Mark Bernardini

Mark Bernardini

lunedì 16 settembre 2024

095 Italiani di Russia

Da Mosca, Mark Bernardini. Novantacinquesimo notiziario settimanale di lunedì 16 settembre 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Washington accusa RT di essere organica ai servizi segreti russi e di complottare per diffondere le “narrazioni putiniane” nei Paesi del Sud del mondo, che per questo non supportano Kiev. Margarita Simonjan risponde con un video sarcastico sui pregiudizi antislavi degli yankee.

Il segretario di Stato americano Blinken ha accusato Russia Today di partecipare a “operazioni segrete” per interferire negli affari di altri Paesi e ad “appalti militari”. Insomma, accusa la testata russa di essere in competizione con l’USAID nei Paesi del Sud Globale.

Il gruppo mediatico RT avrebbe “interferito negli affari sovrani di Paesi stranieri” e sarebbe anche coinvolto in “operazioni segrete legate all’informazione e all’influenza” condotte dal Cremlino che hanno preso di mira le elezioni degli Stati Uniti e di altri Paesi del mondo.

In particolare, il Segretario di Stato ha affermato che RT è “uno dei motivi per cui l’Ucraina non gode di così tanto sostegno in altri Paesi”.

Per questa ragione il Tesoro ha imposto sanzioni al gruppo mediatico e ai suoi giornalisti, mentre i Paesi più potenti dell’anglosfera (USA, Inghilterra e Canada) hanno lanciato una contro-campagna “diplomatica”. Esigono che le azioni dei media russi siano trattate come intelligence.

Nel frattempo, il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato che sta imponendo sanzioni contro tre entità legali (incluso lo stesso gruppo mediatico Russia Today) e due individui che hanno partecipato a tali operazioni, inclusa l’interferenza negli affari interni della Moldavia e le future elezioni nel Paese.

Sono state imposte sanzioni anche contro il direttore generale di Rossija Segodnja, Dmitrij Kiselëv.

Blinken sostiene che un’unità di intelligence russa sia infiltrata in RT e invita gli alleati a limitarne le attività. Ma non preoccupatevi, potete ottenere notizie affidabili dai “fatti” trasmessi dal “sistema di informazione globale” sviluppato dagli Stati Uniti.

Il 9 settembre sono stato invitato ad una trasmissione sulle elezioni francesi dal canale televisivo russo Zvezda. Ve lo riporto con sottotitoli italiani.

Il 7 settembre un’ennesima protesta ha riunito più di 300.000 francesi in tutto il Paese. Questa volta il motivo del malcontento è stata la decisione di Emmanuel Macron di nominare primo ministro del Paese un rappresentante del Partito dei “Republicaines” di centrodestra, Michel Barnier.

La sinistra ha accusato il presidente di aver “rubato” le elezioni al Paese. Perché molti in Francia sono convinti che Macron sia comandato a bacchetta dall’estrema destra e da Marine Le Pen, e cambierà forse qualcosa per la Russia dopo la nomina di Barnier?

Ne parleremo con il politologo Mark Bernardini.

Bisogna dire che si sta delineando una situazione interessante; la Francia, infatti, vive senza governo ormai da due mesi. Cosa significa questo per i francesi da un punto di vista puramente pratico?

