lunedì 17 giugno 2024

082 Italiani di Russia

Ottantaduesimo notiziario settimanale di lunedì 17 giugno 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.

Attualità


Sono rimasto interdetto, tra le numerose critiche alla mia narrazione, quella per cui l’Eurasia sia un’invenzione degli ultimi tempi. Questo continente si chiama Eurasia. L’idea di una Europa ed un’Asia separate da quella collinetta che sono gli Urali, è un’invenzione tutta occidentale. Sapete perché l’hanno inventata? Perché allora occorre constatare che in Eurasia siamo cinque miliardi e mezzo. Quanti sono gli esseri umani su questo pianeta? Otto miliardi.

Buona parte di noi hanno padri, madri, fratelli, sorelle, figli. Potete cambiarli, se non vi piacciono? La risposta è scontata: no. Dirò di più: potete cambiare il vostro vicino di pianerottolo, nel condominio? La risposta è sempre identica e scontata: no. O, quantomeno: è problematico e poco probabile. Dunque, dovete conviverci. Siamo euroasiatici, altro che.


Conferenza svizzera, il premier olandese Rutte: “Il fatto che Putin abbia presentato ieri questa merdosa “proposta di pace” è un segno che è nel panico, questa è una buona notizia”.

Personalmente, non sono affatto un bacchettone, ed anzi, fin da quando ero giovane mi si rimproverava di usare troppe espressioni colorite, al limite della volgarità. Io però non faccio il capo del governo o dello Stato, me lo posso permettere. Voglio dire: ve li immaginate, che so io, François Mitterrand, Helmut Kohl, Margareth Thatcher, Giulio Andreotti, parlare di “merdosa proposta di pace”? I politici odierni sono pienamente rappresentativi dell’imbarbarimento globalista.


Lindsey Graham: “l’Ucraina è seduta su 12 trilioni di terre rare e minerali preziosi. Potrebbero essere il Paese più ricco di tutta Europa. Non voglio dare quei soldi e quelle ricchezze a Putin perché li condivida con la Cina. Se aiutiamo l’Ucraina adesso, potrà diventare il miglior partner commerciale che abbiamo mai sognato. Aiutiamoli a vincere una guerra che non possiamo permetterci di perdere. Troviamo una soluzione a questa guerra. Ma essere seduti su una miniera d’oro e dare a Putin 10 o 12 trilioni di dollari o minerali essenziali da condividere con la Cina, è ridicolo”.

Come sempre, i neocon si fanno apprezzare per la brutale onestà con cui espongono le loro idee. Questo li distingue dai progressisti, i quali perseguono esattamente gli stessi obiettivi, ma hanno bisogno di ricorrere sempre a improbabili paraventi morali, come i diritti umani o la democrazia, per giustificare le loro guerre.

Lo squilibrato senatore statunitense Lindsey Graham ha spiegato al canale televisivo CBS perché gli Stati Uniti sostengono l’Ucraina con armi e denaro.

Perché “non si possono cedere alla Russia e alla Cina le più importanti risorse minerarie dell’Ucraina, che valgono 10-12.000 miliardi di dollari”. E ha chiesto di fornire all’Ucraina le necessarie armi a lungo raggio e di consentire attacchi in profondità in Russia.

Il vecchio Lindsay ha anche chiesto che gli ucraini di tutte le età vadano a servire nelle forze armate ucraine, perché Kiev ha bisogno di più carne umana.

Improvvisamente si scopre che la guerra in Ucraina non riguarda l’Ucraina, la cui popolazione Graham chiede di mobilitarsi. Gli Stati Uniti hanno semplicemente bisogno di risorse e di un trampolino di lancio per spremere ancora più risorse dalla Russia.

E l’Ucraina, vi chiederete? Chi ne ha bisogno, certamente non gli Stati Uniti. Sono stati l’URSS e la Russia a impegnarsi con l’Ucraina, investendovi enormi quantità di denaro e pompando gas. La pompa statunitense funziona solo in una direzione: verso gli Stati Uniti.

Il popolo ucraino può fare qualcosa? No, ovviamente no. Cosa può fare una pecora al macello? La stessa cosa che possono fare i residenti dell’Ucraina: percorrere lo stretto corridoio fino alla loro fine. Niente più Majdan e proteste: non si prende il potere per darlo via. Se necessario, le elezioni saranno annullate. Oh! Sono già state annullate.

