Mark Bernardini

Mark Bernardini

domenica 19 marzo 2023

017 Italiani di Russia

Diciassettesimo notiziario settimanale di lunedì 20 marzo 2023 degli italiani di Russia. In Russia le mezze stagioni esistono ancora, qui a Mosca sta arrivando la primavera. Lo si vede dal fatto che in due giorni i marciapiedi si sono asciugati, e sono ricomparse le vecchiette sulle panchine accanto ai portoni. In Italia, tradizionalmente, i pensionati vanno a commentare i cantieri aperti, in Russia, le vecchiette discettano su chiunque entri o esca dai palazzi. Stavolta, inusualmente, molte notizie riguardanti l’Italia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità

In Cina è iniziato un nuovo piano quinquennale. Importante per il mondo intero. Bene, per la Russia, la cooperazione con la Cina è una priorità assoluta. Allora, dove sta andando la Repubblica Popolare Cinese e quali sono i suoi obiettivi per il futuro?

Una decina di giorni fa, i deputati dell’Assemblea nazionale del popolo hanno rieletto all’unanimità Xi Jinping alla carica di presidente cinese per un terzo mandato quinquennale. Questo succede per la prima volta in Cina. Così i deputati hanno ricordato i meriti del presidente Xi alla guida della Cina negli ultimi dieci anni. Vladimir Putin si è congratulato con il suo collega cinese per la sua elezione al terzo quinquennio. Il telegramma contiene anche le seguenti parole: “Sono certo che, agendo insieme, garantiremo la crescita di una fruttuosa cooperazione russo-cinese in vari campi. Continueremo a coordinare il lavoro congiunto sulle questioni più importanti dell’agenda regionale e internazionale”.

L’Assemblea nazionale ha anche eletto un nuovo capo del Consiglio di Stato. Il capo del Consiglio di Stato è il primo ministro. Li Qiang, un ex leader del partito di Shanghai con una vasta esperienza nella modernizzazione e nelle riforme economiche della metropoli, 63 anni, un’età molto giovane per gli standard cinesi. Certo, nella squadra di Xi gli obiettivi che il nuovo primo ministro deve affrontare sono complessi: garantire una crescita di almeno il 5% del PIL, creare più di dieci milioni di posti di lavoro e intensificare il commercio estero di fronte alle imminenti sanzioni statunitensi.

Ovviamente, la maggior parte del commercio sarà reindirizzata verso la Russia. Ciò significa un aumento del fatturato commerciale del 15% annuo e il rafforzamento di partenariati strategici, anche nel campo degli investimenti reciproci.

La politica cinese non è di quelle che riserva sorprese. Qui dicono sempre: la prevedibilità e la stabilità sono importanti. Quindi la rielezione del presidente della RPC è stata, piuttosto, una formalità, fissando la decisione del congresso del Partito, e l’attuale capo della RPC è andato al suo terzo mandato presidenziale.

Rito solenne: la guardia d’onore, la Costituzione, il giuramento… E quell’enorme credibilità del Partito e del popolo, che il leader cinese ha nuovamente promesso di assolvere. “Sarò fedele alla Patria e al popolo. Accetto la leadership del popolo e lavorerò sodo per costruire un Paese socialista moderno e potente che sia prospero, democratico, civile, armonioso e bello”, ha detto Xi Jinping.

Il Paese crede alle sue parole. In effetti, nei dieci anni al potere, Xi ha cambiato radicalmente il suo aspetto. E non si tratta solo di rafforzare lo status di seconda economia mondiale. Anche nell’arena internazionale la Cina è diventata qualcosa da ascoltare e con cui fare i conti. Questo è anche nel programma di Xi sulla rinascita della nazione cinese.

Dopo aver costruito una rigida verticale di potere da un lato, Xi ha annunciato un ringiovanimento della verticale stessa. Pertanto, una nuova squadra condurrà anche la Cina in una nuova – come si dice qui – “era”. E per l’approvazione dell’Assemblea nazionale, Xi propone un nuovo premier: Li Qiang. Quello precedente – Li Keqiang – va in pensione per raggiunti limiti di età. Ma la continuità del corso rimarrà. E questa è la crescita dell’economia, che anche sotto la più forte pressione degli Stati Uniti, secondo le previsioni, raggiungerà il 5% e la completa indipendenza tecnologica. Per questo, il sostegno alla scienza e all’innovazione, per cui la Cina ha speso tre trilioni di yuan solo l’anno scorso, è di 450 miliardi di dollari.

E anche in questo gli USA vedono una minaccia diretta. Al Congresso degli Stati Uniti, hanno nuovamente interrogato le agenzie di intelligence sull’impatto della tecnologia cinese sulla sicurezza.

