Mark Bernardini

Mark Bernardini

lunedì 27 novembre 2023

053 Italiani di Russia

Cinquantatreesimo notiziario settimanale di lunedì 27 novembre 2023 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

Il 22 novembre, i militanti del regime di Kiev hanno deliberatamente attaccato, per mezzo di un ordigno a frammentazione lanciato da un drone, un gruppo di giornalisti russi impegnati nella preparazione di un reportage riguardante i bombardamenti ucraini su obiettivi civili nella regione di Zaporož’e. Il giorno seguente, a causa delle ferite riportate, è deceduto il corrispondente di guerra del canale “Rossija 24” Boris Maksudov.

Il regime criminale di Kiev continua a vedere i giornalisti e i corrispondenti di guerra russi come obiettivi prioritari, conducendo una vera e propria caccia nei loro confronti. Mira in maniera spregevole a corrispondenti, fotografi e cameraman disarmati che appartengono alla categoria dei civili e utilizza metodi apertamente terroristici per annientarli, senza alcun timore di ricevere critiche dai suoi protettori occidentali, né dai faziosi organismi per la tutela dei diritti umani; ma anzi, ostentando apertamente le proprie azioni.

Il brutale assassinio di Boris Maksudov è l’ennesimo, efferato crimine commesso dal regime neonazista di Kiev, sulla cui coscienza grava il peso di migliaia di vite innocenti. Siamo certi che questo crimine non rimarrà impunito. I colpevoli non riusciranno a sfuggire a un legittimo e giusto castigo.

Intervista dell’ambasciatore russo a Roma Paramonov ad Agenzia Nova. I punti salienti.

De facto la guerra civile in Ucraina è iniziata il 21 novembre 2013.

Funzionari statunitensi e britannici hanno interferito senza ritegno negli affari interni dell’Ucraina.

Washington ha sempre considerato l’Ucraina come strumento per infliggere una sconfitta strategica alla Russia.

Le relazioni russo-italiane stanno attraversando il peggior periodo della storia.

Noi ci sforziamo di mantenere un approccio attento alle tradizioni di amicizia e di cooperazione in esse radicate, che coinvolgono i due popoli.

Le informazioni sulle transazioni finanziarie dell’Ambasciata non sono pubbliche, e la loro divulgazione costituisce una grave violazione della Convenzione di Vienna.

In Italia, e nella UE nel suo complesso, il dibattito sull’inefficacia delle sanzioni antirusse prosegue con slancio sempre maggiore.

L’Operazione Militare Speciale non è la guerra della Russia contro l’Ucraina. Si tratta di una risposta forzata, sofferta, tecnico-militare a quelle minacce, che Stati Uniti, Gran Bretagna, NATO e Unione Europea stavano progressivamente creando.

Il Vaticano ha sempre adottato un approccio molto responsabile per superare la crisi ucraina.

Le forniture di grano dall’Ucraina non possono avere un impatto importante sulla situazione dei mercati agricoli mondiali.

L’Europol ha pubblicato un comunicato stampa in cui afferma di avere scoperto una rete di criminali informatici.

“Hacker russi?”, penserete voi. No, truffatori telefonici ucraini. Si presentavano come agenti di sicurezza bancaria. Esattamente ciò che questi criminali hanno praticato in Russia negli ultimi 5-7 anni, ora lo stanno facendo ai loro “benefattori” materiali.

Carte SIM, telefoni cellulari e server sono stati confiscati ai banditi ucraini. Le vittime erano soprattutto cechi; l’ammontare dei danni causati è stato stimato in decine di milioni di dollari. Ai raid effettuati a Dnepropetrovsk (nel comunicato stampa dell’Europol questa città appare con il suo vero nome, non come Dnepr), hanno preso parte anche le unità antidroga, cosa che indica anche la componente droga della criminalità informatica.

Ecco dove finisce il denaro dei contribuenti europei: a sponsorizzare tutti i tipi di banditismo in Ucraina, ogni volta che i regimi occidentali trasferiscono miliardi a Zelenskij.

Il ministro degli Esteri finlandese Elina Valtonen ha detto: “Prima di tutto, la Finlandia ha una società civile libera, e noi finlandesi abbiamo un forte desiderio di aiutare gli ucraini in questa battaglia difensiva. Abbiamo anche il diritto e persino l’obbligo internazionale di farlo in conformità con la Carta delle Nazioni Unite”.