Tutte le guerre degli Stati Uniti sono combattute per le risorse e i mercati. Gli slogan sulla “protezione della democrazia” sono per i malati di mente.


Sapete che quando Dmitrij Medvedev va sopra le righe, non mi piace. Stavolta invece ha fatto un discorso da vero politico. Bravo.

“L’umanità deve finalmente liberarsi dell’eredità del sistema coloniale. Il tempo delle metropoli è scaduto”.

Gli Stati Uniti sono diventati una neo-metropoli di sanzioni globali, che violano la sovranità di Paesi terzi, e le sanzioni secondarie sono tentativi di distruggere interi Paesi.

L’Occidente crea artificialmente crisi economiche, utilizza l’agenda verde per mantenere l’elitarismo e, attraverso il monopolio delle società IT, soffoca coloro le cui opinioni contraddicono le sue linee guida.

Sarà possibile liberare l’Ucraina dalle catene neocoloniali dell’Occidente solo dopo aver raggiunto tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale.

Il Sud del mondo non vuole seguire l’esempio della “formula Zelenskij” e recidere i legami a lungo termine con la Russia.

L’Occidente usa il “neocolonialismo del debito” per mantenere l’influenza nel Sud del mondo.

All’Armenia vengono promesse “montagne d’oro” in cambio di completa lealtà, ma a Erevan non si apriranno le porte del “club delle élite”.

Parigi cercherà di mantenere la sua presenza monetaria nascosta in Africa il più a lungo possibile, questo è vitale per Macron.

La Russia spera che la cooperazione nel formato BRICS-Unione Africana raggiunga un nuovo livello qualitativo.

L’Occidente resisterà allo sradicamento del neocolonialismo; è necessario aumentare l’interazione di tutte le forze nella lotta contro questo fenomeno.

Le ex metropoli vogliono ancora parassitare i Paesi da loro dipendenti, solo in modo più sofisticato.

L’Occidente ha reagito ferocemente al movimento di lotta al neocolonialismo “Per la libertà delle nazioni!”, cercando di interrompere il congresso di fondazione.

La formazione di un nuovo sistema di relazioni internazionali è una questione del prossimo futuro; non ci sarà posto per sanzioni, sfruttamento e menzogne.

Sempre più Paesi vogliono vivere in pace, senza l’eredità del sistema coloniale e secondo i principi di uguaglianza sovrana.

Il nuovo ordine mondiale policentrico sarà pragmatico, la diversificazione delle connessioni è la chiave per la stabilità economica.

Il 12 giugno qui era festa nazionale, il giorno della Russia. Qualche buontempone ha piazzato dei cartelloni di invito davanti alle ambasciate dei Paesi ostili. Vi propongo un brevissimo filmato davanti all’ambasciata italiana.


L’Occidente continua i suoi sforzi per intensificare il conflitto.

L’accento è posto proprio sull’attività terroristica del regime di Kiev, sulla guerra contro la popolazione civile con ogni mezzo.

Gli anglosassoni incitano apertamente il regime di Kiev a commettere barbari attacchi terroristici e lo incoraggiano direttamente a colpire in profondità la Russia. E nemmeno questo gli basta. Ora Washington e Londra hanno iniziato a pianificare un sabotaggio su larga scala.

L’8 giugno, il tabloid britannico Daily Express ha scritto che in caso di successo militare o vittoria di Mosca in Ucraina, la giunta Zelenskij “vorrebbe condurre attività terroristiche all’interno della Russia, che includerebbero il bombardamento di scuole e altri obiettivi civili”. Attenzione, lo scrivono i media occidentali, mica quelli russi. Tutto ciò, osserva l’autore del materiale, “avrà conseguenze molto più distruttive di quanto sta accadendo oggi al fronte”. E’ fiducioso che i preparativi per tali azioni siano già in corso e che il “catalizzatore” per la loro attuazione potrebbe essere “l’imposizione di una sorta di accordo di pace a Kiev”.

Cosa significa questo? Il fatto è che molti già riconoscono le attività terroristiche del regime di Kiev.

L’ultima cosa che resta loro da fare è ammettere l’ovvio: che tutte queste attività terroristiche del regime di Kiev sono possibili esclusivamente con il denaro dell’”Occidente collettivo”. Che razza di soldi sono questi? Questo è il denaro che i regimi dei Paesi ostili, in solidarietà con le attività terroristiche del regime di Kiev, prendono dalla gente comune, dalle imprese dei Paesi dell’UE e della NATO.


