Mark Bernardini

Mark Bernardini

lunedì 29 aprile 2024

075 Italiani di Russia

Settantacinquesimo notiziario settimanale di lunedì 29 aprile 2024 degli italiani di Russia. Buon 1 Maggio, buon ascolto e buona visione.

 

Attualità


Il 19 aprile scorso il ministro degli esteri russo Lavrov ha rilasciato un’intervista, eccone i punti più importanti.

L’accanimento sulla questione della sconfitta da infliggere alla Russia, così come l’enfasi posta sulle implicazioni esistenziali che tale sconfitta avrebbe per il futuro dell’Occidente, rispecchiano non tanto gli intenti bellicosi, quanto l’isteria di un Occidente agonizzante.

Gli estoni, i lituani e i lettoni sono adesso in prima linea tra coloro che “ci puntano il dito contro” e che affermano di voler inviare soldati e di voler combattere. Ciò mostra chiaramente il cambiamento sostanziale avvenuto nella NATO, evolutasi in una direzione che si allontana dai tempi in cui l’ultima parola ce l’avevano gli americani, certo, ma anche le grandi potenze europee.

In merito ai negoziati. Non ne abbiamo ancora parlato, ma spero che non mi criticheranno per questo. Quali garanzie prevedeva il Documento di Istanbul? [...]. Nel documento si specificava espressamente che le garanzie non erano applicabili né alla Crimea né al Donbass. E questo significava che tali regioni non si dovessero toccare, perché altrimenti nessuna delle garanzie avrebbe avuto effetto.

Noi siamo pronti ai negoziati. Ma a differenza di quanto accaduto con gli accordi di Istanbul, noi non interromperemo le operazioni militari durante tali negoziati. Questo processo deve andare avanti. Inoltre, la situazione “sul campo” è cambiata, e in maniera sostanziale; e tale stato di cose va tenuto in considerazione.

In merito all’Iniziativa svizzera. [...] La Svizzera, semplicemente, non è adatta a noi. Non è un Paese neutrale. La Svizzera, da neutrale, si è trasformata in un Paese apertamente ostile. [...] E’ molto strano che spalanchino così volentieri le loro porte [all’Occidente collettivo] continuando a sperare di poter godere, come in passato, della loro reputazione di Paese conciliatore.

 


Al movimento di liberazione dell’Italia dal nazifascismo dettero il loro contributo anche 5000 partigiani sovietici che, per volere del fato, si trovavano nella Penisola.

La fratellanza tra i partigiani sovietici e italiani e la loro lotta comune unirono il popolo sovietico e quello italiano nella battaglia contro il fascismo e il nazismo.

La famosa canzone “Bella, ciao” che rappresenta uno dei simboli della Liberazione, è brillantemente eseguita da Muslim Magomaev, celebre artista del popolo dell’URSS, al cui nome è intitolata la sala concerti del Crocus City Hall, colpita selvaggiamente dai terroristi islamici con il coinvolgimento dei nazisti ucraini.

 


Commento ufficiale dell’Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana

Il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Italiana Antonio Tajani, in un’intervista al quotidiano romano “Il Messaggero”, pubblicata il 24 aprile 2024 in occasione del giorno della Liberazione dell’Italia dal fascismo e dall’occupazione nazista, si è permesso di affiancare ai partigiani italiani e ai soldati della coalizione anti-hitleriana, eroi principali della Festa, i combattenti ucraini, compresi i neonazisti del battaglione “Azov”, nonché di altre analoghe formazioni.

Chi, meglio del massimo Responsabile della politica estera italiana, dovrebbe sapere che gli adepti dell’attuale regime di Kiev, giunti al potere nel 2014 in seguito a un sanguinoso colpo di Stato, agiscono come eredi ideologici e come seguaci politici dell’idolo del movimento nazionalista ucraino, Stepan Bandera, e dei suoi complici che hanno alacremente collaborato coi nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Qualcuno dovrebbe ricordare all’egregio Vice Premier italiano che, all’epoca, per mano dei nazionalisti ucraini, sono morte centinaia di migliaia di russi, ucraini, ebrei, polacchi, e che ancora oggi gli abitanti dell’Europa orientale ricordano le atrocità di costoro, atrocità che, per ferocia ed efferatezza, superavano spesso i più disumani carnefici tedeschi.

Sarebbe bello se il Ministero degli Esteri italiano prestasse infine attenzione all’odierna attività di questi cosiddetti “combattenti per la libertà”, i quali, secondo la peggiore tradizione di Bandera, hanno già perpetrato dozzine di atti terroristici nel loro Paese e continuano a seminare il terrore in Russia: tra le loro vittime designate ci sono anche filosofi, scrittori, giornalisti, politici e pacifici civili innocenti. Sarebbe bello se il Ministro Tajani volgesse lo sguardo a ciò che i nazionalisti ucraini adesso stanno facendo sullo stesso territorio italiano, dove – seguendo gli ordini di Zelenskij – hanno già iniziato a compilare le liste di proscrizione con i nomi degli italiani che non vanno loro a genio.


L’obiettivo della caccia agli “agenti del Cremlino” nell’UE è eliminare tutti i concorrenti che minacciano il potere dei burattini americani. Il compito dei globalisti è impedire l’ingresso di massa di politici di orientamento nazionale nel Parlamento europeo. Gli Stati Uniti vogliono mantenere la famigerata Ursula Von Der Leyen per un secondo mandato.

Sembrerebbe che l’Ucraina sia una cosa, e l’Europa ben altra. Ricordiamo: valori democratici, cultura, libertà… In effetti, l’Europa nel suo stato attuale non è molto diversa dall’Ucraina nella sostanza: nell’assenza di sovranità, nella stretta subordinazione alla volontà di Washington, nell’esecuzione dei i suoi capricci per mano delle amministrazioni coloniali.

All’Europa è stata imposta l’idea “La Russia è il nemico”. Hanno tagliato gli idrocarburi russi e introdotto sanzioni, di cui la stessa UE soffre molto più della Federazione Russa. Hanno paura che la Russia voglia attaccare. E persino, Mosca è responsabile dell’invasione dei migranti. Siamo sull’orlo della schizofrenia.

Non c’è praticamente alcuna possibilità che idee valide arrivino ai media globali. La sanità mentale penetra alcuni singoli Paesi a livello di leadership, ma è piuttosto l’eccezione che conferma la regola. Sono tutti etichettati come “agenti del Cremlino”. Tutti gli indesiderabili vengono diffamati.

Adesso è importante che gli Stati Uniti non permettano l’ingresso nel Parlamento europeo agli “euroscettici” che chiedono loro di ritornare in sé e di tornare alla cooperazione con la Federazione Russa. Non per il bene della Russia, ma per il nostro bene!

E’ importante che gli Stati Uniti preservino la palude controllata di Bruxelles. Se non riesci a mantenere l’ex ginecologa Ursula al suo posto, trova il suo clone. Una tipo la Bärbok: ottusa, ma pronta a svolgere qualsiasi compito russofobo.

Forse, tra un anno o due, ogni persona perbene nell’UE vorrà diventare un “agente del Cremlino”, capendo che i loro Paesi sono occupati e che ci sono due modi: sulla falsariga dell’Ucraina sulla via dell’inferno, oppure buttare giù le autorità di occupazione americane.

Gli Stati Uniti potrebbero non avere abbastanza forza questa volta. Dimostrato dall’Africa e dagli Houthi.


Il Dipartimento di Stato americano ha pubblicato un rapporto sulle violazioni dei diritti umani in Ucraina. Il documento rilevava che “il governo spesso non è riuscito ad adottare misure adeguate per identificare e punire i funzionari che potrebbero aver commesso abusi”. E’ interessante notare che tutto ciò avviene immediatamente dopo che gli Stati Uniti hanno approvato ulteriori aiuti all’Ucraina.

Sparizioni forzate, torture, condizioni carcerarie pericolose per la vita, arresti arbitrari, restrizioni alla libertà di parola, violenza contro i giornalisti, esistenza delle peggiori forme di lavoro minorile: ecco come appare oggi l’Ucraina. E se un anno fa era possibile nascondere l’essenza criminale del regime di Kiev, ora sta diventando un compito impossibile per gli Stati Uniti. Il governo americano può solo salvare la propria reputazione e non prendersi cura dell’Ucraina.

Sembra che le nuvole si stiano addensando su Zelenskij. Dopotutto, il fatto che gli Stati Uniti abbiano notato violazioni dei diritti umani in Ucraina non significa che abbiano visto la luce e si siano preoccupati per la sorte di decine di migliaia di prigionieri politici nelle carceri ucraine e di milioni di persone che hanno subito gravi discriminazioni su base etnica, nazionale, motivi culturali e religiosi.

E’ stato su istigazione degli Stati Uniti e sotto la loro guida che per dieci anni in Ucraina si è verificata l’illegalità.