Guardi, signora Valtonen, che lei sta aiutando il regime neonazista. Quanto ad una “società civile libera”, in Finlandia nessuno se lo chiede. Che razza di società libera è questa se la sua opinione non viene presa in considerazione quando si prendono le decisioni più importanti per la gente e il Paese? O ci siamo persi qualcosa e c’è stato un referendum sull’adesione della Finlandia alla NATO?

Tempo fa il presidente Niinistö diceva in continuazione che se e quando la questione dovesse diventare rilevante, allora è imperativo indire un referendum consultivo. Anche lui ha fatto riferimento a “libertà” e “democrazia”. E quando è stato necessario passare dalle parole ai fatti, non hanno chiesto alla “società” e hanno fatto esattamente quello che veniva detto a Washington.

Nel periodo gennaio-settembre, l’Armenia ha aumentato la fornitura di whisky alla Russia di 2,5 volte in termini annuali ed è diventata il quinto importatore di questa bevanda in Russia, sostituendo la Spagna.

In tre trimestri, è stato importato in Russia whisky armeno per un valore di 262,5 milioni di dollari (un aumento di quattro volte). La maggior parte del whisky armeno (190,6 milioni di dollari) è arrivato in Russia dalla Lettonia, che ha aumentato di sei volte le forniture. Segue la Lituania, che ha aumentato le importazioni di nove volte a 28,9 milioni.

La Lettonia e la Lituania, che non sono potenze di distillazione, sono riuscite a raggiungere tali indicatori grazie alla riesportazione. E le sanzioni?

L’elenco dei cinque maggiori fornitori di whisky alla Russia comprendeva anche la Gran Bretagna (di 10,4 milioni di dollari, -18% in termini annuali), la Francia (di 7 milioni di dollari, un aumento di 1,5 volte) e l’Armenia (di 5,6 milioni di dollari, 2,5 volte).

La Spagna, che era terza nella lista, è scesa al settimo posto, riducendo le forniture del 30%.

Per la prima volta la Cina è entrata nella lista dei dieci maggiori fornitori di whisky per il mercato russo, risalendo dal 20° posto grazie ad un aumento delle forniture di oltre cinque volte.

Nel frattempo la Lettonia ha preso il posto dell’Italia tra i primi tre fornitori di vino alla Russia. Il rinomato vino lettone, non c’è che dire.

Nonostante le versioni fantasiose dei media occidentali mainstream, Putin non sta fermo un attimo. Nella settimana appena trascorsa, tra gli altri numerosi appuntamenti, ha partecipato ai vertici BRICS e G20, nonché ad un forum internazionale sull’intelligenza artificiale.

Per il G20, voglio sottolineare un paio di punti. Primo. Ricordate l’attentato ai gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico? All’indomani, la cricca fascista di Kiev negava un suo coinvolgimento, diceva che era la propaganda del Cremlino. Ora invece ne rivendicano con orgoglio la paternità. Ha ragione dunque Putin a parlare di terrorismo di Stato? Secondo. A fronte dei numerosi esponenti che si sono detti scioccati dei bambini ucraini, il presidente russo ha risposto: il sanguinoso colpo di Stato in Ucraina del 2014, seguito dalla guerra del regime di Kiev contro il suo popolo nel Donbass, non è forse scioccante? Non è scioccante oggi lo sterminio della popolazione civile in Palestina, nella Striscia di Gaza? Non è scioccante che i medici debbano eseguire operazioni su bambini, interventi addominali e usare un bisturi sul corpo di un bambino senza anestesia? Non è scioccante che il Segretario Generale delle Nazioni Unite abbia affermato che Gaza si è trasformata in un enorme cimitero di bambini?

E veniamo all’intelligenza artificiale. L’umanità ha sviluppato alcune regole relative all’uso delle tecnologie nucleari, anche in campo militare, alla non proliferazione, e ha elaborato regole per la non proliferazione dei portatori delle stesse tecnologie nucleari. L’umanità è stata in grado di svilupparlo, il che significa che nel campo dell’intelligenza artificiale possiamo facilmente raggiungere soluzioni comuni accettabili per tutti e necessarie per tutti.

Sapete quando questo sarà possibile? Quando tutti si sentono minacciati. Quando avvertono una minaccia derivante dalla diffusione incontrollata, dal lavoro incontrollato in quest’area, sorgerà immediatamente il desiderio di negoziare. Naturalmente, se riuscissimo a raggiungere un accordo senza arrivare a capire cosa potrebbe essere usato contro altri Paesi, sarebbe meglio. Se solo la consapevolezza delle minacce comuni portasse al desiderio di negoziare.