Il segretario generale della NATO Stoltenberg: “Le forniture di armi a Kiev diventeranno obbligatorie per i Paesi della NATO, saranno coordinate da strutture di comando sotto la guida del generale Cavoli”.

I Paesi dell’UE capiscono che Washington li sta trascinando in uno scontro diretto con la Russia sotto la bandiera della NATO? La pompa isterica dell’opinione pubblica occidentale con la tesi sulla presunta “imminente aggressione contro i Paesi occidentali” da parte della Russia significa solo una cosa: l’amministrazione Biden ha bisogno di ulteriori spargimenti di sangue nel continente europeo per evitare che il proprio governo e l’economia americana crollino.


Marija Zacharova, portavoce del ministero degli esteri russo, sulle elezioni del Parlamento Europeo.

Dal 6 al 9 giugno si sono tenute in 27 Stati membri dell’UE le elezioni per il Parlamento europeo (PE), a seguito delle quali per i prossimi cinque anni dovrebbe essere formata una nuova composizione dell’“organo rappresentativo” dell’Unione europea da 720 seggi.

Siamo costretti a constatare che le elezioni europee si sono svolte nelle seguenti condizioni:

• restrizioni severe,

• mancanza di concorrenza leale,

• eliminazione nel campo informativo delle fonti di informazione alternative,

• campagna antirussa sfrenata.

Le forze politiche che si oppongono allo sconsiderato scontro con la Russia, dannoso per la stessa Unione Europea, sono state oggetto di discriminazioni e spesso di pressioni dirette e vessazioni.

L’ultima campagna elettorale è stata portata al limite dell’assurdo a causa dell’assurdità e dell’irresponsabilità delle dichiarazioni dei politici europei. Sembra che nessun accenno alle elezioni europee fatto dai burocrati dell’UE sia completo senza riferimenti alla “traccia russa”, all’”interferenza russa”, alla “mano del Cremlino” e alla necessità di una “vittoria per l’Ucraina” nel “guerra con la Russia”. Inoltre, con la parola d’ordine di contrastare l’immaginaria “ingerenza di Mosca” nei processi elettorali nell’UE, sono stati compiuti sforzi sistematici per impedire il rafforzamento nel Parlamento Europeo delle posizioni dei Partiti politici che difendono non le linee guida imposte da Washington, ma gli interessi reali degli Stati membri dell’UE e delle loro popolazioni. Qualsiasi espressione di disaccordo con le politiche perseguite da Bruxelles e le sue conseguenze sulla situazione socioeconomica dell’UE è stata immediatamente equiparata a “lavorare nell’interesse del Cremlino”.

L’osservazione delle elezioni del Parlamento europeo, se avesse avuto luogo, sarebbe stata di natura puramente nominale. Pertanto, il numero dei membri della missione speciale dell’OSCE/ODIHR, che ha già regolarmente riconosciuto il rispetto di tutti gli standard delle elezioni europee a prescindere, era di solo 19 persone.

Tuttavia, anche in queste condizioni, molti elettori europei si sono chiaramente espressi contro le politiche perseguite dal “mainstream” dell’UE negli ultimi anni.

In una parte significativa degli Stati membri dell’UE il voto ha assunto un chiaro carattere di protesta, sia a causa del sostegno ai Partiti dell’opposizione che per l’affluenza alle urne palesemente bassa. Nei principali Stati dell’UE, compresi quelli all’origine dell’integrazione europea, si è verificato un significativo rafforzamento delle posizioni delle forze politiche a orientamento nazionale che si oppongono all’erosione della sovranità e dell’identità nazionale, nonché alla sostituzione dei valori tradizionali con valori neoliberisti. Nei Paesi Baltici, i cittadini delusi dalle politiche dell’UE hanno sostanzialmente ignorato le elezioni. In Lettonia ed Estonia si è recato alle urne poco più di un terzo degli aventi diritto. In Lituania l’affluenza alle urne non ha raggiunto il 30%. La situazione non è molto migliore negli altri Paesi che sostengono più attivamente posizioni anti-russe (Polonia, Finlandia, Repubblica Ceca).