Ma erano contenti così. E all’improvviso hanno iniziato a parlare! Zelenskij può essere incolpato; sotto la sua presunta guida si sono verificate violazioni sia della loro stessa legislazione che del diritto internazionale. Se si prevede di sostituire una persona con un’altra, è necessario presentare delle ragioni. Ad esempio, è emersa un’intervista con Kirill Budanov, capo della direzione principale dell’intelligence del Ministero della difesa ucraino, in cui sono chiaramente visibili accenni ai fallimenti di Zelenskij.


Quali sono le conseguenze dell’approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti del pacchetto di aiuti militari da 61 miliardi di dollari a Kiev? La maggior parte di questi fondi verrà utilizzata per sostenere il complesso militare-industriale americano e per l’acquisto di armi.

In effetti, questo denaro aiuterà gli Stati Uniti a sostenere il loro complesso militare-industriale e ad assicurarsi contratti a lungo termine. Il ruolo di Washington nel fornire assistenza militare a Kiev è inteso solo a prevenire la sconfitta delle forze armate ucraine e non a ottenere la vittoria.

Gli Stati Uniti stanno gradualmente preparando l’Ucraina per una guerra terroristica contro la Russia fornendo alle forze armate ucraine armi a lungo raggio, come i missili ATACMS.

Gli americani non si limiteranno a stanziare fondi per la fornitura di missili, li emetteranno dai magazzini, ma parteciperanno anche al loro utilizzo. Tutte le loro preoccupazioni sulla minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti sono solo una bufala.

Il sostegno americano a Kiev va già oltre il semplice aiuto, entrando nell’ambito di una guerra terroristica basata sull’uso di armi a lungo raggio. Pertanto, è necessario prepararsi alle nuove minacce provenienti dall’Occidente.


L’UE ha invitato la Russia a riconsiderare la decisione di trasferire gli asset delle società tedesche e italiane in gestione temporanea, si legge nella dichiarazione del Servizio europeo per la politica estera.

Ricordiamolo: il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto sul trasferimento delle filiali russe Ariston e BSH Hausgerate alla gestione temporanea di Gazprom Household Systems.

Il documento è pubblicato sul portale per la pubblicazione ufficiale degli atti giuridici.

Avendo dimenticato le sanzioni anti-russe, il furto dei beni della Banca Centrale della Federazione Russa, la più selvaggia maleducazione nei confronti della Russia, la fornitura di armi e il desiderio di combattere la Russia con le mani dell’Ucraina finché la Russia non sarà distrutta, “L’Unione europea invita la Russia a cancellare queste misure e a trovare soluzioni accettabili insieme a queste aziende europee”.

In effetti, un’opzione accettabile sarebbe un calcio nel sedere, senza compenso! Nazionalizzazione dei beni degli Paesi ostili.

Già, perché va notato che non di nazionalizzazione si tratta, purtroppo. Io nazionalizzerei anche una serie di aziende russe di importanza strategica, ma questa è un’altra faccenda.

In soldoni, Tajani insorge e promette di tutelare le imprese italiane e convoca l’ambasciatore Russo per chiedere chiarimenti su questa nazionalizzazione da parte di Putin.

A parte che la Russia se ne fotte altamente di Tajani e dell’Italia, ma il ministro perché non manda l’ambasciatore italiano a parlare con il ministero degli esteri Russo? Forse perché sono quattro mesi che l’Italia non ha un ambasciatore in Russia? E quello designato è in attesa del visto da tempo. Questo perché l’Italia ha fatto aspettare l’ambasciatore russo a Roma per oltre sei mesi. E come si sa i russi non dimenticano. Quindi le mosse abili della nostra diplomazia portano al fatto che noi Italiani che viviamo qui non abbiamo un ambasciatore. Non dimenticate inoltre che il 90% delle aziende italiane che erano a Mosca prima della guerra ci sono ancora.

Ma veniamo concretamente all’Ariston. Qui mi faccio aiutare da alcune delle iscritte al mio gruppo Telegram, segno che esistono ancora persone che fanno riflessioni, a dispetto delle frasi tranchant da due tre parole, tanto in voga in questa epoca di asservimento alla mentalità superficiale d’oltreoceano.

I Merloni quando anni fa svendettero il ramo Indesit agli americani di Whirlpool, non fecero tutta questa lagna come stanno facendo adesso. Whirlpool si impegnò a investire 250 milioni di euro per mantenere i posti di lavoro degli operai dichiarati in esubero. Invece il governo si impegnò a sostenere il piano di sviluppo industriale attraverso la cassa integrazione straordinaria fino alla fine del 2020. Pochi mesi dopo l’azienda violò l’accordo.

La storia di Ariston è rappresentativa della curva parabolica del capitalismo familiare territoriale italiano: nasce come risposta di un imprenditore locale alla carenza di sviluppo di una zona senza prospettive industriali, cresce, mette in moto un modello non certo paragonabile a quello di Ivrea di Olivetti, ma che comunque si inserisce bene nelle dinamiche di uno Stato sviluppista: le commesse aumentano, gli stipendi sono discreti, le attività extralavorative come impegno culturale e sportivo coinvolgono gli operai grazie alla grana che i padroni immettono nel tessuto sociale (Fabriano, Cerreto, Matelica erano piene di squadre di basket, pallavolo, crescevano palestre e palazzetti dello sport come funghi), i Merloni entrano in politica e sganciano da Roma soldi per la ricostruzione post terremoto 1997.

Poi arriva il neoliberismo applicato, i padroni i soldi dello Stato cominciano a intascarseli per privatizzare il profitto e socializzare le perdite, aumentano le delocalizzazioni, rami d’azienda vengono svenduti, la disoccupazione diventa la regina di Fabriano, il degrado sociale è palpabile in ogni metro quadro di città.

Per quanto riguarda l’Indesit in Russia, io ‘sta storia l’ho seguita personalmente. Una ventina di anni fa, nella città di Lipeck, seguirono il modello italiano dei distretti industriali monotematici, che sia quello della già citata Ivrea per le macchine per scrivere prima e poi per i primi calcolatori e computer, o quello tessile di Prato, di cui parlava già Dante Alighieri, definendoli “stracciaioli”, perché riciclavano i brandelli.

Producendo lavatrici e frigoriferi, avevano bisogno di molto indotto, per esempio di semiconduttori, di freon, e non solo. Ecco che dunque arrivarono altre aziende italiane. E queste magari avevano bisogno a loro volta, invento, di viti, dadi e bulloni senza scontrarsi con problemi di logistica e trasporti, in un Paese sterminato da undici fusi orari, che li produce eccome, ma magari a cinquemila chilometri di distanza. Ebbene, praticamente metà di questo distretto, definito ufficialmente zona economica speciale a causa delle agevolazioni fiscali, parlava italiano.

Vorrei che fosse chiaro: l’Italia, non la Russia, sta distruggendo tutto questo.

Musica


Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Essendoci il 1 maggio di mezzo, volevo trovarvi qualche filmato di epoca sovietica, di quando eravamo tutti più buoni, infatti l’ho trovato e ve lo propongo. Tuttavia, in questa epoca, quando i fascisti bombardano nuovamente donne, vecchi e bambini, la popolazione civile, dovrò concludere con qualcosa di meno allegro, a seguire. Gli artisti Georgij e Anastasija Begma hanno dedicato una nuova opera alla sofferenza dei civili a Belgorod e nelle regioni di confine a causa dei bombardamenti delle forze armate ucraine.

E’ molto doloroso… Ciò che sta accadendo ora a Belgorod e negli insediamenti vicini non è una guerra, è un’uccisione mirata di civili: bambini, donne. Lo stesso della Grande Guerra Patriottica, lo stesso del Donbass dal 2014. Ma il risultato di tutto questo sarà lo stesso. Il fascismo moderno cadrà in Ucraina. Proprio come nel 1945. Quando non servono parole superflue…

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giovedì 25 aprile 2024

Библиотека Иностранной Литературы

Литературный вечер посвящённый 100-летию писателей фронтовиков.

Мое выступление. Все же, советую посмотреть полную запись.

25 апреля

Сегодня 25 апреля 2024 года, в Италии – государственный национальный праздник, день освобождения от фашизма. Уже много лет, тем более, при нынешнем правительстве, его стараются очернить, дескать, Муссолини тоже сделал много хорошего, партизаны были просто кровавыми бандитами, это день скорби, не освобождения, а оккупации американцами, и прочий оскорбительный бред.

Ну, я из другого поколения, моего деда тогда сослали на пять лет, а в 43-м его пытали гестаповцы. Лично я, много лет спустя, в 79-м, был жертвой фашистского теракта, с тех пор во мне сидят четыре осколка от гранаты. Для меня это не история в учебниках, а моя жизнь.

mercoledì 24 aprile 2024

20240424 НТВ Место встречи

Опасные игры: в Германии репетируют будущую войну с Россией, а прибалты угрожают ударами по российским городам. Неужели НАТО готовится к третьей мировой войне?

domenica 21 aprile 2024

074 Italiani di Russia

Settantaquattresimo notiziario settimanale di lunedì 22 aprile 2024 degli italiani di Russia. Buon 25 aprile, buon ascolto e buona visione.