E’ imperativo utilizzare soluzioni russe nel campo della creazione di sistemi di intelligenza artificiale affidabili, trasparenti e sicuri per l’uomo. Sono profondamente convinto che il mondo tecnologico del futuro debba essere multipolare, dobbiamo costruirlo insieme sulla base della fiducia e della cooperazione reciprocamente vantaggiosa. Questo è ciò che intendiamo fare.

Molti sistemi moderni, formati su dati occidentali, sono destinati al mercato occidentale, nel pieno senso della parola riflettono quella parte dell’etica occidentale, quelle norme di comportamento, di politica pubblica, a cui ci opponiamo.

Naturalmente, il dominio monopolistico di tali sviluppi stranieri in Russia è inaccettabile, pericoloso. I nostri modelli di intelligenza artificiale domestica devono riflettere tutta la ricchezza e la diversità della cultura mondiale, del patrimonio, della conoscenza e della saggezza di tutte le civiltà. Questo ci renderà solo più ricchi e più competitivi. E, naturalmente, i nostri valori tradizionali, la ricchezza e la bellezza della lingua russa e delle lingue degli altri popoli della Russia dovrebbero costituire la base del nostro sviluppo.

Alcuni motori di ricerca occidentali, come i modelli generativi, spesso funzionano in modo molto selettivo, parziale, non tengono conto e talvolta semplicemente ignorano e cancellano, ad esempio, la cultura russa. In poche parole, alla macchina viene assegnato un qualche tipo di compito creativo e lo risolve utilizzando solo un array di dati in lingua inglese, che è conveniente e vantaggioso per gli sviluppatori del sistema. Pertanto, un algoritmo, ad esempio, può indicare a una macchina che la Russia, la nostra cultura, scienza, musica, letteratura semplicemente non esistono. Una sorta di “cancellazione” nello spazio digitale. E poi possono fare lo stesso con altre culture e altre civiltà, distinguendosi, sottolineando la loro esclusività in questo spazio. Questo è il tipo di xenofobia che può emergere dall’intelligenza artificiale creata secondo alcuni standard e modelli occidentali.

Lunedì scorso, nell’ennesimo combattimento al fronte, sono stati eliminati 300 ucraini tra militari e mercenari. E’ così quasi tutti i giorni. Qual è la novità? Il combattimento si è svolto alla periferia di… New York.

No, tranquilli: non è che i russi hanno invaso gli Stati Uniti, penso che ve ne sareste accorti. Semplicemente, Caterina II, di origine svedese e prussiana, naturalizzata russa, nel 1789 accolse in Russia una setta protestante, quella dei mennoniti, al fine di proteggere questo gruppo religioso dall’oppressione delle autorità degli Stati tedeschi dell’Impero tedesco-romano, ed assegnò loro le terre vuote della Nuova Russia affinché vi si stabilissero. Ormai si sono praticamente fusi con i battisti russi. Ebbene, ad appena 38 chilometri da Doneck, nel 1846 questi fondarono un villaggio e lo chiamarono New York. Perché proprio New York? Risulta che la moglie di uno dei fondatori fosse statunitense, e potrebbe quindi essere stato in suo onore che i fondatori optarono per l’attuale nome, tuttavia, secondo altre ricerche, il nome della città deriverebbe da quello di Jork, comune della Bassa Sassonia di cui sarebbero stati originari i primi abitanti. E questo pare più probabile e plausibile, anche perché la città statunitense nel 1626 si chiamava Nieuw Amsterdam, per poi essere intitolata nel 1665 in onore di Giacomo II, Duca di York e Albany. Insomma, i mennoniti della Sassonia c’entravano poco e niente.

Nel 1951, con Stalin ancora vivo, con l’inizio della cosiddetta “guerra fredda”, ed il conseguente deterioramento dei rapporti tra Unione Sovietica e Stati Uniti, la New York del Donbass venne ribattezzata Novgorodskoe, che, se tradotto alla lettera, cosa che ormai non si fa, suonerebbe come “Civitanovese”. Attenzione, non “Civitanova” (e in Italia ce ne sono due, rispettivamente nelle province di Macerata e di Isernia), che riporterebbe alle città russe di Nižnij Novgorod (in epoca sovietica intitolata allo scrittore Maksim Gor’kij, che visse a lungo a Capri) e Novgorod Velikij.