“La rivoluzione tecnologica non è solo l’arena principale per la competizione con la RPC, è anche il fattore principale che determina il nostro futuro come servizio di intelligence”, ha affermato William Burns, direttore della CIA.

“I timori americani, come la maniacale ricerca di spyware in ogni cosa cinese, a Washington, anche nelle gru portuali, hanno visto una potenziale sorveglianza e si stanno preparando a limitare ulteriormente l’esportazione di chip verso la Cina. Pechino la definisce paranoia e un problema esclusivamente di Washington. E preferisce concentrarsi sulla propria crescita”, scrive il mondo dei media.

Cinque anni fa, l’indicatore di solvibilità in Cina era tacitamente considerato “l’indice delle ciliegie”, che solo pochi potevano permettersi. Ora le ciliegie sono su ogni tavola e i cinesi acquistano facilmente beni di lusso, per non parlare delle piccole cose piacevoli.

Kunming è il più grande mercato dei fiori non solo in Cina, ma in tutta l’Asia. Inoltre, secondo il piano del Partito Comunista, la Cina dovrebbe prosperare. Un sapore speciale, ovviamente, sono i mercati notturni. Una tipica invenzione asiatica. Ma un paio di anni fa, le autorità cinesi hanno persino tentato di vietarle: dicono, questo non si adatta al moderno Catai. E ora loro stessi li stanno riportando nelle strade delle città. Dopotutto, si è scoperto che nulla salva l’economia tanto quanto la sua attività più piccola. Anche se, guardando una tale scala, non viene da chiamarla “piccola”. E questa è solo una piccola città di Jinghong per gli standard cinesi nell’estremo sud della Cina. Circa 200mila abitanti. Ma mentre il sole tramonta, l’intera piazza del mercato di Xinguang è come un gigantesco formicaio.

Il nuovo capo della diplomazia cinese ha formulato tutto chiaramente sui rapporti con la Russia. Pechino e Mosca non sono amiche contro qualcuno e creano un equilibrio strategico nel mondo: “Con il lavoro congiunto di Cina e Russia, il mondo riceverà una forza trainante verso il multipolarismo. E più il mondo diventa instabile, più è importante che Cina e Russia sviluppino costantemente le loro relazioni”.

Pechino pone a Washington una domanda diretta: perché non è consentito fornire armi alla Russia, mentre agli Stati Uniti è consentito fornirle a Taiwan? E mette in guardia gli americani dal ripetere lo scenario ucraino in Asia e dall’attraversare la “linea rossa” sulla questione di Taiwan. Inoltre, l’influenza sull’isola degli USA è in aumento. Le autorità taiwanesi si sono lasciate sfuggire ancora una volta: “Il ministro della Difesa di Taiwan, Qiu Guocheng, ha confermato durante le ultime audizioni parlamentari che Taiwan e gli Stati Uniti hanno avviato negoziati per istituire sull’isola una “riserva di emergenza di munizioni americane, che eleverebbe di fatto lo status di Taiwan allo stesso che Washington fornisce ai suoi principali alleati al di fuori della Nato”.

Mentre il nuovo presidente della Camera dei Rappresentanti Usa sta ancora decidendo se ripetere la “sortita” di Pelosi e i generali Usa continuano letteralmente i loro giochi, simulando una possibile battaglia con Pechino nello stretto, i militari taiwanesi si esercitano a respingere una possibile operazione di sbarco dell’Esercito cinese. Sebbene Pechino abbia già affermato che un aumento del budget della difesa di oltre il 7% riguarda la difesa e tiene conto dell’attività americana nella regione. Per quanto riguarda la riunificazione con Taiwan, avverrà comunque. In modo pacifico.

Anche a Taipei ci sono già state manifestazioni contro l’indipendenza dell’isola. Pechino ha assunto un atteggiamento attendista. Tanto più che il prossimo anno ci saranno le elezioni a Taiwan e il partito Kuomintang, favorevole al riavvicinamento a Pechino, ha tutte le possibilità di vincere. Ma se la pressione si intensifica, la diplomazia cinese ha promesso di rispondere duramente.

“Non mancano la gentilezza e la generosità nella diplomazia cinese. Ma se ci troviamo di fronte a sciacalli o lupi, i nostri diplomatici non hanno altra scelta che affrontarli faccia a faccia e difendere la nostra patria”, ha detto il ministro degli Esteri cinese Qin Gang.

Quindi il programma di Xi è chiaro: equanimità, solidarietà, lotta. Il corso che il capo eletto della RPC attuerà come minimo nei prossimi cinque anni.

