Ho sentito Roberto Festa a Radio Popolare ricordare, nell’ambito della sua trasmissione sui libri, dell’essere di Piero Scaramucci “uomo dell’est”. Lo sapevo già: con la nostra differenza di età (1937 lui, 1962 io), avevamo però in comune essere nati entrambi a Praga, lui da padre italiano e madre polacca ebrea, io da padre italiano e madre russa ebrea. Ne parlammo di sfuggita quando ci conoscemmo nel 1991, ma, chissà perché, non ritornammo mai sull’argomento in tutti gli anni successivi in cui ogni tanto ci incrociavamo casualmente. Il destino ha però poi disposto che io fossi vissuto a Mosca nel 1968-1973 e che vi sia ritornato nel 2002, vivendoci tuttora.
Mi è capitato di frequentare ogni tanto Radio Popolare a partire dal 1986, quando, da Roma, per lavoro, ero emigrato a Milano. Siamo quindi alla versione “Santo Stefano”. Ricordo che ero molto divertito a vedere una vecchia copia del “Quotidiano dei Lavoratori” indirizzata a Raffaele Masto presso la Radio.
Dicevo che ho conosciuto Piero nel 1991. Fu Bruno Ambrosi a presentarci, quando entrambi lavoravano al TG 3 a Roma, il direttore era Sandro Curzi. Bruno ci disse: voglio che vi conosciate, avete molte cose in comune. Io avevo 29 anni, Piero aveva già 54 anni e una testa riccioluta “sale e pepe”. Bruno (con cui ci eravamo intesi molto, anche – non solo – per una comune vicinanza al PCI, nel mio caso era una militanza lunga 15 anni) sfotteva Piero per il suo recente divorzio, me ne sfuggiva la ragione, Piero abbassava lo sguardo con discrezione ed il suo sorriso da bambino scoperto ad avere compiuto una marachella.
Quella mattina d’agosto si sparse la notizia che i carri armati sovietici giravano per le strade di Mosca, era in atto un tentativo di golpe. Mi chiamò la Radio (Michele Migone e Danilo De Biasio, se non mi falla la memoria). Da oltre una dozzina d’anni facevo l’interprete di russo, fu la mia prima collaborazione con la Radio, e tenni immediatamente a precisare che fosse a titolo assolutamente gratuito, trattandosi di quel che io definii il mio contributo alla causa. Entro poche ore venni chiamato dal TG 3, dovetti partire, ma continuai a fornire alla Radio tutte le notizie di cui disponevo, presentai loro per via telefonica mia madre, a Mosca, che contribuì anch’essa a tenere informati gli ascoltatori di Radio Popolare su quanto accadeva ad appena 3.000 chilometri da Milano. Un anno e mezzo dopo Piero tornò alla Radio, abbiamo continuato la nostra collaborazione, sempre gratuita, passando per il cannoneggiamento del Parlamento russo (come viene rimarcato nel sito di RadioPop, Il tentativo di colpo di stato contro Gorbaciov è seguito in diretta attraverso la gente che manifesta a Mosca contro i golpisti. Memorabile la diretta, in collegamento con la radio della ‘Casa Bianca’ di Mosca, dal parlamento russo nella notte dell’assedio) e per la trasmissione in radio con l’ex dissidente comunista Roj Medvedev, in via Stradella.
Solo quando venni sfrattato, con tanto di impiego della forza pubblica, dalla mia casa di via Orti, nel 2001, scoprii che una mia vicina di pianerottolo, che conoscevo, era l’ex moglie di Piero. Anche di questo non feci mai in tempo a parlare con nessuno dei due: sei mesi dopo emigrai in Belgio, un anno dopo in Russia, dove mi trovo tuttora.
Piero mi mancherà molto. Un altro pezzo dei miei quindici anni “milanesi” che se ne va per sempre.
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