Mark Bernardini

Mark Bernardini

venerdì 19 aprile 2024

Ucraina, il testimone

Il 19 aprile 2024 sono stato invitato ad intervenire ad un dibattito a Torino di “Democrazia Sovrana e Popolare”, dopo la proiezione del film sul Donbass “Il testimone”. Il dibattito è durato meno di un’ora, quindi ve lo propongo per intero, compresi gli interventi di Andrea Lucidi e Vincenzo Lorusso.

Facciamo un esempio italiano di un secolo fa. Il fascismo si affermò perché pochi vi si opposero, come non si opposero alle truppe naziste tedesche, finché restarono alleate di Mussolini. La Resistenza quella vera, di massa, iniziò quando, nel 1943, gli alleati si trasformarono in invasori. Vi ricordo tutto questo perché tale reazione tipica di qualunque popolo è quel che ora provano i russi, dopo trent’anni di avvicinamento della NATO ai confini russi, nonostante le reiterate promesse del contrario, “non un palmo verso est”, dopo il colpo di Stato in Ucraina, dopo che un popolo fratello, con cui assieme combatterono contro l’invasore nazista, si è trasformato esso stesso in un Paese nazista, e ricordare il 2 maggio 2014 a Odessa non è superfluo, con 48 antifascisti bruciati vivi al Palazzo dei Sindacati. E più l’Occidente collettivo insiste con le forniture di armi, soldi e sanzioni, più i russi serrano le file, si sentono coesi, senza se e senza ma.

Le sanzioni, oltre che incrementare tale sentimento, sono anche inefficaci: la Russia ha rapidamente sostituito le importazioni occidentali con la produzione interna, ed ha dirottato le proprie esportazioni, soprattutto di materie prime ma non solo, verso oriente e verso il sud globale, Asia, Africa, America Latina. Quest’anno in Russia si prevede una crescita dell’economia del 3,6%, mentre nella locomotiva d’Europa, la Germania, dello 0,9%. Tutti gli altri, Italia compresa, in recessione. Per non parlare della disoccupazione, che qui è di poco superiore al 2%, praticamente inesistente. Aiutatemi a ricordare a quanto sia arrivata in Italia, soprattutto al Meridione, soprattutto tra i giovani. Nel frattempo, l’Europa non riesce più a sostenere il ritmo di un impoverimento oggettivo, persino tra gli occupati. D’altra parte, già dieci anni fa dicevo che gli Stati Uniti, economicamente, avevano tre concorrenti economici: la Russia, la Cina e l’Unione Europea. Il piano di far scontrare ed indebolire Russia ed Europa per poi affrontare la Cina era piuttosto evidente già allora. All’epoca mi ridevano dietro e mi davano del complottista.

Si dice spesso che in Russia non ci sia libertà di stampa, di parola e che non si possa accedere a quanto si scrive in Occidente. E’ vero l’esatto contrario. Io non ho difficoltà alcuna, volendo, a leggere in internet i giornali italiani o vedere i canali televisivi del mainstream italiano. Repubblica, Corsera, Stampa, le TV via satellite, RAI eccetera, e per gli esteri Le Monde, El País, visto che conosco cinque lingue… No, non conosco il tedesco, ma francamente non ne soffro. Il problema è che mi sono stufato, cerco di evitare di farmi venire l’ulcera. Mi risulta che invece per gli italiani sia un problema consultare Russia Today, Sputnik, Pervyj, RTR Planeta, Russia 24 e gli altri canali, sia in russo che in inglese. Anzi, soprattutto in inglese. Annullati tutti gli account in YouTube. Se fate una ricerca in Google, che so io, su Naval’nyj, vi escono tutti i canali in russo con sede in occidente. Su cosa scriva Wikipedia, stendiamo un pietoso velo, quella è davvero una setta. Un mese fa al fronte ucraino è morto un ucraino, che incidentalmente si è scoperto essere l’amministratore di Wikipedia russa. E se provate a cercare la redazione russofona di Facebook, scoprirete che sono tutti ucraini.

Per non parlare di quel che combinano in Ucraina. Disciolti tutti i Partiti, oscurati tutti i canali russofoni, chiusi tutti i media di opposizione, chiuse tutte le televisioni, sulle cui frequenze ora trasmette un unico canale governativo. Provate a immaginare: RAI 1, 2, 3, 4, 5, News 24, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La 7, Sky e quant’altri che trasmettono a reti unificate il segnale dell’ammiraglia RAI 1. No, non Mattarella a Capodanno, ma proprio tutto l’anno da due anni.