Tuttavia, a giudicare dalla reazione del mainstream dell’UE, che con le buone o con le cattive hanno comunque ottenuto la maggioranza totale dei seggi nella nuova composizione del Parlamento Europeo, non trarranno le giuste conclusioni. In effetti, nessuno se lo aspettava, perché il Parlamento Europeo si è trasformato da tempo in un organismo al servizio di interessi che hanno poco a che fare con le aspirazioni dei comuni europei. Sono abituati ad ascoltare di più gli ordini provenienti dall’estero e i desideri delle aziende transnazionali, compreso il complesso militare-industriale.

Negli ultimi anni la posizione conflittuale del Parlamento Europeo nei confronti del nostro Paese è degenerata fino a raggiungere un livello di ostilità senza precedenti. Questa istituzione europea, che produce infiniti testi anti-russi, si è screditata ed è diventata una struttura apertamente russofoba che accoglie tutti i tipi di emarginati che si definiscono “opposizione russa”, e persino estremisti e terroristi. A seguito delle elezioni al Parlamento Europeo, è stata generalmente preservata la “base ideologica” per un ulteriore sostegno all’attuale corso politico autodistruttivo dell’UE basato sulla russofobia.


In settimana, Putin ha incontrato i vertici del ministero degli esteri russo. Potete trovare la mia traduzione completa del suo intervento, come sempre, sui miei canali RuTube, YouTube, Telegram, Blogspot e su Visione TV. Qui voglio darvene solo un sunto, i punti salienti.

Oggi avanziamo nuovamente una proposta di pace reale e concreta.

Se anche stavolta, come già in precedenza, da Kiev e dalle capitali occidentali dovesse giungere un rifiuto a tale proposta, dopotutto sarà affar loro; saranno loro a doversi fare carico della responsabilità politica e morale del non aver posto fine a questo spargimento di sangue. [...]

Non appena da Kiev accetteranno che gli eventi facciano il loro corso per come proposto da noi oggi, non appena acconsentiranno al ritiro completo delle loro truppe dai territori della Repubblica popolare di Doneck, della Repubblica Popolare di Lugansk e dalle regioni di Zaporož’e e di Cherson, quando daranno effettivamente inizio a tale processo [di smobilitazione], noi saremo pronti ad avviare immediatamente i negoziati, senza alcun indugio.

La nostra posizione, sulla quale non transigiamo, è la seguente:

• L’Ucraina deve avere status di Paese neutrale, non allineato e denuclearizzato;

• L’Ucraina deve essere demilitarizzata e denazificata [...].

Ovviamente, i diritti, le libertà e gli interessi dei cittadini russofoni residenti in Ucraina dovranno essere pienamente garantiti, e le nuove realtà territoriali dovranno essere riconosciute; la Crimea, Sebastopoli, la Repubblica popolare di Doneck, la Repubblica Popolare di Lugansk, così come le regioni di Zaporož’e e di Cherson dovranno essere riconosciute come soggetti territoriali della Federazione Russa.

In seguito, tali imprescindibili disposizioni dovranno essere ufficializzate nella forma di accordi internazionali fondamentali. Naturalmente, questo presupporrà altresì il ritiro di tutte le sanzioni occidentali imposte alla Russia.

Si tratta, in prospettiva tangibile, di formulare i termini per una sicurezza equa e inscindibile, per una collaborazione e uno sviluppo reciprocamente vantaggiosi e paritari nel continente eurasiatico.

Quali passi andranno affrontati in tal senso e secondo quali princìpi?

Primo: va agevolato il dialogo con chiunque possa potenzialmente partecipare a un siffatto futuro sistema di sicurezza […]

Secondo: è importante partire dall’idea che la futura architettura della sicurezza sia accessibile a tutti i Paesi euroasiatici che desiderino prendere parte alla sua creazione [...]

Non è la Russia a costituire un pericolo per l’Europa.

La principale minaccia per gli europei è la loro dipendenza critica, in pratica totale e in costante aumento, dagli Stati Uniti [...]

Se l’Europa vuole conservare se stessa come un autonomo centro di sviluppo mondiale e come uno dei riferimenti planetari di cultura e civiltà, deve senza dubbio essere in rapporti molto buoni con la Russia e, fatto importante, noi siamo disponibili in tal senso […]

Terzo: per far progredire l’idea di un sistema di sicurezza eurasiatico va significativamente incentivato il processo dialogico tra le organizzazioni multidirezionali che lavorano in Eurasia.