Lunedì 20 marzo, Xi arriva a Mosca per una due giorni di colloqui con Putin. Difficile fare previsioni circostanziate, infatti, a differenza di molteplici chiromanti occidentali che si fanno chiamare esperti politologi, non ne facciamo. Di certo si discuterà di rapporti bilaterali, soprattutto economici. Ma non potrà essere eluso l’argomento Ucraina.

La versione americana sugli attentatori ucraini al Nord Stream ispira molti meme divertenti. Ma a livello ufficiale, l’Occidente non ci prova nemmeno di dubitare di una “balla” così macroscopica del fratello maggiore. Non si sa se ridere o intristirsi. Fa ridere la versione impotente delle esplosioni del Nord Stream pubblicata all’inizio della settimana scorsa da un gruppo di giornalisti sul New York Times, citando alcune informazioni di anonimi funzionari statunitensi. Secondo loro, un gruppo di attivisti filoucraini su un piccolo yacht a vela di 15 metri, noleggiato con passaporti bulgari falsi in Polonia, è andato oltre l’orizzonte del mare e ha fatto saltare in aria tre gasdotti transcontinentali. Il gruppo sarebbe stato composto dal capitano, da due sommozzatori, da due assistenti che hanno tirato a bordo i subacquei al ritorno dalla profondità e da una dottoressa. Solo sei persone. E, secondo il tedesco Spiegel, due tonnellate di esplosivo. Elementare Watson!

In realtà, è una vergogna. Ma la versione è stata subito supportata in Germania attraverso la compagnia televisiva ARD, e poi in Gran Bretagna attraverso il Times. Ampio e coordinato. Quelli che fanno i meme sono stati i primi a rispondere. In fondo al tubo rotto, c’è una sega con una bandiera americana sul manico e un passaporto ucraino chiaramente piantato. Diversi investigatori provenienti da Germania, Svezia e Danimarca non vedono la sega a distanza ravvicinata. Tutt’intorno, navi americane, e però dicono che siano stati gli ucraini.

In generale, da queste frottole si deduce solo una cosa: gli europei vengono presi per scemi. L’opinione pubblica viene messa su una falsa pista per distogliere i sospetti dagli Stati Uniti, poiché poche settimane fa il leggendario giornalista investigativo Seymour Hersh ha pubblicato una storia molto avvincente in cui l’America è colpevole. Ed è stata un’operazione di combattimento molto difficile, che solo un gruppo di sommozzatori militari molto addestrati potrebbe eseguire a una profondità di 90 metri utilizzando aerei, navi speciali e complesse attrezzature pesanti ingombranti e cariche sagomate con esplosivi, che non sono venduti all’alimentari. E nemmeno sul mercato delle armi nere. Per non parlare delle informazioni di intelligence che dovevano essere disponibili.

Questo yacht a vela da diporto si chiama “Andromeda”, modello Bavaria S-50, che lo Spiegel tedesco ce lo racconta in modo che pensiamo che non siano affatto americani. Sembra che lo yacht sia stato persino perquisito. E pare che sul tavolo siano state trovate addirittura tracce di esplosivo. Cioè, dalle miniere sottomarine si è semplicemente versato o trasudato. O gli esplosivi sono stati impacchettati direttamente in mare o qualcosa del genere? Come dobbiamo immaginarlo? E non hanno nemmeno eliminato le prove da soli. Questi sono gli squallidi attivisti filoucraini. Ma comunque, come hanno? Fa niente che la capacità di carico di questo yacht sia di tre tonnellate, compresi passeggeri ed equipaggio. Cioè, due tonnellate di esplosivo, una montagna di bombole di miscela respiratoria, una camera a pressione per la decompressione, martelli pneumatici per rimuovere la spessa protezione in cemento del tubo e centinaia di metri di tubi di gomma ad alta pressione per uno strumento del genere. Naturalmente, c’è anche un compressore e un potente generatore elettrico. Non è un po’ troppo per Andromeda, creata per camminarci sopra in bikini?

Qualcosa sta cominciando a muoversi tra alcuni tedeschi: “Dobbiamo ricordare che un’operazione del genere è estremamente difficile da portare a termine. Occorrono mappe accurate, abilità per immergersi in profondità, molto in profondità, ed esplosivi molto speciali che possono essere lavorati sott’acqua. E’ molto costoso, e stiamo parlando di centinaia di chili, quindi non è una piccola bomba che qualcuno ha fatto in casa”.

