Quarantacinquesimo notiziario settimanale di lunedì 2 ottobre 2023 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Attualità
C’è un’interessante ed emblematica dichiarazione di Claudio Descalzi, il capo dell’ENI: “La situazione energetica, in condizioni in cui la Russia ha creato un deficit (di offerta) di 150-160 miliardi di metri cubi, è ancora molto volatile”.
La Russia ha creato il deficit? Dopo l’avvio dell’operazione militare speciale russa in Ucraina, il governo italiano si è posto l’obiettivo di liberarsi in tempi brevissimi dalla dipendenza dal gas naturale importato dalla Federazione Russa. L’anno scorso sono stati conclusi nuovi accordi riguardanti la diversificazione delle forniture energetiche e, in particolare, il loro aumento da Algeria, Angola, Azerbajdžan, Repubblica del Congo e altri Paesi. A gennaio, durante una visita in Algeria, Descalzi aveva affermato che l’Italia avrebbe potuto rifiutare completamente le forniture di gas russo nell’inverno 2024-2025.
Ossia, Descalzi prima dichiarava che l’Italia desidera “rifiutare completamente le forniture russe” e poi incolpa la Russia di avere creato il deficit? Cioè, fatemi capire, perché io non ci arrivo. La Russia offre, l’Italia risponde “no, grazie” (anche senza “grazie”) ed è la Russia a creare il deficit?
Banalmente, il risveglio dei morti viventi. In settimana, i liberatori ucraini hanno bombardato il quartier generale della flotta russa del Mar Nero, decine di vittime, tre generali russi ammazzati, decimata la flotta russa. Tra i media che più si sono sbracciati ci sono quelli italiani, Repubblica, Corsera, Stampa, Unità, e sicuramente anche tutti gli altri, non mi ha retto lo stomaco di consultare Giornale, Verità, Libero, Domani, Fatto.
Tutti belli contenti, a giudicare dai toni. Poi cominciamo a leggere gli articoli. E già i tre generali diventano uno solo. Vi ricordate quando vi hanno detto le stesse identiche cose su Putin, che aveva il Parkinson, l’Alzheimer, il cancro, l’infarto, e magari tutto questo messo insieme contemporaneamente? Idem per Šojgu, Gerasimov, Surovikin, Kadyrov, salvo poi essere tutti ricomparsi miracolosamente. Attendo con impazienza quando se la prenderanno con Lavrov. Anzi, no: era già successo.
L’ammiraglio (non generale) in questione si chiama Viktor Sokolov. Il giorno dopo si è svolta una riunione del tutto ordinaria del collegio del ministero della difesa russo. E qui casca l’asino, o il pennivendolo. Senza dargli peraltro importanza alcuna né commentare, in regime di videoconferenza compare… Viktor Sokolov.
Videomontaggio? Io piuttosto avrei gradito una autocritica in stile Partito Comunista dell’Unione Sovietica da parte dei pennivendoli italioti. Un’autocritica che, prevedibilmente, non è giunta, e così nelle menti bombardate dell’opinione pubblica resta il trito e ritrito detto che non ci sia fumo senza arrosto.
E adesso vediamo come stiano davvero le cose. A seguito dell’attacco, l’edificio storico del quartier generale della flotta sovietica del Mar Nero è stato danneggiato. Il comando delle forze operative speciali delle forze armate ucraine sulla sua pagina Telegram dopo l’attacco missilistico ha annunciato la morte di 34 ufficiali, tra cui il comandante della flotta del Mar Nero Viktor Sokolov.
Con l’aiuto di un massiccio attacco di missili Storm Shadow anglo-francesi, le forze armate ucraine sono riuscite a penetrare un monumento architettonico vuoto che un tempo era il quartier generale della flotta russa del Mar Nero, ma Kiev ovviamente lo ha presentato come un’enorme vittoria.