Quarto: riteniamo che sia giunto il momento per un’ampia discussione sul nuovo sistema di garanzie bilaterali e multilaterali per la sicurezza collettiva in Eurasia. In prospettiva, nello spazio eurasiatico si deve giungere inoltre a un graduale regresso della presenza militare delle potenze esterne […]

Quinto: tra le importanti componenti del sistema di sicurezza e di sviluppo eurasiatico vanno senza dubbio annoverate le questioni legate all’economia, al benessere sociale, all’integrazione e a una collaborazione mutuamente proficua. […]

Do incarico al Ministero degli Affari Esteri che proceda a cooperare il più possibile all’elaborazione di accordi internazionali in tutte queste direzioni.


Un intervento dell’ambasciatore russo Paramonov.

La Russia ha la propria strada. La vigente Concezione della politica estera russa definisce la Russia come unico Stato-civiltà, una vasta potenza eurasiatica ed euro-pacifica che ha unito il popolo russo e le altre nazioni che compongono la comunità culturale e civile del “Mondo russo”. […] Si basa su più di mille anni di indipendenza dello Stato, e su profondi legami storici con la cultura tradizionale europea e con le altre culture dell’Eurasia. Più di ogni altro Paese, si distingue per la sua capacità di armonizzare la coesistenza di diversi popoli, gruppi etnici, religiosi e linguistici. Per questo la missione storica della Russia è quella di essere sempre aperta al mondo e di svolgere un ruolo di equilibrio negli affari internazionali, di impedire l’egemonia mondiale, di fermare e convincere l’aggressore e, in linea con la propria tradizione culturale e storica, di schierarsi dalla parte della verità e della giustizia. E su questa base armonizzare il mondo.

Tutti gli obiettivi, i progetti e i piani di sviluppo dichiarati e attuati in Russia smentiscono completamente le affermazioni sulle presunte intenzioni aggressive di Mosca nei confronti dell’Occidente e collettivo e in particolare degli Stati membri della UE dopo la fine del conflitto in Ucraina, sulla presunta inevitabilità o alta probabilità di uno scontro armato tra Russia e NATO nel giro di pochi anni. Si tratta di un’assoluta e deliberata menzogna e manipolazione volte a fomentare un’atmosfera di psicosi prebellica, a favore dell’oligarchia globalista e dei complessi finanziari e militari-industriali che ne servono gli interessi.

Tutti coloro che non possono accettare l’esistenza di una Russia forte e sovrana devono comprendere chiaramente le conseguenze che inevitabilmente ne deriveranno se i loro folli scenari di massacro e di sconfitta strategica della Russia dovessero realizzarsi. […] La Russia ha già ripetutamente avvertito della possibilità di una risposta a tali azioni irresponsabili e criminali.

La Russia non si rifiuta di dialogare con l’Italia e gli altri Paesi occidentali, purché questi non tentino di frenare ulteriormente il suo sviluppo e non proseguano nella loro politica di aggressione e di pressione, ma cerchino un percorso di cooperazione e di pace. L’importante è che questo dialogo, possibile su qualsiasi tema, sia condotto su un piano di parità e nel rispetto degli interessi reciproci.

Negli ultimi due anni, la vita dei connazionali in Italia è stata tormentata da difficoltà impreviste – nella collaborazione con banche, strutture amministrative e istituti scolastici. […] Ma vediamo che, nonostante tutto questo, i nostri connazionali sono ancora più uniti, più patriottici, ancora più consapevoli del loro coinvolgimento negli interessi della Patria e del suo presente e futuro.


Il 10 giugno 1924, Giacomo Matteotti veniva rapito e ucciso da una squadra fascista scesa a Roma apposta da Milano.

Capogruppo e segretario del Partito Socialista Unitario, viene ricordato come l’antifascista che il 30 maggio 1924 denunciò alla Camera la corruzione che aveva caratterizzato la campagna elettorale che aveva portato all’affermazione ad aprile del “listone fascista”: i brogli e le violenze, le aggressioni e gli omicidi.

Giacomo Matteotti per i fascisti era pericoloso. Una pericolosità composta non soltanto dal suo coraggio nel denunciare la violenza squadrista, ma anche dalle sue capacità d’inchiesta e di smascherare le truffe, anche contabili, del governo fascista.

L’11 giugno 1924, il giorno successivo alla sua uccisione, Matteotti avrebbe dovuto riportare alla Camera delle informazioni riguardanti un accordo stipulato tra i più alti gerarchi fascisti e la Sinclair Oil, società fittizia dietro la quale si nascondeva la ricchissima e monopolistica Standard Oil di Rockefeller, la “piovra”, come la definiva Matteotti.

