Nella notte tra il 10 e l’11 marzo 2018, sono stato nuovamente bloccato (o bannato, che dir si voglia) per un mese nel social network Facebook, dopo appena un mese dall’ultimo blocco mensile.
Ovviamente, la mia vita reale si svolge fuori dai confini di rete.
Tuttavia, la vita moderna è composta anche – non solo – da una serie di delizie tecnologiche, quali internet, televisione, radio, telefono, trasporti, aerei.
Privare qualcuno di questi mezzi peggiora oggettivamente ed inevitabilmente la sua quotidianità.
Vediamo cosa è successo questa volta.
Dopo le elezioni legislative del 4 marzo, come sempre è iniziato il fuoco concentrico per l’abolizione del voto dei connazionali all’estero (ricordo che esiste appena da dodici anni).
Chi è che spara?
Regolarmente, quei Partiti che all’estero hanno preso meno voti che in Patria.
E non sono sempre gli stessi.
Ma ogni volta si grida ai brogli.
Andiamo con ordine.
Ne scrissi già un paio d’anni fa, evidentemente repetita juvant (sed stufant).
1)Il voto può anche non giungere mai al Consolato in quanto il servizio postale non lo assicura.
Facciamo l’esempio degli italiani in Russia.
Gli elettori iscritti all’AIRE sono 2.650.
Un migliaio e mezzo di questi risiedono a Mosca, il 60%.
Praticamente tutti ci rechiamo direttamente al Consolato, dove fuori c’è un’apposita cassetta postale in cui depositare la busta elettorale (il tutto, ovviamente, ripreso da una telecamera di sorveglianza).
Ciò detto, non avrei nulla in contrario se si facessero dei seggi nei consolati plenipotenziari e anche in quelli onorari, lasciando il voto per corrispondenza solo per coloro che risiedono in località particolarmente remote.
2)La scheda può essere votata in presenza di terze persone.
Certo, personalmente voto sul mio tavolo da pranzo, in quel momento potrebbe passare mia moglie o i miei due figli minorenni.
Non mi pare fondamentale.
Ma lasciamo perdere l’esempio personale, visto che qui parliamo di voto di scambio.
Sì, è possibile.
Come è possibile, peraltro, che in Italia dei rappresentanti di lista si mettano delle puntine di grafite sotto le unghie per segnare le schede bianche in loro favore (ne fui testimone e denunciatario personalmente, trent’anni fa), visto che nel sistema pleonastico italiota ci si ostina ad usare le matite copiative (quelle chimiche, per intenderci), mentre in Russia ci sono le urne elettroniche e le webcam in ogni seggio.
Non esiste un sistema elettorale scevro da rischi, ma per questo negare l’accesso al voto non è una risposta.
3)Gli italiani all’estero non pagano le tasse in Italia.
Il voto, per noi italiani all’estero, è tra le poche cose che ci lega ad un Paese che ci ha costretti ad emigrare.
Vogliono toglierci anche questo.
Va bene, se il criterio deve essere quello della residenza anziché della cittadinanza, allora devono poter votare gli stranieri residenti in Italia.
Altrimenti poi, dal negare tale diritto agli italiani all’estero, il prossimo passo sarà quello di annullare il suffragio universale (il voto alle donne): in effetti, se, in uno Stato maschilista e patriarcale, gli uomini lavorano più delle donne e perciò sono i veri contribuenti fiscali, perché mai il voto femminile deve essere equiparato a quello maschile?
Di più: poi escluderemo i disoccupati, che come tali non pagano le tasse, e poi il voto di chi paga di più varrà più di quello di chi paga di meno…
In realtà, in Italia tutti ne parlano e pochi sanno davvero come funzioni.
Leggiamo le istruzioni.
Gli Uffici consolari inviano per posta a ciascun elettore un plico contenente: il certificato elettorale (cioè il documento che certifica il diritto di voto); le liste dei candidati della propria ripartizione (Camera e Senato); le schede elettorali (una per la Camera e una per il Senato); una busta piccola completamente bianca; una busta affrancata recante l’indirizzo del competente Ufficio consolare.