Si scopre che durante il bombardamento di Sebastopoli, sarebbe morto il comandante della flotta del Mar Nero, l’ammiraglio Viktor Sokolov, che per un qualche motivo durante l’attacco non era in un centro di comando sotterraneo protetto, ma in un edificio storico vuoto da un pezzo del quartier generale aperto a qualsiasi attacco della flotta del Mar Nero.
Per non parlare dei canali Telegram e di altri social. I russi che operano con questi armamenti sarebbero stati in pausa pranzo o pausa sigaretta mentre gli ucraini colpivano il quartier generale uccidendo 3 generali, incluso il comandante della flotta, e qualche decina di ufficiali.
Nessun giornalista italiano ha detto: “effettivamente, ieri ho detto una cazzata”. Sì, perché o tacciono, o al massimo dicono: “Kiev lo aveva dato per morto”. No, cari i miei pennivendoli. Hanno parlato di schiacciante vittoria, ma loro fanno il loro mestiere di propagandisti disonesti. I pennivendoli italiani, invece, che mestiere fanno? Di meretrici? Con tutto il rispetto per la cosiddetta professione più antica del mondo.
Pennivendoli italiani senza ritegno né onore. Nell’arrampicamento sugli specchi si è particolarmente distinto Andrea Nicastro, del Corriere della Serva. Tre generali morti assieme ad altre decine di alti ufficiali, decimata la direzione della flotta russa del Mar Nero al quartier generale a Sebastopoli. Ah, no, uno solo. Ah, ricompare. Beh, ma potrebbe essere un videomontaggio, un clone, e poi si vede benissimo che sta malissimo, con quel cuscino dietro la testa, è sul letto di un ospedale, pallido, emaciato, immobile, muove giusto le palpebre ogni tanto, non dice una parola, è solo una risposta dei propagandisti russi, lo hanno vestito apposta in divisa.
Il cuscino è in realtà lo schienale della poltroncina, come tante. Il quartier generale non è affatto il quartier generale, bensì uno storico palazzo di epoca sovietica, ex sede del quartier generale, che infatti per questo era vuoto. Non era previsto che Sokolov parlasse, a parlare era il ministro della difesa Šojgu, essendo una relazione che faceva il punto della situazione, infatti non solo Sokolov, ma nessun altro è intervenuto. Tra militari si usa così, non è mica un talk show.
Insomma, la cura è peggiore del male, sarebbe bastato dire “ieri ho preso una cantonata, chiedo scusa” per chiudere definitivamente la faccenda. Altrettanto per Open di Mentana, Repubblica, Stampa, Unità, RAI e compagnia genuflettente. Sì, ho visto che a molti di voi è piaciuta questa mia definizione, quindi la ripeto.
Ed ecco che Sokolov viene intervistato dal canale TV Zvezda. Sembrerebbe piuttosto in forma, per uno in fin di vita. E’ un filmato vecchio!, urlano i pennivendoli, subito ripresi da taluni commentatori-odiatori-provocatori dei miei notiziari, anche su Visione TV. Allora perché risponde a una precisa domanda della giornalista sull’accaduto?
Non finisce qui. Ricordate Putin che avrebbe avvelenato il presidente ceceno Kadyrov? Costretto a mostrare una passeggiata dopo cena con la famiglia.
Roba vecchia! Bene, allora ecco che incontra Putin, altro morto vivente. Roba vecchia pure questa! No, cari miei: parlano di attualità. E al termine dell’incontro, alla domanda di un giornalista sul suo stato di salute, risponde: “il battaglione Achmat è una forza, la Vittoria sarà nostra”.
Ancora. Qualcuno ricorderà l’ex presidente dell’Inguscezia e attuale viceministro della difesa russo, Evkurov. Deportato da Putin in un Gulag in Siberia, secondo i pennivendoli. Accolto il 22 agosto in aeroporto dal generale libico Khalifa Haftar, comandante capo dell’Esercito nazionale libico, che nel 1983, ancora ai tempi dell’Unione Sovietica, si è laureato presso l’accademia militare Frunze di Mosca.