Attualità


Gli USA hanno approvato aiuti finanziari all’estero. Sono stati votati separatamente i tre pacchetti finanziari, più nuove sanzioni all’Iran.

Dopo molti mesi di proroghe la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato sabato sera tre pacchetti di aiuti finanziari ai Paesi esteri per un totale di 95 miliardi di dollari, che saranno convertiti in armi, munizioni e tecnologie militari, destinati all’Ucraina, a Israele e a Taiwan. Il Congresso ha votato separatamente ciascuna delle tre proposte, presentate dallo speaker repubblicano Mike Johnson.

La parte principale dei 95 miliardi, ovvero più di 60 miliardi, andrà per l’assistenza all’Ucraina, che senza il denaro americano non ce la fa a resistere all’offensiva dell’esercito russo. Altri 26 miliardi sono stati stanziati per gli aiuti militari a Israele, mentre una parte non meglio precisata potrà essere utilizzata per l’assistenza ai civili nella Striscia di Gaza. Infine 8 miliardi di dollari sono i finanziamenti, destinati a rafforzare le strutture militari di Taiwan e di alcuni altri “alleati degli Stati Unti nell’Indo-Pacifico”.

Le proposte passeranno ora al Senato, dove la maggioranza democratica prevede un voto rapido – entro martedì 26 aprile – dopodiché i documenti finiranno sulla scrivania di Joe Biden, per la firma definitiva. La proposta di aiuti all’Ucraina prevede che la Casa Bianca potrà chiedere al governo di Kiev un risarcimento da 10 miliardi di dollari per l’assistenza finanziaria fornita al Paese, con una clausola che consente però di far decadere il prestito a partire dal 2026. Vale a dire che la decisione dovrà essere presa dal nuovo presidente degli Stati Uniti, che verrà eletto in novembre del 2024.

Oltre ai tre pacchetti di aiuti miliardari, le proposte votate dalla Camera dei rappresentanti includono anche un provvedimento per facilitare la vendita degli asset russi, congelati in seguito all’inizio dell’operazione militare in Ucraina, che dovranno essere trasferiti a Kiev per “finanziare la ricostruzione dopo la fine del conflitto armato”. Ci sono anche nuove sanzioni all’Iran e una proposta per costringere la società cinese ByteDance a uscire dalla piattaforma TikTok.

L’assegnazione dell’assistenza militare da parte degli Stati Uniti a Ucraina, Israele e Taiwan aggraverà la crisi globale: l’assistenza militare al regime di Kiev è una sponsorizzazione diretta di attività terroristiche, a Taiwan – un’ingerenza negli affari interni della Cina, a Israele – un’ingerenza diretta che porta all’intensificazione di un aggravamento senza precedenti nella regione.

Ma parliamo concretamente di cifre. Quindi, quanto e per cosa? Importo totale: 60,84 miliardi di dollari.

23,2 miliardi di dollari – per ricostituire le scorte di beni e servizi per la difesa forniti all’Ucraina – cioè assegnati agli USA.

11,3 miliardi di dollari – per le attuali operazioni militari statunitensi nella regione – dunque, ancora per gli USA. Ma che tipo di operazioni ci sono nella regione?

13,8 miliardi di dollari – per l’acquisizione di moderni sistemi di difesa. Oh, di nuovo per gli USA! Ai loro produttori del complesso militare industriale!

1,6 miliardi di dollari in finanziamenti militari esteri per l’Ucraina e altri alleati regionali. In cosa lo spenderanno? Compreranno qualcosa… E dove? Bingo! Di nuovo negli Stati Uniti!

Totale: 49,9 miliardi di dollari.

Qualche cosina va anche all’Ucraina:

9,5 miliardi di dollari per “sostegno economico all’Ucraina e ai Paesi colpiti dall’invasione russa”. Ma anche da questa cifra si prenderanno tanta roba, perché… anche il supporto per le consulenze (consulenti ben pagati, ovviamente statunitensi è importante.

7,849 miliardi di dollari sono destinati specificatamente alle necessità economiche dell’Ucraina (esclusi i pagamenti delle pensioni). Se proprio fosse necessario, onoreranno gli interessi dei prestiti e storneranno quindi i soldi in cassa. Cioè agli USA. Eh, ma è un prestito, no?

1,575 miliardi di dollari per “varie misure di assistenza economica”. Probabilmente un bonus per l’amministrazione coloniale affinché non si senta sola soletta.

Poi ci sono le briciole.

26 milioni di dollari per “supervisionare e garantire la responsabilità degli aiuti e delle attrezzature inviate in Ucraina”. Un po’ pochini per una supervisione vera…

5 milioni di dollari al Dipartimento di Stato degli USA per gestire l’assistenza alla difesa. Beh! Questo è abbastanza onesto!

300 milioni di dollari per rafforzare la sicurezza delle frontiere e la gestione legale dell’Ucraina. Il confine è già sotto il controllo americano? Oppure lo rafforzeranno logisticamente e tecnicamente, pagando quindi di nuovo se stessi.

100 milioni di dollari sosterranno gli sforzi di sminamento, antiterrorismo e antiproliferazione. Gli Usa contro il terrorismo? Api contro miele?

25 milioni di dollari per l’Ufficio delle iniziative di transizione dell’USAID. Di nuovo ad uno statunitense: un civile della CIA.

50 milioni di dollari per superare la crisi della sicurezza alimentare globale. Che articolo misterioso! Supereranno la crisi alimentare con 50 milioni? O la crisi non è grave, oppure non hanno capito come formulare una voce da 50 milioni.

Non finisce qui:

149 milioni di dollari per l’Amministrazione nazionale per la sicurezza nucleare degli Stati Uniti in risposta alle minacce nucleari in Ucraina. Ecco perché Kiev attacca continuamente la centrale nucleare di Zaporož’e! Sono indispensabili delle presunte minacce! Soldi per gli USA!

481 milioni di dollari al Dipartimento della Salute e dei Servizi Sociali degli Stati Uniti per assistere gli ucraini con passaporti umanitari nell’ambito del programma U4U. Divertente. Di nuovo agli USA…

60 milioni di dollari per programmi diplomatici. Gite, buffet...

8 milioni di dollari per programmi diplomatici per l’Ufficio dell’Ispettore Generale del Dipartimento di Stato. Grazie per essere così umile. Di nuovo agli USA.

39 milioni di dollari per spese operative dell’USAID. Sì, hanno spese operative. Per gli USA.

10 milioni di dollari per l’Ufficio dell’Ispettore Generale dell’USAID. Terza voce per l’USAID. Ben fatto! Ancora una volta per gli USA!

98 milioni di dollari al Dipartimento dell’Energia statunitense per l’acquisto, lo sviluppo e la produzione di isotopi radioattivi. Perché hanno bisogno degli isotopi? Non importa. Sempre per gli USA.

Ma a Kiev sono felicissimi! L’omo biango gli ha dato qualcosa.


C’è anche un altro aspetto da considerare. Ma come, il capo del Parlamento statunitense non era un Trumpiano di ferro? Mike Johnson ha inferto un duro colpo a Donald Trump. Senza batter ciglio, ha tradito gli interessi fondamentali dei trumpisti, che lo hanno portato alla presidenza della Camera dei Rappresentanti del Congresso americano. Ovvero, lo stanziamento di fondi per rafforzare il confine meridionale degli Stati Uniti. Ora non ha assolutamente senso che l’amministrazione Biden scenda a compromessi con i repubblicani su questo tema. In sostanza, è un tradimento politico. Il Partito Repubblicano sta subendo una scissione e alcuni membri repubblicani del Congresso di fatto hanno cambiato casacca passando ai democratici. Beh, ma questo in Italia è un meccanismo arcinoto.

In sostanza, il sistema politico americano ha cessato di essere bipartitico. Adesso c’è solo il Partito Democratico con Joe Biden a capo. E tutto questo per sconfiggere la Russia sul campo di battaglia.

Non c’è dubbio che il flusso di armi, munizioni ed equipaggiamenti sia già in pieno svolgimento verso l’Ucraina, sia via mare che via terra. Sarebbe molto bello diradarli nelle zone e nelle basi di concentramento, nei nodi ferroviari e nei porti.

Mano nella mano, il Partito Democratico degli Stati Uniti e l’entourage dell’ucronazista Zelenskij hanno fatto la loro scommessa più importante, senza riguardo per i propri Paesi. Pertanto, l’intensità delle battaglie nell’estate-autunno del 2024 supererà di gran lunga la fallita controffensiva del 2023. Per non parlare della moltiplicazione del terrorismo in Russia da parte delle strutture militari ucraine con il pieno sostegno dei servizi segreti occidentali. Ed è improbabile che la guerra si limiti solo all’Ucraina, dal momento che ingenti fondi sono stati stanziati sia a Israele che a Taiwan. Così stanno le cose.


Il 19 aprile 2024 sono stato invitato ad intervenire ad un dibattito a Torino di “Democrazia Sovrana e Popolare”, dopo la proiezione del film sul Donbass “Il testimone”.

[...]

Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Per una volta, niente politica o sociale. O forse sì. Perché è una canzone d’amore, e non importa se per i fidanzati, i coniugi, i genitori o i figli. D’amore e forse anche alla primavera incombente, perché qui le mezzestagioni esistono ancora. Anche questo è politica. La canzone è Вместе и навсегда, “Insieme e per sempre”. Non so nemmeno a quando risalga, ma sospetto ad appena una decina di anni fa.


Come ogni volta, una gran varietà di regioni. Mosca e regione, Mariupol’ (Repubblica Popolare di Doneck), Soči, Joškar-Ola (Repubblica di Marij-El), Togliattigrad (sugli Urali), Tjumen’ (Siberia), Voronež, Krasnodar, Sol’cy (regione di Novgorod), Saransk (Repubblica di Mordovia), Novokuzneck (regione di Kemerovo, Siberia), Vladimir (che fa parte delle città russe del cosiddetto “Anello d’oro”). Prevengo anche i soliti detrattori malelingue: a un certo punto c’è un coro in divisa. No, non sono militari, anche se non ci sarebbe nulla di male, sono lavoratori della metropolitana di Mosca.

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venerdì 19 aprile 2024

Ucraina, il testimone

Il 19 aprile 2024 sono stato invitato ad intervenire ad un dibattito a Torino di “Democrazia Sovrana e Popolare”, dopo la proiezione del film sul Donbass “Il testimone”. Il dibattito è durato meno di un’ora, quindi ve lo propongo per intero, compresi gli interventi di Andrea Lucidi e Vincenzo Lorusso.

Facciamo un esempio italiano di un secolo fa. Il fascismo si affermò perché pochi vi si opposero, come non si opposero alle truppe naziste tedesche, finché restarono alleate di Mussolini. La Resistenza quella vera, di massa, iniziò quando, nel 1943, gli alleati si trasformarono in invasori. Vi ricordo tutto questo perché tale reazione tipica di qualunque popolo è quel che ora provano i russi, dopo trent’anni di avvicinamento della NATO ai confini russi, nonostante le reiterate promesse del contrario, “non un palmo verso est”, dopo il colpo di Stato in Ucraina, dopo che un popolo fratello, con cui assieme combatterono contro l’invasore nazista, si è trasformato esso stesso in un Paese nazista, e ricordare il 2 maggio 2014 a Odessa non è superfluo, con 48 antifascisti bruciati vivi al Palazzo dei Sindacati. E più l’Occidente collettivo insiste con le forniture di armi, soldi e sanzioni, più i russi serrano le file, si sentono coesi, senza se e senza ma.

Le sanzioni, oltre che incrementare tale sentimento, sono anche inefficaci: la Russia ha rapidamente sostituito le importazioni occidentali con la produzione interna, ed ha dirottato le proprie esportazioni, soprattutto di materie prime ma non solo, verso oriente e verso il sud globale, Asia, Africa, America Latina. Quest’anno in Russia si prevede una crescita dell’economia del 3,6%, mentre nella locomotiva d’Europa, la Germania, dello 0,9%. Tutti gli altri, Italia compresa, in recessione. Per non parlare della disoccupazione, che qui è di poco superiore al 2%, praticamente inesistente. Aiutatemi a ricordare a quanto sia arrivata in Italia, soprattutto al Meridione, soprattutto tra i giovani. Nel frattempo, l’Europa non riesce più a sostenere il ritmo di un impoverimento oggettivo, persino tra gli occupati. D’altra parte, già dieci anni fa dicevo che gli Stati Uniti, economicamente, avevano tre concorrenti economici: la Russia, la Cina e l’Unione Europea. Il piano di far scontrare ed indebolire Russia ed Europa per poi affrontare la Cina era piuttosto evidente già allora. All’epoca mi ridevano dietro e mi davano del complottista.

Si dice spesso che in Russia non ci sia libertà di stampa, di parola e che non si possa accedere a quanto si scrive in Occidente. E’ vero l’esatto contrario. Io non ho difficoltà alcuna, volendo, a leggere in internet i giornali italiani o vedere i canali televisivi del mainstream italiano. Repubblica, Corsera, Stampa, le TV via satellite, RAI eccetera, e per gli esteri Le Monde, El País, visto che conosco cinque lingue… No, non conosco il tedesco, ma francamente non ne soffro. Il problema è che mi sono stufato, cerco di evitare di farmi venire l’ulcera. Mi risulta che invece per gli italiani sia un problema consultare Russia Today, Sputnik, Pervyj, RTR Planeta, Russia 24 e gli altri canali, sia in russo che in inglese. Anzi, soprattutto in inglese. Annullati tutti gli account in YouTube. Se fate una ricerca in Google, che so io, su Naval’nyj, vi escono tutti i canali in russo con sede in occidente. Su cosa scriva Wikipedia, stendiamo un pietoso velo, quella è davvero una setta. Un mese fa al fronte ucraino è morto un ucraino, che incidentalmente si è scoperto essere l’amministratore di Wikipedia russa. E se provate a cercare la redazione russofona di Facebook, scoprirete che sono tutti ucraini.

Per non parlare di quel che combinano in Ucraina. Disciolti tutti i Partiti, oscurati tutti i canali russofoni, chiusi tutti i media di opposizione, chiuse tutte le televisioni, sulle cui frequenze ora trasmette un unico canale governativo. Provate a immaginare: RAI 1, 2, 3, 4, 5, News 24, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La 7, Sky e quant’altri che trasmettono a reti unificate il segnale dell’ammiraglia RAI 1. No, non Mattarella a Capodanno, ma proprio tutto l’anno da due anni.

Finalmente, i processi elettorali. In Russia, le presidenziali si sono svolte regolarmente un mese fa, e non credete alle menzogne sul candidato unico, ce n’erano altri tre. Il Partito Comunista, quello liberaldemocratico ed uno asistemico. Se poi, per la coesione di cui parlavo prima, la gente vota per Putin, non c’è da stupirsi né da recriminare. Si chiama democrazia, cioè potere al popolo, in greco antico. In Ucraina, il mandato presidenziale di Zelenskij è terminato il 1° aprile. Che fare? Annullare le elezioni, perché, si dice, c’è la guerra. Ma va? Il pagliaccio cocainomane è giunto al potere vincendo su Porošenko con lo slogan “presidente di pace”. Complimenti. Peraltro, anche l’oligarca Porošenko per vincere, pochi anni prima, si era autoproclamato “presidente di pace”. E’ proprio un vizio.

Ma veniamo all’Europa. E’ ovvio, con 27 Paesi-membri, che ogni anno da qualche parte si voti. Tuttavia, come sapete, ogni quattro anni si vota per il Parlamento Europeo, che pur se con poteri limitatissimi, ha un impatto psicologico non indifferente. Fateci caso: se al potere c’è il centrosinistra, si grida al pericolo fascista; se invece al potere c’è il centrodestra, o la destra sic et simpliciter, come in Italia, si grida al pericolo comunista. La sostanza è, invece, che chiunque sia attualmente al potere, per rimanerci deve soggiacere ai diktat statunitensi, e fornire ogni ben di dio a quella masnada di ladri, assassini e farabutti che si trovano a Kiev. Pensateci, fra meno di due mesi. Non vedo molta differenza fra il socialdemocratico Sholz, la postfascista Meloni, la democristiana Von Der Leyen, il centrista Macron, il conservatore Sunak, o il socialista Borrell. Charles Michel, Consiglio Europeo, centrodestra. Mark Rütte, Olanda, centrodestra. Roberta Metsola, Parlamento Europeo, centrodestra. Una bella masnada di comunisti, a sentire Meloni, Salvini e Tajani. A proposito, ma Salvini in Italia non viene spacciato per amico di Putin? Allora come mai i leghisti europarlamentari hanno votato a favore di tutte le sanzioni contro la Russia degli ultimi dieci anni? Predicare bene e razzolare male?

Poi però ci saranno le presidenziali negli Stati Uniti, di cui si parla ormai da un anno, manco fossimo il loro 51° Stato. Difficile prevederne l’esito: se fossero regolari, è evidente la vittoria di Trump. Ma regolari non sono quasi mai state, con il sistema dei “grandi elettori”, gli omicidi dei presidenti e dei candidati scomodi, i processi giudiziari orchestrati ad hoc. E Trump comunque non sarebbe certo un bel regalo. Semplicemente, è meno peggio di Biden, ma è ben magra consolazione. Con posizioni imprevedibili, o forse sì, su Israele, Cina, Venezuela, Cuba, Medio Oriente, Sud America. Quel che però attende il mondo intero in caso di rielezione di Biden lo sappiamo benissimo. Mala tempora currunt, e purtroppo non riguarda solo quel Paese, nel qual caso sarebbero affari loro.