Altri, invece, sguazzano in questa confusione e non fanno che esacerbare il caos informativo. Come il deputato democristiano del Bundestag, della CDU, al potere nella coalizione, Roderich Kizevetter, la cui versione è che erano pescatori che pescavano con la dinamite. Ma la cosa principale è che l’Ucraina vince. “Potrebbero essere persone che stavano pescando nel Mar Baltico con esplosivi, potrebbe essere un’operazione sotto false flag, potrebbe essere una pista falsa. Dobbiamo aspettare prove ufficiali. Non dobbiamo essere distratti dal nostro obiettivo principale, per l’Ucraina che vincerà”, ha detto Kiesewetter.

Tutti però avvertono all’unanimità: non è stata la Kiev ufficiale. No, non è Kiev, non è Zelenskij, mica puoi far litigare Ucraina e Germania. Lo seconda fornisce alla prima i suoi carri armati. Sennò non glieli dà. Quindi non è stata Kiev. Ma un gruppo di attivisti filoucraini. Lo yacht è stato ritrovato e gli aggressori sembravano addirittura identificati, ma non sono stati interrogati. Per ora.

Eppure, scrive il New York Times, c’è ancora molto di oscuro e contraddittorio. Ad esempio: “Il governo ucraino e l’intelligence militare hanno affermato di non essere coinvolti negli attentati e di non sapere chi ci fosse dietro. I funzionari statunitensi hanno affermato di non sapere molto sugli aggressori e sulla loro affiliazione. Nessuna specifica nemmeno sui membri del gruppo o su chi ha diretto e pagato l’operazione, nessun funzionario statunitense ha rivelato la natura dell’intelligence, come è stata ottenuta o qualsiasi dettaglio sul peso delle prove in essa contenute, o una combinazione tra loro. Molto probabilmente, sommozzatori esperti che, a quanto pare, non hanno lavorato per i servizi militari o di intelligence, hanno aiutato con l’installazione degli esplosivi.

Tutto di questo tenore. Una fesseria. Una portavoce della CIA ha rifiutato di commentare. Il procuratore federale tedesco ha evitato le domande. Funzionari svedesi e danesi affermano che nelle indagini “non ci sono risultati”. Cioè, l’opinione pubblica viene semplicemente ingannata, dirottata nella direzione sbagliata.

L’inglese Times annusa una certa fregatura. Ma come, così semplice? Un camion con esplosivi dall’Ucraina attraverso la Polonia alla Germania? A tutta birra? La notizia che gli ucraini potrebbero aver attraversato la Polonia su un camion pieno di esplosivo per sabotare un oleodotto tedesco dalla Germania rischia di irritare l’opinione pubblica tedesca.

Tuttavia, nelle pubblicazioni su funzionari americani anonimi che hanno fornito alcune torbide informazioni sulle esplosioni del Nord Stream, ci sono almeno due punti positivi: le esplosioni sono definite un crimine, il che è già grazia ricevuta, e gli autori sono dei malfattori, bontà loro, che cioè, la valutazione di quanto accaduto è inequivocabile; il tema delle esplosioni al Nord Stream, come che sia, resta nel campo dell’informazione, e gli Stati Uniti non hanno la forza di metterlo semplicemente a tacere, insabbiarlo.

La Russia e i suoi alleati nel mondo multipolare svolgeranno sicuramente un’indagine su questo “crimine del secolo”, altrimenti l’impunità diventerà la norma.

Il Pentagono ha confermato che il drone precipitato nel Mar Nero stava svolgendo una missione di ricognizione. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti non hanno specificato se il drone trasportasse un’arma.

Un veicolo aereo senza pilota americano MQ-9 che si è schiantato nel Mar Nero era in missione di ricognizione nella regione. Lo ha annunciato in una conferenza stampa il portavoce del Pentagono Patrick Ryder. “Per quanto riguarda gli obiettivi dell’MQ-9, era impegnato in esplorazione, sorveglianza e ricognizione”, ha detto Ryder. Ha aggiunto che i rappresentanti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti non hanno comunicato direttamente con le autorità russe in merito all’incidente, ma il Dipartimento di Stato ha espresso preoccupazione per l’incidente al governo russo. Secondo Ryder, tali velivoli hanno iniziato a svolgere missioni di ricognizione nella regione anche prima dell’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina. Alla domanda se il drone trasportasse un’arma, il portavoce non ha dato una risposta diretta. “Non entrerò nei dettagli di questo particolare aereo poiché è noto che l’MQ-9 ha la capacità di trasportare armi”, ha detto Ryder.

Martedì 14 marzo, il comando europeo delle forze armate statunitensi ha riferito dell’incidente con il drone MQ-9 Reaper nel Mar Nero. Secondo il ministero della Difesa russo, i caccia russi che sono stati sollevati in aria per identificare un drone non identificato, che si è rivelato essere un aereo americano, non sono stati coinvolti nella sua caduta in acqua.