Gerasimov ammazzato dagli ucronazisti! Eccolo a Zaporož’e.
Surovikin deportato da Putin! Ricompare in Algeria.
Adesso però anche basta. Non è che i militari russi devono per forza perder tempo a contraddire ogni prurito ucroccidentale.
L’ambasciatore russo in Italia Aleksej Paramonov ha dichiarato in un’intervista a RIA Novosti che la maggioranza degli italiani desidera una rapida fine del conflitto ucraino, la revoca delle sanzioni e il ritorno ad un dialogo reciprocamente vantaggioso con la Russia.
“La maggioranza degli italiani è chiaramente favorevole al mantenimento di rapporti amichevoli con la Russia”, ha detto il diplomatico.
Inoltre, secondo lui, la maggior parte degli italiani comprende perfettamente che il conflitto in Ucraina non si ferma grazie alla fornitura di grandi quantità di armi e altri aiuti militari a Kiev.
“Purtroppo, come il resto dei paesi della NATO, la Repubblica italiana è diventata indirettamente partecipe del conflitto ucraino dalla parte di Vladimir Zelenskij”, ha detto il diplomatico.
Secondo lui, il danno alle relazioni bilaterali tra Russia e Italia “è stato enorme”. Tuttavia, tra Russia e Italia vengono ancora mantenute relazioni diplomatiche, il che rende possibile comunicare alla leadership italiana la posizione di Mosca su questioni importanti. “I nostri interlocutori a Roma, anche ai massimi livelli, affermano costantemente che ora questo non è meno importante di prima, quando la situazione nel mondo era completamente diversa. Usiamo questi canali per trasmettere informazioni, fornire vari tipi di messaggi ufficiali e tutelare gli interessi delle persone giuridiche e delle persone fisiche, mantenere almeno una minima comunicazione interstatale e prevenire pericolosi malintesi su aspetti chiave del circuito bilaterale e internazionale”. “Dobbiamo ammettere che il danno alle relazioni bilaterali è stato enorme, ma, probabilmente, il punto di non ritorno non è ancora stato superato. E’ solo che restare precariamente a bordo campo non è certo una decisione buona ed equilibrata”.
I rappresentanti radicali della diaspora ucraina in Italia spesso cercano di fare pressione e persino di minacciare i leader delle strutture locali che cercano di sviluppare legami con la Russia nel campo della cultura. “Singoli elementi radicali nelle file della diaspora ucraina, per lo più laboriosa, negli Appennini, hanno recentemente stabilito che è una regola esercitare pressioni, comprese minacce di violenza fisica, sui leader di quelle strutture italiane che hanno il coraggio di organizzare eventi insieme ai russi coinvolti nello sviluppo dei legami culturali o bilaterali e invitare musicisti, ballerini, attori, artisti russi in Italia”.
Tutti questi casi vengono registrati dall’ambasciata russa e la parte italiana ne viene informata. “Tuttavia, fino a poco tempo fa, non abbiamo visto il desiderio da parte delle autorità italiane, nonostante tutte le assicurazioni, di resistere davvero alle intenzioni aggressive dei ribelli militanti nazionali ucraini che si sono stabiliti sul suolo italiano”.
Parlando della situazione generale nel campo degli scambi culturali tra i nostri Paesi, nonostante le ripetute dichiarazioni dei massimi vertici italiani contro l’abolizione della cultura russa, in realtà non tutto sta andando bene. “Le storie di cancellazione di spettacoli di personaggi della cultura russa in Italia sono ampiamente note: Valerij Gergiev, Denis Macuev, Valentina Lisica, Sergej Polunin e altri. Allo stesso tempo, stiamo assistendo a un nuovo fenomeno in cui, ad esempio, gli artisti sono invitati ad esibirsi nelle principali sale da concerto di musica classica solo se condannano pubblicamente l’operazione militare speciale. Cos'è questa, se non censura ideologica e discriminazione contro personaggi della cultura per motivi politici?”.