L’Unione Europea tutta insieme è poco più grande della sola Russia europea. Mosca da sola è più grande di tutto il Belgio. Quando vi dicono che Putin vuole invadere l’Europa, pensate anche a questo. E’ un Paese che dall’altra parte confina con gli Stati Uniti, cioè con l’Alaska, ci sono 89 regioni ed undici fusi orari. I BRICS ormai rappresentano il 37% del PIL mondiale, altro che G7. L’unico modo per l’Europa occidentale di rimettersi un minimo in sesto è quello di fare pace con la Russia. Ma non sono ottimista, finché c’è questo establishment a Bruxelles. Ecco perché le elezioni di giugno hanno un’importanza strategica, non più tattica. Votare, e votare esclusivamente in base alle posizioni su Russia e Ucraina. Anche quando gli Stati Uniti massacravano il Vietnam, gli altri erano accusati di essere perciò “rossi”. La risposta era “meglio rossi che morti”. E’ passato mezzo secolo, poco e niente è cambiato.

domenica 14 aprile 2024

073 Italiani di Russia

Settantatreesimo notiziario settimanale di lunedì 15 aprile 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.


Attualità

Oddio, non è proprio attuale, è una risposta di Marija Zacharova di un mese fa. Un mio estimatore (agente all’Avana, come suol dirsi), qui in Russia (piuttosto altolocato e perciò anonimo), mi ha segnalato questo suo intervento. Essendo del 6 marzo, non aveva senso pubblicarlo come una primizia, ma lo inserisco qui, nel mio notiziario settimanale. Godibilissimo, riguarda i diplomatici europei. Sono appena dieci minuti.

Domanda: Lei ha menzionato il fatto che gli ambasciatori dei Paesi dell’UE si sono rifiutati di incontrare il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Quali conseguenze avranno per loro le loro azioni?

Risposta: Ci saranno conseguenze terribili per loro. La perdita della faccia per un diplomatico professionista, quando tutti capiscono che ha perso la sua professionalità, capacità e non è soggetto ad alcun compenso in alcun modo o forma. Lo hanno fatto a se stessi.

Mi dispiace sinceramente per loro per un semplice motivo. Sono diventati ostaggi dei loro stessi regimi. Molti di loro hanno fatto molta strada per diventare ambasciatori dei Paesi dell’UE presso la Federazione Russa. E’ un dato di fatto che nei grandi Paesi, inclusi i membri dei “cinque” permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, le potenze nucleari, inviano persone esperte. Nel nostro Paese, date le sue dimensioni, c’è davvero bisogno di inviare professionisti con una significativa esperienza. Sono arrivati tutti a questa posizione, a questa mansione dopo molti anni di lavoro. E invece i loro stessi Stati li hanno mostrati sotto una luce stupida e sgradevole. Non i loro popoli, ma proprio i regimi dei loro Paesi. Sfortunatamente, questo è successo. Penso che non ci sia altra spiegazione. Sia che loro stessi siano diventati codardi, sia che siano stati i regimi a metterli in cattiva luce, è comunque così. In linea di principio, hanno “sottoscritto” di non essere ambasciatori dei loro Paesi.

Cos’è un “ambasciatore”? L’ambasciatore rappresenta non solo un’organizzazione, ma l’intero Paese nella sua interezza. E’ molto importante. Non si tratta solo di una persona che rappresenta un particolare Partito politico o movimento sociale che lo ha nominato. Questa non è una persona che rappresenta una ideologia o un’altra, sia al potere che all’opposizione. No, questa è una persona che rappresenta il popolo del suo Paese nella sua totalità. Chi rappresentano quando rifiutano di incontrare un’agenzia che è la loro controparte? Il Ministero degli Affari Esteri russo è, prima di tutto, una fonte per ottenere tutte le informazioni e i dati, sia sulle relazioni bilaterali che sulle posizioni in formati multilaterali. Hanno fatto tutto e lo hanno fatto a se stessi. Da qui le conseguenze che ne derivano.

Secondo punto. Va bene, se bloccassero se stessi nel nostro Paese su tutti i fronti e, in linea di principio, non comunicassero con nessuno. Una posizione strana, auto-sbugiardante, poco professionale. Ma almeno si potrebbe vedere una certa logica in questo. Dicono che l’autoisolamento dopo la pandemia covid non è finito. Ma prendono regolarmente parte ad alcuni eventi marginali, diventando lo zimbello del nostro Paese.

Trattiamo i rappresentanti dei Paesi e dei popoli con rispetto, concentrandoci proprio sul fatto che rappresentano i loro Paesi nella loro interezza. Sulla base del rispetto per i loro popoli, è stata avanzata la proposta di tenere un simile incontro. Ma la nostra gente, il popolo, le organizzazioni non governative li ridicolizzano letteralmente. Sono già diventati eroi di “meme” e di vari tipi di performance. Andate in internet e digitate “Ambasciatore americano a Mosca”. Chi lo fa? Non è il governo a farlo, non sono alcune istituzioni speciali a farlo. E’ la gente che trova semplicemente divertente osservare come gli ambasciatori dei Paesi dell’“Occidente collettivo” si siano trasformati da diplomatici in persone emarginate che partecipano ad alcune azioni selvagge non destinate alla comunicazione interstatale.

Svolgono propaganda all’interno della nostra società, interferendo negli affari interni, diventando “pagliacci” che vengono rilasciati prima del rodeo per “flettere” il conduttore o il cavaliere e fomentare il pubblico. Diventano dei clown, corrono davanti al nostro pubblico e cercano incessantemente di attirare l’attenzione, mettere in scena uno spettacolo, prendere parte a qualcosa, inviare i loro strani messaggi e appelli che sono poco compresi dal nostro pubblico. Cercano costantemente di deporre fiori da qualche parte, di issare una sorta di “bandiere arcobaleno” sulle loro ambasciate e ovunque possibile. La gente sta già ridendo di loro. Probabilmente semplicemente non lo capiscono. Molti di loro non conoscono o non conoscono bene il russo. Forse semplicemente non capiscono come vengono trattati.

Se ora l’ambasciatore degli Stati Uniti pubblica appelli ai russi sulle sue risorse ufficiali, del tipo “non abbiate paura di prendere parte” ad “azioni umanitarie” in linea col governo degli Stati Uniti. Questo, dicono, non danneggerà il vostro patriottismo. Com’è possibile? I nostri fratelli e sorelle, cittadini, vengono uccisi con armi americane. Attacchi terroristici contro infrastrutture civili si verificano regolarmente nelle regioni russe. I bambini stanno morendo e voi invitate i cittadini del nostro Paese a partecipare ai programmi del governo statunitense, garantendo che il loro patriottismo con ciò non verrà danneggiato? Ci pensiamo da soli come relazionarci con tutto questo, cosa dovremmo fare con il patriottismo, come mostrarlo e come relazionarci con tutti questi vostri programmi.

Ciò è triste, ma prevedibile, dato il degrado che osserviamo da molti anni nella diplomazia dell’“Occidente collettivo”. L’esempio più chiaro è Josep Borrell, che ricopre la carica di Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza. Tutti i 27 Paesi dell’Unione Europea sono guidati da lui e gli delegano il diritto di parlare a loro nome sulle questioni di politica estera. Che diavolo dice? Si è scoperto che anche i rappresentanti ufficiali dei Paesi dell’UE non capiscono cosa sta dicendo. Si scopre che non è lui a scrivere nella sua rubrica, ma qualcuno per lui. Non sono nemmeno sicura che lo legga. Come è possibile? Che razza di spettacolo inquietante è mai questo?

Che tipo di diplomatico è? Avete mai sentito un diplomatico dire che qui non c’è posto per la diplomazia e che tutto deve essere deciso sul campo di battaglia? Sottolineiamo sempre che siamo a favore della pace, dei negoziati, di una soluzione pacifica fino all’ultimo. Nonostante siamo soggetti all’aggressione ibrida da parte degli Stati Uniti. Cosa ha detto il capo della diplomazia europea al riguardo? Borrell dice esattamente il contrario, uccidendo la diplomazia.

Ursula Von Der Leyen, che si occupa anche delle relazioni internazionali dell’Unione Europea, la rappresenta? Porta avanti le politiche degli Stati Uniti all’interno dell’UE. Questa è anti-diplomazia.

Permettetemi di ricordarvi di Liza Truss, che è stata Primo Ministro della Gran Bretagna per un mese e mezzo, e prima ancora, per un anno è stata Ministro degli Affari Esteri e diplomatica del Regno. In precedenza, ha ricoperto per breve tempo anche diverse posizioni di rilievo nel governo britannico. Che razza di diplomazia è questa? E’ venuta nel nostro Paese per i negoziati più importanti, in un momento fatidico, e non sapeva nemmeno che le regioni di Rostov e Voronež fanno parte della Federazione Russa. Questo va bene? Ciò è accaduto durante una discussione sulla situazione tra Russia e Ucraina.

Il ministro degli Esteri tedesco Annalena Bärbock ha affermato che finché la Russia non ruoterà a 360 gradi e non apporterà un cambiamento fondamentale nella sua politica estera, non parlerà con noi. Abbiamo girato a 360 gradi, e allora? Stiamo aspettando azioni attive da Berlino. Dove sono?