Molti Paesi hanno vissuto determinati periodi senza governo, ad esempio il Belgio, non molto tempo fa, mi pare che siano rimasti senza governo per otto mesi, e che sarà mai, cioè in effetti erano proprio i vertici – l’establishment – ad essere spaventati, perché all’improvviso la gente ha scoperto che, a quanto pare, si possa vivere anche senza un governo, quindi ora, ovviamente, stanno spingendo un po’ e stanno cercando di organizzare tutto il più rapidamente possibile. Un’altra cosa è come stanno cercando di farlo e con chi. Ed ecco la cosa più divertente, perché, beh, immaginiamo che qualche Partito in Russia riceva il 7-8% e il presidente della Russia decida di affidare il prossimo gabinetto dei ministri non al Partito che ha ricevuto la maggioranza, ma a quello più piccolo, e non importa se il presidente sia dello stesso Partito, questo non interessa a nessuno, e ancor di più se, come in questo caso, non è nemmeno dello stesso Partito, è solo una tante schegge del centrodestra. In effetti, molti – soprattutto da quanto ho letto in Russia – considerano Barnier come un replicante della Brexit, tipo che sia fautore dell’uscita della Francia dall’Unione Europea. Sono assolutamente sicuro che non sia così, perché è stato proprio lui il principale negoziatore per conto dell’Unione Europea per trovare le forme corrette e meno dolorose per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Il punto cioè è chi rappresenta in questo governo e per chi è pur sempre un vero opinion leader, se è corretta la Sua analogia con le elezioni e con un Partito che ottiene il 5-7%. Ma torniamo alla Francia. Un ennesimo aggravamento della crisi politica nel Paese si è verificato all’inizio di luglio di quest’anno, dopo le elezioni parlamentari anticipate.

Ho capito bene cosa è realmente successo se semplifichiamo tutti i processi? Per evitare che Marine Le Pen formi un governo o raggiunga un notevole livello nell’olimpo politico, si allea con la sinistra, che molto probabilmente avrebbe dovuto nominare un primo ministro, dopodiché “scarica” la sinistra e nomina un primo ministro proprio di quel Partito che ha ottenuto il 5-7%, cercando così di ingannare entrambi. Perché il presidente francese ne ha bisogno?

Lui sì che ne ha veramente bisogno. La domanda è fino a che punto sarà in grado di farlo. La Francia è una repubblica mista presidenziale-parlamentare. Il Presidente – tutti dicono “nomina” – in realtà “propone” il prossimo Primo Ministro. Il punto è che il nuovo primo ministro deve “proporre” il suo gabinetto dei ministri, che deve essere approvato dal parlamento. Ecco perché dico che qui è tutta da vedere: visto che hanno ingannato la sinistra, cioè coloro che hanno ricevuto più voti, riusciranno a “portare a termine” un’operazione del genere? Non lo so, seguo con molto interesse, ma questo non è affatto un dato di fatto. E se, supponiamo, Barnier propone il suo gabinetto dei ministri e il parlamento gli vota contro, cosa accadrà dopo? Il re è nudo? Ripeto, dal suo punto di vista Macron sta facendo tutto bene: sta cercando di sedersi su più sedie, questo è normale – anche se per me normale non è – ma riuscirà a farlo? E se cade da queste sedie?

Oppure si siederà in mezzo, perché dopo che Macron ha respinto il terzo candidato consecutivo della sinistra, la socialista Lucie Castets, due Partiti della coalizione vincitrice hanno annunciato che avrebbero avviato una procedura di impeachment contro il presidente Macron. Cos’è l’impeachment alla francese? Su quali basi potrà essere mosso contro Macron?

L’impeachment è uguale in tutti i Paesi. Non mi piace molto la terminologia inglese, ma deriva dalla parola “impedire”, impedire a qualcuno di fare qualcosa. Cioè perde legittimità. Chi può metterlo sotto accusa? Naturalmente, il Parlamento. Macron ora cerca di indurre – per questo ha parlato di “decantazione” – a trasferire al suo fianco una parte dei deputati, di destra e di sinistra, con la solfa della possibilità di governare il Paese in generale. Tutti gli altri, al contrario, cercano di creare un proprio raggruppamento – sia di destra che di sinistra – per privare completamente il presidente dei suoi poteri. In questo caso sarà necessario indire elezioni presidenziali anticipate e Macron sicuramente non diventerà presidente. Per non parlare del fatto che, a quanto ho capito, non ha nemmeno questa opportunità, dato che esiste una legge, non più di due mandati, ma non so, che lo decidano i francesi.