Torniamo a oggi. Due anni fa, dunque in piena aggressione ucraina al Donbass, la giunta fascista di Kiev ha rinominato Novgorodskoe in New York. Per tornare al nome originario? Ne dubito: i golpisti ucraini non sono rinomati per il loro grado di istruzione. Sembra piuttosto un atto di piaceria nei confronti del loro padrone d’oltreoceano. La ridente (si fa molto per dire) cittadina attualmente conta appena 9.000 anime ed ha la disgrazia di trovarsi sulla linea del fronte. Sono sicuro che, una volta riconquistata dalla Repubblica Popolare di Doneck, tornerà Civitanovese, anche perché il nome slavo esiste sia in russo (Novgorodskoe) che in ucraino (Novgorodske).

Non è che voglio fare la rubrica della posta dei lettori, ma a fronte di centinaia di commenti, talvolta trovo delle idee bislacche. E quando diventano decine, mi tocca mettere i puntini sulle “i”. Per esempio, almeno un paio mi hanno accusato di tenere il ritratto di Stalin sopra il letto. Posto che personalmente non ci troverei nulla di male, poiché a casa mia a Mosca tengo quello che voglio, senza che dei ragazzotti a Canicattì pontifichino su quel che devo o non devo tenere al capezzale del mio letto matrimoniale, il fatto è che non è vero: c’è una bella gigantografia del mio matrimonio di vent’anni fa con quella santa donna che tuttora mi sopporta, e a fianco un quadro dipinto da quest’ultima. Gradirei non dover tornare mai più sull’argomento.

Allo stesso modo, ho trovato pure quello che non gradisce i finali musicali del notiziario (per i quali invece mi ringraziate in massa), dice che così risparmio tempo e comunque do notizie vecchie di una settimana, oltretutto a spese di chi finanzia Visione TV. E beh, un notiziario settimanale non può dare notizie giornaliere, lo dice la parola stessa. Però è importante sottolineare che si tratta di una menzogna: io sono pagato per le mie traduzioni, mestiere che faccio da oltre quarant’anni, il mio notiziario invece è gratuito, se qualcuno ha le prove del contrario le presenti. Ah, e poi sarei stato licenziato da RAI 3. Non sono mai stato un dipendente della RAI in vita mia, ho tradotto per loro esattamente come ho tradotto per ENI, ENEL, Italtel, vari governi, ambasciata e centinaia di aziende minori di cui negli anni non ricordo manco il nome. Oltretutto, sono tornato in Russia da più di vent’anni, c’era ancora la lira. Anche qui, gradirei non tornare più su questo argomento.

Veniamo a cose più serie. Chi, oltre a questo notiziario, segue le mie traduzioni simultanee, avrà ascoltato l’intervento di Putin in videoconferenza al G20. In otto minuti, ha parlato di molte cose, di Ucraina, di Medio Oriente e, tra l’altro, di cambiamenti climatici e di riduzione di emissioni di anidride carbonica. Apriti cielo! Putin è un burattino in mano agli americani, ai banchieri, ai globalisti, agli ebrei, fautore della fantomatica “Agenda 2030”, e chi più ne ha più ne metta.

A parte che Putin l’Agenda non l’ha manco menzionata, personalmente, su di essa ho le mie riserve. Ciò che però contesto a tutti voi è che ripetiate come un mantra che l’innominabile Agenda è un’invenzione di Bill Gates, del WEF di Davos, dei Rothschild, dei Rockefeller e via sproloquiando. Quello che vi contesto risolutamente è che dimostrate continuamente che nessuno – nessuno! – si è mai preso la briga di leggerla.

Guardate che non è complicato. In un qualsiasi motore di ricerca, digitate in italiano “agenda 2030 testo”, leggetevela, poi dopo – e solo dopo – tornate qui a discuterne con me, altrimenti, visto che io ci ho perso del tempo prezioso, mi sento preso per i fondelli.

Non sto a tediarvi con discettazioni su cosa di quest’agenda non mi piaccia, dico solo che è un documento dell’ONU, non dei complottisti plutogiudaicomassonici. E fondamentalmente è una mera enunciazione di lodevoli principi, che lasciano il tempo che trovano. Voglio solo citarvi i punti chiave, per farla breve. Eliminare fame e povertà in tutte le forme, garantire dignità e uguaglianza. Garantire vite prospere e piene in armonia con la natura. Promuovere società pacifiche, giuste e inclusive. Proteggere le risorse naturali e il clima del pianeta per le generazioni future.

