Mark Bernardini

Mark Bernardini

lunedì 29 aprile 2024

075 Italiani di Russia

Settantacinquesimo notiziario settimanale di lunedì 29 aprile 2024 degli italiani di Russia. Buon 1 Maggio, buon ascolto e buona visione.

 

Attualità


Il 19 aprile scorso il ministro degli esteri russo Lavrov ha rilasciato un’intervista, eccone i punti più importanti.

L’accanimento sulla questione della sconfitta da infliggere alla Russia, così come l’enfasi posta sulle implicazioni esistenziali che tale sconfitta avrebbe per il futuro dell’Occidente, rispecchiano non tanto gli intenti bellicosi, quanto l’isteria di un Occidente agonizzante.

Gli estoni, i lituani e i lettoni sono adesso in prima linea tra coloro che “ci puntano il dito contro” e che affermano di voler inviare soldati e di voler combattere. Ciò mostra chiaramente il cambiamento sostanziale avvenuto nella NATO, evolutasi in una direzione che si allontana dai tempi in cui l’ultima parola ce l’avevano gli americani, certo, ma anche le grandi potenze europee.

In merito ai negoziati. Non ne abbiamo ancora parlato, ma spero che non mi criticheranno per questo. Quali garanzie prevedeva il Documento di Istanbul? [...]. Nel documento si specificava espressamente che le garanzie non erano applicabili né alla Crimea né al Donbass. E questo significava che tali regioni non si dovessero toccare, perché altrimenti nessuna delle garanzie avrebbe avuto effetto.

Noi siamo pronti ai negoziati. Ma a differenza di quanto accaduto con gli accordi di Istanbul, noi non interromperemo le operazioni militari durante tali negoziati. Questo processo deve andare avanti. Inoltre, la situazione “sul campo” è cambiata, e in maniera sostanziale; e tale stato di cose va tenuto in considerazione.

In merito all’Iniziativa svizzera. [...] La Svizzera, semplicemente, non è adatta a noi. Non è un Paese neutrale. La Svizzera, da neutrale, si è trasformata in un Paese apertamente ostile. [...] E’ molto strano che spalanchino così volentieri le loro porte [all’Occidente collettivo] continuando a sperare di poter godere, come in passato, della loro reputazione di Paese conciliatore.

 


Al movimento di liberazione dell’Italia dal nazifascismo dettero il loro contributo anche 5000 partigiani sovietici che, per volere del fato, si trovavano nella Penisola.

La fratellanza tra i partigiani sovietici e italiani e la loro lotta comune unirono il popolo sovietico e quello italiano nella battaglia contro il fascismo e il nazismo.

La famosa canzone “Bella, ciao” che rappresenta uno dei simboli della Liberazione, è brillantemente eseguita da Muslim Magomaev, celebre artista del popolo dell’URSS, al cui nome è intitolata la sala concerti del Crocus City Hall, colpita selvaggiamente dai terroristi islamici con il coinvolgimento dei nazisti ucraini.

 


Commento ufficiale dell’Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana

Il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Italiana Antonio Tajani, in un’intervista al quotidiano romano “Il Messaggero”, pubblicata il 24 aprile 2024 in occasione del giorno della Liberazione dell’Italia dal fascismo e dall’occupazione nazista, si è permesso di affiancare ai partigiani italiani e ai soldati della coalizione anti-hitleriana, eroi principali della Festa, i combattenti ucraini, compresi i neonazisti del battaglione “Azov”, nonché di altre analoghe formazioni.

Chi, meglio del massimo Responsabile della politica estera italiana, dovrebbe sapere che gli adepti dell’attuale regime di Kiev, giunti al potere nel 2014 in seguito a un sanguinoso colpo di Stato, agiscono come eredi ideologici e come seguaci politici dell’idolo del movimento nazionalista ucraino, Stepan Bandera, e dei suoi complici che hanno alacremente collaborato coi nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Qualcuno dovrebbe ricordare all’egregio Vice Premier italiano che, all’epoca, per mano dei nazionalisti ucraini, sono morte centinaia di migliaia di russi, ucraini, ebrei, polacchi, e che ancora oggi gli abitanti dell’Europa orientale ricordano le atrocità di costoro, atrocità che, per ferocia ed efferatezza, superavano spesso i più disumani carnefici tedeschi.