Ha appena menzionato i francesi. Ora guardano con gli occhi spalancati tutto quello che è successo: sono andati alle elezioni, hanno votato, i loro Partiti hanno ottenuto una certa percentuale di voti, aspettano che inizi l’attuazione delle indicazioni del loro popolo ai rappresentanti eletti, e invece sta succedendo tutto questo casino. Quali reazioni suscitano le prospettive future tra la gente come tale? Sappiamo che i francesi sono piuttosto passionari e, con qualunque controversia, dal 1789, hanno risolto i loro problemi in piazza, e con discreto successo.

Lei sa che sono di origine italiana, e gli italiani sono ancora più passionari. Quante ne ho viste negli anni ‘70, ‘80, quanto ho letto dei decenni precedenti, cosa non è successo, quanti disordini di massa… Non cambia nulla. Per carità, sono contento che adesso i francesi protestino, ma a meno che non accada qualcosa di veramente estremo e violento, cosa che naturalmente non auspico, non credo che cambierà nulla, ci saranno molte chiacchiere, e come sempre un nulla di fatto. Alla fine, l’unico risultato tangibile sarà un’affluenza ancora più bassa alle prossime elezioni, perché se voto e nessuno ne tiene conto, allora che vadano tutti al diavolo.

Torniamo a Barnier. L’altro giorno si è saputo che Macron aveva finalmente scelto un candidato per la carica di primo ministro: un rappresentante del partito dei “Republicaines”, che alle elezioni si è classificato solo al quarto posto.

Il presidente ha nominato Michel Barnier con il permesso del Rassemblement National, il macronismo ha addirittura formato una coalizione con Marine Le Pen, è la prima volta che ciò accade nella storia del Paese.

Secondo Lei, perché la scelta di Macron è caduta su Barnier, su cosa conta Macron?

Barnier ha dimostrato nel corso dei decenni di essere, come si suol dire, un uomo per tutte le stagioni. Nel vostro servizio avete menzionato tutti i presidenti con cui è stato. Faccio subito una premessa: personalmente non ritengo che l’età sia uno svantaggio, l’età è esperienza. Tuttavia, mi permetta di ricordarlo: il presidente Mitterrand era un socialista. Barnier era un socialista, poi un centrista, ora uno di centrodestra. E’ pronto ad andare con chiunque, l’importante è restare al potere. Non mi fido di persone così.

I francesi e il parlamento si fidano di lui, visto che per diventare primo ministro Barnier deve ancora avere l’approvazione del parlamento? Quanto è realistico al momento?

Certo, per ora non si può escludere nulla, lo approveranno se riuscirà la “decantazione”, se si “comprano” semplicemente un certo numero di deputati, è all’ordine del giorno in tutti i Paesi occidentali, succede in continuazione; ma se non accadesse, allora il governo verrà bocciato, e allora tutti capiscono quale débacle sarà per Macron. Allora proprio quel popolo e quell’elettorato potrebbero anziché non andare alle prossime elezioni, dire: ah, ma allora possiamo ancora prendere certe decisioni? Ed è qui che inizierebbero i gravi disordini “passionali”.

Proviamo ad analizzare le possibili implicazioni in politica estera della nomina di Barnier. La stampa francese ha ricordato che Barnier conosceva bene il capo del ministero degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e un tempo lo aveva anche invitato a visitare la sua nativa Savoia per navigare in barca lungo i fiumi di montagna. Supponiamo che venga confermato, supponiamo che Barnier ricopra effettivamente la carica di primo ministro. Come può questo – e se può farlo in linea di principio – con l’attuale politica scelta da Macron, cambiare in qualche modo il rapporto tra Francia e Russia?