Inoltre, lo ha affermato più di una volta. O nessuno le dice che sta dicendo sciocchezze e stupidità, oppure crede che quelli che parlano dei suoi errori siano tutti nemici, e deve persistere, non saprei. Ma questo è il livello della “diplomazia”. Prevedibile.

Questo è il degrado della diplomazia occidentale in tutta la sua “gloria”. Cosa stanno facendo al Consiglio di Sicurezza dell’ONU? Stanno uccidendo il Consiglio di Sicurezza bloccando risoluzioni ovvie, sostituendole solo con sanzioni. Ora sanno fare solo una cosa: accettare queste sanzioni infinite che stanno uccidendo la diplomazia. Inoltre, queste non sono solo sanzioni, ma parte di una guerra commerciale e ibrida contro il nostro Paese.


Il 12 aprile 1961 fu compiuto il primo volo dell’uomo nello spazio. Nel 2014 fu girato un documentario, “Quando tornerà Gagarin”, a cui l’ambasciata russa a Roma ha messo i sottotitoli in italiano. Per questo ve lo faccio vedere per intero, e mi scuso per la lunghezza, dura 24 minuti, ma la mia generazione è cresciuta con questa convinzione, che presto saremmo stati su Venere, su Marte. Eravamo degli incorreggibili romantici. Sapete che in genere non lo faccio, ma stavolta, concedetemelo. Personalmente, mi sono commosso.


Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

In un’epoca in cui in Occidente vige la cancellazione della cultura e la cultura della cancellazione, eccovi un brano di musica classica, senza parole. Chi l’ha detto che la classica sia una roba per parrucconi? Molti la conoscono come musica natalizia, pochi sanno che si tratta della “Danza della Fata Confetto” dal balletto “Schiaccianoci”, orchestrato da Pëtr Čajkovskij nel 1892, che soleva dire che “la musica è quel sacrario, quella fonte, quel patrimonio a cui ogni nazionalità, ogni etnia ci mette del suo per il bene comune”.

In questa rivisitazione moderna c’è una varietà di strumenti: ovviamente, flauti e violini, ma poi organo, clavicembalo, calici, clarinetto basso, celesta, domra, rubinetteria (sì, avete sentito bene), carillon, armonica a bocca, tamburo, percussioni, eterofono, oboe, triangolo, shaker, arpa, clarinetto, violoncello, dečig pondaro, chitarra basso.

Al solito, i luoghi geografici più disparati: Krasnojarsk, Mosca, Pietroburgo, Krasnodar, Voronež, Novovoronež, Caterimburgo, Kursk, Lugansk, Simferopoli, Taganrog, Sosnovyj Bor, Kurčatov, Nerjungri, Groznyj.

Tra gli esecutori, anche Valentina Lisica, quella a cui fu impedito di suonare in Italia, per il solo fatto di essere russa e perché si è rifiutata di condannare l’operazione militare speciale.

Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.

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venerdì 12 aprile 2024

20240412 ОСН Честно говоря

На протяжении многих веков Италия играла одну из главных военно-политических и экономических ролей на Европейском континенте.

Однако время изменило наш мир, после ряда неудачных политических и военных кампаний Италия растратила свою былую мощь и угодила в зависимость от Вашингтона.

Сможет ли Италия отстоять свой суверенитет в противостоянии с чиновниками из НАТО и Евросоюза и вновь подружиться с Россией? Данный вопрос в эфире Общественной службы новостей обсудили Научный сотрудник Института стран СНГ Руслан Панкратов и политический обозреватель Марк Бернардини.

lunedì 8 aprile 2024

072 Italiani di Russia

Settantaduesimo notiziario settimanale di lunedì 8 aprile 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità


La settimana appena trascorsa cadeva il 75° anniversario dalla fondazione della NATO. Ecco una sintesi del commento di Marija Zacharova, rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo.

Il 4 aprile del 1949 a Washington veniva firmato il Trattato del Nord Atlantico, evento che segnò la nascita dell’alleanza militare più aggressiva dei tempi moderni.

Secondo l’idea dei politici di allora, l’Alleanza del Nord Atlantico sarebbe dovuta essere uno strumento chiave atto a instaurare e mantenere l’egemonia di Washington e dei suoi alleati nel mondo. E tale è rimasta fino ad oggi.

L’idea alla base dell’esistenza della NATO era quella di “tenere i russi al di fuori, gli americani all’interno e i tedeschi sotto il controllo” dell’Occidente; e tale concezione resta attuale ancora oggi.

Per gli USA, la NATO era e rimane il principale strumento di controllo sugli alleati europei.

Dopo la fine della Guerra Fredda Washington e i suoi alleati hanno intrapreso operazioni armate per il “mantenimento della pace” nei Balcani, conclusesi con una sleale aggressione ai danni della Jugoslavia; hanno intrapreso una “battaglia contro il terrorismo” in Afghanistan; i Paesi della NATO sono entrati a far parte della coalizione guidata dagli USA in Iraq, e hanno portato avanti un intervento “umanitario” in Libia.

L’esito di tali atti di ingerenza è stato solo uno, in tutti i casi: Stati che si sono dissolti e sono caduti in rovina.

Sono già tre anni che Washington e i suoi satelliti forniscono all’Ucraina mercenari e armamenti in gran quantità, al fine di riuscire a infliggere alla Russia una “sconfitta strategica”, come la chiamano loro. Per fare ciò, ricorrono a tutti i mezzi e le modalità di cui l’”Occidente collettivo” e i suoi fantocci di Kiev dispongono, financo gli atti terroristici. Il fallimento dei loro progetti di grandezza sta spingendo la NATO ad intraprendere azioni che potrebbero ripercuotersi in maniera tragica sulla sicurezza non solo europea, ma anche del mondo intero.


Alle elezioni presidenziali in Slovacchia ha vinto Peter Pellegrini, classe 1975. La Slovacchia è una repubblica parlamentare, come l’Italia, dove quindi ha più poteri il capo del governo, che è Robert Fico, classe 1964. I media italiani mainstream si sono subito sbracciati a pubblicare veline fotocopia, secondo le quali l’elezione di Pellegrini sarebbe la conferma della deriva nazionalista e populista di quel Paese, semplicemente perché è contrario all’invio di armi in Ucraina, dunque putiniano per antonomasia.

Facciamo un po’ di pulizia. Robert Fico, già membro del Partito Comunista Cecoslovacco, con la dissoluzione di quest’ultimo, entrò a far parte di SDL, il Partito della Sinistra Democratica, segno che proprio di destra non è. Dopo la scissione della Cecoslovacchia, esce da SDL e fonda, nel 1999, Smer, letteralmente “Direzione Socialdemocrazia”, di cui è tuttora capo. Nell’UE, lo Smer faceva parte del Partito del Socialismo Europeo e nel PE dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici. Indovinate? Sospeso da entrambe le formazioni. Di più: fa parte dell’Internazionale Socialista. Già, perché tutti si riempiono la bocca di Komintern, come uno spauracchio stalinista, e nessuno menziona che esiste tuttora il Socintern. Solo che quest’ultima sapete dove ha sede? A Londra. Ne faceva parte anche il Partito “Russia Giusta”, ovviamente radiato.

Peter Pellegrini, essendo più giovane, quattro anni fa è uscito dallo Smer ed ha fondato Hlas, cioè Voce Socialdemocrazia. Non conosco le ragioni di questa scissione, ma salta agli occhi che entrambi i Partiti siano socialdemocratici. Naturalmente, il PSE ha sospeso pure Hlas.

Togliamoci subito ogni dubbio di sorta circa il cognome italiano Pellegrini, anche perché questo interessa solo gli italiani. Non parla italiano, non è italiano. Il bisnonno Leopoldo Pellegrini era lombardo. Giunse in Slovacchia, all’epoca parte dell’Impero austro-ungarico, alla fine del XIX secolo per lavorare alla costruzione della ferrovia tra Levice e Zvolen. Ebbe una relazione con la slovacca Mária Kunovská e si trasferì nel villaggio di Lehôtka pod Brehmi, nel distretto di Žiar nad Hronom, dove comprò una casa. Investì i guadagni in appezzamenti di terreno e si dedicò all’agricoltura, assumendo anche lavoratori locali e introducendo nuovi sistemi di coltivazione.

Esaurita la genealogia, torniamo alla politica contemporanea. Facciamo sintesi. Se non sei atlantista, cioè seguace di Biden e Von Der Leyen, sei automaticamente nazionalista e populista.


Sabato scorso sono stato invitato ad intervenire ad una conferenza di “Democrazia Sovrana e Popolare” del Veneto, il titolo era “La pace tra i popoli, i pericoli di una guerra nucleare”. E’ durata tre ore, ed anche il mio intervento si è protratto per mezzora, senza contare poi le domande e le risposte. Ecco perché vi riporto solo un sunto.

Non è un mistero per nessuno che nel 1949 la NATO fu fondata non tanto e non solo ufficialmente per contrastare il presunto pericolo sovietico, quanto realmente per contenere il dominio statunitense nell’Europa occidentale. Ben presto non fu così, e la NATO divenne invece al contrario uno strumento degli USA, un avamposto per dettare regole a Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda, Inghilterra e quant’altri.