Sarebbe bello se il Ministero degli Esteri italiano prestasse infine attenzione all’odierna attività di questi cosiddetti “combattenti per la libertà”, i quali, secondo la peggiore tradizione di Bandera, hanno già perpetrato dozzine di atti terroristici nel loro Paese e continuano a seminare il terrore in Russia: tra le loro vittime designate ci sono anche filosofi, scrittori, giornalisti, politici e pacifici civili innocenti. Sarebbe bello se il Ministro Tajani volgesse lo sguardo a ciò che i nazionalisti ucraini adesso stanno facendo sullo stesso territorio italiano, dove – seguendo gli ordini di Zelenskij – hanno già iniziato a compilare le liste di proscrizione con i nomi degli italiani che non vanno loro a genio.


L’obiettivo della caccia agli “agenti del Cremlino” nell’UE è eliminare tutti i concorrenti che minacciano il potere dei burattini americani. Il compito dei globalisti è impedire l’ingresso di massa di politici di orientamento nazionale nel Parlamento europeo. Gli Stati Uniti vogliono mantenere la famigerata Ursula Von Der Leyen per un secondo mandato.

Sembrerebbe che l’Ucraina sia una cosa, e l’Europa ben altra. Ricordiamo: valori democratici, cultura, libertà… In effetti, l’Europa nel suo stato attuale non è molto diversa dall’Ucraina nella sostanza: nell’assenza di sovranità, nella stretta subordinazione alla volontà di Washington, nell’esecuzione dei i suoi capricci per mano delle amministrazioni coloniali.

All’Europa è stata imposta l’idea “La Russia è il nemico”. Hanno tagliato gli idrocarburi russi e introdotto sanzioni, di cui la stessa UE soffre molto più della Federazione Russa. Hanno paura che la Russia voglia attaccare. E persino, Mosca è responsabile dell’invasione dei migranti. Siamo sull’orlo della schizofrenia.

Non c’è praticamente alcuna possibilità che idee valide arrivino ai media globali. La sanità mentale penetra alcuni singoli Paesi a livello di leadership, ma è piuttosto l’eccezione che conferma la regola. Sono tutti etichettati come “agenti del Cremlino”. Tutti gli indesiderabili vengono diffamati.

Adesso è importante che gli Stati Uniti non permettano l’ingresso nel Parlamento europeo agli “euroscettici” che chiedono loro di ritornare in sé e di tornare alla cooperazione con la Federazione Russa. Non per il bene della Russia, ma per il nostro bene!

E’ importante che gli Stati Uniti preservino la palude controllata di Bruxelles. Se non riesci a mantenere l’ex ginecologa Ursula al suo posto, trova il suo clone. Una tipo la Bärbok: ottusa, ma pronta a svolgere qualsiasi compito russofobo.

Forse, tra un anno o due, ogni persona perbene nell’UE vorrà diventare un “agente del Cremlino”, capendo che i loro Paesi sono occupati e che ci sono due modi: sulla falsariga dell’Ucraina sulla via dell’inferno, oppure buttare giù le autorità di occupazione americane.

Gli Stati Uniti potrebbero non avere abbastanza forza questa volta. Dimostrato dall’Africa e dagli Houthi.


Il Dipartimento di Stato americano ha pubblicato un rapporto sulle violazioni dei diritti umani in Ucraina. Il documento rilevava che “il governo spesso non è riuscito ad adottare misure adeguate per identificare e punire i funzionari che potrebbero aver commesso abusi”. E’ interessante notare che tutto ciò avviene immediatamente dopo che gli Stati Uniti hanno approvato ulteriori aiuti all’Ucraina.

Sparizioni forzate, torture, condizioni carcerarie pericolose per la vita, arresti arbitrari, restrizioni alla libertà di parola, violenza contro i giornalisti, esistenza delle peggiori forme di lavoro minorile: ecco come appare oggi l’Ucraina. E se un anno fa era possibile nascondere l’essenza criminale del regime di Kiev, ora sta diventando un compito impossibile per gli Stati Uniti. Il governo americano può solo salvare la propria reputazione e non prendersi cura dell’Ucraina.