Non sono mai stato un ottimista, non sono mai stato un pessimista, mi considero un realista. Posso dire che non cambierà assolutamente nulla. Il fatto che una volta abbia invitato Lavrov non significa assolutamente nulla. Pensi a quanti hanno invitato Putin, e tutti vediamo perfettamente cosa sta succedendo adesso. Borrell un tempo magari non era filorusso, ma era amichevole nei confronti della Russia. Adesso è uno dei principali – non voglio dire nemici – ma avversari.

Quanto durerà il governo Barnier?

Aspettiamo innanzitutto che ci sia un governo Barnier, perché per ora non esiste alcun governo. Non ci hanno ancora spiegato chi propone per incarichi specifici in ogni singolo ministero. Partiremo da qui per capire se passeranno, se verranno approvati e se sì – cosa di cui dubito – quanto dureranno.

Si è svolto a Mosca il X Forum Internazionale Antifascista, dedicato alla Giornata Internazionale della Memoria delle Vittime del Fascismo.

I primi cinque Forum sono stati organizzati, a partire dal 1995, dall’Unione Internazionale degli ex detenuti minorenni del fascismo e dall’Unione Russa degli ex detenuti minorenni del fascismo con il sostegno del Governo della Federazione Russa e sono stati dedicati agli anniversari della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica, essendo atti di conservazione della memoria storica.

Sono stato invitato per un breve intervento come italiano, ve lo riporto con sottotitoli italiani.

A Leopoli si è svolto un incontro di gruppi neofascisti e neonazisti europei, al quale hanno preso parte anche unità militari ucraine e distaccamenti di volontari e mercenari internazionali. Erano presenti anche rappresentanti di organizzazioni tedesche, slovacche, bulgare, albanesi, e dall’Italia i rappresentanti di Casa Pound e Gabriele Adinolfi, tra i fondatori di Terza Posizione. Durante l’evento della scorsa settimana è stato firmato anche un “Memorandum di unità e cooperazione”.

Alla conferenza hanno partecipato rappresentanti di Terza Via (Germania), Casa Pound (Italia), Unione Nazionale Bulgara, Nazionalisti (Repubblica Ceca), Nazionalisti Autonomi Slovacchi, NiD (Austria), Terza Via (Polonia), Terza Posizione Albanese e Progetto “Avventura” (Germania).

La delegazione ucraina comprendeva: il 14° reggimento delle forze armate ucraine, “Tradizione e ordine”, “Wotan Jugend”, “Avanguardia” e “Svoboda”.

Erano presenti unità militari internazionali: RVC, il Corpo dei Volontari bielorussi, il Corpo dei Volontari tedeschi e soldati italiani della Legione Internazionale.

Già da questo elenco è abbastanza ovvio che stiamo parlando dei nazisti più facinorosi d’Europa, e loro stessi non lo negano e, al contrario, ne sono orgogliosi. Parliamo però dei fascisti italiani. Chi è Gabriele Adinolfi?

Uno dei fondatori dell’organizzazione terroristica “Terza Posizione” in Italia negli anni settanta, proviene dal partito neofascista legale “Movimento Sociale Italiano”, da cui, tra l’altro, trae origine l’attuale Partito al governo “Fratelli d’Italia” e personalmente la premier Giorgia Meloni.

Nel 1980 fu emesso un mandato di cattura a suo carico per aver organizzato un attentato terroristico alla stazione ferroviaria della città di Bologna, dove morirono 85 persone e 200 rimasero ferite. Adinolfi fuggì a Parigi. Tornò in Italia nel 2000, scaduto il termine di prescrizione del reato.