L’elettore esprime il proprio voto tracciando un segno (ad es. una croce o una barra) sul contrassegno corrispondente alla lista da lui prescelta o comunque sul rettangolo della scheda che lo contiene utilizzando ESCLUSIVAMENTE una penna biro di colore nero o blu.
Ciascun elettore può esprimere il voto di preferenza scrivendo il cognome del candidato nell’apposita riga posta accanto al contrassegno votato.
La scheda o le schede vanno inserite nella busta completamente bianca che deve essere accuratamente chiusa e contenere solo ed esclusivamente le schede elettorali.
Nella busta più grande già affrancata (riportante l’indirizzo dell’Ufficio consolare competente) l’elettore inserisce il tagliando del certificato elettorale (dopo averlo staccato dal certificato seguendo l’apposita linea tratteggiata) e la busta piccola chiusa contenente le schede votate.
La busta già affrancata così confezionata deve essere spedita per posta, in modo che arrivi all’Ufficio consolare entro – e non oltre – le ore 16 del 1 marzo 2018.
Le schede pervenute successivamente al suddetto termine non potranno essere scrutinate e saranno incenerite.
Sulle schede, sulla busta bianca piccola e sul tagliando non deve apparire alcun segno di riconoscimento, sulla busta già affrancata non deve essere scritto il mittente, la busta bianca piccola e le schede devono essere integre, il voto è personale, libero e segreto, è fatto divieto di votare più volte.
L’elettore ha l’obbligo di custodire personalmente il materiale elettorale inviatogli dall’ambasciata o dal consolato, è assolutamente vietato cedere il materiale elettorale a terzi.
Sembra complicato, ma non lo è affatto, o comunque meno complicato di come l’hanno organizzato in Italia quest’anno, tra tessere elettorali e numeretti.
Tutte le buste da tutti i Consolati del mondo vengono poi inviate in aereo a Roma.
E qui viene il bello.
Il noto programma berlusconiano (Mediaset) “Le iene” ha alluso che vi sia stata compravendita dei voti all’estero.
Le prove?
Hanno mostrato un tizio (solo le mani) con voce contraffatta con in mano decine di schede non votate ed altrettante buste bianche.
Ed hanno affermato che fossero schede del Consolato di Colonia.
Nessuna prova dell’autenticità delle schede, che potrebbe stampare chiunque di noi con una stampante a colori, né delle buste, essendo quelle bianche piccole, non quelle più grandi con indicato il Consolato, come ho spiegato prima, che oltretutto dovrebbero contenere anche il tagliando numerato unico per ciascun elettore.
Poi si sono introdotti nel seggio romano dedicato alle schede estere, con la solita solfa “la gggente vuole sapere” (con tre “g”), impedendo oggettivamente il regolare svolgimento dello scrutinio.
La gente vuole sapere?
E a voi chi vi ha eletti, come rappresentanti della gente?
Va bene, ammettiamo per un attimo che in questa fase vi siano stati brogli (peraltro, gli stessi che potrebbero verificarsi in qualunque altro seggio italiano).
Colpevole, quindi, è Roma, non certo i Consolati.
O sbaglio?
E qui veniamo a Facebook.
Un italiano residente a Mosca, tale Enio Modeo, ha spammato in decine di gruppi, a tema e fuori tema, condividendo il servizio da “fake news” delle “Iene”.
Gli ho fatto notare l’illegittimità di tale comportamento.
Per tutta risposta, mi ha minacciato per posta privata, ed io l’ho subito segnalato a Facebook, pubblicando le sue minacce.
Avete già indovinato?
Hanno cancellato la mia pubblicazione ed hanno bannato me per un mese, non lui.
Mia moglie ha ripetuto la mia pubblicazione, gliel’hanno cancellata, per fortuna senza bannarla, ma inviandole un avvertimento in puro stile mafioso.
Chiedo a tutti di moltiplicare esponenzialmente la condivisione di questo mio articolo, chiedendo ciascuno a tutti i propri contatti di fare altrettanto, nonché di segnalare questo sedicente paladino del voto, Enio Modeo (con una “n”): non possono bloccare migliaia di utenti contemporaneamente senza suscitare uno scandalo.
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