Gli ospiti che non avevano tale moneta o che non lo sapevano (nella maggior parte degli ascensori di Roma il prezzo era di 10 lire), erano costretti a pagare il doppio, oppure ad andare a piedi. La differenza dalla cassetta se la prendeva la portiera. Con mio padre, noto cultore del risparmio, avevamo escogitato un sistema. No, non la moneta col filo, quello era disonesto.

La domenica, era d’uso che vari ospiti venissero a pranzo da molti dei nostri condomini. Il citofono ancora non c’era, e il portone era chiuso, perché la domenica era il giorno di riposo della portiera. Gli ospiti quindi si mettevano di fronte alle finestre del palazzo, e tra mezzogiorno e l’una era tutta un’elencazione urlata di nomi italici: Dino! Mario! Franco! Antonio! Quando sentivamo “Dino”, o io o quest’ultimo scendeva a piedi, apriva il portone e entrava in ascensore assieme all’ospite, e l’altro chiamava l’ascensore al nostro piano. Giochi innocenti, tutto sommato.

Perché ho voluto ricordare tutto questo. Gli attuali 2,20 €, al cambio entrato in vigore con l’avvento dell’euro, 1.936,27, sono 4.250 lire. Quanto? 4.250! In altre parole, il prezzo è aumentato, attenzione, di cento volte!

Italia

“Molti Paesi dichiarano la loro disponibilità a partecipare alla risoluzione della crisi ucraina, e alcuni ci offrono direttamente i loro servizi di mediazione. […] Alcuni lo fanno sinceramente, altri perseguono i propri obiettivi egoistici, cercano di inserirsi nel processo negoziale per ricevere dividendi in politica estera”, ritiene la portavoce del ministero degli Esteri russo Marija Zacharova, pubblicata mercoledì 4 gennaio sul sito web del dipartimento diplomatico.

Zacharova ha sottolineato che “Ne hanno parlato papa Francesco, il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e altri capi di Stato e di governo, politici e personaggi pubblici”.

“Tuttavia, è strano per noi ascoltare proposte di mediazione da Paesi che, fin dall’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina, hanno assunto una posizione anti-russa inequivocabile e molto aggressiva, non solo hanno sostenuto il sanguinario regime di Kiev, ma gli hanno fornito anche una significativa assistenza militare e tecnico-militare, potenziando deliberatamente l’Ucraina con le armi più moderne”, ha osservato la Zacharova. Secondo lei, “insieme a una vasta gamma di armi e attrezzature militari, l’Italia fornisce a Kiev anche mine antiuomo”. Come ha sottolineato la diplomatica, “queste azioni irresponsabili non solo aumentano il numero delle vittime, anche tra la popolazione civile del Donbass, e ritardano la fine del conflitto, ma trascinano anche i Paesi della NATO in uno scontro militare diretto con la Russia”. “Tuttavia, gli sponsor occidentali di Kiev, tra cui purtroppo l’Italia, non pensano nemmeno di fermarsi, anzi, stanno aumentando le forniture”.

"Sarebbe meglio se gli pseudo-peacekeeper europei interrompessero il sostegno militare di Kiev e concentrassero i loro sforzi su un lavoro più fermo ed esigente con il presidente dell’Ucraina Vladimir Zelenskij, che ha ripetutamente espresso il suo totale rifiuto della soluzione pacifica del conflitto, e il 30 settembre 2022 ha persino firmato un decreto di rifiuto dei negoziati con il presidente russo Vladimir Putin”.

D’altronde, mi permetto di aggiungere io, è piuttosto logico: come può essere considerato un intermediario super partes affidabile uno che fornisce armi a una delle due parti in conflitto? Davvero, pensateci.

Musica

Prima o poi dovevamo arrivarci. Un brano controverso, che a molti non piacerà, ma era inevitabile: i riferimenti a Russia e Italia sono espliciti. Nel periodo 1965-1983, esisteva nel panorama del cantautorato italiano un gruppo, si chiamavano Stormy Six. Hanno fatto addirittura da spalla nei concerti italiani ai Rolling Stones. Erano poliedrici: beat, rock progressivo, folk rock. A cavallo tra gli anni sessanta e settanta hanno avuto il loro periodo politico, che ebbe molto successo. I più anziani degli ascoltatori avranno già intuito: stiamo parlando di Stalingrado e, a seguire, della Fabbrica. Comunque la si pensi, vi prego di liberarvi dalla contingenza del presente ed ascoltare bene il testo con le orecchie di quel contesto storico.

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