Mark Bernardini

Mark Bernardini

lunedì 22 gennaio 2024

061 Italiani di Russia

Sessantunesimo notiziario settimanale di lunedì 22 gennaio 2024 degli italiani di Russia. Il 21 gennaio 1921 fu fondato il Partito Comunista d’Italia. Il 21 gennaio 1924, all’età di 54 anni nemmeno compiuti è morto Vladimir Lenin. Buon ascolto e buona visione.

Ultim’ora

I nazisti sapevano con precisione quando e dove colpire. La mattina della domenica la gente si era recata al mercato per acquistare cibo. I bombardamenti hanno danneggiato non solo i negozi, ma anche le automobili.

“Secondo le informazioni preliminari ci sono almeno 25 morti e 20 feriti a causa di un mostruoso bombardamento del territorio del mercato nel quartiere Tekstil’ščik di Doneck. Il mercato è stato attaccato di domenica, quando è più affollato”, ha scritto il capo della Repubblica Popolare di Doneck Denis Pušilin nel suo canale Telegram.

Comunicato ufficiale del ministero degli esteri della Federazione Russa:

Il regime neo-nazi di Kiev, con il sostegno degli Stati Uniti e dei loro satelliti, ha nuovamente commesso un atto terroristico barbaro.

La mattina di domenica 21 gennaio, le formazioni armate di Bandera hanno inflitto un colpo deliberato dai sistemi reattivi plurimi contro il mercato e i negozi del quartiere Tekstil’ščik del distretto Kirovskij di Doneck. In totale, sei attacchi d’artiglieria sono stati rivolti ai luoghi di concentrazione di persone. Secondo quanto si apprende, almeno 25 persone sono morte e 20 sono rimaste ferite.

E’ stato stabilito che il bombardamento è stato condotto da Avdeevka, ancora controllato dalle forze armate ucraine, usando i tipi di armi fornite dall'occidente. Tutto ciò conferma ancora una volta il suo coinvolgimento diretto nel conflitto e negli atti criminali del regime di Zelenskij, che ha nuovamente mostrato disumanità e odio contro persone innocenti. I capetti di Kiev li chiamano “esseri” e sono pronti ad ucciderli senza pietà.

La Russia condanna categoricamente questo attacco proditorio alla popolazione civile. Il desiderio sfrenato dell’Occidente di infliggere una “sconfitta strategica” alla Russia per mano dei burattini ucraini, che è pronto a sostenere insensatamente ed infinitamente, spinge il regime di Kiev a passi sempre più sconsiderati, tra cui atti di terrorismo, enormi violazioni del diritto umanitario internazionale e crimini di guerra.

La Russia chiede a tutti i governi responsabili e nelle strutture internazionali specializzate di esprimere una condanna decisiva di questo crudele attacco terroristico. Il loro silenzio significherà l’approvazione tacita degli omicidi dei civili e stimolerà i neo-nazisti ucraini a atrocità ancora più sanguinose.

Gli attacchi terroristici del regime di Kiev indicano chiaramente l’assenza di una volontà politica di pace e regolamentazione del conflitto con metodi diplomatici. E’ evidente la necessità di raggiungere tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale. Le minacce alla sicurezza e gli atti di terrorismo non devono più provenire dal territorio dell’Ucraina.

Attualità

In merito all’omicidio del giornalista cileno-statunitense Gonzalo Lira nelle carceri ucraine, vi riporto una dichiarazione della portavoce del ministero degli esteri russo Marija Zacharova, anche perché i media mainstream occidentali e segnatamente italiani colpevolmente finora non hanno speso una parola sull’accaduto.

Prima di tutto, vorrei attirare l'attenzione sulla situazione senza precedenti in cui entrambi i Paesi di cittadinanza di Lira – Stati Uniti e Cile – anche dal momento in cui la SBU ha arrestato il giornalista “scomodo”, hanno scelto di lasciarlo senza attenzione e sostegno reale, infatti, lo hanno abbandonato perché fosse ucciso. A Santiago, questa storia viene accuratamente messa a tacere, anche quando si è venuti a conoscenza della tragica morte di Lira. In precedenza, per molti mesi, le autorità cilene avevano ignorato i ripetuti appelli degli attivisti per i diritti umani internazionali e locali a non abbandonare il loro connazionale in difficoltà, scaricando l’onere della responsabilità sul Dipartimento di Stato americano. In questo caso sorge la domanda: dove sono stati per tutto questo tempo i funzionari americani e le organizzazioni specializzate che, quando gli fa comodo, si precipitano immediatamente a difendere i presunti rappresentanti dei media oppressi? Come ad esempio nel caso di Gershkovich, colto in flagrante mentre svolgeva azioni su ordine delle autorità statunitensi per raccogliere informazioni riservate, o del giornalista americano Niarchos, arrestato a luglio 2022 nella Repubblica Democratica del Congo.

Allo stesso tempo, le ragioni per cui le autorità statunitensi e cilene hanno apertamente ignorato la situazione attorno al giornalista, non solo non proteggendolo, ma anche non prestando attenzione alla morte di Lira nelle segrete ucraine, sono ovvie a chiunque abbia seguito imparzialmente il destino di quest'uomo coraggioso.

Nel maggio 2023 si è saputo che il blogger era stato arrestato e accusato ai sensi dell’articolo “Giustificazione, riconoscimento della legalità, negazione dell’aggressione armata della Russia contro l’Ucraina, glorificazione dei suoi partecipanti”. Dopo aver pagato la cauzione, è stato posto agli arresti domiciliari. Ma già nel luglio 2023, la SBU ha rinchiuso Lira in un centro di custodia cautelare a Char’kov per presunta “violazione della legge e tentativo di fuggire dalla giustizia”, dove è rimasto fino alla morte, torturato per otto mesi e senza ricevere cure mediche adeguate. E’ chiaro che il rifiuto del giornalista di seguire il mainstream americano e di replicare il punto di vista di Washington su ciò che sta accadendo in Ucraina non poteva rimanere senza conseguenze, ma non così disumano e letteralmente omicida.