Finalmente, i processi elettorali. In Russia, le presidenziali si sono svolte regolarmente un mese fa, e non credete alle menzogne sul candidato unico, ce n’erano altri tre. Il Partito Comunista, quello liberaldemocratico ed uno asistemico. Se poi, per la coesione di cui parlavo prima, la gente vota per Putin, non c’è da stupirsi né da recriminare. Si chiama democrazia, cioè potere al popolo, in greco antico. In Ucraina, il mandato presidenziale di Zelenskij è terminato il 1° aprile. Che fare? Annullare le elezioni, perché, si dice, c’è la guerra. Ma va? Il pagliaccio cocainomane è giunto al potere vincendo su Porošenko con lo slogan “presidente di pace”. Complimenti. Peraltro, anche l’oligarca Porošenko per vincere, pochi anni prima, si era autoproclamato “presidente di pace”. E’ proprio un vizio.

Ma veniamo all’Europa. E’ ovvio, con 27 Paesi-membri, che ogni anno da qualche parte si voti. Tuttavia, come sapete, ogni quattro anni si vota per il Parlamento Europeo, che pur se con poteri limitatissimi, ha un impatto psicologico non indifferente. Fateci caso: se al potere c’è il centrosinistra, si grida al pericolo fascista; se invece al potere c’è il centrodestra, o la destra sic et simpliciter, come in Italia, si grida al pericolo comunista. La sostanza è, invece, che chiunque sia attualmente al potere, per rimanerci deve soggiacere ai diktat statunitensi, e fornire ogni ben di dio a quella masnada di ladri, assassini e farabutti che si trovano a Kiev. Pensateci, fra meno di due mesi. Non vedo molta differenza fra il socialdemocratico Sholz, la postfascista Meloni, la democristiana Von Der Leyen, il centrista Macron, il conservatore Sunak, o il socialista Borrell. Charles Michel, Consiglio Europeo, centrodestra. Mark Rütte, Olanda, centrodestra. Roberta Metsola, Parlamento Europeo, centrodestra. Una bella masnada di comunisti, a sentire Meloni, Salvini e Tajani. A proposito, ma Salvini in Italia non viene spacciato per amico di Putin? Allora come mai i leghisti europarlamentari hanno votato a favore di tutte le sanzioni contro la Russia degli ultimi dieci anni? Predicare bene e razzolare male?

Poi però ci saranno le presidenziali negli Stati Uniti, di cui si parla ormai da un anno, manco fossimo il loro 51° Stato. Difficile prevederne l’esito: se fossero regolari, è evidente la vittoria di Trump. Ma regolari non sono quasi mai state, con il sistema dei “grandi elettori”, gli omicidi dei presidenti e dei candidati scomodi, i processi giudiziari orchestrati ad hoc. E Trump comunque non sarebbe certo un bel regalo. Semplicemente, è meno peggio di Biden, ma è ben magra consolazione. Con posizioni imprevedibili, o forse sì, su Israele, Cina, Venezuela, Cuba, Medio Oriente, Sud America. Quel che però attende il mondo intero in caso di rielezione di Biden lo sappiamo benissimo. Mala tempora currunt, e purtroppo non riguarda solo quel Paese, nel qual caso sarebbero affari loro.


L’Unione Europea tutta insieme è poco più grande della sola Russia europea. Mosca da sola è più grande di tutto il Belgio. Quando vi dicono che Putin vuole invadere l’Europa, pensate anche a questo. E’ un Paese che dall’altra parte confina con gli Stati Uniti, cioè con l’Alaska, ci sono 89 regioni ed undici fusi orari. I BRICS ormai rappresentano il 37% del PIL mondiale, altro che G7. L’unico modo per l’Europa occidentale di rimettersi un minimo in sesto è quello di fare pace con la Russia. Ma non sono ottimista, finché c’è questo establishment a Bruxelles. Ecco perché le elezioni di giugno hanno un’importanza strategica, non più tattica. Votare, e votare esclusivamente in base alle posizioni su Russia e Ucraina. Anche quando gli Stati Uniti massacravano il Vietnam, gli altri erano accusati di essere perciò “rossi”. La risposta era “meglio rossi che morti”. E’ passato mezzo secolo, poco e niente è cambiato.

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