Sintomatico il fatto che nel frattempo gli USA stiano vendendo a caro prezzo una decina di questi droni a Taiwan: se sono così inefficaci, che basta fargli la pipì addosso con un po’ di cherosene, che li comprano a fare?

A margine, ci si consenta una domanda ingenua e retorica: che diavolo ci faceva il drone statunitense nel Mar Nero, a ridosso della Federazione Russa? Sì, perché, come giustamente ha notato l’ambasciatore russo negli USA Antonov, riuscite a immaginare che un simile aereo, un drone, appaia improvvisamente vicino a New York o San Francisco? Quale sarebbe la reazione dei media americani e del Pentagono?

A proposito del mandato di cattura emesso dalla Corte dell’Aja ai danni di Putin, vale la pena ricordare che quest’ultima non è riconosciuta non solo dalla Russia, ma dalla Cina, dall’India, da Israele, e soprattutto, guarda un po’, proprio dagli Stati Uniti (e così siamo quasi a 3 miliardi di popolazione su 8). Sentite cosa diceva il 10 settembre 2018 l’allora consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton a Washington alla Federalist Society, una potente associazione di conservatori giuristi.

L’organismo per i diritti dell’Aja “inspiegabile” e “completamente pericoloso” per gli Stati Uniti, Israele e altri alleati, qualsiasi indagine sui membri del servizio statunitense sarebbe “un’indagine del tutto infondata e ingiustificabile”.

“Se il tribunale si dovesse scagliare contro di noi, Israele o altri alleati degli Stati Uniti, non ce ne staremo con le mani in mano”.

Gli Stati Uniti sono pronti ad imporre sanzioni finanziarie e accuse penali ai funzionari del tribunale se procederanno contro qualsiasi americano.

“Vieteremo ai suoi giudici e procuratori di entrare negli Stati Uniti. Sanzioneremo i loro fondi nel sistema finanziario statunitense e li perseguiremo nel sistema penale degli Stati Uniti”.

“Faremo lo stesso con qualsiasi azienda o Stato che assista un’indagine della Corte penale internazionale contro gli americani”.

Italia

E veniamo alla penisola italiana, allo Stivale, al Belpaese. Il ministro della difesa Guido Crosetto si è distinto per la sua sparata circa il coinvolgimento russo, ed in particolare della Wagner, nell’aumento dei flussi migratori, suscitando non poca ilarità un po’ ovunque. Tuttavia, ha raggiunto il suo scopo: far parlare di se su scala internazionale.

Prigožin, il capo della Wagner, non è un politico. Personalmente, avrei evitato il turpiloquio pubblico, io stesso lo uso solo in privato, ma se badiamo più al contenuto anziché alla forma, ha qualche ragione da vendere. Vi faccio ascoltare l’originale e poi la mia traduzione letterale.

[…]

Per il turpiloquio, ho il conforto di un mattatore storico della televisione italiana, Gianfranco Funari.

[…]

Successivamente, Crosetto stesso ha diffuso una notizia: il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo Dmitrij Medvedev avrebbe messo una taglia di 15 milioni di euro sulla sua testa, ovviamente subito ripresa da tutte le testate mainstream italiane. Capirai, non gli pareva vero. Medvedev in effetti spesso perde delle ottime occasioni per tacere, ma stavolta c’è un particolare non di poco conto: non ha mai detto né fatto nulla del genere. Né poteva essere altrimenti: le taglie erano e sono tuttora comminate nel Far West statunitense, non certo in Russia. Dunque, qual era lo scopo di Crosetto, nel propagare questa balla mastodontica? Cui prodest? Talmente semplice e banale da risultare disarmante: guadagnare qualche punto politico internamente in Italia, diventare un intoccabile, farsi esprimere solidarietà su scala euroccidentale. Eppure, è così facile sbugiardarlo…

Economia

C’è un ottimo servizio di Michail Antonov, corrispondente della VGTRK (l’analogo della RAI russa) da Berlino. I media tedeschi hanno fatto di tutto per presentare un nemico monolitico, e ora stanno facendo ancora di più per convincere i tedeschi della necessità di sacrificare il loro benessere per sconfiggerlo. Ma qualunque cosa Scholz dica e scriva sui giornali, persino in Occidente dubitano di queste notizie trionfali.

A Bruxelles, in una riunione informale dei ministri della difesa dell’UE, la questione principale è stata la ricerca di opportunità per aumentare la fornitura di armi all’Ucraina. Raschiando il fondo del barile. I giornalisti dell’edizione britannica dell’Economist suggeriscono che l’Ucraina si stia preparando per una controffensiva ad aprile, dopo la fine del disgelo primaverile. “Pertanto, il flusso di armi si è trasformato da un ruscello in un fiume”, dice l’articolo.