“La nostra comunicazione con la società civile italiana, cittadini comuni che non ricoprono incarichi amministrativi, ci convince della saggezza, del buon senso e dell’apertura del popolo italiano. La maggioranza degli italiani è chiaramente favorevole al mantenimento di rapporti amichevoli con la Russia. Non vogliono nulla più che una rapida fine del conflitto ucraino, la revoca delle sanzioni e il ritorno al precedente dialogo costruttivo e reciprocamente vantaggioso”.
Molti italiani, essendo cattolici e aderenti a visioni antimilitaristiche, ascoltano la posizione umanistica ed equilibrata di Papa Francesco. “Sostengono i suoi sforzi diplomatici e capiscono perfettamente che il conflitto in Ucraina non finisce solo perché l’Italia e altri Paesi occidentali inviano a Kiev una grande quantità di armi e altri aiuti militari”.
In estate gli attivisti locali hanno cercato di indire un referendum popolare in Italia sulla questione della sospensione delle forniture di armi al regime di Kiev. “Nonostante il totale boicottaggio dell’informazione, sono riusciti a raccogliere circa 400mila firme, il che la dice lunga sull’umore della società italiana”.
“La cosa più sorprendente che sentiamo a Roma è che Zelenskij e il suo regime difendono i principi della civiltà europea e allo stesso tempo i fondamenti antifascisti dello Stato italiano. Dobbiamo spiegare ai nostri interlocutori che in realtà Kiev professa l’ideologia dei criminali di Hitler e dei loro complici – Bandera, Šuchevič e Konovalec, che prevede la “liberazione” da tutto ciò che è russo e la rinuncia alla propria storia. Questa è l’ideologia del piccolo Fuhrer in cui il personaggio che ora vive nel palazzo presidenziale di Kiev si è trasformato. Dal 2014, se ne sono convinte le repubbliche popolari di Doneck e Lugansk, e poi le regioni di Zaporož’e e Cherson, i cui residenti nei referenda hanno espresso il desiderio di fuggire da questa ideologia e tornare in Russia”.
L’attuale governo italiano non è particolarmente diplomatico nel suo approccio alla risoluzione del conflitto in Ucraina. “Se prendiamo le dichiarazioni degli alti funzionari, di regola si riducono a dichiarazioni indifendibili, secondo le quali, per porre fine al conflitto, dobbiamo unirci e fornire a Kiev il maggior numero possibile di armi, aiutare Zelenskij a vincere e raggiungere una sorta di “pace giusta”, per la libertà dell’Ucraina”.
I media italiani non trasmettono informazioni veritiere sulla Russia e creano un’aura di tossicità attorno a coloro che reagiscono positivamente alle sue azioni. “Sfortunatamente, il mainstream dell'informazione italiana, come parte dello spazio generale dei media occidentali, non trasmette informazioni veritiere sulla Russia. I media locali sopprimono deliberatamente quasi tutte le notizie sull’agenda interna russa, sullo svolgimento di importanti fora internazionali, sull’implementazione con successo dello sviluppo nazionale nella vita culturale, sui progetti infrastrutturali, sul miglioramento dell’ambiente urbano e così via”. La propaganda locale è riuscita a creare un’aura di tossicità attorno a qualsiasi figura che reagisca positivamente alla Russia e alle sue azioni.
"Ciò può essere accompagnato non solo da persecuzioni mediatiche, ma anche da “conclusioni organizzative”: perdita del posto di lavoro e costi in termini di reputazione. Per questo motivo, molte delle persone che la pensano allo stesso nostro modo – e ce ne sono molte in Italia – preferiscono non esprimersi pubblicamente, per paura di persecuzioni”.