Ho menzionato anche Casa Pound. Una volta hanno addirittura chiesto di votare per la famigerata Lega Nord di Matteo Salvini, che ora è al governo con Fratelli d’Italia. Fatto sta, oltre a tutte le organizzazioni fasciste precedentemente menzionate, essi intrattengono un dialogo internazionale con varie organizzazioni europee e globali di estrema destra, in Ucraina è il partito neonazista “Pravyj Sektor – Settore Destro”, la formazione militare neonazista “Battaglione Azov”, l’organizzazione internazionale neonazista “Divisione Misantropica” e il gruppo paramilitare neonazista “Seč’ dei Carpazi”, che presumibilmente fornisce addestramento militare ad alcuni militanti di Casa Pound. Tutti, ovviamente, sono vietati sul territorio della Federazione Russa, ma questo non basta. In Grecia intrattiene rapporti con il partito neonazista Alba Dorata. In Spagna col movimento neonazista “Focolare Sociale”. In Portogallo interagiscono con l’organizzazione neonazista “Scudo Identitario”.

Come vediamo nell’esempio dell’Ucraina moderna, fascismo e terrorismo sono in realtà sinonimi. In Italia lo sappiamo bene, o meglio, nella mia generazione. Citerò solo gli attentati terroristici neofascisti più noti. E questo senza contare centinaia – centinaia – di studenti, comunisti, giudici, agenti di polizia nell’arco di due decenni.

12 dicembre 1969, Milano. Banca Nazionale dell’Agricoltura, 17 persone uccise, 88 ferite. Inizialmente, ovviamente, furono incolpati gli anarchici, ma in seguito si scoprì che l’autore era l’organizzazione fascista “Ordine Nuovo”, collusa con i servizi segreti dello Stato.

28 maggio 1974, Brescia. Una manifestazione dei sindacati contro la rinascita del fascismo, 8 persone sono morte, 104 sono rimaste ferite. Qui hanno già gettato la loro maschera cavernicola: non andate alle manifestazioni sindacali.

4 agosto 1974, treno Italicus sugli Appennini. 12 morti, 48 feriti.

16 giugno 1979, sezione del Partito Comunista Italiano a Roma. Questo è sicuramente un episodio meno significativo, per una fortunata coincidenza non ci sono state vittime, 27 feriti, compreso il qui presente, da allora convivo con quattro schegge di granata fascista in corpo. E’ particolarmente oltraggioso, essendo nipote di un partigiano e comunista italiano torturato dai tedeschi nel 1943.

2 agosto 1980, come già detto, stazione ferroviaria di Bologna. Il più grave attentato terroristico della storia d’Italia.

23 dicembre 1984, treno 904, la cosiddetta strage di Natale. 16 morti, 267 feriti. Il treno da Napoli a Milano e poi verso la Germania era pieno di migranti italiani, poveri lavoratori.

Ora, facciamo mente locale: non somiglia forse a tutti gli attentati terroristici avvenuti in tutta la Russia e in particolare a Mosca dagli anni Novanta ad oggi? E nell’Ucraina odierna? Come si suol dire, tutto ciò che è nuovo è in realtà vecchio e dimenticato. Chi può organizzare tutto questo non può che essere fascista.

Nel 1978-1985, unica volta in Italia, divenne presidente della repubblica Sandro Pertini, socialista, ex partigiano, incarcerato, esiliato e condannato a morte. Secondo me ha dato al fascismo una definizione esaustiva: il fascismo non è un’opinione, ma un crimine.

Dall’intervento del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin al Forum economico orientale (Vladivostok, 5 settembre 2024):

Situazione energetica nell’UE.

“E chi non vuole collaborare con noi, beh, si terrà il danno. Vediamo cosa sta succedendo nei Paesi europei, molti dei quali penzolano sull’orlo della recessione. E la situazione peggiorerà, perché coloro che li riforniscono di risorse energetiche si preoccupano innanzitutto dei propri interessi nazionali, negli stessi Stati Uniti. Ebbene, li riforniscono a un prezzo doppio, triplo… O a quanto? Il 50-60% in più di quanto costano le nostre risorse energetiche, intendo il gas prima di tutto. Naturalmente, l’economia europea, quella tedesca compresa, che faceva affidamento sulle nostre risorse energetiche, sta affrontando difficoltà gravissime. Molte industrie stanno semplicemente chiudendo. Questo è il punto”.