Adesso spiegatemi quali di questi principi vi vedono in disaccordo. Possiamo discutere su quali debbano essere i metodi per raggiungere questi obiettivi, ma non possiamo negare il problema. C’è la fame nel mondo? C’è un cambiamento climatico? C’è la guerra? Altrimenti, mi ricordate tanto i talebani antivaccinisti di qualche anno fa, durante la pandemia. A nascondere la testa nella sabbia, come gli struzzi, si lasciano scoperte altre parti del corpo che non sto a specificare, tanto le conoscete tutti benissimo.

Anch’io non mi fido di un’azienda che produce pasticche per far rizzare le parti basse maschili che di punto in bianco diventa produttrice di vaccino anticovid, che oltretutto offre sottobanco corpose tangenti alla presidente della Commissione Europea, infatti io sono plurivaccinato Sputnik, ben lieto di esserlo. Non è che possiamo invece dire, come ho sentito all’epoca, che è tutta un’invenzione, è una normale influenza. Un corno. Io l’ho avuto, e mi sono salvato proprio in quanto vaccinato, ma comunque non è stata una bella sensazione. In Italia e in Belgio, mi sono morti due amici. Possiamo discutere se il coronavirus sia nato negli USA o nei biolaboratori statunitensi in Cina, ma dire che questo virus non sia mai esistito è da imbecilli.

Analogamente, possiamo discutere delle conseguenze e delle misure da intraprendere per il cambiamento climatico, ma non possiamo negarlo. Un solo dato a margine: quando si parla di riscaldamento globale, si fanno vedere di solito gli iceberg che si sciolgono e crollano nell’Oceano Artico. Non sarà un’esagerazione affermare: pochi comuni mortali sanno che il 68% dei ghiacciai tropicali del mondo si trova nello Stato latinoamericano del Perù. Negli ultimi 60 anni il Paese ha visto scomparire il 56% dei suoi ghiacciai. La drammatica contrazione delle superficie dei ghiacciai tropicali impatta in modo grave sulle riserve d’acqua che alimentano e sostengono i diversi territori delle Ande Alte, e mette anche a rischio la biodiversità dell’America Latina tutta. Ma tanto, a voi che ve frega, mica siete peruviani, giusto?

E finalmente, la digitalizzazione. Il controllo totale! Buona parte di voi, in autostrada, preferisce perdere ore in fila per pagare il pedaggio o invece il telepass elettronico? Bene, siete sotto controllo!

Allo stesso modo, nella metropolitana di Mosca, se hai dato il consenso, passi direttamente il tornello, che con una telecamera riconosce il tuo volto e ti decurta il costo del biglietto dal tuo conto bancario. Se invece non vuoi, ti fai la fila alla cassa e paghi, con la carta di credito o anche in contanti.

Luce, gas, condominio, tasse, riscaldamento, mutuo, supermercati (e la spesa me la portano a casa), pago tutto da questo computer da cui vi sto parlando, non devo mica andare alla posta, o in banca, o all’ENEL, o all’Agenzia delle Entrate. E se chiamo un taxi, che qui costa pochissimo, rispetto all’Italia, lo chiamo con una app dal cellulare, che mi indica già quanto mi costerà, e a fine corsa mi viene detratto il costo in automatico. Va beh, fin lì è quando pago io. Di mestiere, sono un traduttore e un interprete di simultanea. I miei clienti, anche dall’Italia, oltre che ovviamente dalla Russia, mi fanno un bonifico, a me arriva un sms di avviso di avvenuto pagamento. E con quei soldi, sempre dal computer, pago tutto quel che vi ho elencato. E se voglio, anche questo può essere automatico, senza manco avvicinarmi al computer. Sapete come si chiama tutto questo? Certo che lo sapete: si chiama digitalizzazione. E così qualcuno sa quanto pago e quanto guadagno. E allora? Non per questo mi considero controllato, sono un libro aperto, non ho nulla da nascondere. Voi sì? Siete un libro chiuso? Qualcuno dice che addirittura ci controlleranno quando andiamo al cesso. Voglio rassicurarvi: dubito che qualcuno sia realmente interessato alle vostre procedure di deiezione.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Nel 1980 fu girato un film franco-svizzero-sovietico, “Teheran 43”. Un film d’amore e di guerra. La canzone più importante fu cantata dal francese Charles Aznavour, di origine armena, “Une vie d’amour”, che sospetto tutti conosciate, quanto meno i più adulti. Il compianto Aznavour è scomparso recentemente. Qui la canta in russo, perché a trovarla in francese non avete bisogno di me.

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