Mark Bernardini

Mark Bernardini

sabato 6 gennaio 2018

Blocco in Facebook

Questa mattina, sabato 6 gennaio 2018, ho scoperto di essere stato bloccato nel social network Facebook per ben trenta giorni.

Naturalmente, nulla di nuovo.

Ero anzi sorpreso perché da qualche mese mi avevano lasciato in pace.

Vediamo però cosa è successo questa volta.

Una banalità, è quasi offensivo.

Nel nostro condominio, in nome della lotta ai barboni, alcuni condomini hanno appeso arbitrariamente un vistoso lucchetto sulla porta di servizio, che funge anche da uscita di emergenza in caso di incendi.

Da qui, una discussione grottesca in WhatsApp, nella quale sono anche stato minacciato.

Alla fine, sono stato espulso dalla chat condominiale. Poco male.

Mi sono rivolto ad un gruppo di quartiere esistente in Facebook, dove vari consiglieri circoscrizionali mi hanno confermato l’illegalità dell’operazione, in base all’art.89 della legge 123 del codice penale russo.

Nel parlarne, avevo riportato degli screenshot della chat di WhatsApp (che, giova ricordarlo, non appartiene a Facebook), a conferma.

Evidentemente, qualcuno mi ha segnalato.

A quel qualcuno auguro vivamente di fare più sesso.

Il punto, tuttavia, non è questo.

Intanto, gestisco varie pagine e gruppi, alcuni anche piuttosto corposi, come “Italiani di Russia”, di 6.500 persone, che a questo punto restano senza moderazione.

Proseguiamo: l’inappellabilità del provvedimento, in cui mi si comunica semplicemente che ho violato gli standard del social network, senza possibilità di replica e senza specificare di quali norme stiamo parlando.

Ma la cosa più importante è la palese sproporzione tra la presunta violazione e la pena comminata, e questo a fronte del fatto che da mesi io invece segnalo quasi quotidianamente decine di falsi profili di spammatori professionali con proposte di prestiti capestro, sesso a pagamento, ricatti di natura sessuale, apologia di fascismo ed altre schifezze analoghe.

Cosa mi rispondono?

Bravi: “Grazie per la tua segnalazione: hai fatto bene a contattarci. Abbiamo esaminato il profilo che hai segnalato e, anche se non viola uno dei nostri specifici Standard della comunità, comprendiamo che il profilo stesso o un contenuto che ha condiviso possa risultare offensivo per te”.

Suona da presa per i fondelli.

Bene, anzi male.

Chiedo a tutti coloro che in questo momento mi leggono, mi vedono o mi ascoltano, di diffondere a macchia d’olio questo mio videocomunicato nei propri blog, nei gruppi che frequentano e tra i propri contatti, in V Kontakte, Twitter, Odnoklassniki, LinkedIn, Moj Mir, Google +, WhatsApp, Live Journal, WordPress e – soprattutto, innanzitutto, segnatamente – Facebook.

Si sa, sono fascistoidi, e poi essendo statunitensi, ritengono di avere ragione di default, sono loro che, nel mondo, decidono cosa sia bene e cosa male.

Non ci spiegheranno quale norma io abbia violato, ma almeno procuriamogli un minimo di fastidio da cattiva pubblicità.

Ci risentiamo dopo il 6 febbraio 2018.

1 commento:

  1. Fai come tutti, ti prepari un'altro account lo metti moderatore ovunque e lo usi quando ti bannano. Tanto pensare di parlare seriamente con questi yenkee è impossibile.

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