Con un’abbondanza di vari incontri e dichiarazioni, la principale notizia in Europa questa settimana è stata la presentazione del “gruppo filo-ucraino”, che si suppone sia dietro agli attentati al Nord Stream. I media occidentali hanno fatto molti sforzi per crederci loro stessi e per convincerne il pubblico. E però è interessante non solo che abbiano cercato di vendere al pubblico questa loro verità sugli attacchi, ma anche come sia stato fatto: né prima né durante, ma subito dopo la visita di Scholz a Biden, perché, sullo sfondo di una tale “notizia sensazionale mondiale”, il riserbo che circondava l’incontro sarebbe sembrato fuori luogo. E così Scholz non si è ancora espresso personalmente su questo argomento. Salvo il fatto che, in un’intervista alla CNN, si sia vantato che la Germania se la cava molto bene senza il gas russo: “Ci siamo assicurati la nostra indipendenza dalla fornitura di gas, carbone e petrolio dalla Russia. Ci siamo riusciti, e non è successo niente di quel che la gente si aspettasse. Non c’è crisi economica in Germania, così come non c’è carenza di gas, e c’è una certa stabilità sociale”.

In una parola, tutto, secondo Scholz, è in ordine. Non è chiaro perché allora le grandi industrie stiano fuggendo negli Stati Uniti, dove il gas per l’industria è sei volte più economico: l’azienda chimica BASF sta fuggendo, il gigante dell’ingegneria Siemens sta fuggendo e le divisioni innovative di Mercedes, BMW, Porsche e Volkswagen, Evonik li stanno inseguendo. I prossimi sono quelli della produzione di acciaio e alluminio. E i loro lavoratori rimangono in Germania. E loro, a differenza del cancelliere, non stanno affatto bene. Altrimenti, se ne starebbero chiusi in casa.

Venerdì, i siderurgici bavaresi hanno portato una bara per le strade di Meitingen in lutto per l’economia e la prosperità tedesche. I partecipanti alla manifestazione contro la guerra a Miltenberg hanno evidenziato una vasta gamma di emozioni sui loro manifesti: non si trattava solo della “coalizione Scholz che distrugge la ricchezza dei tedeschi”, ma anche del fatto che “gli amici non fanno saltare in aria i gasdotti”, “chi fornisce armi non vuole la pace”, e c’era anche “non sono in guerra con la Russia”.

“La guerra non inizia mai con una dichiarazione di guerra o con un primo colpo. La guerra inizia con la creazione di un’immagine unidimensionale del nemico e la sua costante diffusione sia all’interno che all’esterno del Paese. Di conseguenza, il primo colpo è stato sparato dalla NATO, dalle redazioni di FAZ, Spiegel, ARD”, ha detto uno dei manifestanti.

E’ vero che i media tedeschi hanno fatto molto per dipingere un nemico in piena crescita. Ma qualunque cosa Scholz dica e scriva sui giornali, anche in Occidente dubitano delle notizie vittoriose. Ecco, ad esempio, Bloomberg: “La crisi è finita, così dicono da Bruxelles a Londra. L’Europa ha vinto, Vladimir Putin ha perso. Vorremmo che tutto fosse così semplice. Il nuovo contesto energetico significa prezzi dell’energia molto più bassi rispetto al picco della crisi nel 2022. Ma è probabile che i prezzi rimarranno più alti per lungo tempo rispetto ai livelli pre-crisi, il che significa che le aziende europee dovranno affrontare una perdita di competitività a lungo termine e la regione dovrà affrontare un’inflazione radicata. Non è un motivo per essere felici”.

Il governo dei socialdemocratici e dei “verdi” ha piani estremamente ambiziosi: Scholz promette agli elettori un secondo “miracolo economico”: il primo è avvenuto dopo la guerra nella Germania Ovest, una crescita dell’8% all’anno. Tutto sarà basato sulla digitalizzazione e sulle tecnologie verdi. Ma un giorno, non ora. Quest’anno, il PIL crescerà di due decimi di punto percentuale o diminuirà di sei decimi, le previsioni sono le più disparate. Una delle poche industrie che sarà sicuramente in attivo è il complesso militare-industriale.

“L’Ucraina chiede più munizioni occidentali. Ma gli alleati stanno affrontando molti problemi, attualmente solo un terzo della quantità desiderata sembra essere realistico. Anche se i Paesi della NATO lo volessero, non potrebbero fornire all’Ucraina un milione di proiettili, perché i depositi di munizioni nei Paesi occidentali sono pieni a malapena”, scrivono i media.