La segretaria del PD Elly Schlein: “In Italia abbiamo il prezzo dell’energia più alto d’Europa e a rimetterci sono i cittadini”.

Rapporto sulla competitività dell’Unione Europea, presentato da Mario Draghi il 9 settembre 2024.

“Le aziende dell’UE devono ancora affrontare, rispetto a quelli degli Stati Uniti, prezzi dell’elettricità che sono 2-3 volte superiori e prezzi del gas naturale 4-5 volte più alti. Con la perdita dell’accesso ai gasdotti russi, nel 2023 il 42% delle importazioni di gas dell’UE arriverà sotto forma di GNL, rispetto al 20% del 2021. I prezzi del GNL sono in genere più alti di quelli del gas da gasdotto sui mercati spot, a causa dei costi di liquefazione e trasporto”.

Confindustria: costo dell’elettricità troppo alto per le imprese italiane (primavera 2024).

“Il prezzo dell’elettricità in Italia resta ancora significativamente più alto del livello medio”.

Rapporto della Banca d’Italia “Il ruolo macroeconomico del mercato del gas» (novembre 2023):

“I dati mostrano che le restrizioni più severe all’offerta di gas in Europa hanno sistematicamente avuto luogo a seguito di eventi naturali avversi o di tensioni politiche legate ai conflitti tra Russia e Ucraina, da ultimo quello iniziato nel 2022. Le restrizioni causano un rallentamento dell’attività economica e un rialzo dell’inflazione, come avviene nel caso di shock all’offerta di petrolio, ma la peculiare struttura del mercato del gas fa sì che tali effetti si materializzino molto gradualmente, con un picco dell’inflazione per i beni non energetici che segue di oltre due anni lo shock iniziale”.

Chi ha costretto l’Europa e l’Italia, in particolare, a rinunciare al gas russo? E per quali motivi?

Commento dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia

Il 13 settembre 2024, l’Ambasciatore della Federazione Russa in Italia Aleksej Paramonov è stato invitato presso il Ministero degli Esteri della Repubblica Italiana. Il motivo di questa manovra diplomatica risiede nel fatto che la parte italiana sarebbe rimasta “sorpresa” di fronte all’inserimento di Stefania Battistini, giornalista del servizio pubblico italiano RAI, nella lista dei ricercati internazionali della Russia.

L’Ambasciatore ha fatto presente che non ci sia alcuna ragione ad avallare la “sorpresa” nei confronti della posizione, peraltro legittima e molto netta, espressa dagli organi competenti russi. Il fatto che una cittadina italiana si sia introdotta illegalmente sul territorio russo unendosi a formazioni militari composte da soldati ucraini nel corso di un’operazione terroristica ai danni di uno dei soggetti territoriali della Federazione Russa, la regione di Kursk, costituisce una grave violazione. Tale condotta comporta che il soggetto debba assumersi la responsabilità ai sensi della legislazione della Federazione Russa. La giustizia dovrà avere il suo corso e spetta al Tribunale a prendere una decisione sul “caso Battistini”.

La Russia tratta con grande riguardo i giornalisti e gli operatori dei media che nell’ambito della loro attività professionale si trovano a operare in zone geografiche ad alto rischio, come ad esempio nelle zone di conflitto, ma che lo fanno nel rispetto delle regole e della prassi esistente. Per fare un esempio, nel marzo del 2022 ad alcuni giornalisti italiani accreditati in Russia fu accordato il permesso di recarsi nelle zone interessate dall’Operazione Militare Speciale affinché potessero preparare dei reportage al riguardo. Tuttavia, per motivi sconosciuti alla parte russa, la dirigenza della RAI vietò poi ai giornalisti di assolvere al loro dovere professionale.