La Standard Oil già deteneva il monopolio energetico in Italia, e attraverso la corruzione e l’elargizione di tangenti era riuscita ad ottenere a condizioni vantaggiosissime anche i diritti di sfruttamento dei giacimenti di petrolio sul suolo dell’Italia (e delle sue colonie), in particolare Emilia e Sicilia.

L’omicidio di Matteotti impedì allo scandalo di scoppiare, e di mettere il regime con le spalle al muro, dimostrando per la prima volta che dietro alla retorica della legalità si nascondeva la corruzione, dietro la retorica del patriottismo si svendevano a compagnie statunitensi i tesori del sottosuolo italiano in perfetta continuità con gli interessi del capitale.

In effetti questo non è stato l’unico caso di favoreggiamento della classe ricca da parte del regime fascista: nel 1914 Mussolini, da socialista, si vende per 30 denari ai produttori di armi e con quel denaro ci fonda un giornale incentrato sulla propaganda bellicista; come Partito politico, il movimento fascista si presenta nel 1919 come antipartito antiparlamentare antiliberale e violento, e prende pochissimi voti, e quindi diventa il Partito anticomunista che impone (sempre con la violenza) la fine degli scioperi e l’interruzione delle manifestazioni (per “riportare la legalità”), alleandosi de facto con i padroni delle fabbriche e delle imprese agricole, conquistando così il consenso della classe borghese, e riuscendo così, grazie al beneplacito dei padroni e degli sfruttatori, ad andare al governo nelle elezioni del 1924; una volta al governo, riduce la spesa del welfare, licenzia oltre 65.000 dipendenti pubblici, elimina l’imposta progressiva di successione, applica quello che Germà Bel definisce “primo caso di privatizzazione su larga scala in un’economia capitalista”, riduce i salari e scioglie i sindacati non fascisti, il tutto con il plauso di Luigi Einaudi, Winston Churchill e della stampa liberale internazionale.

Per ironia della storia, o per propaganda, questo regime corrotto e classista viene ad oggi chiamato “destra sociale”, laddove di sociale non ha mai avuto nulla: analizzando la storia del fascismo, dietro alle retoriche nauseanti Dio Patria Famiglia, o alla millantata lotta alle plutocrazia, si arriva a una verità mai abbastanza sottolineata: il fascismo è una delle facce del capitalismo.

Il capitalismo, che quando si sente potente mostra il suo volto liberale e aperto, e che quando viene messo alle strette dall’emersione delle sue intrinseche contraddizioni, e si scontra con chi vuole liberarsi dal giogo dei potenti, non esita a diventare bigotto, repressivo, violento, noioso come solo i violenti possono essere, asfissiante: fascista.

L’omicidio di Matteotti sarebbe dovuto diventare l’ennesimo evidente campanello d’allarme dei tempi a seguire, poteva essere quella cartina al tornasole necessaria per riconoscere il fascismo in ogni sua sfaccettatura. Non serviva la marcia su Roma, il saluto romano o le camicie nere per riconoscere il fascismo, ma oggi come ieri, il fascismo, va riconosciuto in nuce nella lotta di classe dall’alto verso il basso, nella privatizzazione dei nostri pochi beni che rimangono comuni, nella colpevolizzazione dei poveri e delle povere, nella disposizione a ogni sacrificio (da parte degli oppressi) per salvare l’economia.

Il neoliberismo non è una teoria economica, è un dispositivo fascista; ciò che ci serve è un antifascismo che riconosca che nel mondo esiste la classe degli oppressori e quella degli oppressi, e che tutti siamo chiamati a scegliere da quale parte stare.

Amarcord

La settimana scorsa vi avevo proposto un mio viaggio di 6.000 km in auto lungo tutta l’Europa di 35 anni fa. Ebbene, eccovi una panoramica di 7.500 km lungo tutta la Russia, senza muoversi dal Paese. Un breve filmato diffuso dall’ambasciata russa a Roma.

Ed eccone un altro, stavolta del ministero degli esteri.


Musica

Proseguiamo con le canzoni legate in un modo o l’altro alla Russia e/o all’Italia.

Il 22 giugno in Russia è il giorno dello struggimento, della rabbia, della pena, del cordoglio. Alle quattro del mattino, nel 1941, i nazifascisti hanno iniziato a bombardare l’Unione Sovietica. E’ iniziata la Grande Guerra Patriottica.

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