All’inizio della settimana, i ministri della difesa dell’UE hanno cercato di rivedere ciò che effettivamente hanno e che potrebbe essere utile per la guerra in Ucraina. L’obiettivo massimo è trovare quel milione di proiettili di artiglieria. Urgentemente. Josep Borrell, che per un equivoco è capo della diplomazia europea, ha suggerito di non essere avidi e di svuotare completamente gli arsenali: “I membri dell’UE, fortunatamente per loro, non sono in guerra, quindi possono aspettare l’arrivo di nuove munizioni. Non vedo in questo alcun pericolo. Perché mai dovrebbe essere pericoloso?”.

Borrell non ha paura di niente. Ma il ministro della Difesa tedesco è preoccupato. Pistorius, che si è guadagnato la sua fama durante la settimana scalando un campo di allenamento innevato da qualche parte in Lituania, è pronto a dare quasi tutto, ma per ogni evenienza lascia un po’ alla Bundeswehr, l’esercito tedesco. E poi, contemporaneamente alla “deindustrializzazione” non pianificata, ha luogo la strisciante “smilitarizzazione” della Germania. Non passa settimana che Pistorius non pensi ai Leopard tedeschi inviati in Ucraina: può sembrare che strappi ogni carro armato dal cuore.

Oltre all’impaziente attesa dell’”arma miracolosa” tedesca, che in realtà sarà entro la fine di marzo o all’inizio di giugno, questa settimana a Kiev erano attesi nuovamente ospiti: il segretario generale delle Nazioni Unite Gutierres, che è arrivato per discutere dell’affare del grano, e il primo ministro della Finlandia Marin. La sua visita è coincisa con un magnifico funerale di alcuni eminenti nazisti del Partito “Settore di Destra”. Marin ha espresso le condoglianze e il fermo sostegno del popolo finlandese agli ucraini. Proprio in una conferenza stampa congiunta con lei, Zelenskij è stato colto di sorpresa dalla domanda, cosa ne pensa della versione riguardante la traccia ucraina negli attentati al Nord Stream?

“Non abbiamo niente a che fare con questo. Fa solo il gioco della Russia”, ha detto Zelenskij.

Apparentemente, ricordando che i giornali americani e tedeschi erano la fonte delle informazioni, Zelenskij voleva correggere l’errore politico. Tipo: pubblicazioni, ovviamente, rispettate, ma comunque non siamo noi. Ha proposto di guardare chi trae vantaggio dall’incolpare Kiev. No, non chi ha fatto saltare in aria i gasdotti, cioè gli Stati Uniti, ma solo la Russia. Ma presto sarà finita. In realtà, solo nel famigerato “mondo dell’Ucraina”, Zelenskij ha incaricato di risolvere la questione della ridenominazione della Russia in Moscovia. Tuttavia, ci si aspettano vittorie più convincenti da Kiev in Occidente.

“Vogliamo che l’Ucraina vinca questa guerra e siamo assolutamente uniti su questo e in questo momento ciò significa dare loro supporto e addestrare i militari alla controffensiva e avere un vantaggio decisivo sul campo di battaglia”, ha affermato Rishi Sunak, primo ministro della Gran Bretagna.

Il primo ministro britannico è venuto a Parigi per la prima volta da molti anni: i rapporti erano molto freddi dopo la Brexit, ma ora ci sono obiettivi comuni, incluso l’invio di Kiev in una controffensiva che spaventerà la Russia e la costringerà a negoziare. In Europa, non vogliono davvero che la guerra si trascini per un altro anno. Certo, con un avvertimento molto importante. “Condividiamo la convinzione comune che la migliore soluzione a questo conflitto sia quella di fornire ai nostri amici ucraini la migliore situazione possibile in modo che essi stessi scelgano il momento e le condizioni per futuri negoziati”, ha affermato il presidente francese.

I politici occidentali dotano deliberatamente l’Ucraina di una soggettività che non possiede. L’errore di Macron, Sunak e Scholz, che hanno ripetutamente rilanciato tali formulazioni, è diverso: affermano di poter decidere qualcosa da soli nell’attuale scontro con la Russia. Tuttavia, forse sono contenti non solo di ingannare, ma anche di ingannarsi.

Venerdì il portavoce di Scholz ha detto che il cancelliere era soddisfatto dell’andamento delle indagini sugli attentati terroristici al Nord Stream, cioè può ritenersi soddisfatto della versione che è stata chiaramente lanciata dai servizi segreti americani per nascondere il ruolo degli Stati Uniti in tutta questa storia. E’ anche possibile che, in una certa misura, le autorità tedesche siano coinvolte nella creazione di tale cortina informativa. Per quanto riguarda il ruolo dell’Ucraina, chiaramente non esiste un crimine che i suoi padroni sarebbero disposti ad attribuirle.