Ho ascoltato attentamente, qualche giorno fa, le dichiarazioni del ministro degli esteri italiano Antonio Tajani alla stampa nel corso del giubileo NATO a Bruxelles. Sembrava quello studente che non ha studiato a casa e ripete quelle poche parole che ha letto sul libro cinque minuti prima dell’interrogazione. Secondo la vulgata, alla dissoluzione dell’Unione Sovietica la Russia avrebbe potuto ricongiungersi all’Occidente e ai valori occidentali, dunque unirsi alla NATO, ma Putin decise diversamente, ed ecco quindi la situazione in cui ci troviamo oggi.

Naturalmente, ci sarebbe da chiedersi di quali valori occidentali si parli, ma è proprio la chiave di lettura di questa retorica narrazione ad essere fallace e menzognera. Fu promesso – e sottoscritto! – all’ultimo Gorbačëv che mai la NATO si sarebbe espansa a est. Da allora, passando da 12 a 32 Stati membri, quattro ondate: 1999, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca; 2004, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Slovenia e le tre repubbliche baltiche; 2009, Albania e Croazia; 2017, Montenegro; 2020, Macedonia del Nord; ed ora, Svezia e Finlandia. Insomma, a parte questi ultimi due, praticamente tutto l’ex cosiddetto “campo socialista”. E si parla di Ucraina e Georgia.

L’esistenza di garanzie di non allargamento date dalla NATO dopo il crollo del Patto di Varsavia, è citata anche nel discorso del Segretario generale della NATO Manfred Werner a Bruxelles il 17 maggio 1990: “Il fatto stesso che siamo pronti a non schierare truppe della NATO al di fuori del territorio della Germania offre all’Unione Sovietica solide garanzie di sicurezza”.

Il 12 maggio 2015, la Missione permanente della Federazione Russa presso la NATO ha pubblicato un’analisi delle relazioni della Federazione Russa con l’alleanza dal titolo “Russia-NATO: miti e fatti”, in cui rilevava che l’espansione verso est della NATO è avvenuta nonostante le promesse verbali fatte dai leader occidentali, in particolare dal cancelliere tedesco Helmut Kohl e dal ministro degli Esteri Hans-Dietrich Genscher al leader sovietico Michail Gorbačëv nel 1990 durante i negoziati sull’unificazione della Germania.

Il 18 febbraio 2022 il tedesco Spiegel ha riferito che esistevano documenti d’archivio che confermavano la promessa dei Paesi occidentali alla leadership dell’Unione Sovietica di non espandere la NATO a scapito dei Paesi dell’Europa orientale. Il 24 febbraio il Ministero degli Esteri russo ha fornito una registrazione video del 1990 in cui il Ministro degli Esteri tedesco Hans-Dietrich Genscher e il Segretario di Stato americano James Baker dichiarano davanti alla telecamera che ai partner dell’Unione Sovietica erano state assicurate la non espansione della NATO verso est. A questo proposito vengono menzionati anche i colloqui sul tema della mancata espansione del ministro degli Esteri dell’URSS Eduard Ševardnadze con il segretario di Stato americano James Baker.

Dagli anni ‘50 parte dell’arsenale nucleare statunitense si trova in Europa. Secondo le stime del Centro americano per il controllo degli armamenti e la non proliferazione per il 2021, ci sono circa 100-150 bombe nucleari tattiche americane nelle basi militari sul territorio di cinque Stati membri della NATO: Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia, circa 20 di loro in Germania.

L’Atto istitutivo NATO-Russia sulle relazioni reciproche, la cooperazione e la sicurezza, firmato a Parigi il 27 maggio 1997, include una clausola che afferma che i Paesi della NATO “non hanno intenzione, piano o motivo di schierare armi nucleari sul territorio dei nuovi membri e non c’è bisogno di cambiare alcun aspetto dell’assetto della forza o politica nucleare della NATO, e non prevedono la necessità di farlo in futuro”. Tuttavia, il 19 novembre 2021, in una conferenza organizzata dalla Società Atlantica tedesca, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha affermato che se la Germania si rifiuta di schierare armi nucleari statunitensi sul suo territorio, esse “potrebbero finire in altri Paesi europei, in particolare a est della Germania”. Il 3 aprile 2022, il vice primo ministro polacco Jaroslaw Kaczynski ha dichiarato che il Paese è aperto allo spiegamento di armi nucleari americane sul suo territorio. Il 5 ottobre il presidente polacco Andrzej Duda ha annunciato l’intenzione di ottenere l’accesso al programma statunitense di condivisione delle armi nucleari.

Ma veniamo più concretamente all’Ucraina. Dieci anni fa, il potere fu preso – ora è chiaro – da veri e propri nazisti che effettuarono un colpo di Stato incostituzionale a Kiev. Hanno immediatamente cancellato lo status della lingua russa come lingua regionale, dimostrando così le loro vere intenzioni riguardo al rispetto dei diritti umani e delle minoranze nazionali. Hanno inviato militanti armati in Crimea perché la Crimea, come il Donbass, si è rifiutata di riconoscere il regime illegale salito al potere con mezzi cruenti. Ciò è servito come base per tenere un referendum in Crimea. Di conseguenza, la penisola è tornata nella Federazione Russa, nella sua terra natale.

Il 14 aprile ricorre il decimo anniversario da quando i nazisti saliti al potere in Ucraina dichiararono una “operazione antiterrorismo” contro gli abitanti del Donbass. Li hanno identificati come terroristi che devono essere distrutti. Tutti i difensori delle Repubbliche popolari di Doneck e Lugansk furono dichiarati terroristi solo perché si rifiutarono di riconoscere il colpo di Stato. Contro di loro furono lanciate operazioni militari. E’ cronaca: le zone residenziali di Doneck, Lugansk e altre zone popolate furono bombardate con l’artiglieria e l’aviazione.

Oltre alle forze armate ucraine, alla “operazione antiterrorismo” hanno preso parte battaglioni regolari di volontari tra i seguaci aperti del nazismo: “Settore destro”, “Azov”, “Ajdar” e molti altri. Molto prima dell’inizio dell’operazione militare speciale, quando l’Ucraina, in violazione degli accordi di Minsk, ha intrapreso una guerra contro il proprio popolo nel Donbass, il Congresso americano ha incluso il battaglione Azov nell’elenco delle organizzazioni che non possono essere assistite con forniture di armi. Molti Paesi occidentali hanno seguito questa posizione. Tuttavia, in seguito “chiusero un occhio” nei loro confronti. Armare i nazisti, così come l’intero regime ucraino, è diventata la norma per gli occidentali. Ora vogliono rendere obbligatoria l’assistenza militare volontaria all’Ucraina “sotto l’egida” della NATO e costringere tutti i membri dell’alleanza, attraverso una rigida disciplina, a firmare per la fornitura di finanziamenti e armi al regime di Kiev, basta che continui a combattere contro la Federazione Russa.

I crimini delle forze armate ucraine e dei battaglioni “volontari” non sono ancora stati indagati, compresa la terribile scena in cui 48 antifascisti furono bruciati vivi nel Palazzo dei sindacati di Odessa, il 2 maggio 2014.

Nel 2015 la Russia è riuscita a fermare la guerra che Kiev ha intrapreso contro il suo stesso popolo. Sono stati firmati gli accordi di Minsk. Sono stati approvati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ha assunto uno status speciale per una piccola parte del Donbass, il diritto di parlare la propria lingua, di avere le proprie forze dell’ordine, nonché consultazioni per la nomina di pubblici ministeri e giudici. Più o meno la stessa cosa che il presidente francese Macron ha recentemente promesso alla Corsica. Con gli accordi di Minsk le promesse di Parigi si sono rivelate assolutamente false. Vedremo come andrà nelle altre parti d’Europa. In generale, in molti Paesi, varie minoranze nazionali vogliono esattamente la stessa cosa degli abitanti del Donbass: avere il diritto di parlare la loro lingua madre, insegnarla ai bambini, conoscere e amare la loro storia, tradizioni, religione, vivere secondo i principi che da secoli hanno attecchito su queste terre.

Gli accordi di Minsk non hanno fermato l’allora presidente Porošenko. Violando le richieste di cessate il fuoco e la necessità di un dialogo diretto tra Kiev e Donbass, nel 2018, invece di una “operazione antiterrorismo”, ha annunciato una “operazione di forze congiunte”. Cioè, un’operazione militare a tutti gli effetti, che scatena una guerra contro il Donbass. Anche se nel maggio 2014 Porošenko era stato eletto con lo slogan “presidente di pace”. Nel 2019, con lo stesso motto è stato eletto il presidente Zelenskij. Ha dichiarato che avrebbe immediatamente fermato la guerra e attuato gli accordi di Minsk. Giudicate voi a cosa siamo arrivati.