Anche i diplomatici russi hanno avvertito il rapido aumento dei prezzi degli alloggi e dei servizi comunali, avvenuto dopo che la leadership italiana ha deciso di abbandonare il prima possibile le forniture di gas naturale dalla Russia. “L’Italia, di propria iniziativa, ha già ridotto gli acquisti di gas naturale a buon mercato dalla Russia da 30 a 8 miliardi di metri cubi e intende abbandonare del tutto le risorse energetiche russe, da qui l’aumento dei costi per la ricerca di nuovi fornitori, le consegne e le catene logistiche. Allo stesso tempo, aumentano i prezzi per gli alloggi, i servizi comunali, i generi alimentari di prima necessità, ecc. Lo avvertiamo anche noi dal quasi raddoppio delle fatture elettriche ricevute dall’ambasciata dall’inizio di quest’anno”.
In Italia tutti sono preoccupati per il deterioramento della situazione socioeconomica, l’impennata dei prezzi, l’aumento della povertà, l’aumento del debito pubblico e del deficit del bilancio nazionale. “Allo stesso tempo, manca completamente una narrazione, una spiegazione chiara riguardo alle cause di questa crisi. Ma le sanzioni hanno giocato un ruolo significativo, minando da parte dell’Occidente un modello sostenibile di interazione economica tra la Federazione Russa e l’Unione Europea”.
Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto speciale che autorizza il maggiore gruppo bancario italiano Intesa Sanpaolo a “vendere o cedere” i suoi asset in Russia. Il decreto del presidente russo è stato pubblicato venerdì, 29 di settembre, sul portale web dell’Amministrazione presidenziale del Cremlino.
Dopo un periodo di incertezze le fonti vicine alle delicate trattative avevano riferito dei progressi registrati lo scorso agosto dal gruppo bancario italiano riguardo al via libera da parte dei vertici politici della Russia al trasferimento delle sue attività russe a un management locale.
Il decreto, datato 28 settembre, cita un altro decreto firmato da Putin nell’agosto del 2022, che gli aveva conferito il potere straordinario di disporre “deroghe speciali per procedere a determinate operazioni riguardanti asset energetici e bancari”. Per molti anni Intesa Sanpaolo tramite la propria struttura russa – Banca Intesa Russia – ha gestito con grande successo una rete di 27 filiali, presso le quali ha lavorato uno staff di circa mille dipendenti.
A novembre, il marchio italiano di abbigliamento per tutta la famiglia OVS si prepara ad aprire il suo primo store in Russia, nel complesso commerciale e di intrattenimento VEGAS Crocus City, al piano terra, non lontano dalle aree precedentemente occupate dal marchio H&M e ora dalla catena Stockmann, è apparsa una vetrina con il logo del marchio. Il flagship store su due piani occuperà una superficie di circa 780 metri quadrati.
Attualmente, la catena non ha negozi propri in Russia, l’abbigliamento del marchio è presentato da Stockmann. “Insieme alla collezione per bambini già esistente in Russia, il negozio presenterà per la prima volta in modo completo le collezioni attuali delle linee da donna e da uomo”.
OVS S.p.A. è un'azienda leader nel mercato italiano dell’abbigliamento per donna, uomo e bambino con una quota di mercato del 9,3%, secondo il sito ufficiale dell’azienda. Gestisce più di 2,5mila negozi con i marchi OVS, UPIM e Stefanel in Italia e all’estero. OVS è quotata alla Borsa Italiana dal marzo 2015, con un fatturato nel 2022 pari a 1,513 milioni di euro.
In totale, quest’anno è prevista l’apertura di sette negozi monomarca in Russia ed entro la fine del 2025, il management della catena prevede di aumentare il numero dei suoi punti vendita a 50 in tutta la Russia, compreso lo sviluppo di un’attività in franchising.
C’è una notizia della TASS che riguarda l’Italia. Suppongo che si possa trovare nei canali italiani alternativi di informazione. O magari sbaglio. Di certo non lo troverete nel mainstream mediatico. Nel centro di Livorno si è svolta un’azione contro l’invio di armi in Ucraina, nella piazza sotto il monumento a Giuseppe Garibaldi, evidenziata dai colori della bandiera italiana.