La tragedia di Lira, che si è permesso di avere una propria opinione, ha evidenziato ancora una volta chiaramente il volto dell’“Occidente collettivo”, che a parole difende con zelo la libertà di parola e di giornalismo, ma in realtà li difende solo quando lavora nei suoi interessi.

Chiediamo ai colleghi di Lira di alzare la voce e di unirsi alla difesa di coloro che oggi si trovano nelle segrete del regime di Kiev. Ciò è necessario per coloro che sono ancora vivi e che possono ancora lottare per la verità, e questo è un omaggio alla memoria di coloro che sono morti martiri in nome degli ideali di libertà.

Esprimiamo le nostre più sincere condoglianze alla famiglia e agli amici di Lira.

Nel corso della sua tournée nei Paesi NATO, Zelenskij si è lamentato coi suoi padroni: infatti, ogni ritardo nell’invio degli aiuti a Kiev fa il gioco di Mosca. In una delle sue dichiarazioni, si è lasciato sfuggire che, senza gli aiuti occidentali, moriranno undici milioni di pensionati ucraini, attestando così il fallimento dello Stato ucraino, il quale – se non è in grado di ottemperare ai suoi minimi doveri nei confronti dei ceti più vulnerabili della popolazione – è già in bancarotta.

Con quella sua frase (che difficilmente i giornali occidentali hanno divulgato), Zelenskij ha confermato per l’ennesima volta che l’Occidente si è accollato del tutto il mantenimento dell’Ucraina, compreso il pagamento delle pensioni ai cittadini. Quanto all’ammontare degli sforzi dell’Occidente mirati a mantenere a galla il regime neonazista di Kiev, è eloquentemente illustrato dai dati statistici.

Secondo i dati ufficiali russi, durante l’Operazione Militare Speciale, sono stati eliminati 5.900 mercenari stranieri.

Cinquantaquattro Paesi forniscono il proprio sostegno all’Ucraina, per un totale di oltre 203 miliardi di dollari.

Kiev si avvale del funzionamento di più di 500 satelliti degli Stati Uniti e della NATO, di cui settanta sono militari o di ricognizione spaziale, mentre gli altri sono commerciali, ma in duplice funzione.

Le Forze Armate ucraine, per comunicare e coordinare, godono di più di 20.000 terminali della rete satellitare Starlink.

I Paesi stranieri hanno fornito alle Forze Armate ucraine più di 1.600 tra missili, obici e cannoni, più di 200 sistemi di missilistica antiaerea, più di 5.200 blindati e più di 23.000 droni.

Tutti questi dati non fanno che confermare che i Paesi occidentali sono direttamente coinvolti, a fianco dell’Ucraina, nella guerra ibrida contro la Russia.

La settimana scorsa abbiamo parlato di Acca Larentia. Sempre in settimana, si è svolta la tradizionale conferenza stampa d’inizio anno del ministro degli esteri Lavrov. E’ durata quasi tre ore, la mia traduzione simultanea in italiano la trovate sui miei canali e su Visione TV, ma ovviamente non posso riportarvela tutta. Mi voglio qui limitare a una considerazione, e lo dico per esperienza professionale pluriennale. In questo tipo di eventi, la lingua veicolare è quella locale. Significa che se si fa in Italia, è l’italiano, e se in Russia, il russo. Se si tratta di un evento di portata internazionale, viene organizzata la traduzione simultanea. Nel nostro caso, veniva tradotto in inglese, francese, spagnolo e tedesco. In più, come detto, voi avete la mia traduzione in italiano.

E’ anche normale che un giornalista straniero non dico conosca la realtà del Paese da cui fa il corrispondente, ma almeno ne conosca la lingua. Infatti, le numerose domande sono state poste anche da giornalisti tedeschi, sudamericani, siriani, serbi, cinesi, armeni. Tutti parlavano russo. Tranne che la attuale corrispondente della RAI, Caterina D’Oglio, che ha fatto sfoggio del suo inglese. Nessun problema, ovviamente: intanto, Lavrov parla in inglese meglio di lei, e poi per il pubblico è stata prontamente tradotta in russo e da lì nelle altre lingue prima menzionate. Però stigmatizzo che sia stata l’unica. Lontani i tempi di Marc Innaro, laureato in russo alla Orientale di Napoli, cacciato in malo modo perché non era sufficientemente russofobo.

Come che sia, di tutta la conferenza vi riporto solo la sua domanda, con relativa risposta di Lavrov e una caustica chiosa finale di Marija Zacharova, sempre nella mia traduzione.

Un’ultima annotazione. Le rare volte che inserisco mie traduzioni o servizi già pubblicati, i miei sfaccendati detrattori mi accusano di essere un lavativo. E’ vero l’esatto contrario: in genere, evito per non allungare eccessivamente il notiziario, ma quando è possibile ne approfitto, è pur sempre farina del mio sacco.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Ho sentito e letto parecchie proteste per la particolare attenzione russa alle manifestazioni neofasciste di Acca Larentia. Ed anche di timori che, crollata l’Ucraina, Putin voglia arrivare a Lisbona. Allora sapete che nuova c’è? Provocazione per provocazione, vi riporto una esecuzione odierna, del 2020, di una canzone dei tempi della guerra, si chiama “La strada per Berlino”. Che sia chiaro, il testo fu scritto nel 1943, la canzone nel 1944, l’arrivo dell’Armata Rossa a Berlino era ancora solo un sogno.

Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.

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