Nessuno dubita del coinvolgimento dell’Ucraina nei numerosi atti terroristici sul territorio russo. Si tratta di attacchi terroristici che sono costati la vita ai giornalisti Dar’ja Dugina e Vladlen Tatarskij, hanno portato al ferimento dello scrittore Prilepin e alla morte del suo autista Šubin, alla morte di civili in un’esplosione al ponte di Crimea, 42 persone sono rimaste ferite nell’esplosione in un bar di San Pietroburgo e molto altro ancora. E, finalmente, il Crocus.

Dal 2005 la Federazione Russa ha presentato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite una risoluzione sull’inammissibilità della glorificazione del nazismo. Negli ultimi due anni l’Ucraina ha votato “contro”, accusando la Russia di aver presentato questa risoluzione per avere un pretesto in più per giustificare l’operazione militare speciale.

2005. Mai prima d’ora e finora l’Ucraina aveva votato a favore di questo importantissimo documento, che è sostenuto dalla stragrande maggioranza degli Stati del mondo. Nel 2005, il rifiuto di votare per una risoluzione contro l’esaltazione del nazismo, contro cui il popolo ucraino ha combattuto come parte dell’Unione Sovietica, la dice lunga. Una conferma che gli obiettivi di lotta contro l’esaltazione del nazismo furono respinti dal regime di Kiev molto prima dell’operazione militare speciale.

Circa sei anni fa sono state legalizzate le regolari fiaccolate annuali in onore del criminale nazista Stepan Bandera. Uguali identiche alle fiaccolate organizzate nella Germania nazista. I compleanni di Bandera e di un altro criminale, Šuchevič, condannato dal Tribunale di Norimberga, vengono celebrati come date commemorative dello Stato, così come la data della creazione del sedicente “Esercito ribelle ucraino”, colpevole dell’omicidio di russi, ebrei, polacchi, ucraini e molti altri.

I titoli di Eroi dell’Ucraina vengono assegnati anche agli ex membri delle SS (alcuni dei quali sono ancora vivi e hanno ucciso civili mentre prestavano servizio nelle file dei nazisti). Come già detto, tutto ciò che è russo è proibito, incluso l’insegnamento. I libri vengono confiscati dalle biblioteche. Solo che non vengono bruciati, come nella Germania nazista. Gli ucraini sono più pragmatici e taccagni. Consegnano i libri di autori russi alla carta straccia e ricevono denaro per questo.

Anche nella vita di tutti i giorni, se parli russo a scuola durante una pausa, o entri in un negozio e parli in russo, potresti essere accusato di una violazione amministrativa. Allo stesso tempo, la stragrande maggioranza degli ucraini parla ancora russo. Perché è la tradizione delle loro famiglie e parenti. Anche ascoltando le intercettazioni radio sul campo di battaglia, sulla linea di contatto dell’operazione militare speciale, le forze armate ucraine si sentono più a loro agio nel parlare russo. L’intero popolo è “in ginocchio” in modo da dimenticare questa lingua.

Sarebbe impensabile se nella Svizzera, che intende tenere una conferenza di pace sull’Ucraina, venissero banditi il francese, l’italiano o il tedesco. Se l’inglese fosse bandito in Irlanda o Scozia…

Anche prima dell’inizio dell’operazione militare speciale, gli ideologi occidentali chiedevano che l’Ucraina venisse accettata nella NATO il prima possibile. Dicevano che allora la Russia “non oserà attaccare” un Paese dell’alleanza. Ora le dichiarazioni sono cambiate. Dicono che l’Ucraina “sta per perdere”, ma non possono permetterlo, perché in tal caso la Russia presumibilmente “attaccherebbe” il blocco NATO. Dov’è la logica? Inizialmente presumevano che Mosca non si sarebbe mai permessa di attaccare la NATO. Ora stanno convincendo tutti che questa è proprio l’intenzione di Putin e della leadership russa.

Un’ultima considerazione, a margine. E’ una notizia della settimana scorsa, riguarda l’architettura della sicurezza in Europa post Guerra Fredda. Il 5 aprile del 2024 altri due Paesi, la Turchia e la Bielorussia, hanno annunciato la “sospensione” della loro partecipazione allo storico Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa.

Le mosse di Ankara e di Minsk hanno fatto seguito alle analoghe decisioni degli Stati Uniti, dei Paesi europei e della Russia, che dopo aver “sospeso” la propria partecipazione nel 2007, ha annunciato il proprio ritiro formale nel novembre del 2023, accusando gli Stati Uniti di “aver minato la sicurezza in Europa negli anni successivi alla Guerra Fredda con l’allargamento dell’Alleanza atlantica verso l’Est”.

Il Trattato fu inizialmente firmato a Parigi il 19 novembre del 1990 dai 16 Paesi membri del blocco NATO e dai 6 Paesi dell’ex-Patto di Varsavia. Il Trattato stabilì un sostanziale equilibrio nel campo di armi convenzionali tra i Paesi dell’Ovest e quelli dell’Europa Orientale, limitando considerevolmente tutte le categorie chiave di forze armate non nucleari, dai carri armati e veicoli blindati, agli aerei ed elicotteri da combattimento e all’artiglieria.

Firmato un anno dopo la caduta del muro di Berlino, il Trattato era stato concepito per impedire a entrambe le parti della Guerra Fredda di accumulare forze per una rapida offensiva contro l’altra in Europa.

La Russia ha sospeso la partecipazione al Trattato nel 2007, ha completamente interrotto la partecipazione attiva nel 2015, mentre poco più di un anno dopo l’inizio del conflitto armato con l’Ucraina, a maggio del 2023, Putin ha firmato un decreto che denunciava il Trattato.

Vorrei concludere con alcune note, la prima riguarda le recenti dichiarazioni del presidente francese Macron circa l’invio in Ucraina di truppe regolari. E’ stato ribadito da più parti: qualunque contingente militare sul suolo ucraino, autoctono o straniero che sia, viene considerato dalla Russia un legittimo obiettivo. Ancora più esplicito è stato il vicepresidente della Duma, della Camera, Pëtr Tolstoj, pronipote del più noto scrittore, in un’intervista al canale televisivo francese BFM: li uccideremo dal primo all’ultimo.

La logica di Macron è chiara: siamo l’unico Paese dell’UE ad avere la bomba nucleare, i russi non oseranno. Sa benissimo che oseranno eccome. Resta però da chiarire perché faccia dichiarazioni così irresponsabili. La cosiddetta locomotiva d’Europa, quella tedesca, ha da tempo perso il suo ruolo, e Macron vuole sostituirsi ad essa. Ma c’è da fare un ulteriore ragionamento. Con 27 Paesi membri, praticamente ogni anno in alcuni di essi si svolgono le elezioni, e la retorica di guerra si limita a quei singoli territori. Tuttavia, ogni quattro anni si svolgono le elezioni del Parlamento Europeo, e sapete benissimo che la prossima tornata sarà fra appena due mesi. Tutti temono la vittoria delle opposizioni. Se al potere c’è il centrosinistra, si grida al pericolo fascista, come in Germania. Se invece al potere c’è il centrodestra, o addirittura la destra, sic et simpliciter, come in Italia, si grida al pericolo comunista. Non so quanto questo artifizio sia ancora efficace, con un’opinione pubblica ed un corpo elettorale stremato dalle scelte scellerate dell’establishment degli ultimi anni. Spero poco. Fatto sta, sempre più spesso, chiunque sia al potere, alla consultazione successiva perde, l’opposizione si fa maggioranza e cambia giacca immediatamente: la Meloni era contro l’invio delle armi in Ucraina e addirittura contro la NATO e contro i poteri forti di Bruxelles, ricordate?

A questo aggiungiamo che a novembre ci saranno le presidenziali statunitensi, e sono imprevedibili come non mai. Come è noto, le decisioni quelle vere di geopolitica vengono prese a Washington, altro che Parlamento Europeo vassallo. I leader europei, presi singolarmente, ancora non hanno deciso su quale cavallo puntare.

Davvero un’ultima chiosa. Lungi da me paragonarmi a Togliatti, però spesso, quando vengo intervistato dai media russi, ricordo che proprio Togliatti, dalle onde corte clandestine di Radio Mosca, dava indicazione ai partigiani italiani. Spero, più modestamente, di avere imparato qualcosa da lui.

Musica


Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Una canzone della fine degli anni ‘80, dell’ultimo periodo sovietico: Родина моя, “La mia patria”. Sapete cos’è la patria? E’ la vostra terra natale, non necessariamente dove siete nati, ma dove siete cresciuti, vi siete formati.

Io, tu, lui, lei,

Insieme siamo un Paese intero,

Insieme: una famiglia amichevole,

Nella parola “noi” ci sono centomila “io”.

La cantano insieme oggi le città di Tambov, Mosca, Togliatti, Nižnij Novgorod, Pietroburgo, Rostov Velikij, Novyj Urengoj, dell’Altaj, Rjazan’, Kostroma, della Baškiria, Soči, Rostov, Kursk, Vladimir, Saratov, Ufa, la Čuvašia, Krasnodar, e anche dall’ex Unione Sovietica, Kirgizia, Kazachstan, persino invece dalla Cina.

Notate anche la varietà impensabile degli strumenti musicali.

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