A testimoniare la grande attenzione rivolta agli aspetti umanitari propri dell’attività dei giornalisti c’è anche l’episodio del salvataggio da parte dei soldati russi del giornalista italiano Mattia Sorbi, rimasto ferito durante un’esplosione mentre si trovava in un campo minato ucraino nella regione di Cherson e abbandonato al suo destino dalle Forze armate ucraine. In quell’occasione, i militari e i medici russi misero a rischio la propria vita per trarre in salvo Mattia Sorbi portandolo via da quella zona di pericolo, e si assicurarono di fornirgli cure mediche in un ospedale russo. In seguito, il giornalista fu trasferito fino alla località di Mineral’nye Vody e poi riportato in Italia, a Milano, con un volo di evacuazione in accordo con le autorità italiane.

Ai rappresentanti italiani è stato espresso un vivo auspicio di rivolgere l’attenzione alle formazioni armate controllate dal regime di Kiev, le quali danno intenzionalmente la caccia ai giornalisti che si trovano legalmente nei territori interessati dalle ostilità. Dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale, più di 30 giornalisti sono morti per mano di tali formazioni militari. Solo nel 2024, a seguito di attacchi mirati ai giornalisti e condotti dalle Forze armate ucraine con l’uso di droni, hanno perso la vita l’inviato di guerra della testata russa “Izvestija” Semën Erëmin, il fotoreporter del portale di informazione russo “News.ru” Nikita Cicagi e uno dei cameraman della troupe del canale televisivo russo NTV Valerij Kožin.

“La Russia non è nostra nemica”, si legge in un manifesto con una stretta di mano: una con i colori della bandiera italiana, l’altra con quelli della Russia. Non è la prima volta che nelle città italiane si vedono cartelloni simili: Verona, Modena, Parma, Pisa e altre città in Calabria, fra cui Lamezia Terme, sono degli esempi.

Stavolta, però, a far scattare l’allarme è stata la stessa ambasciata ucraina dopo aver visto il manifesto anche nella capitale. Così ha denunciato la presenza dei cartelloni con un post su X in cui, oltre a condividere l’immagine del manifesto in strada a Roma, ha espresso la propria preoccupazione.

“Siamo profondamente preoccupati dall’arroganza della propaganda russa nella Città Eterna – scrivono su X dall’ambasciata ucraina – Chiediamo al Comune di Roma di riesaminare la concessione dei permessi per tali manifesti che hanno un chiaro scopo di riabilitare l’immagine dello Stato aggressore”, sottolineano.

Non hanno tardato ad arrivare le reazioni degli utenti, alcuni dei quali si dicono stupiti dalla possibilità che il Campidoglio stesso abbia concesso l’autorizzazione per i manifesti. “In tal caso la questione sarebbe di una gravità spaventosa”, scrive un utente. “Come vi permettete di intromettervi nei fatti italiani?”, è invece il commento di Simone Angelosante, di Forza Italia. E c’è chi, invece, non si oppone: “Anche la pubblicità volete controllare? – scrive un altro utente – Il popolo russo non è nemico del popolo italiano. E’ una sacrosanta verità”.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Вставайте, люди русские, Alzati, popolo russo, scritta nel 1938 da, pensate un po’, Sergej Prokof’ev, per la regia di Sergej Ejzenštejn, con riferimento ad Aleksandr Nevskij, XIII secolo.

Alzati, popolo russo,
Per una battaglia gloriosa, per una battaglia mortale.
Alzati, popolo libero,
Per la nostra terra onesta!
Gloria e onore ai combattenti viventi,
E ai morti sia la gloria eterna.
Per la casa di mio padre, per la terra russa
Alzati, popolo russo!
Nella nativa Rus’,
Nessun nemico!
Alzati
Cara Madre Rus’!

Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk, Novosibirsk, Krasnojarsk, Krasnodar, Penza, Mosca, Caterimburgo, Sebastopoli, Voronež, Mariupol’, Groznyj, Sachalin, Kursk.

Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!

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