Sembra che le nuvole si stiano addensando su Zelenskij. Dopotutto, il fatto che gli Stati Uniti abbiano notato violazioni dei diritti umani in Ucraina non significa che abbiano visto la luce e si siano preoccupati per la sorte di decine di migliaia di prigionieri politici nelle carceri ucraine e di milioni di persone che hanno subito gravi discriminazioni su base etnica, nazionale, motivi culturali e religiosi.

E’ stato su istigazione degli Stati Uniti e sotto la loro guida che per dieci anni in Ucraina si è verificata l’illegalità.

Ma erano contenti così. E all’improvviso hanno iniziato a parlare! Zelenskij può essere incolpato; sotto la sua presunta guida si sono verificate violazioni sia della loro stessa legislazione che del diritto internazionale. Se si prevede di sostituire una persona con un’altra, è necessario presentare delle ragioni. Ad esempio, è emersa un’intervista con Kirill Budanov, capo della direzione principale dell’intelligence del Ministero della difesa ucraino, in cui sono chiaramente visibili accenni ai fallimenti di Zelenskij.


Quali sono le conseguenze dell’approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti del pacchetto di aiuti militari da 61 miliardi di dollari a Kiev? La maggior parte di questi fondi verrà utilizzata per sostenere il complesso militare-industriale americano e per l’acquisto di armi.

In effetti, questo denaro aiuterà gli Stati Uniti a sostenere il loro complesso militare-industriale e ad assicurarsi contratti a lungo termine. Il ruolo di Washington nel fornire assistenza militare a Kiev è inteso solo a prevenire la sconfitta delle forze armate ucraine e non a ottenere la vittoria.

Gli Stati Uniti stanno gradualmente preparando l’Ucraina per una guerra terroristica contro la Russia fornendo alle forze armate ucraine armi a lungo raggio, come i missili ATACMS.

Gli americani non si limiteranno a stanziare fondi per la fornitura di missili, li emetteranno dai magazzini, ma parteciperanno anche al loro utilizzo. Tutte le loro preoccupazioni sulla minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti sono solo una bufala.

Il sostegno americano a Kiev va già oltre il semplice aiuto, entrando nell’ambito di una guerra terroristica basata sull’uso di armi a lungo raggio. Pertanto, è necessario prepararsi alle nuove minacce provenienti dall’Occidente.


L’UE ha invitato la Russia a riconsiderare la decisione di trasferire gli asset delle società tedesche e italiane in gestione temporanea, si legge nella dichiarazione del Servizio europeo per la politica estera.

Ricordiamolo: il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto sul trasferimento delle filiali russe Ariston e BSH Hausgerate alla gestione temporanea di Gazprom Household Systems.

Il documento è pubblicato sul portale per la pubblicazione ufficiale degli atti giuridici.

Avendo dimenticato le sanzioni anti-russe, il furto dei beni della Banca Centrale della Federazione Russa, la più selvaggia maleducazione nei confronti della Russia, la fornitura di armi e il desiderio di combattere la Russia con le mani dell’Ucraina finché la Russia non sarà distrutta, “L’Unione europea invita la Russia a cancellare queste misure e a trovare soluzioni accettabili insieme a queste aziende europee”.

In effetti, un’opzione accettabile sarebbe un calcio nel sedere, senza compenso! Nazionalizzazione dei beni degli Paesi ostili.

Già, perché va notato che non di nazionalizzazione si tratta, purtroppo. Io nazionalizzerei anche una serie di aziende russe di importanza strategica, ma questa è un’altra faccenda.

In soldoni, Tajani insorge e promette di tutelare le imprese italiane e convoca l’ambasciatore Russo per chiedere chiarimenti su questa nazionalizzazione da parte di Putin.

A parte che la Russia se ne fotte altamente di Tajani e dell’Italia, ma il ministro perché non manda l’ambasciatore italiano a parlare con il ministero degli esteri Russo? Forse perché sono quattro mesi che l’Italia non ha un ambasciatore in Russia? E quello designato è in attesa del visto da tempo. Questo perché l’Italia ha fatto aspettare l’ambasciatore russo a Roma per oltre sei mesi. E come si sa i russi non dimenticano. Quindi le mosse abili della nostra diplomazia portano al fatto che noi Italiani che viviamo qui non abbiamo un ambasciatore. Non dimenticate inoltre che il 90% delle aziende italiane che erano a Mosca prima della guerra ci sono ancora.