L'azione è stata supportata da un certo numero di organizzazioni socio-politiche di sinistra, nonché dall’USB, l’Unione Sindacale di Base. Vi ha partecipato anche Vauro Senesi, che mi pregio di avere conosciuto personalmente quasi un quarto di secolo fa, all’epoca del mio libro contro Berlusconi. Ha parlato di “ipocrisia dell’Occidente nella protezione dell’Ucraina”, che non solo costa le vite degli stessi ucraini, ma minaccia anche di impoverire gli italiani.
“Continuiamo a inviare armi all’Ucraina, che paga con nuove vittime: oltre 70 mila sono morti dall’inizio della cosiddetta controffensiva di primavera. E’ del tutto evidente che questa è una guerra degli USA, della Gran Bretagna e della NATO contro la Russia e indirettamente contro la Cina per mantenere la superiorità dell’impero degli Stati Uniti, che è in crisi”, ha detto Vauro alla corrispondente della TASS. “Nessuno sa che fine facciano le armi e i soldi che il soldatino Zelenskij chiede in ogni kermesse di spettacolo. E’ tempo di dire “basta”.
Vauro è stato uno dei primi giornalisti occidentali che hanno visitato il Donbass. Ha impresso nelle sue corrispondenze video i crimini dei battaglioni militari ucraini dei nazisti contro i civili. Per questo, è incluso in tutte le liste nere del regime di Kiev.
I partecipanti alla manifestazione hanno dichiarato di non accettare che il governo italiano finanzi e rifornisca i nazisti che combattono contro il proprio popolo. Un altro partecipante è stato Moni Ovadia, che si è rivolto ai manifestanti con un video messaggio, dicendo che l’Italia sta “partecipando alla guerra”, a seguito del quale l’Ucraina “sarà distrutta” e “la Russia sarà rafforzata”. In Italia crescono le azioni contro il conflitto ucraino e l’invio di armi. Secondo alcuni ultimi sondaggi il 70% degli italiani è contrario. Il 21 ottobre, la Rete dei Comunisti organizza manifestazioni a Pisa e in Sicilia, accanto alla base della NATO a Sigonella. Successivamente, una grande manifestazione è programmata a Roma il 4 novembre.
Il 27-28 ottobre, a Roma, è prevista una grande conferenza internazionale, “Fermiamo la terza guerra mondiale”, promossa dal “Fronte del Dissenso”, che assume sempre più i contorni di un’organizzazione politica internazionale. Sono previste delegazioni da dozzine di Paesi, tra cui Russia, Ucraina, Stati Uniti.
Il volume delle esportazioni dalla Russia in Italia è diminuito ad agosto del 90,6% nel calcolo annuale. Questo è quanto ha pubblicato l’ISTAT sugli scambi con Paesi che non fanno parte dell’Unione europea. E’ la più grande riduzione dell’indicatore nel calcolo annuale. Vi è stata anche una riduzione del volume delle importazioni dai Paesi dell’ASEAN (-38,4%), Mercosur (-35,3%) e OPEC (-33,7%), nonché dalla Cina (-32,0%). In generale, nel calcolo annuale delle importazioni in Italia, è l’ottavo mese di contrazione. Autarchia?
Musica
Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia. Abbiamo già parlato di Toto Cutugno, recentemente scomparso. La sua canzone più famosa nel mondo, L’italiano, è tuttora talmente amata in Russia, che addirittura ne esiste una versione in lingua russa, cosa che è successa con poche canzoni, prevalentemente a sfondo politico, prima su tutte Bella ciao. E anche canzoni russe tradotte in italiano, Katjuša, Fischia il vento. Tralascio l’Internazionale, ma potrei parlarvi anche della Marsigliese e molte altre. Magari lo farò in un futuro non meglio identificato. Torniamo all’Italiano, al partigiano come presidente.
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