Un progetto logistico e infrastrutturale di importanza strategica: al XVII Congresso dell’Unione russa degli industriali e degli imprenditori (RSPP), il presidente Vladimir Putin ha invitato le imprese a investire nello sviluppo del corridoio di trasporto Nord-Sud. Quali sono le prospettive per la nuova rotta commerciale? E quali sono i vantaggi rispetto a percorsi alternativi?

Il corridoio nord-sud ha un grande potenziale e il suo principale vantaggio è una riduzione considerevole della distanza di trasporto e una conseguente riduzione dei costi di trasporto delle merci, soprattutto sullo sfondo della guerra delle sanzioni scatenata dai Paesi occidentali.

Inoltre, il corridoio in questione, fornirà un’ulteriore opportunità di espandere il flusso merci verso oriente. Nonostante la complessità degli allineamenti e delle contraddizioni geopolitiche, molti partecipanti al commercio mondiale sono interessati al progetto e vorrebbero prenderne parte.

Putin ha anche fatto un appello agli investitori russi: “il progetto è redditizio, preferenziale e molti dei nostri partner, compresi quelli del mondo arabo, stanno mostrando un interesse sempre più attivo per questo”. Il progetto “funzionerà allo stesso modo del Canale di Suez, del Bosforo e dei Dardanelli” e sarà sempre richiesto.

Il corridoio Nord-Sud può passare lungo diversi percorsi. Il punto di partenza è a San Pietroburgo. Da lì, su rotaia, le merci vengono spedite a sud. Inoltre, il viaggio prosegue lungo il Mar Caspio: dal porto di Astrachan’ le merci vengono consegnate al porto iraniano di Anzali, sul Caspio, e poi in India.

Il vantaggio principale di questo corridoio è evidente: lungo la rotta marittima meridionale attraverso il Canale di Suez, da San Pietroburgo a Mumbai, le merci viaggiano per un mese o anche un mese e mezzo. Attraverso il Mar Caspio, i tempi di consegna delle merci saranno di due o tre settimane.

Sono possibili altre due opzioni di percorso via terra: un corridoio orientale attraverso il Kazachstan e la Turcmenia, o uno occidentale attraverso l’Azerbajdžan. Entrambi si concludono con un’uscita anche in territorio iraniano.

La capacità totale della nuova rotta commerciale, secondo stime approssimative, sarà di oltre 30 milioni di tonnellate di merci all’anno.

L’idea di far aggirare il flusso delle merci attraverso il canale di Suez e gli stretti turchi del Bosforo e dei Dardanelli è nata molto tempo fa, addirittura ai tempi di Pietro il Grande si discuteva del progetto del “fiume iraniano”.

Negoziati del genere si svolsero tra Iran e Unione Sovietica. Inutile dire che uno dei principali oppositori del corridoio di trasporto sono stati gli Stati Uniti. Gli americani hanno sempre cercato di impedire alla Russia di farsi strada verso l’Oceano Indiano. Compreso, usando una pressione sanzionatoria sull’Iran o su coloro che vorrebbero investire nei progetti della Repubblica islamica.

Un altro fattore che ha influenzato la possibilità di utilizzare questo corridoio è che molti spedizionieri indiani hanno paura di inviare le loro merci in transito attraverso l’Iran. Gli indiani sono preoccupati che questa “traccia iraniana” sia individuabile da qualche parte nei loro documenti di spedizione, e temono l’eventualità di un qualche tipo di restrizione secondaria da parte degli Stati Uniti.

Di recente, i media occidentali hanno sollevato un polverone, avendo appreso che la Russia, da parte sua, sta espandendo i canali di navigazione sul Volga e l’Iran sta espandendo le rotte ferroviarie verso il porto di Chabahar, сhe si affaccia sul golfo dell’Oman. L’establishment americano è furioso che i due Paesi stiano costruendo una rotta commerciale a dispetto delle sanzioni.

Interviste

Anche questa settimana, ho partecipato a varie conferenze, tavole rotonde e trasmissioni televisive e radiofoniche russe e italiane. Ecco quanto ho detto a Luca Telese nell’Attimo fuggente di Giornale radio e poi a Cusano News 7.

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia. Stavolta è il turno di… No, voglio farvi una sorpresa, tanto più che si tratta di meno di un minuto, visto che oggi il notiziario è già andato molto per le lunghe.

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