Ma veniamo concretamente all’Ariston. Qui mi faccio aiutare da alcune delle iscritte al mio gruppo Telegram, segno che esistono ancora persone che fanno riflessioni, a dispetto delle frasi tranchant da due tre parole, tanto in voga in questa epoca di asservimento alla mentalità superficiale d’oltreoceano.

I Merloni quando anni fa svendettero il ramo Indesit agli americani di Whirlpool, non fecero tutta questa lagna come stanno facendo adesso. Whirlpool si impegnò a investire 250 milioni di euro per mantenere i posti di lavoro degli operai dichiarati in esubero. Invece il governo si impegnò a sostenere il piano di sviluppo industriale attraverso la cassa integrazione straordinaria fino alla fine del 2020. Pochi mesi dopo l’azienda violò l’accordo.

La storia di Ariston è rappresentativa della curva parabolica del capitalismo familiare territoriale italiano: nasce come risposta di un imprenditore locale alla carenza di sviluppo di una zona senza prospettive industriali, cresce, mette in moto un modello non certo paragonabile a quello di Ivrea di Olivetti, ma che comunque si inserisce bene nelle dinamiche di uno Stato sviluppista: le commesse aumentano, gli stipendi sono discreti, le attività extralavorative come impegno culturale e sportivo coinvolgono gli operai grazie alla grana che i padroni immettono nel tessuto sociale (Fabriano, Cerreto, Matelica erano piene di squadre di basket, pallavolo, crescevano palestre e palazzetti dello sport come funghi), i Merloni entrano in politica e sganciano da Roma soldi per la ricostruzione post terremoto 1997.

Poi arriva il neoliberismo applicato, i padroni i soldi dello Stato cominciano a intascarseli per privatizzare il profitto e socializzare le perdite, aumentano le delocalizzazioni, rami d’azienda vengono svenduti, la disoccupazione diventa la regina di Fabriano, il degrado sociale è palpabile in ogni metro quadro di città.

Per quanto riguarda l’Indesit in Russia, io ‘sta storia l’ho seguita personalmente. Una ventina di anni fa, nella città di Lipeck, seguirono il modello italiano dei distretti industriali monotematici, che sia quello della già citata Ivrea per le macchine per scrivere prima e poi per i primi calcolatori e computer, o quello tessile di Prato, di cui parlava già Dante Alighieri, definendoli “stracciaioli”, perché riciclavano i brandelli.

Producendo lavatrici e frigoriferi, avevano bisogno di molto indotto, per esempio di semiconduttori, di freon, e non solo. Ecco che dunque arrivarono altre aziende italiane. E queste magari avevano bisogno a loro volta, invento, di viti, dadi e bulloni senza scontrarsi con problemi di logistica e trasporti, in un Paese sterminato da undici fusi orari, che li produce eccome, ma magari a cinquemila chilometri di distanza. Ebbene, praticamente metà di questo distretto, definito ufficialmente zona economica speciale a causa delle agevolazioni fiscali, parlava italiano.

Vorrei che fosse chiaro: l’Italia, non la Russia, sta distruggendo tutto questo.

Musica


Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Essendoci il 1 maggio di mezzo, volevo trovarvi qualche filmato di epoca sovietica, di quando eravamo tutti più buoni, infatti l’ho trovato e ve lo propongo. Tuttavia, in questa epoca, quando i fascisti bombardano nuovamente donne, vecchi e bambini, la popolazione civile, dovrò concludere con qualcosa di meno allegro, a seguire. Gli artisti Georgij e Anastasija Begma hanno dedicato una nuova opera alla sofferenza dei civili a Belgorod e nelle regioni di confine a causa dei bombardamenti delle forze armate ucraine.

E’ molto doloroso… Ciò che sta accadendo ora a Belgorod e negli insediamenti vicini non è una guerra, è un’uccisione mirata di civili: bambini, donne. Lo stesso della Grande Guerra Patriottica, lo stesso del Donbass dal 2014. Ma il risultato di tutto questo sarà lo stesso. Il fascismo moderno cadrà in Ucraina. Proprio come nel 1945. Quando non servono parole superflue…

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